Democrazia: Natura, crisi e
nuove opportunità
Dalla democrazia aggregative alla
democrazia deliberativa, nuovi
Democrazia nella storia
• Dalla fine della seconda guerra mondiale a circa dieci anni fa,
pochi studiosi hanno dubitato del ruolo e dell’importanza
della nozione di democrazia nella politica contemporanea.
Non è stato sempre così:
• Gli greci – cui si deve la prima formulazione del modello
democratico – avevano notevoli dubbi riguardo la sua
efficacia e la possibilità che il metodo democratico fosse in
grado di approssimare l’ideale di giustizia.
• Anche i liberali moderni, come Constant e Tocqueville, erano
assai preoccupati dagli eccessi cui il governo democratico
poteva portare.
La crisi della democrazia liberale
• Oggi la democrazia è in crisi dappertutto e in maniere diverse.
Soprattutto, lo è la democrazia concepita come
liberal-democrazia.
• Cause storiche:
- Globalizzazione
- Nuove disuguaglianze (Milanovic)
- Nuovi media
- Diversità culturale
• Cause teoretiche: dai problemi legati ai paradossi della
collective choice theory alle teorie della democrazia
Valore e democrazia
• Si tratta di un valore puramente simbolico ed
espressivo, in quanto la democrazia traduce in
politica i principi morali di eguaglianza su cui si
fonda la moderna cittadinanza?
• Oppure il valore della democrazia è
strumentale ed epistemico, ed è da collegare
alla possibilità di decidere meglio in materia di
scelte pubbliche raccogliendo le opinioni del
maggior numero di cittadini?
Democrazia come liberal-democrazia
• Da un lato, abbiamo un movimento dall’alto verso il basso
in cui la giustificazione al paradigma liberal-democratico è
data dal fatto che tutti i cittadini sono politicamente e
moralmente eguali tra loro.
• Dall’altro lato, abbiamo un movimento dal basso verso
l’alto che riguarda in primis il consenso di fatto dei cittadini
sotto certe condizioni generali di libertà (legittimazione).
• La legislazione democratica può essere valutata da due
punti di vista differenti: (1) bontà sostanziale degli esiti; (2)
l’equità delle procedure adottate.
Robert Dahl: pluralismo politologico
• Dahl: La democrazia non è un regime che compone preferenze individuali in vista di un equilibrio collettivo, come vogliono le teorie della scelta razionale.
• È piuttosto il modo in cui partecipazione popolare e controllo dei politici da parte dei cittadini assicurano le condizioni materiali che permettono la tutela effettiva degli interessi di gruppi in
competizione tra loro (poliarchia).
• La tesi è che le minoranze non devono essere tanto tutelate
istituzionalmente (Madison) quanto piuttosto difese attraverso la capacità di una società aperta di rimanere in bilico tra forze diverse. • Checks and balances di natura sociale sostituiscono così le garanzie
Democrazia illiberale
• Un’indagine pubblicata dall’Economist Intelligence Unit nel 2018 ha contato 89 paesi che avrebbero fatto passi indietro dal punto di vista in questione nel decennio 2007-2017.
• Segni: disaffezione popolare, uomo forte, violazione dei diritti fondamentali.
• Molti critici ritengono che la crisi è legata alle forze sociali preponderanti, legate al capitale, chi hanno la possibilità di corrompere il sistema nel suo complesso, a cominciare
dall’esercizio di un controllo sistematico della comunicazione pubblica (Crouch).
• Schede: Brennan, Mounk, Deneen, Nichols, Lilla, Levitsky & Ziblatt, Hartley.
Democrazia e teoria della scelta pubblica
• La teoria della scelta razionale, in generale,
rivoluziona il campo degli studi sulla
democrazia.
• Olson: la coesione dei gruppi costituisce un
problema intrinseco.
• Downs: la competizione politica non è fatta per
realizzare progetti alternativi, ma piuttosto i vari
progetti sono elaborati allo scopo di vincere la
competizione politica.
