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Depistaggi. Percezioni provocate

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Academic year: 2021

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DEPISTAGGI

Provocare realtà

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Via Palestro, 14 Milano 20121 ORARI DI APERTURA 9:30—19:30

martedì e giovedì 9:30—22:30 Lunedì chiuso

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4 Cortile Sala 1 Sala 6 Sala 2Sala 3 Vasca Giardino Balconata Galleria Sala 4 Sala 5

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La mostra "Depistaggi. Provocare realtà" raccoglie all'interno degli spazi del PAC di Milano gruppi di oggetti provenienti dal mondo dell’arredo, del design e dell’arte. Esposti ed organizzati in un racconto che parla di quotidianità e della possibilità di creare e metterci in contatto con una realtà diversa da quella che conosciamo.

Il tema nasce come estensione della ricerca "Depistaggi. Percezione provocate", la mostra è infatti punto di riflessione e di partenza per organizzare un nuovo ordinamento delle opere precedentemente raccolte. L’organizzazione dei lavori, rispetto alle tre categorie appartenenti alla fase di ricerca, è stata stravolta, imponendosi la volontà di rimescolare le carte e continuare a cercare nuovi punti di vista e prospettive inedite. Le opere selezionate e riorganizzate si dispongono in un percorso che si snoda lungo

cinque categorie: cambiare le regole, oltre la gravità, diverse domesticità, nuovi umani e realtà inesistenti.

Cinque sezioni che impongono regole più precise e affilate e che dimostrano la possibilità di stabilire metodi sempre nuovi per creare una realtà inaspettata. Lungo il percorso espositivo le opere e l'allestimento vogliono stimolare e ingannare l’occhio umano depistando e celando la realtà.

Opere parzialmente nascoste e filtri visivi ostacolano volontariamente i sensi dei visitatori facendoli entrare in un vortice confusionale.

Non dobbiamo lasciar dormire le nostre percezioni, ma stimolarle e stuzzicarle con giochi e inganni percettivi.

Lo stimolo è quello di poter cambiare ogni volta punto di vista, per evitare di precluderci la possibilità di immaginare e creare universi sempre nuovi.

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CAMBIARE

LE REGOLE

Modificando la forma, la dimensione di un campo da gioco o di un oggetto nascono insolite occasioni per provare a rimescolare le regole di giochi conosciuti.

Attraverso nuove pratiche si crea la possibilità di generare comportamenti e movimenti inediti, ed aprire la mente verso prospettive inesplorate.

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Due scivoli di metallo occupano l’intera sala di una galleria, il materiale grezzo e l’imponente forma rendono la scultura grottesca e minacciosa, un’immagine totalmente differente da quello che ci si aspetta da un divertente gioco infantile.

Gli scivoli si raccordano nella parte finale della discesa, in un punto di incontro e scontro tra i corpi delle persone. Un’unica onda metallica intimidatoria dissuade il pubblico dall’utilizzo del gioco.

Karyn Olivier

Double slide

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Daniel Eatock

Jir saw

2007

Sala 1

Il processo per la realizzazione di questo lavoro inizia da un puzzle la cui immagine è un edificio domestico inserito in un ambiente di campagna.

Le tessere sparse su un piano, appena prima di iniziare il loro ordinamento, vengono fotografate. Da quell’immagine viene prodotto un altro puzzle. Il risultato è un’immagine destabilizzante difficile da ricomporre, un livello avanzato di difficoltà, un gioco infernale che inganna la percezione.

Dan Graham

One

1967

Il gioco dei numeri, una tavoletta è composta da sedici quadrati, uno spazio vuoto consente il movimento delle tessere. Lo scopo del gioco è quello di riordinare la posizione dei quadrati mettendo in ordine i numeri. Con questo oggetto non esiste nessuna soluzione, su ogni tessera la parola “one” definisce un gioco infinito e senza soluzioni.

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Gabriel Orozco

Carambole with pendulum

1996 vedovamazzei

This is what you want, this is what you get

2003

Sala 1

Segmenti corti e angoli spigolosi caratterizzano la forma di questo tavolo da biliardo. La superficie si muove creando una forma a L con numerose rientranze e sporgenze.

Sul tavolo sono appoggiate tre differenti tipi di biglie per tre relativi giochi. Una sola buca taglia la superficie, stabilendo nuove regole per un gioco in grado di creare un cortocircuito logico, una nuova realtà senza più regole conosciute.

