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Il processo di Project Risk Management e l'importanza di tool efficaci di supporto. Il caso Leonardo

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UNIVERSITA’ DI PISA

Dipartimento di Economia e Management

Corso di Laurea Magistrale in Strategia, Management e Controllo

IL PROCESSO DI PROJECT RISK MANAGEMENT E L’IMPORTANZA

DI TOOL EFFICACI DI SUPPORTO – IL CASO LEONARDO

Relatore:

Chiar.mo Prof. Marco Giannini

Tesi di Laurea Magistrale Federico Ammannati Matricola 491680

(2)

1

Indice

PREFAZIONE ... 3

1. IL SISTEMA DEL RISK MANAGEMENT ... 6

1.1 Cenni generali sul Risk Management ... 6

1.2 Il processo di Project Risk Management – generalità ... 9

1.3 Il processo di Project Management ... 20

1.3.1. Attori del processo e schemi organizzativi applicabili ... 24

1.4 Gli Integrated Project Team ... 28

1.5 Gli applicativi software a supporto del Project Risk Management .. 34

2. IL CASO LEONARDO ... 39

2.1 Introduzione ... 39

2.2 Presentazione del gruppo Leonardo ... 40

2.3 Evoluzione Organizzativa del gruppo Leonardo ... 45

2.4 L’organizzazione della unità operativa Project Risk Management nel gruppo Leonardo ... 50

2.5 Framework normativo del gruppo Leonardo in ambito Risk Management ... 53

2.6 Il processo di Project Risk Management del gruppo Leonardo ... 55

2.6.1 Classificazione del progetto ... 57

2.6.2 Identificazione dei Rischi ... 60

2.6.3 Valutazione dei Rischi ... 63

2.6.4 Trattamento dei rischi o risposta al rischio ... 66

2.6.5 Gestione delle contingency ... 68

2.6.6 Monitoraggio e Revisione dei rischi ... 71

2.6.7 Reporting ... 73

2.6.8 Archivio dei rischi ... 76

3: TERRA IL TOOL PROPRIETARIO LEONARDO A SUPPORTO DELLE DECISIONI IN AMBITO PROJECT RISK MANAGEMENT ... 78

(3)

2

3.2 Genesi del tool TERRA... 79

3.3 Analisi delle principali caratteristiche del tool TERRA ... 82

3.3.1. Generalità su TERRA ... 83

3.3.2 TERRA caratteristiche chiave ... 84

3.3.3 Integrazione dei dati di progetto ... 86

3.3.4 Condivisione delle informazioni ... 87

3.3.5 Profilatura delle utenze ... 88

3.3.6 Supporto al processo durante il ciclo di vita del progetto ... 90

3.3.7 Gestione dei Risk Register ... 91

3.3.8 Utilizzo di algoritmi statistici ... 93

3.3.9 Storicizzazione schede rischio ... 94

3.3.10 Gestione delle fasi di vita del rischio ... 95

3.3.11 Movimentazione delle contingency ... 96

3.3.12 Storicizzazione del Risk Register ... 98

3.3.13 Reporting ... 99

3.3.14 Segregazione del dato ... 101

4 CONCLUSIONI ... 102

(4)

3

PREFAZIONE

Questo lavoro, dopo aver analizzato i principi basilari del Risk Management

nella sua accezione di base, si propone di approfondire il processo di

Project Risk Management visto attraverso gli schemi indicati delle best

practices internazionali maggiormente diffuse ed applicabili ad aziende che

operano su grandi progetti.

Il presente lavoro, pertanto, si propone di esaminare ed approfondire il

processo di Project Risk Management e come lo stesso si integri nel più

ampio processo di gestione dei progetti (Project Management) facendo

anche riferimento agli schemi organizzativi tipici delle aziende che operano

con quest’ultimi, per poi descrivere ed evidenziare l’importanza di dotarsi

di strumenti informativi efficaci per poter assolvere alle principali esigenze

di carattere gestionale, di analisi, di reporting e di gestione delle

contingency associate ai rischi di progetto.

L’analisi si è focalizzata sulle competenze ed esperienze di una delle più

importanti aziende italiane operante nel settore della Difesa ed Aerospazio:

Leonardo S.p.A. (in seguito denominata Leonardo).

La stesura di questo lavoro conclusivo degli studi magistrali, ha natura non

compilativa, infatti le modalità con cui il sottoscritto ha potuto approfondire

l’argomento si sono estrinsecate attraverso un’attività formativa a La

Spezia e attraverso apposite interviste al personale specializzato

(5)

4

Con la disponibilità ed il supporto del personale della Unità Operativa

Project Risk Management di Leonardo, è stato possibile analizzare come

il processo di Project Risk Management sia stato modellato su una realtà

aziendale molto variegata che, peraltro, in tempi recentissimi ha subito una

importante riorganizzazione a livello di strutture e processi.

Di fondamentale importanza, per la stesura di questo lavoro, è stato il

supporto datomi da due manager di Leonardo, l’ing. Sante Torino e il dott.

Paolo Paladini: il primo è il responsabile del processo di Project Risk

Management di Leonardo, vanta una grande esperienza in ambito Risk

Management, ha conseguito le certificazioni internazionali PMI-RMP ed

IPMA, è autore di vari articoli sul Project Management e su Project Risk

Management presentati in vari congressi internazionali; il dott. Paolo

Paladini è invece la persona che, nel gruppo Leonardo, ha maggiormente

contribuito alla evoluzione del tool TERRA e che ha il compito di farlo

ulteriormente evolvere in chiave futura. Anche il dott. Paladini ha

conseguito la certificazione internazionale PMI-RMP, persona esperta di

Project Management ed è responsabile, oltre che dello sviluppo del tool,

anche dell’analisi ed il reporting di gruppo.

L’azienda, basandosi sulle migliori pratiche internazionali, ha scelto di

implementare sul proprio processo di Risk Management uno strumento

informatico “su misura” sviluppato internamente sulla base delle

(6)

5

L’analisi e l’attività svolta, in questo contesto lavorativo, ha cercato proprio

(7)

6

1.

IL SISTEMA DEL RISK MANAGEMENT

1.1 Cenni generali sul Risk Management

Nell’attuale concezione dell’azienda moderna, le attività di gestione dei

rischi sono percepite come imprescindibili nelle attività del Management in

stretta relazione sia con la Corporate Governance (per l’esigenza del

Vertice Aziendale di ricevere tutte le informazioni necessarie per

un’efficace gestione del rischio), sia con il Sistema di Controllo Interno (per

l’esigenza di garantire un corretto presidio dei rischi a cui è esposta l’attività

aziendale).

In letteratura non vi è unanimità sul significato da attribuire al concetto di

“rischio”. Di fronte alle innumerevoli definizioni che di volta in volta vengono

attribuite al termine “rischio” è possibile individuarne una fornita da Ward

nel 2008 secondo cui il rischio è “la manifestazione di una condizione

incerta che, quando si verifica, genera un effetto positivo o negativo su un

obiettivo” (economico, finanziario, temporale, qualitativo).

Tutte le aziende, nel contesto attuale, devono continuamente affrontare

eventi incerti e la sfida del management è quella di determinare il quantum

dell’incertezza che sia accettabile per poter comunque “creare valore”.

L’incertezza assume una duplice valenza, infatti può rappresentare sia un

rischio, che un’opportunità e quindi può potenzialmente ridurre o

accrescere il valore dell’azienda. Un evento può avere un impatto negativo,

(8)

7

“rischi” che possono ostacolare la creazione di valore o erodere quello

esistente. Eventi con un impatto positivo possono compensare impatti

negativi o possono costituire “opportunità”. Le opportunità sono possibilità

che un evento si verifichi e influisca positivamente per il conseguimento

degli obiettivi, contribuendo così alla creazione di valore oppure

preservando quello esistente.

