Concorso Euclide – Giovani 2021
“La pandemia come ci ha cambiati”
IIS “MARCONI-GUARASCI” ROGLIANO (CS) RIFLESSIONI SULLA PANDEMIA STUDENTI DELLA CLASSE III ITE SIA:
Altomare Adriano
Altomare Beatrice
Cavallari Aldo
Fuoco Francesco
Gabriele Desirée Francesca
Garofalo Anna Chiara
Greco Francesco Maria
Leo Rosa
Marino Angelo
Orlando Emilio Eugenio
Pagliaro Carmelo Pio
Pascuzzo Alessandra
Perfetti Luca
Perri Giuseppe Nello
Repole Lina
Russo Samuel
Savuto Jlenia
Tiano Rosario
Federica Torrella
Durante questi giorni di Pandemia non ho fatto molte cose interes-santi, sarò sincero poiché è un momento triste per tutti noi. È una situazio-ne pericolosa… ma restando a casa mi sono sentito al sicuro... Parlando dei miei giorni di quarantena, non ho fatto granché a parte partecipare al-le videoal-lezioni e altre normali azioni come rispettare al-le regoal-le anti Covid-19. Ma posso raccontare alcune cose ho fatto per essere utile a casa e nel-le videonel-lezioni, ho creato un tutorial per la nostra app di WeSchool, ho
aiu-tato molto mia madre col giardinaggio, ho parlato molto anche col mio ca-ro papà, in tutto questo ho iniziato ad ascoltare telegiornali e notiziari. So-no rimasto a casa, senza uscire neanche una volta dal cancello della mia casetta di campagna. Non c'è molto altro che possa dire poiché non ho fat-to nulla di particolarmente interessante come detfat-to prima, spero solo che tutto questo finisca presto, e, che potremmo riabbracciarci tutti per essere riusciti a sconfiggere il CORONAVIRUS.
Il Corona virus è una malattia tanto grave che può portare anche al-la morte delle persone contagiate. Scienziati, medici ed infermieri, ci met-tono tutto il loro impegno per aiutare gli ammalati ma spesso vedono la vi-ta delle persone spegnersi nelle loro mani senza riuscire a fare nulla. Sfiniti dalla paura, dalla stanchezza e dal dolore senza trovare una via d’uscita, anche gli operatori sanitari mettono in pericolo la loro vita e quella dei propri cari.
Questo brutto virus ha trasformato la vita delle persone.
Questa malattia è iniziata nel gennaio 2020 e non esistono, secondo la co-munità scientifica, vaccini e farmaci per la prevenzione e il trattamento. Si conoscono otto ceppi di corona virus in grado di infettare le persone. Nell’uomo essi provocano infezioni respiratorie gravi come la polmonite. Con l’inizio della primavera si doveva pensare a tanti progetti belli per il futuro, invece tutto si è trasformato in un grande dolore: lontani gli uni da-gli altri, senza poter abbracciare i propri cari, non potere uscire, avere pau-ra di prendere anche un banale pau-raffreddore… E questa paupau-ra cresce sem-pre di più.
Ogni giorno guardo la TV, sperando che abbiano trovato la medicina per la cura invece… aumentano i contagi e la mortalità.
Questi ultimi mesi di vacanza, io e la mia famiglia siamo stati quasi sem-pre a casa, invece tante altre persone sono uscite per andare al mare, sen-za le distanze adeguate e sensen-za le mascherine.
Giovedì 24 settembre è ripartita la scuola ed anche se sono contento di poter rivedere tutti, ho molta paura dei contagi perché il numero conti-nua a salire e perché non c’è l’adeguata distanza tra gli studenti fuori dalla scuola e non tutti rispettano le regole.
Spero che tutto questo dolore finisca al più presto e che torni per tutti la serenità e la normalità di sempre.
A metà febbraio i telegiornali ci avvisarono di un virus che in Cina aveva causato molte vittime il cosiddetto covid19.
All'inizio di tutto questo non avevo ancora realizzato bene cosa stesse suc-cedendo. Anche l'Italia si ritrovò con molti contagi perciò lo Stato chiuse gradualmente scuole, uffici pubblici, fabbriche, ecc, lasciando aperte solo le attività che fornivano beni e servizi di prima necessità.
Abbiamo iniziato a vivere con la paura che il virus entrasse nelle nostre ca-se ca-senza sapere come e quando, abbiamo dovuto indossare le mascherine, i guanti e rispettare il distanziamento, non potevamo nemmeno vederci tra parenti. Poiché anche le scuole sono state chiuse abbiamo iniziato la didattica a distanza e abbiamo continuato a studiare, ovviamente non era la stessa cosa, ma almeno potevamo alzarci un po’ più tardi dal letto. Pur-troppo questo virus è diventato un mostro perché non solamente la gente si è ammalata e ha riempito gli ospedali ma c'è addirittura chi è morto, ri-cordo una scena molto toccante nella quale le numerose bare venivano trasportate con dei camion militari e neanche i familiari delle vittime pote-vano assistere al rito religioso. In tutta questa situazione io sono rimasta a casa con la mia famiglia nonostante il dispiacere che sentivo, ho fatto di-verse cose, come cantare insieme ai vicini dal balcone, fare dolci, studiare più del solito e fare qualche esercizio fisico con mia sorella. Purtroppo an-che il mio paese è stato zona rossa dalla quale non si poteva né uscire né entrare e circa 40 persone si sono ammalate di questo virus tra queste gli amministratori comunali e i carabinieri, quindi ad un certo punto ci si sen-tiva smarriti perché chi doveva essere di nostro aiuto ne era impossibilita-to. Nonostante ciò con l'arrivo della primavera e dell'estate poi, la situazio-ne è migliorata. Abbiamo ricominciato a fare le prime uscite ci siamo ritro-vati prima con i parenti e poi con gli amici, successivamente siamo andati al mare. Sembrava che tutto fosse passato, ma purtroppo verso la fine dell'estate i contagi sono aumentati per via di viaggi e spostamenti. Oggi nonostante i contagi continuino ad aumentare siamo tornati tra i banchi di scuola, diversamente dal solito: distanziati e con molte regole da rispetta-re e, semprispetta-re con la paura che il virus possa contagiarci.
Pochi mesi dopo l'inizio del 2020 il mondo è stato costretto a fer-marsi… è stata dichiarato lo stato di pandemia. Milioni di persone costret-te a sconvolgere la loro vita a causa di un virus, il coronavirus che ha porta-to alla morte tantissimi individui.
All'inizio, ascoltando i telegiornali si pensava fosse solo un fatto riguardan-te la Cina, ma dopo alcuni mesi anche l'Italia e le altre nazioni hanno do-vuto subire le conseguenze del diffondersi del virus covid 19. Nessuno era pronto ad affrontare questa situazione e ascoltare le notizie era l'unico modo per capire come bisognava comportarsi.