Un tavolo da biliardo muta la sua forma da rettangolare ad ovale; il nuovo piano di gioco, senza angoli né buche, impone nuovi utilizzi e nuove regole.

Due palle bianche si appoggiano sulla superficie di feltro verde e una rossa è sospesa appena sopra il tavolo da un sottile filo di metallo collegato al soffitto. Le biglie tirate sui bordi curvi del campo generano traiettorie incontrollabili che rendono il gioco caotico e irrazionale.

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Fabian Burgy

Untitled

-Il movimento giocoso e spensierato di un’altalena viene ostacolato da un blocco di cemento che ne ingloba la seduta. Il solido e pesante volume mantiene ben saldo, verso il pavimento, l’oggetto. Non può più muoversi, non può più oscillare nell’aria in quel movimento che sembra farla scappare alla forza di gravità.

Come un prigioniero, l’altalena è bloccata e costretta a questo innaturale castigo.

Maurizio Cattelan

Stadium

1991

Un tavolo da calcio balilla si allunga nello spazio. Le due squadre che si sfidano devono essere composte da undici giocatori per poter riempire tutti i posti a disposizione. Undici persone il numero di persone necessarie per formare una classica squadra di calcio. Un paradossale e ironico gioco che ci apra a regole nuove per giochi classici

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11 Eleonora Todde Hula oops 2016 Matthew Larson Pink Baloon

-Un semplice gioco per bambini, un colorato hula hoop, che ricoperto di spine decide di graffiare e lacerare la pelle di chi lo usa.

Il titolo dell’opera esprime un atteggiamento quasi involontario di un oggetto innocente che diventa arma per ferire chi lo utilizza. L’hula hoop si trasforma in un oggetto pericoloso, pronto a ferire e torturare attraverso un’azione ludica e spensierata. Un palloncino rosa viene trafitto

e bloccato al muro da un enorme chiodo.

È una situazione di insolito equilibrio, il palloncino non cede alla sua naturale fragilità, non scoppia e non si sgonfia. Rimane immobile attaccato alla parete. Il chiodo lo blocca al muro, rendendone impossibile il volo e ogni suo movimento leggero. Esterno sala 1

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OLTRE LA

GRAVITÀ

Andare oltre la forza di gravità significa pensare a nuovi scenari di vita, studiare e progettare nuove leggi della fisica che permettano di creare libertà sconosciute. Scoprire oggetti e ambienti che trasmettono il privilegio di non sentirsi più vincolati ad un pavimento, dando la possibilità immergersi in un modo diverso nello spazio.

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13 Damiàn Ortega Pico cansado 1997 Katerina Kamprani Chain fork

-La ricerca della designer greca si concentra sulla manipolazione formale e il sabotaggio di oggetti della vita quotidiana.

Il nome dell’intero progetto è “uncomfortable”, diverse tipologie di oggetti vengono alterati e manipolati generando presenze scomode e non funzionale.

In questo lavoro parte del manico della forchetta è sostituito da una catena

metallica, una giuntura morbida che impedisce una normale impugnatura dell’oggetto. Un piccone è saldamente

ancorato ad una parete, il suo manico in legno, composto da tante piccole vertebre, si ammorbidisce sotto il peso dell’estremità metallica. Basta un lieve spostamento d’aria, il movimento di una persona, per rivelare la nuova natura dell’oggetto e far oscillare la delicata struttura.

Annullando la funzione originaria dell’utensile, l’artista lo trasforma in uno strumento inutile con caratteri antropomorfi e senza una funzione specifica. Sala 2

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Fabio Novembre

Tavolino ORG

2000

Il piano di vetro del tavolo sembra galleggiare sulle sottili corde rosse; morbide e snelle riescono inaspettatamente a sorreggere il peso dell’oggetto e a mantenere in verticale la struttura.

Come in un gioco di prestigio, il tavolo fluttua, magicamente immerso in uno spazio privo di gravità.

La funzione classica dell’oggetto viene messa da parte per farci concentrare su quel gioco illusorio in grado di rendere l’oggetto unico e inaspettato.

Nendo

Fadeout-chair

2009/10

La sedia sembra fluttuare magicamente nello spazio, le gambe scompaiono lentamente senza mai arrivare a toccare il pavimento.

Lo schienale e il sedile della sedia sono realizzati in legno mentre le gambe sono realizzate in acrilico trasparente, l’abile accostamento dei due materiali crea una sapiente transizione cromatica. Una forma talmente pulita, essenziale e visivamente leggera che non risponde più alla forza di gravità.