Il Risk Management ha il compito di identificare, prevenire, contenere o

ridurre gli impatti negativi e massimizzare le opportunità ed i risultati positivi

nell’interesse degli stakeholder.

Il Risk Management deve essere visto come un processo in itinere che

origina dalle “valutazioni strategiche dell’azienda” in merito alla fattibilità

del progetto e che deve continuare per tutto il ciclo di vita del progetto

stesso. L’applicazione di questa logica favorisce la creazione di Valore per

l’Azienda tramite la massimizzazione dei profitti e la minimizzazione delle

perdite, promuove l’immagine e la sicurezza all’esterno (clienti, fornitori e

stakeholder vari) ed all’interno dell’azienda (dipendenti ed azionisti).

Per poter implementare un sistema di Risk Management è importante, se

non indispensabile, che all’interno dell’Azienda sia utilizzato un linguaggio

comune che permetta di apprezzare il sistema dei rischi aziendali nel suo

insieme, il tutto affiancato da una chiara politica di gestione dei rischi e da

una altrettanto chiara attribuzione di responsabilità.

Metodologie, tecniche e sistemi di supporto per l’identificazione, la

(9)

8

adeguati piani di gestione che affrontino i rischi a livello aggregato. E’

inoltre di fondamentale importanza l’integrazione del processo di gestione

dei rischi all’interno dei sistemi di definizione degli obiettivi, di elaborazione

(10)

9

1.2 Il processo di Project Risk Management – generalità

Per descrivere velocemente il processo di gestione dei rischi di progetto,

possiamo utilizzare la Guida al Project Management Body of Knowledge

(Guida PMBOK ®) pubblicato dal Project Management Institute (PMI) che

nella sua Sesta Edizione fornisce le linee guida per la gestione dei singoli

progetti e definisce i concetti legati al Project Management (figura 1). Lo

standard indicato dal PMI non è l’unico esistente, in dottrina ci sono molti

altri riferimenti a cui ispirarsi, ma si può ritenere questa guida come best

practices generalmente accettata.

La Guida PMBOK ® identifica le “buone prassi” che, se osservate, possono

incrementare le probabilità di successo su una ampia gamma di progetti,

(11)

10

Il Project Risk Management è individuato come ottava area di conoscenza

del Project Management e viene definita come “la conduzione dei processi

legati alla pianificazione della gestione dei rischi, alla loro identificazione e

analisi, alla preparazione delle risposte ai rischi e al loro monitoraggio e

controllo nel corso del progetto”. La guida individua anche quale sia lo

scopo specifico dell’analisi del rischio, ovvero indica che tale analisi deve

essere condotta al fine di “aumentare la probabilità e l’impatto di eventi

positivi e nel diminuire la probabilità e l’impatto di eventi dannosi per il

progetto”.

Secondo la Guida PMBOK ® (figura 2) la gestione dei rischi di progetto si

scompone in sei sotto-processi distinti che interagiscono tra loro in primis,

ma che comunque si integrano con gli altri processi tipici delle aree di

conoscenza del Project Management.

(12)

11

Si rende necessario quindi;

1) “pianificare la gestione dei rischi” andando a definire le modalità di

esecuzione delle attività di gestione dei rischi di progetto. Il piano di

gestione dei rischi è fondamentale per comunicare ed ottenere l’accordo

ed il sostegno da parte di tutti gli stakeholder al fine di garantire che il

processo di gestione dei rischi sia supportato ed eseguito in modo efficace

nel corso della vita del progetto. Questo piano definisce la metodologia, i

ruoli e le responsabilità, il budget, la tempistica, le categorie di rischio, le

definizioni di probabilità ed impatto del rischio, la matrice di probabilità ed

impatto, la tolleranza al rischio per gli stakeholder, il reporting.

2) La fase successiva è quella riferita alla “identificazione dei rischi”. Il

processo infatti, si pone lo scopo di identificare i potenziali eventi di rischio

e/o di opportunità atti a influenzare il conseguimento dei risultati aziendali,

con riferimento sia ai fattori esterni (ad esempio, l’evoluzione economica,

tecnologica, competitiva, regolatoria, socio-politica e ambientale) sia ai

fattori interni alla società (ad esempio, processi, risorse, tecnologie,

infrastrutture). Il processo prevede inoltre la documentazione delle

caratteristiche dei rischi.

L’identificazione dei rischi è una fase molto costosa perché richiede il

tempo e l’impegno di diverse persone che devono dedicare l’attività

lavorativa per identificare tutte le possibili fonti di rischio che l’azienda

(13)

12

Esistono diverse tecniche a supporto dell’identificazione dei rischi le quali

non necessariamente sono alternative una all’altra, ma possono essere

utilizzate anche simultaneamente.

Le più diffuse sono:

• Analisi dell’esperienza passata: questa tecnica risulta essere fondamentale per riconoscere le principali classi di rischi aziendali. Si basa

sull’esperienza personale dei soggetti presenti in azienda e sulla presenza

di archivi storici finalizzati a registrare gli eventi più utili a tale scopo. In

questo senso le check-list rappresentano un elenco di categorie di rischi il

cui obiettivo è proprio quello di agevolarne l’individuazione all’interno di un

determinato contesto imprenditoriale. Le check-list sono dei promemoria di

possibili rischi, compilati sulla base di esperienze pregresse

nell’organizzazione produttiva o da esperti del settore in cui si colloca lo

specifico prodotto/servizio. Tale strumento risulta essere poco costoso ma

alquanto inadeguato nell’individuare rischi che non sono riportati

nell’elenco formulato.

• Le Interviste vengono realizzate singolarmente con un campione significativo di soggetti che possono contribuire a tale scopo; normalmente

l’intervistatore si avvale di un questionario predisposto a tale fine. Questa

tecnica è utile per l’identificazione di rischi operativi e potenziali di natura

(14)

13 • Il Brainstorming ed il Workshop sono tecniche di gruppo il cui scopo è generare idee per la risoluzione di determinati problemi. Sono molto utili

per identificare rischi particolarmente complessi e loro eventuali

correlazioni.

Per garantire un’efficace gestione dei rischi di progetto è necessario che

gli stessi siano identificati il più presto possibile ovvero sin dalle fasi iniziali

di offerta e dalle prime fasi del ciclo di vita del progetto ( essendo

l’incertezza maggiore nelle fasi iniziali), per poi subire evoluzioni

successive nel corso dell’esecuzione del processo. Tuttavia è necessario

ripetere l’attività di identificazione iterativamente lungo il ciclo di vita del

progetto su base periodica, anche al fine di includere ulteriori rischi non

noti inizialmente (rischi emergenti). L’identificazione va ripetuta in

particolare nel passaggio dalla fase d’offerta alla fase contrattuale ed

all’approssimarsi di momenti chiave o cambiamenti significativi del progetto

(ad es. atti aggiuntivi al contratto in essere).

3) Una volta terminata questa fase potremo passare ad “eseguire l’analisi

qualitativa dei rischi”, e quindi l’assegnazione delle priorità ai rischi tramite

la valutazione e la combinazione della probabilità di accadimento del

rischio e del relativo impatto. Questo processo consente al Project

Manager di concentrarsi sui rischi ad alta priorità. Eseguire l’analisi

qualitativa dei rischi è in genere un mezzo rapido ed economicamente

(15)

14

Le tecniche qualitative utilizzano parole o scale descrittive per

rappresentare effetti economici e probabilità di realizzazione dell’evento

rischioso. La tecnica probabilità-impatto tra queste è lo strumento più

diffuso e potente per stimare i rischi come combinazione di probabilità di

accadimento e severità delle conseguenze.

