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In memoria del dott. Guido Fulchignoni

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Academic year: 2021

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R. PREFETTURA DI SALERNO

IN MEMORIA

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R. PREFETTURA DI SALERNO

IN MEMORIA

DEL

doti. G U I D O F U L C H I G N O N I

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Alle anime doloranti che

gli

affetti e le

memorie sante della vita appineono al caro

Estinto perchè sappiano la tristezza ed il

pianto nostro.

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In memoria del Dottor Guido Fulchignoni.

Con la più grande mestizia nell' animo, interrompiamo l ’ Usato la­ voro per onorare, nella misura che possano fa rlo le parole, la memoria

del Dottor G u i d o F u l c h i g n o n i , rapito ai i j di settembre all'a f­

fetto della fam iglia, della fanciulla amata e dei suoi compagni di ufficio, dopo violenta e brevissima malattia. Così — a soli 33 anni — l ' Amico nostro passò, munito dei conforti religiosi.

Un gran cuore ha cessato di battere ! „ scrissero i colleg hi, an­

nunziando alla Cittadinanza la triste novella, e con quel grido di do­ lore vollero dire solo dell’ anitno suo nobilissimo , che attirava e conqui­ deva per la prodigalità di generosità, di gentilezza e di affetto !

I l “ B ollettin o „ al quale aveva dato il sito prezioso contributo d i studi, intende oggi di illustrare ed ampliare quella frase, pubblicando an­ che poche notizie sulla vita di L ui, e riportando g li scritti di amici e di colleghi, che ebbero la ventura di conoscerlo più da vicino.

Salerno, Settembre 1918. G A BR IE LE M A R R A

G u i d o F u l c h i g n o n i , nacque a N apoli il 14 g iu g n o 1885 dal Comm. E rrico, Intendente di Finanza, e dalla N. D . A m a lia Clausi. T rasco rse l’ infanzia ad A v e llin o , si trasferì quindi con la fam iglia, a Salern o, a L e cc e e poi di nuovo a Salerno, ed in­ fine a N apoli. Iniziò g li studi m edii a L e cce , li continuò a S a le r­ no e li co m p ì a N ap oli al L ice o G. B . V ic o , d o ve ottenne la p cen za liceale nel 1904. In segu ito a concorso fece parte d e ll’A m ­ m inistrazione del B an co di N apoli, d o v e ebbe a segn alarsi p e r zelo e com petenza nelle Sed i di N apoli, R o m a e L e cc e fino al 1910, Iscritto frattanto nella facoltà di le g g e a ll’U n iv e rsità di N a ­ poli, segu iva g li studi superiori che com pì felicem en te nel 1909 nel quale anno fu proclam ato D o tto re con lu sin ghiera vo tazio n e.—

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N el g iu g n o del 1910 entrò n ell’A m m in istrazion e P ro vin cia le d el­ l ’Interno; ven n e nom inato segretario di 4a classe nel 1911 e po­ steriorm ente, nel 1913, fu p er m erito prom osso C o n sigliere a g ­ g iu n to . D estin ato com e prim a residenza a Teram o, passò quindi a G irg en ti e poi a Salern o. A G irg en ti raccolse subito la sim ­ p atia dei co llegh i e la stim a dei superiori.

N el Settem bre 1914 fu trasferito alla nostra P refettu ra. Q uivi fece subito far valere le sue doti di funzionario di prim o ordine, quantunque g io v a n e di anni e di carriera. A d d e tto dapprim a a ll’ U fficio di G ab in etto , passò, poi, a ll’ U fficio am m inistrativo, dove ebbe, tra l ’altro, l ’incarico della direzione del delicato ufficio di censura telegrafica. Fu apprezzatissim o segretario della G iunta provin ciale am m inistrativa. In questi ultim i tem pi , dato lo svi­ luppo che ven n e assum endo l ’U fficio dei consum i, v i fu addetto collaborando egregiam en te col C av. R iv e lli. A n c h e in questo com plesso servizio seppe far valere le doti di voloroso funziona­ rio. Q ueste, in succinto, la sua vita e la sua carriera. Sen za che ci faccia v e lo l ’ affetto che noi sentiam o per L u i , nè il viv o dolore per la sua s c o m p a rs a , noi affermiamo che G uido Fulchi- gn o n i avreb be percorso brillantem ente la carriera ( per la quale sono pochi g li eletti) raggiu n gen d o n e m eritatam ente il sommo grado. Il che esaspera ancor più il nostro dolore. Il tem peram en­ to suo equilibratissim o, l’in g egn o acuto, pronto, ricco di risorse, le m aniere squisite, avvin cen ti, il buon senso, la conoscenza, l ’in­ tuito finissim o d e g li uomini e d elle cose rilevavan o in lui il fun­ zion ario politico com pleto e g ià m aturo dalle ali robuste, spez­ zate, ahimè, dalla M orte !

