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Mario Alberto Rollier. La formazione teologica. I «giovani barthiani» tra antifascismsmo ed ecumenismsmo

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FONTI E STUDI SUL FEDERALISMO E SULL’INTEGRAZIONE EUROPEA

Ricerche di storia

copyright © 2018 by

Società editrice il Mulino,

Bologna

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Collana del Centro interdipartimentale di ricerca sull’integrazione europea

Università degli Studi di Siena Diretta da

Giulio Guderzo, Ariane Landuyt e Daniela Preda

Comitato scientifico:

Gaetano Arfè†, Ariane Landuyt, Lucio Levi, Luigi V. Majocchi, Sergio Pistone,

Xenio Toscani, Antonio Varsori, Danilo Veneruso, Giovanni Vigo, Luigi Zanzi†

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SOCIETÀ EDITRICE IL MULINO MARIO ALBERTO ROLLIER

L’ITALIA E L’EUROPA

DI UN «PESSIMISTA ATTIVO»

«Stati Uniti d’Europa» e altri scritti sparsi (1930-1976)

acuradi Stefano dell’acqua e filippo Maria Giordano

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I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull’insieme delle attività della Società editrice il Mulino possono consultare il sito Internet:

www.mulino.it

ISBN 978-88-15-25351-4

Copyright © 2018 by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fo-tocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale – se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d’Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni/fotocopie

Redazione e produzione: Edimill srl - www.edimill.it

Questo volume viene pubblicato con il sostegno della Fondazione Centro Studi sul Federalismo e con il contributo di Giovanni Martino Rollier. La sua realizzazione inoltre rientra in un progetto culturale finanziato dalla Tavola Valdese.

With the support of the European Commission

Erasmus+  Programme, Jean Monnet Module «Religions for Europe»

Il volume è stato curato da Filippo Maria Giordano (pp. 11-37, 39-43, 151-169, 263-273) e Stefano Dell’Acqua (pp. 47-59, 373-411, 571-588)

A Cinzia Rognoni Vercelli, a memoria di una comune passione per nuove vie negli studi storici e per il nostro sogno europeo

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INDICE

Introduzione, di Filippo Maria Giordano e Stefano Dell’Acqua

Nota sugli archivi di Mario Alberto Rollier parte priMa: Stati uniti d’europa

Introduzione, di Stefano Dell’Acqua e Filippo Maria Giordano

I. Stati Uniti d’Europa: una summa del

pen-siero teorico federalista

Preambolo Introduzione

Le assurdità del nazionalismo

Le tre soluzioni possibili del problema euro-peo

I precedenti vivi e vitali del federalismo I precedenti storici di un sistema

internazio-nale europeo Europa tua res agitur! L’Unione federale europea

Il federalismo obiettivo concreto della politica estera

La conclusione, sempre attuale, del 1944

II. Le «aggiunte» del 1950

I progressi dell’idea federale in Europa dal 1945 al 1950

Dal Consiglio europeo alla richiesta del Patto federale p. 11 39 47 61 61 65 69 72 78 91 95 102 113 117 119 119 126

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La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la costituzione degli Stati Uniti d’Europa Appendice del 1944. Non siamo soli

parteSeconda: ScrittiSparSi

laforMazioneteoloGica. i «Giovanibarthiani» traantifaSciSMo ed ecuMeniSMo

Introduzione, di Filippo Maria Giordano

III. Recensioni e interventi su storia, società e cultura

Non «homo sapiens» ma «homo faber» Due Cromwell

Storia valdese in terra tedesca Nazionalismo religioso

L’ora di Sören Kierkegaard

Le due encicliche di papa Pio XI: Divini Redemp­

toris e Mit brennender Sorge

Recensione a D. de Rougemont, Invito a pen­

sare colle mani

IV. Dalla teologia liberale alla teologia dialet-tica

Il protestantesimo dell’Ottocento Ancora «Teologia dialettica e politica» L’Etica e il Regno

V. Il Movimento ecumenico tra le due guerre mondiali

Il Messaggio alle Chiese e le Conferenze di Oxford e di Edimburgo

La Conferenza mondiale della Gioventù cri-stiana. Amsterdam 24 luglio-2 agosto 1939 La Chiesa e l’ora presente. L’ecumenismo,

il cattolicesimo romano e la polemica Buonaiuti-Vinay p. 136 144 151 171 171 177 181 184 185 189 192 197 197 210 213 221 221 233 238

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Saluto ai convenuti alle «Giornate teologiche» su ecumenismo cristiano e federalismo europeo VI. Religione e scienza

Messa a punto, a proposito di atomi e di elettroni

Appunti sulla scienza e sul clima d’oggi penSiero e azione politica tra Guerra e re

-SiStenza

Introduzione, di Filippo Maria Giordano

VII. L’esperienza de «L’Appello»

La tensione dialettica del Soli Deo Gloria come fondamento della personalità

Un mito falso: la libertà religiosa in Russia Postille a Ibsen o a Lelio Basso?

La situazione religiosa nel tempo presente. Le Pasque norvegesi

Giovanni Corradini

Chiese libere e Chiese nazionali nel mondo protestante

Tollerati, ammessi, rispettati

VIII. L’adesione al federalismo europeo e l’a-nalisi della situazione nazionale e inter-nazionale

Lettera di adesione al Manifesto di Ventotene «Testo preliminare» per l’incontro di Chivasso Dopo il nazionalismo

Governo di unione nazionale o politica fe-deralista

Una proposta dei partigiani e due risposte Rinunciatari o europei

La solidarietà europea

Benvenuto alle forze di liberazione Trieste città europea liberata

p. 247 255 255 256 263 275 275 284 286 288 293 298 320 327 327 330 332 342 345 349 352 354 358

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IX. L’azione politica dei federalisti europei L’azione federalista sul terreno internazionale Il federalismo e i movimenti di resistenza Attesa

l’iMpeGnopoliticoperunanuova italiaeuna nuova europa

Introduzione, di Stefano Dell’Acqua

X. Memoria della Resistenza e rischi di con-tinuità con il fascismo

La responsabilità politica degli universitari Niente libertà di essere fascisti

Gianfranco Mattei e i caduti nella lotta per la liberazione e la rinascita d’Italia

A guisa di congedo

Le associazioni «Giustizia e Libertà»

XI. Per una nuova Italia, laica e repubblicana: la questione istituzionale e il dibattito sulla libertà religiosa all’Assemblea costituente L’eredità di Rosselli nel Partito d’azione La chiarificazione liberale

Le insidie del referendum Di chi è la vittoria?

È necessaria la religione di Stato? Risposta a Guido Gonella

L’abdicazione espediente elettorale La repubblica presidenziale

Mario Alberto Rollier ai suoi elettori Nazionalismo duro a morire

Patti lateranensi e diritti di libertà

Difesa costruttiva della libertà religiosa. Un regime concordatario compatibile con i principi di libertà

1848-1947

La libertà religiosa e l’autonomia del socialismo

p. 361 361 364 368 373 413 413 419 420 427 434 437 437 440 442 445 447 460 462 465 469 471 483 488 490

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XII. La voce di un valdese tra le Valli e l’Europa I valdesi

Commento a un voto unanime

A chi giova l’intolleranza? Lettera aperta al ministro Scelba

Evoluzione della Commissione di studi sulla responsabilità cristiana per la collabora-zione europea

Autocritica: ricordando il messaggio che «L’Appello» non è riuscito a trasmettere Lettera al comitato di redazione sul malessere

davanti a una predicazione politica XIII. Per un socialismo autonomista ed europeo

L’unica via La cancrena

Discorso al Cinema Astra Socialismo continentale europeo Gerontismo

Aut aut

XIV. Una impresa che continua nel dopoguerra: la lotta federalista per l’unità europea Il primo congresso nazionale del Movimento

federalista europeo

Politica federalista alla Costituente Appello ai popoli, non ai governi

Risposte all’inchiesta sul federalismo de «Il Ponte»

Esercito europeo

Efficacia politica del federalismo europeo Richiesta: una politica

qualiStradeperloSviluppoeconoMico. con -neSSionitrainduStria, ricercaScientifica, enerGiaed europa

Introduzione, di Stefano Dell’Acqua

p. 493 493 503 504 509 513 518 521 521 523 525 532 535 537 541 541 542 544 549 555 558 566 571

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XV. Per uno sviluppo economico in chiave an-timonopolistica: il dibattito sull’industria, sulla ricerca scientifica e sull’energia Ricerca scientifica e spese militari. Confronti

istruttivi – 1

Ricerca scientifica e spese militari. Confronti istruttivi – 2

Come si lavora in economia di scarsità. Cifre, date e previsioni sull’avvenire prossimo e remoto della siderurgia italiana

Concentrazione industriale e monopoli Industria chimica e monopolio

Intervento al convegno sulla «terza forza». Milano, 4-5 aprile 1948

XVI. L’Italia, l’Europa e l’energia nucleare Fermi: il destino dell’alchimista e dell’uomo Lo sfruttamento dell’atomo impresa comune

europea

L’età dell’energia nucleare e l’uso che l’uomo farà dell’abbondanza illimitata di energia a sua disposizione

Una politica comune per l’Italia e per la Gran Bretagna

Dieci tesi sull’energia nucleare nella ricerca di un quadro adatto al suo sfruttamento pacifico e alla sicurezza continentale del suo impiego militare

Tre anni di dibattiti sull’energia nei gruppi del Consiglio ecumenico

Bibliografia degli scritti di Mario Alberto Rollier Indice dei nomi

p. 589 589 590 592 595 598 601 605 605 608 617 642 646 659 671 687

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FiliPPo Maria Giordano INTRODUZIONE

La prima parte di questa raccolta di «scritti sparsi» è dedicata alla formazione religiosa e culturale di Mario Alberto Rollier, attra-verso cui è possibile tracciare il percorso da lui seguito all’interno del mondo e dei movimenti protestanti europei del XX secolo. Questo aspetto della sua formazione infatti è necessario – e quasi propedeutico – per studiare la sua personalità e meglio collocare Rollier anche rispetto alle scelte politiche e professionali che caratterizzarono la sua vita.

