• Non ci sono risultati.

Agricoltura e governo del territorio: il sistema di monitoraggio del paesaggio in Toscana

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Agricoltura e governo del territorio: il sistema di monitoraggio del paesaggio in Toscana"

Copied!
7
0
0

Testo completo

(1)

Agricoltura e governo del territorio: il sistema

di monitoraggio del paesaggio in Toscana

Mauro Agnoletti*, Valentina Marinai

Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali, Università di Firenze Via San Bonaventura 13, 50145 Firenze

Ricerca realizzata nell’ambito del Programma di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN) “Le trasformazioni dei paesaggi nel territorio rurale: le ragioni del cambiamento e possibili scenari futuri.

Approfondimenti interdisciplinari per la salvaguardia, la gestione e la pianificazione”.

Riassunto

A fronte di una ridotta importanza nel PIL nazionale e del continuo calo degli addetti registrato negli ultimi decen-ni al settore rurale viene riconosciuto un ruolo importante nell’attuale modello di sviluppo che giustifica il forte im-pegno finanziario dell’Europa e dell’Italia per sostenere l’agricoltura europea. All’interno di questo ruolo la conser-vazione del paesaggio riveste un ruolo importante per la competitività del settore, per la qualità dello spazio rurale, per la qualità della vita dei cittadini, oggi riconosciuto anche dalle misure per il paesaggio messe a punto per Piano strategico nazionale 2007-20131. Sia la definizione delle azioni sia la pianificazione e lo sviluppo delle risorse

paesag-gistiche richiedono in primo luogo di metter a punto sistemi di monitoraggio del paesaggio che mettano in evidenza tendenze, criticità e punti di forza rappresentate dalla grande diversità storica e ambientale dei paesaggi italiani. Que-sto lavoro presenta una sintesi dei risultati di un progetto durato 5 anni per la messa a punto di un sistema di moni-toraggio del paesaggio in Toscana che abbraccia un periodo di tempo compreso fra il 1800 ed il 2000, basato per ora su aree di studio che coprono circa l’1% del territorio regionale, ma che verrà presto implementato. I primi dati rac-colti mostrano la forte riduzione della diversità del paesaggio (40-50%) nel periodo osservato. Il lavoro si propone co-me esempio per l’impleco-mentazione dei futuri sistemi di monitoraggio di questa risorsa.

Parole chiave: conservazione del paesaggio, spazio rurale, monitoraggio del paesaggio.

Summary

AGRICULTURE AND LAND MANAGEMENT: THE LANDSCAPE MONITORING SYSTEM IN TUSCANY With respect to the reduced weight in the Gross National Product (GDP) and the continuous decrease in man-power which has been recorded in the last decades, an important role is recognized to the rural sector in the cur-rent developmetn model which justify the heavy financial committment of Europe and Italy to sustain european agriculture. Within this role, land preservation has an important role for the sector competitiveness, the rural space quality and the citizen’s life quality, and this role is nowadays recognized even by the politics for landscape defined for the Piano strategico nazionale 2007-20131. Both action definitions and planning and development of landscape

resources firstly require to define landscape monitoring systems pointing out trends, and critical and strength points represented by the great historical and environmental differences of Italian landscapes. This study is a synthesis of the results from a 5 year project aimed to the definition of a landscape monitoring system in Tuscany, ranging from 1800 and 2000 and based on study areas covering around 1% of the regional territory, which will soon be imple-mented. The first recorded results show a strong decrease of landscape diversity (40-50%) in the investigated time period. This study want to be an example for the implementation of the future monitoring system of this resource.

Key-words: land preservation, rural space, landscape monitoring.

*Autore corrispondente: tel.: +39 055 3288676; fax: +39 055 3288676. Indirizzo e-mail: mauro.agnoletti@unifi.it 1Il teso del documento sul paesaggio redatto per il PSN 2007-2013 è visibile al sito www.forestlandscape.unifi.it.