Per determinare la probabilità ed impatto del rischio vengono utilizzate

delle tabelle da cui possiamo derivare gli indici di probabilità (Ip) che

rappresentano il risultato di un’operazione di confronto tra il rischio

identificato e una serie di situazioni di diversa incertezza in cui ci si può

trovare e l’indice di impatto (Ii) che viene invece valutato su costi, tempi e

performance, attraverso il confronto del rischio identificato con le situazioni

di diversa gravità indicate.

Una volta determinati gli indici di Probabilità e di Impatto è possibile

determinare l’indice RPI (Risk Priority Index) o Fattore di Rischio da

assegnare al rischio specifico.

Il Risk Priority Index (RPI) viene utilizzato per ordinare i rischi secondo una

priorità di importanza/urgenza ai fini della successiva definizione delle

azioni di trattamento.

4) Eseguire l’analisi quantitativa dei rischi è invece il processo di analisi

numerica dell’effetto dei rischi identificati sugli obiettivi complessivi del

(16)

15

numeriche che sono in grado di supportare efficacemente il processo

decisionale.

Un rischio viene quantitativamente definito attraverso due elementi distinti:

• Una percentuale che rappresenta la stima delle probabilità che il rischio si verifichi;

• Una valutazione quantitativa dell’effetto del rischio in termini di stima dei maggiori costi dell’attività, a cui il rischio è associato, e dagli eventuali

ritardi sulle milestones di progetto su cui il rischio ha impatto.

Il costo del rischio è rappresentato quindi da una distribuzione di probabilità

che si articola in un intervallo di possibili valori economici, tenendo conto

del fatto che il costo generato dagli effetti di un rischio, nel momento in cui

accade, può realisticamente manifestarsi con una molteplicità di valori

comunque riconducibili ad un intervallo.

Esistono varie metodologie applicabili a questa fase, in genere sono

utilizzate:

• Analisi di sensibilità che aiutano a determinare quali rischi hanno il maggiore impatto potenziale sul progetto;

• Analisi del Valore Monetario Atteso (EMV);

• Simulazioni Monte Carlo.

5) Dopo aver quantificato il rischio occorre “pianificare le risposte” al fine di

(17)

16

gli obiettivi del progetto individuando azioni mirate. In genere sono

applicabili varie strategie che devono essere valutate sulla base della

maggiore o minore probabilità di rivelarsi efficaci.

Le strategie applicabili alle minacce (figura3) consistono in evitare,

trasferire, mitigare o accettare il rischio; le strategie applicabili alle

opportunità invece prevedono di sfruttare, potenziare, condividere o

accettare il rischio.

In particolare: la strategia “mitigazione” prevede azioni preventive rispetto

al verificarsi del rischio tali da rimuoverne le cause, ridurne la probabilità di

accadimento e/o gli effetti. Possono essere classificate ex ante in azioni di

prevenzione se hanno effetto sull’indice di probabilità, o di protezione se

hanno effetto sull’indice di impatto. Recovery/correttive costituite da azioni

correttive da attuare quando il rischio si è verificato, al fine di ridurne

(18)

17

“Evitare il rischio” è una strategia in base alla quale si agisce per eliminare

la minaccia o proteggere il progetto dall’eventuale impatto.

“Trasferimento": azioni atte a trasferire a terzi (clienti, fornitori ecc.)

l’impatto di una minaccia insieme alla responsabilità della risposta.

“Accettazione”: nel caso in cui non vi sia modo di incidere sul rischio e

nessuna azione specifica possa essere portata avanti.

Le risposte pianificate ai rischi devono essere appropriate all’importanza

del rischio, essere economicamente vantaggiose e concordate con tutte le

parti coinvolte sul progetto.

6) Occorre infine “monitorare e controllare i rischi”; quest’ultima fase è molto

importante in quanto si procede a controllare i rischi individuati, ad

aggiungerne di nuovi se questi sono sorti in corso d’opera e a valutare

l’efficacia dei piani di risposta precedentemente implementati.

Il rischio di progetto, come abbiamo già visto nel paragrafo iniziale, ha le

sue origini nell’incertezza presente in tutti i progetti. I rischi noti sono quelli

che sono stati identificati ed analizzati e per i quali sono state pianificate

opportune azioni di mitigazione. Possono inoltre esistere rischi che, per

quanto noti, non possono essere gestiti proattivamente e che quindi

necessitano di una riserva loro assegnata. Esistono infine rischi ignoti che,

(19)

18

Le organizzazioni e gli stakeholder sono disposti ad accettare vari livelli di

rischio a seconda della loro attitudine, in genere l’atteggiamento verso il

rischio è definito dai seguenti elementi:

• Propensione al rischio (il livello di incertezza ritenuto accettabile in previsione di una ricompensa);

• Tolleranza al rischio (il grado, quantità o dimensione del rischio che un individuo o una organizzazione può tollerare);

• Soglia di rischio (misura del livello di incertezza o di impatto al quale uno stakeholder può avere un interesse specifico. Al di sotto di tale soglia,

l’organizzazione accetterà il rischio. Al di sopra l’organizzazione non lo

tollererà);

Questi elementi devono sempre essere chiari, infatti il progetto potrà

essere accettato se i rischi rientrano nelle tolleranze e se sono in equilibrio

con i ritorni che si possono ottenere una volta che i rischi sono stati assunti.

Per ottenere i risultati attesi è necessario che il processo di Project Risk

Management sia condotto in modo proattivo e sistematico nel corso di tutta

la vita del progetto.

In genere il rischio del progetto sarà più elevato nel momento in cui sarà

avviato. Tale affermazione sarà più vera nel caso di un progetto dal

contenuto innovativo, in cui le attività che si presentano con carattere di

novità superano quelle che invece si presentano con carattere di ripetitività.

(20)

19

e saranno necessarie revisioni periodiche al fine di monitorare i rischi

identificati e di intercettare e gestire nuove e non previste minacce. Un

atteggiamento attento e proattivo alla gestione del rischio minimizza la

(21)

20

1.3 Il processo di Project Management

In questo capitolo viene analizzato come il processo di Project Risk

Management sia intrinsecamente collegato al processo generale di Project

Management. Probabilmente la mera elencazione delle varie fasi in cui

viene eseguito il processo di Project Risk Management non rende

evidente, specie ai non addetti ai lavori, quali e quante relazioni si vanno a

creare con tutta la struttura aziendale.

Il Project Risk Management, in sintesi, si colloca in un crocevia di processi,

culture, obiettivi diversi e sempre in divenire. Per affrontare correttamente

questo processo servono quindi conoscenze ed abilità trasversali

supportate efficacemente da un sistema di gestione capace di intercettare

le varie sfumature che ogni volta il progetto porta con sé.

Il Project Management, come del resto il Project Risk Management, si

applica ai progetti.

Archibald nel suo lavoro sul Project Management afferma che: “Progetto si

definisce, di regola, uno sforzo complesso di durata solitamente inferiore a

tre anni, comportante compiti interrelati eseguiti da varie organizzazioni

con obiettivi, schedulazioni e budget ben definiti”.

In questa definizione si possono osservare due elementi, la “temporaneità”

dell’iniziativa e “l’unicità” del risultato. L’elemento temporale chiarisce che

un progetto ha un inizio ed una fine definiti. La fine si raggiunge quando

(22)

21

applicabile a tutti i progetti). L’elemento della “unicità” del risultato, invece,

si associa al fatto che sebbene in genere siano utilizzabili processi ripetitivi

e procedure già esistenti, le incertezze e le differenze nei prodotti o nei

servizi realizzati richiedono, ogni volta, pianificazioni specifiche rispetto a

quanto svolto di routine.

