• Non ci sono risultati.

“I sistemi di misura micenei”

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "“I sistemi di misura micenei”"

Copied!
44
0
0

Testo completo

(1)

Manuale

di epigrafia

micenea

Introduzione allo studio

dei testi in lineare B

A cura di

Maurizio Del Freo e Massimo Perna

Questo manuale intende offrire un quadro aggiornato delle conoscenze nel

campo dell’epigrafia micenea. Nato dalla collaborazione di un gruppo di

spe-cialisti di varie università e centri di ricerca, contiene un’introduzione alla

scrit-tura e alla lingua dei testi micenei e un’analisi dettagliata dei principali

docu-menti in lineare B, suddivisi per argodocu-menti. Nel primo volume, la scrittura, le

pratiche scribali e quelle amministrative sono presentate nel dettaglio e messe

a confronto con quelle delle amministrazioni minoiche in “geroglifico” cretese

e in lineare A, mentre i documenti sono contestualizzati sul piano archeologico

e descritti dal punto di vista epigrafico, paleografico e archivistico. Nel

secon-do volume, secon-dopo una descrizione dettagliata dei settori produttivi ricostruibili

in base alla testimonianza delle fonti scritte, è proposta una sintesi sul mondo

miceneo, relativa a geografia, società, economia e religione. Ogni capitolo del

manuale è corredato da un’ampia bibliografia. Chiude il volume un glossario

dei vocaboli micenei discussi nel testo.

M

aurizio

D

el

F

reo

è Dottore di Ricerca in Filologia Greca e Latina (Università di

Roma “La Sapienza”) e ricercatore CNR-ISMA. Membro della Società Italiana

di Glottologia, si occupa delle scritture e dei testi egei e ciprioti dell’età del

bronzo. È autore di una monografia sui registri fondiari in lineare B e di

nume-rosi articoli sull’economia palaziale micenea. Ha collaborato all’edizione dei

documenti in lineare B di Tebe e ha curato la raccolta degli scritti sulla lineare B

di J.T. Killen. Attualmente collabora alla redazione delle riviste Minos, Pasiphae

e SMEA e alla preparazione del supplemento al corpus delle iscrizioni in

line-are A. Dirige la collana Incunabula Graeca e ha tenuto seminari e conferenze

presso varie università e scuole di specializzazione in Italia e all’estero.

M

assiMo

P

erna

è Dottore di Ricerca in Storia e Archeologia del Mondo antico

(Université de Paris X – Nanterre). Ha conseguito un Post-doctoral Fellowship

presso l’Institute for Aegean Prehistory of Philadelphia e un Michael Ventris

Memorial Award for Mycenaean Studies presso l’Institute of Classical Studies

della University of London. È professore a contratto di Antichità minoiche e

micenee presso l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa ed è

autore di una monografia sulla fiscalità micenea e di vari articoli sulle

scrittu-re cscrittu-retesi e cipriote. Attualmente collabora alla scrittu-realizzazione del corpus delle

iscrizioni in sillabario cipriota del I millennio. Ha fondato la collana Studi egei e

vicinorientali e tenuto seminari e conferenze in Italia e all’estero.

€ 48,90

due tomi indivisibili

Manuale di epigrafia micenea

Vol. 1

M. Del Fr

eo, M. Per

(2)
(3)

Manuale di

epigrafi a micenea

Introduzione allo studio

dei testi in lineare B

Volume 1

a cura di

(4)

Manuale di

epigrafi a micenea

Introduzione allo studio

dei testi in lineare B

Volume 2

a cura di

(5)

Proprietà letteraria riservata © libreriauniversitaria.it edizioni

Webster srl, Padova, Italy

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfi lm e le copie fotostatiche)

sono riservati per tutti i Paesi. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsivoglia forma senza l’ autorizzazione scritta dell’ Editore, a eccezione di brevi citazioni incorporate in recensioni o per altri usi non commerciali permessi dalla legge sul copyright. Per richieste di

permessi contattare in forma scritta l’ Editore al seguente indirizzo: redazione@libreriauniversitaria.it

ISBN: 978-88-6292-716-1 Prima edizione: dicembre 2016

Il nostro indirizzo internet è: www.libreriauniversitaria.it

Per segnalazioni di errori o suggerimenti relativi a questo volume potete contattare: Webster srl

Via Vincenzo Stefano Breda, 26 Tel.: +39 049 76651 Fax: +39 049 7665200

35010 - Limena PD redazione@libreriauniversitaria.it

Hanno contribuito alla pubblicazione del volume l’Institute for Aegean Prehistory, Philadelphia (INSTAP)

il Centro Internazionale di Ricerche Archeologiche, Antropologiche e Storiche, Montafi a (CIRAAS) e l’Istituto Banco di Napoli – Fondazione

(6)

SOMMARIO

Sommario III Prefazione VII Abbreviazioni bibliografiche XI Elenco delle abbreviazioni XXIX

Autori XXXI

INTRODUZIONE

Capitolo 1. A. Franceschetti, Aspetti generali della civiltà minoica e micenea 3 Capitolo 2. M. Wiener, Il mondo miceneo e Omero 23

PARTE I – LA SCRITTURA, I DOCUMENTI, LA LINGUA gli antecedenti cretesi

Capitolo 3. M. Perna, La nascita dell’amministrazione nell’Egeo 55 Capitolo 4. A. Karnava, La scrittura “geroglifica” cretese 63 Capitolo 5. M. Perna, La scrittura lineare A 87

la scrittura lineare b

Capitolo 6. A. Franceschetti, La decifrazione della scrittura lineare B 117 Capitolo 7. M. Del Freo, La scrittura lineare B 123

i documenti in lineare b

Capitolo 8. M. Del Freo, I documenti in lineare B 169 Capitolo 9. M. Del Freo, I find-spot e la cronologia dei documenti in lineare B 185 Capitolo 10. M. Del Freo, Gli scribi micenei 199

il greco miceneo

Capitolo 11. J.L. García Ramón, Il greco miceneo 211

classificazione dei documenti, regole di trascrizione, strumenti di lavoro

Capitolo 12. M. Del Freo, Classificazione dei documenti e regole di trascrizione 247 Capitolo 13. M. Del Freo, Strumenti di lavoro 257

(7)

SOMMARIO

Sommario III

Nota editoriale V

PARTE II – I TESTI

Capitolo 14. H. Landenius Enegren, Registrazioni di personale 281 Capitolo 15. F. Rougemont, Animali e allevamento 305 Capitolo 16. J. Zurbach, Registrazioni di terreni e testi fondiari 349 Capitolo 17. S. Lupack, Spezie, oli profumati e offerte religiose 373 Capitolo 18. C. Varias, Testi relativi ai metalli 403 Capitolo 19. C. Consani – M. Negri, Registrazioni di “vasi” 421 Capitolo 20. M.-L. Nosch, Registrazioni di prodotti tessili 433 Capitolo 21. M. Perna, Testi che trattano di procedure fiscali 453 Capitolo 22. A. Bernabé, Testi relativi ad armi e armature 491 Capitolo 23. A. Bernabé, Testi relativi a carri e ruote 511 Capitolo 24. C. Varias, Testi relativi a mobilio e vasi pregiati 551 Capitolo 25. A. Bernabé – E.R. Luján, Testi relativi a pelli e manufatti in pelle 567 Capitolo 26. M. Marazzi, L’uso delle cretule nel mondo miceneo 589 Capitolo 27. J. Zurbach, Vasi con iscrizioni in lineare B 613

PARTE III – ASPETTI DEL MONDO MICENEO

Capitolo 28. M. Del Freo, La geografia dei regni micenei 625 La toponomastica micenea e i poemi omerici 647 Nomi di luogo egei e vicino-orientali nelle fonti micenee 648 Nomi di luogo egei nelle fonti vicino-orientali 648 Le relazioni tra mondo miceneo e Occidente (a cura di C.V. Alonso) 650 Capitolo 29. † P. Carlier, La società micenea 657 Capitolo 30. J. Zurbach, L’economia dei regni micenei 677 Capitolo 31. M.E. Alberti, I sistemi di misura micenei 691 Capitolo 32. A. Franceschetti, La religione micenea 725 Glossario (a cura di J. Piquero) 753 Indice dei testi 783

(8)
(9)

AUTORI

Maria Emanuela ALBERTI Archaeology Department University of Sheffield

Claudia V. ALONSO MORENO Departamento de Historia Antigua Universidad Autónoma de Madrid Marie-Louise BECH NOSCH Centre for Textile Research SAXO Institute

University of Copenhagen Alberto BERNABÉ PAJARES Departamento de Filología Griega y Lingüística Indoeuropea

Universidad Complutense de Madrid Pierre CARLIER

Maison d’archéologie et d’ethnologie René-Ginouvès

Université de Paris X – Nanterre Carlo CONSANI

Dipt. di lingue, letterature e culture moderne Università di Chieti-Pescara “G. D’Annunzio” Maurizio DEL FREO

Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico Consiglio Nazionale delle Ricerche Monterotondo – Roma

Adele FRANCESCHETTI

Dipartimento di Discipline Storiche Università di Napoli “Federico II” José Luís GARCÍA RAMÓN Center for Hellenic Studies Harvard University