È morto Gnido Fnlchignoni.

V i sono m omenti in cui il cronista è così profondam ente c o l­ pito da una am arezza an go scio sa, che non g li è più p o ssib ile det­ tare le su e note con quella lucidezza e quella efficacia necessarie p e r il suo com pito.

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E d è questo il caso n o s tro , in q u est’ ora di una tristezza in­ descrivibile, dovendo dare una notizia che ci com m uove siffatta­ mente da far trem are la nostra penna, che d eve v e rg a re la p a ­ rola di una im m ensa e straziante sventura.

L ’avv. G uido Fulchign on i, C o n sig liere a g g iu n to alla n o s tra P refettura, g io v a n e poco più che trentenne, dotato di un in g egn o fervidissim o, che si sposava , in soave arm onia con una infinita bontà, G uido Fulchign on i, il gio v a n e sem plice e forte, colui che chiudeva nel cerchio tenace d ella sua m odestia, a gu isa di perle adunate in un’urna in tan gibile, le più fu lgid e virtù d ’in telletto e d ’anima, è m orto un ’ora fa, tra lo strazio lan cinante della sua fam iglia ed il dolore profondo dei suoi com pagn i di U fficio, dei suoi innum erevoli am ici ed am m iratori.

N on più tardi di otto gio rn i fa e g li era nel pieno v ig o re della salute, ed ognuno di noi lo incontrò per le vie, vestito d el­ l ’uniforme di soldato, e ne ebbe da lui il consueto saluto sorri­ dente e dolce. M olti di noi lo avevam o rivedu to nel suo U fficio alla Prefettura, o in quello dei T elegrafi, d o ve esercitava l ’ufficio di censore; e ci era apparso lieto, gen tile, affettuoso, com e sem pre.

E ora , dopo cosL b reve vo lgere di tem po , noi che segu im ­ mo ansiosi le fasi della sua m alattia — una polm onite im p ro vvi­ sa, vio len ta — ora, che ne apprendiam o la m orte , ci sem bra di sogn are un triste sogno! L a lu gu b re notizia, d ivu lgatasi in un baleno, ha prodotto nella cittad inanza un dolore in d escrivibile, che a vrà certo una m anifestazione im ponente e com m ossa nei funerali che avranno lu o go domani.

G uido Fulchign on i, tra poche settim ane, d o v e v a realizzare un suo dolcissim o sogn o, conducendo a ll’altare nuziale una d ellé più distinte sign orin e della nostra Città!

A lla sua,m am m a ad o rata, che sem bra im pazzita d all’ am ba­ scia che è senza confine, a suo fratello, alle sorelle , alla gen tile fidanzata del caro estinto, ai congiunti t u t t i, rivo lgiam o , v iv a ­ m ente com m ossi, l ’espressione d ella nostra con d o glian za profonda.

D a l Mattino del 14 settem bre 1918.

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<

I funerali

Con una m anifestazione di co rd oglio profondo la nostra citta­ dinanza in un estrem o tributo di affetto ha rivolto il suo p alpito com m osso alla m em oria d ell’ a vv. G u id o Fulchign on i, il gio va n e trentenne, a cui una b reve e vio len ta m alattia ha reciso con la sua v ita tanti so gn i di bontà e di puri ideali.

I fun erali— che resteranno m em orabili tra i ricordi d elle m e­ ste cerim onie cittad ine — riuscirono d a vv ero solenni, com m oven ­ tissim i.