(2)

2Nel caso dei rilievi svolti in due parchi regionali la

da-ta intermedia utilizzada-ta è sda-tada-ta il 1981 al posto del 1954, per valutare l’effetto sulle dinamiche del paesaggio del-la gestione operata dai Parchi, secondo le indicazioni della Direzione Ambiente.

Il sistema di monitoraggio toscano

Raramente intere regioni sono state sottoposte a sistemi di monitoraggio del paesaggio, ciò non solo per una ridotta attenzione al problema ri-spetto agli aspetti ambientali, oggetto invece di controlli ripetuti nel tempo, ma anche per un deficit della pianificazione (Ndubisi, 2002). At-tenzione ancora più ridotta è stata data allo svi-luppo di indagini sistematiche di tipo multitem-porale, sviluppando metodi che riuscissero ad incorporare i fattori storici all’interno di meto-di meto-di valutazione che assegnino ai fattori stori-ci e culturali valori e parametri trasferibili ne-gli strumenti di pianificazione ordinari (Agno-letti, 2006b). Per tentare di ovviare a questo pro-blema, limitatamente al paesaggio agrario e fo-restale, il DISTAF (Università di Firenze) in collaborazione con l’Amministrazione regiona-le toscana ha messo a punto una metodologia di analisi multitemporale, basata sulla costru-zione di un sistema di aree di studio permanenti, con l’obiettivo di analizzare le dinamiche di lun-go periodo e consentire un periodico controllo della qualità del paesaggio (Agnoletti, 2002). Il progetto voleva anche uscire da una carenza “storica” dell’Italia e da una potente contraddi-zione che la vede depositaria di un paesaggio di riconosciuto valore mondiale, ma allo stesso

tempo dall’assenza di attività di classificazione e inventariazione, molto più progredita in altri paesi, e dalla grande genericità, se non omissio-ne del tema omissio-nei monitoraggi dell’Unioomissio-ne Euro-pa (Reho, 2006).

Il sistema toscano è oggi organizzato in tre-dici aree di studio che coprono circa l’1% del territorio, ma le nuove linee guida per la con-servazione del paesaggio nel sistema delle aree protette, in corso di realizzazione, prevedono l’ulteriore estensione a queste ultime. L’analisi è stata impostata su tre momenti storici: 1832-19542-2000, prescelti per la loro significatività, la disponibilità di fonti di archivio e fotografie aeree. Il 1832 è una data indicativa legata alla redazione del Catasto Generale Toscano, in realtà realizzato in più ampio arco temporale, che fornisce un dettaglio molto accurato del territorio. Il 1954 riguarda uno degli ultimi pe-riodi in cui in Toscana è ancora osservabile il paesaggio tradizionale documentato da foto-grafie aeree a scala regionale. Il 2000 riguarda foto aeree recenti, anche se i rilievi di campa-gna si sono protratti per circa quattro anni di lavoro, fino al 2004. Le fotografie aeree sono state interpretate per la ricostruzione dell’uso del suolo alle tre date, al quale si sono aggiunti i rilievi a terra, le testimonianze orali e inter-viste a varie categorie sociali, il tutto è con-fluito nella creazione di un database GIS, con la produzione di output cartografici di vario ti-po. Il lavoro è stato completato con indagini specifiche sulla percezione sociale e la valuta-zione economica del paesaggio. Sono state poi elaborate cartografie specifiche, oltre a criteri ed indicatori qualitativi e quantitativi, per va-lutare anche integrità, significatività e vulnera-bilità dei paesaggi analizzati (Agnoletti et al., 2006). In sostanza il metodo cerca di afferma-re il principio che valutazioni sul paesaggio possono esser fatte solo attraverso analisi di-namiche di lungo periodo (Vos e Stortelder, 1992; Foster et al., 1998) e che le rappresenta-zioni dell’attualità, da sole, non possono essere un supporto conoscitivo esaustivo per definire i Figura 1. Distribuzione delle aree campione coinvolte nel

progetto di studio sul territorio regionale. È attualmente in fase di realizzazione un nuova area di studio riguardante tutta l’area perirubana di Firenze.

