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Academic year: 2021

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Discutendo di guerra

Il centenario della Prima guerra mondiale costringe gli studiosi e le opinioni pubbliche a riflettere ancora una volta attorno ai caratteri e alle conseguenze di quell’enorme fenomeno storico.

Atto di nascita del secolo breve1, momento di svolta di una modernità più lunga2, avvio della guerra dei trent’anni3, origine della memoria moderna4, pro-va globale5: comunque gli storici l’abbiano qualificato, in termine di drammati-ca cesura o di decisivo tornante, è difficile trovare un altro momento della sto-ria contemporanea che abbia attratto e attragga discussioni più durature, che appunto oggi compiono un secolo. Sono discussioni che parlano di guerra e di pace, di morte di massa e di sospensione di diritti, di rivoluzione e di soggetti-vità, e che cadono oggi, dovunque, mentre numerosi conflitti armati continua-no ad insanguinare il pianeta e mentre la pace, i diritti, le soggettività socontinua-no di nuovo sotto attacco. Difficile quindi attendersi discussioni storiografiche pacifi-che e irenipacifi-che.

Ci sono stati paesi in cui allora si stabilì (e oggi, pur trasformato, si ripre-senta) un qual certo consenso nazionale su alcuni punti di fondo della

parte-1 Come Eric J. Hobsbawm, Il secolo breve (1994), Milano, Rizzoli, 1995.

2 Nelle due versioni di Arno J. Mayer, Il potere dell’ancien régime fino alla Prima guerra

mondiale (1981), Roma-Bari, Laterza, 1982, e Charles S. Maier, Secolo corto o epoca lunga?

L’unità storica dell’età industriale e le trasformazioni della territorialità, in Claudio Pavone (a cura di), Novecento. I tempi della storia, Roma, Donzelli, 1997, pp. 45-78.

3 Un taglio ripreso da Ernst Nolte, Nazionalsocialismo e bolscevismo: la guerra civile

euro-pea, 1917-1945, con un saggio di Gian Enrico Rusconi, Firenze, Sansoni, 1989.

4 È la nota tesi di Paul Fussell, La Grande guerra e la memoria moderna (1975), Bologna, Il Mulino, 1984.

5 Per una lucida indicazione si veda Daniel Marc Segesser, Der erste Weltkrieg in globaler

Perspektive, Wiesbaden, Marix Verlag, 2010.

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cipazione alla Prima guerra mondiale6. E anche in Italia7 il processo di nazio-nalizzazione fece passi avanti, sia pur — appunto — nel sangue della guerra. La stessa vittoria finale, niente affatto scontata e anzi messa a duro rischio nel maggio 1916, nell’ottobre-novembre 1917 e sino al giugno 1918, vi contribuì. Ma la spaccatura dello stesso fronte liberale al momento dell’entrata in guerra, lo sforzo enorme subito dal paese, la mancanza di governi di “unione sacra”, la presenza dell’unico grande Partito socialista europeo che non votò i credi-ti di guerra, non erano segni di unificazione bensì di divisione. Inoltre, quan-to avvenne dopo la fine del conflitquan-to, fra dopoguerra, crisi finale del sistema li-berale ed avvento del fascismo, sia pure non addebitabile meccanicisticamente alla Grande guerra, nemmeno può essere ignorato. Per tutte queste ragioni, an-cora oggi discutere del primo conflitto mondiale — peraltro, come osservava-mo, in tempi di guerra — difficilmente può essere considerato un esercizio ac-cademico.

D’altro canto, che la Grande guerra conservi da noi un tale carattere di di-scussione, e non di consenso, potrebbe essere visto con soddisfazione, e sen-za esecrazioni di un presupposto carattere divisivo della storiografia naziona-le8, non foss’altro nella misura in cui la discussione e la ricerca possono servire da stimolo a chiarificare aspetti ancora poco noti, o ad affinare metodi d’inda-gine poco praticati, o a identificare questioni e fonti storiche ancora trascurate.

