1
UNIVERSITÀ DI PISA
DIPARTIMENTO DI CIVILTÀ E FORME DEL SAPERE
ANNO ACCADEMICO 2018/2019
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE
IN ARCHEOLOGIA
TESI DI LAUREA MAGISTRALE
LA MAISON DE L’HERMÈS: ANALISI DI UN CONTESTO
ABITATIVO E DEI SUOI ARREDI NELLA DELO
ELLENISTICA
Relatore:
Anna Anguissola
Correlatore:
Margherita Facella
Candidata:
Caterina Pantani
a.a 2018/2019
2 INDICE
1. INTRODUZIONE: DELO E LA CASA ELLENISTICA ………...….….…...4
1.1 Storia degli scavi……….……...4
1.2 Inquadramento storico……….……...8
1.3 Sviluppo urbanistico ……….…....16
1.4 Architettura e modelli abitativi………...21
1.5 La scultura domestica a Delo ………..…..31
2. UN PRIMO SGUARDO ALLA MAISON DE L’HERMÈS .……….…...…39
2.1 Breve descrizione degli ambienti………...…...39
2.2 Breve descrizione delle sculture ………...…...….46
2.3 Alcune note sui rivestimenti parietali……….…..……...52
3. IL PIANTERRENO ………...………...….…...57 3.1 Il cortile………...……..….57 3.2 L’andron G……….……….………..78 3.3 L’oecus maior D…….……….….……….88 4. IL PRIMO PIANO……….….….……..103 4.1 La terrazza porticata ……….……….….……….103 4.2 Le stanze I, J e K………..…………108 5. IL SECONDO PIANO……….…….…….115 5.1 La sala L………. ……….……….……….…..115 5.2 La sala R ……….……….…………..…..129 6. CONCLUSIONI……….………...136
7. APPENDICE: UNA SELEZIONE DELLE SCULTURE…………...…...140
8. TABELLE………...…....…...180
9. FIGURE……….……....184
3 ABSTRACT
Con il presente lavoro sono stati raccolti i dati che nell’arco del tempo, dalle prime pubblicazioni del 1953 fino ad oggi, sono stati forniti sulla Maison de l’Hermès, con lo scopo di ottenere un’immagine più chiara possibile dell’abitazione. Gli studi sugli edifici privati dell’isola non si sono mai fermati e molti studiosi hanno scelto di focalizzarsi su aree di indagine ben specifiche, riuscendo a rispondere ad alcune domande e formulandone di nuove, ampliando sempre di più le prospettive. Gli studi recenti, il confronto con altri contesti e l’utilizzo di fonti epigrafiche sono risultati essenziali per trarre conclusioni o formulare ipotesi sulla collocazione e l’identificazione dei reperti scultorei, così come per indagare le funzioni di determinati ambienti. Per alcune parti dell’edificio è stato possibile identificare varie fasi di costruzione o più allestimenti, nonché rilevare diversi livelli di prestigio. I vari piani sembrano rispondere ad esigenze ed attività diverse, ma relative sempre alla realtà privata dell’abitazione. In particolare, si determina una funzione di rappresentanza per alcune stanze del pianterreno e una funzione associativa e religiosa per quelle del secondo piano, mentre le aree del primo piano, solo parzialmente indagabili, risultano più difficili da interpretare. La mancanza di informazioni vincola spesso alla sola ipotesi ricostruttiva degli ambienti; tuttavia, per la Maison de l’Hermès si ricostruisce un’abitazione privata di un ricco liberto di origini greche appartenente alla gens Paconia. Dall’analisi degli spazi e degli arredi si rileva chiaramente la presenza attiva degli schiavi, che dovevano avere un luogo aperto per associarsi e partecipare al culto dei Lari.
4
1.
INTRODUZIONE: DELO E LA CASA ELLENISTICA
1.1 STORIA DEGLI SCAVIL’isola di Delo, nota nella letteratura e nel mito come luogo di nascita di Apollo1, si estende
per circa tre chilometri quadrati e mezzo nel mar Egeo meridionale. È stata dal VII secolo un’importante sede di culto del dio e dal II a.C un porto centrale per tutto il Mediterraneo. Riportata alla luce attraverso scavi sistematici iniziati nel 1873 dalla scuola archeologica francese, la città ellenistica si estende dal monte Cinto alla baia di Skardhana. Delo offre, con più di cento contesti abitativi completamente scavati, una delle migliori basi per la ricerca sull'architettura domestica greca. Se si escludono iniziative e viaggi individuali, gli scavi a Delos iniziarono con la Missione francese di Morea (Expédition Scientifique de Morée), organizzata dal 1828 al 1831, e nel 1864 Terrier pubblicò Mémoire sur l’Île de Délos, il primo risultato delle indagini. Una vera e propria sistematica ricerca archeologica a Delo cominciò nel 1873 con A. Lebègue, che diresse la missione esplorativa sul versante occidentale del Monte Cinto, scoprendo un luogo di culto anticamente dedicato a Zeus Kynthios e Athena Kynthia. Nello stesso anno, Théophile Homolle attuò una ricognizione a Delo nei pressi del porto, sito nominato “Marmara”. Nella primavera del 1877 furono portati alla luce il lato ovest e sud di un tempio dorico, che si scoprirà poi, essere il maggiore dei tre dedicati ad Apollo2. L’area residenziale scoperta per prima è quella del quartiere del teatro;
Salomon Reinach nel 1882 aveva iniziato a scavare in prossimità del teatro, e proprio qui furono identificati i primi contesti privati. Pierre Paris nel 1883 scavò la Maison des Dauphins eun anno dopo pubblicò il primo studio riguardante una abitazione a Delo3. L’area
del teatro venne indagata più approfonditamente nel 1892 da Chamonard, che liberò la strada che portava verso il teatro (“Rue du Théâtre”); qui furono individuate due abitazioni: la più vicina al teatro fu scavata nel 1894 da Couve, la cosiddetta Maison du Trident4, situata a un
centinaio di metri dall'ingresso del teatro. Couve, nello stesso anno, scavò altre quattro ricche abitazioni: la Casa del Lago Sacro, situata vicino alla riva nord-est del lago, la Maisons de la Colline, tra il porto e la baia di Skardhana, la Casa ad ovest del lago sacro o del
1Od.VI 160-9; Callim. Hymn. IV. 2 PLASSART 1973, p. 7. 3 PARIS 1884, pp. 473-496. 4 COUVE 1895, pp 497-506.
5
Diadumeno, la Casa dell’Inopo5, tutte in buono stato di conservazione (in particolar modo la
Maison du Trident) e datate tra il secondo e il primo secolo a.C.6 Il 1894 fu un anno molto
proficuo non solo per la ricerca riguardante le abitazioni private a Delo: Courby scavò un lungo Portico da lui attribuito proprio al re di Macedonia Antigono Gonata; più ad ovest, Leroux identificò e liberò la ben nota Terrazza dei Leoni, dove scoprì cinque leoni marmorei dedicati ad Apollo dagli abitanti di Naxos alla fine del VII secolo a.C.; Ardaillon7 nel 1894
scavò l’Agorà dei Competaliasti, e indagò il sito del porto, cercando di chiarire la sua topografia e il rapporto con le zone residenziali, sacre e commerciali. La scuola francese di Atene dal 1903 ricevette aiuti finanziari dal duca di Loubat8 e nel 1904 venne ripresa
l'esplorazione delle aree residenziali vicino al teatro. Iniziò così tra il 1904 e il 1907 una lunga missione archeologica finalizzata alla scoperta delle restanti parti non scavate del quartiere residenziale del Teatro: Chamonard scava la Maison du Dionysos9, sul lato est della
strada del Teatro, una ricca casa a due piani che conserva interessanti graffiti lungo i muri e sul cui cortile si trova un mosaico pavimentale a tema mitologico. Nel 1910 Picard esplorò la zona del Lago Sacro e l’edificio detto ‘la Palestra del Lago’. Per quanto riguarda la zona nei pressi dello stadio (quartiere dello Stadio), questa fu sistematicamente scavata da J. Chamonard tra il 1904 e il 1907, e successivamente dal A. Plassart nel 1912 e 1913. Rilevante fu la scoperta della Maison de Fourni; il contesto fu trovato nel 1916 con un sondaggio10 e gli scavi, iniziati solo nel 1934, si concentrarono sulla parte centrale
dell’edificio, occultata dalla presenza dei resti di una basilica paleocristiana costruita direttamente sul mosaico della Sala II. Questa abitazione è molto interessante, non solo per la sua eccezionale estensione e per essere costruita su tre livelli di pendenza, ma anche per la sua lontananza dal centro urbano. Dal luglio al settembre 1930 furono effettuati ulteriori scavi nel Quartiere del Teatro, nei pressi della Maison des Dauphins11. L'attenzione a questo
sito era stata a lungo attirata dalla presenza di sezioni, alcune ancora visibili in loco, di colonne di granito scolpite sfaccettate e ricoperte da uno strato di stucco blu. Da ulteriori indagini sono emerse 4 case, tra cui spicca la cosiddetta Maison des Masques12 per numerosi
pavimenti a mosaico in un ottimo stato di conservazione. Il quartiere del Teatro è stato
5 Ibidem, pp. 506-516. 6 Ibidem, pp. 460-516. 7 ARDAILLON 1896, pp. 428-445. 8 HOLLEAUX 1904. 9 CHAMONARD 1906. 10 PLASSART 1916, p. 191, n. 2. 11 CHAMONARD 1933. pp. 98-169. 12 Ibidem, pp. 98-169.
