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Epidemiologia delle patologie podali nella vacca da latte in Europa: differenze di management e stabulazione

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Scienze Veterinarie

Scuola di Specializzazione in Sanità Animale, Allevamento e Produzioni

Epidemiologia delle patologie podali nella

vacca da latte in Europa: differenze di

management e stabulazione

Candidato

Dott. Francesco Russo Dott. Filippo Fratini

Anno accademico 201

Dipartimento di Scienze Veterinarie

Scuola di Specializzazione in Sanità Animale, Allevamento e Produzioni

Zootecniche

Epidemiologia delle patologie podali nella

vacca da latte in Europa: differenze di

management e stabulazione

Relatore

Dott. Francesco Russo Dott. Filippo Fratini

Correlatore

Dott. Stefano Tarantino

Anno accademico 2016 – 2017

Scuola di Specializzazione in Sanità Animale, Allevamento e Produzioni

Epidemiologia delle patologie podali nella

vacca da latte in Europa: differenze di

Relatore

Dott. Francesco Russo Dott. Filippo Fratini

rrelatore

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INDICE

Introduzione ... 2 le patologie podali... 3 Zoppia podale ... 4 Dermatite digitale ... 5

Ulcera della suola ... 7

Malattia della linea bianca ... 8

Fattori Di rischio ... 10

Obbiettivo dello studio ... 12

Materiali e Metodi ... 13 Risultati ... 15 Prevalenza ... 16 Odds Ratio ... 22 Discussioni ... 29 Prevalenza ... 29 odds ratio ... 30 Conclusioni ... 32 Bibliografia ... 33

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INTRODUZIONE

La zoppia è uno dei più importanti argomenti riguardanti la salute degli animali negli allevamenti della vacca da latte in quanto incide in modo fortemente negativo sul benessere, il quale è correlato con un’importante riduzione della produttività (Green et al. 2002; Kossaibati and Esslemont 1997)

In particolar modo la perdita economica deriva da un’importante riduzione della produzione lattea (Amory et al. 2008; Green et al. 2002; Warnick et al. 2001), dall’alterazione della fertilità (Bicalho et al., 2007; Garbarino et al. 2004; Sogstad et al. 2005; Hernandez et al., 2001) e dalla riforma precoce o morte prematura degli animali (Bicalho et al. 2007; Booth et al. 2004). Quanto detto è particolarmente vero nelle realtà di produzione intensive, ad oggi largamente diffuse (Oltenacu and Algers 2005).

Secondo Charfeddine and Pérez-Cabal (2014) in un anno, un terzo delle bovine di razza Holstein presenti in Spagna, hanno manifestato almeno un disturbo podale. Si stima che in altre nazioni come il Regno Unito la prevalenza di queste lesioni vadano dal 21% (Clarkson et al. 1996) al 36% (Leach et al. 2010a); In uno studio olandese oltre il 70% degli animali hanno presentato almeno un problema podale (Van der Waaij et al. 2005).

In particolare i problemi del dito bovino sono causa del 92% delle zoppie (Murray et al. 1996). In questo quadro la podologia acquisisce una grande rilevanza nell’ambito della Sanità animale. Non ci sono dati riguardo al consumo di antibiotici specificamente per le patologie podali, ma da nostra esperienza di campo possiamo affermare che spesso la vacca zoppa viene trattata secondo diagnosi condotta da operatori di stalla a cui segue spesso un inadeguato o superfluo utilizzo di antibiotici sia topici che sistemici.

Secondo quanto dichiarato dall’EFSA nel report sul benessere animale, il monitoraggio della salute del piede bovino e l’esecuzione del pareggio funzionale sono fasi importantissime per ridurre le patologie podali e assicurare alla bovina di potersi muovere in una condizione di comfort (Algers et al. 2009)(EFSA).

Pertanto una maggiore attenzione verso queste problematiche potrebbe apportare un miglioramento in ambiti di grande attualità per la Sanità animale, come l’uso di antibiotici e il benessere animale, oltre che migliorare la produttività delle aziende.

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LE PATOLOGIE PODALI

In letteratura possiamo riscontrare una vasta gamma di lesioni del piede bovino, in cui spesso le definizioni sono assenti o non coincidono da una trattazione ad un’altra.

In questa trattazione utilizzeremo le definizioni riportate nei testi che sono considerati di riferimento nel settore (Blowey et al., 2011; Greenough 2007; Dirksen et al. 2004; Renato Cheli 1988), consapevoli che sono una semplificazione di un problema complesso anche da un punto di vista descrittivo.

Complesso è anche il quadro epidemiologico che si vuole affrontare in questa tesi, abbiamo preferito concentrare la nostra attenzione su quelle che sono le lesioni spesso riconosciute come più impattanti sulla salute degli animali e sulle loro produttività.

La perdita di latte derivante da una lesione grave come l’ulcera della suola o la malattia della linea bianca si aggira infatti in un range compreso tra 1,4 e 2,66 Kg/die (Rajala-Schultz, et al., 1999; Amory et al. 2008).