Quando si leggeranno queste righe, il centenario sarà in Europa ormai a cir-ca un terzo del suo cir-cammino. Era stato avviato dai più previdenti e prepara-ti, autori o editori, quantomeno dal 19139. È formalmente partito di fatto do-vunque (anche in Italia) nel 1914 sia con la discussione di volumi che hanno fatto (e sembravano fatti per apposta per) discutere10, sia soprattutto con l’edi-zione di grandi ricostruzioni dal taglio generale11 e di opere collettive interna-zionali e transnainterna-zionali: dalla Cambridge History of the First World War12 alla

6 Si veda Antoine Prost, Jay Winter, Penser la Grande Guerre. Un essai d’historiographie, Paris, Seuil, 2004.

7 Si pensa a Mario Isnenghi, Giorgio Rochat, La Grande guerra 1914-1918, Firenze, La Nuo-va Italia, 2000 (nella collana Storia d’Italia nel secolo ventesimo, promossa dall’Istituto nazio-nale per la storia del movimento di liberazione in Italia), riedita da Sansoni, e poi più volte da Il Mulino; Antonio Gibelli, La Grande guerra degli italiani 1915-1918, Milano, Sansoni, 1998; e Giovanna Procacci, La Prima guerra mondiale, in Giuseppe Sabbatucci, Vittorio Vidotto (a cu-ra di), Storia d’Italia, vol. IV, Guerre e fascismo, Roma-Bari, Laterza, 1997.

8 24 maggio 1915 l’Italia è in guerra, Milano, Corriere della Sera, 2015. 9 Florian Illies, 1913 l’anno prima della tempesta, Venezia, Marsilio, 2013.

10 Christopher Clark, I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande guerra, Roma-Bari, Laterza, 2013.

11 Nel panorama editoriale italiano, ricordo innanzitutto la buona sintesi di Oliver Janz,

1914-1918 la grande guerra (2013), Torino, Einaudi, 2014, purtroppo funestata da una traduzione ine-sperta su questi temi.

12 Jay Winter (a cura di), The Cambridge History of the First World War, Cambridge, Cam-bridge University Press, 2014.

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enciclopedia open access 1914-1918 on line13. In quello stesso 1914 la rilevan-za dell’evento centenario è stata accompagnata, nei vari paesi, da solenni mani-festazioni (che andranno in un futuro studiate) e con la costituzione, l’attività e il rilevante finanziamento (non in Italia) di strutture e comitati nazionali per le commemorazioni. A livello internazionale ha poi marciato con buon passo nel 1915, sia pure in genere producendo opere di minore impatto.

In Italia, ovviamente, in questo 1915 appena concluso, il centenario si è fat-to sentire maggiormente. Lo hanno contrassegnafat-to alcune, poche, iniziative nazionali di grande eco14, alcuni volumi di sintesi o di taglio innovativo, una miriade di iniziative disperse nei diversi comuni d’Italia. Vi è stato anche un bando pubblico di finanziamento, che ha sollecitato quasi novecento enti o as-sociazioni a fare domanda: una lunga lista, dal quale sono state estratte, a se-guito di un primo vaglio di un comitato di storici — ma alla fine con moda-lità non del tutto chiarite pubblicamente — quarantacinque iniziative15. Una buona attenzione dei mezzi di comunicazione ha assicurato una certa rilevan-za a molte attività.

Finora, in questo centenario italiano, ha prevalso la continuità o la disconti-nuità? la ripetizione o l’innovazione? la quantità o la qualità? In generale, è no-to, le commemorazioni e le ricorrenze non sempre offrono l’occasione migliore per un ripensamento e un rinnovamento: le celebrazioni raramente sono mo-menti di formazione di un pensiero critico in grado di lasciarsi alle spalle la retorica. Certo all’interno di una mole così imponente di studi (il Servizio bi-bliotecario nazionale censisce almeno quattrocento pubblicazioni, edizioni o ri-edizioni, di monografie, grandi o piccole, stampate fra il 2014 e il 2015 sui te-mi della Prima guerra mondiale: e questo senza contare gli articoli delle riviste scientifiche) non poteva non esserci stata anche qualità. Ma in quale direzione si è andati? In quale si sta andando? Quale traiettoria abbozzano questi avvii ri-spetto ai migliori studi internazionali?

