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Guarda Luisa Ricaldone, Ritratti di donne da vecchie (Guidonia, RM, Iacobelli Editore, 2017, 136 pp. ISBN 9788862523790)

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I raccomandati/Los recomendados/Les recommandés/Highly recommended

N. 19 – 05/2018 389

Luisa Ricaldone,

Ritratti di donne da vecchie

(Guidonia, RM, Iacobelli Editore, 2017, 136 pp. ISBN 9788862523790)

diMichela Volante

Il mondo occidentale invecchia. Invecchiano le donne più degli uomini. Invecchiano pure le ragazze del Sessantotto, trovandosi forse un po’ disarmate perché il femminismo era giovane in tutto e per tutto e ora ha di fronte un territorio sconosciuto. Ritratti di

donne da vecchie s’intitola il nuovo libro di Luisa Ricaldone: titolo voluto dall’autrice e

dalla direttora di collana per chiarire, da subito e senza dubbio alcuno, l’argomento e titolo che conferisce al libro, fin dalla copertina, un piglio coraggioso grazie al quale spicca e parla chiaro nell’odierno trionfo di eufemismi che camuffano la vecchiaia da giovinezza.

Positivi o negativi che fossero (la nonnina saggia e amorevole oppure la strega decrepita), i connotati tradizionali che identificavano la vecchiaia sono spariti. Oggi la vecchiaia è negata, appiattita con prepotenza sulla richiesta di un impossibile “non essere”: non essere via via più debole, via via più fragile, via via più vicina alla morte. Tale prospettiva sgomenta, pare non esista una terza strada fra rincorrere una finta e frustrante giovinezza o aspettare, riducendo e riducendosi.

Le alternative, invece, ci sono, le vecchiaie possibili non sono due soltanto: le pagine dei libri, i film sono pieni – lo sono sempre di più, in virtù del fatto che il nostro mondo invecchia – di vecchiaie “altre”, soprattutto di vecchiaie delle donne e sono

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proprio queste vecchiaie al plurale che possono smascherare gli stereotipi e individuare spazi di libertà.

Alle narrazioni si è dunque rivolta Ricaldone perché, riprendendo la Arendt, è “l’arte del narrare che rivela il significato senza commettere l’errore di definire”. E allora

Ritratti di donne da vecchie diventa una sapiente miniera di autrici e di personagge di

romanzi, autobiografie, racconti e poesie indagati e offerti al lettore con misura e attenzione, sapendo incuriosire senza esaurire e trascorrendo fra scritture e occasioni di scrittura diversissime tra loro senza frastornare.

Come le donne raccontano la propria vecchiaia? Come trovano, ma trovano?, nella scrittura un’espressione di quella libertà possibile? E come cambia, se cambia, la scrittura delle donne da vecchie? Come cambiano, soprattutto, i rapporti delle donne con le donne, in cerca, anche quando l’età avanza, di quelle “altre necessarie” con cui rapportarsi, siano esse figlie, nipoti o amiche, presenti o perdute?

Un ultimo, intenso capitolo è dedicato ai “Racconti di Alzheimer”. La malattia ha un vasto “successo” narrativo per molti motivi: perché è una malattia della mente, apparentemente della memoria, perché è misteriosa e trasforma irrimediabilmente i pazienti e i loro cari, il complesso dei loro rapporti, ma anche perché – come scopriamo dalla ricognizione di Ricaldone – offre la possibilità di sguardi nuovi, così preziosi nelle trame, e soprattutto perché mette il ricordo, la disperata lotta per mantenerne traccia al centro di ogni cosa e la scrittura è una traccia salda.

Ritratti di donne da vecchie è dunque un “libro di libri”, un testo denso nel quale

ogni pagina custodisce spunti e apre prospettive. La sua autrice vi si muove consapevole che l’ambivalenza è parte essenziale, inesauribile e incancellabile di questa indagine. Eppure, da queste “letture ordinate e disordinate” scaturisce un’esortazione limpida alla libertà. Di pensiero, innanzitutto.

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Michela Volante

Scrittrice, traduttrice, editor e autrice per l’editoria scolastica michela.volante@gmail.com

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