Si è visto come il manifestarsi di una di queste lesioni possa avere un importante effetto sulla longevità degli animali, che può ridurre la vita media produttiva di un’azienda fino a 71gg/capo (Charfeddine et al., 2016)

Lo stesso Charfeddine ha esplicitato i costi per ogni singolo caso delle tre principali lesioni podali: dermatite digitale, ulcera della suola e malattia della linea bianca, i quali ammontano rispettivamente a $10.80, $50.9, and $43.2 per ogni singolo caso.

Dato l’impatto di queste lesioni e la loro ampia diffusione in relazione alle numerose altre lesioni podali, considereremo dunque in modo particolare la dermatite digitale, l’ulcera soleare e la malattia della linea bianca. Inoltre definiremo la zoppia, la quale non è sempre manifesta in presenza di una lesione.

È comunque doveroso segnalare al lettore che le patologie podali costituiscono un ampio e spesso controverso elenco di lesioni, spesso definite diversamente. Per una trattazione più approfondita rimandiamo ad opere specifiche (Blowey et al., 2011; Greenough 2007; Dirksen et al. 2004).

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ZOPPIA PODALE

La zoppia è una condizione clinica che si può definire come l’alterazione della deambulazione dell’animale. L’osservazione di questo stato clinico è soggettiva, perciò sono stati sviluppati diversi metodi per attribuire un punteggio alle zoppie. in modo da categorizzarle. In particolare i problemi del dito bovino sono causa del 92% delle zoppie (Murray et al. 1996).

Manson and Leaver (1988) hanno proposto un punteggio della zoppia clinica per bovini diviso in nove livelli, con range compreso tra 1.0 (per andatura normale con una minima adduzione o abduzione degli arti) e 5.0 (animali con difficoltà ad alzarsi e camminare) e incrementi di 0.5 punti. Tranter et al. (1993) hanno sviluppato un sistema comprensivo di cinque livelli, dove “0” rappresenta un bovino normale e “4” un'animale che non può sostenere il peso sul proprio arto. Anche Whay et al., (1997) hanno creato un sistema analogo al precedente in sei livelli. Tra tutti i metodi proposti, quello di Sprecher et al., (1997), noto come “Locomotion score”, è costituito da cinque livelli ed è quello che ha attualmente la più vasta applicazione.

Questo sistema si basa sull’osservazione del dorso in stazione (Figura 1):

Normale: rappresenta andatura e postura normale. Tutti gli arti poggiano.

Lieve zoppia: il dorso è inarcato solo durante il movimento; l’andatura è lievemente anormale. Moderata zoppia: il dorso viene inarcato sia in stazione sia durante il movimento; il passo di uno o più arti ha un arco ridotto.

Zoppia: l’animale staziona e deambula con la schiena sempre curva. L’andatura è cauta, ma è ancora in grado di caricare il peso sull’arto malato.

Zoppia grave: la schiena è sempre curvata. Completo rifiuto a caricare il peso sull’arto. Può non muoversi o spostarsi con evidente fatica.

FIG.1 “LOCOMOTION SCORE” SECONDO SPRECHER (GREENOUGH, 2007)

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Nella maggior parte degli studi analizzati in questa trattazione questo sistema è decisamente il più utilizzato (Katsoulos et al., 2009; Becker et al., 2014; K. Frankena et al., 2009).

È doveroso segnalare che per la classificazione delle zoppie, tra la letteratura analizzata per l’ottenimento dei dati necessari a questa trattazione, sono stati utilizzati sistemi ad hoc. Ci riferiamo in particolare agli studi di Manske (Manske et al., 2002a, Manske et al., 2002b) e

Barker et al. (2010). In entrambi questi studi ritroviamo una classificazione delle zoppie su due sistemi analoghi, ma diversi da quelli fin qui descritti, basati su una scala di quattro punti compresi tra i valori “0” e “3”.

DERMATITE DIGITALE

Infiammazione della cute localizzata di solito alla biforcazione dei talloni, inizialmente superficiale che in un secondo tempo evolve in dermatite ulcerosa granulomatosa che può estendersi per vari piani e a volte alla cute interdigitale. La dermatite digitale origina come un'azione combinata di fattori endogeni ed esogeni associati a patogeni facoltativi.

La dermatite digitale è stata descritta per la prima volta in Italia da Cheli e Mortellaro (1974), da allora è stata identificata anche in altri Paesi. La patologia si diffonde in una mandria come una malattia infettiva con prevalenze che possono raggiungere il 90%. Le condizioni ambientali agiscono come un fattore favorevole per l'insorgenza e la diffusione della patologia. Sono particolarmente importanti il ristagno di umidità e l’accumulo di feci ed urine nella parte posteriore delle poste e delle cuccette. Altre condizioni considerate favorenti sono il sovraffollamento, il mancato pareggio periodico degli unghioni, l’incostante o scorretta applicazione dei bagni podali (Greenough 2007).

EZIOPATOGENESI

La dermatite digitale è associata ad infezioni da Treponema spp., spirochete tipicamente anaerobiche caratterizzate da elevata motilità. Sono isolabili nella cavità orale, nel tratto digerente e nelle aree genitali di uomini, animali e insetti (Lilburn et al.,1999; Smirbert 1984).