Un progetto può essere rappresentato da un triangolo i cui lati sono

identificati in tempo, costo e ambito. Questi elementi costituiscono i tre

vincoli principali a cui il Project Manager deve sottostare.

• Il tempo indica i termini entro i quali il progetto deve essere completato.

• Il budget indica il costo che non deve essere superato.

• L’ambito descrive il lavoro richiesto per il completamento del progetto. Il Project Manager può agire su queste variabili modificandole una in

funzione

dell’altra. Così, per rispettare i tempi in caso di difficoltà, potrà aumentare

il budget o modificare l’ambito del progetto (ad esempio ridimensionando il

risultato prefissato). Se invece vorrà rispettare ambito e budget dovrà

essere più flessibile sui tempi.

Per descrivere il processo di Project Management si utilizzano le definizioni

indicate nella Guida PMBOK ®. Questo processo, più ampio di quello di

Project Risk Management, illustrato nella figura 4 si esegue tramite la

corretta applicazione ed integrazione di ben 47 processi di Project

(23)

22

genere caratterizzano il ciclo di vita gestionale di un progetto (ciclo di avvio

– pianificazione – esecuzione –monitoraggio – controllo e chiusura).

Durante la fase di avvio, le principali attività riguardano l’implementazione

del project charter, del registro degli stakeholder e di molti altri documenti

che contribuiscono alla fase di pianificazione tramite il piano di Project

Management. Attraverso questo strumento vengono raccolte le regole

gestionali e i processi di Project Management che saranno implementati e

viene posta l’attenzione sui piani di progetto, la cui ufficializzazione risiede

nella baseline di progetto (Project Baseline).

Le fasi successive si identificano nell’esecuzione (Executing) e nel

monitoraggio (Monitoring and controlling) durante le quali vengono

(24)

23

quindi alla misurazione delle performance misurando gli stati di

avanzamento tramite l’analisi dell’Earned Value.

Infine, verranno redatti i documenti per la chiusura del progetto (Closing)

con particolare attenzione alle lesson learned, ovvero le lezioni apprese

(25)

24

1.3.1. Attori del processo e schemi organizzativi applicabili

Nei paragrafi precedenti sono state citate alcune figure e/o strutture

aziendali tipiche del processo di Project Management e di Project Risk

Management. Il Project Manager è una di queste. In estrema sintesi lo

potremmo descrivere come la persona responsabile della valutazione,

pianificazione, gestione e controllo di un progetto; non è un manager

funzionale in quanto non è focalizzato su un’area funzionale, in genere

svolge il proprio ruolo attraverso il gruppo di progetto e altri stakeholder.

Il Project Manager deve possedere doti tecniche per poter organizzare il

progetto, ma deve avere anche equilibrio, valori etici, capacità relazionali,

leadership per guidare adeguatamente il gruppo di progetto.

Il gruppo di progetto (Project Team) è un gruppo di persone, appartenenti

ad enti diversi, che partecipano allo svolgimento del progetto.

Il Project Management Office (PMO) è l’ufficio cui l’azienda o

l’organizzazione demanda lo sviluppo della cultura di progetto, la

formazione e il coordinamento dell’attività di Project Management.

I compiti del PMO spaziano dal coordinamento dei progetti alla gestione

dell’infrastruttura di Project Management al coaching e all’assistenza nella

gestione dei progetti.

Sia il Project Manager che il Project Team sono variamente influenzati dalla

(26)

25

maturità del processo di Project Management saranno presenti in azienda

organizzazioni, tool e sistemi diversi.

Nel caso in cui il progetto coinvolgesse anche soggetti esterni, come per

esempio in una joint venture, il progetto sarebbe influenzato da un numero

ancora maggiore di variabili.

La cultura dell’organizzazione è un fattore ambientale capace di

influenzare la capacità di un progetto di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Immaginiamo di doverci confrontare nell’ambito di un progetto

internazionale; in tale caso la cultura diventa un fattore veramente critico

dovendo gestire diverse organizzazioni, sedi e persone nel mondo. In

genere la struttura organizzativa incide sulla disponibilità delle risorse e

sulle modalità di gestione del progetto. I modelli organizzativi utilizzati dalle

aziende sono i più vari, il modello classico è quello di una organizzazione

funzionale che rappresenta la tipologia di organizzazione più diffusa, ad

esempio, nelle PMI. Questa struttura è estremamente efficiente nella

gestione delle attività caratteristiche e ripetitive, offre una catena di

comando e controllo verticale che favorisce la specializzazione e quindi le

economie di scala di apprendimento. Per contro non facilita gli scambi

orizzontali e il lavoro di gruppi interdisciplinari (i più tipici nei progetti). In

queste strutture organizzative l’autorità del Project Manager è minima, non

ci sono risorse a lui assegnate, il budget del progetto viene gestito dai vari

(27)

26

In atre realtà troviamo invece delle organizzazioni a matrice che sono una

via di mezzo, per così dire, fra le organizzazioni funzionali classiche e

quelle per progetti. Il personale assegnato ad un progetto viene coordinato

da un Project Manager che solitamente fa parte dello staff dell’azienda. La

matrice si dice debole, bilanciata o forte a seconda dell’indipendenza e del

peso del Project Manager.

A mano a mano che si passa da un modello a matrice debole ad un modello

a matrice forte vediamo crescere il ruolo del Project Manager, la quantità

di risorse dedicate da bassa può arrivare ad essere elevata, il budget del

progetto non è più gestito dai manager funzionali ma è attribuito al Project

Manager, il ruolo stesso del Project Manager da Part-time passa a tempo

pieno (figura 6).

Troviamo poi strutture organizzate per progetto, in questi casi siamo

all’opposto rispetto alle organizzazioni di tipo funzionale; per ogni progetto

viene costituito un team dedicato, guidato dal Project Manager che è

responsabile dei risultati. Il Project Manager in queste organizzazioni gode

di un elevato livello di indipendenza ed autorità, gestisce un gruppo stabile

di persone che lavorano a tempo pieno sul progetto, dispone

completamente del budget necessario e si dedica a tempo pieno al

(28)

27

Ciascuna struttura organizzativa ha vantaggi e svantaggi. Talvolta nella

stessa azienda troviamo progetti gestiti a matrice ed altri per progetto; tutto

dipende dalla cultura aziendale, dal mercato di riferimento, dal livello di

(29)

28

1.4 Gli Integrated Project Team

Questo schema è tipico di molte aziende caratterizzate da processi

complessi ed orientate fortemente a progetti che operano in un ambito

internazionale molto competitivo, dove la soddisfazione del cliente

rappresenta un elemento centrale per il raggiungimento degli obiettivi

aziendali.

Parleremo quindi, in termini generali, degli Integrated Project Team e delle

competenze che devono essere presenti perché questo tipo di

organizzazione possa funzionare correttamente.

La gestione dei progetti tramite Team di progetto integrato è un modello

gestionale divenuto popolare negli Stati Uniti negli ultimi anni sia nel settore

privato che in quello pubblico; è stato adottato in particolare dalle aziende

del settore Aerospazio e Difesa che sono caratterizzate dalla presenza di

progetti complessi che meglio di altri possono capitalizzarne i vantaggi.

Un Team è un piccolo numero di persone con competenze complementari

che si impegnano per uno scopo comune, obiettivi di rendimento e un

approccio per il quale si ritengono reciprocamente responsabili.