Figure 1. Location of the sample areas involved in the study project about the regional territory. A new study area con-cerning the whole periurban area of Florence is currently in course of realization.

(3)

degradi, le criticità e le urgenze per la conser-vazione e sviluppo delle risorse paesistiche. Ciò anche in considerazione sia del nuovo codice dei Beni Culturali, ma anche del Piano nazionale di sviluppo rurale 2007-2013.

Il paesaggio nella prima metà dell’Ottocento

L’assetto ottocentesco è caratterizzato dalla pre-dominanza delle aree boscate (52%) rispetto a quelle destinate al pascolo (28%) e alle colti-vazioni agricole (20%). L’insistenza dei pascoli prevalentemente in montagna, la diffusione dei boschi sopratutto in collina ed in pianura, nonché i più elevati gradi di complessità degli usi del suo-lo tipici delle policolture agricole riscontrate in montagna, suggeriscono un quadro paesistico so-prattutto condizionato dalle esigenze socioecono-miche più che dalle determinanti ambientali. L’a-nalisi ha evidenziato una grande varietà tipologi-ca di usi del suolo, cirtipologi-ca 310, con concentrazioni che arrivano a 65 tipi, articolati in almeno 595 tes-sere per 1.000 ettari di territorio, nel caso delle montagne Apuane. Considerando come a questa alta eterogeneità di tipologie di uso del suolo cor-risponda anche una ampia gamma di habitats pre-ferenziali per specie vegetali ed animali, si può at-tribuire al paesaggio tradizionale ottocentesco toscano un elevato valore anche in termini di biodiversità specifica.

Ciò è confermato dalla forte presenza di col-ture promiscue con alta percentuale di elemen-ti arborei da frutto e da legno organizzaelemen-ti in va-ri ordinamenti spaziali. Per la parte forestale, si evidenzia il ruolo importante del “bosco pasco-lato” assai diffuso, mentre l’arbusteto, diffuso sul 2% delle aree analizzate, si distingue come elemento caratterizzante degli ambienti rurali, sottoposto a turni di ceduazione brevi per le esi-genze aziendali e quindi non sempre interpre-tabile come aspetto “degradativo” delle forme ad alto fusto, come messo in evidenza dall’IFT. Si osserva la presenza del castagneto da frutto, come categoria forestale a sé stante diffusa sul 4,3% delle aree esaminate, ma con una forte ca-pacità di caratterizzare il paesaggio. Il pascolo rappresenta la seconda macro categoria di uso del suolo, occupando con i prati il 28% del territorio prevalentemente nelle aree di studio montane. In particolare è il pascolo arborato a costituire l’a-spetto più caratterizzante, ricoprendo da solo l’11,2% del territorio e rappresentando il 44,5%

delle aree pascolate e il 95% della diversità di tut-te le superfici pascolatut-te (fig. 3).

Le colture agricole sono diffuse prevalente-mente in collina piuttosto che nelle pianure, spesso paludose, e si identificano per il 72% in seminativi nudi e per il 28% in elementi di col-tura promiscua, ma solo in minima parte (0,3%) in coltivazioni specializzate a oliveto e vigneto. Le policolture agrarie costituiscono la fonte pri-maria della diversità, rappresentando il 26% di tutte le tipologie di uso del suolo, ed il 95% di tutti i tipi di colture agricole elencati. Alla com-plessità degli ambienti montani e della collina centrale, caratterizzati da terrazzamenti e

ci-TREND DELLE MACROCATEGORIE DI USO DEL SUOLO NEL PERIODO 1832 - 2000 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000 ha 1832 1954 2000 Boschi Pascoli Seminativi

Figura 2. Tendenze evidenziate per le tre macrocategorie di uso del suolo boschi pascoli e seminativi.

Figure 2. Highlighted trends of the three macrogategories of land use (woods, pastures and crops).