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Tom Friedman

Untitled

1993

Un fantoccio posizionato in un angolo della sala espositiva riempie con la sua surreale presenza lo spazio. La figura umana è sdraiata sul soffitto, con lo sguardo e l’intero corpo rivolti verso l’altro. Immobile non mostra la sua identità agli osservatori.

Questa forma antropomorfa si instaura come una presenza aliena nello spazio. Stranamente in grado di resistere e combattere la forza di gravità ci stupisce e ci spaventa.

Martin Creed

Work no 394

2005

Uno sfondo bianco, le parole “down” e “up” ed una linea nera, queste sono le componenti del lavoro di Martin Creed.

La linea orizzontale divide in due la superficie bianca. La parola “down” viene scritta al di sopra del segno grafico e la parola “up” al di sotto.

Con un gesto minimo l’artista ribalta il significato dei due termini. Attraverso segni e parole crea uno spazio.

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Anish Kapoor

Turning the world upside down II

1995

Il titolo di questo lavoro descrive esattamente l’intento e il risultato dell’opera.

La geometria dello specchio riproduce un’immagine ribaltata dell’ambiente in cui è immerso. I visitatori diventano parte integrante del lavoro e di quello spazio immateriale che rappresenta.

Come un oggetto alieno l’opera attrae le persone verso se, incuriosendole ed immergendole nella sua nuova realtà.

Francesco Arena

Cumolo

2016

Un paio di scarpe utilizzate dall’artista sono agganciate ad un cavo metallico e sospese a mezz’aria. Le suole guardano verso il soffitto, sopra di esse viene posto un cumulo di macerie provenienti dal pavimento in cemento dello studio. Le scarpe che una volta portavano il peso del corpo dell’artista al pavimento ora sostengono quest’ultimo. Esterno sala 2

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Uno spazio quasi vuoto, occupato unicamente da una scrivania e una sedia. Aggrappato a due palloncini galleggia nello spazio della galleria.

Sospeso nel vuoto, con gli arredi che si ritrovano senza pavimento, lo spazio ci invita al cambiamento, al ribaltamento delle regole della realtà. Ci spinge a credere all’esistenza di nuovi universi da scoprire per imparare a vivere in un modo nuovo.

Elmgreen & Dragset

Powerless structure

2001

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DIVERSE

DOMESTICITÀ

Nuove forme generano nuovi utilizzi. Attraverso modifiche formali e distorsioni dimensionali si possono sviluppare diversi modi di abitare e di vivere lo spazio domestico. La casa, ambiente e concetto indispensabile per la vita delle persone, trasforma le sue componenti interne, la sua composizione, spingendoci a pensare a nuove soluzioni di vita.

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Mona Hathoum

Door-mat

2000-2001

Il soggetto del lavoro dell’artista libanese è un classico zerbino. Lo troviamo di fronte all’uscio delle nostre case, sempre pronto ad accogliere l’arrivo di ospiti e proprietari. Le morbide setole sono sostituite da una serie di chiodi con la punta rivolta verso l’alto. La scritta nera di benvenuto sottolinea l’antitesi tra materia e messaggio generando disagio ed inquietudine a coloro che oseranno avvicinarsi, e forse passarci sopra.

Letizia Cariello

Kuscino

2009/14

Un vistoso filo rosso lega chiodi e viti all’immacolata fodera bianca di un cuscino.

L’artista italiana utilizza il filo all’interno di diversi lavori per creare e imporre legami tra gli oggetti in scena. È un filo in grado di generare rapporti inquietanti e tormentati accostamenti.

Il viso che si appoggerà su questo cuscino verrà graffiato e lacerato. Il riposo viene violato e mutato in un atto di tortura.

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Perejaume

Porta con scale

1993

Octavi Serra

Untitled

2019

L’artista spagnolo concentra il suo lavoro sui paradossi, le verità e le frustrazioni della società moderna.

Durante il NuArt Festival, un evento annuale organizzato in Norvegia e legato al mondo della street art, l’artista posiziona per le strade della città una serie di porte dalle strane caratteristiche formali.

Una soglia che impedisce l’ingresso ad uno spazio che non potremo mai conoscere. Un divieto che viene imposto senza potercisi ribellare.

Sala 4

Una porta di legno diventa protagonista di un intenzionale inganno visivo.

Il passaggio conduce delle scale impraticabili, l’opera è una paradossale porta che non accompagna in nessun ambiente. I primi tre gradini, posizionati davanti alla soglia, sono reali, mentre quelli presenti all’interno della cornice sono un immagine fotografica che riproduce un percorso irraggiungibile.

