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Decadenza dell’oratoria a.c. di Chiara Megna

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Academic year: 2021

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Decadenza dell’oratoria

Chiara Maria Megna 5^DS

Seneca il vecchio

Venuto meno lo spazio dell’oratoria politica e anche di quella giudiziaria viene meno anche la funzione civile della retorica.

A partire dall’età di Augusto quindi la retorica viene confinata nel mondo delle scuole.

L’oratoria non funge più da strumento per la formazione dei futuri cives, ma ormai serve sopratutto a scopo di futili esercitazioni: le declamationes.

Questi esercizi retorici vertevano su temi ed argomenti fittizi, scelti proprio per la loro singolarità o stranezza, che doveva fungere da elemento stimolante per gli

ascoltatori, gli studenti delle scuole ma anche il pubblico generico.

L’opera di Seneca il Vecchio, “Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores”, (ovvero Frasi ad effetto, ripartizioni, abbellimenti stilistici di oratori e retori), è dedicata ai due generi di declamazione praticati nelle scuole retoriche, le

controversiae e le suasoriae.

Seneca il vecchio illustra i due tipi di esercizi.

Le prime rientravano nel genere giudiziario ed erano dei dibattiti di cause fittizie, mentre nelle seconde l’oratore aveva il compito di dover convincere un personaggio del mito o della storia a prendere o meno una determinata decisione.

Per spiegare la futilità degli esercizi retorici Seneca afferma che, quando egli stesso declamava, gli sembrasse di lottare in un sogno e di menare colpi al vuoto.

Nel ripercorrere la storia dell’oratoria, accennando al declino dell’uso della parola, (non più destinata al dibattito pubblico), attribuisce la decadenza del genere alla corruzione morale dell’intera società, inaugurando un filone di discussione sulla questione che verrà ripreso da altri autori dopo di lui, più importanti tra i quali Quintiliano e Tacito.

Quintiliano

Quintiliano si inserì nell’annoso dibattito sulle cause della decadenza dell’eloquenza, con il suo trattato “De causis corruptae eloquentiae” (oggi perduto), identificate da Quintiliano nella corruzione morale degli insegnanti, che insegnavano a stupire

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l’uditorio con ogni mezzo (egli cita come esempio Remmio Palèmone), nel malcostume della delazione, che si serviva spesso dell’eloquenza con finalità ricattatorie e la corruzione dei costumi soprattutto all’interno della famiglia.

“ non affermo solo che un oratore debba essere un uomo onesto, ma addirittura che non possa essere oratore altri che un uomo onesto” (Institutio Oratoria XII 1,3)

Tacito

Anche Tacito affronta il tema della decadenza dell’oratoria, a cui dedica un’intera opera: il “Dialogus de oratoribus”.

Il dialogus testimonia l’importanza dell’oratoria per Tacito: sia come oggetto di studio, sia come strumento di pratica forense e politica.

Allievo della più prestigiosa scuola di retorica del tempo diretta da Quintiliano, Tacito univa la conoscenza teorica alla pratica diretta, possedendo quindi tutti gli elementi necessari per immettersi nel dibattito del tempo riguardo la corruzione

dell’eloquenza in età imperiale e la ricerca delle sue cause.

A differenza di Quintiliano e Seneca il vecchio, Tacito supera l’impostazione moralistica nel determinare le cause della decadenza del genere e si sposta maggiormente sul piano politico.

Sotto il principato infatti non può più esistere la grande eloquenza caratteristica dell’età repubblicana, poiché è venuto meno lo scontro politico che alimentava la grande oratoria.

“La grande eloquenza, come la fiamma, ha bisogno di materia che la alimenti e di movimento che la ravvivi; e nell’ardere acquista splendore.”

Nel dialogus Tacito dimostra di non rimpiangere le violente lotte intestine dell’eta repubblicana e sembra esaltare la pace interna raggiunta con l’instaurazione del principato, anche se il prezzo da pagare è la decadenza dell’eloquenza.

“…quella grande e tanto rivelante eloquenza è figlia della licenza, che gli stolti chiamano libertà, e non può nascere negli stati ben regolati”.

Bibliografia

-Diotti A., Dossi S.,Signoracci F., “Narrant ”vol. 3, SEI

- Conte G.B.,Pianezzola E.,“Lezioni di letteratura latina- L’età imperiale” Le Monnier - Mortarino M.,Reali M., Turazza G., Genius loci vol.3, Loescher

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