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Di Palo, Metodo CLIL

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Academic year: 2021

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ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE “ ALESSANDRO VOLTA ”

Piazza S. Maria della Fede n° 16 - 80141 Napoli - Tel.: 081/287405 Fax: 081/269972 D. S. Salvatore Aviani

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ELIVERY

U

NIT

C

AMPANIA

Metodo CLIL

A cura di Rachele Di Palo

Riflessioni sulla formazione CLIL

CLIL E’ “INNOVAZIONE ORGANIZZATIVA E DIDATTICA”.

CLIL “CONTENT LANGUAGE INTEGRATE LEARNING” quattro parole che con semplicità traduciamo in “apprendimento integrato di contenuti e linguaggio” e con ancora maggiore superficialità d a più parti vengono interpretate come “insegnamento di una disciplina scolastica in lingua inglese”. Un’interpretazione veloce e banale che sminuisce di molto il significato della metodologia CLIL che non è semplicemente insegnamento di contenuti in lingua inglese. CLIL è qualcosa di più; CLIL è uno “stile di insegnamento”, nuovo per noi italiani ma frutto di molti studi e sperimentazioni per gli inglesi. Da quando ho iniziato a seguire il corso CLIL mi sono sentita spesso dire: “ma ti stai aggiornando per poi insegnare la tua materia in lingua inglese nelle classi quinte? …..come previsto dalla riforma?” In verità ho avuto sempre molta difficoltà a rispondere a queste domande perché al corso CLIL ho imparato altro; ho imparato lezione dopo lezione che CLIL è “innovazione organizzativa e didattica”.

In realtà per utilizzare la metodologia CLIL non basta conoscere l’inglese e tradurvi la proprie vecchie lezioni di disciplina ma bisogna essere disposti ad innovare il proprio metodo di insegnamento ed a riorganizzare ex-novo le proprie lezioni. Ma come?

CLIL E’ “QUALITA’ D’AULA”

Al corso di formazione con molta semplicità ed altrettanta efficacia la nostra insegnante Jo simulava, lezione dopo lezione, un’aula dove noi eravamo gli allievi a cui lei faceva lezione secondo i principi del metodo CLIL e poi alla fine di ogni lezione ci diceva: "Use the same method

with your students”

Abbiamo imparato , immedesimandoci nel ruolo di studenti e con molta naturalezza che CLIL è:

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 apprendimento per competenze;  insegnamento per parole chiavi;

 consolidamento di conoscenze e competenze per affinamenti successivi, ossia per piccoli passi consecutivi;

 calarsi costantemente nei panni dello studente;

 lezione attiva fatta di interazione costante tra docenti e studenti, interazione costante tra studenti e studenti;

 riflessione su quanto appreso con l’utilizzo del “portfolios” che è uno strumento utile agli studenti per prendere coscienza dei progressi fatti, per assumere maggiori responsabilità, per individuare gli obiettivi personali di studio, di recupero e di approfondimento.

Abbiamo imparato che quando si utilizza il metodo CLIL nulla è lasciato al caso:

 lo studente continua il suo corso naturale di apprendimento già ben delineato dall'insegnante per ogni sua fase attraverso lo strumento “worksheet”;

 le parole da utilizzare durante le lezioni sono programmate una ad una dal docente che decide preventivamente le "Instructions for an activity");

 l'efficacia del lavoro del docente è misurabile passo dopo passo;

 si evita di utilizzare fiumi di parole dove gli studenti nuotano a fatica rischiando di annegare nel mare degli insuccessi scolastici e della dispersione.

CLIL E’ “ANCHE” INSEGNAMENTO DI UNA DISCIPLINA CURRICULARE IN LINGUA INGLESE

CLIL è infine “anche” efficace metodo di insegnamento di una disciplina curriculare in lingua inglese:

perché consente di apprendere con più efficacia la lingua e di arricchire il lessico attraverso i contenuti offerti da un’altra disciplina;

perché consente di apprendere meglio i contenuti della disciplina attraverso la riflessione sulle parole chiavi della lingua.

CLIL è “necessario” metodo d’insegnamento in lingua inglese:

perché è necessario che gli allievi si abituino ad un utilizzo disinvolto della lingua inglese come lingua veicolare;

perché lo studente europeo deve necessariamente acquisire le competenze necessarie per leggere ed interpretare testi, riviste, documentazioni, manuali, libretti d’istruzione e quant’altro in lingua inglese;

perché lo studente europeo deve anche essere preparato ad eventuali percorsi di studio e/o di lavoro all’estero;

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Bisogna però stare attenti a non confondere il ruolo dell’insegnante di disciplina con l’insegnante di lingua inglese che rimane il vero esperto di lingua. Agli occhi dei ragazzi deve essere ben chiara la complementarità dei ruoli che non devono assolutamente sovrapporsi o entrare in competizione.