6
oggetto non solo dei rapporti preliminari, ma anche di un fascicolo dell’EAD13, il primo ad
essere dedicato a un quartiere residenziale e all’analisi dei contesti privati. L’opera inizia con la storia degli scavi, la descrizione delle insulae I-VIII e delle botteghe, includendo anche l’analisi dello sviluppo del quartiere e delle strade. Durante le indagini in cima alla collina sopra la media valle del fiume Inopo, Delorme14 nel 1948 identifica e scava una abitazione
privata, la cosiddetta Maison de l'Hermès. Gli scavi proseguirono nel 1949 con J. Marcadé15
e furono completati nel 1951. Chiamata così per il ritrovamento di un’erma dentro l’edificio, la Maison de l'Hermès è un’abitazione di almeno tre piani, contenente un numero di oggetti scultorei e ben conservata. Dal 1959 al 1968 la Scuola francese di Atene eseguì regolarmente scavi nel quartiere nord (di Skardhana), che corrisponde all’area compresa tra la baia omonima a nord, la Maison du Diadumène a est, l’edificio dei Poseidoniasti a sud e la Maisons de la Colline a ovest; qui si scoprirono 3 complessi abitativi: Îlot des Bijoux, Îlot des Bronzes, Îlot des Comédiens. Dal 1964 al 1966 è stata scavata l’Îlot des Bijoux, chiamata così perché all’interno sono state trovate monete e gioielli16. Altri gioielli furono poi trovati
nel 1966 nella casa IV17. Nello stesso contesto sono stati riportati alla luce anche molti
frammenti di mosaici a tema mitologico18, in particolare nella Casa III, dove sono stati
rinvenuti circa sessanta frammenti di mosaico in opus vermiculatum. Nel 1967 fu infine scoperta l'Îlot des Bronzes, ad ovest di quella dei Gioielli. Di questi tre edifici, solo la Maison des Comédiens, composta da tre case (Maison des Tritons, Maison aux frontons, Maison des Comédiens), fu subito pubblicata in un ampio fascicolo dell’EAD19, con la collaborazione
di nove archeologi e due architetti. Solo trent'anni dopo fu dedicato alle altre due insulae il fascicolo XXXVIII dell'Esplorazione Archeologica di Delo, in cui viene incluso anche lo studio della Maison des Sceaux, scoperta durantegli scavi nel quartiere nord20. Nuove
ricerche e progetti sono stati finanziati nel corso degli anni Duemila: sono state fatte indagini sulle reti idriche, sugli impianti idraulici e sulle cisterne21 e sulla diga dell’Inopo, associata
13 CHAMONARD 1922.
14 DELORME 1953, pp. 444-496. 15MARCADÉ 1953.
16 HACKENS T., LÉVY E., Trésor hellénistique trouvé à Délos en 1964, BCH 89, livraison 2, 1965, pp.
503-566.
17 LÉVY E., Nouveaux bijoux à Délos, BCH 92, livr. 2, 1968. pp. 523-539.
18 VATIN Cl. BRUNEAU Ph., Lycurgue et Ambrosia sur une nouvelle mosaïque de Délos, BCH 90, 2, 1966.
pp. 391-427. SIEBERT G., BRUNEAU Ph., Une nouvelle mosaïque délienne à sujet mythologique, BCH 93, livr. 1, 1969. pp. 261-307, SIEBERT G., Sur la mosaïque de l'habitation V de l'Îlot des Bijoux à Délos, BCH 95, livr. 1, 1971, pp. 147-16.
19 BRUNEAU et alii 1970.
20 SIEBERT G., Délos, BCH 99, livr. 2, 1975. pp. 716-723, SIEBERT G., Délos, BCH 100, livr. 2, 1976. pp.
799-821.
21 FINCKER M, MORETTI J.-Ch., Les réseaux d'eau courante à Délos, in: Les réseaux d'eau courante dans
7
ad un grande bacino di ritenzione e costruita dove il fiume cambia direzione22. Oltre agli
studi relativi alle palestre e ai ginnasi23, agli ambienti polifunzionali nel Quartiere del Teatro
(negozi, officine o magazzini)24 e al teatro stesso, a cui è stata dedicato, nel 2007, un
fascicolo dell’EAD25, sono stati anche identificati altri resti del Muro di Triarius26 e dal 2008
sono riprese anche le campagne di scavo per la Maison de Fourni27.
22 FINCKER M, MORETTI J.-Ch., Le barrage du réservoir de l'Inopos à Délos, BCH 131, 2007, pp. 187-228,
M. FINCKER M., MORETTI J.-Ch., Le barrage de l'Inôpos, BCH 131, livr. 2, 2007, p. 982.
23. MORETTI J.-Ch, Le gymnase de Délos, BCH 120, livr. 2, 1996. pp. 617-638, MORETTI J.-Ch, Les
inventaires du gymnase de Délos, BCH 121, livr. 1, 1997, pp. 125-152, MORETTI J.-Ch. Graffites de la Palestre du lac à Délos, BCH 122, livr. 1, 1998, pp. 201-212, MORETTI J.-Ch. et alii, L’atlas, les édifices gymnasiaux, la prétendue Chapelle de Dionysos et l’Artémision, BCH 132, livraison 2, 2008. pp. 823-825, MORETTI J.-Ch et alii, L’atlas, le mur Est de la Palestre du lac, l’Artémision et l’Édifice circulaire au flanc Ouest de l’Agora de Théophrastos, in BCH 134, livr. 2, 2010. pp. 575-577.
24 KARVONIS P., MALMARY J.J., Étude architecturale de quatre pièces polyvalentes du Quartier du théâtre
à Délos, BCH 133(1), pp. 195-226 ; KARVONIS P., BCH 132.1, 2008, pp. 153-219; KARVONIS P., MALMARY J.-J., BCH 133.1, 2009, pp. 195-226; KARVONIS P., MALMARY J.J., Du quartier à l'Agora:
Étude de cas dans la Quartier du théâtre à Délos in: Tout vendre, tout acheter. Structures et équipement des marchés antique, CHANKOWSKI V., KARVONIS P. (eds), Actes du colloque d'Athènes, 16-19 luglio 2009, Bordeaux-Athènes 2012, pp. 263-275.
25Ph. FRAISSE & J.-C. MORETTI, Le Théâtre, EAD XLII, 2 vol., Paris 2007.
26 S. MAILLOT & FINCKER M., Le Mur de Triarius BCH 135.2, 2011, MAILLOT S. & FINCKER M., La
muraille de Triarius BCH 136-137.2, 2012-2013, pp. 843-851.
27Studi sulla Maison de Fourni precedenti: LE ROY Ch., Le tracé et le plan d’une villa hellénistique. La maison
de Fourni à Délos, in Le dessin d’architecture dans les sociétés antiques, Actes du Colloque de Strasbourg 1984 ; BOMMELAER J.F. (éd.), Leyde, 1985, pp. 167-173. LE ROY Ch., Réchauds déliens, BCH 85, 1961, pp. 474-500. Studi sulla Maison de Fourni più recenti: WURMSER H. & ZUGMEYER S., BCH 134, 2, 2010. pp. 585-588. WURMSER H. et alii, BCH 135-2, 2011, pp. 573-587, WURMSER H. et alii, Délos, Maison de Fourni. Rapport des fouilles 2012, BCH 136-137-2, 2015, pp. 834-839, WURMSER H. et alii, Délos, Maison de Fourni. Rapport des fouilles 2014 et de la mission d’étude 2015, BCH 139-140, 2015-2016, pp. 3-10.
