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Multiculturalismo

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Academic year: 2021

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Multiculturalismo

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«Oggi non siamo più tutti per il multiculturalismo».

In Occidente, il multiculturalismo come strategia culturale e come insieme di politiche ha un mezzo secolo di storia (Canada, Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna, Olanda e Germania).

Politica dell’identità dopo il ‘89: Minoranze etniche, razziali, linguistiche, sessuali e religiose hanno rivendicato diritti e riconoscimento in varie sfere della vita pubblica dal governo regionale e la rappresentanza politica ai programmi scolastici.

L’11 settembre 2001 può essere considerato lo spartiacque (Cameron, Merkel, Sarkozy). Movimenti nazionalisti e anti-multiculturalismo lanciano con successo il loro messaggio emozionale e politico (Brexit, Trump, 5 Stelle).

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Tre aspetti del multiculturalismo

(i) i problemi di minoranze religiose, etniche o linguistiche come il

Québec in Canada e l’Alto Adige in Italia;

(ii) il trattamento diversificato dei popoli indigeni come gli aborigeni

australiani e gli indiani americani;

(iii) la questione dei migranti come quelli che sbarcano sulle coste del

Mediterraneo provenendo dal Nord Africa.

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Liberalismo e multiculturalismo

Il liberalismo è basato sull’individualismo politico, e ritiene le istituzioni

conseguenza delle scelte e dei valori di individui. Come tale, concepisce

solo diritti degli individui.

Il multiculturalismo al contrario consiste essenzialmente in una difesa di

diritti collettivi o di gruppo, come lo sono in maniera necessaria quelli che

proteggono una lingua, una tradizione, una cultura, una religione.

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Tre concezioni della relazione tra liberalismo e

multiculturalismo

a) i principi liberali richiedono una qualche forma di riconoscimento della diversità

culturale. In particolare, l’autonomia individuale ha bisogno per fiorire di un determinato contesto culturale.

b) i principi liberali, da sé, non sono sufficienti a rendere conto delle questioni

concernenti la diversità culturale, per cui il multiculturalismo richiede di andare oltre questi principi.

c) i principi liberali, se propriamente intesi, richiedono che lo Stato sia indifferente alla diversità culturale. L’unica funzione dello Stato consiste nel garantire la pace tra i

gruppi culturali e nel promuovere le condizioni in cui i gruppi possano vivere secondo i propri valori in un contesto di reciproca tolleranza.

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Multiculturalismo liberale

Il multiculturalismo liberale richiede che gli Stati debbano non solo affermare i tradizionali diritti civili, sociali e politici degli individui, ma anche riconoscere le identità e le aspirazioni dei gruppi etno-culturali.

Questi diritti del gruppo includono la non-discriminazione, l’autonomia

amministrativa, la difesa del linguaggio delle minoranze, la libertà di religione, un’educazione alternativa, il permesso di adottare diversi stili di abbigliamento e l’adozione di un parziale pluralismo giuridico.

L’idea centrale di LM consiste nell’insistere sul «contesto di scelta» e mira a fornire una connessione tra autonomia individuale e diritti collettivi.

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Societal cultures

Kymlicka ritiene che la promozione dell’autonomia possa essere raggiunta solo all’interno di quelle che chiama “societal cultures”.

Le societal cultures, come da lui intese, sono quelle che consentono a chi ne fa parte forme di vita significative, che includono l’accesso all’insieme delle attività umane a cominciare dalle pratiche religiose, educative e del tempo libero.

Una cultura sociale «è una cultura territorialmente concentrata, basata su un

linguaggio condiviso che è usato in molte istituzioni sociali, sia nella vita pubblica che privata (scuole, mezzi di comunicazione, diritto, economia, governo)».

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Critiche del multiculturalismo liberale

(i) il “liberalismo reazionario” secondo cui liberalismo e multiculturalismo promuovono valori non coerenti;

(ii) il multiculturalismo della paura, che critica LM in nome di un tipo di conseguenzialismo negativo (primo, evita i pericoli!);

(iii) la teoria della liberal-democrazia anti-essenzialista secondo cui il multiculturalismo costituisce l’esempio perfetto di come alcune prerogative della liberal-democrazia

potrebbero essere protette in modo alternativo;

(iv) il pensiero postcoloniale secondo cui il liberalismo è intrinsecamente incapace di cogliere le caratteristiche del multiculturalismo perché usa una logica del potere e dell’oppressione per valutare la situazione.

(v) il liberalismo libertario, contrario a ogni forma di riconoscimento della diversità culturale.

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Difesa del multiculturalismo liberale

Kymlicka sostiene che le minoranze non affermano stili di vita completamente

differenti, quanto piuttosto chiedono di essere integrati nella società nazionale e di essere trattate con rispetto.

Per evitare casi in cui la difesa del pluralismo culturale implica una minore

autonomia, Kymlicka distingue all’interno dei diritti delle minoranze dei diritti ‘buoni’ da quelli ‘cattivi’. Kymlicka propone una distinzione tra diritti di gruppo intenzionati a ‘restrizioni interne’ e quelli concepiti per la ‘protezione esterna’.

I diritti delle minoranze sono coerenti con culturalismo liberale se (a) proteggono la libertà degli individui all'interno del gruppo; e (b) promuovere le relazioni di

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Perfezionismo liberale

Ci sono due componenti filosofiche in Kymlicka: il perfezionismo liberale à la Raz e l’egualitarismo della sorte à la Cohen.