Distanziamento, mascherine, lookdown, nessun assembramento, saranno termini che useremo ancora per un bel po’ e in futuro sicuramente ci ricor-deranno il 2020: un anno assurdo e tragico che nella mia vita mai avrei pensato di dover affrontare.
Tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio il governo aveva iniziato a chiu-dere le scuole per poi chiuderle definitivamente il 4 marzo, data che se-gnò l'inizio del nostro lookdown quando tutto si fermò.
All’inizio c'era un po’ di confusione, disorientamento su cosa fare, ma ben presto ebbi la consapevolezza che per qualche mese la mia vita dovevo trascorrerla in casa con i miei genitori. In breve tempo la mattina iniziai a seguire le lezioni online e nel pomeriggio ci organizzavano con gli amici per stare in compagnia ma… sempre online.
Tra videochiamate e playstation non ci sentivamo soli. Mi ero organizzato anche una piccola palestra in casa in modo da allenarmi e non perdere le mie abitudini sportive, mi sono dedicato anche un po’ alla cucina e ho im-parato a fare la pizza. Le uniche uscite che facevo erano sul terrazzo dove potevo parlare con qualche vicino.
Grazie a Dio, la pandemia trascorsa a casa è stata serena, ma il mio pen-siero si rivolgeva sempre a chi era stato meno fortunato di me.
Migliaia di persone sono morte per questo maledetto virus , persone an-ziane e giovani l'immagine più brutta che non dimenticherò mai è quella dei carri militari che a Bergamo trasportavano i defunti, persone che ave-vano perso la vita e che nel loro ultimo istante non aveave-vano visto nessun familiare e nemmeno ricevuto un’ultima carezza.
Ancora oggi i casi di contagio in alcune regioni sono in aumento e quindi non bisogna abbassare la guardia e continuare ad usare le precauzioni. Ho molta fiducia nella ricerca scientifica e spero che con il vaccino tutto questo possa risolversi.
In Italia, come nel mondo, l'epidemia di covid 19 è l'evento più grave che si sia verificato dal dopo guerra in poi.
I giorni della pandemia li ho trascorsi male, penso come tutti, mi sono, ci siamo sentiti catapultati in un film dell’orrore ma, purtroppo, era ed è la realtà.
Abbiamo vissuto un periodo che passerà alla storia per la quantità elevata dei contagi e per la mortalità. Ricordo quella interminabile fila di camion militari che trasportavano centinaia di cadaveri portati ai forni crematori senza aver avuto un ultimo saluto dai propri cari: “Dio mio che tristezza”. Ho trascorso le giornate della pandemia facendo sempre le stesse cose: la mattina mi svegliavo, facevo colazione e in seguito mi sedevo alla scrivania accendendo il mio tablet ed entravo in classe, una classe virtuale, dove svolgevo le lezioni e i compiti in modo asettico, senza la possibilità di avere nessun contatto umano con gli insegnanti e i compagni. Durante la DAD le professoresse ci sono state vicine, sia didatticamente che psicologicamen-te. la Prof. di italiano e storia, ci spiegava con molta calma e serenità la le-zione, cercando con tutta la sua voglia, di farci superare quel brutto mo-mento. Poi subentrava La Prof. di informatica, super esperta e super tec-nologica, che con i suoi video ci ha semplificato la DAD. Successivamente si collegava la Prof di Matematica che con la sua energia da vendere, la lava-gna digitale collegata al computer, rendeva anche allegra la lezione. Pur-troppo, il lungo soggiorno a casa, mi ha provocato un piccolo problemino di salute in quanto di notte non riuscivo a respirare bene.
Così i miei genitori mi hanno portato dall'otorino il quale, dopo una appro-fondita visita, ha escluso particolari problemi consigliandomi di non man-giare troppo e fare attività fisica. Ora tutto si è risolto anche se l'appetito non va via! Se mi soffermo e penso ciò che abbiamo vissuto e sofferto, il mio cuore e la mia mente vengono trafitti da indicibile dolore, tristezza e angoscia.
Allora mi permetto di dire: rimbocchiamoci le maniche, rispettiamo le nor-me Covid ed andiamo avanti, anche se questa esperienza lascerà un segno duraturo e rivoluzionario sul nostro modo di agire, di vivere e di rapportar-si con gli altri.
Questo 2020 è stato un anno molto diverso dagli altri perché una brutta pandemia chiamata Coronavirus (Covid-19) ha messo in ginocchio tutto il mondo dagli inizi di marzo e, ancora oggi continua a far soffrire molte persone. Questi mesi sono stati un po' traumatici perché, chi lo avrebbe mai detto che questo brutto virus avrebbe cambiato così le nostre vite?
Barricati in casa senza nemmeno poter vedere le persone più care, ci ha privato della nostra libertà. Si poteva uscire solo muniti di guanti, masche-rine, vietati gli abbracci, i baci e i saluti, per combattere la malinconia ci si vedeva solamente con una impersonale videochiamata. Ma ci siamo fatti coraggio, con tutte le precauzioni, siamo riusciti ad affrontarlo. Finito il lockdown, abbiamo cominciato a provare molte emozioni contrastanti per-ché eravamo felici, ma nello stesso tempo avevamo molti dubbi, per come procedeva l’evoluzione della malattia e se mai ne saremmo usciti vincitori. Prima è arrivata la tanto attesa pagella (andata molto bene per fortuna) e la promozione direttamente sul registro elettronico e poi finalmente le so-spirate vacanze che tutti noi aspettavamo. Sempre con le dovute precau-zioni siamo riusciti a trascorrere quest’estate, anche se in modo diverso. Sono uscita tutte le sere e restavo fino a tardi con gli amici come i vecchi tempi e ne ero molto felice. Tutto sommato anche se il virus non ci ha ab-bandonato del tutto, questi mesi sono trascorsi lo stesso… ma molto più lentamente. Finito il mese di agosto, l’ansia, la paura, iniziano a farsi senti-re per il ritorno a scuola. Giovedì 24 settembsenti-re è stato il primo giorno di scuola, finalmente niente più didattica a distanza. Il rientro a scuola è sta-to molsta-to emozionante, ma anche un po' strano, nel rivedere i miei profes-sori e tutti i miei compagni e perché diciamola tutta ... la scuola l’avevo im-maginata diversamente, mi aspettavo i banchi mono posto o quelli con le rotelle, ma poi abbiamo trovato gli stessi banchi, solo distanziati ma seduti da soli, nella stessa classe, ma ci siamo adattati ugualmente. È stato bello rivederci tutti insieme, come una volta, ridere, scherzare e parlare a lungo
di noi con tanta spensieratezza nonostante il distanziamento. Tutti, però, specialmente noi ragazzi, ora dobbiamo stare attenti, essere responsabili delle nostre azioni, lavorare insieme ai nostri bravi professori come una grande squadra per continuare le nostre avventure scolastiche. Speriamo che il vaccino arrivi perché è davvero molto atteso specialmente per le persone più fragili come gli anziani per poter tornare così alla normalità senza più paure e incertezze.