Gli Integrated Project Teams sono costituiti per realizzare un team

multidisciplinare che, sotto la guida di un IPT Leader, è responsabile del

raggiungimento degli obiettivi del/i Progetto/i assegnato/i. La costituzione

(30)

29

garantisce un’adeguata attenzione verso il raggiungimento degli specifici

obiettivi aziendali nel rispetto dei tempi pianificati e dei costi preventivati.

Gli IPT necessitano di una loro formalizzazione da parte della direzione

aziendale anche perché è necessario definire le relazioni ed i ruoli dei

membri del Team con le funzioni specialistiche aziendali. Un impegno

gestionale scritto è una condizione indispensabile per far funzionare

correttamente un’organizzazione in quanto le attribuzioni del Team in

termini di autorità e di autonomia devono coesistere con le procedure

aziendali formalmente stabilite e presenti all’interno della organizzazione

aziendale.

I Team di progetto devono poter individuare chi lavorerà al progetto, non

potranno avere una autorità assoluta sull’assunzione o sulla rimozione dei

membri del Team, ma devono poter avere una certa influenza sulle

questioni relative al personale in base alle prestazioni dei singoli. In questi

casi si ricorre ad una valutazione congiunta tra il responsabile dell’IPT ed

il responsabile della funzione per bilanciare le esigenze del team rispetto

alle funzioni.

Gli IPT devono essere responsabilizzati sia dal management che dalle

funzioni specialistiche affinché possano prendere le decisioni tecniche in

modo indipendente e senza interferenze da parte delle funzioni dirette. Se

ogni decisione tecnica dovesse passare attraverso i capi funzionali per

(31)

30

di progetto sarebbe enormemente limitata ed il ciclo di sviluppo non

sarebbe abbreviato.

L’IPT ha lo scopo di creare un ambiente in cui tutti gli Stakeholder interni

all’azienda lavorano in partnership per il successo del progetto e

concordano sul modo di lavorare per massimizzarne l’efficienza e

l’efficacia.

Per poter funzionare correttamente l’IPT deve veder realizzate alcune

condizioni:

• deve essere chiaramente individuato un singolo elemento di responsabilità e di “accountability” per tutti gli output richiesti (IPT

leader);

• IPT deve comprendere rappresentanti di tutte le necessarie discipline funzionali e gli stakeholder; questi lavorano insieme e,

dove possibile, operano nello stesso ambiente (sono co- locati);

• le risorse, ove possibile, devono essere assegnate funzionalmente all’IPT in modo stabile e permanente, per dare la migliore

combinazione delle competenze disponibili attraverso tutte le fasi del

ciclo di vita del progetto;

• le risorse devono essere dimensionate secondo la grandezza e la complessità del Progetto;

(32)

31 • IPT deve operare con spirito di squadra ed i suoi componenti devono

condividere finalità ed obiettivi comuni;

• IPT deve avere chiaramente definite le responsabilità e la accountability ed i suoi componenti devono possedere elevati livelli

autorizzativi ed il più ampio livello di delega possibile,

compatibilmente con quanto previsto dal Business Management

System aziendale;

• gli IPT devono essere dotati di livelli di responsabilità e rappresentatività adeguati all’importanza strategica ed al volume di

business del progetto/contratto gestito.

Ogni IPT è incaricato di individuare, presso il Cliente e gli Stakeholder, le

figure di riferimento per il successo del progetto che possono essere sia

interne che esterne all’azienda, in funzione degli accordi commerciali in

essere e dalla complessità del progetto da realizzare. Gli Stakeholder

hanno sia una dimensione interna (il senior management responsabile del

successo dell’IPT e coloro che operano a supporto dell’IPT leader) sia una

dimensione esterna (clienti e fornitori)

Definire una “Visione” condivisa e i conseguenti fattori di successo è

cruciale per costituire un’identità comune e una chiarezza d’intenti

trasversalmente a tutto l’IPT. I fattori di successo dovrebbero essere

(33)

32

conseguentemente documentati e comunicati sia a tutti i componenti

iniziali dell’IPT, sia a tutti i nuovi componenti, che, nel tempo, entrano a far

parte del team.

Le informazioni relative all’andamento del progetto all’interno e all’esterno

dell’IPT sono gestite attraverso un numero di riunioni e riesami. Tutti i

membri di un IPT, indipendentemente da dove siano localizzati,

dovrebbero potersi incontrare fisicamente almeno una volta al mese,

questo è necessario per condividere lo stato di avanzamento delle attività

di progetto e mantenere la corretta gestione dei costi, dei tempi e delle

prestazioni dei prodotti da fornire ai clienti.

I vantaggi dell'utilizzo di team di sviluppo di progetti integrati sono notevoli.

Probabilmente il vantaggio più importante è la riduzione del tempo

necessario per portare un nuovo prodotto dall'idea iniziale al prodotto finale

finito, disponibile al pubblico. Accorciare il ciclo di sviluppo offre a

un'azienda un vantaggio rispetto ai suoi concorrenti. Ciò si traduce anche

in un risparmio di costi complessivo per lo sviluppo del nuovo prodotto.

I sostenitori dei team di progetto sono pronti a sottolineare i vantaggi del

loro utilizzo; raramente però menzionano le minacce che invece è bene

aver sempre presenti.

L'appartenenza a un team di progetto richiede la collaborazione di ciascun

(34)

33

è quella di integrare i requisiti di tutte le funzioni specialistiche man mano

che il design si evolve dall'inizio alla fine del processo.

Tuttavia, non tutte le persone hanno la capacità di lavorare in un’ottica di

squadra. Alcuni individui sono solitari per loro natura, alcune persone

semplicemente non riescono a lavorare in modo produttivo con gli altri.

Pertanto, nella fase iniziale, i tassi di turnover nell'uso dei team sono

spesso alti poiché i membri devono imparare a lavorare insieme in modo

coerente.

Per dirigere i team durante le prime fasi del progetto viene normalmente

utilizzato personale tecnico. A volte però alcuni di questi team leader,

esperti in materia tecnica, non sono ancora pronti per gli incarichi di

gestione e devono essere sostituiti.

L'uso dei team spesso richiede che i Project Manager vengano coinvolti in

attività estranee alle loro competenze come il reclutamento e

l'addestramento del personale, le revisioni delle prestazioni dei dipendenti,

la rimozione e la sostituzione dei membri del team.

Infine, i team di progetto, se utilizzati per un periodo prolungato, potrebbero

ridurre l'esperienza tecnica e la base di conoscenze dell'organizzazione

madre. In questo senso le organizzazioni “funzionali” offrono la possibilità

di sviluppare basi di competenza tecnica maggiormente durature nel lungo

(35)

34

1.5 Gli applicativi software a supporto del Project Risk Management

Avendo inquadrato nei paragrafi precedenti il processo di Project Risk

Management come uno dei nove processi di Project Management e dopo

aver preso atto di quali e quante relazioni si instaurano durante l’attività

operativa di conduzione di un progetto, verrà analizzato il tema relativo

all’importanza di disporre di un sistema informativo efficace a supporto del

processo di Project Risk Management e quali caratteristiche chiave

dovrebbero essere presenti per garantire e supportare efficacemente il

processo.

Volendo fare un elenco delle caratteristiche chiave di un tool di Risk

Management, sebbene questo possa non essere esaustivo, potremmo

elencare i seguenti elementi determinati dalla letteratura e dalle best

practice internazionali.

