UNIVERSITAʼ DEGLI STUDI DI PISA
FACOLTÀ DI INGEGNERIA
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
TRANS-FORMAZIONI URBANE
RIQUALIFICAZIONE DELLʼAREA DELLʼEX POMARIO DUCALE MASSA
RELATORE:
PROF. ARCH. DOMENICO TADDEI
CORRELATORI:
PROF ING. ROBERTO PIERINI
ANNO ACCADEMICO 2009-2010
CANDIDATO:
Indice 4 Introduzione Capitolo I. Il metaurbano 9 Città 13 Divenire 16 Il mutaforme urbano 22 Relazioni 26 Tracce 29 Palinsesto urbano
Capitolo II. Analisi del territorio 33 Stratificazioni
53 Area di intervento
Capitolo III. Progetto 75 Obbiettivi
77 OuGM 83 Sequenze 87 Programma
Capitolo III. Analisi strutturale 90 Descrizione sommaria dell’opera 94 Analisi dei carichi
107 Verifiche
_INTRODUZIONE
Le città si espandono e mutano attraverso logiche di consumo del territorio non sempre chiare ai nostri occhi.
Se si fa riferimento alla città come contesto di vita in continua evoluzione appare chiaro come non sia possibile controllarne con un disegno unitario e univoco lo sviluppo nel tempo poiché le derivate possibili e i sensi di derivazione che ne costituiscono il divenire sono di varia natura e si collegano alla diversità di immagini che il tempo comporta1.
Le attività in cui le persone sono implicate si modificano a seconda delle trasformazioni delle circostanze a livello locale, urbano e territoriale, determinando spesso cambiamenti nell’uso degli spazi. La condizione comune a tali aree soggette a trasformazione è il continuo processo di mutamento della città, ben lontano dallo stato di equilibrio solitamente dato per scontato2.
La continua metamorfosi dello spazio urbano individua modalità di espressione sempre nuove; a nuove caratterizzazioni corrispondono nuove forme di identità metropolitana, a partire dagli stessi edifici che ne rispecchiano il divenire.
I processi di dislocazione dello spazio hanno inoltre contribuito ad avvicinare quest’ultimo alla natura transitoria dell’esistenza umana. Spazi plasmabili all’occorrenza o alle circostanze favorevoli ad identificarne un particolare carattere non sono che una manifestazione del divenire umano nella realtà costruita. Proprio la transitorietà di questi spazi mette in evidenza il carattere accidentale che li può connotare, il senso del fortuito che li può circoscrivere, riflettendo una maggiore apertura al senso della possibilità degli accadimenti e quindi alla creazione di forme sempre più
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Mello P., Metamorfosi dello spazio. Annotazioni sul divenire metropolitano, Torino, 2002, Bollati Boringhieri, p.58
inattese e che in molti casi si rivelano per il grado di innovazione prodotto, fino a riattivare o ricodificare circuiti anche bloccati del vivere quotidiano3. Questi spazi formalizzano identità attraverso le relazioni che ogni volta li caratterizzano, configurandosi non come il risultato di un processo di sedimentazione nel tempo ma piuttosto di continua messa in discussione degli accadimenti che il tempo comporta4.
Da qui una profonda riconsiderazione della città contemporanea che al momento si occupa di oggetti piuttosto che di processi, eventi e relazioni. La realtà urbana infatti si configura oggi come il risultato dell’esplosione di un nucleo in una moltitudine di frammenti, tenuti insieme in una sorta di “collage” metropolitano.
L’attraversamento dello spazio urbano si presenta come uno “zapping” attraverso paesaggi differenti. Frammentazione, parcellizzazione, atomizzazione e sovrapposizione casuale di immagini che non intrattengono alcun rapporto di reciproca connessione, stanno via via sostituendo i simboli della città. Staticità e stabilità di significato vengono costantemente poste in discussione dalla rappresentazione immateriale di sistemi astratti. Gran parte della città non appartiene più al regno di ciò che è visibile. La progettazione urbanistica è stata affiancata da un insieme composito di sistemi invisibili5.
Non esistono confini che delineino un’interezza omogenea dei centri urbani.
Abitiamo uno spazio caratterizzato da fratture, fatto di accidenti, dove le figure sono dis-integrate. Disgiunzioni, dislocazioni, decostruzioni caratterizzano oggi il tessuto urbano. A questo si aggiunge la deregolamentazione metropolitana attualmente in corso, causata dal fallimento delle strategie perseguite dai piani regolatori.