Raz sostiene che ogni forma di LM è strettamente connessa alla sua visione di liberalismo comprensivo basato sull’autonomia. La libertà presuppone la

disponibilità di un’opzione sociale di natura culturale da cui ciascuno può scegliere il suo modo personale di esistere e comportarsi.

Il liberalismo comprensivo di Raz vede la filosofia politica più radicata nella visione del bene che culmina nell’autonomia piena. Questa teoria completa del bene

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Struttura generale del luck egalitarianism

(1) La nostra vita dipende da un insieme di scelte volontarie e circostanze casuali con le quali ciascun individuo deve confrontarsi.

(2) Le diseguaglianze possono essere divise in due gruppi: quelle che dipendono dalle scelte volontarie e quelle che dipendono da circostanze casuali.

(3) C’è un principio di responsabilità secondo il quale ciascuno dovrebbe essere biasimato per gli esiti delle sue scelte volontarie, ma non per le conseguenze delle circostanze casuali. Per esempio, c’è una differenza se il mio cadere in rovina

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Luck egalitarianism e multiculturalismo

Egualitarismo della sorte e multiculturalismo possono essere messi in relazione grazie all’idea che l’appartenenza a una minoranza è conseguenza di una

circostanza piuttosto che di una scelta, laddove solo la scelta invece implicherebbe responsabilità.

Appartenere a una minoranza è qualcosa di arbitrario dal punto di vista morale e, di conseguenza, non dovrebbe avere conseguenze pratiche.

L’egualitarismo della sorte considera il mancato riconoscimento dei diritti di minoranza come un evidente caso di ingiustizia.

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Obbiezioni al luck egalitarianism

(1) L’idea stessa di distinguere chiaramente tra scelte e circostanze è discutibile. (2) La disuguaglianza dipendente dall’appartenenza culturale è già parte della

moralità politica di una società liberal-democratica.

(3) Le preferenze individuali sono “adattive”; dunque, sono solo parzialmente autentiche e frutto di intenzioni responsabili.

(4) Secondo Rawls, i principi di giustizia si applicano solo alla “struttura di base” e al modo in cui essa fornisce beni primari ai cittadini.

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Obbiezione al luck egalitarianism rispetto al

multiculturalismo

I fautori dell’egualitarismo della sorte favorevoli al multiculturalismo celebrano le nicchie in cui le nostre identità sono state plasmate, sostenendo che si tratti di ambienti culturali che non possono essere esclusi in qualsiasi società decente. Tuttavia, dall’altro lato dovrebbero considerare quelle stesse nicchie come vincoli e non come opzioni, proprio come quel tipo di circostanze che rendono le scelte autentiche difficili se non proprio impossibili.

Queste obiezioni mostrano che l’egualitarismo della sorte avanza una tesi più forte di quella abitualmente avanzata dal liberalismo politico.

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Ragione pubblica tra il mondo islamico e l’Occidente

Nel mondo occidentale europeo si è affermata nel tempo una concezione robusta della ragione pubblica che non si è invece affermata allo stesso modo nel mondo arabo-islamico. Immaginiamo così due differenti concezioni della ragione pubblica, la prima più debole e la seconda più forte.

Ci sono tre livelli: 1) una nozione minimale di democrazia; 2) una liberal-democrazia di tipo occidentale; 3) il pluralismo culturale.

Si suppone che tutti, arabi e occidentali, condividano livello 1). Ma gli occidentali temono che il multiculturalismo applicato alle minoranze musulmane mette in pericolo il loro livello 2) di liberal-democrazia.

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Liberalismo multiculturale

La liberal-democrazia siamo invitati ad accettare universalisticamente. Questa forma di liberal-democrazia accettabile da tutti sarà giocoforza minimale.

Una versione generica di liberal-democrazia (rispetto di alcuni diritti umani

fondamentali e procedure di consultazione) sia una precondizione per il pluralismo e, in seguito, per il multiculturalismo.

Si raggiunge il consenso per intersezione attraverso che Rawls definisce

«congettura». Nel caso della congettura «ragioniamo sulla base di quelle che crediamo siano, o ipotizziamo essere, le dottrine fondamentali, religiose o non

religiose, delle altre persone, e quindi cerchiamo di mostrare loro che, qualunque cosa pensino a questo proposito, esse possono nondimeno sostenere una concezione

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Il modello d’integrazione del liberalismo

multiculturale

Liberalismo multiculturale: Gli Stati proporranno agli immigrati un’offerta che

comprende alcuni diritti a condizione che prima essi rispettino alcune condizioni di una società liberal-democratica occidentale.

Il multiculturalismo liberale è disposto, in un primo momento, a concedere dei diritti alle minoranze nella speranza che, in seguito, le minoranze si adattino. La nostra proposta invece implica che lo Stato negozierà in nome dei suoi cittadini: gli immigrati non otterranno alcuni diritti se non dopo che si saranno impegnati a rispettare la ragione pubblica.

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Limiti del liberalismo multiculturale

Il pluralismo culturale (multiculturalismo) è diverso dal pluralismo morale e politico (liberalismo). Il secondo si riferisce innanzitutto agli individui, laddove il primo

considera i gruppi.

Nel secondo caso, ci riferiamo a una pluralità di concezioni del bene mentre nel primo caso alle dottrine comprensive. Il secondo è eminentemente privato mentre il primo è tipicamente pubblico.

Queste differenze rendono il pluralismo culturale più problematico dal punto di vista della ragione pubblica, che dopotutto è uno strumento concettuale pensato per il pluralismo liberale tra individui con diverse concezioni del bene.

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