• Non ci sono risultati.

Restauro e recupero della Torre di Civitella in Val di Chiana: prime fasi di intervento e considerazioni sulle metodologie di progetto

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Restauro e recupero della Torre di Civitella in Val di Chiana: prime fasi di intervento e considerazioni sulle metodologie di progetto"

Copied!
2
0
0

Testo completo

(1)

Alberto Bove (bove@unifi.it) Pagina 1 di 2 PRIMI INTERVENTI DI CONSOLIDAMENTO FINALIZZATI ALLA STABILITÀ DELLE ROVINE ED ALLA SICUREZZA DEL CANTIERE

La peculiarità della torre consiste nella precaria stabilità delle parti sopravvissute al bombardamento durante l’ultima guerra ed alle successive parziali demolizioni effettuate per la eliminazione degli elementi pericolanti; in particolare, mancano strutture di impalcato (originariamente presenti) ed il vano interno alla quota inferiore è occupato da un notevole volume di macerie originate dai crolli, sulle quali si dovrà operare con metodologie di scavo stratigrafico per l’analisi dei reperti. Una preliminare fase di intervento (Alberto Bove e Carmela Crescenzi, 2008) organizzata grazie ai primi parziali finanziamenti disponibili, aveva lo scopo primario di garantire la sicurezza di quanti opereranno a ridosso delle strutture ed all’interno della torre e di arrestare il degrado dei materiali lapidei dei paramenti, provocato da vegetazioni, dilavamenti, e altre cause ricorrenti. Questa fase è stata ultimata nel 2010 e consente di pianificare lo scavo stratigrafico che avverrà contestualmente ad altre indagini conoscitive indispensabili in vista del successivo intervento di recupero e rifunzionalizzazione. Tali indagini avranno per oggetto il complesso fondale (rilievi e prove geognostiche e saggi esplorativi) e le masse murarie che presentano diverse alterazioni e disomogeneità interne non marginali.

CRITERI PROGETTUALI PER LE FUTURE FASI DI RECUPERO

Già garantire la fruibilità del sito porrà problemi tecnici di una certa complessità, soprattutto per la necessità di inquadrare l’intervento nella tipologia del miglioramento antisismico previsto dalle norme NTC2008. In termini metodologici, le strutture esistenti (per le quali le opere recentemente ultimate hanno l’effetto di escludere fenomeni di instabilità locale, crollo parziale ed aggravamento del degrado materico) dovranno essere integrate da elementi di impalcato (orizzontamenti e controventamenti) e la nuova configurazione strutturale dovrà garantire livelli di sicurezza antisismici compatibili con la prevista pubblica fruibilità del sito. È evidente che la sicurezza in caso di sisma porrà problematiche del tutto differenti rispetto a quelle recentemente affrontate e circoscritte alla stabilità delle rovine per sole azioni statiche, in assenza di sovraccarichi. Le fasi di ricostruzione necessariamente soddisferanno anche i criteri stabiliti dalle Carte del Restauro e dalle metodologie di conservazione del bene, che suggeriscono interventi reversibili e di minima invasività, qualora indispensabili per il raggiungimento della prevista funzionalità dell’opera e per la conformità con le norme tecniche (per la quale, tuttavia, si potrebbe considerare anche la procedura di motivata richiesta di deroga). Il documento noto come Carta di

Cracovia 2000 ci consente di sintetizzare alcuni criteri progettuali rilevanti nel caso in esame:

La ricostruzione di intere parti in stile deve essere evitata. La ricostruzione di parti limitate aventi un'importanza architettonica possono essere accettate a condizione che siano basate su una precisa ed indiscutibile documentazione. Se necessario per un corretto utilizzo dell'edificio, il completamento di parti più estese con

Restauro e recupero della Torre di Civitella in Val di Chiana: prime

fasi di intervento e considerazioni sulle metodologie di progetto.