Washington, DC Artemis KARNAVA Inscriptiones Graecae

Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften

Hedvig LANDENIUS ENEGREN Centre for Textile Research SAXO Institute

University of Copenhagen

Eugenio R. LUJÁN MARTÍNEZ Departamento de Filología Griega y Lingüística Indoeuropea

Universidad Complutense de Madrid Susan LUPACK

American School of Classical Studies at Athens, Publications, Hesperia Department

Massimiliano MARAZZI

Centro Interistituzionale Euromediterraneo Università di Napoli Suor Orsola Benincasa Mario NEGRI

Dipartimento di Studi classici, umanistici e geografici IULM, Libera Università di Lingue e

Comunicazione, Milano Massimo PERNA

Centro Interistituzionale Euromediterraneo Università di Napoli Suor Orsola Benincasa Juan PIQUERO RODRÍGUEZ

Departamento de Filología Griega y Lingüística Indoeuropea

Universidad Complutense de Madrid Françoise ROUGEMONT

Protohistoire égéenne UMR7041– CNRS Maison René-Ginouvès Nanterre

Carlos VARIAS GARCÍA

Departament de Ciències de l’Antiguitat i de l’Edat Mitjana

Universitat Autònoma de Barcelona Malcolm H. WIENER

Villa Candia

Greenwich, CT, USA Julien ZURBACH Département d’histoire École Normale Supérieure Paris

(10)
(11)
(12)

Capitolo 31

I SISTEMI DI MISURA MICENEI

Maria Emanuela Alberti

Introduzione

I sistemi di misura rivestono un’importanza fondamentale nella vita di una società, in quanto costituiscono uno dei principali mezzi di oggettivazione e condivisione del reale, base necessaria per ogni transazione economica, creazione materiale, evento sociale e compimento rituale.

Si misurano le quantità di cibo, l’ammontare del raccolto o della vendemmia, il carico di un asino o di una nave, le piene di un fiume, l’onda della marea, l’estensione di un campo, le dimensioni di un gregge, il peso dei metalli pregiati, le tasse imposte e dovute, i compensi e il valore della merce sul mercato, i rapporti di cambio tra le monete; si misurano la grandezza e la quantità dei vasi da infornare, l’argilla necessaria, la lunghezza della tela e la lana con cui è stata tessuta, il peso delle pietre preziose e dell’avorio, i moduli architettonici per costruire un palazzo o una tomba, per cavare le pietre e tagliare le assi di legno, il carico che una struttura deve sostenere, la lunghezza e la pendenza di una strada, la velocità di un’imbarcazione e del vento, l’elevazione delle montagne; si misurano il tempo rituale e il tempo storico, le offerte agli dei e gli omaggi al re, la posizione delle stelle e l’andamento delle stagioni, i segnali fausti e infausti; si misurano l’altezza, il peso e l’età delle persone, il piede e il braccio di un uomo, i gradi di parentela, la composizione delle squadre di lavoranti e degli addetti al culto, i parte-cipanti a un evento pubblico, ma anche le torme di prigionieri, i cumuli di carcasse di nemici uccisi, il numero delle città conquistate e l’entità del bottino.

In tempi moderni, anche il peso specifico e il numero atomico degli elementi naturali, l’intensità dei terremoti, i gradi di temperatura, la longitudine e la latitudine, il numero di caratteri in un libro, le dimensioni dei vestiti e delle scarpe, l’apporto energetico dei cibi, l’elettricità, il consumo di acqua, gas e combustibile, l’energia, i tipi e i gradi di inquinamento e di radiazioni, il traffico telefonico e digita-le, la grandezza dei documenti elettronici, la variazione dei titoli in borsa, del prodotto interno lordo e dell’inflazione. E in più, ovviamente, si misurano le misure.

Ognuna di queste misurazioni fa riferimento a unità specializzate, oltre a quelle più comuni per il peso, la lunghezza, la capacità e il tempo. Le varie unità impiegate sono attentamente definite rispetto a uno standard, con rapporti precisi tra loro: si costruisce così un sistema interrelato di quantificazione globale del reale, che permea la vita sociale così come la conosciamo e ne è insieme presupposto e con-seguenza. E quindi l’indagine metrologica non è tanto tesa alla conversione delle misure in esame da un sistema all’altro, quanto (e di più) alla comprensione della realtà politica ed economica alla quale esse sono, di volta in volta, coerenti1.

Lo stesso vale per le società antiche, fin dall’inizio: e non è un caso che i primi testi noti per il Vecchio Mondo siano proprio liste numeriche relative a campi, lavoratori, razioni, bestiame e lana (testi di Uruk IV-III, ca. 3200-3000 a.C.). In particolare, per il Mediterraneo dell’età del bronzo, i sistemi di misura sono documentati in relazione ad alcuni campi fondamentali della vita sociale: produzione (com-presa la creazione artistica e tecnico-artigianale), amministrazione, scambio, rappresentazione sociale, rito e misurazione del tempo e delle distanze. Una documentazione che investe sia la vita quotidiana dei villaggi che quella dei centri facenti capo alle “grandi organizzazioni” del Vicino Oriente e dell’Egeo, la cui stessa esistenza si basa sulla quantificazione totale.

Nell’ambito del mondo miceneo, come vedremo, i sistemi di misura sottendono diversi aspetti della vita economica e rituale: un fatto che appare estremamente chiaro nella documentazione archeolo-gica, con strumenti per la pesatura ritrovati soprattutto in edifici con vocazione produttivo-amministrati-va nei centri maggiori, nelle tombe e anche nei relitti di navi commerciali. Se negli abitati pesi e bilance

(13)

Maria Emanuela Alberti 692

sono in contigui aindicatori di attività di stoccaggio su larga scala, di produzione artigianale (ceramica, avorio, metallo, tessuti) e di amministrazione (noduli e tavolette), nelle tombe essi sembrano piuttosto legati a forme di rappresentazione sociale, come simbolo di potere economico. Nelle spedizioni com-merciali, i pesi permettono la quantificazione, e quindi la misura del valore delle merci, presupposto per lo scambio. Inoltre, l’esistenza generalizzata di un sistema di misure di capacità nel mondo miceneoè suggerito dall’analisi di un seppur limitato campione di vasellame proveniente da siti diversi.

La pervasività dei sistemi di misura emerge con forza anche dalla documentazione micenea scritta, di matrice palatina e di natura eminentemente amministrativa. L’industria dei tessuti è monitora-ta essenzialmente attraverso misurazioni di greggi, lana tosamonitora-ta, tessuti prodotti, lavoranti impiegate; la produzione di armi attraverso conteggi di metallo assegnato e prodotti finiti; la gestione del personale è soprattutto enumerazione dei singoli e quantificazione delle razioni distribuite; le offerte agli dei e l’or-ganizzazione di eventi collettivi appaiono come elenchi di derrate, animali o suppellettili; la tassazione raccoglie dai diversi distretti una gamma precisa di derrate, secondo quantità prestabilite sulla base di un rapporto matematico costante.

Se il palazzo scrive, è per quantificare2. Difficile trovare testi micenei completi senza

indica-zioni numeriche o di misura. Avere un quadro chiaro del sistema di misura usato nei documenti è come avere una chiave per la lettura di tutti i testi. Dal punto di vista dell’interazione economica mediterra-nea, bisogna sottolineare come le fonti vicino-orientali ci documentino l’esistenza di sistemi di misura largamente condivisi e assimilabili nei vari paesi, con pratiche di conversione consolidate, e di sistemi di equivalenze di valori, basati sulla quantificazione dei vari beni secondo rapporti fissi, che permettono forme complesse di transazione e di mercato anche in assenza della moneta vera e propria.

Alla “norma” palaziale si contrappongono e si affiancano le “norme” dell’uso quotidiano, oscil-lazioni di misure e di prezzi, con variazioni anche importanti a seconda dei contesti3. Nel mondo

mi-ceneo la documentazione è di gran lunga più evanescente, ma pare evidente, sulla base di un numero esiguo di testi, che fosse in piedi un sistema di equivalenze di valori, verosimilmente sotteso all’econo-mia micenea nel suo complesso e visibile per noi nelle scarsissime attestazioni di transazioni o acquisti, comunque inerenti alla sfera “interna”4.

Storia degli studi5

I sistemi di misura usati nel mondo miceneo sono in vario modo legati a quelli in uso per tut-to l’Egeo nel corso dell’età del bronzo; pertantut-to, la stut-toria delle ricerche non può che partire dai primi contributi di A. Evans, che, sulla base dei suoi ritrovamenti a Cnosso, identifica i pesi da bilancia tra la documentazione archeologica, e ne ricava, sulla base delle loro marche di valore, un’unità di ca. 60 g; stabilisce inoltre il sistema di computo e di numerazione in uso nei testi per tutte e tre le scritture attesta-te6. Negli anni successivi, con il progredire delle scoperte, E.L. Bennett tratteggia un primo quadro delle

misure usate in lineare A (sistema frazionario) e in lineare B, individuando per queste ultime i rapporti interni delle misure ponderali e di capacità7. Per la lineare B, il funzionamento dei sistemi di misura

2 Musti 1996, p. 627: « cultura della numerazione, della quantificazione ».

3 Impossibile riassumere qui tutta la bibliografia. Fondamentali i numerosi contributi in merito di Nicola Parise, recentemente raccolti in volume (Parise 2009). V. anche Biga et al. 2002,. p. 711-717, Milano – Parise 2003, Sor-da – Camilli 2003, Clancier et al. 2005, Alberti et al. 2006, Michailidou 2008a, p. 205-216, Alberti 2009 e 2011. 4 Olivier 1996-1997, Sacconi 2005, Montecchi 2007, Killen 2008, p. 174, Michailidou 2008a, p. 286-287, Rouge-mont 2009, p. 194-199, Michailidou 2010, p. 77. Si tratta di pochi testi in cui si registrano transazioni che includono i termini o-no (‘beneficio’, ‘pagamento’, PY An 35, Un 443, 1322; MY Oe 108), qi-ri-ja-to (‘ha comprato’, KN B 822 e 988), e qe-te-o (‘da pagare’, KN L 693). Sui singoli vocaboli e i rispettivi significati, v. DMic. s.vv.

