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I vostri figli odiano la matematica? Vi spiego perché.

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Academic year: 2021

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889. D’Amore B. (2016). I vostri figli odiano la matematica? Vi spiego perché. Romagna Mamma. 25 giugno 2017. http://www.romagnamamma.it/2016/06/bruno-damore-i-vostri-figli-odiano-la-matematica-vi-spiego-perche/

Intervista a Bruno D’Amore

Bruno D’Amore è arrivato qualche giorno fa nella sua casa di Lido Adriano, in provincia di

Ravenna, dove passa qualche mese all’anno, quando non è a Bogotà, dove vive per la maggior parte del tempo con la moglie colombiana. Da un matematico, non ti aspetteresti risate e battute continue. Eppure lui, della supposta rigidità associata a operazioni e compagnia bella, non ha nulla. Perché per la sua esperienza, la matematica è tutto fuorché una disciplina rigida e antipatica, come spesso bambini e ragazzi la percepiscono. E quando, continuamente, in tutta Italia, viene chiamato a formare gli insegnanti, sa che il motivo dell’enorme affluenza è legato a questo suo modo allegro ma corretto di interpretare la matematica.

Professore, perché i genitori devono combattere contro l’odio per la matematica provato dai loro figli?

“Iniziamo sfatando un mito: la matematica, almeno fino ai dieci anni, piace molto perché si presta a essere giocata. Già dalla quarta e quinta elementare, però, alcuni insegnanti iniziano a introdurre precocemente una marea di formalismi che allontanano fatalmente la materia dal piacere e dall’allegria. I timori degli stessi docenti rispetto alla matematica, poi, vengono trasmessi ai bambini che, essendo molto ricettivi, assorbono questa ostilità. Non solo: a casa, i genitori sono talvolta a loro volta impauriti da un lontano ricordo della matematica, che hanno vissuto, ai loro tempi, come uno spaventapasseri. Il risultato è deleterio: i bambini entrano in un circolo vizioso da cui faticheranno a uscire”.

Come si può invertire questa tendenza?

“Creando positività e divertimento intorno alla materia. Nella scuola primaria vedo invece talvolta una corsa affannata per introdurre in fretta e furia troppi argomenti, quando si potrebbe fare matematica osservando il mondo, giocando, prendendola con simpatia. C’è sempre tempo, alle medie, per introdurre i formalismi che lì diventano necessari. Invece succede che i bambini, alle medie, ci arrivano già con molti preconcetti nei confronti della matematica”.

Una materia che viene spesso tenuta separata dalle altre, come se non avesse collegamenti…

“Io dico, al contrario, che la matematica è l’unica materia in collegamento con tutto, perché è un linguaggio universale. La matematica è un umanesimo al pari della poesia, della letteratura e dell’arte. Se l’è inventata l’uomo, in fondo, mica è stata una punizione divina. Ci potrebbe essere bisogno, in questo senso, di raccontare agli alunni la storia della matematica: quando vengono a sapere di come i Sumeri facevano i calcoli, quando capiscono che gli uomini primitivi avevano solo i concetti di uno, due e molti, restano affascinati. Prendiamo i romanzi di Italo Calvino, razionali e matematici pur nella loro infinita fantasia. Lui stesso, quando gli si chiedeva chi fosse il più grande scrittore, rispondeva Galileo Galilei”.

E alla scuola dell’infanzia, si gettano già le basi matematiche giuste?

“Per fortuna sulla scuola dell’infanzia, da un punto di vista didattico e pedagogico, in Italia, siamo piuttosto avanti. Con giochi e disegni, ormai gli insegnanti hanno capito come proporre ragionamenti matematici ai bambini così piccoli. I problemi iniziano più avanti”.

Tabelline incluse?

“Diversamente da quanto si potrebbe pensare, io sono favorevole all’apprendimento delle tabelline a memoria, anche se non trovo necessario impararle tutte in seconda elementare: si possono finire di memorizzare anche in quarta, senza problemi. Credo che diano ai bambini un meccanismo automatico da poter poi attivare nelle situazioni più diverse, anche di carattere speculativo superiore, come durante la risoluzione dei problemi. Sapere le tabelline dà una sicurezza a cui, secondo me, non bisogna rinunciare. Come imparare le poesie a memoria: io stesso, dai tempi della

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scuola, ne ricordo varie decine e la cosa mi inorgoglisce. Volete mettere dire due cose su Montale o recitarne, così dal nulla, qualche verso? Decisamente un altro paio di maniche”.

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