Alberto Bove

DIPARTIMENTO DI COSTRUZIONI E RESTAURO, Facoltà di Architettura, Università di Firenze

(2)

Alberto Bove (bove@unifi.it) Pagina 2 di 2

rilevanza spaziale o funzionale dovrà essere realizzato con un linguaggio conforme all'architettura contemporanea. La ricostruzione di un intero edificio, distrutto per cause belliche o naturali, è ammissibile solo in presenza di eccezionali motivazioni di ordine sociale o culturale, attinenti l'identità di un intera collettività.

Per quanto attiene specificamente alle metodologie ricostruttive, non è possibile adottare tecniche di anastilosi alle diverse parti irrimediabilmente distrutte dagli eventi bellici ed è lecito chiedersi in quale misura i procedimenti di anastilosi riescano in generale a restituire l’originale configurazione del bene architettonico, evitando integrazioni mimetiche e riqualificazioni tecnologiche che alterano profondamente la storia costruttiva della fabbrica: un esempio sul quale riflettere può essere costituito dal Duomo di Venzone (Udine), distrutto dal sisma del 1976 e ricostruito per anastilosi (dovremmo però propriamente parlare di pseudo-anastilosi), in cui il sacco murario in conglomerato di calce e diatoni lapidei venne realizzato in calcestruzzo armato con barre metalliche, con la motivazione (non del tutto infondata) che la originaria tecnica costruttiva non avrebbe garantito i livelli di sicurezza richiesti. È il caso di ribadire con decisione in questa sede che anche le tecniche costruttive, anche quelle che interessano parti strutturali in genere non visibili, costituiscono patrimonio culturale che il progettista ha il dovere di tutelare conservare e proteggere dalla invasività delle tecnologie moderne non reversibili (e – aggiungiamo – spesso non sufficientemente documentate in termini di durabilità).

A titolo di indicazione metodologica ci pare – in conclusione – che si possa pensare al complesso delle rovine stabilizzate come ad un futuro involucro (non contaminato da episodi ricostruttivi), all’interno del quale si può progettare una struttura metallica, con orizzontamenti e controventamenti capaci di ospitare alcune delle funzioni richieste (che dovranno peraltro essere saggiamente contenute). La sicurezza sismica sarà garantita dalla struttura interna, di nuova concezione, caratterizzata da minima invasività e reversibilità; i collegamenti tra elementi metallici di nuova realizzazione e murature storiche saranno finalizzati al solo contrasto dell’azione sismica che gli elementi lapidei non potranno mai subire indenni se non adeguatamente ancorati. Poiché la struttura metallica interna alla torre avrà volumi utili ridotti, alcune funzioni potranno essere accolte in spazi ipogei, opportunamente distanziati dalla zona fondale della torre.

Riferimenti

Documenti correlati

Come condizione al contorno a monte sono stati presi gli idrogrammi di piena con tempi di ritorno TR30 e TR200, mentre a valle è stata assunta l'altezza di moto

Andrea Bernardini istruttore direttivo tecnico assegnato all’Area IV, Garante della Comunicazione per la predisposizione degli atti necessari per la redazione del nuovo

Competenze disciplinari di: Comunicazione in Lingua Straniera Alla fine dell’anno scolastico gli alunni sono in grado di:... - esprimersi in inglese utilizzando un

Fig. 15 - Modalità di misura della rapidità.. fotografie quello che lui ha individuato nella realtà. Vi sono stati numerosi interessanti tentativi di valutare la qualità

Convegno di zona della Val di Chiana sul tema: Sviluppare democraticamente l'economia della zona è un processo indispensabile all'inserimento della donna nella produzione : Pieve

Criteri  di  fattibilità  in  relazione  agli  aspetti  sismici:  Dovrà  essere  svolta  idonea  indagine  geognostica  ai  sensi  NTC2018  e  DPGR  36/R. 

ne l’impiego.Malgrado i vantaggi connessi all’ingabbiamento della regina in termini di riduzione dell’infestazione da varroa, si deve tener conto della riduzione del- la

Questa mattina la Direzione dell’ASL TO3 ha sottoscritto con l’Amministrazione comunale di Val Della Torre rappresentata dal Sindaco Giancarlo Cravanzola il quarto