Il teorema di impossibilità di Kenneth Arrow
• Il teorema di Arrow mostra che i concetti di democraticità,
razionalità e capacità decisionale di un sistema politico
sono mutualmente incompatibili.
• Un metodo democratico basato sulla razionalità di decisori
indipendenti o affronta cicli che conducono
all’indecidibilità permanente oppure si affida alle scelte di
un dittatore.
• Il teorema in questione sostiene che non esiste un metodo
logicamente valido per aggregare preferenze individuali
che possa soddisfare alcune ragionevoli condizioni di
giustizia.
Il “General Possibility Theorem” di Arrow (1)
Si possono al suo interno distinguere condizioni formali per
l’aggregazione, requisiti etici (di giustizia), e infine condizioni di
logicità.
Per l’aggregazione delle preferenze viene richiesto che:
• Ci siano n persone, dove n è finito e maggiore di 2.
• Ci siano almeno tre alternative tra cui scegliere, alla luce del
fatto che la proprietà della transitività è decisiva e quindi
l’impossibilità di decidere a maggioranza non può sorgere se le
alternative sono solo due. Gli individui sono in grado di ordinare
le alternative così che se x è preferito a y e y a z, x lo è a z.
Il “General Possibility Theorem” di Arrow (2)
I requisiti etici sono del tenore seguente:
• Unanimità o principio di Pareto. Per cui, se ognuno
preferisce x a y la scelta sociale non può selezionare y invece
di x.
• Non-dittatura. Non esiste alcun individuo i, tale che ogni
volta che i preferisca x a y la scelta sociale corrisponda a x.
• Indipendenza dalle alternative irrilevanti. Una funzione di
scelta sociale F seleziona sempre la stessa alternativa
ogniqualvolta sia applicata allo stesso profilo.
• Dominio non-ristretto o universale. Nella scelta sociale sono
ammessi tutti i possibili profili di ordinamenti individuali.
Il “General Possibility Theorem” di Arrow (3)
• Dal punto di vista logico, si chiede che la relazione di
preferenza R corrisponda a un ordinamento debole, il
che vuol dire che l’insieme delle alternative X può essere
ordinato dalla relazione R che è una sorta di
combinazione tra preferenza e indifferenza (xRy significa
che x è o preferito o almeno egualmente preferito a y).
• La funzione di scelta sociale F seleziona così un
elemento da X scegliendo ripetutamente tra una serie di
coppie (come x,y) in modo da produrre un ordinamento
sociale che corrisponda a quelli individuali.
Conclusioni di Arrow
• Ogni possibile metodo di aggregazione delle preferenze, che garantisca un minimo di giustizia, è incapace di fornire un ordinamento sociale
razionale. Ciò dipende dal fatto che ogni sistema di voto implica un ciclo o comunque delle intransitività durante il percorso.
• Il ciclo è tale perché non ammette che un’alternativa prevalga sulle altre, e così abbiamo che xyzx, yzxy e zxyz siano tutti contemporaneamente candidati al ruolo di ordinamento sociale prescelto. In caso di ciclo, la conseguenza è l’indeterminatezza. Ciò a sua volta significa che la
selezione della funzione di scelta sociale finisce con il non dipendente dagli ordinamenti di preferenze dei singoli elettori.
• Il che non esclude che una scelta sociale al fine ci sia, ma semplicemente vuol dire che dietro questa non c’è alcuna pretesa razionale ma piuttosto il caso o l’imposizione.
Critica del formalismo di Arrow
• Si possono mettere in discussione o le (1) condizioni di giustizia oppure(2) la struttura logica dell’argomento.
• (1) Indebolimento della condizione U di dominio non ristretto (iv): (1) persona di destra non sceglie alcune alternative perché ritenute
sinistrorse. (2) Strasnick: egli collega Rawls a un principio di priorità (per gli svantaggiati), ciò che esclude la condizione U di dominio non ristretto. Dal formalismo di Arrow e questa priorità deriva il principio di differenza. • Condizione di indipendenza (iii): accade di frequente in contesti elettorali
che si voti un candidato non perché sia il preferito ma perché si vuole ostacolare la vittoria di un altro.