Eh si, siamo di nuovo qui...tra i banchi di scuola con una mascherina e la paura di portare a casa questo virus, di perdere i nostri cari o di non vederci per mesi.
Pensavo che tutto questo fosse una passeggiata e che un giorno ritornava-mo di nuovo come prima, ci speravo davvero tanto e forse è proprio que-sto quello che fa più male, ci abbiamo sperato un po’ tutti.
Chi poteva immaginare tutto questo? Io no...ci sembrava così difficile la quarantena, provavamo ad affogare i pensieri più brutti, ma tornavano sempre a galla e il mondo non è tutto rose e fiori, ma a volte diventa un postaccio.
Quel primo gennaio a festeggiare ignari di tutto questo, quell’ultima cam-panella che ci ha cambiato la vita, quell’ultimo saluto, quell’ultimo abbrac-cio e quegli ultimi baci.
Siamo adolescenti e non abbiamo colpe di niente e nessuno può pretende-re che rispettiamo tutte le pretende-regole, ma ci diamo da fapretende-re grazie all’appoggio della famiglia. Non possiamo lamentarci del fatto di essere stati a casa con una famiglia che era al nostro fianco. Questa quarantena ci è servita mol-to, ci ha fatto conoscere meglio noi stessi e ci ha fatto capire davvero chi anche in quel momento buio era vicino a noi. Ho immaginato in questo momento le difficoltà delle persone infette da questo virus, sembra una semplice influenza, invece si è dimostrato dannoso soprattutto per le per-sone che avevano già altre patologie croniche.
Io, da ragazza matura, ho avuto motivo in più per dialogare con la mia fa-miglia perché non potendo più uscire l’unica soluzione possibile era creare un clima sereno con le persone con le quali non dialogavo più da tempo. Mi sono resa conto di quando ero stata sciocca a non averlo fatto prima,
c’è voluto questo virus per farmi capire i grandi sacrifici che fanno per me le persone che mi amano di più al mondo.
Oggi, sembra un giorno come tutti gli altri, seduta su una panchina guardo la gente con occhi diversi perché con questo virus ho capito che la vita “è una affacciata alla finestra” oggi ci siamo, domani chi sa!
Ultimamente non solo l’Italia, ma tutto il mondo sta vivendo una si-tuazione molto difficile a causa del coronavirus.
Qui in Calabria siamo stati chiusi in casa dal 9 marzo al 4 maggio.
Da quando siamo stati in lockdown nel mio paese, tra l’altro zona rossa, c’era una sensazione di incertezza generale e su quanto sarebbe durata questa quarantena.
La quotidianità era stata compromessa e ci trovavamo di fronte ad una si-tuazione nuova.
Inizialmente, dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Mini-stri, Giuseppe Conte, mi sono trovato costretto a stravolgere le mie abitu-dini quotidiane in quanto non potevo uscire di casa.
Le giornate sembravano tutte uguali e davano l’impressione di non tra-scorrere mai.
Poi col tempo mi sono abituato alla situazione. Con i miei amici siamo ri-masti in contatto tramite varie app e via Internet. Abbiamo festeggiato an-che il compleanno di uno dei miei amici tramite videochiamata. È stata una strana sensazione festeggiare un compleanno in questo modo, ma alla fine abbiamo regalato un sorriso in quel momento di difficoltà.
Il 4 maggio, sono uscito per la prima volta dopo 2 mesi. È stato strano tor-nare piano piano alla “normalità”, ma sono stato felice soprattutto per aver rivisto fisicamente i miei amici.
Fortunatamente le cose sono migliorate e abbiamo passato un’estate più o meno normale, senza feste e con alcune regole da seguire, ma siamo po-tuti uscire regolarmente.
È stato un periodo strano, sicuramente unico a livello storico. Ho provato molte sensazioni, le prime settimane furono molto dure e provavo molta tristezza e nostalgia. Ho capito l’importanza di alcune azioni quotidiane che prima di questo periodo davo per scontate. Successivamente mi sono
“abituato” alla situazione, ma quando siamo potuti uscire di nuovo ho pro-vato una felicità unica.
Ricordi del 20 marzo 2020
Caro amico ti scrivo da una stanza, da una stanza un po’ diversa, non da una “stanza” di weschool o dalla mia solita stanzetta rosa, ti scrivo da un’altra casa, da una regione e un paese diverso.
Ti scrivo mentre le strade sono vuote, mentre i negozi sono chiusi e la vo-glia di uscire da questa prigione è tanta. Sicuramente ti starai chiedendo come e perché mi trovo in un’altra casa in un momento così complicato, beh bella domanda!! Me lo chiederei anch’io, sono partita il sei marzo, quando ancora si poteva uscire ,quando vedere una persona con una ma-scherina ci faceva ridere e pensare che non sarebbe stata una mama-scherina a proteggerci da un virus, quando in TV ogni mezz’ora appariva la pubbli-cità su come lavarsi le mani, devo dire che come la pubblipubbli-cità di “Adrian” anche questa ci rimarrà per sempre in mente, penso anche di averla impa-rata a memoria a furia di sentirla. Ma ritorniamo a noi, la mia quarantena come quella di tutti è iniziata improvvisamente mettendo sottosopra i miei piani, scuotendo le mie idee e incatenando le mie giornate.
Caro amico mio devo dire la verità, all’inizio non sembrava così male vive-re la quarantena, ci sembrava così bello non andavive-re a scuola, ci sembrava così bello uscire senza aver compiti, ma dopo tutto questo tempo in qua-rantena devo dire che sono cambiate molte cose. Ci siamo annoiati a do-ver rimanere in casa o meglio in “carcere”.
Le mie giornate in quarantena sono state tutte uguali tra loro: mi alzo e studio, mangio, mi riposo, studio e mangio, guardo la tv, guardo le confe-renze di Conte, mi riposo e dormo.
Caro amico mio, durante questa quarantena ho combinato anche tanti “guai”, come quel pantalone che ho rovinato con la candeggina, ho dovuto nasconderlo prima che lo vedesse mamma... c’è chi ha imparato a cucina-re e chi a disegnacucina-re, io invece ho scoperto la mia dote di “sarta “ e nono-stante riesca a pungermi ogni due secondi, sono riuscita a trasformare un pantalone in gonna.