Nel capitolo terzo sono raccolti i lavori giovanili dei primi anni del suo impegno intellettuale nel gruppo dei «giovani barthiani», dove troviamo una serie di scritti dedicati alla storia, alla società e alla cultura protestante e italiana di allora. Si tratta di lavori preliminari al suo impegno successivo nel gruppo vicino alla rivista «Gioventù Cristiana» grazie a cui il giovane Rollier si misura con la cultura del proprio tempo, affina le idee e affila le armi della critica. In molti di questi scritti è spesso presente un riferimento al mondo valdese che egli collega spesso al panorama più vasto del protestantesimo internazionale, specie di lingua e cultura inglese e tedesca, cui si rivolge con particolare simpatia e ammirazione. Non mancano articoli che mostrano l’ampiezza dei suoi interessi storici e letterari che coniugava spesso alle riflessioni teologiche e politiche. Notevoli sono le elaborazioni personali di autori svariati della filosofia religiosa e non solo – tra gli altri Kierkegaard, Berdjaev e Rousseau – che lo spingevano a letture più sentite anche sul piano della vicinanza spirituale e dell’affinità alle idee politiche, come nel caso di Denis de Rougemont1 e del suo personalismo protestante.

1 Denis de Rougemont (1906-1985), scrittore e filosofo svizzero

prote-stante, dopo gli incontri fondamentali con Alexandre Marc e Robert Aron, aderì al movimento personalista e collaborò all’«Esprit» di Mounier. Profondamente influenzato dalla corrente neocalvinista, fondò la rivista di ispirazione barthiana «Hic et Nunc» (1932-1936) e partecipò all’esperienza

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Nel capitolo quarto sono raccolti gli scritti che segnano il passaggio dalla teologia liberale a quella dialettica di Karl Barth2

de «L’Ordre Nouveau» (1933-1938), rivista che coniugava al personalismo e che da esso derivava una concezione integrale del federalismo, cioè non soltanto istituzionale (hamiltoniana), ma anche economica, sociale e filosofi-ca. Fervente europeista cercò di affermare un’idea di Europa libera e unita che oltrepassasse il nazionalismo con i suoi miti collettivi e ritrovasse nella persona il suo centro. Negli anni fra le due guerre de Rougemont divenne presto un intellettuale di riferimento anche per i barthiani italiani, non da ultimo Rollier che ispirandosi all’articolo Principes d’une politique du

pessimisme actif, comparso sul primo numero della rivista «Hic et Nunc»

del 1932, scelse più tardi, durante la guerra e la Resistenza, di adoperare lo pseudonimo di pessimista attivo per sottolineare la natura e il carattere del proprio impegno politico. Su de Rougemont, si veda B. Ackermann,

Denis de Rougemont, une biographie intellectuelle, Genève, Labor et Fides,

1996; Id., Denis de Rougemont: de la personne à l’Europe: essai biographique, Lausanne, Edit. L’Age d’Homme, 2000 e il più datato ma ricco di docu-menti, S. Locatelli e G.H. de Florentiis (a cura di), Denis de Rougemont. La

vita e il pensiero, Milano, Ferro, 1965. Di lui, fra i molti titoli, si ricordano Politique de la Personne, Paris, Editions Je Sers, 1934; Vita o morte dell’Eu-ropa, Milano, Edizioni di Comunità, 1949; L’avenir est notre affaire, Paris,

Stock, 1977; trad. it. L’avvenire è nelle nostre mani, Roma, Paoline, 1979.

2 Karl Barth (1886-1968), teologo svizzero, allievo di Adolf von Harnack

e pastore calvinista, fu docente di teologia a Göttingen (1921), Münster (1925) e Bonn (1930). Privato della cattedra nel 1935 a causa della sua opposizione al nazismo, fece ritorno nella natia Basilea, dove insegnò fino al 1962. Barth conquistò l’attenzione degli ambienti europei di cultura teologica e filosofica all’inizio degli anni Venti del Novecento, con quella che poi divenne la sua opera più celebre e commentata, L’epistola ai Romani (Der Römerbrief, 1919). Oggi è considerato uno dei più eminenti teologi riformati dopo Calvino. Con Der Römerbrief diede inizio a un movimento teologico denominato «teologia dialettica» o «teologia della crisi» che si contrapponeva alla «teologia liberale» di matrice storicistica e romantica. Tale corrente, che contribuì a rinnovare il pensiero calvinista, riportandolo concettualmente alle origini (neocalvinismo), trovò nella rivista «Zwischen den Zeiten» (1922-33), fondata da Barth, un importante strumento di dif-fusione. Il titolo metteva in evidenza il destino di una generazione che si poneva a cavallo tra una prospettiva teologica ormai superata e un futuro incerto, cui si guardava con pessimismo antropologico e spirito critico. Tra gli intellettuali raccoltisi intorno alla rivista vi erano Rudolf Bultmann, Emil Brunner, Eduard Thurneysen e Friedrich Gogarten. In Italia la teologia dialettica trovò nella rivista protestante «Conscientia», diretta da Giuseppe Gangale, il suo primo interprete e il principale mezzo di diffusione. Dopo la soppressione d’autorità della rivista nel 1927, Gangale fondò la casa editrice Doxa con la quale proseguì la sua opera di divulgazione. Dal 1931, il compito di portare avanti la riflessione di e su Barth spettò a «Gioventù

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e da cui emerge con forza l’intransigenza etica del neocalvini-smo barthiano. Dagli articoli qui raccolti, attraverso cui Rollier ricostruisce la storia del protestantesimo liberale tra Otto e Novecento in chiave critica ponendolo a confronto con la nuova teologia dialettica, si delinea con chiarezza la posizione teologica e politica del gruppo di Giovanni Miegge3 nei confronti della Chiesa valdese e rispetto alle principali posizioni presenti nel protestantesimo internazionale. Del 1933 è lo scritto «pilota» del pensiero di Rollier, Ancora «Teologia dialettica e politica», in cui si condensa la natura dell’impegno religioso, etico e politico dei «giovani barthiani».

Il capitolo quinto è dedicato al Movimento ecumenico ne-gli anni Trenta, un fenomeno che aveva attirato l’interesse dei barthiani posti di fronte al problema del superamento delle divisioni confessionali e nazionali. Rollier fu tra i primi a con-dividerne lo spirito e gli obiettivi, dedicandosi con crescente

Cristiana», diretta da Giovanni Miegge, suo massimo interprete italiano. Di lui si vedano K. Barth, L’epistola ai Romani, Milano, Feltrinelli, 2002; Id., L’umanità di Dio. L’attualità del messaggio cristiano, Torino, Claudiana, 2010; Id., Agire politico e libertà dell’evangelo, Troina, Città Aperta, 2004. Sulle sue idee politiche, si rimanda a A. Gallas, Il giovane Barth. Fra teologia

e politica, Milano, Vita e Pensiero, 2004.

3 Giovanni Miegge (1900-1961), pastore e teologo valdese, fu uno dei

principali animatori della cultura protestante italiana del Novecento. A lui si deve un’ampia riflessione sulla teologia dialettica di Karl Barth e l’avvio del dibattito sulla necessità di una riforma profonda e radicale della Chiesa. Insegnò alla Facoltà valdese di teologia, diresse a più riprese il giornale ufficiale della Chiesa valdese «La Luce», collaborò con la rivista «Con-scientia» di Giuseppe Gangale, con la casa editrice Doxa, diresse la rivista «barthiana» «Gioventù Cristiana» fino al 1940, esperienza ripresa dopo la guerra con «Protestantesimo», fu il principale animatore delle «Gior-nate teologiche» del Ciabàs dal 1935 al 1950. Tra le sue opere principali, ricordiamo Lutero (1946), La Vergine Maria (1950), Per una fede (1952) e

L’Evangelo e il mito nel pensiero di Rudolf Bultmann (1956). Su di lui, si

veda G. Spini, L’avventura intellettuale civile di Giovanni Miegge, in «Il Ponte», VIII-IX, 1961, pp. 1195-1201; V. Vinay, Giovanni Miegge e la sua

generazione, in «Protestantesimo», n. 1, 1962; C. Tron, Giovanni Miegge: voce caratteristica del protestantesimo italiano, in G. Miegge, Scritti teologici,

Torino, Claudiana, 1977, pp. 7-22; G. Tourn, L’opera di Giovanni Miegge

nel protestantesimo italiano, in «Gioventù Evangelica», n. 49, febbraio

1978, pp. 5-8; E. Genre e S. Rostagno (a cura di), Una visione della vita e

della teologia. Giovanni Miegge (1900-1961), Torino, Claudiana, 2002; S.