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21 Ron Gilad Window light 2009 Marcel Duchamp Fresh widow 1920

Come in molti altri lavori Duchamp ribalta le regole della percezione stravolgendo l’immagine che abbiamo di oggetti di uso quotidiano. La tipica finestra francese viene ridotta di scala e le parti vetrate ricoperte da uno strato di pelle nera. L’artista attraverso un’operazione di occultamento annulla la funzione dell’oggetto facendolo diventare paradossale ed inutile.

Un inconsueto lampadario riproduce la forma e le caratteristiche di una finestra. Illuminata, ripropone l’immagine di una casa abitata.

L’artificiale finestra, posizionata sul soffitto, diventa come una porzione di parete ruotata di 90°. Genera così uno spazio nuovo, sospeso tra interno ed esterno. Protagonista di un ambiente inedito, in cui forse i visitatori non sono più obbligati a camminare sul pavimento e possono scoprire nuove spazialità. Sala 4

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Per l’esposizione “The uncanny room” tenutasi nel 2002 alla PM Gallery di Londra, l’artista, realizza una serie di lampade deformate che assumono sembianze antropomorfe. Si muovono e conquistano lo spazio delle sale espositive. Alcune cercano di arrampicarsi sul muro, sfidando la gravità. Un’altra abbraccia e cerca di inglobare la gamba di un tavolino. Con piccoli gesti le lampade si animano e riempiono lo spazio con la loro inconsueta presenza. Gitta Gshwendtner Uncanny Lamps 2002 Shiro Kuramata Laputa bed 1991

Laputa è il nome dell’isola volante nel romanzo fantasy Gulliver’s Travels. L’opera è un letto caratterizzato da una struttura leggera e dei colori vivaci. La forma ricorda gli arredi presenti negli ospedali pubblici. È un letto matrimoniale per due persone che si trovano sulla stessa linea, piedi contro piedi e con la testa agli estremi opposti. Un inconsueto arredo ci insegna un nuovo modo di stare insieme e di condividere il momento del riposo.

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Nina Saunders

Smooth blend

2001

Una sedia ed una poltroncina di pelle nera si intersecano e si incastrano come due tessere complementari di un puzzle tridimensionale.

Da questa unione nasce un nuovo elemento di arredo, con due anime e due forme facilmente riconoscibili, ma difficile da utilizzare.

Un abbraccio intimo che fonde le sedute e le gambe delle poltrone rendendole più simili a presenze antropomorfe che a degli anonimi arredi. Marco Botti Possibili ossimori 2004 Un lavoro estremamente semplice, ma al contempo enigmatico ed efficace.

Da una classica sedia di legno si genera una situazione ambigua. Lo schienale viene rimosso dalla zona superiore e collocato nella parte inferiore della sedia, tra le gambe posteriori. In questo modo la sedia assolve comunque la sua funziona ma in maniera incompleta, privando l’utente della comodità dello schienale. Sala 5

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24 Nendo Colourful shadows 2015 Vedovamazzei After love 2006

Il duo artistico propone la realizzazione della casa di Buster Keaton; protagonista del film One week (1920). È una casa prefabbricata da montare autonomamente seguendo le istruzioni. Cambiando l’ordine numerico dell’elenco si crea una struttura instabile, governata dal caos.

La casa suggerisce regole nuove e suggestioni per insoliti modi di vivere.

Inserito all’interno del padiglione del Giappone all’EXPO Milano 2015, un lungo tavolo nero, circondato da ventiquattro sedie, riempie l’intero ambiente. Spostandosi nello spazio si scopre che il piano del tavolo e lo schienale delle sedie aumentano, in modo proporzionale la loro altezza. Una semplice variazione di dimensione viene celata da un sapiente gioco prospettico. Vasca e guardino

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NUOVI

UMANI

In una realtà alterata, in un universo stravolto, anche i vari abitanti ottengono corpi nuovi. Così tutti quegli abiti e accessori che rivestono le figure e che coprono la loro nudità sono costretti a cambiare forma per adattarsi ai nuovi e improbabili corpi. Per ogni nuova realtà progettata possono nascere nuove figure aliene.

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27 Vik Muniz Gloves 2010 Marcel Mariën L’introuvable 1937

L’artista surrealista belga crea sculture, collage e fotografie utilizzando oggetti della vita quotidiana, come degli occhiali da vista, che privati di una delle due lenti diventano un oggetto unico, quasi introvabile nella vita di tutti i giorni, un modello perfettamente indossabile dai ciclopi.