In questa quarantena oltre alle cose negative c’è stato qualcosa di positi-vo, il venti marzo, il giorno che segna l’inizio della primavera è sbocciata
una rosa bellissima: è nata la mia nipotina Isabel dagli occhi grandi e dal nasino piccolo proprio come il mio. In un momento così difficile, in quei giorni ho visto la luce infondo al tunnel e chi lo avrebbe mai detto che la sua nascita avrebbe reso migliore questa noiosa quarantena. Ora passo molto tempo con lei, ma ancora devo imparare bene come ci si comporta con un neonato.
In questa quarantena oltre a studiare, imparare e far finta di essere felice anch’io ho avuto i miei momenti bui, forse per la nostalgia della mia enor-me casa, per la nostalgia dei miei amici o perché vedere ogni sera le lacri-me di mia madre scendere mi ferisce colacri-me un pugnale conficcato nel cuo-re.
Non avevo mai vissuto così tanto tempo in casa, non avevo mai vissuto co-sì tanto tempo in una casa non mia, ma per tutte le cose ci si abitua e allo-ra ogni giorno mi “ingegno” nel creare qualcosa di nuovo, chissà oggi cree-rò mascherine di stoffa e vestiti , magari fra qualche anno avcree-rò un“ brand” tutto mio e sicuramente sarò ricordata grazie a questa quarantena. Una volta in Tv guardavamo i film che ci facevano emozionare, chi avrebbe mai pensato che nel duemila venti ci saremmo emozionati davanti una tanto attesa conferenza stampa di Giuseppe Conte, chi avrebbe mai pensato che le donne italiane avrebbero perso la testa per il Presidente Conte…
Siamo stati separati dalle persone che amiamo per ben due mesi, dai no-stri nonni e dai nono-stri amici e un pizzico di ironia non fa male a nessuno. Devo dire che dopo tutto questo tempo chiusa in casa non so più che fare, sembra strano a dirlo ma anche il cellulare mi ha annoiato, passare da You-Tube a TikTok, da Instagram a whatsapp facendo e vedendo sempre le soli-te cose. Anche la Pasqua quest’anno è sembrata un giorno qualunque se non fosse stato per le uova di cioccolato e per il pranzo. Vorrei tanto ritor-nare a casa e ti dico la verità anche a scuola.
Ora ti lascio spero di risentirti e magari di vederti da vicino, anche a costo di stare distanti un metro. Un abbraccio.
5 aprile 2020
Caro amico mio sono appena riuscita a tornare nella mia casa qui a Rogliano, ho fatto un lungo viaggio pieno di controlli e poliziotti, ho cam-biato due aeroporti, ho compilato veramente tante tante
autocertificazio-ni, ho visto una realtà diversa e adesso oltre ad essere stanca mi sento an-che abbastanza “traumatizzata” da questo lungo viaggio an-che sembrava im-possibile, non avevo mai visto ciò in vita mia.
Le autostrade vuote, non avevo mai visto così poche persone in un aereo, ma adesso sono felice, dopo un mese bloccata in Friuli Venezia Giulia sono finalmente riuscita a tornare a casa tra paure e ansie. Tu come stai?
10 aprile 2020
Ciaooooo, ormai sono cinque giorni che sono ritornata nella mia ca-setta ma ancora la quarantena non è finita, ci troviamo ancora in una pie-na pandemia che a chiamarla così sembra proprio che stiamo parlando di un panda, ma mettiamo da parte un attimo l’ironia, come ho vissuto e co-me sto vivendo queste settimane? Beh devo dire non proprio bene, mi an-noio molto, sono sempre molto nervosa e non so più cosa guardare in Tv a parte le conferenze di Conte, i bollettini delle diciotto e la caterva di tele-giornali che guardo continuamente sperando di vedere quel numero di ca-si scendere… Sai sto cucinando molto, oggi a pranzo ho cucinato una buo-nissima pasta e patate anche se ho esagerato troppo con il sale. Ancora non sono una cuoca perfetta, però ho ancora un’intera quarantena per imparare e chissà fra qualche anno mi ritroverò con il grembiule di Master-chef.
Tu come stai passando la tua quarantena? Ti manca la scuola e i tuoi ami-ci?
Sicuramente ci risentiremo presto, l’estate è vicina e la paura di rimanere chiusi in casa è tanta, vorrei tanto andare al mare e godermi quell’acqua cristallina e fresca che scorre sulla riva bagnando i nostri abbronzati e in-sabbiati corpi. Ti scriverò presto, un abbraccio!!
25 settembre 2020
Ehiii amico mio, rieccoci a distanza di sei mesi, sei lunghi mesi, im-possibili e devastanti da raccontare. Eravamo rimasti al mio rientro a ca-sa, la mia fantastica e accogliente casetta, scusa se non mi sono fatta sen-tire in questi ultimi mesi ma sono successe parecchie cose e molte hanno cambiato radicalmente la mia vita.
La quarantena è finita, l’estate ormai è volata via e da pochi giorni è inizia-ta finalmente la scuola anche se ormai sentire il suono della sveglia che trema sul comodino mi sembra una strana cosa. Chi avrebbe mai pensato di ritornare in classe e ritrovarsi in un banco singolo senza il compagno ac-canto? Chi avrebbe mai pensato di ritornare a scuola e non potersi alzare dal banco? Chi avrebbe mai pensato di ritrovarsi in una classe dove i sorrisi e i visi vengono nascosti dalle mascherine? Caro amico mio io non avrei immaginato tutto ciò ma pian piano mi adatterò anche a questa realtà. Co-me ti ho anticipato, prima in questi ultimi Co-mesi ne sono successe di cose, belle e brutte, per esempio ricordo ancora e ricorderò per sempre quel 11 maggio una delle prime giornate soleggiate, quando il telefono di mio pa-dre nel pomeriggio squillò, dall’altra stanza cercavo di sentire con chi par-lasse papà. Pochissimi minuti lui si fiondò in camera con la voce tremolan-te e gli occhi lucidi avvisò me e mia madre che sarebbero dovuti partire due ore più tardi con un aereo speciale (così lo chiamò mia madre quel giorno) diretto a Milano all’ospedale Niguarda, sarebbero dovuti partire per il trapianto di fegato di mio padre. Quel tanto atteso trapianto che fi-nalmente dava fine ad una lunga e brutta malattia. Non scorderò mai quell’ambulanza un po’ traballante e rumorosa che arrivò subito sotto ca-sa e non scorderò mai gli sguardi dei miei genitori pieni di ansie, paure e speranza. Da quel pomeriggio in poi cominciarono ansie, preoccupazioni ed ebbi tanta paura. Ero lontana dai miei genitori, ma soprattutto ero lon-tana da mamma la persona con cui passavo la maggior parte del tempo. Il giorno dopo mio padre venne operato, sembrava un’operazione infinita, finalmente dopo 12 lunghissime ore arrivò la telefonata di mamma, era tutto finito anche se le ore a seguire furono di grande apprensione, papà era ormai fuori pericolo, aveva una nuova vita davanti, il nemico che aveva dentro ormai era stato annientato. Caro amico mio, ti dico la verità nei giorni seguenti non è stato per niente facile, soprattutto per me che ero lontana chilometri e chilometri da loro. Se qualcuno adesso mi chiedesse come ho vissuto quei momenti potrei dirgli che in viso avevo una masche-ra, sorridevo poco, nascondevo i miei stati d’animo, ero diventata acida, lunatica e scorbutica e quando nessuno mi vedeva piangevo a dirotto, pro-prio come una bambina, affondavo il mio viso nel morbido e bianco cusci-no di casa di zia .
