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View of "In such sort as best suited with her very tender age." Introduction to the Issue about Fashion and Childhood

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Academic year: 2021

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Editorial

https://doi.org/10.6092/issn.2611-0563/8803

ZoneModa Journal. Vol.8 n.2 (2018) ISSN 2611-0563

“A la guisa che a la sua giovanissima etade si convenìa”.

Introduzione al fascicolo monografico dedicato

a Moda e Infanzia

Roberto Farné

Marcella Terrusi

Pubblicato: 21 dicembre 2018

Roberto Farné:Università di Bologna (Italy)

roberto.farne@unibo.it

Full professor in the Department of Life Quality Studies, University of Bologna, where he teaches Pedagogy of Play. His researches, documented by several publications and his teaching activities mainly concern the Pedagogy of play and sport, the Educational iconography and the Media education. He has worked for research projects with public and private institutions including RAI (Italian broadcasting of television), Walt Disney Italia, and the Emilia-Romagna region. From 2007 to 2012 prof. Farné has been Director of the Department of Sciences of Education “Giovanni Maria Bertin” (University of Bologna).

Marcella Terrusi:Università di Bologna (Italy)

marcella.terrusi@unibo.it

PhD in Education, she is grant researcher at the Quality Life Studies Department of the University of Bologna. She Taught courses of Children’s Literature (University of Bolzano) and History of Picturebook at (ISIA- Superior Institute for Art and Design, Urbino). Author of: Albi illustrati. Leggere, guardare, nominare il mondo nei libri

per l’infanzia (Carocci, 2012) and Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia (Carocci 2017; national

award for best publication about education, CIRSE 2018). Among other projects she curates together with Gian-nino Stoppani Cooperativa Culturale The Extraordinary library exhibition (at its third edition in 2019), 100 books selected by Bologna Children’s Books Fair for Pitti Immagine Bimbo.

Copyright © 2018 Roberto Farné, Marcella Terrusi

The text of this work is licensed under the Creative Commons BY License. http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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“A la guisa che a la sua giovanissima etade si convenìa.” ZMJ. Vol.8 n.2 (2018)

L’abbigliamento insieme ai giocattoli e ai libri compone la triade fondamentale su cui si cui si è material-mente costruita l’identità dell’infanzia come categoria sociale, e del bambino come soggetto destinatario di cure affettive e di investimenti educativi. Un processo lento che caratterizza la società europea occiden-tale con l’inizio della modernità, compiendosi pienamente fra XVIII e XX secolo. Philippe Ariès nel suo testo fondamentale L’enfant et le vie familiale sous l’ancien régime (1960), dopo il secondo capitolo sulla “scoperta dell’infanzia” che è il tema centrale della sua ricerca, dedica il terzo capitolo all’abbigliamento infantile e il quarto alla storia dei giochi. Di fatto, questa è la tesi di Ariès, le prove che ci inducono a pensare che l’infanzia sia diventata un “valore” per la società, lo possiamo cogliere anche da quelle “cure” rappresentate dai prodotti destinati ai bambini e che cominciano a caratterizzare una sorta di industria editoriale, ludica, dell’abbigliamento. La pedagogia inizia ad andare oltre le pure teorizzazioni e ad os-servare l’infanzia per ciò che è, nella sua vita materiale e sociale, nella sua concreta fisicità, e per ciò che dovrà essere. John Locke nei suo Some Thoughts Concerning Education (1693) dedica un capitolo all’ab-bigliamento infantile, come all’alimentazione, ai giochi e ai libri, e Rousseau nell’Émile (1762), oltre ad esprimere la più feroce critica nei confronti delle fasciature in cui veniva imprigionato il corpo dei neo-nati, svolge nel corso del suo romanzo pedagogico varie riflessioni sul tema dell’abbigliamento.

Erroneamente considerato meno rilevante sul piano educativo e culturale di quanto sia il gioco o la let-teratura, l’abbigliamento “riveste”, è il caso di dirlo, un ruolo fondamentale nell’ambito di quella “Peda-gogia del corpo” che è, seppure implicitamente, assai più direttiva di altre pratiche educative. L’abbiglia-mento non solo svolge una funzione nel vestire il corpo sulla base del suo bisogno fisico, ma contribuisce a formare l’identità del soggetto (a partire dal suo essere maschio o femmina), poiché l’abbigliamento dà

forma al corpo del bambino, insieme a tutto ciò che esteticamente lo connota: dalla testa ai piedi.