Saccomani, Giovanni Miegge, Torino, Claudiana, 2002.

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interesse a seguirne attività, iniziative e lavori congressuali. Nel 1938 riportava su «Gioventù Cristiana» i resoconti dettagliati degli incontri decisivi di Oxford (Life and Work) ed Edimburgo (Faith and Order) che nel 1937 avevano posto le basi del futuro Consiglio ecumenico delle Chiese. Vale la pena ricordare che Rollier fu un pioniere del Movimento ecumenico e tra i pochi valdesi a seguire e partecipare fin dall’inizio alle sue Conferenze internazionali; la Chiesa valdese, rimasta in un primo tempo a osservare, fece domanda di adesione solo più tardi, al termine della guerra, nel 1945. Nell’estate 1939, assorbito sempre più dall’esperienza ecumenica, Rollier decise di partecipare a titolo personale alla conferenza mondiale della Gioventù cristiana ad Amsterdam, di cui avrebbe pubblicato un amaro resoconto sulla rivista del gruppo barthiano nel tragico settembre di quell’anno. Il capitolo sesto dà conto del rapporto fra scienza e religione a cui il chimico milanese ha rivolto una serie di riflessioni e che ritroveremo sviluppate più ampiamente negli scritti dedicati alla ricerca scientifica e all’energia atomica. Qui si tratta di mettere in luce come gli studi scientifici di Rollier, al pari della politica e dei numerosi interessi coltivati, venissero posti al vaglio delle convinzioni religiose. Considerazioni sulla scienza e i suoi sviluppi sono già presenti in un primo articolo pubblicato su «Gioventù Cristiana» nel 1931 (Messa a punto, a proposito di atomi e di

elettroni), mentre riferimenti alla rivoluzione scientifica del

No-vecento sono ricorrenti in altri scritti ed esposti ampiamente negli

Appunti sulla scienza e sul clima di oggi. In quelle pagine, spiega

Mario Miegge, è «messa in evidenza la svolta epistemologica che ha emancipato la scienza dalle pretese di spiegazioni totalizzan-ti» e «da ogni “assolutismo” scientifico»4. Una svolta, secondo Rollier, che sulla scorta della teoria della relatività di Einstein e del principio di indeterminazione di Heisenberg ha allontanato la scienza «da qualsiasi forma di cosmogonia […], “rimette[ndo] a posto” la scienza di fronte al problema della conoscenza»5.

Anche su questi temi, come evidente, resta essenziale il criterio religioso da cui Rollier non prescinde e con cui vaglia idee,

con-4 M. Miegge, Un laico valdese protagonista del rinnovamento teologico

in Italia, cit., p. 40.

5 G. Peyronel e M.A. Rollier, Appunti sulla scienza e sul clima d’oggi,

in «Gioventù Cristiana», III, n. 3, maggio-giugno 1934.

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vinzioni, orientamenti, fenomeni e fatti. Miegge ricorda come «in ogni occasione – nelle considerazioni teologiche e filosofiche come in quelle epistemologiche – la ricerca» di Rollier fosse «sempre sotto il segno dello hic et nunc, del presente storico e dei suoi dilemmi – culturali e religiosi, ma anche inevitabilmente politici»6.

Dunque le sue convergenze e divergenze intellettuali rispet-to ai problemi del tempo si giocarono nel conflitrispet-to epocale di fronte a cui si trovava posta la sua personalità e nell’ordine delle sue priorità interiori, di cui convinzioni teologiche e sentimento religioso restano metodo e misura.

Per penetrare in profondità la personalità di Rollier e leggerne lo sviluppo attraverso i suoi primi scritti occorre quindi partire da queste ultime considerazioni che pongono al centro la questione religiosa. Le coordinate su cui si svilupperà il suo pensiero suc-cessivo e si dispiegherà la sua azione politica nella Resistenza e negli anni del dopoguerra si ritrovano tutte già presenti in questa rassegna di scritti giovanili, da cui emerge la volontà e lo sforzo di ricomporre le contraddizioni tra realtà storica e dimensione morale interiore. In questo senso Rollier fu profondamente «religioso», non solo inteso come uomo di fede, ma nel senso etimologico del termine, cioè come uomo legato interiormente a valori irrinun-ciabili, «sacri» e costitutivi del proprio essere individuo morale. «La visione religiosa è la visione più profonda che si possa avere della vita» scriveva nel 19317, ponendo già allora la premessa alle sue riflessioni posteriori, in cui avrebbe costantemente riproposto la questione dell’incompatibilità fra cristianesimo e dottrine ide-ologiche a vario titolo materialistiche, nazionalistiche e razziste.

Pare opportuno a questo punto indicare le linee essenziali dell’esperienza culturale e dell’ambiente in cui Rollier compì la sua crescita interiore. Anche l’arco temporale e i luoghi in cui si consumò questa esperienza, che si può ben dire essere stata di iniziazione e di preparazione, sono importanti per la sequenza delle scelte successive nell’ambito della vita professionale e di quella politica. Come si è detto, le Valli valdesi favorirono indubbiamente la penetrazione di interessi religiosi e teologici nel giovane Rollier. 6 M. Miegge, Un laico valdese protagonista del rinnovamento teologico

in Italia, cit., p. 40.

7 Cfr. M.A. Rollier, Nazionalismo religioso, in «Gioventù Valdese», IV,

n. 7-8, luglio-agosto 1931.

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Inizialmente, e fin dalla fine degli anni Venti, la figura del medico fiorentino Giovanni Corradini esercitò su di lui una certa influen-za come su molti altri giovani che gravitavano intorno alla rivista «Gioventù Valdese»: era l’ambiente dei gruppi giovanili valdesi e delle Associazioni cristiane dei giovani (Acdg). Anche grazie a queste prime esperienze, entrò ancora giovanissimo in contatto con la corrente barthiana del protestantesimo italiano che si stava costituendo nelle Valli intorno al teologo Giovanni Miegge. Questi per primo tradusse e pubblicò nel 1928 per la casa editrice Doxa il volumetto Teologia della crisi di Max Strauch, testo che introduceva in sintesi la nuova prospettiva teologica «dialettica» formulata da Karl Barth nel suo commentario a L’Epistola ai Romani, opera destinata a rinnovare radicalmente il pensiero protestante del XX secolo8. Allora si trattava di una corrente d’avanguardia in continuità con quello sforzo di rinnovamento religioso e culturale promosso da «Rivoluzione protestante» di Giuseppe Gangale9 e più tardi 8 Il commento di Barth alla Lettera ai Romani di Paolo (Römerbrief),

pubblicato per la prima volta nel 1919 e riedito nel 1922, aveva costretto il mondo protestante a un ripiegamento intimistico e a un ripensamento radicale delle proprie posizioni. I fondamenti della «teologia della crisi» di Barth erano principalmente tre e si servivano non casualmente del ter-mine «dialettica» per spiegare la relazione uomo-Dio. In primo luogo, la nuova teologia poneva i due soggetti (Dio e uomo) in un rapporto statico dualistico irriducibile, secondo una dialettica di matrice kierkegaardiana. Tra i due termini non vi era possibilità di sintesi, ma solo contrasto e dif-ferenza. Secondariamente, in virtù di questo rapporto, Dio stesso si mani-festava all’uomo in termini contraddittori e paradossali, tanto che l’uomo non riusciva ad averne un’idea piana, lineare, logica e definitiva. In terzo luogo e conseguentemente a questa difficoltà, l’esistenza stessa dell’uomo, la storia, il mondo erano immersi nel paradosso, nella problematicità, nel «non-senso», in un circuito chiuso che umanamente non era possibile eludere. Sul pensiero teologico di Barth, si rimanda a H.U. von Balthasar,

La teologia di Karl Barth, Milano Jaca Book, 1985.