Sperimentazione CLIL tanto entusiasmo ma anche tanti dubbi prima di

cominciare

Dopo le prime lezioni del corso di formazione mi tornavano spesso in mente le parole della teacher "Use the same method with your students”.

L’idea mi entusiasmava ma la pratica …?

L’entusiasmo di utilizzare il metodo CLIL nelle lezioni in italiano.

Lo scorso anno scolastico (2009-2010), durante il periodo in cui seguivo il corso di formazione, ho provato ad utilizzare il metodo CLIL nelle mie abituali lezioni in italiano facilitata dalla particolare tipologia della materia che insegno ed incoraggiata dal fatto che già abitualmente ho sempre fatto lezione disegnando, schematizzando e utilizzando supporti multimediali quali computer, video proiettori etc….

Nella classe quarta X stavamo sviluppando un progetto interdisciplinare realizzato su quattro discipline (italiano, storia, sistemi, informatica) ed in rete con enti esterni alla nostra scuola. Non riuscivamo a decollare, ogni docente mandava avanti la sua parte di progetto senza mettersi in relazione con gli altri. Gli allievi abitualmente poco interessati allo studio in questo caso erano anche molto disorientati. Si avvicinava la data della presentazione del progetto ma non riuscivamo a produrre nulla di concreto.

Una mattina sono entrata in classe per le mie abituali ore di lezione e con molta naturalezza mi sono ritrovata ad utilizzare la metodologia CLIL.

Ho chiesto ai ragazzi di indicarmi :

le parole chiavi ( e ricorrenti) utilizzate nel progetto e le ho scritte alla lavagna in dei cerchi; gli obiettivi per ogni materia impegnata nella realizzazione del progetto e li ho indicati su delle frecce;

i contenuti trattati in ogni materia impegnata e li ho indicati tratteggiati lungo le frecce ;

alla fine ho chiesto per ogni materia: “cosa avete imparato?” Ossia quali sono le competenze che avete acquisite? Mentre loro mi rispondevano io continuavo a disegnare quasi sotto dettatura; e poi: “cosa avete prodotto?”

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Man mano che facevo domande i miei allievi mostravano un interesse ed una partecipazione crescente, anche quelli abitualmente più riottosi e svogliati facevano a gara per dire la loro.

Poi qualcuno mi ha detto : “ma così è bello!!!!” “ così mi piace!”

Ne è uscito fuori una grossa mappa concettuale. Una mappa che io ho disegnato come esecutore delle indicazioni dei miei allievi. Io li ho guidati ma il lavoro è uscito fuori da un interazione tra docente ed allievi, quindi da una lezione attiva e non frontale. Non abbiamo utilizzato fiumi di parole ma abbiamo fissate le idee e le motivazioni “chiavi” della nostra attività.

Nelle lezioni successive con lo stesso metodo è stato sviluppato ulteriormente il progetto, i ragazzi si sono divisi in gruppi di lavoro, ogni gruppo ha preparato una presentazione in PowerPoint relativa ad un modulo della mappa concettuale che avevamo disegnato.

Alla conferenza di presentazione c’è stato il coinvolgimento serio e responsabile di tutti gli studenti. Alla fine erano tutti entusiasti e poi l’attività didattica è continuata discutendo dei punti di forza e di punti di criticità del lavoro svolto.

Quello che mi ha colpito è stata la naturalezza con cui grazie a questa tipologia di “lezione attiva” tutti gli studenti si sono fatti coinvolgere pur trattandosi di una classe ritenuta difficile per profitto e condotta. Mi è parso che dopo quest’esperienza, un po’ diversa dalle abituali, gli studenti di questa classe siano un po’ cresciuti, qualcuno ha acquistato maggiore sicurezza, qualcuno maggiore consapevolezza, qualcuno maggiore interesse.