FIGURA 2: PRINCIPALI SEDI COLPITE DALLA DERMATITE DIGITALE

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Numerose specie di Treponema sono associate a diverse patologie tra cui la dermatite digitale del bovino.

Oltre alle specie appartenenti al genere Treponema vi sono diversi batteri anaerobi o microaerofili, che si ritiene siano coinvolti in questa patologia. Sono stati isolati Porphyromonas, Prevotella, Fusobacterium, Campylobacter, Bacteroides, Mycobacterium e Guggenheimelal mediante esami batteriologici istopatologici e di biologia molecolare da lesioni di dermatite digitale (Moe et al., 2010). Il loro ruolo nell’eziopatogenesi della dermatite digitale bovina deve però ancora essere chiarito.

La patologia s’innesca quando la cute della regione dei bulbi e dei talloni viene esposta ad un ambiente umido, chimicamente e biologicamente aggressivo e povero di ossigeno. Queste condizioni esitano in un'azione cheratolitica dell'unghione, che facilita la penetrazione degli agenti batterici in profondità. Il processo infiammatorio coinvolge l'epidermide e, successivamente, lo strato papillare della membrana. Nella parte profonda della lesione predominano le spirochete del genere Treponema. La malattia non induce un'immunità durevole (Greenough 2007).

CARATTERISTICHE CLINICHE

Nei casi più lievi le alterazioni dell'andatura possono passare inosservate. È possibile vedere uno scarico alternato del peso tra gli arti posteriori in stazione e un'andatura rigida. Nei casi più avanzati invece gli animali tendono a rimanere in decubito prolungato, con conseguente riduzione dell’assunzione di cibo e diminuzione della produzione. Nelle forme gravi si nota un’evidente zoppia di appoggio (Dirksen et al. 2004; R. Cheli and Mortellaro 1974).

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ULCERA DELLA SUOLA

Altre denominazioni: "Ulcera soleare di Rusterholz" (ulcera della suola traumatica circoscritta), pododermatitis solearis circumscripta traumatica.

DEFINIZIONE

La patologia consiste in contusioni ripetute del pododerma posto tra la tuberosità flessoria della terza falange e la scatola cornea. Queste portano ad alterazioni del microcircolo che determinano emorragie spesso esitanti in necrosi del pododerma. Vi può essere una spontanea esposizione del pododerma ulcerato a causa della mancata sintesi del corno, ma non mancano i casi in cui sia presente uno strato di suola che mantiene la pressione nella sede (Enevoldsen et al., 1991).

EZIOPATOGENESI

Rusterholz (1920) descrisse come che questa patologia si generi dall'interno verso l'esterno e si manifesti tipicamente in corrispondenza dell'estremità posteriore della terza falange. Ne può seguire una perforazione circoscritta del corno con conseguente esposizione del cheratogeno. Riscontriamo la lesione all'estremità assiale del confine tra terzo medio e terzo posteriore della suola. Il cheratogeno risulta così esposto ad azioni di agenti batterici, chimici e meccanici (Dirksen et al. 2004).

La causa principale è l'ipoconsumo dell’unghione. Gli animali con tale patologia mostrano un eccessivo sviluppo, o ridotto consumo, della parete anteriore e di quella abassiale dell’unghione con un conseguente aumento dello spessore. In questo modo la punta degli unghioni viene sollevata in modo che la superficie soleare della terza falange assuma un’inclinazione che può variare da 8° a 20° (Figura 3).

Questi eventi causano una crescita più rapida della parete abassiale rispetto a quella assiale in modo che il carico sulla terza falange si trasferisca verso la prominenza assiale del processo flessorio. L’animale assume un atteggiamento “a garretto vaccino” con base di appoggio

allargata e piedi girati in fuori, aumentando così il carico dell’unghione laterale (Dirksen et al. 2004).

FIGURA 3: CRESCITA FISIOLOGICA A CONFRONTO CON L’IPERCRESCITA

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Il sollevamento dell’apice della terza falange esercita un’aumentata trazione sul tendine flessore già in condizioni di riposo. Con l’ipercrescita o l’ipoconsumo dell’unghione la trazione aumenta. Le conseguenze sono l’ispessimento e l’infiammazione dell’estremità distale del tendine flessore, la sua ossificazione e la periostite della terza falange, con formazioni di esostosi e osteofiti in corrispondenza del punto d’inserzione del tendine flessore profondo. La contusione determina l’infiltrazione emorragica del pododerma alterando il trofismo del corno che acquisisce una colorazione giallastra e una consistenza gommosa. Il processo esita nella necrosi, nella macerazione e nella desquamazione del corno e infine nell’esposizione del pododerma (Greenough 2007).

MALATTIA DELLA LINEA BIANCA

DEFINIZIONE

La linea bianca è la giunzione cementante tra la suola e la parete dello zoccolo. È costituita da corno non tubulare, molto più debole del corno tubolare della parete e della suola.

La patologia consiste nella diastasi traumatica della linea bianca (solitamente tra la parete e il tallone) con conseguente penetrazione di corpi estranei e sporcizia, spesso accompagnata da complicanze settiche (Cheli, 1984).