Ti dico la sincera verità delle volte sembrava che mi cadesse il mondo ad-dosso, vedevo tutto negativo e grigio, pensavo di essere sfortunata, mi mancava vedere i miei genitori in casa, mi mancava vedere mio papà in tu-ta sul divano leggere il giornale, mi mancava vedere la mia mamma cucina-re nella nostra piccola cucina dalle piastcucina-relle colorate, mi mancava un po’ tutto ed entrare in casa mia senza di loro ormai per me era diventata una tortura, ogni cosa mi faceva piangere. Mentre tutto sembrava così buio e grigio venne in mio soccorso mia sorella con la mia piccola e dolce nipoti-na, forse li un po’ mi ripresi anche se nonostante tutto ogni cosa appariva sbagliata ai miei occhi. Prima dell’arrivo di papà e mamma pulii la casa, il 24 luglio dopo tre mesi finalmente rividi mamma e papà, irriconoscibili, di-magriti e stressati, ma con tanta voglia di iniziare a vivere una nuova vita, quel giorno piansi tanto, tremavo e non smisi nemmeno per un secondo di abbracciare mia madre, abbracciai anche papà ma con delicatezza ovvia-mente.
Dal quel giorno ricominciai a vivere anch’io, mi sentivo felice e pronta a vi-vere ogni secondo con la mia famiglia, perché durante questi mesi ho capi-to che non esiste cosa più importante di una famiglia completa al tuo fian-co. Dal quel giorno imparai anche a misurare la pressione a papà, a prepa-ragli l’insulina e a misurargli la glicemia. Mi sentivo una vera e propria dot-toressa (una dotdot-toressa speciale).
L’estate è passata troppo in fretta amico mio, l’ho vissuta veramente po-co, niente mare nè montagna, niente feste o affollamenti. Mi sono accon-tentata del mio piccolo paesino, uscivo la sera con le mie amiche e devo dire che insieme a loro ero felice anche se non sempre venivo compresa forse perché non tutti riuscivano a mettersi nei miei disordinati panni. Sai, vorrei tanto svegliarmi una mattina e scoprire che tutto ciò sia stato solo un bruttissimo sogno, vorrei accendere la radio e sentire che il COVID-19 è stato annientato, che qualche supereroe lo abbia distrutto, vorrei tan-to ritan-tornare a quei tempi dove si poteva avere un compagno di banco, do-ve le mascherine non coprivano i nostri timidi e candidi volti, dodo-ve abbrac-ciarsi e baabbrac-ciarsi non era un problema, vorrei tanto ritornare alla normalità, dove per essere felici bastava veramente poco…
Come ti ho detto prima è da poco iniziata la scuola, da poco ho comprato i libri e non vedevo l’ora di aprirli per sentire l’odore di nuovo, ho
compra-to tante matite, tante penne e tanti colori con la speranza di poterli usare fino a consumarli. Mi è stato chiesto com’è stato ritornare a scuola, beh penso sia stata una cosa abbastanza “strana” e all’inizio difficile da accet-tare. Mi è mancato tutto della scuola, la mia aula, i corridoi, il signor Giaco-mino che si affaccia sulla soglia della porta, la campanella che suona “paz-zamente”, il cambio dell’ora, il fastidioso rumore delle sedie che vengono “trascinate” sul pavimento, le gare di alzata di mano per rispondere alle domande. Mi è mancata tanto la mia classe di diciannove adolescenti an-che se ancora abbastanza immaturi, ebbene sì mi sono mancati anan-che i prof, severi, bravi e a volte un po’ seccanti, proprio la fotocopia dei nostri genitori.
Sai amico mio, mi sono promessa che in questo mese di settembre avrei vissuto tutto con positività, quella che mi è mancata in questi mesi, tra-sformerò le lacrime in sorrisi, le cose negative in positive e vivrò al massi-mo ogni secondo della mia vita facendo “finta” di viverla in puro relax co-me quei politici che durante il lockdown erano nelle loro enormi ville sul mare. Non ho una villa, non sono ricca e non sono nessuno rispetto a loro, però ho una bellissima casetta e una bellissima famiglia al mio fianco che mi godrò ogni secondo della mia vita. Sicuramente ti starò annoiando, ora ti lascio, vado a preparare lo zaino, oltre i libri a scuola porterò un pizzico di felicità, un sacchetto di amore, un chilo di speranza e chissà un po’ di magia che magari farà scomparire del tutto il nostro nemico COVID-19.
Caro amico Francesco,
sono ormai sessanta giorni che tutto ormai sembra surreale, sono sessan-ta giorni che non vado a scuola, mi mancano i miei amici, mi manca scher-zare e giocare alla ricreazione. Qui a Marzi c’è molta paura perché, come ben sai, questo terribile mostro ha colpito tre ragazzi della nostra età, so-no molto dispiaciuta perché li coso-nosco bene e anche se so-non accusaso-no sin-tomi, so che stanno soffrendo tantissimo. Mi fermo ad osservare il panora-ma che mi circonda e tutto il mio paese sembra da molto tempo addor-mentato, anzi, mi pare proprio di vivere in un film, sembra che la gente sia fuggita frettolosamente lasciando tutto. Ieri, dopo una settimana di piog-gia, sono uscita in giardino, nonostante ci fosse un po’ di vento, ho messo le cuffiette, ho deciso di prendere un po’ di sole ed ascoltare la musica. Ci
sono canzoni che rappresentano dei momenti chiave della mia vita che sembrano conoscermi e che raccontano lo stato il tuo stato d’animo. Cre-do che la musica sia anche un moCre-do per comunicare, si possono esprimere l’odio, l’amore, la felicità. Può essere un importante mezzo per sfogarsi e in questo periodo anche per rilassarsi. Durante questa quarantena la musi-ca è come un ponte che ci unisce; è molto emozionante sentirla provenire da tutti i balconi. Mi sembra tutto così strano, gli alberi, gli uccelli sono uguali, ma sento qualcosa che dentro di me è cambiata. Sembrano cosi lontani i ricordi di quando le domeniche pomeriggio ci ritrovavamo tutti gli amici e le ore volavano perché eravamo li a divertirci. Non avrei mai credu-to di avere cosi tancredu-to bisogno di un abbraccio o di una carezza, gesti che nella quotidianità sembravano cosi banali e scontati e che invece ora mi mancano cosi tanto. Sembra tutto un brutto sogno invece non è altro che realtà.