8
1.2
INQUADRAMENTO STORICOLa storia di Delo è legata indissolubilmente ad Atene, che ha influenzato enormemente la vita degli isolani sia per motivi religiosi, sia per motivi politici e commerciali. I primi rapporti tra le due città risalgono al V secolo: la prima purificazione dell'isola28 durante la
tirannia di Pisistrato, il ruolo centrale nelle guerre persiane (499-479 a.C.)29, e durante la
guerra del Peloponneso (431- 404 a.C.)30. In quest'ultimo conflitto il tempio di Apollo venne
scelto come sede del tesoro della Lega e qui si teneva annualmente l'assemblea federale. Nel 426 l’isola subisce una seconda ‘purificazione’ da parte di Atene, che impone la rimozione totale delle sepolture e il divieto di morire e nascere a Delo. Nel 422 avviene l'espulsione di tutti gli abitanti, reintegrati successivamente per volere dell'oracolo di Delfi31. Dopo la
sconfitta ateniese del 404 a.C., gli abitanti di Delo ottennero il controllo del santuario e, di fatto, della totalità del territorio fino al 394 a.C., ma nonostante molti tentativi, Delo non riuscì ad ottenere una completa autonomia da Atene. Durante i primi decenni dell’epoca ellenistica, il tema dell’autonomia quale condizione per l’affermazione di una identità territoriale e sociale, continuava ad essere centrale, tanto da essere sfruttato a fine propagandistico: Antigono Monoftalmo, alla fine dell’estate del 314 a.C., redasse il proclama di Tiro32, in cui intimava a Cassandro di liberare Rossane e Alessandro IV e di
dichiarare libere tutte le città greche, dichiarando la loro piena autonomia. Nello stesso anno Antigono attacca Demetrio Falereo nell’Egeo: acquisisce così Lemno e Imbro, e soprattutto libera Delo; l’azione militare è condotta dal comandante Dioskourides, nel cui nome si proclama l’indipendenza dell’isola. Nello stesso anno il sovrano crea il Koinon dei Nesioti, una lega di isole dell’Egeo con cui contrastare Cassandro, Lisimaco, Seleuco e Tolemeo e regnare sul Mediterraneo33, e sceglie come sede della Lega il santuario di Apollo34, che torna
sotto la gestione del popolo di Delo. Si apre un periodo per la città: l'evergetismo cambia il volto del santuario, che si riempie di nuove costruzioni, culti e feste in onore dei sovrani
28 Hdt. I 64 1-2.
29 Hdt. VI, 97-99, 118, VIII, 132-133; IX, 90, 96.
30 Thuc. II, 8, 3; III, 29, 1; VIII, 77; 80. Per la Lega delio-attica: Thuc. I.96.2, Thuc 3.104.2, Diod. XII, 38, 40,
54.
31 Per la seconda purificazione del 426 Thuc. I, 8, 1; III, 104; Diod. XII, 58; per l’espulsione degli abitanti di
Delo: Thuc. V, 1; 32,1; VIII, 108, 4; Diod. XII, 73; per il loro ritorno in patria: Thu 5.32.1; Diod. XII, 77.
32 Diod. XIX 61, 1.
33 VIAL 1984, pp. 1-3. M. Marchesini, Il Koinon dei Nesioti. PhD thesis, University of Trento, University of
Heidelberg, 2017.
34 BCH 28, 1904, pp. 115-116; IG XI 4, 1041. Decreto onorifico dei Nesioti per Aristandros. Periodo
tolemaico. La stele di marmo bianco (altezza 51 cm con la modanatura inferiore, larghezza nella modanatura 27 cm; spessore 08 cm) è stata ritrovata negli scavi del 1880 presso l’angolo sud-ovest del tempio di Apollo a Delo.
9
ellenistici, ben testimoniati dalle fonti epigrafiche35. Particolarmente rilevante è il decreto in
onore degli Antigonidi, che hanno reso Delo libera (ἐλευθέρα), democratica (πολιτέιαι δημοκρατουμένηι) e in piena concordia (ὁμονοοῦντες)”. Non senza motivo quindi gli studiosi moderni hanno dato a questo periodo dell’isola il nome di ‘Indipendenza’, periodo che dura dal 314 al 167 a.C. Nonostante non ci siano testi che descrivano sistematicamente il sistema politico di Delo o le istituzioni del Santuario, la storia dell’isola è nota grazie alle iscrizioni e allo studio della società e dell’economia eseguito da Vial36. In questo periodo di
indipendenza la politeia e la vita civica dei cittadini riflette chiaramente l’individualismo identitario che sfoggiava l’isola in questo periodo storico. Il corpo civico contava nel primo terzo del II secolo circa 1.200 cittadini di pieno diritto, ripartiti in tribù, trittie e fratrie e aveva un governo democratico. Il ridotto numero di abitanti garantiva infatti la democrazia e una diffusa partecipazione alle cariche pubbliche annuali, per lo più non rinnovabili e non soggette alla rotazione37. La situazione però mutò dopo la battaglia di Pidna (168 a.C.) e la
relativa sconfitta di Perseo ad opera di L. Emilio Paolo. A seguito di questi fatti la Macedonia divenne provincia romana e Atene ottenne da Roma Delo, Aliarto e Lemno, ma solo alla condizione che Delo diventasse un porto franco. L’isola dal 167 perse la propria autonomia, ma non senza lottare: la resistenza fu così forte, che gli ateniesi riuscirono a trionfare solo dichiarando i Delii in massa fuorilegge e costringendoli a emigrare verso l'Acaia, dove saranno accolti come cittadini a pieni diritti38. Siamo davanti alla cancellazione di gran parte
del corpo civico e alla sua sostituzione con quello ateniese, una ennesima necessaria “purificazione”. Allo stesso tempo gli Epiroti furono duramente puniti (150.000 di essi furono venduti come schiavi) e i Rodii subirono, con la creazione del porto franco a Delo (167 a.C.), una perdita annua di più di 140 talenti nelle entrate portuali39. La ricostruzione di
questo periodo storico è stata possibile grazie agli importanti studi di Roussel. Lo studioso, nonostante la relativamente piccola base materiale e epigrafica, ordina le risorse epigrafiche e le utilizza per ricostruire la storia di Delo dal 166 in poi, ricreando la complessiva realtà etnica e sociale, culturale, nonché la politica di stampo ateniese al suo interno40. Atene, una
volta espulsi i vecchi abitanti, organizza la città sul tipo tradizionale della cleruchie, sottraendo agli abitanti i diritti politici e ponendola sotto il suo stretto controllo. La
35Ad esempio IG XI, 4, 1036; IG XII 7, 506. 36VIAL 1984.
37VIAL 1984, TRÜMPER 1998. 38Pol. XXXII 7, 1-5.
39Pol. XXXI, 10. Sull’assetto conseguente a Pidna vd. Pol. XXIX, 27; Diod. XXXI, 8; Liv. XIV, 19; XV, 12,
17-18; App. Lib. Syr. 66.
10
dipendenza di Atene e di Delo nei confronti di Roma è totale e dimostrata da fonti epigrafiche41: è lontano il Periodo dell’Indipendenza e della democrazia e ora Roma sembra
essere l’unica chiave possibile per regolare i rapporti interni ed esterni e fissare elementi giuridici che evitino azioni belliche42. Atene e Roma, in modo diverso, agiscono su Delo
fino a cambiarne l’identità: se all’epoca dell’indipendenza, come i testi ci testimoniano, il popolo si identificava in una immagine individuale e nei concetti di ἐλευθερία, ὁμονοία, δημοκρατία, ora, controllata da Roma e Atene, e divenuta crogiolo di genti dall’ ἀτέλεια del 167, si ritrova ad essere un’isola cosmopolita, fino a perdere totalmente la sua identità politica e territoriale. Sacrificando la propria specificità, Delo si afferma come il luogo della concordia tra Atene e Roma. L’isola nel 167 a.C. divenne, con l’istituzione dell’ἀτέλεια e l’affidamento agli ateniesi, il principale centro di scambio del Mediterraneo orientale. L’ ἀτέλεια, concetto ideato dai greci, ma sviluppato dai romani in immunitas, altro non è che l’applicazione, in occasione di feste religiose, di agevolazioni fiscali, o meglio la sospensione di imposte e dazi su importazioni e esportazioni43. La perdita delle tasse di
importazione e di esportazione, abitualmente tarata sul 2% del valore delle merci, fu probabilmente voluta dai mercanti italici come clausola per il baratto di Delo, per risparmiare sulle rotte commerciali da e verso l’Asia. Si trattava di cifre importanti, come testimonia la perdita finanziaria dell’85% subita da Rodi, che causa una crescita della pirateria nel Mediterraneo orientale, forse alimentata dalla stessa Roma, e di conseguenza la crescita del numero di schiavi offerti nel mercato di Delo. La riduzione dell'Asia a provincia romana nel 133 a.C. fu un ulteriore vantaggio per il porto, che si aggiunse alla trasformazione di Delo in porto franco (167 a.C.) e la caduta di Cartagine e di Corinto (146 a.C.). Delo aveva una funzione di raccordo e di mediazione tra oriente e occidente sotto profili diversi: come stazione di una rotta trasversale; o come luogo di incontro tra rotte complementari fra loro e perciò come stazione di smistamento, o come centro di informazioni e di contrattazioni44.
Dal 167 a.C. si dà avvio a un sviluppo demografico e urbanistico mai visto prima; in meno di 50 anni la polis, sviluppatasi fino a quel momento solo nelle aree in relazione al santuario apollineo, si riempì di mercanti e lavoratori provenienti dalle città fenicie di Berito e Tiro, Alessandria, Antiochia, Cipro, di israeliti e samaritani, romani e greci. Atene conobbe un
41ID 2589; ID 1510. 42CUNIBERTI 2014.
43Polybius 30.31.12; REGER 1994, pp. 72-5; L'ateleia poteva essere conferita ad un intero gruppo di cittadini
o ad un'altra comunità, così come a una persona od a un gruppo di persone. Rubinstein distingue due tipi di ateleia, onorifica ed economica. Cfr. L. Rubinstein, Ateleia grants and their enforcement in the classical and early hellenistic periods, in L. MITCHELL, L. RUBINSTEIN (eds.), Greek History and Epigraphy. Essays in honour of P.J. Rhodes, Swansea 2009, 115-143.