Attraverso gesti minimi si creano oggetti insoliti, appartenenti a mondi mitologici, in cui realtà, fantasia, logica e incoerenza si fondo.

Un paio di guanti di maglia azzurra, sono appoggiati su un piano. Le dita cucite sono sei, una in più del normale. Uno dei due indumenti è pulito, mentre l’altro porta i segni dell’utilizzo; qualcuno ha indossato, con o senza fatica, il guanto.

Questa piccola addizione, non immediatamente percettibile, crea una forte senso di estraneità e incomprensione nell’osservatore. Vasca

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Bruno Munari

Forchette parlanti

1958

Un gruppo di forchette in acciaio inox viene piegato e curvato generando una serie di nuove forme; i manici ed i rebbi assumono atteggiamenti e posizioni antropomorfe: salutano, fumano, negano, acconsentono. Le forchette si fanno portavoce della gestualità italiana, si animano assumendo le varie posizioni della mano. La loro funzione non è più importante, è la loro nuova espressività a diventare la protagonista del lavoro. Vasca

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29 Anselmo Tumpic Hoppy 2010 Giulio Iacchetti 4occhi 2008

Un piedistallo nero ospita l’opera ed una didascalia descrittiva. Sulla targhetta si legge: “Hoppy è un prototipo di scarpe sportive che si indossa con entrambi i piedi. È stato pensato per saltare e non per correre.”

Il nuovo accessorio fonde in un unico oggetto due scarpe. Ci stimola ad indossare un indumento quotidiano in una maniera inusuale, a testare e sperimentare nuove azioni e nuovi utilizzi fino a prima inesistenti.

Un nuovo modello di occhiali, realizzato unendo due coppie di lenti in un’unica montatura; specchiandola rispetto alla linea orizzontale, si ottiene un doppio occhiale, uno sopra l’altro. Attraverso un gesto rapido e semplice si capovolgerle la montatura per passare dalle lenti da vista a quelle da sole.

Una piccola aggiunta che raddoppia l’utilizzo dell’oggetto, la scelta delle lenti da utilizzare è varia: da vista, da sole, per vedere bene da vicino o da lontano. Vasca

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Ahmet ÖgÜt & Cevdet Erek

Tunnel of fear

2011 Allan Wexler

Four white shirt sewn into a tableclooth

1991

Due artisti, in occasione del loro primo progetto comune, si fondono diventando un unico personaggio. Vestiti e accessori si raddoppiano e come abiti cuciti per gemelli siamesi l’abbigliamento riflette l’unione professionale delle due persone. Riconoscere gli oggetti quotidiani diventa una sfida

amplificata da un’estrema sensazione di assurdità e ironia. Quattro camicie bianche sono

cucite ed unite insieme arrivando a creare una grande tovaglia. I singoli indumenti non hanno più alcun valore, non sono più utilizzabili secondo la loro funzione iniziale, ma uniti diventano un nuovo prodotto e assumono un rinnovato utilizzo. Con un punto di vista differente le camicie diventano un candido abito da far indossare ad un tavolo.

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REALTÀ

INESISTENTI

Si possono, infine, progettare realtà invisibili, capaci di provocare scenari che si muovono abilmente su un sottile filo, in bilico tra esistenza e inesistenza.

Attraverso spazi che mostrano assenze e mancanze nascono ambienti caratterizzati dall' inesistenza di oggetti, di confini e di possibilità concrete.

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Jeppe Hein

Invisible labyrinth

2005

Un labirinto invisibile che obbliga i visitatori a camminare lungo percorsi non visibili. In uno spazio apparentemente vuoto sono disposti diversi percorsi, le persone, attraverso delle cuffie, ricevono delle vibrazioni ogni volta che si imbattono nei muri virtuali. Ci si perde in uno spazio apparente libero, senza vincoli visibili, in cui il nostro corpo è obbligato a seguire percorsi preimpostati ma intangibili.

Philipe Parreno

6 pm

2000/06

Galleria

Un tappeto marrone, beige e crema riempie l’intero pavimento della stanza in cui è esposto. Alcune forme e i colori presenti sulla superficie riproducono i riflessi di luce che entrano da una finestra vicina.

Il tappeto è però esposto in una galleria senza finestre, la forma della luce non cambia mai e le persone possono attraversare l’opera senza interrompere le proiezioni luminose sulla superficie. Tutto accentua e mostra la natura sottile ma inquietante dell’illusione.