D op o i bellissim i discorsi pronunziati col pianto nella vo ce dal C o n sig liere di P refettu ra dottor cav. R iv e lli e dal C o n sigliere a g g iu n to dottor G ulotta, il corteo interm inabile si m osse dal pa­ lazzo R o s s i, percorrendo la v ia M unicipio, v ia P rocid a, Corso G a ­

ribald i e la via D uom o.

S u l feretro erano deposte le coron e della m adre e d elle so­ relle. Sul carro v e ne era una sola: quella della fidanzata, sign o ­ rin a Conforti. S u l nastro si le g g e v a n o queste parole : « La tua

Meny, . che t’ amerà in eterno ».

P re ce d e v a il corteo la banda com unale, segu ivan o g li orfani di guerra, l ’ Istituto delle sordom ute, la C o n g re g a d ell’A d d o lo rata e quella dei P reti di San F ilippo. V e n iv a poi il carro circondato da sold ati, carabinieri e gu ard ie di P . S.

R e g g e v a n o i cordoni: a destra, il P refetto comm. Bajardi, il capo di G ab in etto cav. D e D om inicis e l ’assessore cav. R o ssi; a sinistra, il Sindaco comm . Q u agliariello , il co n sigliere aggiun to dottor G ulotta e il ten en te com m issario sign o r Conforti.

S e g u iva n o il carro a capo scoperto il tenente di fanteria s i ­ g n o r Conforti, il C o n sigliere a gg iu n to di P refettura, dott. P ace, il segreta rio gen erale del Com une cavalier Sciaraffia.

F ra l ’imm ane folla d e g li in terven uti si n otavan o — oltre alla g e n tile schiera d elle alunne del 3.0 Corso norm ale, nel quale è fra le più distinte in segn an ti la inconsolabile sorella del defunto, si­ gn orin a P ia — il vice P refetto cavaliere F a lle tti, il comm . M auro, p resid en te del C o n siglio P ro vin cia le , il cav. F ilip p o R in a ld o , il

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cav. Du M arteau, Intenden te di Finanza col v ic e In tenden te cav. Cacciatori e tutti g li im piegati; il comm. Fioren tino, il cav. ing. M angan ella direttore del G enio C ivile, con i suoi co llegh i di uf­ ficio, cav. Salzano, ing. cav. R o to n d o e g li altri im p iegati, il prof. Bilotti, il comm. Cucci, il cav. B ellav ign a, il ragion iere T ram o n ­ tana, il ragion iere M arra, il cav. a vv. E rn esto R iccia rd i, il cav. T e- lesca, sign o r G alella, direttore d e g li uffici p rovin ciali con tutti i suoi im piegati, il cav. B occh in o, il capitano dei carabinieri cav. A lb an o , 1' a vv. cav. F ran cesco G a ld o , il notaio T ru cid o , 1’ a vv. G iordano, F a v v . T afuri, tutti g li im piegati del Com une, O ttavio de S ica , prof. Sinno , prof. A le m a g n a , cav. M iraglia, S alvato re Cernerà, sign or A c h ille Pizzuti, cav. Santoro, direttore delle ca r­ ceri, cav. V e n e zia , Com m issario di P . S. con tutti i funzionarii, prof. Scialdone, cav. P arisi, cav. M artorano, a vv. M artuscelli, ca­ pitano Bertolani, cav. S calzi direttore d elle poste, sig n o r G alloni direttore dei telefoni, rag. G iacom azza, tenente in g. Centola, in g. D e A n g e lis , ca v . Cantarelli, preside del liceo di B en even to , cav. ing. M u ta r e lli, ing. A b u n d o e tutti g li im piegati d ell’ufficio fer­ ro vie , prof. C a m p in i, R u g g ie r o G aldi, cav. M aim one, d irettore della C attedra am bulante, e m oltissim i altri.

