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ELVIN GJEVORI, “Democratisation and Institutional Reform in Albania”

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Academic year: 2021

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Euro-Balkan Law and Economics Review- n. 1/2019 ISSN: 2612-6583 pp. 243-246

E

LVIN

G

JEVORI

, “Democratisation and Institutional Reform

in Albania”, Palgrave Macmillan, 2018, pp. 261

Il volume parte da una serie di interrogativi che servono soprattutto a presentarci il perché di questa ricerca e il modo in cui essa si struttura. L’autore, Elvin Gjevori, parte da quello che sembra un assunto accettato come tale quando si discute del rapporto tra il popolo albanese e le sue istituzioni.

Apparentemente, infatti gli albanesi ci sembrano molto poco attenti alla preservazione delle proprie istituzioni ed al loro rafforzamento, prevalendo, di norma, un atteggiamento più individualistico che istituzionale nelle relazioni pubbliche.

Ciò non fa altro che rendere fragili e deboli le istituzioni stesse, che spesso non riescono ad essere all’altezza di ciò che, peraltro, i cittadini si aspettano da loro. Un vero e proprio circolo vizioso da cui è difficile uscire e che giustifica l’analisi accurata che l’autore svolge in quella direzione.

Da un lato, egli osserva, i cittadini vogliono essere trattati con giustizia ed efficienza dallo Stato, ma dall’altro sono spesso riottosi ad accettarne le logiche organizzative, che pure sono poste a garanzia di eguaglianza di trattamento e prevedibilità dei processi amministrativi.

I cittadini si rifugiano spesso in pratiche informali che aggirano e indeboliscono, per ciò stesso, l’autorevolezza delle istituzioni, basate come sono su regole formali e scritte.

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Il volume si propone dunque di esaminare le modalità in cui l’Albania sta cercando di istituzionalizzarsi, cioè di rafforzare l’autorevolezza delle istituzioni e lo fa focalizzando due aspetti particolari dei processi in corso, cioè quello della riforma dell’apparato militare e quello, pure molto controverso e drammaticamente aperto a tutt’oggi, della riforma giudiziaria.

L’autore è consapevole dell’eccesso di semplificazione che la dicotomia istituzionalizzazione/de-istituzionalizzazione produce, pertanto cerca di immaginare un percorso per gradi di progressiva uscita dalla situazione di sotto-istituzionalizzazione verso un sistema che funziona correttamente. Il punto di partenza, quasi doveroso per misurare i processi di de-istituzionalizzazione in Albania è il periodo della cosiddetta “anarchia”, cioè il periodo successivo alla cosiddetta ‘crisi delle piramidi finanziarie’, il cui dissesto finanziario indusse i cittadini albanesi ridotti sul lastrico da questa truffa ad impossessarsi delle armi depositate nelle caserme espugnate e ad abbandonarsi ad ogni sorta di saccheggio. Per così dire il 1997 rappresenta per l’autore l’anno zero dell’istituzionalizzazione albanese, un periodo di vera e propria assenza delle strutture statali, distrutte a furor di popolo. Da quel momento in poi, tuttavia, l’esercito albanese - anche con l’aiuto dell’operazione ‘Alba’ capeggiata dall’esercito italiano - in meno di dodici anni l’Albania non solo ricostruirà il proprio esercito su base moderne ed efficienti, ma riuscirà addirittura ad entrare nell’Alleanza atlantica come membro.

Sotto il profilo della riforma giudiziaria, l’autore ci invita a compiere un cammino a ritroso, a partire dal 2016, l’anno della più importante riforma

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giudiziaria albanese dall’anno dell’entrata in vigore della Costituzione del 1998. In questo percorso egli ammette l’importanza svolta dalla pressione degli attori internazionali (UE e USA in particolare), in un momento di assoluta impasse istituzionale.

Questa crisi, d’altra parte è risultata direttamente proporzionale alla portata della riforma, che ha comportato un cambio radicale di almeno un terzo della costituzionale, la modifica degli assetti dei poteri e l’avvio di procedure di controllo e di verifica della competenza e della neutralità dei giudici, il cui organico è risultato profondamente modificato dalla riforma.

Il volume si divide in due parti che hanno approcci diversi. Mentre i primi cinque capitoli si propongono di studiare il tema con un approccio teorico, che si concentra sulla riflessione sulle categorie analitiche da impiegare, soprattutto mostrando una particolare curvatura costruttivista, basata su un doppio registro, quello della formazione degli interessi dei player istituzionali e non e quello della memoria collettiva, che fa da sfondo all’implementazione delle istituzioni, in un modo non sempre positivo.

Su questi due elementi si basa una sorta di teoria della ‘pre-istituzionalizzazione’, soprattutto riferibile a situazioni, come quella albanese, che si inscrivono in un contesto caratterizzato da una difficile transizione democratica (Balcani).

Gli ultimi tre capitoli appaiono come il tentativo di ricercare nell’analisi empirica una verifica dell’assunto teorico, Nel sesto si affronta il tema della riforma della giustizia, analizzata non solo riferendosi al dibattito

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parlamentare che l’ha prodotta, ma anche ai meccanismi che ne hanno di volta in volta ostacolato la definitiva implementazione nell’ordinamento. Nei successivi due capitoli l’autore si occupa della riforma militare, seguendo non solo le varie fasi del suo sviluppo, ma anche la ricezione di questo dibattito a livello mediatico.

Infine, il volume fa i conti con entrambe le riforme suggerendo un meccanismo di interpretazione che sembra soddisfare le domande di partenza e suggerire alcune possibili soluzioni per accelerare il processo di re-istituzionalizzazione albanese.

Giuseppe Cascione

Professore associato di Filosofia politica Dipartimento di Scienze Politiche Università degli Studi di Bari Aldo Moro

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