11
nuovo periodo di benessere, non solo dato dal rapporto con Roma, ma soprattutto grazie al possesso della strategica Delo, la cui importanza è dimostrata dalle donazioni ai sovrani ellenistici all’isola45. I monumenti eretti in onore dei funzionari pubblici o dei re del Ponto,
della Bitinia, della Siria, della Cappadocia, della Partia e dell'Egitto, o di quelli che essi stessi erigono, sono la prova del rapporto continuo di Delo con questi regni46, e, in varia misura,
dimostrano l'attivo scambio di relazioni tra l'Isola Sacra e l’Oriente. Grazie ai numerosi studi sulle iscrizioni pubbliche e sulle dediche funerarie47, trovate rispettivamente a Delo e a
Renea, sappiamo che la maggior parte di coloro che frequentavano Delo erano armatori, mercanti, banchieri asiatici, egiziani e romani. Dalle iscrizioni pubblicate da Homolle48 si
conosce l'esistenza di varie confraternite o collegia, tra cui le più note sono quelle degli Ermaisti, Apolloniasti, Posidoniasti di Berytos, e Eracleisti di Tiro. Queste associazioni vengono definite da Hatzfeld “édifices de luxe et sans destination très précise”49, club aperti
a tutte le persone della stessa nazionalità, professione e religione, che si arricchiscono sempre più e acquistano terreni, costruiscono e dedicano templi, statue e portici. La Sede dei Poseidonasti di Beirut50 e la cosiddetta Agorà degli Italici51 sono la dimostrazione fisica che
alcuni gruppi etnici avevano una grande importanza nell’isola. Molti sono gli studi condotti al fine di ricostruire e di carpire più informazioni sulla vita e l’organizzazione sociale della comunità romana a Delo. Nel II secolo, ma soprattutto dal 130 fino al 88 a.C., il numero di fonti cresce notevolmente e dimostra la diffusione e l'influenza dei romani sull'isola. La presenza di numerosi epigrafi con i nomi di mercatores italici a Delo ha dato avvio al tentativo, da parte di molti studiosi, di riconoscere la provenienza di questi e di ricostruire così i fenomeni migratori e la mobilità del mondo antico. Spesso le iscrizioni riportano nella formula onomastica la menzione della patria o dell’origine etnica, ma quando la provenienza non è esplicata, gli studiosi hanno cercato di recuperarla dal nome gentilizio52. La maggior
45Alcune iscrizioni offrono la possibilità di ricostruire le relazioni dell’isola con altre terre e regni ellenistici:
significative sono a questo proposito le donazioni dei sovrani ellenistici ai ginnasi di Delo, come quella di Tolemeo IX (ID 1531), come anche gli onori che Delo tributava agli stessi sovrani. Cfr: ID 1518, ID 1526-1529, ID 1540, ID 1547-1551, ID 1553, ID 1557; 1558, ID 1562; 1563.
46HOMOLLE 1884, pp. 101 e ss.
47LE DINAHET-COUILLOUD 1974. Vedi anche M.-Th. COUILLOUD, Rhénée, BCH 102, 1978. LE
DINAHET-COUILLOUD, Nécropole délienne er épithaphes : problems d’interpretation, in BCH 108, pp. 345-383.
48 Th. HOMOLLE, Supplément à la chronologie des archontes athéniens postérieurs à la CXXIIe Olympiade.
In BCH 4, 1880. pp. 182-191. Th. HOMOLLE, Inscriptions archaïques de Délos, BCH 3, 1879, pp. 1-19.
49HATZFELD 1912, p. 280.
50 S. REINACH, Fouilles de Délos, in BCH 7, 1883, pp. 462-476. Ch. PICARD. L'établissement des
Poseidoniastes de Bérylos. Exploration archéologique de Délos faite par l'École française d'Athènes, fascicule VI, 1921.
51E. LAPALUS, EAD 19, 1939.
52 Hatzfeld ritenne che la maggior parte dei mercatores italici a Delo fossero magnogreci, identificando la
12
parte delle informazioni sugli italici a Delo sono state fornite, oltre agli studi sulle stele funerarie, dalla monumentale Agorà degli Italici, costruito nell’ultimo terzo del II secolo. Fu intorno al 150 che i collegi italiani di Delo si stabilirono nella Agorà dei Competaliasti, in cui sembra che vi rimasero fino al 125 a.C., per poi trasferirsi nella più monumentale Agorà degli Italici: la vicinanza del porto e dei magazzini ne fecero un luogo di incontro perfetto per i mercatores più influenti dell'isola53. Il complesso si sviluppa nello spazio, prima mai
sfruttato, fra il porto e la zona del tempio di Apollo. Il dibattito intorno alla sua funzione è stato particolarmente acceso. L’edificio non poteva essere definito se non come uno spazio pubblico dedicato a attività commerciali, all’incontro e alla rappresentanza degli ltalici residenti nell'Isola: un luogo di rappresentanza, centro e specchio di una delle comunità più rilevante, quella dei mercatores Italici54. La spiccata presenza, ma non unica55, degli italici
tra gli evergeti (da qui la denominazione “degli Italici”) che gradualmente hanno finanziato le varie parti del complesso, ha fatto intuire che l’edificio fosse stato deciso, finanziato, costruito, gestito e utilizzato dai soli italici di Delo. La posizione geografica fece dell’isola un importante punto di snodo per i commerci tra l’Oriente ellenistico ed un Occidente in cui Roma stava vivendo un periodo di impetuose trasformazioni sociali ed economiche, tra le conseguenze delle quali va posto anche l’incremento della domanda di beni di lusso e, soprattutto, di manodopera servile. Nel libro decimo, Strabone ricorda l’inizio della fortuna commerciale di Delo, nota presso i Romani perché aveva due elementi a suo favore: l’immunità del tempio e il fiorente porto56. Oltre alla compravendita di vino e olio, Delo
vantava botteghe di artigiani57 che creavano oggetti di arredo, in bronzo e in marmo, ritenuti
contro, conferma la presenza dei Romani e dei Latini a Delo già nel II sec. a.C. Solinpropone un quadro più sfumato: riconosce la preponderanza di mercanti provenienti dall’Italia meridionale, attribuisce un ruolo non certo marginale a quelli provenienti da alcuni centri del Latium. Più rari sono italici provenienti dal centro della penisola. È evidente che questo tipo di metodo non è sempre efficace e deve essere ben ponderato, tenendo soprattutto conto delle trasformazioni storiche occorse nella penisola italica a partire dal II sec. a.C.Cfr. HATZFELD 1912; HATZFELD 1919; A. J. N. WILSON, Emigration from Italy in the Republican Age of Rome, Manchester 1966; H. SOLIN, Appunti sull'onomastica romana a Delo, in Delo e l'Italia, OpFin II, 1982, 101-117.
53 HATZFELD 1919: “È in questo momento, infatti, come possiamo essere certi consultando la nostra
prosopografia, che vissero i Caeeilii, Crepereii, Gerillani, Maecii, Novii, Stertinii, Vibii”.
54Per una sintesi del dibattito e di ciascuna teoria si vedano LE ROY 1993, pp. 183-207.
55Si leggono i nomi di trentanove Italici che, insieme ad alcuni Ateniesi, Delii e Greci, hanno contribuito alla
costruzione del Portico dell’Agorà. Nonostante la maggioranza italica, il banchiere dal nome greco e proveniente dalla fenicia Ascalon, stabilito a Delos, era uno dei principali donatori all'Agorà degli italiani. Egli divenne anche cittadino di Napoli e questo fa capire la complessità della situazione. Cfr. MANCINETTI SANTIMARIA G., Filostrato di Ascalona, banchiere in Delo, in COARELLI et al. 1982 pp. 79-89; HATZFELD 1921, pp. 471-486.
56Strabo, Geog. X 5,4: ἐκεῖσε γὰρ μετεχώρησαν οἱ ἔμποροι, καὶ τῆς ἀτελείας τοῦ ἱεροῦ προκαλουμένης αὐτοὺς
καὶ τῆς εὐκαιρίας τοῦ λιμένος.
57Due officine attestate nell’agorà degli Italiani costituiscono un chiaro esempio di produzione eterogenea di
rilievi, copie e oggetti d’arredo. Nel quartiere di Skardhana è stata scoperta un’officina di bronzisti che producevano fulcra ed altre appliques. Per l’identificazione e lo studio di botteghe di bronzisti si veda
13
di altissima qualità dagli antichi58 e destinati al mercato occidentale, in particolare all’Italia
centro–tirrenica. Questi prodotti di arredo erano destinati alla ricca committenza romana per abbellire le sontuose dimore. Il bottino del relitto di Mahdia è stato interpretato come il risultato di un’attività pirata e sembra avesse al suo interno del materiale potenzialmente prodotto a Delo, dimostrando così l’esistenza sull'isola di una produzione artigianale specializzata59. Dalle indagini archeologiche e epigrafiche emergono intensi rapporti tra gli
italici e Delo per il commercio degli schiavi, la somatemporia. Come testimonia Strabone, i Romani, arricchiti dalla distruzione di Cartagine e di Corinto (μετὰ τὴν Καρχηδόνος καὶ Κορίνθου κατασκαφὴν), facevano uso massiccio degli schiavi, per la maggior parte uomini rapiti e venduti dai pirati60. L'esistenza e le dimensioni di questo mercato degli schiavi sono
state ipotizzate solo61 attraverso la testimonianza di Strabone62. Oltre a questo passo Diodoro
Siculo63e Orosio64 sono i testimoni di una ribellione di schiavi a Delo65. Con il solo aiuto dei
dati archeologici locali, che scarseggiano, le date proposte per questa rivolta oscillano dal 133 al 129 a.C.66 Far coincidere il dato letterario con quello archeologico è però problematico
e Bruneau sottolinea con forza il fatto che i dati dell'archeologia locale non confermano la visione dello storico, invitando alla cautela. Tuttavia alcuni studiosi, subendo il fascino della testimonianza straboniana, hanno cercato di identificare un reale luogo per la compravendita
MARCADÉ 1969, pp. 83 ss., 102 ss.
