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Per frammenti di piano si costruisce la città - progetto per la riqualificazione dello scalo ferroviario Farini a Milano

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Academic year: 2021

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57 56 Angelo Torricelli Francesco Collotti Luisa Ferro Sara Protasoni Sara Riboldi Carlotta Torricelli Matteo Foresti Gianluca Sortino Valerio Tolve Siro Casolo (strutture) Mariacristina Giambruno (restauro) Sandro Attilio Scansani (sostenibilità ambientale) Studenti:

Nicola Acquafredda Sara Amatulli Mattia Giovanni Appiani Francesca Baldessari Stefano E.Bernardinello Roberto Bonadeo Claudia Candia Paolo Galimberti Serena Girani Giorgia Menozzi Stefania Monzani Chiara Oltrasi Elena Porcari Demetrio Scopelliti Caterina Spelta Nicoletta Verde

Per frammenti di piano si costruisce la città Ampia frattura nella trama del Piano Beruto che orga-nizza il corpo edificato di questa parte di città, lo Scalo Farini si presenta oggi come un vuoto sul quale affaccia-no, senza mai toccarsi, le case, gli insediamenti produt-tivi e di servizio, gli spazi inedificati, ciascuno dei quali rimanda a una diversa idea di città. Ancora, ognuno di essi si dispone seguendo orientazioni contrastanti con la geometria della linea del ferro. Nel vuoto, la ferrovia (la cui forma tecnica si sovrappone alla città in modo in-differente) costruisce l’ asse delle connessioni geografi-che di Milano, da sempre città di dimensioni contenute ma dai rapporti territoriali estesi e storicamente radicati. Questa linea connette Milano al sistema di itinerari di lunga e medio-breve distanza che oggi si incardina nel sistema Fiera di Rho-Pero con le vicine aree destinate all’ Expo e, attraverso i due aeroporti di Malpensa eLi-nate, si proietta in Europa e nel mondo.

Dentro il recinto dello scalo, il suolo, liberato dagli edi-fici e dai piani di smistamento, manifesta con dramma-ticità la cancellazione di ogni immagine di paesaggio, intesa come relazione tra natura e cultura, e pone un in-terrogativo sulla forma del sito originario, su ciò che pre-cede ogni opera tecnica di infrastrutturazione. Il progetto della residenza si colloca in un quadro più ampio, all’ interno della selezione ragionata di progetti che Milano ha saputo costruire nel tempo, oppure che ne hanno segnato le più felici stagioni; essi sono il pre-testo per cogliere il passo e la dimensione della città, la sua giusta misura e quella che – in altri tempi più certi – si sarebbe definita dimensione conforme.

Le decisioni relative all’ alternativa tra densità e dirada-mento, in vista di un elevato controllo della qualità am-bientale, non prescindono dagli aspetti tipologici, forma-li, figurativi e insediativi dell’ architettura e riguardano anche il corretto orientamento e dimensionamento degli edifici e degli intervalli non edificati, il rapporto tra ver-de pubblico e privato, lo sfruttamento e il controllo ver- del-la luce sodel-lare, l’ utilizzo del suolo e del sottosuolo, il rap-porto in termini spaziali estesi tra il costruito e gli spazi aperti nella loro diversa natura, vegetale e minerale. La residenza per le famiglie, con i servizi di quartiere, assume la giacitura di Via Farini, intesa come asse

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cora capace di generare tessuto. Le case, modulate sulla misura degli isolati ottocenteschi, si dispongono alline-ate tra loro, dichiarando il principio insediativo dell’ ac-costamento di case a torre che si confrontano con la città esistente, e case in linea che si allungano sino al parco. La stessa scelta di collocare negozi e servizi al piano ter-ra delle torri tter-rascende il dato strettamente funzionale, giacché ricostruisce le relazioni di quartiere e i rapporti di vicinanza e di utilizzo diretto tra abitazione e servizi. Il Cimitero Monumentale e Villa Simonetta, con le loro differenti giaciture, interrompono la modulazione del tessuto urbano raddoppiando la misura dell’ isolato be-rutiano; si affacciano sul vuoto dello scalo come figure autonome, che si confrontano a distanza e che estrudono nella città l’ impronta di progetti mai del tutto compiuti.

Gli spazi verdi si conformano in tal modo attraverso le relazioni tra le forme geometriche dei terrapieni albe-rati e il piano naturale della braida originaria. Sulla stessa giacitura dell’ asse ferroviario si attesta il ca-stello, figura autonoma e di grande scala che dialoga a di-stanza con i grandi fatti urbani di Milano. Sul basamento solido e massivo si impostano nove torri di servizi e resi-denze speciali; l’ alta densità edilizia si associa al massimo livello di integrazione funzionale. Infatti la concentra-zione di attività, diversificata secondo orari e funzioni, rappresenta un’ efficace innovazione tipologica che in-terpreta attuali tendenze abitative fondate sulla coinci-denza tra gli spazi di lavoro e quelli della casa, anche in ragione della semplificazione degli spostamenti.

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