La separazione avviene nella maggior parte dei casi a livello abassiale - posteriore della linea bianca (linea rossa in Figura 4), sono colpiti soprattutto gli arti posteriori. Tale malattia è una causa molto frequente di zoppie nell’allevamento intensivo del bovino, soprattutto se si associa ad una nutrizione ricca di concentrati (Dirksen, 2004).

EZIOPATOGENESI

La patologia può essere primaria (diastasi traumatica) o, più frequentemente, secondaria a disturbi sistemici. I fattori che predispongono tale patologia sono gli stessi che determinano la sindrome laminite.

FIGURA 4 SCHEMA DELLE AREE DI LOCALIZZAZIONE LESIONI

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In questo secondo caso i disturbi del corium portano ad un’alterata produzione del cemento della linea bianca predisponendo alla separazione della suola sotto l’azione di ghiaia, detriti, liquame e feci.

La reazione flogistica è, nella maggior parte dei casi, purulenta, dato il carattere settico della lesione. Ciò aumenta la pressione all’interno del corno, provocando dolore e quindi zoppia (Blowy 2007).

Nel caso di mancato trattamento l’infezione si può espandere prossimalmente, andando a colpire altre strutture come il tendine flessore profondo, il piccolo sesamoide o l’articolazione interfalangea distale (Dirksen, 2004).

CARATTERISTICHE CLINICHE E DIAGNOSI:

La localizzazione della lesione è tipicamente a livello abassiale - posteriore della linea bianca, dove si presenta come una netta separazione o un semplice punto nerastro. Meno comunemente la sua sede di origine si localizza in corrispondenza delle regioni 1 o 2 (Figura 4).

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FATTORI DI RISCHIO

In diversi studi si è reputato utile dividere i fattori di rischio in due categorie, uno a livello dei singoli animali e uno a livello della mandria. Tra i primi sono inclusi: la predisposizione ereditaria, l’età, la stagione dei parti e della lattazione, il body condition score e la razza (Enevoldsen et al., 1991; Alban et al., 1996; Molina et al. 1999; Rodriguez-Lainz et al. 1999). A livello di mandria sono incluse: il numero di animali, le caratteristiche del pavimento e delle cuccette, la lettiera, la nutrizione, l’igiene e la routine del pareggio (Cook 2003; Somers et al. 2003; Klaas Frankena et al. 1992; Wells et al. 1995; Whitaker, Kelly, and Smith 2000).

Qui di seguito ci limiteremo a dare una breve descrizione dei fattori di rischio più comunemente considerati.

RAZZA

La vacca Frisona è la vacca più esposta alle zoppie. Barker et al. (2010) sostengono che una mandria di incroci con Holstein-Friesian o di un’unica razza diversa dalla Holstein-Friesian sia un fattore protettivo dalle zoppie. La vacche di razza jersey sembrano essere meno soggette alle zoppie rispetto alla Holstein-Friesian (Barański et al., 2008) e rispetto alle bianche e nere danesi o alle bianche e rosse danesi (Alban et al., 1996) .

DIMENSIONI MANDRIA

La numerosità della mandria influenza queste problematiche. Whitaker et al. (2000) ha riscontrato un più diffuso problema di zoppia tra le mandrie più popolate, mentre Alban et al., (1996) ha dimostrato che le bovine presenti all’interno di un gruppo contente più di 124 capi ha un rischio di 4 volte superiore rispetto a mandrie di 20 e 30 vacche di sviluppare patologie podali.

PAVIMENTAZIONE

Le tipologie di pavimentazione sono numerose, ma per non dilungarci eccessivamente descriveremo le qualità delle principali in uso nelle stalle moderne.

Il cemento è il più usato. Favorisce lo sviluppo di lesioni del corno a causa della mancata risposta elastica da parte del terreno tipico dei pascoli. (Dirksen et al. 2004).

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Un altro tipo di pavimentazione largamente utilizzata è la paglia, sia in stabulazione libera, sia in vacche alla posta. È stato osservato che tra le vacche stabulate su paglia si registrano significativamente meno casi di disturbi ungueali in confronto ad animali stabulati su cemento o su grigliato (Somers et al., 2003).

Hultgren et al., (2001) hanno studiato invece gli effetti dei pavimenti in gomma applicati su grigliato, i quali mostrando una riduzione delle patologie infettive e biomeccaniche rispetto all’uso di pavimentazioni tradizionali, in quanto favoriscono una migliore risposta elastica all’appoggio del piede. In altri studi (Vanegas et al., 2006) questo stesso tipo di pavimentazione non sembra determinare significativi benefici per la sanità del piede bovino.

PULIZIA

É stato dimostrato che lo stato di pulizia degli animali è un fattore favorente la dermatite digitale, incrementando di tre volte il rischio di manifestazione di tale patologia (Bergsten et al., 1997).

BAGNI PODALI

I bagni podali sono considerati una misura preventiva efficace nei confronti delle malattie infettive del piede. Vengono comunemente utilizzate soluzioni di rame-solfato, zinco solfato e glutaraldeide stabilizzata (Laven and Logue 2006). Nel recente passato è stata ampiamente utilizzata la formalina (il cui uso oggi è illegale) e in letteratura viene riferito l’uso di antibiotici per i bagni podali a scopo preventivo (Rebhun 1995).

