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Teoria allenamento 5 FLESSIBILITA

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Academic year: 2021

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La flessibilità o mobilità articolare è la capacità che permette di compiere movimenti di grande ampiezza,

sfruttando al massimo l’escursione fisiologica consentita dalle articolazioni.

• Articolarità: dipende da struttura e forma delle articolazioni. • Estensibilità: è la capacità di allungamento di muscoli,

tendini, legamenti, guaine, capsule articolari.

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• Esterni:

– ora del giorno – temperatura • Interni:

– età – sesso

– volume delle masse muscolari – struttura dell’articolazione – capacità di decontrazione I fattori condizionanti

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La classificazione

La flessibilità attiva: consiste nel raggiungere la massima escursione di movimento attraverso l’azione muscolare, cioè contraendo i muscoli agonisti e, al contempo, rilasciando, cioè lasciando allungare, gli antagonisti.

La flessibilità passiva: la massima escursione di

movimento in un’articolazione viene raggiunta sfruttando l’azione di forze esterne, come la gravità, attrezzi ausiliari o un partner.

Entrambe prevedono forme di esercitazione sia statiche che dinamiche.

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La flessibilità dinamica attiva: si ottiene allungando i muscoli e mobilizzando le articolazioni con ampi movimenti di slancio degli arti o del busto nei vari piani dello spazio. È la contrazione del muscolo agonista che determina

l’allungamento di quello antagonista.

Se si cerca di raggiungere la massima escursione articolare attraverso oscillazioni rapide e successive, l’allungamento viene detto anche balistico. In questo caso rischio

d’intervento del riflesso miotatico da stiramento.

I metodi di allenamento: la flessibilità dinamica attiva

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La flessibilità statica attiva: si esercita mantenendo una

posizione articolare estrema per un certo tempo attraverso la contrazione di un gruppo muscolare (agonista) che

contrasta la tensione dei gruppi muscolari antagonisti posti in allungamento.

I metodi di allenamento: la flessibilità statica attiva

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I metodi di allenamento: la flessibilità statica e dinamica passiva

La flessibilità può essere allenata:

• in forma dinamica passiva, quando la muscolatura viene allungata da forze esterne (gravità, compagno, attrezzo) che generano, con un’alternanza ritmica di aumento e riduzione dell’ampiezza di movimento, una sorta di molleggio;

• in forma statica passiva, quando l’articolazione “subisce” una posizione di allungamento (vedi fig. 2 c e d),

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Lo stretching consiste nel portare un gruppo muscolare nella massima posizione di allungamento e mantenerlo così per un periodo di tempo prolungato.

Come si esegue:

1) Posizione di tensione facile: si ricerca la posizione di allungamento in 6-8 secondi circa.

2) Posizione di tensione di sviluppo: per 20-30 secondi con il massimo rilassamento, evitando irrigidimenti e

senza superare la soglia del dolore.

3) Ritorno alla posizione di partenza: in 6-8 secondi circa.

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Il PNF:

• deriva da procedure terapeutiche di riabilitazione • si basa sulla successione

stiramento-contrazione-rilasciamento-allungamento del muscolo • è efficace, ma potenzialmente pericoloso

Il medodo PNF

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Come si esegue il PNF:

1. ricercare lentamente la posizione di allungamento in 6-8 secondi;

2. effettuare una contrazione isometrica di circa 6-8 secondi dei muscoli che si stanno allungando;

3. rilasciare i muscoli per 2-4 secondi;

4. allungarli progressivamente in 6-8 secondi (portandoli al massimo allungamento);

5. mantenere la posizione per circa 10-20 secondi;

6. ritornare lentamente alla posizione di partenza in 6-8 secondi.

Il medodo PNF

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• Conoscere la posizione iniziale, l’esecuzione del movimento, la struttura e la meccanica delle articolazioni implicate.

• Tempo di allungamento lungo. • Non superare la soglia del dolore.

• Mantenere l’attenzione sull’esercizio. • Non sentirsi in competizione.

• Controllare la respirazione.

• Se stanchi, eseguire lo stretching in maniera leggera. • Non eseguire gli esercizi di stretching a freddo.

• Esercitare sia i muscoli agonisti che antagonisti.

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• Aiuta a prevenire o limitare gli infortuni.

• Facilita l’apprendimento, lo sviluppo e il perfezionamento delle abilità motorie.

• Permette alle leve corporee di agire con la maggiore efficienza.

• Migliora la consapevolezza del proprio corpo e agevola il rilassamento generale.

• Eseguito al termine di un allenamento, facilita i processi di recupero.

Occorre distinguere tra: • effetti permanenti • effetti temporanei

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La flessibilità in relazione all’età

Il periodo fra gli 11 e i 14 anni, sia per i maschi che per le femmine, è quello più indicato per influire sulla flessibilità, in quanto a una massa muscolare ridotta si unisce una

struttura tendineo-legamentosa particolarmente elastica. Dopo l’adolescenza, con la maturazione dell’apparato

muscolare, questa inizia a diminuire in misura evidente, se non allenata.

Generalmente le donne mantengono una flessibilità maggiore dei maschi.

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