9 Giuseppe Gangale (1898-1978), filosofo calabrese ed eminente figura

dell’evangelismo italiano e dell’antifascismo, è una delle personalità più vivaci e originali della cultura italiana del primo Novecento. Dopo aver aderito alla Chiesa battista nel 1924 dirige il settimanale «Conscientia», attraverso cui esprime la volontà di far incontrare e dialogare evangelismo, filosofia e politica, facendosi promotore di un dibattito su questi temi con vari esponenti e correnti del panorama culturale italiano. Decisivo fu l’incontro con Piero Gobetti, dal quale nacque un rapporto di amicizia e una proficua collaborazione. Insieme all’intellettuale torinese avvia un progetto culturale ed editoriale diretto al rinnovamento politico e religioso

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da Doxa10, e che si poneva in atteggiamento critico rispetto alla cultura protestante liberale del XIX secolo, che in Italia continuava a prevalere sia nei quadri della dirigenza ecclesiastica valdese sia nella Facoltà teologica di Roma.

L’attività del gruppo dei «giovani barthiani» guidato da Mieg-ge, di cui Rollier faceva parte, si dispiegò in un arco di tempo abbastanza breve e si svolse principalmente fra il 1933 e il 1943 – quando molti barthiani decisero di aderire alla Resistenza –, con alcuni precedenti interventi che anticipano le posizioni del nostro rispetto alla corrente stessa. Rollier fu uno dei principali

in Italia, affiancando alla «Rivoluzione liberale» di Gobetti la propria idea di «Rivoluzione protestante». Su di lui, si veda G. Rota, Giuseppe Gangale.

Filosofia e protestantesimo, Torino, Claudiana, 2003; L. Demofonti, Giuseppe Gangale e la rivista «Conscientia», in «Protestantesimo», LIV, n. 1, 1999, pp.

23-29. Di lui si vedano G. Gangale, Revival, Palermo, Sellerio, 1991; Id.,

Rivoluzione protestante, Torino, Piero Gobetti, 1925 (rist. Roma, Edizioni

di Storia e Letteratura, 2016). Su «Conscientia», si rinvia a D. Dalmas e A. Strumia (a cura di), Una Resistenza Spirituale «Conscientia» (1922-1927), Torino, Claudiana, 2000. Sulla cultura religiosa evangelica in Italia e sul rinnovamento del protestantesimo italiano nel primo Novecento, si veda L. Demofonti, La riforma nell’Italia del primo Novecento: gruppi e riviste di

ispirazione evangelica, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2003.

10 Si tratta della piccola casa editrice, fondata da Gangale dopo la

chiu-sura forzata della rivista settimanale «Conscientia» (1922-1927) a opera delle autorità, grazie a cui fra il 1927 e il 1933 alcuni intellettuali antifascisti, di varia estrazione politica e confessionale, riuscirono a pubblicare la Collana

storica, religiosa e filosofica Doxa, composta da una trentina di titoli. La

collana era abbastanza conosciuta negli ambienti evangelici e fu alla base della formazione di molti giovani intellettuali non solo protestanti. Come avrebbe ricordato anni dopo Giorgio Spini, Doxa fu «l’irruzione di un fiotto di luce nel buio: un po’ come la luce che irrompe da profondità misteriose nei quadri di Rembrandt e annunzia l’esistenza di un mondo spirituale del “totalmente altro” (Dio) dalla pesante miseria circostante» (G. Spini, La

strada della Liberazione. Dalla riscoperta di Calvino al Fronte della VIII Armata, a cura di V. Spini, Torino, Claudiana, 2002, p. 34). D’altronde, la

fine della breve esperienza editoriale e la sua importanza nella formazione della gioventù barthiana era già stata ricordata dallo stesso Rollier, quando, in un’intervista a Gangale prima della sua partenza dall’Italia, si rammaricava del fatto che fosse cessata «in Italia la possibilità per i giovani dell’avventura decisiva di Doxa», perché giunta, almeno per lui, «nel momento della vita e nel momento psicologico opportuni»; cioè in un clima di opprimente chiusura culturale. Cfr. l’intervista di M.A. Rollier a G. Gangale, AMAR I, b. 7, fasc. 7, doc. 1, in ASUP. Il testo fu pubblicato in versione rimaneggiata in «Gioventù Valdese», III, n. 4, luglio-agosto 1934, p. 126.

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protagonisti di questa stagione e diede un contributo sostanziale sia all’impresa della rivista «Gioventù Cristiana»11 sia, in seguito, a quella ancora più rischiosa de «L’Appello» durante la guerra. In quegli stessi anni, Rollier partecipò anche alle «Giornate teologiche» del Ciabàs, durante le quali i «giovani barthiani» si riunivano per discutere di problemi teologici, ma anche per affrontare alla luce di quelli le principali questioni del tempo, da cui spesso non erano estranee riflessioni inerenti all’universo delle idee politiche12. Le riviste e le «Giornate teologiche» furono in

11 Nel 1928 l’eredità della rivista «Conscientia» di Gangale fu ideal mente

raccolta da «Gioventù Cristiana», allora rivista mensile della Federazione italiana delle Associazioni cristiane dei giovani (Acdg). Diretta dal 1932 da Giovanni Miegge, affiancato dal gruppo dei «giovani barthiani», la rivista fu pubblicata fino al 1940, quando fu costretta a chiudere a seguito di un provvedimento della censura fascista dopo la pubblicazione della lettera di Barth ai protestanti di Francia. Nella lettera, tradotta da Rollier, si condan-nava esplicitamente il nazismo e si invitavano le Chiese d’Europa a passare dal silenzio alla resistenza. «Gioventù Cristiana» contribuì a un profondo ripensamento teologico alla luce del più moderno pensiero protestante, anticipò molti temi che sarebbero stati ripresi e sviluppati dopo il conflitto: la teologia barthiana, le ragioni della lotta della Chiesa confessante tedesca contro il nazismo, il nazionalismo e le cause della guerra, il rapporto fra la Chiesa e lo Stato, il Movimento ecumenico.

12 Le «Giornate teologiche» del Ciabàs si svolsero dal 1935 al 1950,

riunendo per otto volte il gruppo dei pastori e laici che si era formato intorno a «Gioventù Cristiana». Tutti gli incontri si svolgevano alla fine dell’estate e nei giorni precedenti le sessioni annuali del Sinodo valdese, si aprivano la mattina con il messaggio del Moderatore della Tavola valdese cui seguivano gli interventi dei relatori e le discussioni che avrebbero avuto luogo nel pomeriggio presso la Casa sinodale o il Collegio valdese di Torre Pellice. Il tempio del Ciabàs, edificato nel 1555 e posto sul confine della Valle d’Angrogna, rappresentava un luogo simbolo della storia valdese, le-gato all’adesione del movimento valdese alla Chiesa riformata. Le tre riviste barthiane «Gioventù Cristiana» fino al 1940, «L’Appello» fino al 1944 e «Protestantesimo» dal 1946 pubblicarono in sette fascicoli i resoconti, le relazioni e le discussioni degli incontri del 1935, 1942, 1943, 1946, 1947, 1948, 1950. Della riunione del 1945 su Ecumenismo cristiano e federalismo

europeo non sono stati pubblicati gli atti. I temi affrontati nei sette incontri

che si sono succeduti dal 1935 in avanti sono i seguenti: La vecchia e la nuova

ortodossia, Umanismo e antiumanismo cristiano, Concordato e separazione nei rapporti fra Chiesa e Stato, Cristianesimo e valori dell’Occidente. Tra liberalismo e marxismo, La Chiesa nell’armistizio presente, Centenario del protestantesimo in Italia, Il conflitto confessionale. Rollier partecipò come

relatore a quattro incontri: nel 1942 intervenne su La tensione dialettica

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Italia l’organo del rinnovamento teo logico protestante suggerito da Barth, la cui opera ricorre quasi in ogni numero di «Gioventù Cristiana», negli articoli di presentazione della rivista di Giovanni Miegge e Valdo Vinay e in un buon numero di testi tradotti per la prima volta in lingua italiana13.

Del gruppo che si costituì intorno a Miegge facevano parte pastori, teologi e laici per lo più valdesi14. Molti di essi, come Rollier, non tardarono a ritrovarsi nella prospettiva che questa corrente aveva tracciato e in cui sentivano naturalmente tutti gli elementi più genuini del protestantesimo riformato15. Fu proprio lui, segnando la sua collaborazione con il gruppo, che nell’estate 1933 presentò a Villar Pellice, in occasione di un convegno delle Associazioni cristiane dei giovani (Acdg), questo manipolo di intellettuali, ponendo fin da subito in chiaro i termini con cui i «giovani barthiani» intendevano portare avanti la propria rifles-sione. Si trattava di un «gruppo che si [anda]va formando nel protestantesimo europeo come eco dai diversi timbri della voce di Barth e della sua scuola», il cui insegnamento non offriva solo una posizione teologica, bensì un’autentica «posizione di vita, una posizione che [era] un modo di vivere, di pensare, di agire e di filosofare»16. La stessa rivista su cui Rollier aveva pubblicato la presentazione del gruppo si annunciava per voce di Miegge schierata e battagliera: “Gioventù Cristiana” è barthiana, direi

del Soli Deo Gloria come fondamento della personalità, nel 1943 su Chiese libere e Chiese nazionali nel mondo protestante, nel 1945 su Ecumenismo cristiano e Federalismo europeo e nel 1950 su La sociologia della sinistra cattolica (n.p.). Sulle «Giornate teologiche», si rinvia a E. Genre e S.