5 Per una sintesi sull’argomento, v. Parise 1986a, Petruso 1992, Alberti 2003a, Michailidou 2008a. Si tralascia qui la discussione sul possibile valore “pre-monetale” del metallo pesato e degli oggetti in metallo, che trova poco riscontro nella documentazione in lineare B; per una recente discussione, v. Michailidou 2001c, 2003, 2008a, p. 100-130 e 2008b.

6 Evans 1900-1901, 1906, p. 343-353, PoM; v. anche Segrè 1928, p. 160-161, 175. 7 Bennett 1950.

(14)

I sistemi di misura micenei 693 viene illustrato in modo organico da M. Ventris e J. Chadwick dopo la decifrazione, non senza alcuni dubbi sulle unità ponderali inferiori e sulle equivalenze nei sistemi di misura moderni, come vedremo8.

Per quanto riguarda le misure ponderali, il ritrovamento di lotti cospicui di pesi da bilancia, ad Haghia Irini (Keos) prima e ad Akrotiri (Thera) poi, permette una verifica dei valori su un campione esteso e cronologicamente omogeneo (TB I), con vari aggiustamenti, ad opera di J. Caskey, K. Petruso e A. Michailidou9. Tali modifiche, tra cui un valore dell’unità di ca. 65 g, vengono accolte anche da

J. Chadwick e inserite da N. Parise in un quadro complessivo dei rapporti e problemi ponderali egei, che include la presenza di “serie parallele” specializzate nel computo della lana e dei tessuti e la convertibi-lità con i sistemi del Vicino Oriente10. Altre osservazioni di ambito generale e sulle serie per la lana

ven-gono avanzate da P. De Fidio11. La presenza di unità “parallele” e di unità “speciali”, destinate alla

misu-razione di alcune categorie particolari di beni, accanto a unità standard, usate per misurare qualsiasi tipo di derrata, denota la sopravvivenza di alcune forme di calcolo concreto (concrete counting) all’interno di un sistema computazionale che si va man mano astraendo dall’oggetto contato (abstract counting)12.

D’altra parte, risulta sempre più evidente la difficoltà di considerare insieme la documentazione di periodi tanto distanti, di contesti tanto vari e di natura tanto diversa. In anni recenti, il problematico rapporto tra sistemi ponderali minoico-cicladici (neopalaziali), attestati da pesi da bilancia, e sistemi micenei, dedotti soprattutto dai testi, è stato sottolineato da Parise, come pure il difficile passaggio dalla documentazione dell’età del bronzo a quella della prima età storica13.

Un percorso di analisi basato su diacronia e contestualizzazione è stato iniziato da M.E. Alberti14

ed è ancora in corso: i primi risultati pongono l’accento sulle trasformazioni avvenute nel corso del tem-po nelle diverse aree, a partire dall’Antico Bronzo, la cui documentazione è stata recentemente indagata da L. Rahmstorf15, fino all’età del ferro, e su come esse si iscrivano nel quadro delle trasformazioni

so-cio-economiche dell’Egeo, rispecchiando i momenti di fioritura delle diverse aree e le fasi di maggiore o minore osmosi interna e internazionalizzazione. L’esigenza di un approccio diacronico, tipologico e contestuale allo studio della documentazione sui sistemi ponderali antichi è stata avvertita anche presso gli studiosi di ambito vicino-orientale, cosa che ha portato all’organizzazione del colloquio internazio-nale Weights in Context, i cui atti costituiscono un punto fermo per lo stato delle ricerche nel campo per tutto il Mediterraneo centro-orientale dell’età del bronzo16. L’indagine sui rapporti con il Vicino Oriente,

l’intreccio con i vari aspetti della gestione economica e amministrativa, sui problemi di quantificazione

8 Docs, p. 57-58.

9 Haghia Irini: Caskey 1969, Petruso 1978a e 1978b, Petruso 1992, soprattutto p. 21-36 (pubblicazione definitiva) e Alberti 1995. Akrotiri: Michailidou 1990, 2006, 2007 e 2008a, p. 48-99 (queste due ultime sono le pubblicazioni definitive), Petruso 1992, p. 42-45.

10 Chadwick 1976, p. 102-105, Parise 1971, 1984, 1986a, 308-309, 1986b, p. 83-86, 1987, 1991a, 1996, 1999 e 2005. Per quanto riguarda le “serie parallele”, in particolare, si pone ad esempio la possibilità di un « [...] uso di multipli e di frazioni di 65 g come unità fondamentali [...] secondo rapporti prestabiliti, e magari con modalità differenti di luogo in luogo […] senza distinguere (o senza saper più distinguere) gli elementi originali da quelli secondari del sistema » (Parise 1986a, p. 307). In questo senso, « […] multipli e sottomultipli potevano, di volta in volta e per scopi eminentemente pratici, assumere il ruolo di unità fondamentale, a ridisegnare, per così dire, l’andamento dell’intera serie » (Parise 1991a, p. 14). Cf. anche Parise 1987, p. 1-2. Le unità “speciali” e “parallele” sono perciò del tutto integrate nel complesso del sistema, come illustrato nella Tab. 6.

11 De Fidio 1998-1999 e 1999.

12 Il concrete counting si basa sulla corrispondenza diretta (uno a uno) di due serie di oggetti diversi, i materiali da contare e i gettoni/simbolo con cui contarli ed enumerarli in seguito (tokens artificiali oppure conchiglie, ossa, bastoncini, ciottoli). Cf. Schmandt-Besserat 1992, p. 163 e 184 s., Michailidou 2001b, p. 54, Michailidou 2008a, p. 15-27. Le due forme di computo, legate a diverse esigenze e situazioni, coesistono nelle pratiche amministrative e quotidiane, come sembra potersi desumere dall’analisi della documentazione materiale ed epigrafica in ambito vicino-orientale e miceneo.

13 Parise 1996, 1999, 2005 e 2006, Alberti – Parise 2005.

14 Una prima sintesi in Alberti 2003a, con bibliografia. Più recentemente, Alberti 2009 e 2011. 15 Rahmstorf 2003, 2006a, 2006b, 2008b, 2010, 2011a e 2011b.

(15)

Maria Emanuela Alberti 694

nei testi micenei e sull’alternanza computo concreto/computo formalizzato sono alla base dei più recenti studi di Michailidou17.

Per quanto riguarda le misure di capacità, è bene ricordare che per lungo tempo l’unico importante lavoro di misurazione diretta dei volumi è stato quello svolto da M. Lang sulla documentazione di Pilo (TB IIIB2)18: si tratta di uno studio tutt’oggi fondamentale, che ha determinato, a suo tempo, un

aggiorna-mento delle prime proposte di valore assoluto da parte di Chadwick19. Tali proposte, in mancanza di nuovi

dati e di nuove analisi, rimangono ancora il punto di riferimento essenziale per la ricostruzione dei sistemi di misura di capacità micenei. Alcuni elementi di comparazione provengono dalle ricerche condotte in ambito vicino-orientale, grazie specialmente a N. Parise e M. Heltzer20, e sottolineano, ancora una volta,

la profonda interconnessione tra le culture e, più particolarmente, le culture amministrative, delle diverse sponde del Mediterraneo. Altri spunti sono stati forniti, nel corso del tempo, da tutti quei filoni di indagine che, per un verso o per l’altro, sono strettamente connessi all’uso di misure di capacità: e in particolare lo studio delle razioni fornite al personale dipendente, di altre distribuzioni di derrate e della superficie dei ter-reni, che le amministrazioni palaziali quantificavano in base al volume di cereali necessario per la semina21.

In ambito minoico premiceneo, essendo il sistema frazionario adottato per quantificare analogo per ogni tipo di misurazione, gli studi sulla capacità ricalcano quelli metrologici in genere (v. supra). In anni recenti, però, e al contrario di quanto è accaduto per il mondo miceneo, diversi lotti di materiale sono stati pubblicati con il loro volume, e segnatamente a Cnosso, Mallia, Mochlos, Petras e Palaika-stro22. Altri studi sono stati condotti in ambito cicladico sulla documentazione di Akrotiri23. Questo ha

permesso una prima ipotetica ricostruzione dei sistemi di misurazione di capacità per l’Età proto- e neo-palaziale: ma quanto tale sistema possa estendersi alle regioni di Creta finora non esaminate e soprattutto al periodo miceneo, resta ancora da chiarire24.

