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Reciprocità emotiva in psicoterapia: un approccio postrazionalista

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Reciprocità emotiva in psicoterapia: un approccio postrazionalista

A postrationalist approach to emotional reciprocity in psychotherapy

MARIO ANTONIO REDA, SILVIA DONATI DELLA LUNGA, LUCA CANESTRI Dipartimento di Scienze Neurologiche e del Comportamento, Sezione di Scienze del Comportamento, Università di Siena

Rivista di psichiatria, 2011, 46, 5-6 292

RIASSUNTO. In un approccio postrazionalista alla psicoterapia cognitiva, la relazione terapeutica diventa uno strumento di

esplorazione che il paziente utilizza per comprendere le regole su cui si basano le modalità più rigide della sua organizzazio-ne di significato personale. Una più approfondita consapevolezza dei propri atteggiamenti è la variabile fondamentale che consente al paziente di assimilare le esperienze problematiche. Il ruolo che il terapeuta assume è quello di perturbatore emo-tivo strategicamente orientato che è estremamente attento alle tonalità emotive proprie e dell’altro, che vive in reciprocità con il paziente, dal momento che questo scambio emotivo aiuta a modulare il modo in cui il paziente si percepisce e acquisi-sce consapevolezza dei propri problemi

PAROLE CHIAVE: empatia, psicoterapia, postrazionalismo, relazione terapeutica.

SUMMARY. In a postrationalist approach to cognitive psychotherapy the teherapeutic relationship becomes a tool for

ex-ploring, by which, the patient manages to understand the rules which govern the rigid logical processes of his own personal meaning organization. A more accurate knowledge of one’s own attitudes is the crucial variable that lets the patient assimi-late problematic experiences. The therapist role assume the form of a “strategical oriented emotive disturber” who is ex-tremely careful to utilize the emotional swings that he live in reciprocity with the patient, and who is aware of is own, as it is his emotions which modulate the patient’s perceptions and understanding of problems.

KEY WORDS: emphaty, psychotherapy, postrationalism, therapeutic relationship.

E-mail: reda@unisi.it

COMPLESSITÀ E ORGANIZZAZIONE DI SIGNIFICATO PERSONALE:

IMPLICAZIONI NELLA PSICOPATOLOGIA E NELLA PSICOTERAPIA

Prima di affrontare il tema della reciprocità emoti-va in psicoterapia, è necessaria una breve premessa che possa dar ragione delle differenze tra modelli co-gnitivisti “classici” e una visione sistemico processuale di tipo postrazionalista. Nell’ottica cognitivista classi-ca, l’analisi dei processi mentali nella prospettiva del-l’information processing approach è attualmente il mo-dello predominante. Essa si fonda su una solida tradi-zione positivista, tenacemente empirista, in cui la real-tà percepita consisterebbe in una serie di informazioni, con un ordine predeterminato e indipendente dal-l’esperienza dell’osservatore, incardinate in una sorta di flusso proposizionale e rappresentazionale che si

ve-rifica in “reti neurali” a livello corticale o subcorticale. In questo modo la “conoscenza” è la rappresentazione della “realtà” ed è possibile osservare e descrivere la realtà in termini oggettivi e indipendenti dall’osserva-tore. Esiste quindi una “realtà” ordinata, descrivibile in modo oggettivo che contiene, come sua proprietà, un senso delle cose (1,2).

Da queste considerazioni deriva un modello com-putazionale ideale, in cui i processi conoscitivi risulta-no entità scientificamente descrivibili, la corisulta-noscenza si descrive attraverso schemi cognitivi adattivi e disadat-tivi, imaging cerebrale e network cellulari; in questo si-stema di elaborazione si concretizzano emozioni ami-che e nemiami-che, pensieri razionali e irrazionali; tale ap-proccio comporta la definizione netta di concetti di normalità e patologia, delineando assetti cognitivi pa-tologici e orientando l’intervento psicoterapico in sen-so “pedagogico-correttivo”.

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re e significare i propri stati emozionali in una prospetti-va soggettiprospetti-va rendendoli accessibili e negoziabili. Per consentire al sistema di proseguire nella sua evoluzione, mantenendo al tempo stesso una sensazione di identità e di coerenza, è necessario un cambiamento che consenta di rappresentarsi in modo nuovo le sensazioni che non risultano più congruenti con il senso di sé e con un senso di identità personale che si è costruita e stabilizzata nel corso della vita. Se questa operazione di automodulazio-ne ha successo, l’atteggiamento verso di sé e verso il mondo si modifica e una modalità conoscitiva si struttu-ra e si modella sulla precedente, senza che si perda quel senso di continuità che rappresenta una caratteristica propria degli umani e che mantiene quella componente di sé vissuta come invariante (3).