Fra i tanti titoli pubblicati non abbiamo per adesso avuto nuove storie na-zionali e generali: la maggiore rimane quindi ancora quella scritta da Mario Isnenghi e Giorgio Rochat16, più volte ristampata, affiancata da quella — di po-co precedente — di Antonio Gibelli17 e dalla più veloce traccia di Giovanna Procacci18. Segno dei tempi, abbiamo invece assistito ad una rivalorizzazione dell’opera, del 1969 e da allora mai aggiornata, di Piero Melograni19. Abbiamo

13 Si veda http://www.1914-1918-online.net/. 14 http://www.centenario1914-1918.it/it.

15 http://www.centenario1914-1918.it/it/2015/11/18/graduatoria-delle-iniziative-culturali-ban-do-grande-guerra.

16 Mario Isnenghi, Giorgio Rochat, La Grande guerra 1914-1918, cit. 17 Antonio Gibelli, La Grande guerra degli italiani 1915-1918, cit. 18 Giovanna Procacci, La Prima guerra mondiale, cit.

19 Piero Melograni, Storia politica della Grande guerra 1915-1918, Bari, Laterza, 1969, ried. da Milano, Mondadori, 2014.

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avuto però alcune messe a punto generali, in forma collettiva e sintetica20 o in-dividuale e analitica21.

Maggiori novità è stato possibile trovare in alcune opere dal taglio loca-le22 o regionale, una dimensione nuova degli studi sulla Grande guerra, partico-larmente utile quando sotto la lente degli studiosi sono passati i territori meri-dionali, meno conosciuti per quel periodo 1914-1918. Un’attenzione nuova, per adesso più mediatica e politica che storiografica, è stata portata ad alcune ca-tegorie di “vittime” della Grande guerra italiana: soprattutto, i fucilati23. Una nuova serie di studi e di pubblicazioni è stata rivolta al ruolo delle donne24 (per la verità, soprattutto, ancora, borghesi e cittadine), uno spazio di ricerca am-plissimo ancora in buona parte da sondare. Una ricerca collettiva ha infine cer-cato di fare maggiore luce sull’insediamento territoriale dei neutralisti25, princi-palmente liberali. Insomma, non sono mancati temi nuovi o il cui studio è stato rinnovato.

Altri temi, pur importanti, hanno ricevuto nuova attenzione, ma tratta-zioni più tradizionali, meno innovative. Si badi bene: pur qualificate e qua-lificanti la storiografia italiana, sono state narrazioni tutto sommato già no- te. Alcuni esempi: le vite degli umili travolti dalla guerra26, i soldati e la lo-ro storia intima fra consenso e dissenso27, soprattutto molta storia politi-20 Sia concesso di rinviare a Nicola Labanca, Oswald Überegger (a cura di), La guerra

ita-lo-austriaca 1915-18, Bologna, Il Mulino, 2014 (anche in ediz. austriaca Krieg in den Alpen.

Österreich-Ungarn und Italien im Ersten Weltkrieg (1914-1918), Wien-Köln-Weimar, Böhlau, 2015), e a Nicola Labanca (a cura di), Dizionario storico della Prima guerra mondiale, Roma-Bari, Laterza, 2014.

21 Si veda l’ampio e ambizioso Marco Mondini, La guerra italiana: partire, raccontare,

tor-nare 1914-18, Bologna, Il Mulino, 2014, il cui vero senso si intende in Id., L’historiographie

ita-lienne face à la Grande Guerre: saisons et ruptures, “Histoire@Politique. Politique, culture, so-ciété”, 2014, n. 22, liberamente consultabile in www.histoire-politique.fr.

22 Si veda per esempio Giuseppe Barone (a cura di), Catania e la Grande guerra. Storia,

protagonisti, rappresentazioni, Acireale, Bonanno, 2014.

23 Si veda, dopo una serie di interventi sul quotidiano “Avvenire” nell’estate 2014 curati da Giovanni Grasso, il convegno tenutosi a Rovereto nel maggio 2015, su cui http://www.museodel-laguerra.it/convegno-litalia-nella-guerra-mondiale-e-i-suoi-fucilati-quello-che-non-sappiamo-2/.

24 Fra i molti si vedano Donne nella grande guerra, introduzione di Dacia Maraini, Bologna, Il Mulino, 2014; Augusta Molinari, Una patria per le donne. La mobilitazione femminile nella

grande guerra, Bologna, Il Mulino, 2014; Daniela Rossini, Donne e propaganda

internaziona-le. Percorsi femminili tra Italia e Stati Uniti nell’età della Grande guerra, Milano, FrancoAnge-li, 2015.