La maggior parte delle aziende nel recente passato hanno utilizzano zinco-solfato (Nuss 2006), il quale ha però un impatto ambientale negativo tale da essere stato vietato in UE (European Commission Regulation 1048/2005).

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OBBIETTIVO DELLO STUDIO

La podologia buiatrica è una disciplina relativamente recente rispetto al resto della clinica degli animali da reddito, e spesso le problematiche relative al piede bovino sono di competenza degli allevatori (Leach et al., 2010b; Olde et al., 2016)

Questo fenomeno ha indotto a generare una grande varietà nella nomenclatura dei problemi podali, portando spesso a rendere confusa la raccolta e l’interpretazione dei dati. Vi sono infatti numerose patologie del piede bovino di cui tuttora manca una classificazione universalmente condivisa.

Come accennato precedentemente in questa trattazione utilizzeremo le definizioni riportate nei testi che sono considerati di riferimento nel settore (Blowey et al., 2011; Greenough 2007; Dirksen et al. 2004; Renato Cheli 1988).

Per questo motivo ci proponiamo, con questa breve trattazione, di analizzare in modo sistematico la letteratura scientifica per quanto riguarda l’epidemiologia delle patologie podali in relazione ai principali fattori predisponenti, cercando, per quanto ci è possibile, di organizzare i dati in modo da interpretarli in maniera univoca.

Vogliamo in particolare analizzare la prevalenza della zoppia e delle lesioni che la causano nelle diverse tipologie di allevamento europeo con un occhio anche alle realtà esterne al nostro continente.

Un altro aspetto che reputiamo importante analizzare ai fini dei nostri obiettivi è quantificare ed analizzare la forza di associazione che intercorre tra i vari fattori predisponenti la zoppia e le principali lesioni podali, condotta tramite lo studio dell’Odd Ratio ricavato dalla letteratura scientifica.

Con il progresso dei lavori ci siamo posti l’obbiettivo di studiare l’effetto di un protocollo di pareggio funzionale basato su due interventi annui, fattore questo messo in paragone solo in uno studio (Katsoulos et al., 2009), confrontando i vari studi che attuavano o meno questo tipo di intervento.

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MATERIALI E METODI

Lo studio è stato condotto mediante dei passaggi fondamentali che sono consistiti nella ricerca degli articoli con parametri definiti, analisi della letteratura e successivamente con raccolta dei dati di nostro interesse in un database su fogli di lavoro Microsoft Excel 2013.

Sono stati esclusi gli studi non confrontabili rispetto ai parametri che abbiamo voluto analizzare, dopodiché abbiamo organizzato i dati in relazione agli studi epidemiologici di nostro interesse per poi produrre i grafici presenti in questo lavoro.

Per la ricerca degli articoli scientifici ci siamo affidati ai principali motori di ricerca specifici per la letteratura scientifica (ScienceDirect, PubMed, Google Scholar).

Le parole chiave ricercate sono state “dairy”, “cattle”, “lameness”, “prevalence”, “risk factors”, “sole ulcer”, “digital dermatitis”, “flooring”, “epidemiology”.

Al fine di ridurre la variabilità dettata dal progresso tecnologico e scientifico, abbiamo preferito vincolare la ricerca al periodo di tempo relativo agli ultimi dieci anni. Pertanto abbiamo impostato come parametro temporale dal 2006 ad oggi. Abbiamo escluso dalla nostra selezione le review.

Questo procedimento ci ha portato a selezionare 32 articoli, i quali sono stati sottoposti alla fase successiva.

Abbiamo dunque effettuato la lettura degli articoli selezionati nella fase precedente andando a ricercare tabelle contenenti i valori di prevalenza e di Odd Ratio relativi alle principali patologie podali e ai loro fattori predisponenti. Qualora non fossero state disponibili tali tabelle, abbiamo ricercato i valori direttamente nel testo e riportati all’interno del nostro database.

In questa fase abbiamo escluso tutti quegli studi che indicavano la percentuale di animali con disturbi della deambulazione o la loro frequenza invece che la prevalenza (Cook 2003; Rouha-Mülleder et al. 2009; Barker et al. 2009; Olechnowicz et al., 2011), abbiamo escluso quelli in cui venivano analizzate le mandrie per fasce di prevalenza (Bielfeldt et al. 2005) e gli studi che analizzavano l’effetto meccanico delle pavimentazioni sull’unghione bovino (Vanegas et al. 2006).

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I dati così selezionati hanno costituito il database riportato nelle tabelle successive, sulla base delle quali abbiamo effettuato le analisi sfruttando gli strumenti “Tabella pivot”, “filtro condizionale” e “formattazione condizionale”.

In seguito ad una prima analisi dei dati abbiamo reputato utile approfondire l’analisi degli articoli scientifici andando a ricercare il numero di pareggi per anno effettuati nelle stalle in esame. A questo scopo abbiamo creato nella Tabella 1, relativa alle prevalenze, una colonna specifica.

Sulla base di quest’ultima organizzazione dei dati abbiamo prodotto i grafici 1 e 2 utilizzando lo strumento “Grafico pivot” di Microsoft Excel 2013.