Le premesse: dall’Antico Bronzo alla prima fase micenea

La ricostruzione della storia formativa delle misure micenee è resa ancor più complessa dalla mancanza di una documentazione continua nelle varie regioni dell’Egeo: se infatti la maggior parte dei reperti utili dell’Antico Bronzo (ca. 3500-2100 a.C.) viene dal continente greco e dalle isole, quelli del Medio Bronzo iniziale e pieno (ca. 2100-1700 a.C.) sono pressoché sconosciuti per tutte le aree, mentre per le fasi finali del Medio e l’inizio del Tardo Bronzo (ca. 1700-1370 a.C.) i più abbondanti sono quelli minoici e cicladici; solo con la fase palaziale micenea (ca. 1370-1200 a.C.) la documentazione del con-tinente greco si fa cospicua.

Non è improprio, d’altra parte, cercare di ripercorrere per grandi linee l’evoluzione delle misure più note, quelle ponderali, perché non si può affatto escludere che alcune caratteristiche peculiari di quelle micenee, che modificano la strutturazione minoica, cui pure si riferiscono, siano dovute al perdu-rare o al riemergere di tradizioni risalenti al III millennio a.C.25.

Una delle questioni non ancora sufficientemente chiarite è l’apparente diversità di alcuni degli elementi caratteristici del sistema ponderale minoico rispetto a quelli dei sistemi delle aree circonvicine,

17 Michailidou 1990, 1999, 2000, 2001a, 2004, 2006, 2007, 2008a, 2008b e 2010. 18 Lang 1964.

19 Docs2, p. 393-394, Chadwick 1976, p. 105-108.

20 Parise 1994b, Heltzer 1989.

21 Chadwick 1976, p. 147-151, Chadwick 1988, p. 67-75, Palmer 1989 e 2008, Aloni – Negri 1996, Del Freo 2005, p. 7 e passim, p.es. a p. 82-84, Negri 2008.

22 Cnosso: Catling et al. 1979. Palaikastro: Knappett – Cunningham 2003. Mochlos: Barnard – Brogan 2003.

Malia: Mu IV, Christakis 2005 (pithoi). Per la fase micenea, oltre ai dati di Pilo, v. Darcque 2005, p. 226, Lis 2008.

V. anche Thalmann 2007. Le iscrizioni relative a indicazioni di capacità in lineare A sono analizzate da ultimo in Montecchi 2009, p. 43-47.

23 Doumas – Constantinides 1990, Katsa – Tomara 1990. 24 Alberti 2012.

25 La questione è posta da Rahmstorf 2003, p. 297 e 2008a, p. 176. Sulla priorità dei sistemi di misura e di computo delle varie aree rispetto all’uso della scrittura, v. anche Bennett 1999, p. 168.

(16)

I sistemi di misura micenei 695 dall’Egitto all’Anatolia occidentale, che si erano andati man mano integrando in un ampio e articola-to sistema di conversioni già dal III millennio a.C. La serie egea di base e l’unità egea principale di 58-66 g (x), infatti, non hanno immediati confronti nelle serie orientali, fatte salve le unità maggiori; se pure c’è stato un influsso egiziano, esso rimane poco dimostrabile sulla base della documentazione rimasta. Non è quindi chiaro, allo stato delle attuali conoscenze, se e quanto la formazione del sistema minoico sia avvenuta per vie autonome e sia da ritenere un fenomeno sostanzialmente locale. Se è così, è probabile che tale processo formativo, da collocarsi nel corso dell’Antico o forse agli inizi del Medio Bronzo, sia avvenuto in connessione con le dinamiche legate allo sviluppo del sistema palaziale minoico e che abbia risentito della relativa estraneità dell’isola di Creta alle reti di scambio dell’Antico Bronzo. La peculiarità del sistema ponderale minoico rispetto agli interconnessi sistemi levantini, con cui comunica direttamente solo nel quadro delle unità maggiori, rimane una costante per tutto il Tardo Bronzo, condizionando gli sviluppi dei sistemi di misura adottati in età micenea e i vari escamotage di conversione sperimentati nel corso del tempo. Solo la caduta delle amministrazioni palatine e l’aumento della pressione economica levantina porteranno nel corso del Tardo Bronzo finale e del Primo Ferro alla progressiva scomparsa dell’eredità ponderale minoica e a un prevalere delle unità orientali anche in Egeo. Tali unità, adottate e trasformate dall’uso greco nei primi secoli del I millennio a.C., saranno alla base di alcuni dei valori ponderali e monetali più noti e diffusi della grecità arcaica.

Nell’ambito delle fitte interazioni egee e mediterranee delle fasi avanzate dell’Antico Bronzo (e più intensamente nell’AB IIB, ca. 2300-2200 a.C.), un unico sistema ponderale integrato sembra do-cumentato per tutte le aree interessate, dalla penisola greca all’intero Levante, segno di economie stret-tamente interconnesse. I lotti maggiori di pesi da bilancia sono presenti nei centri più importanti della rete dei traffici del tempo: da Tarso e Troia a Lerna, Kolonna e Tirinto. Poche, invece, le attestazioni da Creta, che in questa fase sembra meno coinvolta nella rete di scambio. I pesi sono in pietra, in Egeo per lo più a forma di rocchetto, nel Levante a forma allungata o di ghianda missile (cd. “sfendonoidi”). Dal punto di vista metrologico, si tratta di un sistema ponderale “misto”, che utilizza contemporanea-mente diverse unità ponderali (cd. “sicli”: s = 9,4 g; kar = 7,8 g; h = 11,4 g; mp = 8,6 g), tutti divisori di multipli comuni, prima fra tutti la mina di 470 g. Questo assetto è documentato per tutto il Vicino Orien-te antico dall’inizio del III millennio a.C., in particolar modo a Gerico, Ebla, Tell Brak, Tell Sweyhat, oltre che alle già ricordate Tarso e Troia (Tab. 1)26. Quello che preme qui sottolineare, quindi, è che in

questa fase sul continente greco si adottano standard di entità ridotta, che si aggirano sui 10 g, il cui andamento sembra potersi adattare a un sistema di computo decimale. La documentazione delle Cicladi e di Creta non è stata ancora studiata in modo sistematico, ma un primo sguardo suggerisce un quadro leggermente diverso.

Purtroppo, come si è già detto, la situazione dei sistemi ponderali egei nel Medio Bronzo iniziale e pieno (ca. 2100-1700 a.C.) rimane oscura per la mancanza di documentazione riconosciuta e pubbli-cata. È pertanto estremamente difficile delineare la transizione tra l’assetto precedente e quello dell’età successiva nelle diverse aree. Se per il continente greco non esistono studi mirati, per Creta invece alcuni dati sono noti, per quanto limitatissimi. Non è al momento chiaro quanto Creta fosse partecipe del sistema integrato dell’Antico Bronzo. Quel che sembra evidente, sulla base dell’unico lotto di pesi da bilancia pubblicato, proveniente da Mallia (MM II, ca. 1850-1700 a.C., Tab. 2), è che nel corso del Medio Bronzo, se non già nel periodo precedente, si definisce nell’isola una nuova tipologia, il disco, e si comincia a utilizzare il piombo, oltre alla pietra. Nel complesso, le masse registrate possono essere compatibili sia con le unità egee frazionarie documentate per i periodi successivi che con alcune unità orientali 27. Nell’ambito della documentazione amministrativa, accanto al computo su base decimale, i

testi in “geroglifico” cretese (Fig. 1) presentano alcuni “clasmatogrammi” (o segni di frazione), il cui valore è lungi dall’essere chiarito28.

26 Holland 1975, Parise 1970-1971, 1981, 1984, 1991, 1994b, 2001-3 e 2006, Zaccagnini 1999-2001, Oates 2001, Rahmstorf 2003, 2006a, 2006b, 2008a, p. 176-180, tav. 68, 94.3, 2008b, 2010 e 2011b, Milano 2004, Alberti – Parise 2005, Ascalone 2006, Ascalone – Peyronel 2006a, 2006b e 2007, Bobokhyan 2006.

27 Alberti 2000.

(17)

Maria Emanuela Alberti 696

Tra le ultime fasi del Medio Bronzo e le prime del Tardo Bronzo (MB III-TB IIIA1, dall’età neo-palaziale cretese a tutta la fase protomicenea, ca. 1700-1370 a.C.), il quadro ricostruibile è ancora diver-so: abbondantissima documentazione nella Creta neopalaziale e nelle Cicladi, poca documentazione, e di derivazione minoica, sul continente greco protomiceneo. È questa la fase di massima attestazione del sistema ponderale minoico in tutto l’Egeo. Si tratta di un sistema omogeneo per metrologia e tipologia ponderale: i pesi sono per lo più in forma di dischi di piombo, anche se non mancano altri tipi, soprattut-to dischi di pietra. La popolarità del piombo è verosimilmente legata, oltre che alle caratteristiche mate-riali del metallo, che lo rendono adatto a subire aggiustamenti di massa, allo sfruttamento dei giacimenti del Laurion in Attica29. I lotti di pesi più cospicui provengono da Akrotiri (Thera), Haghia Irini (Keos),

Cnosso e Mochlos (Creta), tutti centri di particolare importanza e a vario titolo coinvolti nel sistema di traffici dell’epoca. La diffusione del sistema ponderale anche in zone esterne all’area minoico-cicladi-ca, come Samotracia (Egeo settentrionale), Samo (Egeo orientale), Mileto (Caria), Thorikos (Attica) e Vaphio (Laconia), è considerata uno degli elementi più significativi dell’espandersi dell’influenza mi-noica in Egeo e segnala l’importanza del primato economico cretese nell’area30.