2942,81 1245,73 564,66 249,31 825,58 216,53 0,00 500,00 1000,00 1500,00 2000,00 2500,00 3000,00 1832 1954 2000

Aree destinate al pascolo pascolo arborato

Figura 3. variazione della superficie a pascolo arborato e delle aree pascolate tra il 1832 ed il 2000.

Figure 3. Change of the areas under wooded pasture and grazed areas between 1832 and 2000.

(4)

glionamenti, si contrappone la maggiore sem-plicità di alcune aree di pianura, soprattutto quelle sottoposte a bonifica. Così come eviden-ziato per altre zone del mondo la componente arborea è elemento importante nel paesaggio rurale (Fuentes, 1994; Rackham, 1995) ma cer-to la complessità del mosaico è superiore a quel-la esistente in molti altri paesi mediterranei (Cussó et al., 2006)

Il paesaggio nel 1954

Rispetto all’Ottocento il paesaggio degli anni Cinquanta appare profondamente mutato. Si re-gistra un decremento significativo della diver-sità paesaggistica, ben espresso dalle variazioni negative registrate per l’indice di Hill e dalla ri-duzione del 49% nel numero delle tipologie di uso del suolo rilevate per fotointerpretazione, solo in parte attribuibile alla scarsa qualità del materiale fotografico disponibile. La trama pae-saggistica si fa più grossolana, come testimonia la diminuzione media del numero di patches (-17%). L’abbandono colturale, determina l’a-vanzamento del bosco che si presenta omogeneo e scarsamente diversificato in termini spaziali ri-spetto al 1832 con una riduzione degli usi del suo-lo, passati a 158, per l’effetto di un generale pro-cesso di forestazione, (17% delle dinamiche ge-nerali) che ha causato l’incremento delle aree bo-scate (+60%), l’elemento territoriale predomi-nante in 9 delle 13 aree esaminate.

Altro aspetto significativo è la drastica ridu-zione dei pascoli ridotti al 4,3% del territorio e l’incremento del 30% delle coltivazioni agrarie rispetto all’Ottocento, secondo meccanismi di in-tensivizzazione (16% delle dinamiche generali). Il bosco ceduo risulta la forma di governo pre-valente, mentre gli arbusteti ed il bosco pascola-to subiscono una contrazione superficiale rispet-tivamente del 40% e dell’80%. Anche il casta-gneto da frutto si presenta fortemente ridotto ri-spetto all’Ottocento, sostituito per il 30% da bo-sco ceduo misto e per il 40% da boschi a preva-lenza di castagno. L’avanzamento del bosco si concretizza anche nella ricolonizzazione degli spazi sommitali un tempo pertinenza dei pasco-li, la cui scomparsa è per il 43% attribuibile ai boschi di neoformazione, per il 6% costituiti da conifere. I rimboschimenti di conifere, favoriti dallo stato italiano fin dalla sua costituzione nel

1861, nel 1954 interessano il 10% del territorio ed il 16% delle aree forestali.

Oltre ad un incremento del 40% della su-perficie agricola rispetto all’Ottocento, si assiste al progressivo mutamento degli ordinamenti colturali, con l’estensione delle monocolture. L’espansione degli oliveti specializzati, e in mo-do più modesto delle monocolture di vite, non si accompagna nel 1954 ad una drastica ridu-zione delle colture promiscue, sebbene in dimi-nuzione nelle terre marginali meno favorevoli alla meccanizzazione.