In seguito mi sono sforzata nelle abituali lezioni curriculari di utilizzare il metodo CLIL: sottolineando sempre il valore delle parole chiavi degli argomenti trattati; facendo prendere coscienza agli allievi delle competenze acquisite attraverso l’utilizzo del portfolios; fermandomi per ogni 3 o 4 lezioni per consolidare conoscenze e competenze acquisite passo dopo passo anche attraverso attività di verifica e di autoverifica; incoraggiando i lavori di gruppo; cercando di incoraggiare i progressi degli allievi come faceva la nostra insegnante JO.

I dubbi relativi alla possibilità di sperimentare l’approccio CLIL nelle lezioni di

informatica in lingua inglese

.

L’entusiasmo di questa mia prima sperimentazione in italiano è andato un tantino in crisi quando il 20 dicembre del 2010 ad una conferenza del Polo Qualità, a noi tutti che avevamo usufru ito della formazione CLIL, ci è stato chiesto di sperimentare l’approccio CLIL in una nostra classe in maniera sistematica e programmata. Allora sono andata nel panico totale e mille dubbi mi hanno affollato la mente.

Una buona dose di scetticismo

La mia prima reazione ma non solo la mia, anche quella degli altri colleghi in sala, è stata di scetticismo. Ci siamo subito detti: “è già difficile farsi seguire in italiano dai nostri allievi che poco amano la scuola figuriamoci in inglese; è già difficile insegnare una disciplina tecnico scientifica in italiano figuriamoci in inglese!”

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Un grande senso di inadeguatezza

Cosciente di avere competenze in lingua inglese non ottimali mi sono poi detta: “… e come faccio? come faccio a fare tutta una lezione in inglese io che non sono abituata a fare lunghi discorsi in inglese? Certo con scrittura e lettura me la cavo ma in quanto a pronuncia e lunghi discorsi non posso proprio!”

La paura di mettersi in discussione

Ho provato subito un po’ di sfiducia relativamente alle mie possibilità di riuscire a realizzare la sperimentazione soprattutto per la paura della fatica di cambiare le vecchie abitudini didattiche. Pensavo e ripensavo: “Certo una cosa è provare il metodo in italiano, liberamente nella propria classe senza il controllo di nessuno ed altra cosa è programmare un’attività sperimentale soggetta a valutazione, con metodologie poco in uso nella nostra scuola italiana e a cui io stessa sono poco abituata”.

Le difficoltà pratiche

La prima difficoltà è stata quella di farmi venire un’idea. Mi chiedevo:

 in quale classe?  in quali ore?  con quali obiettivi?  con quali contenuti?

 secondo quali fasi di lavoro?

 solo con argomenti teorici o anche per insegnare le metodologie di programmazione? La seconda difficoltà è stata quella di relazionarmi all’interno della scuola con i colleghi del consiglio di classe e del collegio docenti.

Nella scuola non ci sono altri docenti che hanno usufruito della formazione CLIL e questo ha reso difficile la costituzione di un gruppo di lavoro con obiettivo “Approccio ClIL”, nonostante l’enorme disponibilità all’innovazione che caratterizza i docenti del ITIS A. Volta. Tutti i colleghi del consiglio di classe scelto sono stati entusiasti dell’idea e l’hanno approvata con piacere ma non avendo seguito aggiornamenti specifici ne sono rimasti un po’ fuori. Sono rimasti a guardare ma con curiosità ed ammirazione.

La terza difficoltà è stata quella di far accettare l’idea agli alunni che in primo momento hanno respinto la proposta considerando l’attività qualcosa di troppo impegnativo e difficile.

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Sperimentare? Ma basandosi su quali criteri?

Il primo passo prima di cominciare è stato di fissare dei criteri su cui fondare tutta l’attività di sperimentazione. Ho riflettuto a lungo e poi ho fissato otto criteri da tenere presente durante l’intera sperimentazione.

1)La scelta della classe

Per la scelta della classe mi sono ispirata ad uno dei principi portanti del metodo CLIL: “un percorso didattico deve sempre iniziare dai concetti elementari e basilari per poi affinarsi “step by step” fino ai concetti più complessi ed articolati.” Allora mi sono detta: “questo vuol dire che è meglio cominciare dal principio ossia dalla prima classe, poi negli anni affineremo il percorso”. Penso sia pura utopia iniziare dalla quinta classe, senza una formazione propedeutica degli allievi, come qualcuno indica in nome della “riforma”.

2)I tempi

E’ bene che la sperimentazione sia programmata e svolta come normale attività curriculare e coinvolga l’intero gruppo classe. Sono fermamente convinta che l’approccio CLIL è buona “pratica di qualità d’aula” e quindi non ha senso pensare di svolgere l’attività in orario extracurriculare e/o per sottogruppi scelti del gruppo classe. La qualità d’aula va realizzata in aula!

