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Come (non) dialogano ricerca
e diritto
Interventi del prof. Bonfanti, Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Torino e NICO - Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi e il prof. Pallante dipartimento di Giurisprudenza, Università di Torino
di Luca Bonfanti e Francesco Pallante 01/04/2016
Parole chiave: ricerca (6), università (34), europa (76)
Tra il 6 e l'8 aprile 100 studenti di scuola superiore si confronteranno con ricercatori e personalità della politica regionale nell'ambito del progetto "Debate science! European Student Parliaments" coordinato a Torino dal Centro Interuniversitario Agorà Scienza. Il tema di quest'anno, "Il futuro degli esseri umani" è legato alla nostra capacità di gestire la
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complessità sempre crescente del mondo, raggiungendo un equilibrio tra progresso scienti co-tecnologico e rispetto di valori, leggi e diritti delle comunità in cui viviamo. E' dunque necessario che si instauri un dialogo tra chi fa ricerca e i diversi attori sociali che partecipano alla pubblica discussione e al processo di regolamentazione di tutti quegli ambiti che sono toccati dai progressi della ricerca. Politica e media, cittadini e ricercatori, giocano un ruolo ugualmente importante per avviare questo processo.
Ma quali sono gli strumenti che il diritto mette a disposizione della politica e della società per prendere decisioni scienti camente corrette? Quali i paletti che la democrazia
costituzionale pone, de nendo l’area di azione in cui questi attori si muovono? E quali sono le responsabilità che i ricercatori hanno rispetto alla società? Come il concetto di etica può limitarne il lavoro, anche in relazione ai bisogni e ai valori della cittadinanza?
In una lectio magistralis condivisa, un giurista esperto in diritto costituzionale e un neurobiologo esperto in ricerca sulle cellule staminali cercheranno di trovare i punti di contatto tra le rispettive discipline, ma anche le eventuali falle nel dialogo tra ricerca e stato che possono rappresentare l'anticamera di con itti istituzionali e sociali, come quelli
tristemente noti della cronaca recente. La pressione dell’opinione pubblica, falsata dai media e da una cattiva informazione, può infatti interferire sulla politica portando a cattive
decisioni (vedi il caso Stamina) o viceversa la politica si può trovare a dover regolamentare situazioni pericolose create da una cattiva informazione (vedi il movimento anti-vaccinista). Un ruolo centrale nei rapporti tra ricerca, società e istituzioni èpertanto quello giocato dall'informazione scienti ca, non sempre all'altezza nel di cile compito di rendere fruibili concetti complessi.
Tra le priorità di tale comunicazione, la necessità di distinguere la ricerca di base, nalizzata alla produzione di nuova conoscenza, e le applicazioni che da tale conoscenza possono
scaturire, più o meno mediate dal business, con ricadute sia positive che negative, a seconda dell'uso. Nel caleidoscopio delle relazioni "pericolose" tra ricerca, cittadini e stato, emerge sempre più importante il concetto di responsabilità: dei politici nel prendere decisioni scienti camente corrette, dei media nel garantire una corretta informazione, dei ricercatori nel fare ricerca e nel condividerla con la società, e, non ultimo, la responsabilità dei cittadini nell’agire informati. La democrazia costituzionale de nisce una cornice di azione per i cittadini e per la politica. È in questa cornice che la politica, in rappresentanza dei suoi elettori, si trova a decidere quando si trova a normare pratiche proposte dal progresso tecnico scienti co che entrano “in con itto” con i valori della comunità o con parte di essa. Qualcuno potrebbe chiedersi: non è un argomento troppo complesso per ragazze e ragazzi delle superiori? La risposta, tuttavia, non lascia spazio a dubbi: la chiave del futuro degli esseri umani è nelle mani dei giovani.
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