Stoicismo
Zenone 336/5 aC - 264/3 aC
Crisippo281ca aC - 205ca aC
a cura di Pietro Gavagnin www.pgava.net
anche per gli Stoici la filosofia si divide in tre parti:
● logica ● fisica ● etica Il concetto di filosofia coincide
con il concetto di virtù: il fine della filosofia è il raggiungimento della sapienza
scienza delle cose umane e divine
per arrivare a questo traguardo è
necessario esercitarsi nella virtù (= vita moralmente buona e guidata dalla ragione)
Logica
Bisogna trovare il criterio della verità
individuano tale criterio nella Rappresentazione Catalettica
Per rappresentazione catalettica gli storici indicano quel tipo di rappresentazione che per il suo carattere evidente o autoevidente, è tale da costituire il primo e fondamentale criterio di verità. Essi la interpretano sia come un atto dell'intelletto che afferra o comprende l'oggetto sia come l'azione dell'oggetto che imprime la propria immagine sull'intelletto.
Tutta la conoscenza umana deriva dai sensi Teoria della tabula rasa
le rappresentazioni si ricevono passivamente
dall’accumularsi delle
rappresentazioni si formano le
prolessi o anticipazioni (cioè il concetto
Alcune conoscenze universali si formano artificialmente mediante ragionamento (es. Dio)
I concetti non hanno tuttavia alcuna realtà dal momento che la realtà è sempre individuale e l'universale esiste soltanto nell'anima
Per Aristotele il concetto è l’essenza delle cose.
Per gli stoici esso è solo un segno che significa le cose.
Secondo gli stoici bisogna distinguere tre elementi: ● il significante, cioè la parola
● il significato cioè l’immagine o la rappresentazione mentale di ciò che indichiamo con la parola
La fisica
La fisica stoica è la prima forma di materialismo monistico e panteistico L’essere è ciò che ha la capacità di agire o patire => essere e corpo sono identici
Tale materialismo non prende la forma di un meccanicismo ma si configura in senso:
● ilemorfico forma e materia - L’uno è inseparabile dall’altro. Inoltre la forma è la Ragione divina, il Logos, Dio.
● ilozoistico (Il termine ilozoismo - hýlē, «materia» e ζωή, zoé, «vita» - riguarda la dottrina che concepisce la materia come una forza dinamica vivente che ha in se stessa animazione, movimento e sensibilità senza alcun intervento di principi animatori esterni.)
● monistico
Per gli stoici il cosmo è come un immenso organismo vivente, in cui tutto è vita (ilozoismo). Si
comprende così l’identificazione del Dio-Physis-Logos con il Fuoco artefice (pneuma, soffio infuocato). [Secondo le concezioni del tempo il calore era il principio vitale]
Il panteismo e l’incorporeo
Poiché il principio attivo che è Dio è inscindibile dalla materia e poiché non c'è materia senza forma Dio è in tutto ed è tutto poiché coincide con il Cosmo. come sostanza di Dio si indica l'intero Cosmo Gli stoici chiamano Dio l'intero Cosmo e le sue parti.
L'essere di Dio fa tutt'uno con l'essere del mondo al punto che tutto è Dio e questa è la prima concezione esplicita e tematica dell'antichità di panteismo.
In base a ciò che è stato detto sulla materia è possibile comprendere la curiosa
posizione che gli storici assunsero nei confronti dell' incorporeo. La riduzione dell'essere a corpo comporta come necessaria conseguenza la riduzione dell' incorporeo a qualcosa che è privo di essere perciò gli stoici considerano incorporei anche il luogo, il tempo e l'infinito. Appunto perché sono cose incapaci di agire e patire.
Si parla di fato, di destino, come ineluttabile
necessità: gli stoici parlano di ordine naturale e
necessario di tutte le cose.
Tutte le cose avvenute sono avvenute, quelle che avvengono avvengono, e quelle che verranno avverranno: non c'è un caso fortuito. Tutto dipende
dall' immanente Logos
Finalismo, provvidenza, destino, libertà
Contro il meccanicismo degli epicurei gli stoici
difendono una rigorosa concezione finalistica: il logos, (l'intelligenza, la ragione) permea tutte le cose e tutto è profondamente razionale. Tutto è come deve essere, come è bene che sia.