Devo confessarti che quando ci siamo sentiti tramite Skype ho visto che eri molto triste, lo so che anche da te a Seattle la situazione è molto critica, ma voglio continuare a sperare che fra due mesi riusciate a partire e, an-che se l’estate sarà diversa da tutte quelle passate insieme, almeno vorrei che foste qui con noi, nel paese dove siete cresciuti e che tanto amate. Or-mai in tv parlano solo del 4 maggio di cosa potrebbe accadere e di cosa si dovrà fare; pare che ormai sia questa la data di riapertura della maggior parte delle attività e di un apparente ritorno alla normalità…
Tutto questo mi ha fatto capire quanto era tutto più bello prima, quando si poteva uscire senza mascherina, quando le persone si potevano abbrac-ciare. Adesso sembriamo tutti così distanti e chissà quando e se il mondo tornerà finalmente quello di una volta, spero tanto al più presto e come di-ce la canzone scritta per gli abitanti di Bergamo: “rinasdi-cerò, rinasdi-cerai”. Ora ti saluto e non essere triste caro amico mio, rinasceremo di nuovo in-sieme.
Ed eccomi qua, in questa mattina di estate come tante un po’ triste e diversa ma ad un tratto un tuo messaggio la trasforma in un momento di felicità.
È arrivato settembre, il mese in cui inizi a pensare a quei tre mesi d’estate trascorsi. Il tempo scorre e in un battito ti ritrovi a dover salutare tutti: sei costretta a dover accompagnare le persone che ami a dover
met-tere i bagagli in macchina, le abbracci per ricordarti della loro presenza quando sarete lontani e piano piano le vedi allontanarsi da te cercando di trattenere le lacrime. Pensi ad ogni singolo momento passato, alle nuove amicizie, durate troppo poco, pensi alle cazzate, al divertimento e alle not-ti senza dormire. Pensi che tutto questo non tornerà più, pensi che ogni estate abbia la sua storia ed ogni estate ti cambia, ti modifica, ti fortifica e ti fa crescere.
Finalmente… finalmente è arrivato il 24 Settembre, un giovedì come tanti se non fosse che da noi in Calabria, dopo sei mesi, riaprano le scuole. Ed ecco che ad una data qualsiasi si legano paura, incertezza, ansia e stress… ma poco importa perché i corridoi e aule torneranno, anche se con le dovute cautele, a riempirsi di studenti. Sono certa che ad ognuno di noi, almeno un po’ sia mancato andare a scuola. Alzarsi la mattina alle 7 di fretta e controvoglia, uscire di casa correndo con l’angoscia di perdere l’autobus, riuscire a fare colazione con i compagni, vivere con l’ansia di es-sere interrogati e aspettare il sabato disperatamente. È vero, bisogna en-trare con ingressi scaglionati, indossare la mascherina, disinfettare conti-nuamente le mani e stare distanziati dal nostro compagno di banco, ma possiamo e dobbiamo accettarlo se, cosi facendo, riusciremo a riprenderci uno spicchio di quotidianità e normalità.
Ti saluto, a presto.
Ormai ci troviamo di fronte ad uno degli eventi più drammatici, complessi e globali dell'ultimo secolo. Non si verificava un evento così criti-co e angoscioso dal dopoguerra. Il Coronavirus: un mostro invisibile ed im-palpabile che ci sta facendo vivere da più di 7 mesi nel terrore. Questa pandemia, nata in Cina, ci sembrava lontana anni luce da noi, infatti la si-tuazione è stata sottovalutata in principio. Chi diceva fosse una semplice influenza, chi una brutta infezione che attaccava i polmoni, insomma cose alquanto contrastanti tra loro che ci hanno confuso tutti. Purtroppo que-sto maledetto virus è arrivato anche da noi. E a Marzo è iniziato il nostro periodo di lockdown. Abbiamo vissuto giorni che ricorderemo per sempre. Il silenzio ci circondava, le piazze deserte, bar e negozi chiusi, l' impossibi-lità di trascorrere del tempo con i parenti e amici. La televisione ad alto vo-lume con il bollettino dei contagiati, dei guariti e dei decessi.
Io ho trascorso questo brutto periodo insieme alla mia famiglia e mi riten-go fortunato ad avere una casa, del cibo e delle persone che mi vogliono bene, il mio pensiero era rivolto alle persone che sono rimaste bloccate da sole magari in altre città ed hanno dovuto passare queste giornate infinite senza i propri affetti, magari senza cibo e senza soldi.