Il paesaggio nel Duemila

Le trasformazioni rilevate nel confronto con il 1954 confermano la tendenza all’abbandono, so-prattutto in montagna, dove il calo demografi-co ha favorito l’ulteriore aumento della super-ficie forestale. Secondo un trend già evidenzia-to il ceduo risulta essere la forma di governo più diffusa 75% . L’entità dei processi di coni-feramento nelle aree di studio, è in accordo con i trend riferibili all’intero territorio nazionale, in cui la superficie forestale occupata da conifere raddoppia di consistenza tra il 1947 ed il 1997 (Agnoletti, 2005), ma anche con i trend europei (Johann et al., 2004). La diffusione delle coni-fere solo in parte si realizza a scapito delle su-perfici coltivate o pascolate. Il 50% ha interes-sato aree già boscate, confermando in parte l’in-tento protettivo, ma più spesso l’intenzione di ottenere impianti per la produzione di legname, sostituendoli a formazioni precedenti come spesso avviene con i castagneti. L’obiettivo eco-nomico è peraltro fallito a livello regionale e na-zionale, anche se ulteriormente supportato dal-le politiche comunitarie attuali. Gli impianti ar-tificiali di conifere sono spesso caratterizzati da bassa qualità estetica dovuta agli schemi di im-pianto e alle specie utilizzate, quali ad esempio il pino nero. Al contrario, le pinete litoranee di pino domestico di impianto ottocentesco sono caratterizzate da una buona qualità paesaggisti-ca e da un alto gradimento del pubblico, come dimostrato dall’indagine sulla percezione socia-le. Diversa è la situazione per il coniferamento spontaneo, dovuto a successioni secondarie su ex pascoli o su terreni interessati da incendio. Per quanto riguarda l’incremento superficiale degli arbusteti, oggi esso è dovuto a processi di successione secondaria in corrispondenza di

(5)

ex-coltivi ed ex-pascoli, non più alla gestione ope-rata dalle aziende agricole.

La diminuzione dei castagneti da frutto è so-lo in parte collegabile alla sostituzione di coni-fere, essendo stato favorito anche da conversio-ni in ceduo e da approcci che hanno identifica-to nel castagneidentifica-to un elemenidentifica-to di artificialità e anche come concausa di dissesti idrogeologici. I dati emersi da approfondimenti analitici svilup-pati internamente al progetto di studio, hanno infatti reso evidente una stretta relazione fra i dissesti ed i fenomeni di abbandono colturale, operando una prima classificazione dei rappor-ti fra trasformazioni degli usi del suolo e crirappor-ti- criti-cità in termini di rischio (Agnoletti, 2005). Ri-mangono sul territorio estesi castagneti monu-mentali con piante di 200-300 anni oggi minac-ciate di scomparsa perchè non oggetto di poli-tiche di conservazione.

L’intensivizzazione delle colture agrarie co-stituisce un aspetto significativo delle trasfor-mazioni interne al paesaggio agrario avvenute dal 1954. Alla definitiva scomparsa delle forme colturali più caratteristiche, le colture promiscue (-66%), si accompagna l’incremento delle mo-nocolture specializzate, vigneti ed oliveti. I gran-di accorpamenti che contradgran-distinguono le su-perfici coltivate determinano una sensibile sem-plificazione della trama paesistica, a cui si ac-compagna una semplificazione strutturale ed una perdita di biodiversità. In alcune aree, ca-ratterizzate dai moderni paesaggi del vino, si trovano oggi accorpamenti la cui estensione massima è passata dai 26 ettari del 1954 ai 253 ettari dell’attualità. Il vigneto costituisce di fat-to il fatfat-tore più rilevante dei processi dinamici rilevati, estendendosi per il 45% proprio in cor-rispondenza di aree precedentemente occupate

da colture promiscue. Alla semplificazione del paesaggio agrario hanno evidentemente contri-buito anche indirizzi comunitari che hanno pun-tato alla riduzione delle superfici coltivate, fa-vorendo azioni non preventivamente sottoposte ad una valutazione di congruità con il contesto paesaggistico locale.

Conclusioni

Dai risultati emersi si osserva come i processi dinamici in atto costituiscano una minaccia agli elementi costituitivi della significatività del pae-saggio toscano, specialmente negli aspetti di uni-cità e complessità del mosaico. L’integrità della struttura paesistica è ugualmente minacciata con processi che interessano sia l’architettura della matrice che le caratteristiche delle singo-le tessere. Gli aspetti di vulnerabilità del siste-ma paesistico sono effettivamente diversificati per ogni singola area e legati alle attività agrofo-restali, oltre che ai processi di industrializzazio-ne ed urbanizzazioindustrializzazio-ne, spesso siindustrializzazio-nergici allo svi-luppo turistico delle aree rurali.