3)Le valutazioni

Le competenze e le conoscenze acquisite durante la sperimentazione devono essere oggetto di valutazione curriculare. Ribadendo che la sperimentazione deve rientrare nelle attività curriculari , si devono prevedere delle verifiche periodiche con valutazioni che devono essere considerate valide negli scrutini quadrimestrali ed intermedi.

4)Le motivazioni utili a coinvolgere gli allievi

L’inglese va considerata lingua veicolare e va sottolineata l’importanza di imparare a leggere e comprendere con disinvoltura pubblicazioni e testi tecnici in lingua inglese. Gli allievi devono imparare a considerare l’inglese lingua amica utile nello studio, nel lavoro e nel tempo libero.

5)Il ruolo del docente di inglese

Non va confuso il ruolo del docente di disciplina con il ruolo del docente di lingua inglese che rimane il vero esperto di lingua e va consultato per monitorare il corretto utilizzo della lingua.

6)Il coinvolgimento degli allievi

Il percorso di sperimentazione va costruito passo dopo passo insieme agli allievi che devono essere gli attori principali del percorso e non i fruitori passivi.

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7)Gli strumenti

Per rendere più efficace l’attività, è necessario utilizzare supporti multimediali per le attività didattiche: computer, proiettore …internet, powerpoint, filmati.. etc Quindi l’attività va tutta svolta in laboratorio.

8)Le modalità

Per stimolare maggiormente l’interesse degli allievi è bene che le lezioni inizino tutte con delle domande utili ad introdurre il nuovo argomento ed a consolidare gli argomenti precedenti. E’ più efficace che l’insegnante proietti le lezioni preparate accuratamente come si prepara un copione. Gli allievi possono interagire rispondendo alle domande proiettate. Gli allievi devono lavorare in gruppo elaborando al computer delle presentazioni in risposta agli interrogativi proposti dall’insegnante. Gli allievi possono ricercare in internet direttamente in lingua inglese. Gli allievi devono sempre avere come compito a casa la compilazione del “portfolios” della lezio ne.

La Sperimentazione in prima C passo dopo passo.

Una volta fissati i criteri ho scelto di iniziare la sperimentazione in “prima C” e ne ho parlato con i colleghi del Consiglio di Classe, in occasione degli scrutini di valutazione di primo quadrimestre e con i genitori in occasione del ritiro della pagella. L’idea è stata accolta immediatamente sia dai docenti che dai genitori. Un tantino riottosi e spaventati sono stati gli allievi che hanno subito espresso con vivacità tutte le loro difficoltà. In verità, anch’io ho avuto qualche perplessità iniziale e per diversi motivi:

 ho sempre insegnato in classi del triennio, è questo il primo anno che insegno anche in una prima classe (per effetto della riforma) e quindi non ho molta esperienza con allievi di questa età, non ne conosco bene i ritmi di applicazione e di apprendimento;

 la classe prima C da una prima analisi è risultata composta di allievi estremamente vivaci e poco inclini allo studio, sono presenti molti ripetenti, due allievi di madre lingua spagnola che non conoscono nulla né di italiano né di inglese, sono presenti molti allievi poco scolarizzati che disturbano ripetutamente lo svolgimento delle lezioni.

Nonostante tutto abbiamo cominciato tenendo conto non solo degli otto criteri posti alla base della sperimentazione ma operando anche delle scelte pratiche che hanno potenziato l’attività:

 tutte le lezioni si svolgono in laboratorio di informatica nel rispetto del criterio 7;

 ho programmato di dedicare 1 ora delle previste 3 ore settimanali della materia “Tecnologie Informatiche” alla sperimentazione CLIL fino alla fine dell’anno scolastico;  abbiamo deciso insieme ai ragazzi e con l’aiuto dell’insegnante “tecnico pratico” prof.

Rosario Di Palma di pubblicare sul sito della scuola (www.itisvoltanapoli.com nello spazio “bacheca prima C” “Sperimentazione CLIL”) tutte le lezioni svolte in classe ed i lavori degli studenti; questa è risultata una scelta importante perché non esistono libri di testo CLIL di

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tecnologia informatica e quindi il materiale didattico è solo quello che produciamo durante le lezioni e gli allievi ne possono disporre, facilmente, attraverso il sito.