Co-me per i giochi e per i libri, anche per i vestiti che riguardano l’infanzia si tratta di oggetti progettati e realizzati da adulti, venduti e comprati da adulti; il bambino non è che il destinatario. Studiare l’abbi-gliamento infantile come repertorio che connota fortemente la cultura per l’infanzia nella modernità e nella postmodernità, significa cogliere soprattutto i modelli che la società adulta ha rispetto ai bambini del suo tempo, la cui docilità li rende disponibili a pratiche di manipolazione suggestive o inquietanti. La moda, l’abbigliamento e il costume costituiscono espressione collettiva e individuale, mezzo di co-municazione e di “muta presentazione” di singoli e popoli: ai fini pratici si uniscono, fin dalla preistoria, quelli psicologici, estetici e non da ultimo, come affermato da Roland Barthes l’espressione di un “diritto naturale del presente sul passato”.

In questo numero monografico abbiamo accolto i contributi di autori che ci teniamo qui a ringraziare di cuore per il loro lavoro, studiosi provenienti da discipline diverse, invitati a ragionare del binomio moda e infanzia. Se al viaggio di indagine sulla cultura e la storia della moda uniamo l’ipotesi di interrogare la “funzione infanzia” e le sue declinazioni, otteniamo la possibilità di guardare entrambi i campi con pro-spettive diverse, moltiplicare le sfaccettature, evidenziando e producendo indagini avvincenti per vastità e originalità.

Rosita Levi Pisetzky nel suo saggio Il costume e la moda, a noi molto caro per ragioni scientifiche e affettive, uscito in Italia per Einaudi nel 1978, include nell’indagine storica per ogni secolo, un breve pa-ragrafo sull’abbigliamento infantile. Il papa-ragrafo diviene di secolo in secolo più corposo, evidenziando non solo la perdurante tendenza a vestire i bambini “a immagine e somiglianza” degli adulti, ma anche la crescente evoluzione di un linguaggio proprio, in stretta relazione con le esigenze del corpo bambino e naturalmente il suo immaginario.

Leggeremo di abbigliamento alla marinara e pantaloni alla zuava anche nel contributo di Constance Wil-de apparso nella rivista diretta da Oscar WilWil-de, the Woman’s World, e che abbiamo Wil-deciso di riproporre in versione originale nella nostra sezione Backstage, dove incontreremo giornaliste della pubblicistica dedicata come ELLE France e Vogue bambino, il racconto di mostre e iniziative internazionali, le recen-sioni di alcuni testi critici utili per mettere a punto riflesrecen-sioni e possibili dizionari. Se diamo uno sguardo all’indice dei saggi principali troviamo contributi di studiose e studiosi di sociologia, critica letteraria e pedagogica, storia dell’arte e della moda: ci teniamo a ringraziarli moltissimo per il lavoro che hanno dedicato a ZMJ. La presenza di diversi contributi dedicati alla letteratura e all’editoria per l’infanzia in-ternazionale in relazione ad uno sguardo pedagogico problematicista, dichiara e rispecchia gli interessi dei curatori.

Una nota speciale va dedicata al corredo iconografico di questo numero. Il formato digitale della rivista

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“A la guisa che a la sua giovanissima etade si convenìa.” ZMJ. Vol.8 n.2 (2018)

non permette di sfogliare l’intera galleria di immagini come un unico testo visivo, ma il lettore e lo stu-dioso troveranno nei contributi singoli voci di un dibattito complessivo colto sulla cultura visuale del binomio moda e infanzia, un discorso visuale che attinge e interpella i diversi linguaggi della fotografia, dell’illustrazione, del cinema e propone spunti di riflessione, da approfondire altrove, sulle rappresenta-zioni visuali dell’infanzia, fra moda e costume.

Chiudiamo con una straordinaria immagine letteraria che compare nel primo paragrafo storico dedicato da Pisetzky all’abbigliamento infantile nel Duecento. La persona descritta è una bambina:

Ella parvemi vestita d’un nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenìa.

Sono le parole con cui Dante, nella Vita Nova, descrive l’aspetto e l’abbigliamento di Beatrice, il colore rosso scuro del suo abito, la sua cintura e la ghirlanda che cingeva il suo capo infantile, quando la incontra per la prima volta e lei ha 9 anni.

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