Nel modello postrazionalista il presupposto di una relazione terapeutica è quello di instaurare una reci-procità affettiva in cui vengano rispettate le caratteri-stiche individuali nell’insieme di processi di interscam-bio e di negoziazione affettiva; la condizione di sinto-nia intersoggettiva consente al terapeuta di poter in-durre delle perturbazioni emozionali, senza che queste raggiungano livelli estremi o non più gestibili per il pa-ziente; questa possibilità di sperimentare in modo con-trollato sentimenti altrimenti intollerabili favorisce i processi di riorganizzazione del flusso conoscitivo e orienta il paziente verso il cambiamento (5,6,15).

In questo senso il terapeuta dovrebbe favorire i cessi che possono aiutare il paziente a esplorare le pro-prie modalità di conoscenza e di organizzazione dei si-gnificati personali nel contesto del proprio ciclo di vi-ta, esplorando le situazioni e gli eventi di vita che han-no contribuito alla genesi dei sintomi e degli atteggia-menti, mantenendo un atteggiamento non pedagogico. Nell’interazione psicoterapeutica è necessario, per-tanto, tener conto della particolare modalità di comu-nicazione di ogni paziente, al fine di comprenderne la “narrativa emozionale” che in ogni caso è indicativa di un particolare senso di identità personale (3,16).

Se nel cognitivismo classico si era di fronte a un te-rapeuta cordiale, collaborante, stimabile ma distaccato, nel cognitivismo costruttivista il ruolo del terapeuta è caratterizzato da partecipazione e da empatia. In que-sta prospettiva il terapeuta partecipa attivamente nel processo intersoggettivo di interscambio di emozioni e significati. Questo atteggiamento permette al paziente un riordinamento, maggiormente articolato, flessibile e generativo rispetto a quegli stati interni avvertiti fino a quel momento come sintomi esterni a sé e caratteriz-zati come uno stato patologico.

L’operare all’interno e attraverso la relazione com-porta necessariamente una negoziazione degli obietti-vi della relazione. L’obiettivo che inizialmente il pa-Nell’ottica postrazionalista ogni essere umano

possie-de una propria modalità conoscitiva attiva, ovvero capa-ce di costruire attivamente una propria realtà e una pro-pria esperienza personale di essa, dinamicamente creata, conservata e adattata dal soggetto conoscente (3-8). In questa dinamica processuale ogni individuo struttura e plasma il proprio modo di mettersi in relazione con sé e con l’ambiente; questo processo prende forma attraver-so la costruzione e l’adattamento di sistemi di significa-to che integrano modalità sensoriali, emotive e cognitive in modo coerente e autoriferito. Tale processo si esplica nel contesto evolutivo delle interazioni individuo-am-biente ed è particolarmente attivo nelle relazioni inter-soggettive con altri individui della stessa specie; la rela-zione dapprima con i caregiver e in seguito con persone significative accompagna ogni persona dai primi mo-menti di vita per tutto l’arco dell’esistenza permettendo la strutturazione bio-psicologica dei sistemi conoscitivi (9-14). Le esperienze di reciprocità creano perturbazio-ni stimolando i sistemi conoscitivi e orientando il pro-cesso attivo di costruzione e di articolazione processua-le di un proprio senso di sé e del mondo (4).

Per alcune persone, nel corso della vita, eventi che coinvolgono intensamente i sistemi emozionali produco-no perturbazioni che per qualità o per intensità produco-non pos-sono più essere integrate coerentemente nei sistemi di conoscenza, producendo uno scompenso nei processi di regolazione emozionale (3); le emozioni disregolate ir-rompono e perturbano il senso di continuità dell’espe-rienza, assumendo caratteristiche disturbanti ed estranee al proprio modo di esistere; in una persona adulta, in fa-se di scompenso emotivo questo si riflette in una pertur-bazione nella continuità della trama narrativa, la struttu-ra verbale, ma anche gli atteggiamenti emotivi che si ac-compagnano alla comunicazione, risultano in qualche modo alterati, nel senso che le fluttuazioni emotive non sono integrate in un contesto narrativo coerente e autori-ferito; il significato di questi segnali emotivi appare spes-so irrigidito, stereotipato, oppure si configura come una vera e propria “sindrome psicopatologica sintomatica”.

Il postrazionalismo introduce quindi un metodo di lavoro che valorizza molto il soffermarsi sui segnali emozionali, focalizzandosi sulla modalità personale e soggettiva di articolare i sistemi di conoscenza in quel-la interfaccia emozioni/significati personali che carat-terizza il modo di esistere di ogni singolo individuo.

RECIPROCITÀ E PSICOTERAPIA:

UNA PROSPETTIVA POSTRAZIONALISTA

Nel metodo postrazionalista particolare enfasi è stata dedicata a quello che è il modo, per il paziente, di

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ziente si pone è generalmente quello di essere “curato e guarito” da ciò che lo disturba, mentre il terapeuta dovrà cercare di esplorare il modo in cui il paziente esperisce ed esprime i propri vissuti emozionali. L’uti-lizzo di tecniche psicoterapeutiche è subordinato al lo-ro utilizzo in modo strategico, all’interno di un metodo che le integra in una prassi processuale, con scopi tesi non tanto alla eliminazione del sintomo, quanto alla sua progressiva spiegazione in termini autoriferiti.