Prima lezione (14 febbraio 2011)

 Considerato che il criterio per cui “il percorso di sperimentazione deve essere costruito passo dopo passo interagendo con gli allievi che devono essere gli attori principali” la prima lezione è stata di illustrazione del metodo.

 La lezione è iniziata con le domande: What is CLIL? What is Portfolios?

 Ci siamo collegati con il blog www.clilcampaniajo.blogspot.com, il blog che utilizzavamo al corso di formazione per reperire il materiale didattico e per inserire i nostri elaborati. Abbiamo letto, dal sito in video-proiezione, due brevi articoli in inglese: 1)“cinque definizioni di CLIL”; 2)“portfolios”. E’ stato chiesto agli allievi di sottolineare in rosso le parole chiave ed in giallo le parole nuove. Alla fine della lezione abbiamo inserito un commento sul blog utilizzando lo strumento inserimento con l’applicazione HTML. Quindi già dalla lezione di presentazione è stato impartito un insegnamento integrato di contenuti e lingua.

(nota: in questo articolo per ogni lezione,per brevità, è riportata in foto solo la prima schermata)

Seconda lezione (21 febbraio 2011)

 Nella seconda lezione, considerato il criterio che nulla deve essere lasciato al caso e che le parole del docente devono essere programmate una ad una, ho preparato una scheda per

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iniziare la lezione. Si tratta della lezione base sui termini software, hardware, differenze e analogie tra computer ed uomo.

 Con l’utilizzo del videoproiettore è stata visualizzata la lezione preparata dall’insegnante e gli allievi volontari si sono alternati leggendo ad alta voce ed inserendo le parole mancanti.  Nella seconda parte della lezione gli allievi divisi per gruppi hanno compilato il “portfolios” al computer. Alla fine è stato visualizzato con il videoproiettore il portfolios del gruppo che ne ha terminato più velocemente la compilazione.

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Terza Lezione(28 febbraio 2011)

La terza lezione è stata intitolata “What is Hardware?”. Ho preparato una scheda fatta di domande utili a consolidare le conoscenze acquisite nella lezione precedente. Gli allievi si sono scambiati le domande tra loro e poi alcuni volontari hanno scritte le risposte al computer visualizzandole alla classe attraverso il videoproiettore.

La lezione è proseguita con la lettura di un testo preparato dall’insegnante; un testo ricco di immagini (raccolte in Internet) e con colori diversi dei caratteri per focalizzare parole chiavi, concetti chiave, domande di consolidamento e per evidenziare le parole nuove apprese durante la lezione.

Alla fine della lezione è stato assegnato come “Homework” il compito di sviluppare il “Portfolios” della lezione.

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Quarta lezione (14 marzo 2011)

La quarta lezione è iniziata con una scheda di riflessione sulle lezioni precedenti. Una riflessione preparata su una scheda composta di domande a cui gli allievi hanno prima risposto dialogando tra loro e poivisualizzando, in maniera volontaria, le risposte con il video proiettore.

Durante la lezione ho fatto notare che nella lezione precedente, oltre a dare la definizione di Hardware, avevamo solo parlato di Hardware “out side the box” . Per parlare di “Hardware inside the box” insieme i ragazzi attraverso “internet” abbiamo svolto una ricerca direttamente in lingua inglese. E’ stato richiesto agli studenti di non ricercare in italiano e poi tradurre ma di cercare direttamente in lingua inglese sforzandosi di capire anche aiutandosi l’uno con l’altro mettendo in comune le diverse competenze linguistiche. Altra richiesta fatta agli allievi è stata quella di non riportare indiscriminatamente tutto quanto trovato in Internet ma solo quanto veramente chiaro con relative immagini. Anche in questa lezione si è lavorato avendo come obiettivo apprendimento di più competenze e conoscenze in contemporanea. In realtà, mi sono accorta che gli allievi devono essere anche formati al metodo di ricerca su Internet perché per quanto stiano sempre “incollati al computer” hanno una modalità molto grossolana di utilizzare la rete.

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Al termine della lezione è stato assegnato come “Homework” il compito di preparare una classificazione dell’hardware in unità di ingresso ed unità di uscita. “Which are input units and output units?”