Questa situazione ormai ha cambiato tutti i nostri modi di fare. Quando usciamo di casa, oltre a non dimenticare il cellulare, dobbiamo ricordare la mascherina, un accessorio che dovrà far parte della nostra quotidianità. Non sarà più lo stesso. Sfruttiamo questa occasione per diventare respon-sabili. È l'occasione per capire che il diverso vive accanto a noi, ha le nostre stesse paure e corre i nostri stessi rischi. Cerchiamo di rendere questo mondo migliore
Riportare su un foglio di carta le mie emozioni e i miei pensieri è sempre stato complicato. In questo periodo di pandemia, purtroppo non ancora terminato lo è ancora di più. La mia vita come quella di tutti gli altri si è all’improvviso fermata. Tutto cominciò verso metà febbraio, in TV si cominciò a parlare dell’arrivo di un virus probabilmente dalla Cina che col-piva le vie respiratorie. Da quel giorno in poi non si parlò d’altro. Dopo l’in-consapevolezza delle prime settimane accompagnata da notizie confuse e comportamenti non molto adeguati delle autorità competenti, tutto cam-biò. Ricordo molto bene i giorni che hanno preceduto il lockdown, la chiu-sura della palestra dove andavo abitualmente e di tutti i locali aperti al pubblico, tranne i servizi essenziali, la paura cominciava a farsi sentire… Ri-cordo poi quel 3 marzo, l’uscita da scuola, l’ultima di quell’anno scolastico, anche se a noi questo era ancora ignoto. Già nelle prime ore del pomerig-gio giravano voci della chiusura momentanea delle scuole che poi ci furo-no confermate solo la sera. Fui preoccupata, era come se qualcosa dentro di me sapesse già che non saremmo più tornati. Giorno dopo giorno arri-vano notizie sempre più allarmistiche e “chiare” e insieme a esse aumenta-va la paura. Ci siamo ritroaumenta-vati poi chiusi in casa, con delle norme precise da rispettare, potevamo uscire solo per acquistare le cose necessarie per la sopravvivenza. Noi studenti ci siamo dovuti adattare alla didattica a distan-za per poter continuare a studiare e gli adulti più fortunati allo smart wor-king. Mentre cercavamo di riorganizzarci la quotidianità tra flashmob sui
balconi, videochiamate e sperimentazioni in cucina, le giornate passavano lentamente. Per la mia esperienza personale il primo periodo in quarante-na non è stato così terribile, non avevo ancora chiara la gravità del proble-ma e pensavo si risolvesse in poco tempo. Ricordo I bollettini delle ore di-ciotto che ci informavano dei numeri del contagiato, dei morti e dei guari-ti, anche se a me sembrava non guarisse nessuno. Dopo il primo periodo vissuto con “leggerezza”, ho cominciato a sentirmi privata di tutto. Soffri-vo perché non poteSoffri-vo uscire e relazionarmi con persone al di fuori del mio nucleo famigliare. Mi mancava tutto, specialmente mia sorella e non po-termi godere gli ultimi mesi della sua gravidanza, preparando tutto il ne-cessario per la nascita della mia nipotina. Finalmente dopo tanti mesi pas-sati in quarantena il 4 maggio 2020 ci hanno permesso di uscire, penso che non scorderò mai la sensazione di libertà provata quel giorno. I primi gior-ni furono entusiasmanti, uscire rivedere i miei parenti e amici fu meravi-glioso, però qualcosa in me non andava. Ero strana, triste e più scontrosa del solito. Mi dava fastidio qualsiasi cosa e mi isolavo spesso. L’ansia era diventata assidua e non sopportavo stare in casa, infatti cercavo sempre qualcosa da fare per “scappare via”. Non è stato un periodo semplice e purtroppo ancora non è passato del tutto. Il 15 giugno dopo una notte un bianco passata al telefono, finalmente una bella notizia: la nascita di un batuffolo cicciottello e sono diventata zia. La mia Eleonora, lei è stata la mia cura mi basta guardare i suoi occhi furbetti che mi passa tutto, non sa-rò mai grata alla vita per avermi donato una gioia così grande. Arrivò an-che l’estate, e anan-che se non l’ho vissuta pienamente, ho riscoperto la gioia delle piccole cose godendo della compagnia dei miei amici e della mia fa-miglia. Con tanta malinconia è passata anche l’estate, tra paure e incertez-ze siamo tornati finalmente a scuola. È stato molto bello rincontrare tutti i miei amici e professori, anche se le regole sono molto rigide. É molto fati-coso per me non avere un contatto, rispettare le distanze e non vedere i visi delle persone che mi stanno attorno perché coperti dalla mascherina. Nonostante le difficoltà e angosce questo periodo mi è servito per cresce-re sia come persona che nell’ambito sociale, sono diventata ancora più sensibile e riflessiva, affronto le situazioni con molta più responsabilità. L’augurio che mi faccio è che tutto all’improvviso, proprio come iniziato possa finire per tornare presto alla normalità.
Cara zia,
in questo periodo un po’ difficile sono cambiate molte cose nella vita delle persone. Anche la mia vita da studentessa è cambiata. La prima reazione alla chiusura delle scuole è stata uguale per tutti, eravamo tutti felici. Con il passare dei giorni, con l’aumento dei casi di contagio, ho capito che non era una cosa divertente. Per me, di solito, la chiusura della scuola significa-va trascorrere più tempo in giro, all’insegna del divertimento con amici e parenti. In questo periodo le cose sono state un po’ diverse: ognuno di noi deve dare il proprio contributo, anche se piccolo, cercando di rispettare le regole che ci sono state imposte.
È difficile non abbracciarci, non baciarci, non stare vicini, non fare feste, ma ci stiamo provando. Anche la mia vita quotidiana è cambiata: la matti-na non si ha tutto quel timore di svegliarsi in ritardo e non essere puntuali a scuola, pensare ai capelli fuori posto o a cosa indossare. Nello stesso tempo, la quarantena ha costretto lavoratori e studenti a lavorare e stu-diare da casa. Dal 10 marzo, per tutti noi, è iniziata la quarantena. Da quel momento ho iniziato ad avvertire un senso di preoccupazione, di paura per il pericolo di perdere una persona cara. Tuttavia non tutti la pensiamo allo stesso modo nell’affrontare questo periodo. Chi lo avrebbe mai detto che un virus estraneo al mondo, entrato in punta di piedi nel nostro Paese, portasse via tante persone alle quali eravamo legati? Ci siamo affidati ai medici, agli infermieri che si sono dimostrati tanto coraggiosi. Spero che molto presto potremmo ricominciare a volare, riprendendoci la nostra li-bertà, ricominciando a sorridere e sognare più forti di prima.
Quest’anno l’estate è stata un po’ diversa dal solito: è stato strano vedere come la gente si approcciava a questa nuova vita. Vedere le persone in gi-ro con la mascherina, mantenere le distanze in un bar o in un ristorante, è stata per tutti un’esperienza nuova. Anche per noi giovani è stata una diffi-cile sfida. Finalmente, la riapertura delle scuole ci ha dato un segnale di speranza. È strano entrare in classe scaglionati, indossare la mascherina, portare nello zaino gel igienizzante e mascherina di riserva. Anche le no-stre aule scolastiche sono cambiante: banchi monoposto a distanza di un metro. Quest’anno scolastico sarà un po’ diverso; abbiamo delle regole da
seguire per il nostro bene, ma soprattutto per chi ci sta intorno sperando ogni giorno di sentire in tv che questo nostro nemico è stato sconfitto
Questo periodo di pandemia io l’ho vissuto bene e male: bene per-ché comunque ho passato tantissimo tempo con la mia famiglia, abbiamo fatto tante cose durante la quarantena, male perché non si poteva più uscire, si doveva stare sempre in casa; non si potevano vedere né i parenti né gli amici. La mattina io mi svegliavo presto per le lezioni on-line, si stu-diava così perché era l’unico modo, mi mancava la scuola, i compagni, per-fino i prof!
Stando sola a casa ho capito un sacco di cose: quando sia stupenda la li-bertà, quanto ogni minima cosa possa renderci felici anche se non ce ne rendevamo conto: solo perdendola ne abbiamo capito l’importanza. Dopo la quarantena ho iniziato ad uscire, però sempre con la mascherina sia nei luoghi aperti che in quelli chiusi.
L’estate poi si può dire che l’abbiamo passata bene: siamo stati senza fe-ste, senza discoteche, senza viaggi, la cosa più importante è che siamo sta-ti finalmente liberi.