58Plinio attribuisce una grande ed antica tradizione dell’artigianato delio, che era specializzato in letti e triclini
(Pl. N.H, XXXIII, 144; XXXIV, 9, 14-15). COARELLI F., Il commercio delle opere d’arte in età tardo-repubblicana, Revixit Ars, Roma, 1996: “Le navi che trasportavano vino verso la parte orientale del Mediterraneo potevano caricare, al ritorno, opere d’arte e di artigianato locale”. Per i reperti trovati a Delo, vedi
SIEBERT 1973, p. 555 e ss.; DÉONNA 1938. 59 BARR-SHARRAR 1998.
60Riferimenti alla pirateria dei Cilici, Pisidi e Panfili abbondano nei libri XIV e XVI della Geografia
straboniana, come in XIV 3, 2 e XIV 5, 2.
61Anche Cic. Orator, 70: “Neque me divitiae movent, quibus omnes Africanos et Laelios multi venalicii
mercatoresque superarunt… neque vestis aut caelatum aurum et argentum…neque vero ornamenta ista villarum ab aliquo video perfacile Deliaco aut Syro potuisse superari”. Questa è una fonte che alcuni studiosi hanno usato per provare l’esistenza di un mercato di schiavi ma, in linea con le parole di Bruneau, ritengo che non sia una prova e che Cicerone stia confrontando la cura e la dedizione di un magistrato romano e di un isolano o un siriano ricco nel lusso e nella ricchezza in contesti privati. Vedi BRUNEAU 1988, p. 570-1.
62Strabo, Geografia, XIV 5, 2: ἡ Δῆλος, δυναμένη μυριάδας ἀνδραπόδων αὐθημερὸν. Questa testimonianza,
come Bruneausottolinea, è tardiva; Strabone vive durante il declino di Delo e tutti gli studiosi ammettono che lo storico descriva una Delo passata, dei ‘tempi d’oro’, usando fonti precedenti. Molti studiosi si sono chiesti se effettivamente fossero venduti così tanti schiavi a Delo e i pareri sono discordanti, a seconda della traduzione più o meno letterale di μυριάδας. Cfr. BRUNEAU 1989, pp. 41-52; HOMOLLE 1884, p. 98; DEONNA 1948, p. 43.
63Diod. Sic. XXXIV, 2, 19.
64Or. Historiae adversus paganos, V, 9.
65Le due fonti narrano che la rivolta è scoppiata anche ad Atene e che fosse stata soffocata dall’epimeleta,
mentre a Delo dai soli abitanti, confermando la natura non bellica dell’isola sacra. Orosio, oltre ad identificare la rivolta degli schiavi in Sicilia come motore per tutte le altre rivolte, dà molte più informazioni sulla rivolta ateniesi rispetto a quella delia, perciò la collocazione temporale del fatto avvenuto a Delo risulta molto più complessa.
14
degli schiavi a Delo, nonostante non ci sia nessuna fonte che attesti un edificio del genere, e nonostante non sia emersa dagli scavi alcuna chiara infrastruttura commerciale, che ci si attenderebbe da un emporion di tale importanza67. Nel 88 a.C. scoppiò lo scontro tra Roma
e Mitridate Eupatore, re del Ponto, che dura fino al 63. Atene prese le difese di Mitridate, ma Delo si ribellò a Atene, schierandosi politicamente in maniera indipendente, a causa dell’influenza dei numerosi italici presenti sull’isola. L’autonomia di Delo durò ben poco: nel corso dell'inverno dell'88/87 a.C. la flotta pontica, sotto la guida di Archelao, restituì ad Atene il comando dell’isola, e fu donato alla polis attica il tesoro sacro di Delo. Appiano di Alessandria parla di una vera e propria strage, con 20.000 romani uccisi68, numero forse
esagerato per l’isola. Inoltre, non tutti gli abitanti dell'isola furono massacrati; una parte della popolazione sembra sia stata venduta69. Nello stesso tempo Silla combatteva a Atene,
assediando il Pireo, difeso dal generale di Mitridate Archelao. Secondo Appiano e Pausania, il passaggio delle truppe pontiche fu segnato dal massacro di alcuni degli abitanti di Delo; tuttavia, gli archeologi non trovarono i resti di tutte queste vittime. Dopo questi eventi, il mercato di Delo subì inevitabilmente una flessione. Nell'86 a.C. Roma riconquista Delo70, e
nel periodo immediatamente successivo si evidenzia una nuova spinta commerciale. Ancora nel 69 a.C., Delo subisce un secondo sacco da parte di una flotta di pirati sotto il comando di Atenodoro per conto di Mitridate, cui seguono un nuovo restauro e la fortificazione della città da parte di C. Triarius, legato di Lucullo71. Nel 67 a.C. Pompeo sconfigge i pirati nel
Mediterraneo, i primi fautori della grande macchina del commercio degli schiavi: la vittoria romana è un duro colpo per l’isola che, come sappiamo, era il principale punto di trasbordo per gli schiavi. A seguito del declino del porto franco di Delo sarà Puteoli, che già al
67Alcuni studiosi hanno ipotizzato che proprio l’Agorà degli italiani fosse un mercato di schiavi (COCCO,
Sulla funzione dell'Agorà degli Italiani di Delo, Parola del Passato, 25, 1970, pp. 446-449; COARELLI F., L’Agora des Italiens a Delo: il mercato degli schiavi, in: Delo e l’Italia, Opuscula Instituti romani Finlandiae 2, 1982, pp. 119-146. F. COARELLI, L’Agora des Italiens: lo statarion di Delo? JRA 18,2005, pp. 196-212), ipotesi aspramente criticata da BRUNEAU, in linea con la visione ‘neutra’ e tradizionalmente accettata di Hatzfeld (BRUNEAU Ph., Deliaca 3. L'Agorà italiana è stata usata come mercato degli schiavi? BCH, 99, 1975, pp. 273-275; Deliaca 44. L'Agorà italiana era un mercato di schiavi? BCH 109, 1985, pp. 557-564. Deliaca 49. Les propylées et autres accès de l'Agora des Italiens BCH, 111, 1987, pp. 331-339. BRUNEAU & DUCAT, Guide de Délos, Paris 2005). Rauh ha ipotizzato che fosse una palestra o arena per i gladiatori (RAUH N. K., Was the Agora of the Italians an Établissement du Sport? BCH 116, 1, 1992), mentre Zarmakoupi presume che la compravendita delle merci avvenisse a terra e che gli schiavi fossero condotti a riva in piccoli gruppi, venduti e poi reimbarcati (ZARMAKOUPI 2018). L’ipotesi del mercato di schiavi a Delo è stata discussa da Trümper (TRÜMPER M. Graeco-roman Slave Markets. Fact or Fiction? in: Dialogues d'Histoire Ancienne, vol. 37, n°2, 2011. pp. 165-167; TRÜMPER 2008).
68App. Bell.Mithr. 28 ; cfr. Strabo, X, 5, 4. 69Paus.III, 23.
70App. Bell. Mithr, 38-45.
71Flegonte di Tralles, citato da Fozio (= FHG, III, p. 606, n° 12 = FGH, n° 257, p. 1164, n° 12) : Αθηνόδωρος
πειρατής έξανδραποδισάμενος Δηλίους τά τών λεγομένων θεών ξόανα διελυμήνατο ' Γάϊος δέ Τριάριος τά λελωθημένα της πόλεως έπισκευάσας έτείχισε τήν Δηλον.
15
momento della deduzione coloniaria del 194 a.C. svolgeva il ruolo di principale scalo di Roma, il fulcro su cui convergeranno i commerci mediterranei. Nel corso del II sec. a.C. era definita come una delle più fiorenti città della Campania72, divenendo il più importante porto
dell’Italia tirrenica, strettamente legato a Delo. Alla fine del II sec. a.C. il poeta Lucilio definisce Puteoli Delus Minor, la nuova Delo, ma con meno prestigio e storia. Se Delo rappresentava il cuore del commercio nel mare Egeo, Puteoli era senza dubbio il centro di confluenza nel Mediterraneo centrale.
72Polyb., Hist., III, 91, 4.
16
1.