Condivisione delle informazioni. Come abbiamo visto l’attività di conduzione del progetto coinvolge, a secondo della struttura organizzativa,

varie e diverse funzioni aziendali: gli IPT con tutti i rappresentanti delle

unità specialistiche, gli enti di Amministrazione Finanza e Controllo,

Acqusiti, Supply Chain ecc.; tutti questi attori devono poter comunicare

velocemente ed efficacemente specie se si trovano ad operare in siti

diversi. Quindi un importante obiettivo del sistema informatico sarà quello

di poter raggiungere il maggior numero di utenti in modo semplice e

(36)

35

rilevante per la difesa della proprietà intellettuale aziendale e per la

necessità di difendere i dati riservati del cliente.

Il Reporting del sistema dovrà poter dirigere le informazioni in modo mirato alle persone che sono operativamente coinvolte sul progetto. Informazioni

di dettaglio saranno necessarie a livello operativo. Passando da attività

semplici ad attività più complesse la tipologia di informazione dovrà trovare

adeguate forme in modo da poter essere resa disponibile agli utilizzatori

ad un livello più alto.

Supportare la metodologia e le metriche che l’azienda si è data attraverso le procedure e l’organizzazione. La diffusione di un linguaggio

comune all’interno dell’azienda attraverso tool, procedure ed

organizzazioni standard è di fondamentale importanza affinché il progetto

possa essere eseguito con successo.

Integrazione dei dati di progetto. Evidentemente non è possibile pensare che il processo di Project Risk Management possa essere eseguito tramite

dei semplici fogli Excel gestiti in autonomia dai vari gruppi di progetto.

Solitamente in azienda sono utilizzati strumenti in grado di gestire la

pianificazione operativa in termini di tempi e milestone (es. MS Project e

Primavera), i costi, la fatturazione e gli incassi ecc.. Ognuno di questi

strumenti dovrà interfacciarsi con il tool per poter raccogliere le

(37)

36 • Gestione dei Risk Register. Un tool di supporto efficace per il Risk Management deve poter gestire il risk register di progetto permettendone

il continuo aggiornamento come richiesto dalle best practices

internazionali.

Utilizzo di algoritmi statistici. A supporto della fase di valutazione quantitativa ed in quella di analisi e reporting il tool dovrebbe poter gestire

algoritmi di tipo statistico per costruire il profilo di rischio economico

dell’intero progetto. Lo strumento statistico (es. analisi Monte Carlo)

consente di determinare la distribuzione di probabilità dei costi legati al

verificarsi o meno dei rischi di progetto e mediante la rappresentazione

della curva cumulata di tali probabilità, permette di individuare il grado di

copertura corrispondente ad ogni valore del monte contingency

complessivamente allocato.

Storicizzazione schede rischio. Mantenere traccia della storia della singola scheda rischio deve essere una caratteristica importante di un tool,

attraverso questa caratteristica è possibile seguire la singola scheda

rischio nel ciclo di vita del progetto.

Gestione delle fasi di vita del rischio. Ogni rischio nel corso dello svolgersi del progetto, subisce vari cambiamenti di stato. Il sistema deve

poter indicare i rischi che non sono ancora occorsi, quelli che si stanno

(38)

37

applicare specifiche azioni di gestione per limitare gli effetti del rischio sul

progetto.

Movimentazione delle contingency. La contingency è un valore dinamico che va adattato all’evolversi del profilo di rischio economico del

progetto. Un sistema efficace di Risk Management deve prevedere

strumenti atti a monitorarne l’andamento nel tempo.

Storicizzazione del Risk Register. Dato che il risk register è uno di documenti di progetto più importanti, un tool efficace deve permette la

storicizzazione delle diverse versioni corrispondenti ai diversi stadi di

evoluzione di progetto partendo dalla baseline fino alla revisione ennesima,

per poterle eventualmente mettere a confronto e capire come il progetto si

sta svolgendo.

Supporto al processo durante il ciclo di vita del progetto, In una ottica di Life Cycle Management il tool deve poter essere un supporto efficace

sia in fase di offerta che nella fase esecutiva del progetto. Anche in accordo

con le best practices il processo di Project Risk Management è iterativo e

quindi lo strumento informatico deve essere in grado di soddisfare ogni

esigenza di rivalutazione dei rischi di progetto.

Segregazione del dato. Il processo di Project Risk Management richiede l’utilizzo di una mole notevole di dati e di informazioni. Il tool informatico

(39)

38

opportune autorizzazioni che possano consentire solo alle persone

deputate l’accesso in scrittura e lettura ai dati.

Profilatura delle utenze, Il sistema informatico deve poter distinguere ed individuare le utenze in base al ruolo che ognuno riveste all’interno del

progetto e all’interno del processo; ad esempio devono essere attribuiti

profili diversi a coloro che possono inserire o leggere dati rispetto a chi i

dati può autorizzarli o respingerli. Le utenze che in sistema informativo

deve gestire possono essere quelle dei partecipanti dell’IPT di progetto

(40)

39

2. IL CASO LEONARDO

2.1 Introduzione

In questo capitolo, sulla base di quanto descritto precedentemente

riguardo alle fasi del processo di Project Risk Management ed alle

caratteristiche distintive di un tool efficace, verrà analizzato come il gruppo

Leonardo abbia deciso di implementare tali elementi, soffermando l’analisi

sulle peculiarità che lo caratterizzano.

I successivi paragrafi hanno la finalità di evidenziare, in questo lavoro,

come il gruppo Leonardo abbia costruito un sistema su misura al proprio

processo di Project Risk Management facendone un caso distintivo rispetto

(41)

40

2.2 Presentazione del gruppo Leonardo

Leonardo, uno dei maggiori operatori mondiali nell’industria

dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza, è una realtà industriale integrata che

opera nei settori ad alta tecnologia (figura 7). Operando al fianco di Governi

e Istituzioni, cittadini e comunità, Forze Armate e Agenzie di Intelligence

Leonardo progetta e realizza un’ampia gamma di prodotti, sistemi, servizi

e soluzioni integrate che coprono le esigenze di difesa, protezione e

sicurezza in ogni possibile scenario d’intervento: terra, mare, cielo, spazio

e cyberspazio.

Dal 1 Gennaio 2016 Finmeccanica (poi Leonardo) non è più una holding a

capo di un gruppo di imprese ma è diventata un’azienda unica (che ha

incorporato per fusione le controllate OTO Melara e WASS e ha assorbito

(42)

41

ES) organizzata in 7 divisioni: Elicotteri, Velivoli, Aerostrutture, Sistemi

Avionici e Spaziali, Elettronica per la Difesa Terrestre e Navale, Sistemi di

Difesa, Sistemi per la Sicurezza e le Informazioni.

Il 28 aprile 2016 l’Assemblea degli Azionisti ha approvato la nuova

denominazione sociale di Finmeccanica. Da allora in avanti sarà Leonardo,

dopo sessantotto anni di storia, il marchio che ha identificato dal

dopoguerra ai nostri giorni l’industria ad alta tecnologia nel nostro Paese

rinnovandosi nel segno modernissimo dell’opera di Leonardo da Vinci,

innovatore ante litteram e simbolo universale d’ingegno e creatività

applicati a ogni campo d’indagine.

Il cambio di nome rappresenta la logica conclusione di un percorso di

rinnovamento profondo che ha preso avvio con la trasformazione il 1^

gennaio 2016 - da holding finanziaria a One Company, società industriale

unica, integrata e concentrata nei settori chiave dell’aerospazio, difesa e

sicurezza.

Leonardo raccoglie così il testimone di un percorso industriale importante,

iniziato ancor prima della stessa Finmeccanica, con l’obiettivo di

rappresentare nel mondo la nuova immagine di azienda globale e

all’avanguardia tecnologica.