• (2) Struttura logica: è stata criticata l’idea di transitività delle preferenze. La transitività è una caratteristica delle scelte individuali e non di quelle dei gruppi.
Democrazia deliberativa
• Il teorema di Arrow hanno persuaso molti dell’impossibilità che un esercizio aggregativo come il voto possa ottenere dei risultati
moralmente e politicamente accettabili.
• L’opposizione alle interpretazioni aggregative della democrazia consiste principalmente nel superamento del self-interest e della natura privata delle preferenze in nome della democrazia come
forma di vita (Dewey) e di un interesse comune trovato attraverso la discussione pubblica (Elster).
• La visione aggregativa concepisce le preferenze dei cittadini come private, date e fisse, mentre invece i partecipanti alla deliberazione democratica dovrebbero essere pronti a ridiscuterle pubblicamente e se è il caso a cambiarle (Kant: “uso pubblico della ragione”).
• Distinzione tra visioni procedurali (Young) e sostanziali (epistemici) della democrazia deliberativa (Cohen).
Democrazia contestatoria
• Secondo alcuni fautori della democrazia, il consensualismo
delle ragioni va messo in discussione. In questa accezione
la democrazia diventa (in parte) alternativa al liberalismo.
• Il vero decision making democratico è basato, in questa
prospettiva, più sulla contestabilità che sul consenso
(Laclau, Mouffe).
• Liberali escludono dal dialogo tutti coloro che non sono
“ragionevole”.
• Per la democrazia contestatoria, lo stato è giocatore e non
arbitro nel conflitto.
Valore epistemico della democrazia
• Estlund: Là dove i cittadini deliberanti sono d’accordo, è più
probabile che si sia al cospetto di una scelta giusta.
• Il “jury theorem” di Condorcet:
(1) La maggioranza della giuria ha più facilmente ragione che
torto.
(2) Che la probabilità che la maggioranza abbia ragione aumenta
con il numero delle persone che ne fanno parte, giungendo a 1
quanto questo numero tende a infinito.
• La conseguenza della visione epistemica della democrazia – che
poggia sul jury theorem – consiste nella conclusione secondo cui
la volontà popolare della maggioranza conta più del parere degli
esperti nelle decisioni politiche.
Democrazia globale
Held: Il deficit di gobal governance è caratterizzato da tre
vicende principali:
(i) una serie di meccanismi complessi di natura
internazionale, tra cui la crescita dell’entità dei
problemi globali e il nascere di nuovi attori di primaria
importanza, bloccano la cooperazione globale;
(ii) questi ingorghi si riscontrano in tutte le aree in cui la
cooperazione stessa è più richiesta, dalla sicurezza
all’ambiente, dalla finanza all’economia generale;
(iii) una delle cause principali dell’impasse in cui ci
troviamo consiste nel relativo successo di cui la
cooperazione globale ha goduto dal 1945 in poi.
La casta e il populismo
• I cittadini ritengono la classe politica più un gruppo sociale egemone che l’arbitro dei conflitti tra i diversi gruppi.
• La casta si comporta agli occhi dei cittadini all’incirca come i latifondisti, gli industriali e i banchieri di una volta.
• Il populismo ha origine sudamericane dove l’arricchimento di alcuni nel processo di modernizzazione non veniva
accompagnato da una crescita sociale collettiva.
• Il populismo non può essere slegato dalla giustizia globale (Rodrik).
• Il vero nemico del populismo è in effetti l’universalismo pluralistico che sta alla base del liberalismo.
• Il problema classico del populismo è costituito dal fatto che deve “costruire” il popolo su cui basa la sua forza (B. Anderson).
Web e democrazia: pro
• I vantaggi democratici della ICT in politica sono legati
alla riduzione dei costi necessari per avere diritto di
voice nel sistema politico.
• Il cittadino non è più solo elettore ma diventa
protagonista della sfera pubblica con la possibilità di
avere voce in essa e il diritto-dovere di assumersi
responsabilità.