Inviarono corone: il P refetto e i funzionari della P refettu ra , i con iugi G ulotta, le alunne del 3. C orso norm ale, i funzionari del Consorzio, la D itta T rezza, l ’A sso cia zio n e d e g li Im piegati, la zia ed i cugin i M iraglia, la fam iglia Cuom o, F e lice e P ietro B a r e la , a vv. F abio e fam iglia, il Com m issario di P. S., la fam iglia R o s s i, i con iugi P a c e , g li Im p iegati p o s te le g r a fic i, 1’ in g. F ilip p o G io r­ dano, la fam iglia De F elice, g li zii G aetan o ed E m ilia C lausi, gli im p iegati della P ro vin cia, la sorella ed il cogn ato P ascalin o, il C a­ sino sociale, i coniugi D e R o sa , la direttrice, g li insegnanti e le segretarie dell S cu o lee N orm ali, l ’Istituto Com m erciale, le cu gin e V irg in ia ed Ida T u cci, g li im piegati com unali, la fam iglia C on­ forti ed i fratelli P ietrofesa.

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IO

1 discorsi

Io non credo ancora che in questa bara funesta così solen­ nem ente o g g i onorata e lacrim ata da tanta folla pietosa, debba esser proprio T u , o carissim o am ico e com pagno G uido Fulchi- gnoni ! N on solo il mio cuore, che ti amò fraternam en te, p ro va , pur n ell’ an go scia d ell’ora tragica, la dolce illusione di non a v e rti p erduto, m a la m ia stessa ragion e si ribella al riconoscim ento di un fato così im p rovviso e crudele; e mi pare, sebben e io parli di T e ed a T e per un estrem o saluto, che T u sia tuttora vicino a m e, vicin o a noi tutti qui, ancor pieno di vita e di vigo re, col tuo costan te e dolce sorriso n egli occhi, colla tua g io v ia le g e n ­ tilezza, fine e sign orile, com e o gn i giorn o, e per tanti giorn i, ti ho visto, ti abbiam o visto, nella casa del nostro lavo ro quotid ia­ no, di quel lavo ro che T u d ivid evi con noi con tanta fosforescenza d ’ in gegn o, con tanta nobiltà di propositi e di azioni ! Io, che sp e­ cialm ente ti ebbi in ufficio, com pagno di dura e lu n ga fatica, in un périodo, non ancor tram ontato , di ansie trem en de, ma bene auspicanti pei destini della P atria, io so e posso afferm are quanta copia di bontà si racch iu d eva nel tuo animo nobilissim o, e come T u la p ro d igavi generosam ente, spontaneam ente, indistintam ente per tutti, ma specie quando v e d e v i che la tua o ffe rta va le va a sollevare un cuore torm entato ; e T u davi la tua bontà a vvo lta in un manto di m odestia, sfu ggen d o la gratitudine altrui, p a go soltanto di a ver fatto del b en e: io so e posso afferm are quale lum inoso e p rom etten te avven ire, per virtù della tua m ente co l­ tiva ta a buoni e profondi studi, si ap riva alla tua carriera così degnam ente iniziata, e com e avreb b e avuto sem pre più a lodarsi ed onorarsi di T e la pubblica am m inistrazione cui appartenevi.

H o sentito ieri la tua M adre dolorante, nello spasim o supre­ mo del distacco d ella tua vita, esclam are: “ a che vale essere buono, onesto, studioso com e il mio G uido quando , poi nel fior d eg li anni si d eve essere votato alla m orte? ,, E per la M adre orbata fulm ineam ente della cosa più cara, colpita così sciagu rata­ m ente nel più sacro d e g li affetti, quelle parole suonavano giusto

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rim provero ad un destino preparato con tanta p erfid ia!... M a per noi, p er quanti ti conobbero e ti amarono, o am ico e com ­ pagn o d ile ttiss im o , per tutti quelli che non conoscendoti sen ­ tiranno in avven ire parlare di T e , oh! la tua bontà, la tua ret­ titudine, la tua religion e pel d overe valgo n o e varranno un tesoro inestim abile di insegnam ento e di persuasione a vivere com e T u hai vissuto; poiché sono appunto quelle tue virtù inobliabili che ci fanno o g g i versare sulla tua g io v in e salm a lacrim e e fiori di am m irazione e di affetto, e ti terranno sem pre innanzi ai nostri occhi e nel nostro cuore con un ricordo in estinguibile.