I domini cognitivi del terapeuta sono elementi fon-danti nella costruzione della relazione nel processo te-rapeutico, il suo modo di pensare, di percepire le emo-zioni, di entrare in relazione con l’altro risultano ele-menti fondanti della terapia (17). Attraverso la propria risonanza emotiva il terapeuta è in grado riconoscere, regolare e ri-organizzare le proprie attività conoscitive relative a sé e all’altro e di operare con lui un proces-so di sintonizzazione emozionale (18). In questo senproces-so l’inizio di una relazione terapeutica è a tutti gli effetti l’inizio di una relazione tra due esseri umani, che, nel-le prime fasi della terapia operano un’esplorazione mutuale di compatibilità (15). In questo periodo le ca-ratteristiche cognitive ed emotive dei due individui operano, in una dimensione intersoggettiva, un proces-so di sintonizzazione di significati ed emozioni; la rela-zione assume il significato di strumento di esplorazio-ne e di lavoro, e l’abilità del terapeuta sarà quella di muoversi all’interno e all’esterno della relazione, con continui passaggi dal ruolo di osservatore a quello di osservato, incuriosendosi per incuriosire.

Ogni interazione tra individui comporta una rispo-sta emozionale e quindi, in ogni relazione, oltre all’at-tivazione propria del SNC si osserva una fluttuazione negli indici fisiologici. In alcuni recenti studi (19,20) so-no state individuate risposte fisiologiche correlate nel-l’interazione tra paziente e terapeuta in psicoterapia, negli stessi studi si è osservato come vi siano correla-zioni significative tra i livelli di attivazione psicofisio-logica dei pazienti e dei terapeuti; tale correlazione è statisticamente più rilevante nei momenti in cui il pa-ziente percepisce un alto livello empatico. I risultati degli studi di Marci sono stati replicati dal nostro grup-po di ricerca (21), dall’analisi dei dati relativi a indici psicofisiologici registrati su 15 diadi terapeuta/pazien-te in psicoterapeuta/pazien-terapia, risulta come il processo di sintoniz-zazione assuma un significato caratterizzante in una relazione terapeutica; tale sintonizzazione assume un andamento inizialmente crescente fino a un massimo nelle fasi centrali della terapia, diminuendo poi pro-gressivamente nella seconda parte della seduta (22).

La reciprocità positiva in psicoterapia si basa sulla condivisione spontanea degli stati emotivi, particolar-mente su quelli in cui si è scompensata

l’organizzazio-ne di significato personale del paziente. In terapia, è il rapporto di reciprocità a permettere di condividere l’emotività alterata del paziente e determinare uno sta-to di comunicazione affettiva, basilare per la modula-zione delle turbolenze emotive emergenti. Il sentirsi capiti e il poter condividere le proprie emozioni e i propri significati è reso possibile dalla relazione con il terapeuta che entra in contatto con il paziente, in una dimensione intersoggettiva che è soprattutto di tipo emozionale e che permette al paziente di ri-organizza-re una narrativa emozionale integrata e coeri-organizza-rente col proprio senso di sé: in tal modo emozioni e significati prima disregolati appaiono riregolati. (23)

Nel corso della terapia il sintomo e la diagnosi per-dono man mano di significato attraverso la “spiegazio-ne del sintomo”; entrare in contatto con le emozioni dell’altro agite nella narrazione permette di operare l’induzione di fluttuazioni emozionali nei sistemi di co-noscenza del paziente, orientando la riorganizzazione dei significati e delle sensazioni nelle proprie aree cri-tiche, in questo senso nell’ottica postrazionalista il te-rapeuta assume il ruolo di perturbatore strategicamen-te orientato (24).

Un’ultima considerazione riguarda il ruolo della far-macoterapia all’interno di una psicoterapia a imposta-zione postrazionalista. Per molti pazienti l’associazio-ne tra farmaci e psicoterapia è spesso l’associazio-necessaria e la validità di questo approccio non può essere messa in discussione. Nella nostra prospettiva, il farmaco coa-diuva il lavoro della psicoterapia, e non viceversa, mo-dulando e non sopprimendo le emozioni troppo “ru-morose”, che per la loro intensità o pervasività posso-no rendere difficile o impossibile l’accesso e l’elabora-zione di tali stati interni. La modulal’elabora-zione farmacologi-ca non ha tanto il signififarmacologi-cato di eliminare emozioni pa-tologiche, quanto quello di renderle fruibili in modo non eccessivamente disturbante, aumentando le possi-bilità di riorganizzazione del materiale conoscitivo nel-l’interfaccia tra emozione e significato.

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