• Non ci sono risultati.

La ricostruzione dell’indicibile come cura

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La ricostruzione dell’indicibile come cura"

Copied!
1
0
0

Testo completo

(1)

Me pinxit, me fecit

A cura di Eleonora Del Riccio Sapienza Università di Roma E-mail: elo-dr@hotmail.it

La ricostruzione dell’indicibile come cura

Riv Psichiatr 2014; 49(1): 56

56

Louise Bourgeois, Distruzione del padre, 1974 (in copertina) «Mi chiamo Louise Bourgeois. Sono nata il 24 dicembre del 1911 a Parigi. Tutto il mio lavoro degli ultimi cinquan-t’anni, tutti i miei soggetti hanno tratto ispirazione dalla mia infanzia. La mia infanzia non ha mai perso la sua magia, non ha mai perso il suo mistero, non ha mai perso il suo dram-ma». Estratto significativo proveniente dai diari dell’artista che così si presentava a un pubblico che avrebbe avuto occa-sione di vederne la prima mostra importante solo nel 1982 al MoMA. Ed è proprio di dramma che conviene parlare quan-do si osservano le opere della Bourgeois, di dramma indivi-duale e collettivo e della memoria che riconduce a esso.

L’opera che proponiamo ha il grande “vantaggio” di affron-tare un dramma universalmente noto; il titolo stesso non vuo-le – deliberatamente – produrre il minimo fraintendimento.

Louis Bourgeois, padre dell’artista, portò a vivere nella casa di famiglia di Choisy-le-Roy la sua amante Sadie, pre-sentata come l’istitutrice di inglese dei figli. Non era tanto il tradimento paterno a turbare Louise, quanto il fatto che la sua presenza fosse tollerata. La famiglia borghese diventa quindi il bersaglio di un risentimento profondo e di una cri-tica serrata che l’additano come un nucleo ipocrita, fatto di rinunce e compromessi, disparità nei comportamenti dei co-niugi, omertà. Ecco perché anche la definizione del trauma non è quella di essere stati vittima di qualcosa, quanto di es-sere stati testimoni e di non riuscire a raccontarlo.

Perché quindi realizzare un’opera se non si riesce a parla-re subito del trauma? Qual è la funzione dell’opera? Nella concezione tutta personale della Bourgeois, essa ha il compi-to di esorcizzare il trauma: «[…] quescompi-to passacompi-to deve essere sradicato. Per passare efficacemente attraverso l’esorcismo, per riuscire a liberarmi del passato, io debbo ricostruirlo, ri-fletterci, farne una statua e poi sbarazzarmene con la scultu-ra. Dopo riesco a dimenticarlo. Ho saldato il mio debito con il passato e me ne sono liberata».

L’arte ha il compito di far re-esperire tutto ciò che bisogna affrontare e che è indicibile: la materia stessa diventa espres-sione tangibile di sensazioni che di per sé non lo sono e che così come attraversano l’individuo vengono riproposte attra-verso materiali molto compatti e pesanti come il legno, il fer-ro o, come in questo caso, il gesso. Ossimori permessi solo nel fare artistico: sensazioni immateriali e soggettive, derivate dall’esperienza (ancora più soggettiva delle sensazioni prese da sole) espresse attraverso una potente matericità, che non è possibile evitare né guardare di sfuggita. L’indicibile diven-ta evidente.

La critica ha considerato l’opera anche come una tana ar-chetipica, luogo in cui cercare protezione e rifugio, in cui pe-rò la paura di essere intrappolati c’è e si trasforma nel desi-derio di intrappolare l’altro, così la vittima diventa carnefice. La tana è anche il luogo del pasto che qui diventa un pasto rituale proprio del padre, in una stanza che ricorda anche il corpo umano con le sue forme aguzze e tondeggianti.

Con questa consapevolezza si riesce a capire bene di cosa parlasse la Bourgeois quando descriveva l’opera: «Si tratta essenzialmente di una tavola, l’orrida, terrificante cena ca-peggiata dal padre che si siede e gode. E gli altri, la madre e i figli, cosa possono fare? Siedono in silenzio. La madre cer-ca ovviamente di soddisfare il padre, suo marito. I figli sono esasperati. […] Mio padre si innervosiva alla nostra vista e dimostrava la sua “grandezza”. Per l’esasperazione afferra-vamo il padre, lo sbatteafferra-vamo sul tavolo, lo faceafferra-vamo a pezzi e cominciavamo a mangiarlo».

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

– Bourgeois L. Distruzione del padre. Ricostruzione del padre. Scritti e interviste. Macerata: Quodlibet, 2009.

– Subrizi C. Azioni che cambiano il mondo. Donne, arte e politiche dello sguardo. Milano: Postmedia Books, 2012.

Riferimenti

Documenti correlati

In linea con Halbwachs, il quale sostiene che la me- moria è decisamente collettiva anche e solo per via del fatto che un evento o un ricordo siano registrati in una determinata

Maria di Piedigrotta, Napoli). Dopo alcu- ni tentativi iniziati nel lontano 1992, solo nel 1995 operammo la svolta: si propose un programma organico e completo a tutta la

Eppure questo libro cerca di dimostrare – al di fuori di ogni retorica consolatoria e del rischio sempre pre- sente del reducismo – che la storia non può finire e che lo spirito di

Un percorso di allenamento della consapevolezza con fama ormai decennale – utilizzato nella formazione in ambito aziendale, nella relazione di aiuto e nella preparazione

In questo processo, l'intera vecchia struttura della coscienza con la sua continua vivificazione di immagini di sé fluisce nella pura consapevolezza, comprese tutte le incertezze e

Prima ancora che nella sua ambivalenza di agente della rappresentazione mime- tica e di sua ostinata sabotatrice, la parola fantastica va ad ogni modo considerata nella sua

Ci sono ancora vecchi farmaci – le sulfoniluree – che dovrebbero oggi essere sospesi perché stimolano la secrezione di insulina in chi ha il diabete tipo 2 in modo cieco; facciamo

Con riferimento ai lotti della procedura in oggetto meglio specificata, si segnala che non sono accaduti sinistri negli ultimi cinque anni. IL RESP UNICO DEL