A lla tua fam iglia che lasci nel più straziante dei dolori, g iu n ­ ga, se possibile, confortatrice questa espressione reveren te del pensiero e del com pianto d e ll’ altra fam iglia che T u a ve vi scelta pel quotidiano lavoro.

A T e, G uido dilettissim o, addio.

Giov.

Ba t t is t a Riv e l l i

G u i d o nostro, G u i d o mio, sollevan d o l ’ immane peso del- l ’ incubo an goscioso, ho trovato l’ en ergia per com piere questo triste rito.

I com pagni, i co llegh i di ufficio, che ti amarono di amore fraterno, sentono che mai le consuete p arole potranno dire d e g n a ­ m ente di T e, del tuo animo forte, gen tile, sereno anche nelle am arezze d ella vita, del tuo in g egn o pronto, acuto, duttile, della tua cultura varia, profonda, d e ll’ a vvo lg e n te sim patia che em anava dalla tua persona. E ssi poi non vo g lio n o recare offesa alla tua m ode­ stia con parole che p otrebbero sem brare van a retorica. Sono venuti, qui, piangenti, a benedirti ad in gin occh iarsi riveren tem en te din­ nanzi al tuo feretro, che schianta la tua fam iglia, infrange il tuo sogn o di amore, tronca il tuo a vven ire che m eritatam ente ti sor­ rid eva lum inoso ! T u viv ra i sem pre in noi, in m ezzo a noi, per­ chè l’ anima tua ha lasciato una inesauribile eredità di buone m e­ m orie com e il Carro d’ erbe ripieno del Poeta, e ci apparirai sem pre sereno, baldo di g io v in ezza fiorente, con il sorriso dolcissim o su quella b occa che mai, mai, pronunziò la parola am ara!

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A nom e di tutti i com pagni, o rg o g lio si di te, perchè riassu­ m evi idealm ente tutte le attitudini e le doti speciali della nobile ardua carriera, ti porgo, am ico diletto, fratello, l ’ ultim o vale.

Ed g a r d o Gu l o t t a

O G u i d o , io g ià com inciai a stim arti prim a di conoscerti per a vere udito le tue lodi d a ll’ottim o am ico R u g g ie r o L ops, che fu cinque anni fa mio com pagno di ufficio qui in S a le rn o ; ebbi, dipoi, la ven tu ra di con oscerti e di apprezzare nei rapporti quo­ tidiani d ella vita di ufficio non soltan to le b elle qualità del tuo intelletto, che facevan o di te il m odello del funzionario m oderno, ma quanto, e più ancora, quelle del cuore, che assai più di rado si ha la fortuna di poter apprezzare nella vita. A llo ra mi sentii ogn i gio rn o sem pre più a te le ga to da un sentim ento assai più v iv o e profondo.

P rim a di conoscerti ti stim avo; dopo di averti conosciuto ti am ai... ed ora ti p ian go con g li altri am ici t u o i , conservando nella parte m igliore d e ll’animo mio , com e cosa sacra , il tuo ri­ cordo.

Eu gen io Rossi Ma r c e l l i

L a notizia d ella S u a inferm ità ci colse inaspettatam ente, ma dapprim a non ci turbò.

P urtrop p o la continua tensione cui sottopone le nostre ener­ g ie l ’incessante, faticoso lavoro fiacca i fisici anche i più forti,- e non p o teva sorprendere che la fibra robusta del nostro G uido si p ie g a sse per un m om ento solo ad un m ale che cred evam o p as­ se g g e ro .

P o i le vo ci si fecero d ’un tratto più g ra vi: la febbre saliva... saliva... G uido delirava... non ricon osceva.... E l’ apprensione si fece strada e gu a d a g n ò 1’ animo di tutti...

Furono ore d ’ indicibile angoscia: ci a gg irav am o silenziosi... ci guard avam o l ’ un l ’altro sm arriti, in terrogan d oci con lo sguard o

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ansioso: sem brava che il ritm o della nostra vita d ’ufficio si fo sse d ’ un tratto arrestato, com e se un colpo avesse ferito le parti v i ­ tali del suo com plesso organism o; d e ll’ufficio in cui L o avem m o com p agn o diletto nel diuturno aspro lavoro , anch’ E g li m odesto g re g a r io di quella m ilizia che prepara nel silenzio i destini mi­ g lio r i della P atria , an ch ’ E g li oscuro artefice di quella vittoria che si abbozza e si fucina attraverso le quotidiane ign o rate no­ stre fatiche, senza rum ore e senza g lo ria !