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RISULTATI

In seguito alla selezione abbiamo selezionato, ai fini dei nostri studi, dieci articoli scientifici da sottoporre all’analisi sistematica della letteratura.

Come già accennato abbiamo prodotto come risultati due fogli di lavoro Excel, uno relativo alle prevalenze delle patologie podali e l’altro relativo alla forza di associazione (OR) tra i fattori predisponenti e le problematiche analizzate.

Da questi fogli di lavoro abbiamo ricavato due grafici relativi alla distribuzione della prevalenza secondo i principali fattori di rischio. Abbiamo reputato interessante analizzare il fenomeno del pareggio preventivo tra i vari studi, dato esplicitamente presente solo nello studio di Katsoulos (2009).

Abbiamo preferito dare due organizzazioni diverse alle tabelle per renderle più leggibili, secondo nostro parere, in funzione del tipo di dato analizzato. A questo scopo abbiamo organizzato la Tabella 1 ordinando i dati secondo prevalenza crescente e la Tabella 2 ordinando primariamente per patologia e quindi per fattore di rischio.

A causa della difformità tra gli studi non abbiamo potuto riportare in maniera meticolosa gli stessi fattori di rischio e categorie tra le due tabelle. A causa di questa diversità non potremo analizzare in tutti i casi gli effetti dei medesimi fattori di rischio sia nell’ambito della prevalenza che nell’ambito della misura di associazione (Odds Ratio).

In particolare Barker et al. (2010) e Becker et al. (2014) riportano nei loro lavori esclusivamente i dati di prevalenza, pertanto non abbiamo potuto approfondire lo studio di alcuni fattori di rischi da loro analizzati, come il fattore “allevamento biologico” o “periodo di parto”.

Come ultima elaborazione, al fine di rendere più facile l’interpretazione dei dati, abbiamo preferito presentare due tabelle 3 e 4 in cui abbiamo ordinato ed evidenziato rispettivamente secondo i valori di Odds Ratio inferiori a 0,3 e superiori a 3,0 e secondo i valori P value significativi (Pval<0,05).

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PREVALENZA

In questa sessione analizziamo l’elaborato presentato in Tabella 1.

Come precedentemente detto, abbiamo ordinato le stringhe di dati secondo prevalenza crescente. Questo rende più semplice comprendere quali siano i fattori predisponenti che maggiormente influenzano le patologie podali.

Ad una prima analisi ritroviamo i vari fattori di rischio distribuiti lungo tutta la Tabella. Questo è particolarmente vero per il tipo di stabulazione (parametro: “Housed”), per il tipo di riempimento delle cuccette (parametro “Cubicle bedding”), per la stagione di pareggio (parametro “Season of claw trimming”), per lo stadio di lattazione (parametro “Stage of lactation”), oltre che per i fattori di rischio in generale (parametro “Overall”).

Come già descritto nel capitolo della metodologia, abbiamo reputato interessante introdurre il dato intrinseco, ricavato da una lettura ad hoc, relativo al numero di pareggi effettuati durante l’anno in una colonna specifica in modo da analizzare l’effetto di questa pratica preventiva Abbiamo suddiviso gli studi in tre categorie: pareggio effettuato almeno due volte l’anno (“twice/y”), pareggio su richiesta (“when needed”) e un misto dei due protocolli (“mixed”). Quest’ultimo parametro si riferisce esclusivamente allo studio di (Katsoulos et al., 2009). Da questa classificazione osserviamo subito che la maggior parte degli studi i cui dati riportano valori di prevalenza superiore al 31,6% hanno effettuato il pareggio secondo necessità, mentre tutte le stringhe con valore inferiore al 12,8% di prevalenza provengono da studi in cui è stata dichiarata l'esecuzione del pareggio funzionale due volte l’anno.

Per meglio chiarire questo fenomeno abbiamo sviluppato due grafici, dai quali è stato escluso lo studio di Katsoulos et al., (2009) in quanto non è stato possibile ricavare le differenze tra i due protocolli analizzati:

il primo (Grafico 1) è relativo a tutti i dati riportati in Tabella 1, mentre nel secondo (Grafico 2) abbiamo confrontato le prevalenze raggruppate secondo quei fattori di rischio in cui avevamo dati sufficienti per confrontare le due situazioni di pareggio.

Dall’analisi del primo Grafico andiamo a confermare quanto già affermato in precedenza, e cioè che le prevalenze più basse sono relative all’attuazione di due pareggi funzionali all’anno, mentre tra le prevalenze più alte predomina il protocollo “when needed”.

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Nel secondo Grafico notiamo come

delle patologie sia fortemente influenzata dal pareggio funzionale.

aspetteremmo di riscontrare una distribuzione più disomogenea tra i valori correlati ai due diversi protocolli di pareggio funzionale analizzati i quali si presenterebbero in maniera più disordinata.

Per ulteriori considerazioni rimandiamo al capitolo specifico.

GRAFICO 1: RAPPRESENTAZIONE G “PAREGGIO FUNZIONALE”

GRAFICO 2: RACCOLTA DEI DATI SECONDO FATTORI PRED

otiamo come, indipendentemente dal fattore di rischio

delle patologie sia fortemente influenzata dal pareggio funzionale. Se fosse vero il contrario c una distribuzione più disomogenea tra i valori correlati ai due pareggio funzionale analizzati i quali si presenterebbero in maniera più

rimandiamo al capitolo specifico.

: RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLE PREVALENZE SECONDO IL FATTO

SECONDO FATTORI PREDISPONENTI E PROTOCOLLO DI PAREGG

indipendentemente dal fattore di rischio, la distribuzione fosse vero il contrario ci una distribuzione più disomogenea tra i valori correlati ai due pareggio funzionale analizzati i quali si presenterebbero in maniera più

NZE SECONDO IL FATTORE DI RISCHIO

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ODDS RATIO

In questa sessione analizziamo l’elaborato presentato in Tabella 2, nella quale abbiamo raggruppato i valori di Odds Ratio in primo luogo secondo la patologia analizzata e successivamente secondo i fattori di rischio.

Sfruttando lo strumento “formattazione condizionale” abbiamo evidenziato con una gradazione scalare di colori i valori di OR. Secondo questo sistema i valori assumono un colore tanto più intenso quanto più forte è la correlazione tra la problematica osservata e il fattore di rischio analizzato. Il colore rosso è stato usato nel caso in cui l’OR indichi un fattore predisponente la malattia, il verde per i fattori protettivi.

Con lo stesso strumento abbiamo impostato una barra dei dati relativa al P-value in modo da mettere in evidenza i valori che presentano una significatività statistica con un P < 0,05. In questo caso la validità statistica è direttamente proporzionale alla lunghezza della barra dei valori di colore azzurro.

Per facilitare l’analisi dei valori più significativi abbiamo reputato estrarre in Tabella 3 e 4 i fattori di rischio con gli Odds Ratio <0,3 e >3,0, e i valori di Pval <0,05 rispettivamente.

Come prima osservazione notiamo come su 90 valori selezionati dalla letteratura, solo 18 siano statisticamente significativi, appartenenti oltretutto solamente a tre studi (Somers et al. 2003; Katsoulos et al., 2009; Holzhauer, et al., 2008).

Sfruttando quest’ultima selezione possiamo facilmente notare alcuni fenomeni importanti, alcuni dei quali noti nella quotidianità della podologia. In particolare notiamo che la dermatite digitale è fortemente favorita dall’assenza di bagni podali (OR=30,11; P<0,001).

Altrettanto si può dire della conduzione degli interventi di mascalcia e podologia, che se eseguiti irregolarmente possono favorire la manifestazione di zoppie rispetto ad un pareggio preventivo condotto due volte l’anno (OR=12,03; P<0,05). Per quanto riguarda invece la malattia della linea bianca, la pavimentazione in cemento, confrontata con l’uso della terra come pavimentazione, è il fattore che più predispone a questa patologia (OR=23,95; P<0,05). Analizzando gli altri fattori possiamo notare che la numerosità della mandria favorisce lo sviluppo sia delle patologie podali infettive, sia biomeccaniche.

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È comune pensare nella pratica quotidiana che il numero di parti e lo stadio di lattazione influenzino le patologie del piede. Nella letteratura analizzata notiamo che questi fattori non hanno una sufficiente forza di associazione a fronte di una significatività statistica P<0,05. Osservando i dati in maniera più vasta possiamo notare che indipendentemente dalla patologia, salvo la differenza tra cemento e terreno, la superficie d’appoggio dell’unghione bovino non sembra influenzare la salute del piede.

Allo stesso modo le zoppie e le lesioni podali più in generale non sembrano subire l’effetto né dell’ordine di lattazione né dello stadio di lattazione.

Altra osservazione di merito è l’assenza di correlazione tra la pulizia della mandria e la manifestazione delle patologie del piede in generale. Fattore per il quale manca un’effettiva significatività statistica.

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DISCUSSIONI

PREVALENZA

Nell’ambito della zoppia Manske (2002a) ha indicato una prevalenza di solo 2,6% (a fronte di lesioni biomeccaniche dal 5,4% al 9,4%), per Becker et al. (2014) le vacche con zoppia erano il 14,8% (con delle prevalenze dell’11,5% per l’ulcera della suola e del 4,8% per la malattia della linea bianca). Questi due autori sono tra coloro che hanno specificato di aver eseguito due pareggi funzionali nelle mandrie degli studi.

Al contrario Barker et al. (2009) ha riscontrato una prevalenza di zoppia che va dal 13,0% al 67,9% a seconda del fattore di rischio analizzato. Dati affini a quelli riscontrati da K. Frankena et al. (2009) con valori dal 20,1% al 40,6% di prevalenza. In entrambi questi studi non è stato possibile riscontrare il tipo di protocollo utilizzato nelle varie aziende.

Queste osservazioni, associate al fatto che ogni singolo fattore di rischio abbia prevalenze distribuite lungo tutto il range di prevalenza, indipendentemente dallo studio, ci fa pensare che questi stessi non siano i principali fattori scatenanti le patologie podali. Osservazione questa peraltro rafforzata dalle evidenze pervenuteci dallo studio dell’OR.