25 Si veda Fulvio Cammarano (a cura di), Abbasso la guerra! Neutralisti in piazza alla

vigi-lia della Prima guerra mondiale in Itavigi-lia, Firenze, Le Monnier università-Mondadori education, 2015.

26 Antonio Gibelli, La guerra grande. Storie di gente comune 1914-1919, Roma-Bari, Later-za, 2014. Dello stesso autore si veda anche la recente riedizione di alcuni dei suoi molti inter-venti sul tema sotto il titolo di Il colpo di tuono. Pensare la Grande guerra oggi, Roma, Mani-festolibri, 2015.

27 Si pensa a Quinto Antonelli, Storia intima della Grande guerra. Lettere, diari e memorie dei

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ca28. Si è trattato di ottime ricostruzioni o tratteggiamenti, a firma di spe-cialisti riconosciuti del settore, che pure probabilmente andavano incontro al favore del pubblico: ma i cui metodi e i cui risultati non hanno stupito gli specialisti.

Dove la bilancia ha naturalmente segnato la prevalenza del noto sulla sor-presa è stato nelle opere di giornalisti e pubblicisti, i quali non si sono fatti sfuggire l’occasione del centenario per confezionare — con provata esperienza — opere che, a differenza di quelle degli storici, sembravano fatte per andare incontro al favore del pubblico. O meglio dei pubblici: così il pubblico più ge-nerale, quello più riflessivo e quello più impegnato hanno avuto ognuno le pro-prie letture di riferimento sulla Grande guerra, per esempio, per la penna ri-spettivamente di Aldo Cazzullo29, Paolo Rumiz30 e del collettivo Wu Ming31. Opere tutte diverse fra loro, quindi, sia pure — a pensarci bene — accomu-nate da un richiamo al “popolo”, e talora ad un certo populismo, evidente se-gno dei tempi. La stessa recentissima riedizione del Diario di guerra di Benito Mussolini (1916) per conto di ben tre case editrici e per la diversa curatela di tre studiosi di ben diverso orientamento (Mario Isnenghi32, Alessandro Cam-pi33 e Mimmo Franzinelli34) lascia intendere di come si sia pensato che a ogni pubblico si sia voluto vendere la “propria” Grande guerra. Andare contro ope-razioni culturali così pensate e sfidare le corazzate editoriali dei libri di queste “grandi firme” del mondo della comunicazione nazionale è stato per gli storici assai difficile ed è probabile che acute messe a punto o reinterpretazioni di fini ed esperti storici — pensiamo in particolare al raffinato Convertirsi alla

guer-ra35di Mario Isnenghi — o nuove offerte a firma di più giovani ma già ben ca-ratterizzati studiosi — pensiamo a Marco Mondini e al suo Andare per luoghi

28 Un esempio: Francesco Perfetti (a cura di), Niente fu più come prima. La Grande

guer-ra e l’Italia cento anni dopo. Atti del Convegno, Firenze, 13-14 marzo 2015, Firenze, Polistam-pa, 2015.

29 Aldo Cazzullo, La guerra dei nostri nonni 1915-1918. Storie di uomini, donne, famiglie, Milano, Mondadori, 2015.

30 Si pensa qui al passaggio dalla commemorazione alla rievocazione di Paolo Rumiz, Come

cavalli che dormono in piedi, Milano, Feltrinelli, 2014.

31 Si vedano Wu Ming 1, Cent’anni a Nordest. Viaggio tra i fantasmi della guera granda, Milano, Rizzoli, 2015; Wu Ming, L’invisibile ovunque, Torino, Einaudi, 2015; e Wu Ming,

L’ar-mata dei sonnambuli, Torino, Einaudi, 2014.

32 Benito Mussolini, Il mio diario di guerra, a cura di Mario Isnenghi, Bologna, Il Mulino, 2016.

33 Benito Mussolini, Giornale di guerra 1915-1917, a cura di Alessandro Campi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2016.