M a la nostra fed e non vacillò. N oi speravam o sem pre , m al­ grad o la g ra v ità del male, m algrado la sfiducia dei m edici, m al­ grado lo sconforto e 1’ abbattim ento d e g l’ intimi : noi speravam o nella resistenza della S u a robusta struttura, speravam o sopra tutto nella S u a gio vin ezza , in cui sentivam o trasfusa tu tta la nostra giovin ezza, tutte le nostre en ergie, perchè L o aiutassero a supe­ rare la crisi che ne m in acciava l ’esistenza, più che i farm achi che G li som m inistravano, più che l’ossigen o che G li facevan o respirare! N oi speravam o, perch è non potevam o rassegn arci che la Su a esi­ stenza d ovesse ven ire così fulm ineam ente ed im m aturam ente stron­ cata ; non potevam o sopportare il pensiero di perderlo, non p o te­ vam o abituarci all’idea che alla S u a età si p o tesse m orire !

M a il destino fu inesorabile e spietato , e lo colse protido- riam ente, piom bando nel dolore, nel lutto, nella desolazione non solo i Suoi fam iliari , ma tutti noi, tutti quanti L o conobbero e L o am arono , tutti quanti erano avvin ti dal S u o fare bonario e gio viale, d all’esem plare rettitudine, dalla purezza dei S u o i se n ti­ menti. M ai destino fu più cieco ed in giu sto !

D inanzi alla S u a bara non so se p re v a lg a più il rim pianto o la rivolta , più lo strazio o 1’ incredulità , più lo sgom en to o la disperazione, più la pietà o lo sconforlo: forse il nostro dolore è fatto di tutto questo , ma lo dom ina e lo sovrasta un senso di sm arrim ento e di terrore che fa frem ere e m ed itare...

L a Su a fine è uno di quei colpi im p ro vvisi che fanno per lun go tem po sparire d alle labbra ogn i sorriso, che sp en gon o ogn i idealità, che fanno svanire ogni aspirazione, che fanno parere la vita arida e vuota, torm entosa asp ettativa d ella m orte !...

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Sem bra di sogn are !... b albettavan o i fam iliari fra i gem iti e con la vo ce soffocata dal pianto. S em bra di sogn are ! Purtroppo ci accade di esclam are così, quando è in vece la realtà che s ’ im­ pone in tutta la sua cruda v e r it à , noi che siam o ostinati so gn a­ tori e ne viviam o troppo soven te fuori !

E d ero trasognato an ch ’ io , quando attraverso le lacrim e lo vid i disteso sul S u o letto bianco, in una serenità com posta , che d a va l ’illusione che qualche cosa ancora si a gita sse nel Suo corpo esanim e, che sul Suo viso alitasse ancora un soffio di vita!

Ora, invano T i chiam iam o, invano T i rice rch ia m o , pur sem ­ brandoci ad ogni istante di ve d e rT i apparire col T u o abituale sorriso, di sentire la T u a vo ce a m ica, nella quale era tanta dol­ cezza...

T u non sei più, am atissim o G u id o ... non sei p iù !... L a tua stanza da lavo ro è abbandonata e d e s e r ta , un vuoto pauroso e triste si p ro p aga da essa e si diffonde attorno a noi...

T u non sei p iù ... sei p artito! scom parso... portando via bran delli del nostro cu o re... M a il nostro animo è tutto pieno di T e , e il ricordo di T e v iv rà perenne in noi, che dedicherem o alla T u a m em oria i nostri pensieri m igliori.

A d d io , p overo e caro am ico mio. A d d io !