Per questo motivo abbiamo ritenuto necessario aggiungere la colonna relativa al numero dei pareggi funzionali per anno. Con questa semplice operazione abbiamo potuto osservare che il principale fattore predisponente le patologie podali è pareggio effettuato irregolarmente. Possiamo solo osservare che le patologie con prevalenza più alta nella serie di studi con almeno due pareggi funzionali annui sono nella maggior parte dei casi delle malattie infettive, in particolare la dermatite digitale. La dermatite digitale non è direttamente influenzata dal pareggio stesso, ma sono le patologie biomeccaniche (ulcera della suola e malattia della linea bianca) a giovare maggiormente di questa prassi preventiva.

la maggior parte degli studi che non hanno dichiarato un protocollo di pareggio preventivo si sono limitati ad analizzare il fenomeno zoppia senza approfondirne lo studio delle singole patologie, ma dato che i problemi del’unghione sono causa del 92% delle zoppie (Murray et al. 1996), possiamo affermare che le elevate prevalenze di zoppia sono con molta probabilità dovute a patologie dell’unghione, , consapevoli del fatto che senza studi ulteriori è solo una nostra ipotesi.

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Vogliamo però fare notare che nel caso in cui i fattori predisponenti considerati dai vari studi fossero stati più impattanti sulla salute degli animali rispetto alla gestione dei pareggi funzionali (Grafico 2), avrebbero avuto sicuramente una distribuzione meno regolare rispetto a quest’ultimo fattore.

In questa fase sarebbe stato interessante confrontare l’effetto del pareggio funzionale sulle singole patologie in quanto tra gli studi analizzati vi è forte difformità nelle categorie di patologie analizzate.

Dato che non ci è stato possibile reperire studi specifici, reputiamo che siano necessari ulteriori studi relativi all’impatto del pareggio funzionale sulla prevenzione delle patologie podali.

ODDS RATIO

Da quanto emerso dall’analisi della forza d associazione tra i fattori predisponenti e le patologie podali, reputiamo di poter avanzare le seguenti osservazioni.

Sicuramente i bagni podali sono indispensabili qualora la mandria sia affetta da dermatite digitale. Questo dato conferma quanto osservato nella quotidianità della pratica buiatrica. Contrariamente a quanto spesso si affermi la pavimentazione non è un fattore determinante le patologie podali. L’unico tipo di suolo artificiale che assecondi la biomeccanica dell’unghione bovino è la paglia. Questo contraddice quanto affermato da Hultgren et al., 2001, ma è supportato dallo studio di Vanegas et al. 2006.

Contrariamente a quanto si possa credere lo stato di pulizia degli animali non favorisce lo sviluppo di patologie podali. Sorprende il dato presente in due studi (Katsoulos et al., 2009; Manske et al., 2002a) relativo al fatto che neanche la dermatite digitale sia influenzata da questo fattore, nonostante si malattia infettiva i cui agenti patogeni sono veicolati dalle feci (Dirksen et al., 2004).

Relativamente agli studi sull’utilizzo delle pavimentazioni in gomma da noi analizzati possiamo notare che il cemento favorisce l’insorgenza delle patologie podali tanto quanto l’uso di gomme per la pavimentazione. Altri studi, altrettanto interessanti, si concentrano soprattutto su come questo tipo di pavimentazione influenzi la crescita dell’unghione (Vanegas et al., 2006), questo a discapito degli studi sulla sanità del piede.

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Un alto aspetto che sembra discostarsi dalla quotidianità di stalla è la mancanza di correlazione tra l’ordine di lattazione e le zoppie. È comune infatti, nelle nostre realtà, riscontrare animali con un numero di lattazioni superiore alla seconda che presentano in modo ricorrente disturbi della deambulazione.

Probabilmente questa assenza di correlazione è da ricercarsi nel fatto che gli studi che riportano questo dato sono relativi a realtà in cui viene effettuata di routine una buona prassi basata su pareggi preventivi e bagni podali (Manske et al., 2002b), pertanto la longevità funzionale degli arti degli animali è decisamente più elevata.

La letteratura scientifica è carente secondo questo aspetto, per il quale sarebbe interessante valutare un’eventuale analisi futura.

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CONCLUSIONI

la letteratura scientifica tutt’oggi è eccessivamente difforme nell’analizzare le problematiche della podologia buiatrica, pertanto reputiamo sia necessario sviluppare a livello nazionale e internazionale una metodologia sistematica, partendo in primo luogo da una classificazione e definizione unitaria delle problematiche.

Un altro punto nevralgico di questa tesi è il pareggio funzionale: è una pratica preventiva, ad oggi ancora poco diffusa sul nostro territorio, che può ridurre drasticamente il problema delle patologie podali. A nostro avviso questo limiterebbe enormemente l’impatto sanitario ed economico nelle mandrie italiane oltre a poter portare benefici nel campo del benessere animale.

Reputiamo pertanto che dovrebbe ricevere maggiori attenzioni da parte della Sanità Pubblica e andrebbero maggiormente formati gli allevatori ed imprenditori del settore in tal senso. Secondo nostre considerazioni questo studio può essere uno spunto di analisi per intensificare gli sforzi rivolti a migliorare il benessere animale nell’ottica di “allevare meno, allevare meglio”.

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