Il 24 settembre, è iniziata la scuola. Anche a scuola dobbiamo stare con la mascherina, non possiamo alzarci dal posto e la ricreazione la dobbiamo fare seduti. Tutto ciò mi rende triste perché la normalità di prima a me manca; capisco che era la cosa più bella che avevamo. Se stiamo attenti potremmo riprenderci la nostra vita difficile, ma bellissima.
La quarantena è stato un periodo molto difficile per me. Sono stato costretto a cambiare le mie abitudini, non potevo incontrare i miei amici, non potevo andare a scuola, non potevo fare compere nei negozi. Mi sem-bra di aver vissuto e di vivere un incubo. La vita di milioni di persone è cambiata a causa di un virus così piccolo, ma di una potenza enorme. La vi-ta durante quel periodo è svi-tavi-ta ripetitiva: la mattina si iniziava con le lezio-ni on line, poi il pranzo, lo studio pomeridiano, la cena e la televisione. Tut-ti i giorni erano uguali. Proprio in questo periodo ho capito quanto è im-portante la libertà come quella di fare una semplice passeggiata all’aria aperta, di incontrare gli amici in piazza o andare in pizzeria. Ma proprio per questo brutto periodo è importante essere responsabili, rispettare le
regole per tutelarci e tutelare gli altri. Se chiudo gli occhi vedo ancora le immagini di quei camion militari che trasportavano i morti chissà dove…
Questo 2020 non ci ha risparmiato niente ed è iniziato nel peggiore dei modi: nei primi mesi abbiamo vissuto un’esperienza che ci ha fatto sentire disorientati ed impotenti. Per evitare l’espandersi del contagio di una nuova malattia il governo ci ha costretti a limitare i contatti sociali pri-vandoci della nostra libertà. Questo isolamento forzato a mio parere ha portato un malessere non solo fisico, ma anche psicologico perché ci ha privato della vicinanza dei nostri familiari e in alcuni casi anche a delle per-dite. Tutto questo hanno prodotto un malessere che io non avevo mai vis-suto: rabbia, smarrimento, confusione, paura della malattia, della morte, paura che questa situazione non avesse mai fine, paura di andare a scuola per il timore di essere contagiato. Abbiamo dovuto seguire nuove regole: lavaggi frequenti delle mani, mantenere il distanziamento sociale, usare la mascherina. Una cosa però è certa: si devono avere informazioni precise sul virus e non fake news che alimentano il senso di disorientamento.
Secondo i complottisti, non molto tempo fa, in una città della Cina, a Wuhan, venne progettato in un laboratorio un virus che a causa di eventi non noti si diffuse. Non sappiamo se ciò sia vero, ciò che è certo è che que-sto virus, chiamato SARS-CoV2 o nuovo Coronavirus è provocato milioni di contagi e di morti.
Inizialmente non mi preoccupavo per questo virus ma vedendo che, piano piano, i contagi, in Italia, aumentavano e dopo che anche il mio paese è stato dichiarato zona rossa, sono arrivato ad aver paura, a temere per la vita dei miei familiari un po’ più anziani poiché la maggior parte delle vitti-me erano persone adulte e con patologie simili a quelle di mia nonna. Du-rante la quaDu-rantena, le giornate sembravano interminabili ed erano molto monotone: facevo sempre le stesse cose ed ero abbattuto, ero triste ed annoiato allo stesso tempo. Finalmente alla fine della quarantena il mio umore è miglioratosensibilmente.
Durante tutta l’estate e fino ad oggi, mi sto godendo ogni attimo di libertà perché durante la quarantena era come stare in prigione. L’estate l’ho tra-scorsa con i miei amici restando il più possibile fuori casa a divertirmi con
le dovute precauzioni. Spero che si trovi al più presto un vaccino che possa immunizzare tutti per stare sereni, senza paura di andare a scuola o di viaggiare.
Per più di tre mesi non siamo potuti uscire da casa come altri milioni di persone nel mondo. Tutti hanno dovuto cambiare le proprie abitudini: abbiamo studiato o lavorato da casa limitando e giustificando le nostre uscite con la famosa autocertificazione. Abbiamo visto molte volte lunghe file davanti ai supermercati. La sanità italiana è stata in grande difficoltà mano a mano che i contagi aumentavano.
Il ritorno alla normalità è iniziato dal momento in cui ci hanno “liberati” dal lokdown. In questo periodo di quarantena mi sono mancati gli amici, la scuola, i parenti e le uscite. Paura ne abbiamo avuta: mio padre, ha un pro-blema al cuore ed era ed è un soggetto ad alto rischio di contagio. Spero che troveranno una cura il prima possibile cosi da aiutare molte persone in primis chi lavora in ospedale o è ricoverato.
Il periodo di pandemia non è stato semplice per me né per il resto degli italiani o della popolazione mondiale: tutti abbiamo subito grandi re-strizioni e ancora, purtroppo, non siamo riusciti ad azzerare il rischio. La mia quarantena in casa, all’inizio, mi sembrava piacevole, quando ho sa-puto che le scuole erano state chiuse, non vi nascondo che ne ero felice, ma tutta la mia allegria durò solo per pochi giorni. Quando ho realizzato che dovevo trascorrere molto tempo lontano dagli amici e dagli affetti la tristezza mi ha sopraffatto. Mi sembrava strano soprattutto stare lontano dalla scuola (quella scuola che fino a poco tempo prima avevo odiato) tan-to che dopo due settimane di quarantena ci sarei andatan-to di corsa. Passaro-no le settimane e i giorni eraPassaro-no tutti uguali, l’unica cosa che mi rasserena-va era pensare che la mattina avrei seguito le videolezioni.
Dopo un mese, sembravo totalmente cambiato: ero diventato molto sensi-bile e anche un po’ depresso. Solo vedere i miei amici in videochiamata mi faceva stare meglio. Quando arrivò la notizia che si poteva ricominciare ad uscire ero felicissimo, finalmente potevo riprendermi quella libertà che ci era stata negata. Con l’arrivo dell’estate, ho ricominciato a riprendere la vita di un tempo, con le giuste precauzioni, ma ne ero felicissimo. Le
pre-cauzioni sono molto importanti per evitare i contagi, ma spesso, durante questa estate, ho visto persone che sembravano aver dimenticato il lok-down. Secondo me la pandemia è stata una catastrofe non solo per le nu-merose vittime causate dal contagio, ma anche da un punto di vista econo-mico.
Io penso che tutto ciò ci abbia fatto riflettere perché, da come abbiamo vi-sto, la malattia e la morte non guardano in faccia a nessuno, né se si è ric-chi né se si è poveri, bianric-chi o neri per questo, dovremmo finirla di sentirci superiori agli altri ed essere più “umani”.
P.S.: le riflessioni non sono state riportate secondo l’ordine alfabetico de-gli studenti.