Al b e r t o De Dominicis

N ella v iv a cità d eg li o c c h i, splen d eagli l ’ in te llig e n z a , e nel carezzevo le sorriso m anifestavasi 1’ anim a sua aperta ai più dolci sentim enti, a lle più pure aspirazioni. S ch ivo di ogn i finzione ed ipocrisia, schietto, di una sincerità sem pre affettuosa ed interes­ sante, racco g lie va attorno a sè stima, sim patie, affetti veri e sinceri. N udrito di forti studi, fornito, sopratutto, di un intuito e cri­ terio am m inistrativo particolare, p ortava n ell’adem pim ento dei suoi doveri d’ ufficio, tutta la g en ialità d ella sua forte m e n te , tutto 1’ entusiasm o dei suoi g io van i anni, tutta la dirittura della sua co­ scien za adamantina, e m o stravasi— q ual’ era — funzionario perfetto, nel senso vero d ella parola.

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e le virtù m igliori: sparisce il funzionario che rap p resen tava una fra le più fu lgid e speranze d ell’A m m inistrazione, e scom pare, s o ­ pratutto, per i suoi com pagni di lavoro l ’am ico vero, buono, che tutti ralle g ra va col suo sorriso, che tutti in citava c o ll’esem pio, e nel cui cuore egli si era frapposto com e cara persona fam iliare , m entre che per me - c h e l’am avo di tenerezza fratern a— sento che

con lui scom pare una parte di me stesso.

L ’atroce destino non ha voluto che egli ved esse splendere al sole della g lo ria e della vittoria le nostre bandiere, pel co n se g u i­ m ento dei m ag g io ri destini della nostra Italia, per cui e g li tanto palpitò; ma la ferm a fiducia, nel suo animo forte , d ella saldezza di nostra gen te , g li avrà data la visio n e del trionfo, e g li avrà fatta benedire e baciare sorridente quella divisa, che da poco e g li v e stiv a , e di cui sen tiva tutta la gran d ezza e tutto 1’ o rgo g lio , fa- ciente parte anch’ e g li così di quella gran d e schiera di eroi che rendono tem uto e rispettato il nome della P atria diletta.

Fe r d in a n d o St r a t ic ò

li» memorili (lell’amico carissimo

D ire di C e n iti» F u l e l i i g i i o n i che fu per me l ’ amico, pel quale sen tivo delle tenerezze fraterne, è com pito che mi riem pie l ’animo d ’ infinita tristezza , perchè ancora mi san guina il cuore, com e in quel tristissim o giorno, in cui, com e schiantato da fol­ go re, ci fu rapito.

Quanti lo conobbero non ancora sanno rassegn arsi alla sua dipartita, tanto era il fervore di vita, che prorom peva da lui. — L a sua g io v in ezza vam pava, com e una fiorita di rose a M a g g io .

A v e v a la gio co n d ità festosa del fanciullo; ma il suo animo era tem prato, e come, alle lotte della vita !

Bruno ed alto, d agli occhi sereni, sorridente sem pre, p areva com e se non a vesse sofferto mai, ed in vece, fin da bam bino, a v e v a dolorato tanto !

' E ra di quelli che sem brano astratti dalle lotte, ed io non lo ricordo adirato mai.

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i 6

Seraficam ente gen tile, face va il bene, senza ostentazione ó sforzo, p er soddisfare solo ad un intim o b isogn o d ell’ animo.

E ra di carattere mite; ma non co n o sceva debolezze, perchè le violen ze od i soprusi suscitavano in lui pronte ribellioni, che la squisitezza del suo animo faceva conten ere nel lim iti di una rip rovazion e sem pre com posta e civ ile. — E ra che ardevano nel suo cuore tutte le fedi più belle, e la rettitud ine soltanto era la sua le g g e .

In telligen tissim o, di fine intuito, di percezione rapida, sempre giu sto ed equanim e, m odesto sem pre e fin troppo, era un pò l’or­ g o g lio di tntti noi, che nel diuturno lavoro, ci com piacevam o di esaltarn e le b elle qualità di m ente e di cuore.

L a sua a ttività era p ro d igio sa e non co n o sceva stanchezze. S o tto sta va a tutti i sacrifizi, senza d olersen e mai.

Buono con tutti, nessuno mai ricorse invano a Lui» e per tutti ebbe serùpre attenzioni nobili e generose.

D isin teressato, g o d e v a del bene d eg li altri e mai, assoluta- m ente mai, a lb ergò nel suo anim o il più lontano senso di invidia.