3 SVILUPPO URBANISTICOUna città, qualunque sia il suo tempo o la sua collocazione geografica, è sempre una materia viva ed è continuamente sottoposta ad eventi che modificano il territorio. È importante quindi intrecciare la storia con lo studio dell'urbanistica, interpretando strade ed edifici in una prospettiva diacronica. Il primo studioso che si è interessato dell’urbanistica di Delo è stato Philippe Bruneau73, che scrive nel 1968, in anni in cui solo il Quartiere del Teatro era
stato studiato a sufficienza, mentre gli altri neppure parzialmente. Egli imposta la sua indagine seguendo le tre principali fasi storiche dell’isola: l'‘Indipendenza’ (314-166 a.C); la seconda Dominazione Ateniese (166-69 a.C.); la fase di declino di Delo (88-55/3 a.C.). La discussione sull’urbanistica, piuttosto trascurata dopo l'articolo pionieristico di Bruneau, riprende vita grazie a Papageorgiou-Venetas del 198074. L'autore cerca di dare una visione
generale dell'urbanistica dell’antica città di Delo, ma fu pesantemente criticato nel mondo accademico, soprattutto per l’approccio astorico. Manca quindi una visione globale e diacronica dellʼurbanistica di Delo. I sondaggi e gli scavi recenti hanno permesso di identificare aree abitate nel IV e III secolo e recentemente lo sviluppo urbanistico della città è stato investigato da altri studiosi75. Lo studio di Bruneau tuttavia, nonostante i limiti di
conoscenza dati dal tempo, rimane l’opera principale per ottenere una storica visione storica d’insieme. Un aiuto ulteriore per le indagini ad oggi è l’atlante di Delo,76 un lavoro che
costituisce un’ottima base di partenza per nuovi studi sullo sviluppo urbanistico. Per la ricostruzione storica, economica e sociale di Delo, gli studiosi hanno consultato soprattutto fonti epigrafiche e prosopografiche, spesso focalizzandosi su un unico periodo storico77. Lo
studio delle abitazioni, elemento molto utile per la ricostruzione storica e sociologica, è limitato dal fatto che sono pochissimi i contesti che forniscono una datazione sicura78 e la
73 BRUNEAU 1968, pp. 633-709. 74 PAPAGEORGIOU-VENETAS 1981.
75FRAISSE 1983, pp. 301-313. HASENOHR 2002; MORETTI et alii, Atlas. Exploration archéologique de
Délos, 43. Athènes: École française d'Athènes, 2015, pp. 39-51; ZARMAKOUPI 2018.
76 L’opera, messa in cantiere dal 2003, include una nuova mappa dell'isola a 1/5000, un piano generale della
città a 1/1000, quattro altri a 1/2000, trentasette piante e tredici profili delle aree cercate 1/200, nonché una sommaria storia della cartografia a Delo MORETTI J.C. et alii, Atlas, EAD XLIII, 2015. Articoli precedenti sull’Atlas: MORETTI et alii, EAD 43, 2015. Cronache: BCH 128-129 (2004-2005), pp. 866-868; 130 (2006), pag. 728; 131 (2007), pp. 982-983; BCH 132 (2008), pag. 823; BCH 133 (2009), pag. 625-626; BCH 134 (2010), pp. 575; BCH 135 (2011), pag. 587.
77 VIAL 1984; ROUSSEL 1993, pp. 166-87.
78 Le 3 case dell'Insula degli Attori (18-20) furono costruite nell'ultimo quarto del II secolo a.C. Per la Maison
de l'Hermès almeno l'estensione della parte N può essere limitata nel tempo dopo la scoperta di una moneta coniata tra il 200-180 a.C. L'unica casa ben datata è la Maison de Kléopatra: la base su cui poggiavano i due ritratti dei padroni riporta il nome dell’arconte eponimo Timarco, (138/7 a.C.) fornisce una datazione della ‘versione definitiva’, il prodotto di tre grandi fasi di costruzione. Per una sintesi dei quartieri e delle case, vedi TRÜMPER 1998, pp. 121-126; SANDERS 2001.
17
situazione è ancora peggiore per quanto riguarda la datazione delle singole fasi di costruzione. La mancanza di informazioni sulla datazione, soprattutto per il Quartiere del Teatro, è una lacuna enorme, dovuta a scavi effettuati in breve tempo senza sondaggi completi. Se volessimo ricostruire Delo tra il IV e il III secolo, dovremmo immaginare un piccolo villaggio attorno al santuario di Apollo, nucleo centrale e aggregatore della piccola area urbana. Era già presente l’agorà dei Competaliasti, nella sua prima fase, situata nei pressi del porto e del Santuario, nonostante la difficoltà del terreno paludoso, e sembra che già in quest’epoca svolgesse non solo funzioni pubbliche-monumentali, ma anche parzialmente residenziali79. Solo dal II secolo in poi però è certa la sua vocazione
commerciale e la sua forma sarà il risultato di diversi programmi costruttivi che si sono gradualmente avuti nel tempo80. Durante questo periodo, e fino alla fine del III secolo a.C.,
le zone residenziali della città si situavano nel versante meridionale della collina di Skardhana e nella versante settentrionale della collina del teatro. Una chiara lettura dell'evoluzione urbana di questa zona centrale è possibile perché la maggior parte degli edifici avevano un carattere cultuale e monumentale, che ne garantiva la contiguità: per cinque secoli, infatti, si aggiunsero strutture a quelle già esistenti, senza attuare demolizioni o sostituzioni81. Nei quartieri residenziali invece, le continue ristrutturazioni e trasformazioni
dovute al carattere cosmopolita e commerciale dell’isola e alla rapidissima espansione della città nel II secolo a.C., costituiscono la motivazione della difficoltà di ricostruire precisamente le fasi evolutive delle case. Nonostante siano rimaste pochissime evidenze materiali relative all’epoca della prima Dominazione Ateniese, gli scavi più recenti hanno identificato zone occupate nel IV secolo e poi nel III secolo: materiali ceramici e un monumento di età arcaica82 sono stati trovati rispettivamente nelle insulae IIIa, IIIb e XIV,
situate nella parte occidentale del Quartiere del Teatro (“Maritime Quarter”), dimostrando che l'area era frequentata con continuità sin dall’età arcaica. Per quanto riguarda la fase dell’Indipendenza (314-167 a.C), la città era ancora piccola, ma si riempiva velocemente di monumenti83, il Quartiere del Teatro probabilmente era in espansione e l'area ad est del
Santuario di Apollo e il successivo Quartiere del Lago erano occupati da giardini84. Il gran
79HASENOHR 2002.
80FRAISSE 1983, pp. 301-313.
81 PAPAGEORGIOU-VENETAS 1981.
82 MORETTI J. Ch., Un monument archaïque sur le front de mer à Délos, RA (1998), pp. 227-262.
83È a questo periodo che si datano il Santuario dei Dodici Dei, l'Asklepieion, l'Afrodision di Stilesos, il
principale tempio Dioskourion, il Kynthion, teatro, il ponte Sud, il portico di Antigone, i Sarapieia A e B, la camera ipostila, il Portico di Filippo, il portico dell'Agorà dei Deli (84), il Tempio D.
84Ph. BRUNEAU, Deliaca (III). In BCH 103, livr. 1, 1979, pp. 83-107. pp. 83-107. L’esistenza di giardini, in
18
numero di edifici pubblici costruiti durante il Periodo dell’Indipendenza testimonia l'attività e la nuova fiducia nella democrazia. Con il boom economico della seconda Dominazione Ateniese (166- 69 a.C.) la situazione cambiò radicalmente: si moltiplicarono gli abbellimenti della città, le decorazioni dei santuari, le costruzioni nel porto e nell'agorà, e aumentarono i testi epigrafici fruibili85. Si avvertono nuove esigenze: grazie all'aggiunta di argini, l’Agorà
dei Competaliasti fu ampliata, rialzata e pavimentata. Contemporaneamente avvenne anche l'estensione delle già esistente zona residenziale del Teatro: dalle indagini archeologiche è stato possibile distinguere il più antico quartiere teatrale ‘inferiore’ dalle insulae II, IV e VI, che furono create solo ora; si assiste così alla costruzione di altre case in uno spazio angusto rimasto tra le dimore preesistenti. La città oltrepassò i suoi vecchi confini: l'area della città si quintuplica, i quartieri residenziali già attivi e collocati intorno all’area santuariale si espandono, nuovi mercati circondano il santuario. Si sviluppano altre aree residenziali, come il Quartiere dello Stadio, nella baia di Ghourna e soprattutto a sud fino alla remota Baia de Fourni; le nuove abitazioni vengono costruite in centro, dove erano disponibili aree non ancora edificate, per andare poi sempre più verso l’esterno. I nuovi quartieri sono stati creati su una griglia stradale ortogonale adattata alle esigenze topografiche, una sistemazione ben diversa dal Quartiere del Teatro, le cui case sono disposte a distanze irregolari e in modo disordinato. Queste differenze morfologiche sono imputabili alla storia dello sviluppo urbano di Delo: il Quartiere del Teatro è il ‘quartiere vecchio’ e, come in molte città, ha un impianto irregolare, mentre i quartieri ‘nuovi’, la cui costruzione è dovuta a un considerevole e improvviso afflusso di popolazione, hanno un impianto regolare86. Studiosi come Paris,
Couve e Bruneau, analizzando i contesti abitativi da loro scoperti, avevano riconosciuto una omogeneità tra le case indagate, sia nelle strutture architettoniche, sia negli allestimenti interni e delle stanze, tanto da parlare di “koinè architettonica”87. Questa omogeneità e il
declino improvviso di Delo dalla metà del I secolo, hanno condotto gli studiosi a datare le maggiori abitazioni scoperte in un periodo compreso tra la seconda metà del II secolo e il I secolo, ma il loro periodo d’uso potrebbe essere più lungo o la loro costruzione potrebbe essere avvenuta prima del 166 a.C. Il fermento del momento si riflette non solo nella creazione di nuovi quartieri e strade che pullulano di botteghe, ma anche all’interno degli
è dimostrata dalle menzioni nelle liste di locazione degli hieropoioi, per poi essere sostituiti da edifici a causa dell'espansione urbanistica durante il boom economico.
