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Academic year: 2021

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752. D’Amore N. (2011). Premessa a: Fandiño Pinilla M.I., Sbaragli S. (2011).Matematica di base per insegnare nella

scuola primaria. Progetto: Matematica nella scuola primaria, percorsi per apprendere. Vol. 1. Bologna: Pitagora. ISBN: 88-371.1830-9. Pagg. 9-10.

Prefazione

Bruno D’Amore

Questo libro non è il solito manuale pedante e noioso; ce ne sono già tanti! Né si tratta del solito libretto divulgativo che, “destinato ad un pubblico di non specialisti” (su questo genere di libri, nella quarta di copertina, c’è sempre scritto così), si rivela invece difficile e dunque controproducente.

Qui si dà per scontato che il Lettore sia intelligente e spiritoso e che di matematica ne sappia già un po’, almeno un po’; ed infatti si ipotizza esplicitamente che il Lettore sia un insegnante di scuola primaria in servizio o in formazione, che voglia far bene il suo mestiere di insegnante di matematica; si dà anche per scontato che il Lettore se la sia in parte dimenticata, la matematica, che l’abbia rimossa, che non l’abbia fatta sua costruzione personale, come talvolta capita.

E così, su queste basi, le Autrici iniziano a parlare di matematica con un Lettore che presumibilmente non la pone in cima ai suoi interessi personali e cercano di scavare tra le sue conoscenze, per farle riemergere, su argomenti assolutamente di base, non solo quegli stessi che dovrà insegnare, ma anche qualcosina in più, tanto per dargli sicurezza culturale su quel che spiega, per fornirgli un entroterra di base cui fare affidamento.

Se è vero, com’è ahinoi vero, che la matematica non è genericamente amata (e sto usando un eufemismo), riproporla com’è già stata vista in aula per 13 inutili anzi dannosi anni, sarà ancor più inutile anzi dannoso. Tanto meglio, allora, cercare di rendere la matematica più discutibile, meno formale, meno incapsulata dentro stereotipi stantii e demagogici. La matematica, quella vera, lasciatemi allora scrivere Matematica, teniamola per noi matematici. Possiamo provare a proporla agli studenti, anzi dobbiamo provarci. Ma quando i fallimenti sono tanti ed evidenti e gli studenti non ce la fanno proprio, imporla per come la vediamo noi, bella nella sua logica ma per molti fredda, finisce con l’essere un “castigo” (parola presa a prestito da Giuseppe Peano) che alla fine la farà “odiare” (idem). Forse a scuola non si può fare altrimenti, dobbiamo provare a verificare se gli studenti, se almeno alcuni studenti, possano apprezzarne l’intrinseca bellezza; ma poi basta, dobbiamo fare prove diverse e cercare di riconquistare almeno qualcuno alla nostra amata disciplina. Si può provare con la divulgazione colta e dotta, e talvolta funziona. Oppure si può lanciare un messaggio secondo il quale con la matematica non ci si fa male, non è così grave se non sai ripetere la definizione di qualche cosa con le parole laconiche e stereotipate attese, basta che tu l’abbia ben capita e che te ne sia fatto un’immagine chiara, che la tua comunicazione sia efficace. Questo volume è stato posto a base di tutto il Progetto come a dire: un progetto che parla di apprendimento della matematica deve partire da basi credibili di matematica, altrimenti è aria fritta. Le due Autrici ci hanno provato e, a mio avviso, il risultato è convincente. Io credo che ora spetti al Lettore dire loro, dopo aver letto questo libro, se la… riconciliazione è avvenuta e se, in questi

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termini, la matematica non è più uno spauracchio ma qualche cosa di significativo, sulla quale si può intervenire anche personalmente senza timori. Se sarà così, il libro avrà raggiunto il suo nobile scopo.

In esso, alcuni argomenti di matematica, di didattica e di storia vengono appena appena sfiorati e non approfonditi; non è una lacuna, è una scelta voluta; infatti, altri volumi di questo stesso Progetto affronteranno in modo specifico la didattica, altri questioni matematiche ma da un punto di vista operativo, altri questioni storiche. Inutile ripetere più volte la stesso argomento all’interno dello stesso Progetto.

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