E g li, che p o ssed eva le m igliori qualità per farsi innanzi agli altri, era sem pre sereno e contento del suo, e g o d e v a invece, e com e della fortuna altrui !

Io che, nei quattro anni di sua perm anenza alla P refettu ra di Salerno, g li fui am ico affezionato e d evoto, sento ora nel cuore un vuoto infinito, perchè la nostra am icizia era vivissim a e sana.

L a sua gen erosità, i suoi entusiasm i, e le sue predilezioni mi esaltavano, ed io lo cercavo sem pre e dovunque, com e il sollievo d e ll’ anim o !

P o v e ro amico, finito m entre ti arridevan o le speranze del sicuro avven ire, ed il cuore si deliziava di affetto per la dolce fan­ ciulla, che sarebbe stata la più felice d elle spose!.., p overo am ico, che , m orendo nel fiore della vita, non a v v e rtiv i l’ in giu stizia del fato ed alla M adre trafitta ed alle S o r e lla inconsolabili sapevi raccom an dare la rasseg n a zio n e: chi, fu più di te nobile e puro?

Io sento che mi è nata nel cuore la fede di te, e che sarai sem pre il mio rim pianto più forte, il pensiero più dolce, la. mia le g g e più san ta !

(17)

NEL TRIGESIMO DELLA MORTE

DEL

DOTT.

GUI DO F UL C HI GNONI

C O N S I G L I E R E D I P R E F E T T U R A

I S C R I Z I O N I

DETTATE

(18)

19

(Sulla porla del Tempio)

QUI

PARLA IN LACRIME E S’ ELEVA IN PRECI

IL DOLORE DI PARENTI E DI AMICI .

A L

d o t t o r

GUI DO F ULCHI GNONI

IMPLORANTI

D A D IO P A D R E R E T R I B U T O R E M I S E R I C O R D E

N E L T R I G E S I M O D E L L A M O R T E

P E R L E M A N C A T E G IO JE D E L M O N D O

(19)

20

(A i quattro lati del catafalco)

I.

LA NATIVA BONTÀ

ANIMÒ VIRTÙ ALTE IN MODESTIA INGENUA

DI VOLONTÀ DI PAROLE DI MODI

SOAVEMENTE SEMPLICI

N E L L A D I S C I P L I N A D E L L A V O R O

NELLA PRATICA DEL DOVERE

NELLA TOLLERANZA DEL SACRIFIZIO

ASSUNTI PER AMORE OPEROSO DEI SUOI

(20)

21

L ’ i n g e g n o v i v i d o e l a m e n t e c o l t a FECE OBBEDIENTI

AI TENACI PROPOSITI E AI TENERI AFFETTI

CUI DIEDERO CALORE E PRESIDIO IL SENSO E LA FEDE DEL BENE ALITANTI IN AMABILE CANDOR DI COSTUME

IN CONTINUA ARMONIA DI PENSIERI E DI OPERE

ONDE AGLI AMICI CARO E AI SUOI INCOMPARABILMENTE DILETTO A MOLTI PROVVIDO E DA TUTTI DESIDERATISSIMO

R A C C O L S E IN VITA

LARGA STIMA CON SINCERO AMORE IN MORTE

NON DUBBIO ELOGIO DI PUBBLICO LUTTO

II.

(21)

22

HI.

N E L V I G O R F L O R I D O D E G L I A N N I E D E L L E S P E R A N Z E L A F U L G I D A L U C E D E L R I T O N U Z I A L E IM M IN E N T E S I S P E N S E N E L L A F O S C A O M B R A S U P R E M A V O L G E N D O I L D O L C E S O G N O D I A M O R E IN A M A R A R E A L T À D I M O R T E

(22)

23

FAVOLA BREVE LA VITA

V E R I T À U N I C A L A V I R T Ù

CHE VINCE IL TEMPO!

V I V O I N NOI

PER CARE RICORDANZE INDELEBILI

VIVA IN DIO

A PREMIO ETERNO DI MERITI

C O N S A C R A T I N E L D O L O R E P U R I F I C A T I N E L S A C R I F I Z I O

IV.

(23)
(24)

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