Ro-stagno (a cura di), Una visione della vita e della teologia. Giovanni Miegge

(1900-1961), cit. pp. 9-27 e 171-174.

13 Cfr. M. Miegge, Un laico valdese protagonista del rinnovamento

teo-logico in Italia, cit., pp. 35-49.

14 Tra i principali esponenti del gruppo dei «giovani barthiani», oltre a

Miegge, ricordiamo i pastori e teologi Valdo Vinay, Teodoro Balma, Carlo Lupo, Vittorio Subilia, Francesco Singleton Lo Bue, Neri Giampiccoli, Carlo Gay, Giorgio Girardet. Tra i laici invece vi erano Bruno Revel, Giorgio Peyronel, Giorgio Spini, Giorgio Peyrot, Leopoldo Bertolé, Roberto Jouvenal e naturalmente Mario Alberto Rollier. Cfr. E. Genre e S. Rostagno (a cura di), Una visione della vita e della teologia. Giovanni Miegge (1900-1961), cit.

15 Cfr. M.A. Rollier, L’Etica e il Regno, in «Gioventù Cristiana», II, n.

9-10, settembre-ottobre 1933.

16 Ibidem.

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che lo è sempre di più» sul piano della riflessione teologica e filosofica; tuttavia, ricordava il suo interprete principale, «non è un pulpito, è una rivista» che tende «ad essere sempre più un ritrovo di iniziati, che non temono la ricerca ardita e amano esplorare le posizioni morali e religiose più avanzate»17.

Ma a fronte di tali presupposti, quali erano i cardini di que-sta rivoluzione teologica, su cui Rollier e i «giovani barthiani» impostarono la critica severa alla società religiosa e politica del tempo, maturando gradualmente la convinzione di dover prendere posizione contro ogni sistema totalizzante che avesse la presun-zione di possedere l’unica verità e di piegare l’uomo a tal fine?

La prima operazione dei giovani protestanti vicini a Miegge fu quella di definire le proprie posizioni, ponendosi in atteggiamento critico rispetto alla cultura che aveva preceduto l’opera di Barth. Come spiega Mario Miegge, la nuova ortodossia riformata aveva sancito la «rottura drastica – ma non priva di rispetto – con la cultura europea del secolo XIX»18, di cui la belle époque esprime-va appieno il sentimento di fiducioso ottimismo nell’uomo e nel progresso che sarebbe svanito nel 1914 allo scoppio della Grande guerra. Una rottura che doveva verificarsi primariamente sul piano teologico «in primo luogo, ovviamente, con il protestantesimo di quell’epoca, che si autorappresentava come “la religione del mondo moderno”»19.

Grazie a questa corrente, ricorda Spini, Rollier era stato spinto sul finire degli anni Venti a «risalire al di là della civiltà liberal-protestante, della pietà del Risveglio» per «riscoprire la fede austera e virile dei riformatori del XVI secolo», facendo di questa eredità spirituale una sfida al suo tempo20. E ancora Rognoni Vercelli osserva come già nel 1938 Rollier avesse ormai chiaramente distinto tra un «protestantesimo liberale» e un

«pro-17 G. Miegge, Barthiana, in «Gioventù Cristiana», luglio 1933, p. 124. 18 M. Miegge, Un laico valdese protagonista del rinnovamento teologico

in Italia, cit., p. 35. Il riferimento di Miegge posto tra virgolette è all’opera

di Ernst Troeltsch, teologo e sociologo esponente di spicco della cultura protestante del XIX secolo (Bedeutung des Protestantismus für die Entstehung

der modernen Welt, 1906-1913). Si veda anche E. Troeltsch, Il

protestante-simo nella formazione del mondo moderno, Venezia, La Nuova Italia, 1929.

19 M. Miegge, Un laico valdese protagonista del rinnovamento teologico

in Italia, cit., p. 35.

20 G. Spini, Prefazione, cit., p. XIII.

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testantesimo moderno», contrapponendo al secondo, «moderno», critico-razionale, attivo socialmente e politicamente, pessimista e intransigente, in una parola barthiano, il primo, «liberale», la cui definizione gli sembrava insufficiente a caratterizzarlo, tanto da portarlo a scrivere: «Certo il termine protestantesimo liberale non dice tutto: se Gangale fosse qui gli chiederemmo di coniare un aggettivo adatto fondendo assieme sentimentale, sociale, ot-timistico e pelagiano»21.

Un altro aspetto distintivo dei «giovani barthiani» che pre-dicavano un «neocalvinismo» rigoroso era il costante richiamo all’importanza fondamentale della Sacra Scrittura nella vita e nella predicazione evangelica che imponeva alla coscienza di testimoniare la Parola nell’azione. Non a caso i barthiani guar-davano alle origini della Riforma e si rifacevano all’esempio e all’insegnamento dei suoi massimi teologi, Lutero e Calvino. Il loro renouveau biblique invitava così a un ritorno alle fonti, alla Scrittura, alla «Parola di Dio» che tuttavia restava «libero da ogni inclinazione letteralistica e fondamentalistica»22.

Di fronte alla Parola si ergeva la «distanza abissale tra l’E-terno e l’uomo», e si apriva quella crisi «dialettica» suscitata dal Commento di Barth23. Siamo di fronte a un altro punto cardine del pensiero barthiano, secondo cui il giudizio di Dio, «il “no” e il “sì” divini abbattono ogni pretesa umana di autoredenzione» e la salvezza è per sola Gratia, «manifestata nell’Evangelo del Cristo, che è “per i Giudei scandalo, per i Gentili follia”»24. Un tale punto di vista era rafforzato sul piano concreto dell’azione dalla tensione dialettica del Soli Deo Gloria calvinista, come fondamento della personalità25, da cui scaturiva quasi necessariamente il nesso con la politica. Il cristiano dunque, spinto dall’antitesi fra l’«assoluta onnipotenza e trascendenza di Dio», da una parte, e gli «assoluti 21 M.A. Rollier, Il Protestantesimo dell’Ottocento, in «Gioventù

Cristia-na», n. 5, settembre-ottobre 1938.

22 M. Miegge, Un laico valdese protagonista del rinnovamento teologico

in Italia, cit., p. 35.

23 Ibidem. 24 Ibidem.

25 Cfr. M.A. Rollier, La tensione dialettica del «Soli Deo Gloria» come

fondamento della personalità, in Resoconti delle Giornate teologiche dedicate al tema «Umanismo e antiumanismo cristiano», Milano, Arti grafiche Dino

Grossi, 1942 (fascicolo speciale de «L’Appello», pp. XXIX-XXXIV).

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umani che l’uomo crea e impone agli altri uomini», dall’altra, era richiamato al «servizio» su questa terra dalla coscienza attraverso la Parola26. Al barthiano, come scrive Rollier, non rimaneva che tenere una sola posizione naturalmente «antidottrinaria, antischematica, antiastratta», per seguire quell’unica assoluta Volontà in grado di creare «persone libere e impegnate a un tempo per un mondo senza idoli e senza titanismi»27. I riferimenti confessionali tro-vavano subito facili riscontri sul piano politico e sfumavano gli uni negli altri facendo emergere un’univoca volontà di resistere contro ogni titanismo che si ponesse come assoluto, «libertà come autorità, individualismo come collettivismo, statolatria come anarchia, ideologia nazionalistica come sentimento nazionale»28. Per Rollier si era di fronte a quella «legione di assoluti umani» che inducevano l’uomo «ora superuomo al vertice di una orgia di libertà e di affermazione di sé, ora schiavo adorante la collettività o la razza, a dimenticare Dio, a deformare il mondo per riuscire forse a evitare l’incontro della relatività che è in lui»29.

Lo scivolamento e la trasposizione del radicalismo calvinista sul piano della riflessione politica aveva portato Rollier e i suoi compagni a spostare progressivamente il confronto dalla teoria nel campo della realtà concreta, dove il rigore etico costringeva l’azione a seguire la coscienza: hic et nunc30. Si presenta così un altro imperativo grazie 26 M.A. Rollier, Ancora «Teologia dialettica e politica», in «Gioventù

Cristiana», II, n. 8, agosto 1933, pp. 139-140.

27 M.A. Rollier, La tensione dialettica del «Soli Deo Gloria» come

fon-damento della personalità, cit.

