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L'IUE e la città : sì al pensatoio comune, a San Marco

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Corriere Fiorentino Domenica 19 Aprile 2020 FI

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SÌ AL PENSATOIO

COMUNE,

A SAN MARCO

L’Iue e la città

SEGUE DALLA PRIMA

Come giustamente sottoli-neato dal professor Dei, esiste da anni fra le nostre due isti-tuzioni una attiva e costrutti-va collaborazione, «total-mente e convinta«total-mente con-divisa». La policrisi scatenata dal diffondersi del virus Covid-19 rappresenta senz’altro un’oc-casione per ap-profondire ulte-riormente que-sta collabora-zione, che nei nostri intenti potrebbe porta-re all’elaborazione di una piattaforma comune, che sfrutti le sinergie e la comple-mentarità fra i due Atenei. Da un punto di vista geografico, l’incontro sarà reso più facile dal completamento dei lavori di Palazzo Buontalenti, che nella seconda parte dell’anno speriamo possa divenire (vi-rus permettendo) la nuova sede della nostra School of

il coronamento simbolico di un processo di «avvicina-mento» alla città che prose-gue ormai da anni, e che ci vede partners di attori istitu-zionali e socio-economici quali fra gli altri la Regione Toscana, il Comune di Firen-ze, la Fondazione CR FirenFiren-ze, Confindustria, e Camera di Commercio. Attori con i qua-li intendiamo continuare un fruttifero dialogo anche e so-prattutto per contribuire con le nostre idee e le nostre ri-cerche al rilancio del tessuto economico locale una volta passata la fase più acuta della crisi sanitaria.

La crisi che stiamo vivendo illustra le idee che hanno ispirato il progetto. Da una parte, è sotto gli occhi di tutti che la pandemia è un proble-ma globale, che nessun Paese — non importa quanto po-tente sia — può pensare di affrontare da solo. Dall’altra, la cooperazione fra gli Stati non si sviluppa in modo spontaneo; spesso,

l’abbia-mo visto, viene ostacolata da potenti spinte nazionaliste. Da cui la necessità di rifles-sioni sulla tensione fra inter-dipendenza e populismo, e di formazioni specifiche de-stinate a quelli che domani svolgeranno un ruolo centra-le nella risposta alcentra-le tante sfi-de transnazionali con le quali dovremo confrontarci.

Già oggi vi è all’Istituto un grande fermento attorno ai tanti problemi legati alla cri-si. I nostri studiosi — che per esempio sono stati fra i primi a raccomandare, anche dalle pagine del Corriere della Se-ra, un riavvio graduale e per fasce di età delle attività pro-duttive — cercano di dare un concreto apporto alle rifles-sioni dei policy-makers, co-me dimostrato anche dai proficui scambi che alcuni di loro stanno avendo con la task force istituita dal gover-no per la fase 2 dell’emergen-za. Riflessioni sul modo in cui le nostre democrazie si sono dovute adattare per

ri-spondere all’emergenza, sul dialogo fra scienza e politica, sull’evoluzione dell’opinione pubblica, o sulla difficoltà nel far emergere una risposta eu-ropea alla crisi — per citare solo alcuni esempi — sono già in corso.

Ma gli aspetti da analizzare sono tanti, ed è quindi indi-spensabile un’approccio col-laborativo con altri centri d’eccellenza. L’Istituto sta mettendo in piedi una pro-pria task force interdiscipli-nare che farà dialogare fra lo-ro le varie scienze sociali, fa-ciliterà il contatto coi i nostri partners, nonché con attori-chiave delle politiche pubbli-che, nazionali e sovranazio-nali, il dialogo coi quali fa parte del nostro Dna. Infine, come ha avuto la cortesia di ricordare il rettore Dei, l’Iue organizza da anni un evento mirante proprio a creare un fertile momento di scambio fra il mondo accademico e quello istituzionale, l’incon-tro State of the Union. Con grande rammarico quest’an-no quest’an-non saremo in grado di te-nere l’evento fisico, ma stia-mo finalizzando il program-ma di una versione online, che si terrà l’8 maggio e sarà interamente dedicata alla cri-si indotta dal Covid-19, con lo scopo di discutere del modo migliore per gestirne le rica-dute sul piano delle politiche sanitarie, socio-economiche, e di cooperazione internazio-nale.

Ha ragione il rettore Dei di sottolineare che la crisi del Covid ha una dimensione epocale. Al di là dei problemi più immediati, vanno ripen-sati il ruolo dello Stato, le fi-nalità del progetto europeo, il futuro della globalizzazio-ne, altri temi fondamentali. La sfida è di tali dimensioni che rende indispensabile una rete di collaborazioni. Per questo motivo abbiamo con-venuto con il rettore Dei di organizzare fra pochi giorni un confronto fra le nostre squadre per identificare pos-sibili aree di convergenza e di cooperazione. Con un’ambi-zione comune: confermare la vocazione di Firenze quale incubatore di idee sul diveni-re della società europea.

Renaud Dehousse presidente dell’Istituto Universitario Europeo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Transnational Governance — proprio quella scuola che in linea con la proposta del pro-fessore Ciuffoletti vogliamo diventi un incubatore di idee per una rafforzata coopera-zione Europea.

Ci darà anche l’opportunità di accogliere studenti e fun-zionari da ogni parte del mondo, dando una dimen-sione ancor più ampia a quel-la mobilità dei cervelli che l’Iue ha sempre promosso. Come i loro predecessori (me compreso), questi studenti diventeranno appassionati fiorentini, e come i loro pre-decessori intesseranno stret-ti rapporstret-ti con i colleghi del-l’Università di Firenze, ma an-che con scuole secondarie ed associazioni di volontariato. Il progetto di questa nuova Scuola è stato fortemente so-stenuto, oltre che dal gover-no Italiagover-no e dal Comune di Firenze, anche dall’Unione Europea. Per l’Istituto, l’aper-tura di una sede in Piazza San Marco rappresenta in effetti

L’articolo di Zeffiro Ciuffoletti da cui è partito il dibattito sul laboratorio Fiesole per l’Europa post Covid

L’emergenza

Firenze-Europa

Al di là dei

problemi

immediati,

vanno

rivalutati

il ruolo

dello Stato,

le finalità

del progetto

europeo,

il futuro

della

globalizza-zione, e

tanti altri

temi:

è una sfida

importante

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