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Collage di carta, collage digitale: concetti di architettura a confronto

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Academic year: 2021

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p i a n o b. A R T I E C U L T U R E V I S I V E ISSN 2531-9876 I

vol. 4 n. 2 | 2019 | Editoriale

Collage di carta, collage digitale: concetti

di architettura a confronto

Il numero della rivista “piano b. Arti e culture visive” raccoglie contributi sul tema dell'architettura narrata e interpretata attraverso un genere di rappresentazione che affida il proprio potenziale creativo a tecniche co-me quella del collage, e che intende essere espressione di una dico-men- dimen-sione culturale del progetto. Con lo scopo di affrontare sia gli aspetti teo-rici del collage che il suo ruolo nelle pratiche artistiche e architettoniche, il numero è stato suddiviso in due sezioni: Teorie sul collage e Collage e

progetto: epicentri.

Teorie sul collage riunisce otto saggi di studiosi che, attraverso l’analisi di

casi studio o di contesti di più ampio respiro, esplorano le intrecciate re-lazioni tra collage, disegno, architettura e arti.

Maria Bruna Fabrizi indaga gli Otterlo Circles di Aldo van Eyck, derivati

da un collage di fotografie, di disegni e di testi, per mettere in luce come collezioni di immagini o oggetti e loro montaggio abbiano permesso di definire un immaginario capace di produrre un discorso intorno all’architettura, e di sviluppare un processo di progetto in grado di sinte-tizzare tradizioni diverse (The Otterlo Circles by Aldo van Eyck. Collage as

condensed theory).

Beatrice Lampariello esamina i disegni e i collage di Aldo Rossi, a

parti-re dalle sue prime sperimentazioni sino all’ideazione della Città analoga, entra nella dimensione della rappresentazione astratta ed enigmatica dell’architettura di Rossi e in quella del gioco combinatorio di parti che ricostruisce le visioni di città e architetture (Processi creativi del collage di

Rossi: comporre e disporre).

Joao Pauperio e Maria Rebelo discutono dei collage di Baukunst -

Adrien Verschuere, anche in relazione al contesto politico ed economico del neoliberalismo e a quello della rappresentazione contemporanea, mostrando come Baukunst si sia riappropriato di modelli storici e non, attraverso una strategia volta a dissolvere la dimensione autoriale dell’architettura e a rafforzare la sua autonomia disciplinare e il suo

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valo-p i a n o b. A R T I E C U L T U R E V I S I V E ISSN 2531-9876 II

vol. 4 n. 2 | 2019 | Editoriale

re culturale (Collages, History or ready-mades On the politics of

representa-tion in the age of neoliberalism).

Nicola Braghieri analizza City of Composite Presence, collage di David

Griffin e Hans Kollhoff pubblicato nelle pagine di Collage City di cui diven-ta l’icona rappresendiven-tativa, eseguito mediante l'assemblaggio di fram-menti di complessi monumentali, e discute, anche attraverso un con-fronto con la Città analoga, il collage come strumento di progetto ed espediente retorico per descrivere la forma urbana (Alcune indagini e

ri-flessioni intorno a City of Composite Presence).

False Mirror Office studiano i progetti narrativi e teatrali di UFO,

in-fluenzati dalle riflessioni di Dorfles e Eco e dal clima politico della fine degli anni Sessanta, per poi stabilire un dialogo con il gruppo fiorentino finalizzato a dimostrare come l’“assemblaggio eloquente” possa essere considerato un procedimento creativo per l’architettura contemporanea (L’assemblaggio come testo figurativo dell’architettura. Un dialogo tra UFO e

False Mirror Office).

Roberto Gargiani analizza il potere narrativo dei disegni radicali di

Offi-ce - Kersten Geers, David Van Severen, ispirati alle forme del collage tra-dizionale, anche se concepiti per sondare le potenzialità della rappresen-tazione digitale dell’architettura contemporanea e per proiettare il dise-gno in una nuova dimensione culturale (I primi collage digitali di OFFICE -

Kersten Geers, David Van Severen: intenzioni narrative dei visionari eclettici del XXI secolo).

Mickael Pelloquin affronta il tema della diffusione del collage come

tec-nica di rappresentazione contemporanea, sullo sfondo di possibili “ten-denze estetizzanti” dell’architettura, discute delle esperienze che hanno riportato il collage nella dimensione creativa del progetto, per poi inter-rogarsi sul ruolo del video e delle nuove tecnologie, per la comunicazio-ne dell’architettura (Collage & Crime. Impressionnisme des réalités

augmen-tées).

Francesco Toniolo analizza la funzione ludica degli elementi

architetto-nici in alcuni videogiochi della software house giapponese FromSoftware, concentrandosi sul level design concepito a partire dal riuso e dalla tra-sformazione di frammenti di architetture, città o monumenti esistenti, ricomposti per definire collage di scenari fantastici (“Long ago, in a walled

off land”: architettura fra concept e level design nei videogiochi FromSoft-ware).

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p i a n o b. A R T I E C U L T U R E V I S I V E ISSN 2531-9876 III

vol. 4 n. 2 | 2019 | Editoriale

Collage e progetto: epicentri riunisce cinque saggi scritti da architetti o

collettivi, corredati da un apparato iconografico, e un articolo di Anna Rosellini in cui sono discussi alcuni “epicentri concettuali del collage digi-tale a vocazione teorica”.

Gianni Braghieri analizza i diversi modi di rappresentare l’architettura,

dall’analogico al digitale, attraverso la sua esperienza nell’uso del collage, impiegato come strumento per la definizione del progetto e di una visio-ne dell’architettura (Il collage come esaltaziovisio-ne del pensiero architettonico).

Luca Galofaro discute delle immagini manipolate per creare relazioni

inedite e per produrre un progetto derivato da una stratificazione di frammenti mnemonici, montati per costruire un pensiero intorno all’architettura (Il montaggio come forma di progetto).

Pier Vittorio Aureli e Martino Tattara riflettono sulla produzione di

immagini dello studio Dogma, a partire dall’ideazione di una “abstract ar-chitecture”, fino alla definizione di una rappresentazione per lo spazio domestico (Paint a Vulgar Picture. On the Relationship Between Images and

Projects in Our Work).

Point Supreme propongono un manifesto nel quale chiariscono la loro

interpretazione di un collage costruito a partire da inaspettate e pertur-banti associazioni di immagini, capaci di trasformare la realtà in un di-spositivo architettonico dal potere sovversivo (Collage Manifesto).

IV – Irini Peraki e Natalie Donat-Cattin discutono della

rappresenta-zione come strumento per la crearappresenta-zione di una narrarappresenta-zione e ricostruisco-no un “a-chronic incomplete voyage” tra realtà e fantastico (Incomplete

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