28 M.A. Rollier, Ancora «Teologia dialettica e politica», cit., p. 140. 29 Ibidem.

30 La citazione non è casuale. Come si è detto, Rollier era un attento

lettore di Denis de Rougemont che nel 1932 aveva fondato la rivista di ispi-razione barthiana «Hic et Nunc». Tra i fondatori e i collaboratori spiccavano anche i nomi di Henry Corbin, Roland de Pury, Albert-Marie Schmidt e Roger Jézéquel. I redattori di «Hic et Nunc» traevano dal messaggio profetico della teologia dialettica di Barth uno stimolo a riflettere sul rinnovamento del protestantesimo sia sul piano teologico sia su quello della testimonianza cristiana sia, infine, su quello dell’impegno nel mondo intellettuale. Il titolo della rivista rifletteva chiaramente l’intenzione e l’urgenza del gruppo di vivere la testimonianza cristiana nella realtà presente, rispondendo ciascuno secondo la propria vocazione. «Hic et Nunc» si collocava a metà strada fra la rivista cattolica «Esprit», che de Rougemont aveva fondato insieme a Emmanuel Mounier, e «L’Ordre Nouveau» di Arnaud Dandieu con cui collaborò. «Hic et Nunc» non era solo una rivista di argomento religioso,

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a cui i barthiani portarono avanti la loro rivoluzione teologica, che non si collocava più soltanto «nelle aule accademiche e nei recinti ecclesiastici»31, ma si misurava e cresceva sempre più nella «congiun-tura storica», entrando «precocemente in scontro frontale contro i “nuovi idoli”: la Nazione, la Razza, lo Stato etico, che prende[va] forma totalitaria con l’avvento dei fascismi»32.

Tali riflessioni non erano estranee all’esperienza della Chiesa confessante tedesca (Bekennende Kirche) che, connotata da un forte orientamento barthiano, già nel 1934 a Barmen aveva preso posizione contro il nazionalsocialismo e le altre Chiese tedesche, inclini a riconoscere il principio del Reichskirche con le sue im-plicazioni razziali33. Nel 1940 anche i barthiani italiani decisero

ma metteva insieme temi diversi e comuni ad altri movimenti d’avanguardia protestanti che sarebbero stati ripresi e sviluppati negli anni successivi come l’ecumenismo e più tardi il federalismo. Sulla rivista prese avvio anche la tematizzazione cara a de Rougemont del concetto di persona che sarebbe divenuto uno dei cardini della sua produzione filosofico-morale e politica posteriore e che avrebbe trovato ampia trattazione nel saggio sulla Politique

de la Personne del 1934. Cfr. D. de Rougemont, Politique de la personne, cit.

31 M. Miegge, Un laico valdese protagonista del rinnovamento teologico

in Italia, cit., p. 35.

32 Ibidem, p. 36.

33 La Chiesa confessante, sorta nell’ambito della  Chiesa evangelica

tedesca come movimento di opposizione al nazionalsocialismo, si costituì ufficialmente con il Sinodo di Wuppertal-Barmen nel maggio 1934. L’episodio che spinse una parte degli evangelici tedeschi, tra cui Martin Niemöller e Dietrich Bonhoeffer, a prendere le distanze dai cristiani tedeschi vicini al nazismo (Deutschen Christen) e a fondare la Bekennende Kirche, fu l’in-troduzione del paragrafo «ariano» all’interno della normativa ecclesiastica che prevedeva l’espulsione degli ebrei battezzati dalla Chiesa. Con la Di-chiarazione teologica di Barmen (Barmer Theologische Erklärung) una parte dei cristiani-evangelici tedeschi condannò il regime nazista e le sue pretese totalitarie. Dopo il Sinodo del 1934 si costituirono in Germania comunità confessanti legate alla Bekennende Kirche che rifiutarono la sottomissione alla Chiesa ufficiale tedesca e ogni collaborazione con il Reich, incappando nella persecuzione politica. La Chiesa confessante tedesca fu un esempio per molte Chiese protestanti europee che si trovavano sotto regimi autoritari. Anche in Italia riuscì a far presa sulla coscienza di una parte del mondo valdese e protestante, rivelandosi decisivo nella scelta resistenziale di molti evangelici italiani. Sulla Bekennende Kirche si veda S. Bologna, La Chiesa

confessante sotto il nazismo: 1933-1936, Milano, Feltrinelli, 1967; G.

Grem-mels e H.W. Grosse, Il cammino di Dietrich Bonhoeffer verso la resistenza, Torino, Claudiana,  2006; F. Giampiccoli, Willem A. Visser ’t Hooft. La

primavera dell’ecumenismo, Torino, Claudiana, 2015.

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di venire allo scoperto, pubblicando su «Gioventù Cristiana» la lettera di Barth tradotta da Rollier ai protestanti di Francia, in cui il messaggio del teologo svizzero risuonava come un monito all’a-zione: «il nazionalsocialismo hitleriano è diventato una minaccia crescente per l’intera Europa […]. In tali circostanze la Chiesa non può tacere la sua testimonianza»34. Fu naturale che Rollier e i «giovani barthiani» si trovassero pronti a seguire l’esempio della Chiesa confessante tedesca sul terreno della testimonianza e, dunque, della resistenza al fascismo, quando ormai la causa teologica del rinnovamento religioso si identificava con quella politica della lotta contro i regimi totalitari e le loro ideologie disumanizzanti.

L’epilogo di questo travaglio della coscienza che traghettò i «giovani barthiani» dalla discussione all’azione, portando gran parte di loro, tra cui Rollier, a militare nella Resistenza, si consumò sul piano confessionale in occasione della seduta sinodale dell’8 settembre 1943. Pochi giorni prima, in occasione delle «Giornate teologiche», Rollier riconosceva l’urgenza di prendere una posi-zione chiara contro i fascismi: «da dieci anni – scrive – l’Europa continentale è sommersa dal totalitarismo, dall’idolatria dello Stato totalitario»35; dunque in «tutti i Paesi occupati dal totalitarismo la questione religiosa […] si impone» e la lotta religiosa assume «in questi Paesi […], come giustamente osserva Barth, lo stesso obiet-tivo, quello di battere […] il dominio dello Stato sulla Chiesa»36, affrontandone tutte le conseguenze. Le Giornate si conclusero con una dichiarazione di principi che Rollier, deputato al Sinodo, presentò come mozione all’Assemblea della Chiesa valdese, in cui si rivendicava l’autonomia della Chiesa cristiana da qualsiasi «ingerenza o restrizione esercitata dallo Stato sulle sue attività e sullo sviluppo della sua vita interiore»37. In questo documento non è solo possibile individuare «la piattaforma degli evangelici 34 Cfr. K. Barth, Ai protestanti di Francia, in «Gioventù Cristiana», IX,

nn. 2-3, marzo-giugno 1940, pp. 85-88.

35 M.A. Rollier, Chiese libere e Chiese nazionali nel mondo protestante,

in Resoconti delle Giornate teologiche dedicate al tema «Concordato e

sepa-razione nei rapporti fra Chiesa e Stato», Milano, Arti grafiche Dino Grossi,

1944, p. XLIX.

36 Ibidem, p. L. 37 Ibidem, p. LXXIX.

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italiani in vista della Costituente»38, ma anche un messaggio che evoca la lotta per la libertà religiosa e invita gli evangelici italiani a resistere contro il nazifascismo.

Nell’Italia degli anni Trenta non era facile essere e professarsi protestante con questi presupposti dal momento che gli evangelici italiani erano visti con sospetto da chi intendeva uniformare il Paese a un solo credo politico e religioso. Le Chiese protestanti italiane, compresa quella valdese, erano state investite da una politica di marginalizzazione in seguito alla firma dei Patti la-teranensi del 1929 che aveva posto la Chiesa di Roma in una posizione di supremazia rispetto alle altre confessioni religiose. Ancora più difficile era dirsi barthiano ché alla diffidenza catto-lica doveva aggiungersi quella dei protestanti rimasti legati alla teologia liberale.

In un articolo dell’autunno 1933, pubblicato su «Gioventù Cri-stiana» pochi mesi dopo la presa del potere di Hitler in Germania, Rollier commentava come fosse divenuto difficile «rimanere senza compromessi protestante», rimanere saldo nel proprio credo senza vacillare, specie «dopo aver assistito a manifestazioni di popolo in cui qualche idolo di qualsiasi specie, [era] stato acclamato da centinaia di migliaia di voci»39. Di fronte allo scoramento e all’inquietudine «di sentirsi solo o anche di sentirsi diverso»40, Rollier ricordava ai propri lettori che il «senso della solidarietà con altri uomini non [era] negato»41 e che anzi si era accresciuto: ne era una prova il successo del Movimento ecumenico che stava dispiegando forze nuove di resistenza morale e materiale contro i nuovi paganesimi del nazionalismo e del mito della razza. Dal suo punto di vista e nonostante le difficoltà era possibile superare quelle ideologie «in nome di un “pensiero europeo”» legittimato dal «fittissimo incrociarsi delle influenze che i pensatori di tutta Europa [avevano] esercitato gli uni sugli altri»42, contribuendo a generare una solidarietà culturale di fatto e una coscienza unitaria 38 G. Miegge, La libertà, in Resoconti delle Giornate teologiche dedicate

al tema «Cristianesimo e valori dell’Occidente. Tra liberalismo e marxismo»,

in «Protestantesimo», I, n. 5-6, settembre-dicembre 1946, p. 132.