Fig. 1. Barra geroglifica di Cnosso Hh (08) 03.a con quantità frazionarie di fichi e quantità intere di vino (da CHIC, p. 120 #067).

Si evince nel complesso la piena strutturazione di un sistema ponderale omogeneo, basato sui multipli e sottomultipli dell’unità di base x di 58-66 g. Tra questi si segnalano in particolare le gran-dezze del talento (documentato da un peso di Akrotiri di ca. 15 kg, pari a 1/2 talento), della doppia mina

(ca. 1 kg), delle serie per la lana (z = 783 g, l = ca. 3 kg) e per i tessuti (f = ca. 36 g); particolarmente usata è poi un’unità k (=ca. 20 g), pari a 1/3 dell’unità di base x (v. infra). Sembra anche abbastanza

do-cumentata una certa oscillazione di peso tra versioni “deboli” e “forti” delle stesse grandezze, cosa del tutto compatibile con le pratiche di fabbricazione antiche. Il sistema di computo è duodecimale per le grandezze inferiori e sessagesimale per quelle superiori. Come si è detto, si tratta di un sistema apparen-temente abbastanza autonomo rispetto a quelli levantini: in particolare, l’unità di base x è decisamente più grande dei sicli orientali; d’altra parte, però, il sistema di computo e il valore delle unità maggiori iscrivono comunque il sistema minoico in una cornice ponderale mediterranea. La diffusione del siste-ma in Egeo segnala la sostanziale autonomia economica dell’area rispetto alle più integrate economie levantine (Tab. 3, 4 e 5).

Naturalmente, vari sistemi di conversione sono possibili (Tab. 6)31. In particolare, per quanto

riguarda le grandezze frazionarie di x, molte possono essere messe variamente in rapporto con piedi orientali: purtroppo, la documentazione di pesi di massa ridotta è ancora relativamente poco abbondante e spesso relativa a pesi fuori contesto. Diventa quindi difficile ipotizzare connessioni sicure, anche se si

29 Le analisi degli isotopi del piombo hanno dimostrato che il Laurion è la probabile provenienza del metallo dei pesi di Mochlos e di altri siti: v. Stos Gale – Gale 2006.

30 Per una disamina generale e un quadro dei lotti più importanti: Parise 1986a, Petruso 1992, Alberti 2003a e 2011. V. inoltre per i vari siti: Akrotiri (Thera, con la serie di base x, m e l, e la presenza della serie k, basata su 20 e 40 g ca.): Michailidou 1990, 2006, 2007 e 2008a, p. 41-100. Haghia Irini (Keos): Petruso 1992, Alberti 1995. Cnosso (Creta): Evans 1906, Mochlos (Creta): Brogan 2006. Vaphio (Laconia): Alberti 2006, Michailidou 2008a, p. 156-178. Altri lotti vengono da Haghia Triada, Festòs, Palaikastro, Pseira, Poros, Tylissos, Kato Zakros (Creta),

Mileto (Caria), Heraion (Samo), Koukonisi (Lemno), Mikro Vouni (Samotracia), Thorikos (Attica), Phylakopi

(Milo). I rinvenimenti di Vaphio e Thorikos si collocano alla fine del periodo qui considerato (rispettivamente TB IIA e TB I-II). Come osservato da Parise (1986a, p. 307): « Una volta radicatosi nell’Egeo e divenuto di uso generale nelle transazioni, il sistema ha finito per costituire una rete stabile di valori, con la quale si sarebbero dovute misurare le innovazioni micenee ».

(18)

I sistemi di misura micenei 697 può ammettere, per alcuni casi, la taratura di pesi di tipo minoico su standard orientali (Tab. 5)32. Alcune

grandezze, poi, sono, com’è noto, identiche o molto simili sulle due sponde del Mediterraneo, tra cui soprattutto quelle legate alla misurazione della lana e quelle della mina pesante, della doppia mina e del talento33. Non manca la presenza di pesi di tipo e piede orientale in alcuni siti egei chiave, a

sottoline-are la progressiva integrazione delle economie e dei sistemi di computo tra sottoline-area egea e Mediterraneo orientale.34

Dal punto di vista amministrativo, i testi in lineare A (Fig. 2) presentano un sistema di registra-zione delle quantità abbastanza particolare. Accanto a un sistema decimale per il computo delle persone o degli interi, che è abbastanza simile a quello del “geroglifico” cretese, viene usato un sistema di frazio-ni, i cui valori sono stati al momento compresi solo in parte35. Le frazioni si riferiscono tutte all’unità di

misura, di volta in volta indicata dai logogrammi delle varie derrate, senza sostanziale specializzazione tra peso, capacità per liquidi e capacità per aridi: un sistema di multipli e frazioni relativi a un’unica serie (sistema “aliquota”). Non è chiaro però se le unità sottintese dai logogrammi di derrata siano diverse tra loro (un’unità per i cereali, una per il vino, etc., in ragione anche del peso specifico), configurando perciò serie di misure analoghe come valori relativi ma diverse nei valori assoluti, o se invece si tratti di un’unica unità di misura usata per tutto. La sola unità di misura separata è quella di peso, omografa del talento miceneo (AB 118), cui si abbinano comunque le medesime frazioni. Tra le derrate pesate, è presente anche la lana (A 559, omografo di B *145 lana), che è misurata in due modi (come poi nella lineare B): per conteggio e frazionamento delle singole unità, oppure in relazione all’unità di peso mag-giore (AB 118)36.

Fig. 2. Tavoletta in lineare A PE 1 di Petras con quantità intere e frazionarie di cereali (foto M. Del Freo - J. Zurbach).

Nella stessa fase, la documentazione di strumenti per la pesatura del continente greco è signifi-cativamente riconducibile alla sola sfera funeraria: bilance simboliche (Micene, Circolo A), bilance reali (p.es. Routsi Myrsinochorion; Pilo, Circolo Funerario; Pilo, Koukounaries; Vaphio; Micene; Kazarma; Prosymna; Thorikos; Tebe) e pesi da bilancia (p.es. Vaphio; Kazarma; Thorikos) sono deposti nel cor-redo di tombe eminenti, verosimilmente come simbolo di potere economico37. D’altra parte, gli abitati

noti per l’epoca sono ben pochi. I pesi attestati sono squisitamente minoici, per tipo e standard: cosa che

32 Alberti 2011, tab. 5.

33 Per la lana, nel Tardo Bronzo misure analoghe erano in uso in Egeo (Creta e Cicladi in età neopalaziale, mondo miceneo palaziale) e nel Vicino Oriente, p.es. ad Alalakh (fase IV, sotto Niqmêpa, ca. 1450 a.C.), in Siria, e a Nuzi/ Yorghan Tepe (periodo mitannico, XV sec. a.C.), nell’alta Mesopotamia (odierno Iraq settentrionale).

34 Alberti 2011, tab. 7.

35 Bennett 1950, 1980 e 1999, Schoep 2002, p. 31-35, Montecchi 2009. V. anche Montecchi 2012 e 2013. 36 Sui rapporti tra le notazioni di peso in lineare A e lineare B, v. Bennett 1999 e, più recentemente, Michailidou 2010, p. 73, con bibliografia.

(19)

Maria Emanuela Alberti 698

rientra nelle dinamiche socio-culturali dell’epoca, ma che pone il problema della sopravvivenza delle tradizioni ponderali locali e della loro rappresentazione sociale. Nelle società protomicenee, dunque, la pesatura è nota e riveste un ruolo di prestigio, ma il sistema di misure adottato, almeno in contesti di rango, è quello minoico.

L’età palaziale micenea: gli strumenti per la pesatura

La situazione cambia decisamente durante l’età palaziale micenea (TB IIIA2-B, ca. 1370-1200 a.C.), per la quale la documentazione di insediamenti sul continente greco è di gran lunga più abbondan-te. Infatti, se la deposizione di strumenti di pesatura nelle tombe continua, con le caratteristiche tipiche dell’epoca, i lotti di ritrovamento più importanti sono ora documentati non a caso nei siti maggiori del periodo: Micene e Tirinto (Argolide), Atene (Attica), Tebe (Beozia) e Cnosso (Creta). Altri esemplari provengono da siti di secondo livello, come Midea (Argolide), o da siti principali il cui centro abitato è stato poco indagato, come Pilo (Messenia)38. Sembra dunque confermato lo stretto legame tra

premi-nenza economico-politica e importanza delle operazioni di pesatura, connesse alle funzioni di controllo economico-amministrativo e alla presenza di attività produttive di pregio, come si evince dall’esame dei contesti di ritrovamento.

Si ignora purtroppo il luogo preciso di provenienza di una parte cospicua dei pesi da bilancia datati alla fase micenea palaziale; ciononostante, la grande maggioranza dei contesti di rinvenimento noti appartengono a strutture qualificabili come “edifici intermedi” secondo una recente proposta cri-tica di P. Darcque: strutture dalle caratteristiche architettoniche e funzionali “intermedie” tra il cuo-re palatino (“megaron”) e le case di abitazione, con pcuo-resenza di attività di stoccaggio su larga scala (di derrate, di ceramica, o di oggetti di pregio), di attività artigianali (produzione ceramica o tessile, lavorazione dell’avorio) e di documenti amministrativi.39. Rientrano in questa categoria, per esempio, le

West Houses di Micene (House of the Oil Merchant, West House, House of Sphinxes, House of Shields),

l’Armoury di Tebe e il N.-E. Building di Pilo, tutte strutture che hanno restituito sia pesi da bilancia che testi amministrativi. Gli strumenti per la pesatura del tutto prevedibilmente sono dunque parte integrante dell’equipaggiamento produttivo e soprattutto contabile-amministrativo dell’epoca.