La provvidenza non ha nulla a che vedere con la provvidenza di un dio personale: essa è soltanto il finalismo universale. Tutto è bene come è meglio che sia
Come si salva la libertà dell'uomo? La vera libertà del saggio sta nel uniformare i propri voleri a quelli del destino, sta nel volere insieme al Fato ciò che il Fato vuole
Testo:
da Ippolito, Refutazioni (1, 20):
Quando un cane sia legato a un carro, se voglia seguirlo è trascinato e lo segue, facendo con necessità anche ciò che fa di propria volontà, Se invece non voglia seguirlo, sarà costretto in ogni caso a farlo. La stessa cosa invero capita anche agli uomini: anche se non vogliono seguire, saranno in ogni caso costretti a pervenire dove è stato stabilito dal fato.
da Seneca, Lettere a Lucilio (107, 10):
Ducunt volentem fata, nolentem trahunt (I fati guidano chi li accetta, trascinano chi li rifiuta)
Etica
Fine dell’uomo è il raggiungimento della FELICITÀ in questa vita.
Tale fine si raggiunge vivendo secondo natura.
La oikéiosis (=adattamento, appropriazione)
Si tratta di favorire quello che è una sorta di istinto di autoconservazione che appartiene ad ogni vivente e che induce tutti ad appropriarsi di ciò che favorisce il proprio essere e a fuggire
Per raggiungere sé entrano in gioco due forze:
● l’istinto : guida ogni essere umano a conservarsi, nutrirsi, riprodursi (conservazione) ● la ragione: garantisce l’accordo dell’uomo con se stesso e con la natura
La natura è l’ordine razionale, perfetto e necessario.
L’azione conforme all’ordine
razionale costituisce il dovere
Nella logica dell’oikeiosis bene è ciò che ci conserva, male è ciò che ci danneggia.
Già in questa fase si nota una presa di distanza dalle conclusioni epicuree: il piacere è assolutamente ininfluente quale fine e oggetto di valutazione dei comportamenti naturali. I viventi non cercano il piacere (che è appunto accidentale) bensì la conservazione di se stessi.
Il fondamento dell'etica epicurea viene in tal modo rovesciato: piacere e dolore diventano - alla luce dei nuovi parametri stoici - non un prius ma un posterius cioè qualcosa che viene dopo e di conseguenza.
Quando cioè la natura ha già cercato e trovato ciò che la conserva e realizza, bene
è ciò che conserva, male è invece ciò che danneggia o diminuisce.
Ma bene morale è nell'uomo ciò che incrementa il logos, male ciò che lo danneggia. Il vero bene per l'uomo è solo la virtù il vero male è solo il vizio
Per gli stoici la virtù consiste in una disposizione costante ad agire in modo conforme al
dovere cioè conforme alla natura e alla ragione. In questo senso la virtù rappresenta l'unico
vero bene e si oppone diametralmente senza mezzi termini al vizio
per ciò che si è detto:
Tutte quelle cose che sono relative al corpo (perciò sono relative alla nostra natura biologica, sono relative cioè al bene dell’istinto della
conservazione) sono considerate indifferenti sia che nuocciano sia che non nuocciano.
Tra esse ci sono la vita, la salute, la bellezza, la ricchezza, etc.
Quando le circostanze impediscono l’esercizio della virtù, il saggio può decidere di rinunciare a quell’indifferente che è la vita suicidandosi.
È questa la celebre apatia Stoica cioè il toglimento e l'assenza di ogni passione la quale è sempre solo turbamento dell'animo
La felicità è dunque apatia, impassibilità
Le passioni da cui dipende l'infelicità dell'uomo sono errori della ragione o comunque conseguenze di essi. Il saggio curando il suo logos e
facendolo essere il più possibile retto, non lascerà neppure nascere nel suo cuore le passioni e le annienterà nel loro stesso nascere
Così il saggio si muoverà fra i suoi simili in atteggiamento di totale distacco estraniandosi alla vita stessa. lo stoico non è un entusiasta della vita né un amante di essa come invece lo è l’ epicureo. Mentre Epicuro gustava anche gli ultimi istanti della vita e vi godeva beato pure fra i tormenti del male, lo stoico Zenone in un paradigmatico atteggiamento in seguito a una caduta in cui egli avvisava un segno del destino, si
Il saggio stoico è il perno del mondo, è l’interprete presso gli uomini del logos universale e divino, sul quale ogni legge umana va commisurata.
Egli è impassibile e imperturbabile, è insensibile alle lusinghe del piacere e alle preghiere degli altri, non si piega di fronte a nessun evento esterno e obbedisce solo alla legge interiore del logos che è la sua dimensione propriamente divina.
Pur acquisendo in questo modo un carattere freddo e forse disumano, egli è lì a sottolineare l’esigenza di razionalità connessa ad ogni etica che voglia essere stabile e non dipendere da sentimenti ed emozioni effimere.
Attribuzione - Non commerciale Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
a cura di Pietro Gavagnin