39 M.A. Rollier, L’Etica e il Regno, cit. 40 Ibidem.

41 Ibidem.

42 M.A. Rollier, Nazionalismo religioso, in «Gioventù Valdese», IV, n.

7-8, luglio-agosto 1931.

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europea. Una consapevolezza che Rollier avrebbe successivamente rafforzato sul piano confessionale grazie all’ecumenismo e, dopo il 1941, su quello politico con il federalismo europeo43.

Su questo terreno Rollier e i barthiani italiani seppero svilup-pare una riflessione originalissima che intrecciava motivi religiosi e finalità politiche nello sforzo di superare il confessionalismo, da una parte, e il nazionalismo, dall’altra, e cercando quella sintesi unitaria che fosse espressione di ordine e di libertà. In questo senso e in una certa misura, il federalismo europeo era parso a Rollier la proiezione sul piano politico di quel desiderio di superare barriere e confini confessionali che dopo la Grande guerra aveva spinto il protestantesimo sulla via delle prime con-ferenze ecumeniche. Posta in questi termini, l’ansia di ricerca e l’opposizione al fascismo aveva spinto i barthiani a porsi «il problema politico dello Stato più conforme alla volontà di Dio»44. Il Movimento ecumenico con il suo dialogo interconfessionale e l’idea di cercare un terreno comune su cui confrontarsi per stabilire un accordo teologico e dottrinario, nella pur necessaria differenziazione ecclesiastica che rispettava la storia e la tradizione delle diverse Chiese protestanti, perseguiva una modalità di tipo federale per risolvere il problema dell’unità delle Chiese cristiane. Questa inclinazione, che si addiceva alla pluralità ecclesiologica protestante, non avrebbe tardato ad appoggiare e incoraggiare analoghe iniziative in campo politico.

L’ecumenismo e la questione posta alla cristianità della sua chiamata all’unità in un’epoca di divisioni e fratture profonde, fra Chiese nazionalizzate, esaltazioni nazionalistiche, proclami autarchici e manifesti razziali, appare nell’esperienza di «Gioventù Cristiana» un’idea centrale che «getta la luce sull’atteggiamento del gruppo [barthiano] rispetto ai problemi socio-politici del tempo»45. Esso era già stato un nodo centrale della riflessione

teologico-confes-43 La produzione storiografica sull’ecumenismo è molto vasta, per una

breve introduzione storica del fenomeno e per ulteriori riferimenti biblio-grafici, si rinvia a G. Cereti, L’ecumenismo cristiano, in G. Filoramo e D. Menozzi (a cura di), Storia del Cristianesimo, vol. IV, L’Età contemporanea, Roma-Bari, Laterza, 1997, pp. 355-396.

44 G. Miegge, L’Eglise sous le joug fasciste, Genève, Éditions Labor et

fides, 1946, pp. 44-45 (la traduzione è dei curatori).

45 C. Rognoni Vercelli, Mario Alberto Rollier, un valdese federalista,

cit., p. 36.

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sionale della generazione di Gangale che ricordava come Calvino, «sovrapponendo la Bibbia sulla Chiesa e sullo Stato, come norma assoluta per l’una e per l’altro», avesse liberato «la Riforma dalla cristallizzazione in Chiesa di Stato, ed emancipandola dal germa-nesimo da cui era sorta ne [avesse assicurato] l’ecumenicità»46. Questo spirito si era rivelato la forma attraverso cui la cristianità era riuscita a ritrovare la propria universalità nella pluralità delle Chiese. Così il calvinismo aveva emancipato la Chiesa dalle strut-ture temporali del potere, superando lo «spirito romanico e latino» con un’impostazione giuridica della teologia e un’organizzazione pratica delle Chiese47.

A Rollier non potevano sfuggire queste considerazioni, che si prestavano alla riflessione teologico-politica dei barthiani. Nel 1942, dalle pagine de «L’Appello», riferendosi al Calvino del filosofo calabrese, dichiarava: «per noi sono vere e attuali le parole di Gangale»48. Egli intendeva sottolineare la continuità dell’esperienza gangaliana del primo Novecento con quella del neocalvinismo barthiano, in cui era possibile rivivere appieno «l’importanza ecumenica della riforma calvinista»49. Era suffi-cientemente chiaro a coloro che si intendevano di argomenti teologici e conoscevano la storia della Riforma che sotto quelle disquisizioni si celasse agli occhi della censura un messaggio chiaro di avversione per ogni nazionalismo religioso e politico, il quale aveva origine nel «germanesimo» e nell’ecumenismo calvinista il suo antidoto più efficace.

In quel periodo Rollier era già a conoscenza del Manifesto

di Ventotene e gli riusciva quasi spontaneo accostare

l’ecumeni-smo al federalil’ecumeni-smo. Si trattava, come spiegava il nostro, di un accostamento tutt’altro che improprio o casuale, il cui nesso era «giustificato dal fatto che nella legislazione politica c’è sempre stato un riflesso del pensiero religioso»50. La relazione fra i due termini è testimoniata dalla presenza di Rollier e di altri barthiani sia nel Movimento ecumenico sia nel Movimento federalista

eu-46 G. Gangale, Calvino, cit., p. 32. 47 Cfr. ibidem, p. 33.

48 M.A. Rollier, Decennale di un centenario, in «L’Appello», VII, n. 6,

novembre-dicembre 1942, p. 126.

49 Ibidem.

50 M.A. Rollier, Saluto ai convenuti, cit.

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ropeo. Solo più tardi, nel settembre 1945, durante le «Giornate teologiche» del Ciabàs51, i barthiani definirono da un punto di vista teorico la relazione fra ecumenismo e federalismo, auspicando che su questo binomio fosse ricostruita l’Europa unita.

Nel Saluto ai convenuti, Rollier spiegava come il dialogo ecumenico offrisse alle Chiese cristiane l’opportunità concreta di superare il confessionalismo e «la possibilità della pratica con-vivenza e collaborazione»52 senza perdita d’identità. Allo stesso modo era convinto che la federazione europea non solo avrebbe garantito la pace ma avrebbe permesso agli Stati nazionali di preservare al meglio le proprie identità e peculiarità storiche e culturali. Per usare le parole di Rollier, «questa possibilità di raggiungere l’unità dove essa è utile, nel rispetto della diversità, dove questa è necessaria, che l’ecumenismo rappresenta nel cam-po ecclesiastico, è simile a quella che il federalismo rappresenta nel dominio politico ed economico»53. In modo analogo, anche Francesco Lo Bue, barthiano e federalista come Rollier, sosteneva che il federalismo avrebbe potuto «affermarsi in clima di ecu-menismo protestante»54 poiché, proseguiva Miegge, «l’esigenza dell’ecumenismo è quella di superare un gretto confessionalismo per ricercare nell’unità il Cristo, così si potrebbe interpretare l’esigenza federativa come bisogno di superare lo stato Leviatano per ritrovare nell’unità, l’uomo»55.

51 Come è stato detto in precedenza, i lavori delle «Giornate teologiche»

del 1945 non furono mai pubblicati; tuttavia è rimasta traccia del program-ma, della trascrizione dei verbali delle discussioni e di alcuni documenti dattiloscritti, tra cui la relazione di Rollier. Si riportano da programma i nomi dei relatori con i titoli dei rispettivi interventi: M.A. Rollier (Saluto

ai convenuti), Giorgio Peyronel (Valdismo e autonomie alla luce dei rapporti fra ecumenismo e federalismo), Tina Rieser Pizzardo (Presentazione del federalismo, soprattutto nei suoi aspetti spirituali ed etici, n.p.), Francesco

Singleton Lo Bue (Le condizioni religiose del federalismo, n.p.), Vittorio Subilia (Unità e varietà nella fede e nella Chiesa, n.p.), Giorgio Spini (Aspetti

e postulati politici dell’ecumenismo, n.p.). Cfr. anche C. Rognoni Vercelli, Mario Alberto Rollier, un valdese federalista, cit., pp. 119-121.

52 M.A. Rollier, Saluto ai convenuti, cit. 53 Ibidem.

54 Dall’intervento di F. Lo Bue nei verbali dattiloscritti delle discussioni

pomeridiane, in «Giornate teologiche» del 1945, cit.

55 Dall’intervento di G. Miegge nei verbali dattiloscritti delle discussioni

pomeridiane, in «Giornate teologiche» del 1945, cit.

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Il filo di questo ragionamento, che intreccia il pensiero di più persone tutte accomunate dalla stessa fede religiosa e politica, chiarisce il passaggio dall’ecumenismo al federalismo, ma solo per tornare, attraverso una prospettiva cristiana, alla centralità della persona umana, come «misura comune»56. La persona è il vero soggetto e protagonista degli scritti raccolti in questa parte del volume. Ad essa Rollier affianca sempre, a volte in maniera esplicita altre più velatamente, la presenza del divino, il confron-to con esso, con quella valenza dialettica propria dei barthiani. Emerge così l’affinità di Rollier con un’altra grande figura della cultura protestante europea fra le due guerre, cui si è già accen-nato, Denis de Rougemont.