A Micene, gran parte dei pesi sono dischi di piombo, più qualche disco in pietra e alcuni sfendo-noidi in ematite. La provenienza esatta dei numerosi pesi rinvenuti nell’ambito della Cittadella è in genere impossibile da definire, fatto salvo un esemplare dal N.-W. Complex, un insieme di strutture caratterizzato dalla concentrazione di ceramiche per bere e dalla presenza di molti vasi da stoccaggio, di un deposito di bronzi, di vari oggetti di ornamento e del cartiglio di Amenophis III (ultima parte del TB IIIB, ca. 1230-1200 a.C.). All’esterno della Cittadella, si segnala il ritrovamento di un peso con marche di valore nei pressi della West House, nell’ambito del complesso delle West Houses, che si distingue per stoccaggio di derrate e ceramica su larga scala, deposito di oggetti di pregio, probabile distribuzione di derrate, presen-za di documenti amministrativi relativi a liste di personale, distribuzione di derrate e registrazioni di lana e vasellame (TB IIIB1, ca. 1320-1250 a.C.). La rara presenza di rocchetti di pietra (p.es. nell’area del Cult

Centre, nella House of Sphinxes e nel Workshop), se riconducibili ai rocchetti dell’Antico Bronzo, pone il

problema della continuazione delle tradizioni ponderali del III millennio a.C. In totale, il numero di pesi noti nel complesso a Micene, da abitato e tombe, si aggira sulla cinquantina40.

38 Altri ritrovamenti a Pilo, Tirinto, Midea, Kommos, etc. V. Parise 1981, 1984 e 1994c, De Fidio 1998-1999 e 1999, Petruso 2003, Alberti 2003a (con bibliografia), Alberti – Parise 2005, Alberti et al. 2006 (specialmente Al-berti 2006).

39 Darcque 2005, p. 357-366. La lista è naturalmente più lunga e la gamma di evidenze più articolata. Alcuni di questi edifici sono stati considerati delle clearing houses o “centri redistributivi” (Shelmerdine 1997 e 1999, Bendall 2003). Su questi temi, v. ora Alberti et al. 2012. Per un quadro delle attività documentate, v. p.es. il caso di Tebe (Dakouri-Hild 2005).

40 A causa della storia degli scavi e del lento progredire delle pubblicazioni finali, la situazione a Micene risulta particolarmente complessa da definire. In generale, v. Petruso 1992, p. 58-59, e 2003; per il N.-W. Complex, Iakovi-dis 2006, p. 87 e 120; per il Cult Centre, French – Taylour 2007, p. 21; per le West Houses, Verdelis 1961, p. 166 e Tournavitou 1995, p. 66 e 232 (ringrazio M. Del Freo per la segnalazione); per il Workshop, Danielidou 2008, p. 217.

(20)

I sistemi di misura micenei 699 Per Tirinto sono stati recentemente pubblicati sedici pesi da bilancia in pietra, a disco, a pa-rallelepipedo, sfendonoidi e di altre forme. Essi vengono per la maggior parte dai livelli TB IIIB (ca. 1320-1200 a.C.) dell’Unterburg (la parte bassa della “Cittadella”) e precisamente da una zona nota per la presenza di un probabile sacello e di alcuni documenti amministrativi (Edificio VI). Allo stato delle pubblicazioni, la ricostruzione dei contesti è alquanto difficile: si può notare però che in alcuni casi i pesi sono connessi a indicatori di attività metallurgiche (Edificio XI) e alla presenza di bronzi, utensili tessili, oggetti d’ornamento e stili in osso (Edificio III e aree circostanti). Da segnalare il ritrovamento di una ventina di rocchetti in pietra in livelli TB IIIB, verosimilmente, ma non sicuramente, provenienti dai sottostanti strati antico-elladici41.

A Midea appare significativo che la scoperta di pesi da bilancia in piombo, seppur non in grande numero, sia relativa a due complessi interpretati come laboratori-magazzini (e quindi, probabilmen-te, “edifici intermedi”), situati nella zona della porta occidentale e nella zona sud-ovest (TB IIIB2, ca. 1250-1200 a.C.)42.

Fig. 3. Pesi da bilancia da Tebe, Armoury (TB IIIB): due dischi di piombo (masse pari a m 2 e m 3) (Aravantinos - Alberti 2006, fig. 4).

Fig. 4 - Pesi da bilancia da Tebe, Ivory Workshop (TB IIIB): un disco di pietra, due cubi di pietra, cinque sfendonoidi di pietra (ematite) (masse in Tab. 9)

(Aravantinos - Alberti 2006, fig. 5).

Sfortunatamente, poco si può dire sulla provenienza della decina di pesi noti per Atene (dischi di piombo e pietra, un parallelepipedo e uno sfendonoide di pietra): essi sono riconducibili alle inda-gini delle pendici nord dell’Acropoli e in particolare della zona della “Fontana sotterranea”, da cui proverrebbero anche mortai e pestelli, macinelli-trituratori, fuseruole, materiale vario in piombo, molta ceramica da stoccaggio e da mensa, questa ascrivibile alle ultime fasi palaziali e/o alle prime postpala-ziali (TB IIIB2/C iniziale, ca. 1230-1170 a.C.). Il ritrovamento di un rocchetto di tipo antico-elladico è verosimilmente in relazione ai livelli con materiale pre-miceneo43.

La documentazione di Tebe (TB IIIB, ca. 1320-1200 a.C.), centro dove gli “edifici intermedi” sono particolarmente ben rappresentati, è stata recentemente rivista (Fig. 3-4): colpisce il fatto che i pesi

41 Rahmstorf 2008a, p. 153-163, tav. 57, 93.1, 101, 110-111, 151.

42 Demakopoulou et al. 1994, p. 32, Demakopoulou et al. 1997-1998, p. 71-72, Demakopoulou et al. 2004, p. 12. 43 Broneer 1939 (con bibliografia), in particolare p. 415 e fig. 96, Petruso 2003 (con bibliografia), Gauss 2003.

(21)

Maria Emanuela Alberti 700

più leggeri (un disco, due parallelepipedi, cinque sfendonoidi in pietra) vengano dal cosiddetto Ivory

Workshop, mentre quelli più pesanti (dischi in piombo) siano relativi all’Armoury (deposito con oggetti

metallici, tra cui armi, avori lavorati e registrazioni dal significato non chiaro) e alle strutture sotto la via Pelopidou (stoccaggio di derrate su larga scala e deposito di testi relativi a una vasta gamma di attività, soprattutto distribuzione di derrate). Sembra dunque esserci una connessione tra misure impiegate e at-tività contabili svolte (pesatura di precisione, pesatura di grandi quantità). Un altro peso sfendonoide di grandi dimensioni proviene da un nucleo di strutture considerato sotto il controllo palaziale, dove sono stati ritrovati anche frammenti di un lingotto a “pelle di bue” (ox-hide ingots) (scavi della “Prima Scuola Pubblica”)44.

Lo scarso numero di strumenti per la pesatura rinvenuti a Pilo è forse dovuto al fatto che gli scavi non hanno sostanzialmente coinvolto il centro abitato esterno all’area più strettamente palaziale: la gran parte degli “edifici intermedi”, se ci sono, sono dunque ancora da scoprire.

Com’è noto, la ricostruzione dei contesti di ritrovamento nel palazzo miceneo di Cnosso è questione estremamente complessa e delicata, che esula dalle possibilità della presente trattazione. In totale, dal sito sono documentati circa una ventina di pesi, di cui però solo alcuni, tra cui pochi esem-plari dall’Unexplored Mansion (la “Casa Inesplorata”), sono riconducibili a un contesto preciso di età micenea. La maggior parte sono dischi di piombo e pietra, ma sono registrati anche due sfendonoidi45.

Pesi e bilance sono inoltre diffusi nel mondo miceneo nei corredi funerari, verosimilmente come simbolo di potere economico e sociale (v. supra). Se all’inizio sono attestati soprattutto in concentra-zioni nelle tombe eminenti, come a Vaphio, in età palaziale, conformemente all’evolversi dei costumi funerari (aumento del numero delle sepolture formali e corrispondente revisione in senso “medio” della composizione dei corredi), essi si trovano spesso isolati e spaiati, sempre in tombe di un certo rango, con una netta maggioranza di piatti da bilancia, fenomeno che si inquadra probabilmente nella nota importanza della deposizione di bronzi negli usi funerari micenei (p.es. Nichoria, Micene, Prosymna e Sellopoulo [Tomba 4])46. Dal punto di vista tipologico e ponderale, anche in questi casi con l’età

palazia-le aumenta la presenza di tipi e standard orientali (p.es. Katsambas), per quanto la maggioranza rimanga di tipo minoico-egeo (p.es. Prosymna)47.