• Ciò dovrebbe favorire la partecipazione politica
critica che è poi la base essenziale della democrazia
deliberativa.
Web e democrazia: contro
(1) Il potere economico controllerà ancora il sistema della
comunicazione pubblica sia pure in maniera diversa. In altre
parole, passeremmo da Berlusconi a Google.
(2) Una seconda sostiene che l’eccessiva dispersione crea
effetti perversi di incomprensione e confusione (la Babele
democratica).
(3) La terza (Cass Sunstein) dice che un sistema di parlanti
individuali impegnati politicamente genera polarizzazione.
(4) La quarta insiste sulla cosiddetta digital divide: senza
universal intake (Benkler) queste forme di comunicazione
Blockchain e bitcoin
• Nel 2008 Satoshi Nakamoto crea una criptovaluta, chiamata bitcoin. Effetua
pagamenti peer to peer elettronico.
• Bitcoin non è controllata da un’istituzione statale. Si regge invece su un protocollo
formale costituito da un insieme di regole.
• Questo è in grado di assicurare l’integrità dei dati scambiati in milioni di transazioni
senza bisogno di ricorrere a un arbitro o a una terza parte.
• Le transazioni in questione sono legittimate e autenticate –attraverso un processo
chiamato mining – dalla collaborazione di una massa enorme di persone.
• Il risultato è la creazione di una sorta di gigantesco libro mastro globale.
• Il bitcoin, il modello originale, non è conservato da qualche parte ma è sempre
pubblico e distribuito, e vi si accede attraverso una crittografia che prevede chiavi virtuali.
• Il vantaggio del metodo stesso è che risulta praticamente impossibile rubare
(bisognerebbe rifare tutta la catena daccapo). In questo modo, il metodo, garantendo trasparenza e accountability, genere fiducia diffusa.
Blockchain: pro
(1) Come sappiamo lo stato tradizionalmente inteso è stato spesso considerato inefficiente e repressivo.
(2) Se lo scopo è quello di rendere la politica più isomorfa alla tecnologia ICT si va in questa direzione.
(3) I processi di coordinazione tra cittadini non avvengono top down ma peer to peer.
(4) Avviene una decentralizzazione forte del potere, cosa che di solito è coerente con la liberal-democrazia.
(5) Il metodo sembra prima facie più corrispondente alla globalizzazione perché i confini dello stato contano poco.
(6) Blockchain in politica assomiglia alla democrazia diretta, che implica maggiore potere deliberativo ai cittadini singoli e quindi promuove
Blockchain: contra
(1) In sostanza si parla di procedure non sufficientemente conosciute e sperimentate, la cui applicazione politica è pericoloso auspicare (per esempio ci potrebbero essere attacchi o virus in grado di bloccare il sistema).
(2) Il possibile configurarsi di oligopoli che attraverso cartelli orizzontali tendano a controllare il sistema politico con derive autoritarie.
(3) Affermarsi di una logica di mercato in un dominio in cui non dovrebbe vigere, quello della politica.
(4) Il formarsi di tecno-élites finanziario-computazionali molto potenti. (5) Difficoltà di garantire libertà e giustizia sociale.
(6) La congiunzione tra mentalità libertaria e capitalismo che è implicita in molti modelli del genere.
Microtargeting e manipolazione delle
preferenze
• Microtargeting Digitale Politico è un metodo importato dalla pubblicità economica in rete.
• Le campagne politiche sempre più mettono insieme data-driven voter research con messaggi politici personalizzati. In sintesi, il microtargeting digitale politico può progressivamente:
(1) identificare i votanti vulnerabili da convincere. (2) Indirizzare loro un messaggio specifico.
(3) Manipolarne progressivamente le preferenze.
• Ma che succede se convincere qualcuno a votare un partito non è
molto diverso da convincerlo a comprare una certa marca di dentrificio?
• Un mondo di hikikomori (Byung-Chul Han), di individui isolati e in contatto solo attraverso il web, una miriade di progetti isolati, rende più semplice la distorsione sistematica delle preferenze.