Nella sua recensione di Penser avec les mains, qui raccolta57, Rollier sottolineava i molti punti di accordo che lo avvicinavano all’autore, anzitutto il «desiderio di concretezza» da cui scaturiva «la volontà di plasmare la realtà» e dunque la necessità dell’im-pegno personale al di là delle astrattezze teoriche. Ma insieme all’intellettuale svizzero recava anche un debito di riconoscenza nei confronti di Barth e della sua teologia e con lui condivideva la fede nell’ecumenismo calvinista e la prospettiva personalista. Il suo accordo con de Rougemont derivava proprio dall’idea di fare della persona la misura di tutto e come lui era profondamente convinto che «lo sforzo per fare della persona il centro della società [rappresentava] lo scopo ultimo di una rivoluzione vera-mente umana»58 e il fine di istituzioni che fossero «conformi alla volontà di Dio»59 e garanzia per l’uomo di libertà e uguaglianza. Il federalismo diviene così per entrambi il metodo, oltre che il modello strutturale, di quelle istituzioni chiamate a realizzare una società nuova che fosse davvero unita nel segno della diversità e della pluralità che sono le manifestazioni proprie della natura umana.

56 Cfr. D. de Rougemont, Penser avec les Mains, Paris-Neuchâtel,

Edi-tions Albin-Michel/Editions de la Banconnière, 1936; trad. it. Pensare con

le mani. Le radici culturali della crisi europea, Massa, Transeuropa, 2012.

Nel suo noto libro, l’autore svizzero individuava nella persona la «misura comune» dell’Occidente quale principio di ogni riflessione religiosa, sociale, politica ed economica.

57 Cfr. M.A. Rollier, Recensione del libro di D. de Rougemont, Invito a

pensare colle mani, in «Gioventù Cristiana», VII, n. 4, luglio-agosto 1938.

58 Ibidem, pp. 143-144.

59 Cfr. G. Miegge, L’Eglise sous le joug fasciste, cit.

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INDICE DEI NOMI

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INDICE DEI NOMI Abrecht, Paul, 43, 664 Accorsi, Luigi, 441 Acheson, Dean, 642, 643 Ackermann, Bruno, 152n, 190n Acland, Richard, 145

Adams, James Truslow, 82n, 85n, 89n, 320n, 382n

Adduci, Nicola, 375n

Adenauer, Konrad, 119, 309, 508, 556n

Agosti, Giorgio, 22, 269 e n Agostino d’Ippona, santo, 172, 277, 519 Albertini, Mario, 57n, 394

Alighieri, Dante, 259, 618 Allais, Maurice, 124 Amadei, Leonetto, 389n Amaduzzi, Ruggero, 592 Amery, Leopold (Leo) M.C., 510 Anfuso, Filippo, 508 Angiolini, Vittorio, 592, 597 Antolini, Franco, 595, 596 Antonicelli, Franco, 440, 443 Arbitrio, Franco, 593, 594 Armand-Hugon, Augusto, 181n, 239n Arnaud, Henri, 181n, 182 e n, 184 Aron, Robert, 151n, 266n Aston, Francis W., 624 Attlee, Clement R., 124, 528 Auriol, Vincent, 508 Azzolini, Vincenzo, 375 e n, 376, 434, 435 Badoglio, Pietro, 342, 460 Bagnoli, Paolo, 19n, 21, 36 e n Baker Eddy, Mary, 557n Balma, Teodoro, 159n Balmas, Fredino, 381n Balthasar, Hans U. von, 156n Banfi, Antonio, 24n, 498

Banfi, Arialdo, 376n Banfi, Gian Luigi, 422 Baré, Charles, 124 Baretta, Alessandra, 40n Baridon, Silvio, 393n Barth, Karl, 15n, 20, 21, 152 e n, 153n, 156 e n, 158n, 159-161, 162n, 164 e n, 169, 192, 201, 206n, 214, 215n, 226n, 229, 232 e n, 251 e n, 301n, 306n, 308, 310, 312n, 313 e n, 314, 316, 433, 498 Basso, Lelio, 22, 171n, 286 e n, 288, 389n, 528, 537 Battino, Raffaello, 24n Baudelaire, Charles, 624 Bauer, Hans, 145 Beaufre, André, 654, 655 e n Beckwith, J. Charles, 495 Benda, Julien, 195n Bentwich, Norman, 138 Benvenuti, Ludovico, 126 Berdjaev, Nikolaj, 151, 190n, 280 e n, 281, 282 e n, 283n, 514 Berezeky, Alberto, 509

Berggrav, Eivind Josef, 289 e n, 290, 292, 293, 310 Bergmann, Giulio, 441 Bergson, Henri, 175, 386n Bertolè, Leopoldo, 159n Besson, Marius, 227n Beveridge, William, 138, 394 Bevin, Ernest, 119, 528, 529n, 553 Bianchi, Bianca, 503 Bidault, Georges, 476 Biggini, Carlo Alberto, 417 Billotte, Gaston H.G., 124n Bloy, Léon, 386n

Blum, Léon, 397n, 524

Blumhardt, Christoph, 205, 206n

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Bobbio, Norberto, 17 e n Boccalatte, Luciano, 247n Boegner, Marc, 223 e n Boldrini, Laura, 17n Bolis, Luciano, 24n, 40 e n, 405 Bolla, Giuseppe, 579 Bologna, Sergio, 163n Bonavia, Calogero, 188, 189 e n Boneschi, Mario, 441 Bongiovanni, Giannetto, 179 e n Bonhoeffer, Dietrich, 163n, 265n, 647 Bonjour, Jean-Jacques, 495 Bonomi, Ivanoe, 351, 354, 440, 443 Borkenau, Franz, 337 e n Borsa, Mario, 469 Bosio, Paolo, 242 e n Boudic, Goulven, 190n Boulding, Kennet E., 662 Bovard, Charles, 31n

Braccini, Paolo, 415, 421, 423, 574 Braga, Antonella, 17n, 363n Braunschweig, Alfred, 229 Brenno (capo dei Galli Senoni), 469 Breton, André, 194n Briand, Aristide, 17 Bridgman, Percy W., 626 Brugmans, Hendrik, 125, 407 e n, 549 Bruni, Giuseppe, 14n Brunner, Emil, 152n Bruno, Giordano, 175 Brusasca, Giuseppe, 387n, 480 Bucalossi, Pietro, 401n Bucero, Martin, 278 e n, 279 Bultmann, Rudolf, 152n Buonaiuti, Ernesto, 238, 240 e n, 241-246, 474 Burzio, Filippo, 470 Bush, George H.W., 584n

Businaro, Lucio U., 14n, 571n, 572n Calamandrei, Piero, 29, 30n, 33, 390 e n, 391, 393, 394, 398n, 399n, 400 e n, 404, 405, 452, 475, 490, 508, 536n, 543, 560, 563 Calogero, Guido, 378n Calosso, Umberto, 503, 536n Calvi, Antonio, 440 Calvino, Giovanni, 21, 152n, 161, 167, 173, 201n, 215, 227, 232, 278 e n, 279, 307 Cambi, Livio, 417 Campagnolo, Umberto, 49 e n, 403 e n, 404 e n, 540-542 Campanella, Tommaso, 175 Camuri, 594 Canavero, Alfredo, 529n Canevascini, Guglielmo, 395n Carandini, Niccolò, 405, 642 Cardamone, Cesare, 505 Caristia, Carmelo, 389n

Carlo Alberto, re di Sardegna, 323, 398, 488, 548 Carlyle, Thomas, 178 e n Carmagnola, Luigi, 579 Caron, Giuseppe, 579 Carr, Edward H., 138, 332-334, 337, 339, 341

Carrera, Ismaele Mario, 179n Carter, James (Jimmy) E., 664 Cassinis, Gino, 33, 422n Castelfranchi, Gaetano, 259n Cattaneo, Carlo, 17, 343 Cattaneo, Ernesto, 440, 441

Cavour, Camillo Benso, conte di, 324n, 325, 326, 389, 439, 486 Cereti, Giovanni, 166n Cerisier, Alban, 194n Cesi, Federico, 418 Cevolotto, Mario, 389n, 486 Chabod, Federico, 31n Chanoux, Émile, 267n, 330n Chaplin, Charlie, 525 Charbonnier, Giovanni D., 495 Chénier, André M. de, 417 Chevandier, Christian, 191n Chiti-Batelli, Andrea, 56 e n, 57 e n Churchill, Winston L.S., 123, 124,

127, 146, 252, 343, 349, 354, 362, 543, 553

Cicchino, Enzo A., 375n Cittone, Davide, 604 Codignola Tristano, 23n, 28 e n, 29n, 30 e n, 33, 378n, 384 e n, 389 e n, 390, 393, 399n, 400n, 536n Cofrancesco, Dino, 49n Coïsson, Osvaldo, 267n

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