Complessivamente uno dei dati più allar-manti è sicuramente la perdita di diversità ascri-vibile sia ai processi di forestazione, sia alle sem-plificazioni interne alle tessere elementari che compongono il paesaggio. La perdita di diver-sità è ben espressa dai vari indici di ecologia del paesaggio che vedono all’attualità un numero di tessere medio corrispondente all’83% di quelle presenti nel 1832, con punte minime del 14%, con una perdita di diversità di spazi legata agli usi del suolo intorno al 45%. La superficie me-dia delle patches risulta aumentata dell’11%, elemento a cui fa riscontro una diminuzione del numero della diversità di Hill del 36%. Il

feno-2% 10% 8% 7% 21% 11% 41% 0% antropizzazione coniferamento deforestazione estensivizzazione forestazione intensivizzazione invariato non definita

Figura 4. Grafico a torta delle dinamiche generali tra il 1832 e il 2000. Figure 4. Circle graph of the general dynamics bet-ween 1832 and 2000.

(6)

meno è tanto più grave se si osserva che non solo le tendenze socioeconomiche ad effetto de-gradativo appaiono immutate, ma sia le politi-che in materia di sviluppo rurale politi-che quelle in materia ambientale non sembrano in grado di contrastare i processi in atto. Ciò anche nei ri-guardi di fenomeni non particolarmente com-plessi da arginare quali l’avanzata continua del bosco, che dimostra fra l’altro l’assenza di im-patti significativi degli attuali trend legati al cambiamento climatico e la determinate in-fluenza dei fattori socioeconomici diretti. Il suo aumento, come d’altra parte la semplificazione degli ordinamenti colturali in agricoltura, viene riconosciuto come un elemento problematico Figura 5. le cartografie delle dinamiche evolutive mettono in luce le aree sottoposte a trasformazioni e quelle rimaste stabili. Questa cartografia proviene dall’area di studio di Moscheta dove è in corso il progetto la realizzazione del parco del paesaggio rurale di Moscheta (Prov. di Firenze). Figure 5. The cartography of the evolutive dynamics point out the areas undergoing to changes and those remaining still. This map comes from the study area of Moscheta whe-re the project for the whe-realization of the rural landscape park of Moscheta (Florence province) is in progress.

una maggiore sensibilità verso la conservazione e la

Figura 6. Le cartografie dell’indice storico rappresentano le aree a diverso grado di emergenza (valore più elevato = massima emergenza) relativamente al rischio di scomparsa di usi del suolo di grande valore storico (area di studio di Moscheta, progetto per il Parco del Paesaggio di Mosche-ta, Firenze) .

Figure 6. The maps of the historical index represent areas at different level of emergence (higher value = max emer-gence) with respect to the risk of vanishing of great histo-rical value land uses (study area of Moscheta, project of the Landscape Park of Moscheta – FI).

anche dal Piano strategico nazionale di svilup-po rurale per il paesaggio, la biodiversità e la fauna.

D’altra parte molti indirizzi gestionali, spe-cie in materia forestale non considerano il pae-saggio come elemento importante (ARSIA, 2005) anche in regioni dove il paesaggio è ele-mento essenziale dello sviluppo.

È sperabile che una oculata gestione delle misure paesistiche, agro-ambientali e silvo-am-bientali previste dalla nuova PAC e proposte dal Piano strategico nazionale di sviluppo rurale, nonché le modifiche in atto nei criteri di ge-stione forestale sostenibile da parte della Con-ferenze ministeriale per la protezione delle

(7)

fo-reste in Europa in favore della valorizzazione di paesaggi culturali, possano stimolare una maggiore sensibilità verso la conservazione e la valorizzazione delle risorse paesaggistiche.