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34 Balconata

Roman Ondak

Good feelings in good time

2003

Una coda di persone

apparentemente in attesa riempie lo spazio della galleria. Per una durata di quaranta minuti la situazione rimane immutata.

Le persone sono in realtà dei performers che attraverso l’esecuzione dell’opera, l’attesa, alterano la percezione dello spazio, generano fraintendimenti nei reali visitatori.

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35 Balconata Gino De Dominicis Cubo invisibile 1967 Stéphanie Saadé

The four corners of the world

2015

L'artista Stéphanie Saadé mostra attraverso le suo opere l'interesse vero spazi silenziosi, portatori di tracce di una vita assente. La cornice vuota è realizzata con quattro diversi tipi di legno provenienti dal nord, sud, est e ovest del mondo.

Un gioco di luoghi e di sguardi, tra dentro e fuori, dietro e davanti. Un dipinto senza sostanza che definisce confini e limiti, forse, inesesistenti.

A terra delle linee disegnano il perimetro di un quadrato, accanto il titolo dell'opera "cubo invisibile" descrive il lavoro. Attraverso due semplici gesti si crea un’illusione, uno spazio immaginario in cui nessun oggetto o persona può passare. Viene donata una nuova consistenza al vuoto che diventa oggetto invisibile, ma presente.

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Michelangelo Pistoletto

Metrocubo di infinito

1966/79

Piero Manzoni

Linea di lunghezza infinita

1960

Balconata

Il cubo è composto da sei lastre specchianti rivolte verso l’interno del volume. Durante l’assemblaggio dell’opera, accostando, una lastra alla volta, si generano riflessioni che diventano quasi infinite. Una volta montata l’ultima lastra e chiuso il solido rimane solamente un volume nero che nasconde e contiene dentro se uno spazio senza confini, un ambiente senza limiti da immaginare.

Una linea di lunghezza infinita, tracciata su un foglio di carta, è racchiusa in un contenitore cilindrico.

Il contenitore racchiude idealmente una linea che esiste solo come puro concetto. L’artista sottoscrive con la sua firma il contenuto dell’opera esibendo senza indugi un enorme paradosso.

L’opera d’arte si sottrae allo sguardo dello spettatore, la line infinità può essere visualizzata solo attraverso uno sguardo interiore, mentale.

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Gino De Dominicis

Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno a un sasso che cade nell’acqua 1969 Mona Hatoum Self-Erasing drawing 1979 Sala 6

L’immagine è presa da un video intitolato “Quadrati cerchi” che riprende l’artista seduto di spalle intento a lanciare sassi in un bacino d’acqua. L’azione di cercare di formare dei quadrati sulla superficie liquida è ovviamente impossibile, ma questo non ferma l’artista e non ferma l’osservatore che, forse, si aspetta che prima o poi escano dei quadrati.

Un braccio metallico composto da un’estremità dentata ed una liscia ruota continuamente su una superficie sabbiosa. Con una velocità di cinque rotazioni al minuto la sabbia è costantemente levigata ed incisa.

Nello stesso istante un segno viene creato e un altro viene cancellato, un gesto perpetuo che conduce ad un’azione senza scopo.

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39 Francesco Arena Marco Botti Fabian Burgy Letizia Cariello Maurizio Cattelan Martin Creed Gino De Dominicis Marcel Duchamp Daniel Eatock Elmgreen & Dragset Tom Friedman Ron Gilad Dan Graham Gitta Gshwendtner Mona Hatoum Jeppe Hein Giulio Iacchetti Katerina Kamprani Anish Kapoor Shiro Kuramata Matthew Larson Piero Manzoni Marcel Mariën Bruno Munari Vik Muniz p.16 p.24 p.10 p.19 p.10 p.15 p.35-37 p.21 p.8 p.17 p.15 p.21 p.8 p.22 p.19-37 p.33 p.29 p.13 p.16 p.23 p.11 p.36 p.25 p.26 p.25 p.14-24 p.14 p.7 p.31 p.34 p.9 p.13 p.33 p.20 p.36 p.35 p.23 p.20 p.11 p.29 p.9-25 p.30 Nendo Fabio Novembre Karyn Olivier Ahmet ÖgÜt & Cevdet Erek Roman Ondak Gabriel Orozco Damiàn Ortega Philipe Parreno Perejaume Michelangelo Pistoletto Stéphanie Saadé Nina Saunders Octavi Serra Eleonora Todde Anselmo Tumpic Vedovamazzei Allan Wexler

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