Un discorso a parte meriterebbero gli strumenti di pesatura rinvenuti nel carico dei due naufragi di Ulu Burun (fine XIV sec. a.C.) e Capo Gelidonya (fine XIII sec. a.C.) al largo delle coste anatoliche: per quanto si tratti di set di pesatura di tipo levantino, alcune particolari caratteristiche potrebbero indi-care un adattamento ai sistemi egei48.

L’età palaziale micenea: un sistema ponderale “moderno”

L’analisi metrologica dei diversi gruppi di ritrovamento di pesi da bilancia dell’età palaziale micenea mette in luce la coesistenza di eredità minoiche, innovazioni micenee ed elementi orientali: in questo senso, il sistema diventa “segno” della storia e dei contatti della società micenea nel suo com-plesso (Tab. 7, 8 e 9)49.

Va ricordato che proprio in questa fase nel Mediterraneo orientale si ha la massima documenta-zione di quel sistema “misto” già testimoniato dall’Antico Bronzo, che trova la sua migliore esplicazio-ne esplicazio-nel sistema “globalizzato” di scambi delle fasi finali del Tardo Bronzo (v. supra). La lunga durata dei sistemi ponderali e di conversione a livello regionale, pur nelle diverse declinazioni locali, è da mettere

44 Aravantinos 1995, Alberti – Aravantinos 2006. Sui contesti, v. le recenti messe appunto in Dakouri-Hild 2005 e 2010, Andrikou et al. 2006, p. 56-59, e Alberti et al. 2012; sui pesi dell’Armoury, v. anche Del Freo 2014b. 45 Popham 1984, p. 39, 80, 240, 252, tav. 219.7, 224.3, Petruso 1992, p. 37-39, Michailidou 2004, p. 313, 316. 46 Le sepolture con strumenti per la pesatura, ove possibile fare i riscontri necessari, rientrano generalmente nei primi due gruppi di ricchezza proposti nelle analisi più documentate (Kilian Dirlmeier 1986, Mee – Cavanagh 1984, Cavanagh – Mee 1990, Alberti 2003b).

47 Alberti 2003a.

48 Bass 1967, Parise 1971, Pulak 1996 e 2000, Alberti 2011.

(22)

I sistemi di misura micenei 701 in relazione con la persistenza delle “grandi organizzazioni” e degli stati territoriali vicino-orientali, con i relativi assetti e regolazioni economiche e commerciali: l’equiparazione e unificazione delle misure è direttamente proporzionale al grado di interazione e di controllo statale50.

Rispetto al quadro dell’età neopalaziale, i vari lotti di pesi di età micenea sul continente e a Creta presentano infatti caratteristiche leggermente diverse: l’unità di base x di ca. 65 g è presente, ma in maniera ridotta, mentre la serie a base f (tessuti) non è attestata con sicurezza; notevole è lo sviluppo della serie parallela di base k (ca. 20-22 g), già attestata nelle fasi anteriori, con una particolare ricor-renza della massa di ca. 400-440 g (20 k), e del computo decimale accanto a quello duodecimale. Sono caratteristiche da mettere in connessione con il sistema di registrazione documentato nei testi in lineare B, dove la base di calcolo è mista, duodecimale e decimale (v. infra)51.

In continuazione con quanto visto per l’età precedente, accanto a pesi di tipo egeo tradizionale (dischi di piombo e di pietra), si fa particolarmente abbondante la documentazione di pesi di tipo sfendo-noide, spesso tarati su piedi orientali; ma anche tra i pesi di tipo egeo non mancano attestazioni di possi-bili unità levantine (s e h, soprattutto, ma anche mp). Sembra, dunque, che il processo di assorbimento dei sicli orientali nel quadro dell’uso locale, già avviato in età neopalaziale, sia giunto a compimento. Quello che è difficile capire è se queste grandezze fossero impiegate come unità autonome e separate, come è probabile in alcuni casi, o se invece fossero integrate all’interno del sistema, come frazioni di

x (come e = 1/6 x ?) e/o sue unità parallele (come k = 1/3 x, usata come base per un computo separato)52.

In particolare, lo sviluppo e la popolarità dei pesi a base k pone il problema dell’identificazione di que-sta unità parallela: significativo appare il segno di valore (un cerchio) su uno sfendonoide di Tebe di ca. 20 g: potrebbe trattarsi di una sorta di siclo “doppio”, adatto a mettere d’accordo tradizioni locali e sistemi levantini? L’esistenza di un’unità analoga a Ugarit è stata suggerita dall’analisi di alcuni testi della città siriana53.

Un quadro abbastanza completo di questo assetto ponderale è dato dall’analisi dei pesi di Micene e Tirinto (Argolide) e di Tebe (Beozia). A Micene i vari gruppi di ritrovamento rinviano sia a unità egee (k, x) che levantine (s = e?, h, forse mp), queste documentate sia da pesi di tipo egeo che da pesi di tipo orientale54. Invece a Tirinto (TB IIIB) sembra esserci una corrispondenza tendenziale tra

forma e serie ponderale: i pesi a disco sono tarati sulla base dell’unità egea x (ca. 65 g), mentre gli sfen-donoidi fanno riferimento al sistema egiziano qdt/dbn55. Più incerta la situazione a Tebe (TB IIIB): se i

dischi di pietra e piombo sono multipli di k e m, e i pesi cubici pari a x, gli sfendonoidi trovati insieme a questi ultimi possono essere ricondotti sia a una base k (dato il segno di valore presente su uno di essi) che al siclo levantino s. Ove prevalesse la prima interpretazione, l’intero gruppo formerebbe una serie coerente (Tab. 10). Un altro peso sfendonoide da Tebe con segno di valore, purtroppo isolato, è proba-bilmente uno standard per il dbn egiziano (ca. 90 g)56.

Sembra dunque chiaro che qualcosa è cambiato nel sistema ponderale miceneo di età palaziale rispetto al periodo precedente, dove le unità attestate erano essenzialmente minoiche e dove l’interazio-ne con i piedi levantini non era tanto accentuata: cambiato o infil’interazio-ne divenuto visibile l’interazio-nella

documenta-50 Parise 2006, p. 22. Sulla persistenza delle misure, v. in particolare Kula 1987, p. 122-131.

51 Parise 1994c, 1996 e 1999, De Fidio 1998-1999, p. 59-60 e 1999, p. 201-2, Petruso 2003, Alberti 2003a, p. 616-623, Michailidou 2004, p. 319.

52 In quest’ultimo caso, tutti i pesi di massa compresa tra 9,4 g (s) e 11,5 g (h) possono essere intesi genericamente come un siclo egeo e, pari a 1/6x, o meglio come 1/2 siclo doppio k; d’altro canto, forse è più semplice mantenere

la determinazione orientale. Sulla questione v. Alberti 2003, p. 617, Alberti – Parise 2005, p. 386, Alberti – Aravantinos 2006, Rahmstrof 2008a, p. 154-163, Alberti 2011, p. 12-13 e tab. 14. Un gruppo di Micene di tipologia egea sembra tarato su base s, ma comprende anche l’unità egea x, quantificata come un (inusuale) multiplo di 7 s: si tratta quindi di un gruppo “misto”, adatto a pesare secondo i due sistemi di misure. Un simile assetto, ma con pesi di tipo levantino, lo ritroviamo anche negli esemplari di Capo Gelidonya (alla transizione tra XIII e XII sec. a.C.). 53 Parise 1970-1971, Bordreuil 2006, p. 222.

54 Petruso 1992, p. 58-59, e 2003, Xenaki-Sakellariou 1985, p. 175 (Tomba 55), Alberti 2003a, tav. VIII; per un’ana-lisi dettagliata, Alberti 2011.

55 Rahmstorf 2008a, p. 154- 163.

(23)

Maria Emanuela Alberti 702

zione. Si tratta di un « adattamento di vecchi valori ‘minoici’ in base a nuovi rapporti » (Parise 1996, p. 1270): misure precedenti (x, k) rivalutate anche secondo una scala decimale (a base per lo più k) e coordinate ai sistemi di misura orientali basati sui sicli. Un assetto che, da una parte, pare un inevita-bile portato della “globalizzazione” tendenziale del Mediterraneo del XIV e XIII secolo a.C., ma che, dall’altra, richiama caratteristiche attestate nell’antica età del bronzo (unità di massa ridotta, presenza di un computo decimale). Si tratta di una convergenza su binari simili in due diversi momenti di forte interazione con il Levante oppure del riemergere (nella documentazione non nota in modo continuo) di una lunga tradizione? Quanto e in che modo il sistema di misure miceneo sia il prodotto non solo di eredità minoiche e influenze orientali ma della persistenza di una tradizione locale non può al momento essere chiarito: di certo la presenza, in strati micenei, di probabili pesi da bilancia analoghi a quelli del III millennio a.C. non fa che porre in modo più evidente il problema.

Le misure di peso nei testi micenei

La questione si pone ancora di più confrontando l’assetto metrologico come emerge dalla do-cumentazione ponderale, finora esaminato, e quello attestato dai testi amministrativi micenei: le due realtà, infatti, paiono coincidere solo fino a un certo punto57. Se infatti le misure medio-grandi di calcolo

(come la mina con multipli e sottomultipli, o l’unità di calcolo per la lana) sono presenti in entrambe le serie documentarie, le misure inferiori non sembrano corrispondere in modo soddisfacente. Nelle misure scribali colpisce in particolare l’assenza dell’unità egea x di ca. 65 g e della mina, che pure sono docu-mentate nei pesi rinvenuti (Tab. 7). Le equivalenze proposte per le unità inferiori non trovano d’accordo tutti gli studiosi58.