Bibliografia

Agnoletti M. 2002. Il paesaggio agro-forestale toscano, strumenti per l’analisi la gestione e la conservazione. ARSIA, Firenze.

Agnoletti M. 2005. Osservazioni sulle dinamiche dei bo-schi e del paesaggio forestale italiano fra il 1862 e la fine del secolo XX. Società e Storia, 108:377-396. Agnoletti M., Paoletti S., Marinai V. 2006. Il Paesaggio.

In: Regione Toscana, Segnali ambientali in Toscana. Indicatori ambientali e quadri conoscitivi per la for-mazione del Piano regionale di Azione Ambientale 2007-2010. Regione Toscana, EDIFIR, Firenze. Agnoletti M. et. al. 2006b. Il Piano Strategico

Naziona-le di Sviluppo RuraNaziona-le. CD Overview alNaziona-legato a: Ar-chitettura del Paesaggio, 15 novembre 2006. ARSIA – Regione Toscana, 2005. Rapporto sullo stato

delle foreste in Toscana, Compagnia delle Foreste, Sognate s.r.l., Perugia.

Cussó X., Garrabou R., Tello E. 2006. Energy balance and land use: the making of an agrarian landscape from the vantage point of view of social metabolism.

In: Agnoletti M. (ed.): The conservation of cultural landscapes. CAB International, Wallingford - New York.

Foster D.R, Motzkin G., Slater B. 1998 Land-use History as long-term Broad scale disturbance: regional fore-st dynamics in central New England. Ecosyfore-stems, 1:96-119.

Fuentes Sanchez C. 1994, La encina en el centro y su-roeste de Espana. Servantes, Salamanca.

Johann E. et al. 2004. History of Secondary Norway Spruce in Europe. In: Spiecker H., Hansen J., Klimo E., Skovsgaard J.P., Sterba H., Von Teuffel K. (ed.): Norway Spruce conversion. Option and consequen-ces, 25-62. EFI research report 18, Brill Leiden - Boston.

Ndubisi F. 2002. Ecological Planning. John Hopkins, Bal-timore.

Rackham O. 1995. Trees and woodlands in the British landscape. Weidenfeld and Nicholson, London. Reho M. 2006. Le misure per la tutela e valorizzazione

del paesaggio introdotte dalla nuova PAC. Valuta-zione di efficacia in relaValuta-zione ai fattori di contesto e alle modalità di gestione. In: Francesco Marangon (a cura di): Gli interventi paesaggistico-ambientali nel-le politiche regionali di sviluppo ruranel-le. Franco An-geli, Milano.

Vos W., Stortelder A. 1992. Vanishing Tuscan landsca-pes. Regione Toscana, Firenze.

Riferimenti

Documenti correlati

Cytokine Bead Array analysis of CHIKV patient serum samples showed high levels of IL-6, CXCL9, CCL2 and CXCL-10 are associated with acute disease phase and decreased with

The International Conference of the Color Society of Russia | 1–5 December 2020 | Smolensk, Russia 10.. Shalaev Vladislav V., Marinina

Esame del paesaggio che riporti: una classificazione dei diversi modelli di produzione olivicola, la determinazione dei costi di produzione e dei redditi per tipologia di

In column (6), we find that the pressure from life firms domiciled in high MTM states trumps, again suggesting that the lower the degree of market value recognition for downgraded

• «Per paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni».. (Codice dei BBCC e

Lo scopo della nostra Associazione non è assolutamente di proporre dei sostituti delle varietà indigene nelle selve e nei boschi castanili del Sud delle Alpi, ma di permettere a

6.3.b l’operatore economico dovrà garantire la disponibilità di figure professionali che hanno maturato un’esperienza almeno triennale nel campo delle attività

Alla luce di questo piccolo percorso tra le parole, quando scriviamo, parliamo, citiamo, aggettiviamo o cerchiamo di specificare il concetto di paesaggio