La decisione di cambiare il nome all’Azienda nasce dalla volontà di sancire

la forza e la qualità del cambiamento in atto e di assumersi la responsabilità

(43)

42

raccontare al mondo la portata di un grande processo di trasformazione

che si è concretizzato con il battesimo operativo della nuova One

Company. Grazie a questa trasformazione l’Azienda non si identifica più in

una finanziaria (Finmeccanica - Società Finanziaria Meccanica) ma in

un'azienda operativa impegnata nella realizzazione di prodotti e servizi

tecnologicamente avanzati. Se il nome Finmeccanica non rispecchia più

l’identità, il nome Leonardo, invece, rappresenta il punto di sintesi dei valori

profondi che sono alla base dell’impegno quotidiano e che ne sostengono

le strategie.

In Leonardo si riscontra una storia importante di successi, un laboratorio

permanente per mettere alla prova competenze, passione e talento,

un’attitudine a guardare più lontano per immaginare soluzioni nuove, un

impulso costante alla ricerca e alla sperimentazione.

Leonardo svolge inoltre la funzione di Capogruppo e di Corporate Centre

per le controllate e le joint venture Leonardo DRS, Telespazio, Thales

(44)

43

Leonardo è una Società italiana quotata in borsa che esercita attività di

direzione e coordinamento sia sul suo business in Italia sia sulle aziende

estere da lei controllate (così come prescritto dal Codice Civile italiano)

attraverso Direttive interne, Policy e Procedure.

In qualità di leader nazionale nel settore della difesa, Leonardo ha avviato

negli ultimi anni una serie di iniziative industriali e strategiche volte ad

ottenere (quando consentito dalle regole di esportazione) un maggior

allineamento tra le sue aziende rispetto a una quantità di aspetti critici; tra

questi il coordinamento delle attività di Ricerca e Sviluppo, un sistema di

Famiglie Professionali volte a supportare la condivisione di best practices,

(45)
(46)

45

2.3 Evoluzione Organizzativa del gruppo Leonardo

Il modello di business di Leonardo (ex Finmeccanica) è sempre stato

caratterizzato da una forte presenza delle aziende sui mercati esteri.

L’esigenza di confrontarsi con partner e concorrenti molto strutturati ed

importanti ha reso necessario, per la società, dotarsi delle migliori pratiche

di gestione del business. Già dai primi anni 2000 erano presenti nelle

aziende dell’ex gruppo Finmeccanica processi, procedure, tool che

avevano lo scopo di gestire il processo di business secondo le migliori

pratiche. A questo proposito è importante citare alcuni progetti che hanno

dato al gruppo principi e logiche di business allineate a quelle delle aziende

internazionali più evolute.

A metà degli anni ’90 il gruppo Finmeccanica introdusse, quale sistema di

gestione integrato, il software SAP R3. L’introduzione di questo strumento

nelle aziende del gruppo portò con sé un cambiamento culturale,

organizzativo ed operativo fortissimo. Le aziende dovettero rifondare da

capo i processi contabili, gestionali ed operativi; i modelli organizzativi

gerarchici tipici del tempo lasciarono il campo ad organizzazioni a matrice

sempre più focalizzate sui business piuttosto che sulle funzioni operative.

Nel 1998 la ex Finmeccanica avviò la sperimentazione di un modello

innovativo fondato sui capisaldi della creazione del valore (Progetto

(47)

46

gruppo. L’adozione del modello comportò un’intensa attività di formazione

che coinvolse oltre 1600 dipendenti.

L’introduzione dei concetti di una prima organica disciplina in materia di

gestione dei rischi di progetto (Linee Guida di Gruppo sulla Gestione dei

Rischi), iniziarono a diffondersi nel Gruppo nel corso dell’anno 1999. Sono

infatti del tempo le prime procedure sulla gestione del rischio di progetto

all’interno delle varie società di Finmeccanica.

Nel corso dell’anno 2003 partì invece un altro importantissimo progetto che

aveva lo scopo di introdurre le moderne pratiche di gestione dei programmi

pluriennali. Prese infatti il via il progetto denominato “Life Cycle

Management & Project Control”; con questa metodologia si volle dotare il

Gruppo di una comune disciplina gestionale, incentrata sui principali

processi caratteristici dell’intero percorso di sviluppo dei progetti, dalla fase

iniziale della preventivazione a quella terminale dell’intero ciclo di vita.

Ancora in periodi successivi (2005), a valle di un maggior presidio del ciclo

di vita del prodotto, divenne sempre più importante avere un processo

strutturato di monitoraggio degli eventi più importanti del cammino critico

dei progetti. Prese quindi forma il processo di “Phase Review” che,

ricomprendendo le più significative milestone di controllo, permetteva una

valutazione complessiva e approfondita del reale stato di avanzamento

(48)

47

Negli anni successivi si è assistito ad un processo di miglioramento

continuo dei modelli di governo delle aziende e dei business collegati, le

evoluzioni tecnologiche sempre più veloci e gli scenari internazionali

sempre in continuo movimento hanno reso necessario adattare volta per

volta la struttura del Gruppo alla evoluzione del contesto esterno.

A ottobre del 2014 la Società, nel contesto della riorganizzazione delle

strutture centrali, ha istituito l’Unità Organizzativa Risk Management

affidandole, fra l’altro, la responsabilità del presidio delle attività relative alla

gestione dei rischi operativi e finanziari correlati ai progetti.

Il Corporate Center comprende le strutture centrali per il governo societario

(Funzioni di Supporto), che assicurano l’indirizzo ed il controllo del Gruppo

nonché l’erogazione di servizi comuni/condivisi. Tali Funzioni operano

secondo modelli di funzionamento opportunamente differenziati:

• Funzioni totalmente “centralizzate” (Relazioni Esterne, Comunicazione e Rapporti istituzionali, Relazioni con gli Investitori e SRI, Group Internal

Audit);

• Funzioni con presìdi operativi a livello di Divisione/Settore, che riportano gerarchicamente alle corrispondenti strutture centrali e funzionalmente al

Capo Divisione/Direttore di Settore (Legale, Affari Societari e Compliance,

Amministrazione, Finanza e Controllo, ICT, Security);

• Funzioni “decentrate” a livello di Divisione/Settore, con coordinamento funzionale delle corrispondenti strutture centrali (Risorse Umane e

(49)

48

Organizzazione, Analisi Competitiva e Strategie, Risk Management,

Programmi di Finanziamento Nazionale e Comunitario).

Le Divisioni sono dotate di capacità autonoma per sviluppare e gestire il

rispettivo portafoglio di business a presidio di uno specifico mercato di

riferimento con tutte le leve/risorse necessarie. Alle Divisioni sono stati

conferiti tutti i necessari poteri per garantire la gestione integrale del

relativo perimetro di attività ed è inoltre affidato il coordinamento operativo

delle controllate/partecipazioni correlate alla gestione del rispettivo

business.

Il nuovo assetto organizzativo in linea con quanto già posto in essere da

altri grandi gruppi internazionali dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza

(“ADS”), realizza una governance integrata e coesa con benefici in termini

di produttività, economie di scala e aumento della competitività che

semplifica la catena di controllo, con conseguente incremento

dell’efficacia, della flessibilità e della reattività operativa.

L’implementazione operativa del nuovo assetto organizzativo (figura 10) si

fonda su un processo di integrazione che mira anche ad aggiornare il

disegno e l’architettura dei controlli, evitando ridondanze e puntando

(50)
(51)

50

2.4 L’organizzazione della unità operativa Project Risk Management nel gruppo Leonardo

La Unità Organizzativa Risk Management (“RMA”) dal mese di ottobre

2014 opera alle dirette dipendenze dell’Amministratore Delegato, questa

scelta organizzativa ha costituito un elemento di novità rispetto alle

precedenti gestioni.