Dunque, se le misure presenti nella lineare B si sovrappongono solo parzialmente a quelle della documentazione archeologica, la cui formazione storica abbiamo presentato finora, qual è stata la chiave del loro divenire? Si può pensare a un processo di selezione, che ha accolto o conservato le grandezze più diffuse a livello mediterraneo (e forse già presenti nell’Antico Elladico) e più funzionali alle attività di computo amministrativo (talento, doppia mina, mezza mina, misure per la lana) e ha mantenuto insieme grandezze inferiori di tradizione locale, che mal si combinano con quelle di tradizione minoico-cicladica? L’incertezza è dovuta anche alla difficoltà di stabilire in modo univoco il valore relativo delle unità di misura inferiori della lineare B, a causa della scarsa documentazione (v. infra)59.

Com’è già stato delineato (v. supra Storia degli studi), il valore assoluto delle grandezze mag-giori è stato determinato, attraverso una serie di passaggi, sulla base dei loro rapporti interni, dei paralleli con il Vicino Oriente e con il mondo greco di età storica, e mediante il confronto con i pesi da bilancia rinvenuti. Se le linee d’interpretazione fondamentali sono state poste quasi subito, il dibattito è a lungo continuato per raffinare il quadro e soprattutto per determinare i valori assoluti delle grandezze docu-mentate. La sintesi che qui si propone (Tab. 7) riassume la discussione e risolve parte delle contrapposi-zioni sui valori assoluti assegnando un’oscillazione tra valori “forti” e valori “deboli” alle stesse misure.

Le grandezze maggiori: talento (l), doppia mina (m), mezza mina (n) (Tab. 7, col. I, II, III, V e Tab. 11)

Sono le unità più usate nella misura del peso in lineare B e hanno paralleli in tutte le amministra-zioni del Vicino Oriente antico, fin dal III millennio a.C. Si tratta dunque di unità dalla storia molto lunga e dalla forte persistenza, probabilmente condivise dalle varie regioni egee ben prima dell’età micenea (frazioni della mina sono presenti a Tirinto nell’Antico Elladico, e la stessa unità minoica di 65 g è 1/8 della

mina).

57 In genere, sulle misure di peso in lineare B, v. Docs2, p. 53-58, Chadwick 1976, p. 102-105, Parise 1994c,

De Fidio 1999. Un riesame degli elementi di quantificazione nei testi micenei è affrontato da Michailidou 2001a. 58 Bennett 1987, Parise 1986a, p. 308, 1994c, p. 300-301, De Fidio 1999, Michailidou 2010, p. 74. Per x = p 3, v. Chadwick 1976, p. 104.

59 Sul problema del passaggio dal sistema minoico a quello miceneo, v. Chadwick 1976, p. 102-105, 144, Parise 1986a, p. 308, 1986b, 1996, De Fidio 1999, p. 196-198, Alberti 2003a, p. 617-619.

(24)

I sistemi di misura micenei 703 L’andamento dei loro rapporti è sessagesimale. Il talento l (*118) è l’unità maggiore, pari a ca. 30 kg ed equivalente a 30 doppie mine m o a 120 mezze mine n: il suo valore assoluto si basa so-stanzialmente sui paralleli orientali e ha trovato conforto, per l’età neopalaziale, come ricordato, nel ritrovamento di un peso di ca. 15 kg ad Akrotiri (TB I avanzato, ca. 1570 a.C.). Il logogramma rap-presenta una bilancia a due piatti60. La doppia mina m (*117) è la prima frazione del talento, pari a

ca. 1 kg ed equivalente a 1/30 di talento l o a 4 mezze mine n; pesi con massa analoga sono presenti a

Micene e a Tebe. In alcuni casi, m sembra essere conteggiata come unità indipendentemente dal talento: in molte delle tavolette della serie Og di Cnosso sono registrate sia quantità inferiori a m 30 che superio-ri, da m 47 a m 130, non ridotte in talenti (v. infra). Come si è detto, manca tra le misure scribali la mina di ca. 480-500 g, attestata in altre regioni mediterranee e, come massa, tra i pesi di Micene e di Tirinto61.

La mezza mina n (*116) è 1/120 di talento l e ¼ di doppia mina m e pesa ca. 250 g; nella serie Np di Cnosso

il segno sillabico RO è sicuramente superiore a q (Np(1) 7508) e si colloca forse tra n e p; pesi coinci-denti sono registrati a Micene e a Tirinto. Queste misure ponderali di base sono usate soprattutto per i metalli (p.es. a Pilo nella serie Jn per il bronzo e nella serie Jo per l’oro), ma anche per alcune derrate, come le spezie (nella serie Ge di Micene), il lino o altri beni soggetti a prelievo fiscale (cf. la serie Ma di Pilo), nonché, in un rarissimo caso, per frammenti di avorio (KN Og 7504, v. infra). È importante segna-lare che alcuni testi (KN Oa 730-734) confermano quanto già noto dalla documentazione archeologica, cioè che i lingotti “a pelle di bue” non costituivano uno standard di peso: nelle registrazioni contabili essi infatti sono pesati come ogni altro bene metallico (v. qui sotto le esemplificazioni)62.

I righi 1-7 della tavoletta Jn 415 di Pilo sono utili nella determinazione dei rapporti interni alle misure ponderali.

PY Jn 415 (AC, S310-H2)

.1 ru-ko-a2-ḳe-re-u-te , ka-ke-we , ta-ra-si-ja , e-ko-te .2 re-u-ko-ro-o-pu2-ru aes m 5 a3-ta-ro aes m 5 .3 wi-du-wo-i-jo aes m 5 ke-ti-ro aes m 5 .4 a-me-no aes m 5 pa-pu-so aes m 5 .5 a-ka-ṣạ-no aes m 4

.6 vacat

.7 to-so-de [ ] ka-ko aes [[ ]] l 1 m 4

Dei vari bronzieri (ka-ke-we) che, ubicati a ru-ko-a2-ḳẹ-re-u-te, hanno una ta-ra-si-ja, cioè una

quantità di metallo (aes ‘bronzo, rame’) da lavorare, sei ricevono m 5, mentre uno solo riceve m 4. Il totale del metallo è conteggiato come pari a l 1 m 4. Ciò implica che m 5 x 6 + m 4 = l 1 + m 4, per cui m 5 x 6 = l 1 e quindi l 1 = m 30.

Le poche tavolette riconducibili alla serie KN Oa (730-734) sono relative alla misurazione di lingotti “a pelle di bue”, rappresentati dal logogramma *167. Esse sono importanti perché mettono in evidenza come i lingotti venissero di volta in volta pesati dall’amministrazione, e quindi non fossero considerati uno standard di per sé.

KN Oa 730 (H1, –)

]*167 60 l 52 m 2

Per esempio, nella tavoletta Oa 730 (Fig. 5), 60 lingotti corrispondono a l 52 m 2 (= 1.562 kg): è evidente dunque che non c’è una corrispondenza 1:1 tra lingotti e talenti; ove i lingotti misurati fossero tutti di grandezza analoga, il loro peso medio sarebbe di ca. 26 kg. In un’altra tavoletta della medesima serie *167 è preceduto dal logogramma *140 (aes), per cui si suppone che i lingotti in questione fossero

60 Docs2, p. 57-58; un punto di riferimento è stato anche un sedicente peso campione da Cnosso, segnalato da

A. Evans (1906, p. 342: peso in gesso di 29 kg dal Magazzino XV), sulla cui identificazione rimangono però forti dubbi. Sul segno *118 l, v. IDA, p. 154-160, tav. XCIII-XCVI (elenco delle attestazioni in lineare B e dei ritrova-menti di bilance).

61 V. recentemente Michailidou 2007, p. 229-230, con bibliografia.

Riferimenti

Documenti correlati

• Per ogni contributo d’incertezza di categoria A il numero di gradi di libertà υ i da considerare è uguale al numero dei dati considerati n a cui va sottratto il numero di

Il carattere impulsivo di una forza è la caratteristica fondamentale degli urti: durante un urto, per esempio tra due biglie d'acciaio, le forze interne che governano

olo legge o principio o definizione unità di misura unità

I dati sono mostrai in tabella: durante la caduta libera l’accelerazione misurata è vicina a zero (efetti di attrito e taratura possono modificare il valore misurato). Calcolare

Ogni misurazione ha delle ‘’imperfezioni’’ che influiscono sul valore della misura dando luogo al cosiddetto errore di. misura che rende la misura diversa dai

Rimangono, invece, in uso quei multipli e sottomultipli che consentono di applicare i fattori 10 (deca, simbolo da) e 100 (etto, simbolo h) e i sottomultipli 1/10 (deci, simbolo

la catena di misura è una successione ininterrotta di strumenti e procedure collegati in modo da poter acquisire ed elaborare il segnale in ingresso (la grandezza fisica da

Faraday: quantità di elettricità necessaria per depositare il grammo equivalente di Ag =96500 cb/g.eq = 96500 .3.10 -3 unità elettrostatiche. intensità di corrente: Ampere =cb/sec