85PAPAGEORGIOU-VENETAS 1981.
86PARIS 1884, COUVE 1895, BRUNEAU 1968, KREEB 1984. TANG 2005 elenca nel suo recente studio ben
otto zone residenziali: il quartiere Nord (29 case), il Quartiere dello Stadio (7 case), Il quartiere dell’Inopo (6 case), Il quartiere della Maison des Masques (6 case), Il quartiere del Teatro (50 case), l’area del Santuario di Afrodite (2 case), la zona sud (2 case), la “Peribolos Street” (9 case).
19
spazi privati: le modifiche apportate all’edilizia privata dimostrano il dinamismo con cui gli abitanti di Delo hanno fatto fronte, tempestivamente, al boom economico: le variazioni architettoniche e d’uso degli ambienti testimoniano come i proprietari abbiano deciso di modificare l’organizzazione delle proprie case per ricavarne spazi utili ad attività economiche, come magazzini o di laboratori artigianali88, o per affittare ai nuovi arrivati
delle stanze, o per aumentare il proprio prestigio89. Nel 88/87 a.C. la flotta pontica, sotto la
guida di Archelao, attacca Delo e nel 67 a.C. Pompeo sconfigge i pirati nel Mediterraneo, dando un duro colpo all’economia dell’isola. A tali eventi corrispondono più o meno evidenti modifiche a livello urbanistico. Tuttavia, le due catastrofi che colpirono Delo nel I secolo a.C. (88 e 69 a.C.) furono generalmente sopravvalutate: queste infatti non portarono certamente alla distruzione su larga scala dei quartieri residenziali, né al loro totale abbandono. Il muro di Triarius è stato costruito per difendere gran parte dellʼisola da Athenodoros, come attestano le iscrizioni90: integra il Quartiere Nord, il Santuario, la Maison
de l'Hermès, e continua fino al Teatro e poi prosegue verso il mare. Molte aree alterarono le loro funzioni: alcune case furono convertite in botteghe. La Palestra di Granito, ora a contatto con il muro di Triarius, divenne una caserma, mentre l’Agorà dei Competaliasti perse la sua funzione di moderatore della circolazione dei quartieri91. Altre alterazioni
attribuite a fattori politici, sono la mutilazione di statue, come quella del romano Billienus e di altre poste nell’Agorà degli Italiani, successivamente restaurate, così come gli sfregi fatti verosimilmente dagli stessi abitanti dell’isola ai volti dei generali pontici posti sui medaglioni della statua di Mitridate, innalzata presso il muro di fondo del santuario dei Cabiri nel 101-10092. Durante l'epoca imperiale fu gradualmente invaso dalle abitazioni e da
88 TRÜMPER 2007. È noto che le tabernae romane non solo funzionavano come negozi, laboratori o taverne,
ma offrivano anche semplici sistemazioni, ad esempio sulla pergula o sul mezzanino. Studi sulle botteghe e il commercio a Pompei e Ercolano: PIRSON F. Mietwohnungen in Pompeji und Herkulaneum. Untersuchungen zur Architektur, zum Wohnen und zur Sozial- und Wirtschaftsgeschichte der Vesuvstädte. Studien zur antiken Stadt 5. Munich 1999: Verlag Dr. Friedrich Pfeil, pp. 19-20; MONTEIX N., Les lieux de métier: boutiques et ateliers d’Herculanum (Rome 2010) in: Journal of Roman Archaeology 26, 2013, pp. 601-604;. ELLIS S.J.R, The Roman Retail Revolution: The Socio-Economic World of the Taberna, Oxford University Press, Oxford 2018.
89TANG 2005.
90 ID 1855-1858, in particolare ID 1856 e ID 1857 sono stati scoperti all'interno del Muro stesso, ricordano la
costruzione del "muro" (ID 1856) e del "bastione" (ID 1857).
91 Per il muro di Triarius vedi nota 25; per i cambiamenti urbanistici e funzionali delle abitazioni
ZARMAKOUPI 2018.
92 Una testa d'uomo in marmo di 24 cm trovata nel santuario dei Cabiri è stata identificata come una di quelle
che ornavano i busti nei 6 medaglioni. Di questa sappiamo anche il nome del rappresentato dall'iscrizione sul medaglione: Diophantos, forse un generale di Mitridate. Resta poco del volto, che è stato colpito e sfregiato volontariamente. Bruneau ipotizza che siano stati gli stessi abitanti di Delo a fare la violenza, non appena la flotta pontica si è ritirata. BRUNEAU 1968, p. 674; MICHALOWSKI 1932, pp. 9-10; CHAPOUTHIER 1935, p. 92.
20
un complesso termale. Infine, l'area rimase occupata da case durante il periodo bizantino93.
Le statue, le iscrizioni e i vari elementi architettonici che si trovano riutilizzati nel Muro mostrano che, per costruirlo, si era utilizzato tutto ciò che capitava. Il rimpicciolimento della città e la concentrazione nei pressi del bacino portuale, con la creazione di nuove case in quell’area, ha permesso la conservazione della maggior parte delle case del II e I secolo a.C., perché sono state abbandonate senza avere distruzioni, modifiche o nuovi proprietari. Il fatto che molte case fossero del tutto prive di arredi rende chiaro che i proprietari furono in grado di portare con sé i beni non solo più preziosi, ma anche il mobilio (Maison de la Colline, Casa sull’Inopo, Maison des Dauphins). Altre abitazioni, come la Maison des Sceaux e la Maison de l'Épée sono state distrutte da incendi improvvisi e ridotte in macerie, che hanno letteralmente seppellito gli arredi94. È stato rilevato anche il tentativo, o da parte degli
assalitori o dei proprietari, di rimozione, non sempre riuscita, di mosaici, come nella Maison du Trident, nella Maison de Fourni, nella Maison des Comédiens. La zona del Santuario è molto più rovinata dei quartieri residenziali, dove l'altezza di alcune pareti esterne supera i cinque metri. È la storia successiva di Delo che riflette questo fatto, perché la regione sacra diverrà l’area di occupazione in epoca imperiale, dove la riqualificazione e la ricostruzione hanno avuto luogo per circa sette secoli dopo i due disastri. Infatti Delo, pur diventando un piccolo agglomerato, fu tuttavia occupato senza interruzione fino al VI secolo d.C., e i suoi limiti furono la costa a ovest, l'istituzione dei Poseidoniasti a Nord, e il Quartiere del Teatro a sud.
93HASENOHR 2002.
21 1.4 ARCHITETTURA E MODELLI ABITATIVI
Lo studio di numerosi contesti domestici attraverso lo scavo archeologico, affiancato da un utilizzo critico e consapevole delle fonti letterarie, è il modo più efficace per ampliare le nostre conoscenze non solo sugli elementi architettonici e la funzione degli ambienti degli edifici privati, ma anche sull’economia, la società, e le sue gerarchie esistenti al loro interno95. L’interesse verso i contesti privati è già attivo nella seconda metà dell’Ottocento
e si basa sulla ricostruzione delle abitazioni, dall’età arcaica a quella ellenistica, unicamente grazie alle informazioni e le deduzioni ottenute dalle fonti letterarie. Agli albori degli studi della casa greca, si tentò di carpire informazioni a proposito delle dimore arcaiche da Omero. Per quanto riguarda la distribuzione delle stanze e le funzioni in età classica i testi presi in considerazione furono Le Storie di Erodoto (Her. Hist. II, 148,6; II.169.5), il Protagora di Platone (Pl. Prt., 314c-315a.), Sulla morte di Eratostene di Lisia (Lys. 1, 9.), i Memorabili (Xen. Mem ., III, 8- 9, VIII 9) , l’Economico di Senofonte (Xen., Oec., IX: 3-5) e il De Architectura di Vitruvio (Vitr. De Arch.VI, 7.2-5). Tra le fonti più usate per questo ambito di studi, quella che tratta in modo più accurato e articolato l’argomento della casa greca, è Vitruvio96. L’autorità della fonte è dettata però dalla quantità delle informazioni che dà
rispetto agli altri testi, e non dalla precisione o la sicurezza delle sue stesse fonti: sono ignoti i testi a cui lo scrittore latino si è ispirato: gli esempi più ovvi e vicini sono in Magna Grecia e in Sicilia, ma si presume tuttavia che il sesto capitolo del De Architectura sia stato scritto durante la sua permanenza ad Alessandria, città importantissima in età ellenistica97. Con le
prime scoperte archeologiche gli studiosi necessariamente hanno confrontato i risultati degli scavi con le fonti in loro possesso, usandole come chiave di interpretazione. Alcuni più importanti contesti per lo studio dell’architettura domestica greca sono Olinto e Eretria98 per
l’età classica, Priene99, che conserva contesti datati tra il IV e il II secolo a.C., Delo, per l’età
95Per una sintesi generale della storia degli studi della ricostruzione della casa greca dall’età arcaica a
ellenistica: PESANDO F. Oikos e ktesis. La casa greca in età classica, Roma 1987; PESANDO 1989. Uno studio più recente e sintetico è quello di Markus Wolf, dedicato alla casa di età ellenistica non solo in Grecia, ma anche in Sicilia e in Magna Grecia, contesti spesso trascurati: WOLF, Die Häuser von Solunt und die hellenistische Wohnarchitektur, Mainz am Rhein, 2003.