Il nuovo assetto organizzativo di Leonardo (figura 11) prevede la presenza

di unità di Risk Management a riporto diretto del Capo Divisione/Capo

Azienda, con riporto funzionale alla corrispondente struttura centrale.

Ancora oggi la dipendenza funzionale dalla Capogruppo è molto forte e

rappresenta un forte segnale in termini di sponsorship e committment. In

questa fase di cambiamento i Risk Manager hanno un ruolo centrale, infatti

oltre ad essere persone esperte, sono parte integrante di una community

di persone che oltre a diffondere nelle divisioni la metodologia, condividono

le “best practices” e “raccolgono le “lesson learned” in modo da formare un

unico team che parla un unico linguaggio utilizzando uno stesso strumento

(52)

51

Tra i principali compiti della unità operativa di Project Risk Management

troviamo quello di presidiare il processo, la metodologia e gli strumenti

operativi. In questo ambito è importante evidenziare la centralità del tool

TERRA che è lo strumento informatico a supporto del processo di Risk

Management e che viene utilizzato anche ai fini della reportistica

centralizzata. Tra gli elementi caratterizzanti il Project Risk Management

troviamo un aspetto molto particolare che potremmo definire “lavorare con

le Divisioni” che si esplica in un supporto continuo ai Risk Manager, ai

Project Manager e ai membri degli IPT di Divisione anche tramite attività di

affiancamento durante il lavoro quotidiano.

Capita con frequenza che taluni componenti della funzione di Risk

Management di Corporate, con la loro vista indipendente in quanto non

(53)

52

lavoro del team durante la fase di identificazione e valutazione dei rischi

(54)

53

2.5 Framework normativo del gruppo Leonardo in ambito Risk Management

Il corpo procedurale di Leonardo relativo al Project Risk Management è

sostanzialmente composto da n.2 documenti principali in lingua italiana ed

inglese:

• una Procedura che definisce i principi generali, i ruoli, le responsabilità, le modalità operative e i controlli interni relativamente al processo di Project

Risk Management (PRM) di Leonardo;

• il Manuale di Project Risk Management che definisce il processo di Gestione dei Rischi di progetto di Leonardo indicando gli elementi che ne

caratterizzano le fasi salienti e la metodologia da seguire.

I due documenti sono strettamente interrelati. Il primo descrive

sinteticamente il processo, il secondo lo va a specificare in modo

dettagliato indicando metodologie e metriche allo scopo di per facilitarne la

comprensione.

La procedura si ispira alle best practices internazionali e pone l’accento sul

ruolo centrale del Project Manager supportato dal Risk Manager e

sull’archivio dei rischi che rappresenta un data base storico che trova,

anche in questo caso, supporto nello strumento informatico unico adottato

(55)

54

passate in termini di identificazione, anticipazione, mitigazione e di governo

dei rischi in modo da poterle riutilizzare in futuro.

La procedura inoltre evidenzia l’importanza del tool TERRA quale unico

strumento per il supporto del processo di Risk Management a livello di tutta

la One Company.

Il Manuale pone invece l’attenzione sulla gestione del processo

sottolineando il fatto che i rischi debbano essere collegati agli obiettivi di

progetto e che questo debba accadere fin dalle sue fasi iniziali e quindi già

dalla fase di offerta. Il manuale fa inoltre riferimento a indicatori di rischio

chiari, semplici, univocamente comprensibili e sintetici che devono essere

in grado di rappresentare l’evoluzione del rischio di progetto, le azioni in

corso e quelle che potranno essere implementate per abbattere

(56)

55

2.6 Il processo di Project Risk Management del gruppo Leonardo

Dopo aver descritto nel primo capitolo il processo generale di Project Risk

Management secondo la Guida PMBOK ®, si analizza la modalità con cui

Leonardo, in linea con le best practices internazionali, abbia implementato

e sviluppato il proprio processo di Project Risk Management.

L’obiettivo di questo capitolo è quello di concentrarsi maggiormente sulle

specificità di Leonardo, cercando di far emergere i punti chiave presenti

nelle varie fasi del processo.

Il processo di Project Risk Management del gruppo Leonardo è un

processo iterativo che prende avvio fin dall’inizio della fase di offerta ed

opera per tutto il ciclo di vita del progetto. Si articola nei sotto-processi

illustrati e brevemente descritti, in termini di macro-attività e flusso logico,

(57)

56

La gestione del rischio globale di progetto e la conseguente gestione

operativa dei rischi si basa su un'analisi sistematica delle condizioni

contrattuali, delle attività di progettazione, delle tecnologie produttive

necessarie, delle specifiche di prodotto/processo in esame, delle

performance della supply chain, delle attività/forniture post-vendita e

dell’evoluzione delle marginalità di riferimento di ciascuna attività.

A tale analisi devono partecipare tutte le strutture aziendali coinvolte nella

fase di

preventivazione e/o gestione contrattuale, attraverso figure di riferimento

(58)

57

2.6.1 Classificazione del progetto

Una delle fasi peculiari del processo di Leonardo è proprio la fase di

classificazione del progetto che consente di stabilirne la rilevanza rispetto

al business. In questa fase i progetti vengono analizzati tramite un

algoritmo di calcolo ed inseriti in tre diverse classi di rischio A, B, C.; questa

attività trova la sua ragion d’essere nella complessità del business di

Leonardo.

La classificazione del progetto è utile perché fornisce un criterio unico per

la caratterizzazione della rischiosità dei progetti appartenenti ai differenti

business di Leonardo, inoltre fornisce un importante supporto per andare

ad individuare le attività a maggior rischio su cui concentrare l’effort.

La classificazione del progetto in classi di rischio avviene in fase di

elaborazione dell’offerta e successivamente in fase di negoziazione e

conclusione del contratto. Questo processo va ripetuto durante il suo ciclo

di vita, con cadenza almeno annuale (in corrispondenza della chiusura del

bilancio di esercizio).

A seconda della classe di appartenenza ogni rischio subirà specifiche

azioni di trattamento, in particolare:

• Progetti di classe A (alto rischio) e B (medio rischio), per i quali il processo di Risk Management viene applicato integralmente;

(59)

58 • Progetti di classe C (basso rischio), per i quali il Program/Project Manager/IPT Leader e il Risk Manager, previa opportuna valutazione

congiunta, possono stabilire di adottare modalità semplificate.

La classe di rischio si ottiene attraverso la valutazione ponderata degli

indici di impatto economico (misura dell’incidenza in termini di ricavo annuo

previsto del progetto in esame rispetto al ricavo medio annuo della Linea

di Business), strategico (valutazione qualitativa del grado di rilevanza

strategica del progetto) e di rischio specifico (misura del rischio specifico a

cui è esposto il progetto).

Le regole per quantificare ciascun indice sono indicate nel Manuale.

L’attribuzione della classe di rischio viene quindi definita in base al risultato

della somma del valore di ogni indice ponderato con i relativi pesi.

TERRA supporta questa fase tramite specifiche tabelle che possono

essere periodicamente aggiornate e storicizzate.

La classe di rischio potrebbe cambiare durante il ciclo di vita del progetto

e può quindi essere tracciata insieme agli altri dati del Risk Register. La

metrica che sottintende alla determinazione della classe di rischio è

unitaria in modo da avere un riferimento univoco a livello di One Company.

L’attività di classificazione è una delle caratteristiche distintive del processo

di Project Risk Management di Leonardo, svolgere questa attività è

importante in quanto sono presenti vari business con caratteristiche

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