3 Mello P., Metamorfosi dello spazio. Annotazioni sul divenire metropolitano, Torino,
2002, Bollati Boringhieri, p.58
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Mello P., Metamorfosi dello spazio. Annotazioni sul divenire metropolitano, Torino, 2002, Bollati Boringhieri, p.78
5
“De-centrato, diintegrato, dilocato, digiunto, de-costruito, s-mantellato, dis-sociato, dis-continuo, de-regolamentato... de-, dis-, s-. Sono questi i prefissi di oggi. Non post-, neo- o pre-.”
B.Tschumi
Come può quindi l’architettura conservare un certo grado di stabilità e di certezza?
Da sempre l’uomo è stato impegnato in un processo di appaesamento e di significazione attraverso cui trasformare il caos sconosciuto in un cosmo6. Ma la storia dimostra come l’infatuazione per qualsiasi sistema ad alto controllo dell’imprevisto e del dis-ordine, oltre che illusorio, porta alla morte della pulsione esistenziale, dei conflitti che la generano, della creatività che ne è alla base7
La ricerca continua di ordine ha portato l’uomo a definire rapporti lineari di causa-effetto, facilmente prevedibili, fondati su una logica deterministica. Ma nella società urbana attuale qualsiasi relazione semplicistica di causa-effetto è ormai divenuta impossibile e obsoleta. Disordine, imprevedibilità e incertezza entrano nell’ambito dell’architettura.
Fondare la progettazione su un approccio deterministico significa prescindere dall’incertezza del futuro, omogeneizzare lo spazio, penalizzando complessità e differenza, sradicando ogni relazione e legame col territorio8.
Credere di poter fare del territorio urbano un rassicurante universo di accadimenti confezionati, oltre che promuovere l’omologazione, non può che condurre alla perdita di identità e di memoria dei territori. Le nuove dimensioni dell’urbano e del sociale, molto più stimolanti e imprevedibili,
6Decandia L., Polifonie urbane, Roma, 2008, Meltemi Editore, p.149 7
Mello P., Metamorfosi dello spazio. Annotazioni sul divenire metropolitano, Torino, 2002, Bollati Boringhieri, p.39
oltre che a partire dall’abbattimento dei valori tradizionali dell’architettura e della sua immagine rigorosa, vanno cercate altrove, in ciò che sta formando il presente con la sua eccentricità di vedute, con il moltiplicarsi delle sue possibilità risolutive9.
L’attenzione del progettista deve essere rivolta a stabilire continuità tra le differenti parti della città, tra la città e il territorio periurbano, all’interno delle diversità e delle complessità che la metropoli comporta.
E’ attraverso relazioni e connessioni che gli spazi perdono rigidità di programma ed acquistano flessibilità aprendosi allo statuto del quotidiano. Ma immaginare, vivere, progettare le relazioni non può prescindere da una stretta interazione con lo sviluppo che esse hanno nel tempo.
Quella in cui viviamo è una realtà in continua evoluzione in cui processi, trasformazioni, e più in generale la dimensione temporale, sono diventati preponderanti rispetto alla permanenza di entità fisiche.
Tutto è trasformazione, evoluzione continua, divenire.
Questa nuova lettura potrebbe rivelare logiche interessanti forse da sempre immanenti nel tessuto urbano che permetterebbero sia la progettazione di sistemi urbani nuovi sia una lettura dislocata di quelli esistenti.
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Mello P., Metamorfosi dello spazio. Annotazioni sul divenire metropolitano, Torino, 2002, Bollati Boringhieri, p.32
INTENZIONI PROGETTUALI
L'area dell'ex Pomario Ducale di Massa si presenta oggi come uno degli spazi prodotti ed abbandonati dalla città. La riqualificazione urbana si presenta quindi come unico strumento utile alla rivitalizzazione del vuoto urbano attuale. Opera di ricucitura e strumento di valorizzazione dell'identità storica della città, il progetto intende fornire il punto di partenza di una lunga serie trasformazioni che sostituiscano l’ordine attuale con una nuova realtà costruita, privilegiando differenza e diversità come valori del territorio.
Un’idea di progetto, dunque, che sovverta l’ordine consolidato delle cose esistenti producendo nuove immagini della città interpreti della complessità dei temi che la caratterizzano e opponendosi alla banalizzazione della produzione ordinaria del territorio. Un invito all’azione che, pur dentro il mercato, si ponga fuori dai processi di standardizzazione vigenti. Un progetto che si opponga all’universale provocando differenze nello spazio globale.