34 Benito Mussolini, Giornale di guerra, 1915-1917, a cura di Mimmo Franzinelli, Gorizia, Goriziana, 2016. Per la precisione si era già registrata di recente un’iniziativa locale, la riedizio-ne dello stesso volume a cura di Denis Vidale, Castelfranco Veriedizio-neto, Biblioteca dei leoni, 2015, e una inquietante presso Padova, Edizioni di Ar, 2015.

35 Mario Isnenghi, Convertirsi alla guerra. Liquidazioni, mobilitazioni e abiure nell’Italia

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della Grande guerra36 — si siano trovate in termini di copie vendute a grande distanza.

Altre occasioni e altri momenti saranno necessari per redigere un accura-to bilancio che — scendendo nei dettagli e nell’esame accuraaccura-to delle pubblica-zioni anche minori presso le più appartate sedi editoriali — potrà portare forse a conclusioni più ottimistiche. Certo la prima impressione è che, per adesso, la continuità abbia fatto aggio sulla discontinuità, la rielaborazione sulla sorpren-dente innovazione, o sulla reinterpretazione37.

Continua in particolare un certo divario, e non è un buon segno, con le sto-riografie di altri paesi: sono del tutto mancate fra gli studiosi italiani le forze e le volontà per qualche grande storia internazionale e complessiva della Gran-de guerra38, affreschi che invece altrove si sono moltiplicati, mettendo in evi-denza i tratti più innovativi delle interpretazioni più aggiornate, che insistono su un conflitto visto come una guerra globale, totale, profondamente segnata da fenomeni transnazionali. Colpisce ancora di più una certa distanza degli in-teressi delle storiche e degli storici italiani da molti fra i più fertili campi di ri-cerca quali opere come i tre tomi della Cambridge History of the First World

War hanno configurato: non tanto per quanto attiene al primo volume (se vo-gliamo, il più tradizionale) dedicato alle caratteristiche militari e politiche del-la guerra, ma per quanto è là trattato nel secondo volume sull’azione dello Sta-to (ancora un grande assente, negli studi italiani, a parte un recente convegno) e soprattutto nel suo terzo e davvero innovativo volume, sulla storia sociale e culturale-sociale39. Su quest’ultimo punto, davvero, la storiografia italiana è complessivamente piuttosto assente, o carente, nonostante si tratti di temi for-se non esplicitati ma certo già quanto meno accennati da un’altra grande opera, di quasi dieci anni fa, pure meritoriamente tradotta in italiano40. In una parola, a un primissimo sguardo, gli studi italiani sembrano non aver colmato del tut-to certi divari formatisi negli ultimi decenni con la stut-toriografia internazionale.

Ma forse si tratta di impressioni, e comunque il centenario è tutt’altro che fi-nito.

“Italia contemporanea” — anche per inaugurare degnamente la nuova sezio-ne “In rete” — ha colto l’occasiosezio-ne per avviare una riflessiosezio-ne storiografica su tutto questo grazie alla disponibilità di due fra i più noti studiosi italiani della

36 Marco Mondini, Andare per i luoghi della Grande guerra, Bologna, Il Mulino, 2015. 37 Un’eccezione forse Diego Leoni, La guerra verticale. Uomini, animali e macchine sul

fronte di montagna, 1915-1918, Torino, Einaudi, 2015.

38 L’unica eccezione è la riedizione della Piccola storia della Grande guerra di Angelo Ven-trone (Roma, Donzelli, 2005) come Id., Grande guerra e Novecento. La storia che ha cambiato

il mondo, Roma, Donzelli, 2015.

39 Jay Winter (a cura di), The Cambridge History of the First World War, cit.

40 Si veda Stéphane Audoin-Rouzeau, Jean-Jacques Becker (a cura di), La Prima guerra

mondiale, edizione italiana a cura di Antonio Gibelli, Torino, Einaudi, 2007, di recente riedita in edizione tascabile in brossura.

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Prima guerra mondiale come Mario Isnenghi e Giovanna Procacci. Due studio-si che nelle pagine che seguono parlano dello stato e dell’indirizzo degli studi all’altezza del centenario, ma anche di sé e del proprio percorso di formazio-ne, e parlano l’una dell’altro, nella consapevolezza che di discutere della Gran-de guerra è discutere Gran-della storia d’Italia. Non parlano di tutto, ovviamente, ma di molto: con la convinzione che discutere di guerra solleva sempre grandi im-plicazioni.

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