96 Il De architectura è composto da 10 libri ed è suddivisibile in tre parti: l’aedificatio o scienza delle
costruzioni (libri 1-8), la gnomonice sugli orologi (l. 9) e la machinatio sulle macchine (l. 10). L’aedificatio è a sua volta ripartita in due parti, quella pertinente agli edifici pubblici (libri 1-5) e quella concernente gli impianti privati (libri 6-8). La casa greca viene trattata nel capitolo 6.7.1-7
97PESANDO 1989, p. 193.
98 ROBINSON D., Excavations at Olynthus, 14 voll., Baltimore 1929-52; CAHILL N., Household and city
organization at Olynthus. New Haven 2002. Vedi anche HOLLAND MCALLISTER & ALLEN AULT, The Excavations at Ancient Halieis. The houses: the organization and use of domestic space, Indiana University Press, 2005.
22
ellenistica. Le interpretazioni di questi contesti abitativi sono state fatte basandosi in gran parte sul capitolo settimo del De Architectura di Vitruvio: tuttavia, la fonte non è stata utilizzata come supporto per le evidenze archeologiche nel migliore dei modi. Gli studiosi hanno prelevato determinati elementi presenti nel testo di Vitruvio e li hanno utilizzati impropriamente per creare diverse tipologie architettoniche per l’abitazione privata. Questo ha semplificato l’indagine, ma l’ha anche notevolmente limitata, perché ha reso impossibile vedere la complessità della realtà antica. Ogni abitazione dunque doveva rispondere a uno schema fisso che nella realtà antica e nelle fonti non esiste. Le tipologie abitative identificate sono dunque tre: la casa a pastàs, a prostàs, a peristilio. Se il termine peristylum non dà molti problemi di comprensione, i primi due rimangono dal significato ambiguo100. Mentre le
prime abitazioni a pianta quadrangolare avevano un unico spazio multifunzionale (oikos), la pastàs presuppone già una minima articolazione degli ambienti. Attestata dal VIII secolo a.C., la pastàs è un corridoio trasversale che dà accesso a più stanze affiancate. Con l’età classica aumentano le fonti letterarie101 e le testimonianze archeologiche, e la pastàs si
sviluppa in contesti abitativi più articolati. A Olinto si rilevano numerosissime abitazioni aventi a nord un corridoio trasversale che univa più aree della casa, e definite quindi ‘case a pastàs’. Per quanto riguarda il modello di ‘casa a prostàs’, attestato soprattutto in Asia Minore e in particolar modo individuato a Priene, è caratterizzato dalla divisione dell’abitazione in tre parti distinte: il megaron a due piani, il cortile centrale, e l’oikos, davanti alla quale vi era la prostàs, un’area porticata che consentiva l’accesso al cortile. Il modello a pastàs viene identificato anche alle soglie dell’età ellenistica, quando la casa si arricchisce ulteriormente con l’aggiunta del peristilio nel cortile102, l’elemento che
caratterizza il modello definito ‘casa a peristilio’, ben attestato nell’età ellenistica. Esempi di casa a peristilio sono il palazzo di Pella, la villa della Buona Fortuna a Olinto, composta da nove ambienti che si affacciano su un cortile con peristilio, nonché molte delle abitazioni scavate a Delo. Lo sviluppo delle case greche si basa su un costante aumento della dimensione e soprattutto del numero di stanze, culminando nelle ricche dimore ellenistiche,
Polis I) Munich: Deutscher Kunstverlag, 1986.
100Vitruvio li considera sostanzialmente equivalenti: “Hic locus apud nonnullos prostas, apud alios pastas
nominatur” (Vitr. De Arch. VI, 7.1). La prima menzione del termine pastàs è in Erodoto (II, 148,6; II.169.5) e Senofonte (3.8.8.9).
101La maggior parte delle fonti letterarie per il periodo classico offre informazioni sull’edilizia privata
nell’Attica, soprattutto a Atene, dove si riscontra una differenza sostanziale nell’architettura privata a seconda della distanza dal centro, simbolo delle istituzioni. Se L’acropoli è affollata da molte case modeste, almeno fino all'età ellenistica, e gli unici edifici lussuosi erano quelli di pubblica utilità, la campagna invece pullula di case lussuose, che possiamo immaginare dalle note descrizioni di Platone e Lisia rispettivamente per la casa di Callia e di Eufileto. Vedi Thuc, 2, 65, 2. Pl. Prot, 310bc, 314a-316b; Lys. I, 22-24.
23
la cui estensione e articolazione offre una più ampia varietà di usi e di strutture architettoniche. Già all’inizio del Novecento tuttavia, alcuni studiosi ritenevano l’utilizzo delle fonti molto rischioso: Gardner identifica l'errata interpretazione e la sopravvalutazione dell'opera di Vitruvio come una delle cause principali della creazione di modelli abitativi erronei103, se non inutili104; alcuni studiosi della casa greca hanno reso evidenti alcuni
elementi ambigui all’interno del VI libro di Vitruvio: Hoepfner e Schwandner105 tentano di
dimostrare, con successo, che la descrizione vitruviana della casa greca (VI.7.1-6) ha all’interno elementi ambigui e che si basa su più fonti, da collocare in diversi momenti storici; solo così infatti si può giustificare la coesistenza nel testo dei termini prostàs e pastàs, relativi all’età classica (e quindi a una fonte classica), e di elementi riferibili unicamente all’età ellenistica come il peristilio rodio106. Krause107 cerca di identificare uno sviluppo
diacronico e coerente dell’abitazione: dal semplice complesso di due stanze a cui si oppone trasversalmente una terza, si sviluppa la casa a pastàs classica, e da questa la casa ellenistica, il cui elemento centrale (il cortile a peristilio o una grande sala rappresentativa) sono l’evoluzione della pastàs. Anche l’utilizzo della terminologia vitruviana negli studi dell’architettura domestica108 è stato recentemente messo in discussione da molti studiosi,
convinti che questo renda soltanto più confusionaria la comprensione, e che limiti l’indagine109: Trümper sottolinea l’importanza di non usare termini greci che a priori
limitano e classificano un ambiente, e preferisce usare termini generici, come “casa” o “Wohneinheit”, traducibile in italiano col termine “unità abitativa”. L’uso della parola neutra è preferibile perché non è associata con una qualità fisica, come la grandezza, i materiali usati o l’articolazione delle stanze, e permette di includere nel contesto privato tutto ciò che nella nostra visione contemporanea non è contemplato, ad esempio botteghe e laboratori all’interno. Non è possibile infatti sapere quale sia il rapporto tra i nomi tramandati dalle fonti e le eventuali funzioni delle aree, né è metodologicamente corretto applicare schemi
103 GARDNER 1901, pp. 302-3.
104 JAMESON M.H., Domestic architecture and the use of space: an interdisciplinary cross-cultural study,
Cambridge University press, 1990, pp. 98-100.
105HOEPFNER & SCHWANDNER, Haus und Stadt im klassischen Griechenland, München 1986.
106Vitr. De Arch.VI, 7, 3. EHRHARDT W., Zur Geschichte des 'rhodischen Peristyls: das Peristyl r der Casa
delle Nozze d'Argento in Pompeji, in: Omni pede stare Saggi architettonici e circumvesuviani in memoriam Jos de Waele, a cura di S.T.A.M, Mols e Moormann, Napoli, Electa 2005.
107 KRAUSE C., Grundformen des Griechischen Pastashauses, Archäologische Anzeiger 1977.
108L'uso della terminologia che deriva da scrittori antichi, come ad esempio Vitruvio, Lisia, Platone e
Senofonte, è stata una consuetudine per molti archeologi che hanno scavato le case di Delos, Olinto, Atene, Pergamo o Priene: GARDNER 1901, pp. 293-305; ROBINSON D. M., GRAHAM J. W., The hellenistic house, Olynthus VIII, Baltimore: Johns Hopkins Press (London, Humphrey Milford), 1938. ROBINSON 1934, pp. ì 501-510.