Quinta lezione (21 marzo 2011)

La quinta lezione è stata una lezione di verifica sulle lezioni precedenti. Ho preparato una scheda con 16 domande, su quattro pagine, di tipo misto (multiple ed aperte) tutte su quanto detto nelle lezioni precedenti a cominciare dalla definizione di CLIL. Per alcune risposte esatte è stato preventivato un punteggio di 0,25, per altre 0,50 e per altre 1 punto. E’ stato detto agli studenti che il voto del test sarebbe stato riportato tra quelli che avrebbero fatto media per le valutazioni dell’imminente consiglio intermedio di secondo quadrimestre.

La prima reazione degli studenti è stata di rifiuto e di ribellione. Tra chi si sentiva impreparato, chi riteneva ingiusto includere il voto tra quelli che fanno media e chi riteneva ingiusto un test in cui si valutassero in contemporanea competenze in “inglese” ed in “tecnologie informatiche” i primi 10 minuti sono volati in polemiche. Poi, magicamente per i restanti 50 minuti c’è stato il silenzio e tutti gli studenti hanno compilato il test.

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Sesta lezione (28 marzo 2011)

La sesta lezione è stata di correzione dei test e consegna delle valutazioni.

Prima di consegnare i test corretti ho proiettato il test da svolgere. I tre allievi che erano stati assenti alla verifica hanno compilato il test visualizzandolo all’intera classe. Dopo che tutti hanno discusso dell’esattezza delle risposte ho consegnato i test corretti con le valutazioni.

Monitoraggio della sperimentazione in corso

(Per esigenze editoriali, questo articolo è stato inviato al “Polo Qualità” i primi di Aprile 2011. Non è stato possibile includervi le lezioni successive e quindi non vi sono incluse il monitoraggio e la valutazione della sperimentazione in corso.)

Posso però dire con certezza che dopo le prime 6 lezioni l’attività CLIL è rientrata con naturalezza tra le attività curriculari di “Tecnologie Informatiche” per gli allievi della prima C dell’ITIS A. Volta. Gli studenti non si ribellano più, seguono le attività didattiche con naturalezza e svolgono gli “homework” sapendo che poi vengono anche pubblicati sul sito della scuola. Le lezioni sono attive, creative, vivaci ma non si verificano più quei comportamenti anomali, sintomi di cattiva condotta, che disturbavano troppo frequentemente le lezioni frontali in aula.

L’attività è riconosciuta da tutti i Docenti del consiglio di classe. Le lezioni successive proseguiranno per almeno 1 volta a settimana fino alla fine dell’anno.

Analisi SWOT dell’idea CLIL

Non posso fare ancora una valutazione della sperimentazione in “prima C”, ma certamente dopo il corso di formazione ed il tentativo di sperimentazione una prima valutazione di questa “idea dell’Approccio CLIL” la posso fare.

Punti di forza

E’ una metodologia che garantisce sicuramente qualità di apprendimento per i principi su cui si basa: “step by step”; parole chiavi; apprendimento per competenze; affinamenti successivi delle fasi di apprendimento; utilizzo del portfolios; attenta preparazione delle lezioni da parte dell’insegnante; lezioni attive; interazione continua tra docenti e studenti; interazione continua tra studenti e studenti; attività di gruppo di ricerca e di elaborazione del materiale trovato. Tutte queste strategie metodologiche garantiscono maggiore coinvolgimento degli studenti alle attività didattiche.

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Punti di debolezza

C’è ancora troppa confusione sul metodo CLIL. C’è poca informazione e come ho detto all’inizio dell’articolo molti lo banalizzano con definizioni approssimative.

Resistenza di molti docenti ai cambiamenti.

Scarse possibilità di corsi di formazione per i docenti disponibili al cambiamento.

Opportunità

Opportunità per gli studenti

Viene acquisita al meglio la lingua inglese attraverso la ricchezza linguistica dei contenuti delle altre discipline.

Vengono apprese meglio le discipline dovendo soffermarsi a riflettere più a lungo sui termini utilizzati in lingua inglese.

Viene formato al meglio lo studente europeo e vengono incoraggiati gli scambi interculturali. Opportunità per i Docenti

E’ un’occasione di riflessione sulle metodologie didattiche utilizzate e sulla loro efficacia. E’ un’occasione di innovazione delle metodologie didattiche utilizzate.

Criticità

Sono ancora troppo pochi i Docenti che hanno preso parte ai corsi di formazione e questo crea difficoltà a stabilire l’interazione tra i docenti dello stesso consiglio di classe e della stessa scuola. Non è ancora chiaro l’importanza del ruolo del Docente di lingua inglese. Non è ancora chiaro che bisogna creare una valida sinergia tra docenti di disciplina e docenti di lingua inglese.

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