Introduzione e finalità
Gli studi di provenienza sono una delle applicazioni delle scienze all’archeologia e consistono, principalmente, nella determinazione dell’origine di un manufatto, ovvero del luogo di produzione e/o di approvvigionamento della materia prima di cui è costituito. Inoltre, permettono una classificazione “più oggettiva” del materiale archeologico sulla base di caratteristiche composizionali e strutturali.
La ceramica è tra i materiali maggiormente studiati, principalmente in virtù della sua potenziale qualità di “fossile guida” culturale. I metodi utilizzati nelle analisi ceramiche appartengono, solitamente, all’ambito della chimica e della mineralogia. I dati ottenuti rivestono un ruolo importante nella ricerca archeologica, in quanto permettono una più chiara comprensione delle modalità di sfruttamento del territorio, delle dinamiche di diffusione dei prodotti e delle materie prime. Essi contribuiscono, inoltre, alla definizione di rotte commerciali, dei rapporti tra produzione-distribuzione-consumo, fornendo informazioni riguardo i contatti tra i diversi gruppi culturali.
Nel presente lavoro sono state studiate le ceramiche neolitiche provenienti da Pianosa-Cala Giovanna Piano (comune di Campo nell’Elba, provincia di Livorno), ove è stato rinvenuto e scavato un sito di un orizzonte crono-culturale collocabile tra la fase avanzata della ceramica impressa cardiale e la fase antica della ceramica lineare tosco-laziale.
La necessità di condurre studi di provenienza è scaturita da alcune considerazioni archeologiche. L’evidenza di parziale contemporaneità e di rapporti tra le culture della ceramica impressa cardiale e della ceramica lineare, come emerso dallo studio delle ceramiche di Pianosa-Cala Giovanna Piano e da altri siti tosco-laziali, porta ulteriori e interessanti argomentazioni nell’ambito delle problematiche archeologiche riguardanti la neolitizzazione e il neolitico antico dell’area medio-tirrenica. Inoltre è stata valutata la posizione geografica di Pianosa: centrale rispetto alle altre isole dell’arcipelago, alla Corsica e alla Toscana. Questa area è stata sicuramente attraversata da rotte commerciali, di scambio e di diffusione dei materiali (materie prime/prodotti finiti), come è stato evidenziato dai ritrovamenti di numerosi manufatti in ossidiana provenienti dalla Sardegna, dalle Eolie e da Palmarola.
Quindi si è scelto di eseguire analisi con il metodo mineralogico-petrografico su sezione sottile, per determinare la composizione dei granuli che costituiscono il degrassante delle paste ceramiche e per capire se la produzione fosse locale oppure esterna all’isola; in tal caso si è reso necessario individuare i luoghi di provenienza per cercare di definire le rotte che avevano attraversato il medio e l’alto Tirreno. Infine i dati ottenuti dall’analisi e dalla determinazione della composizione mineralogico-petrografica dei campioni sono stati utilizzati per un raffinamento della tipologia classica di forme e decori. Soprattutto in preistoria e protostoria, nel caso di frammenti “atipici”, le differenze nelle tecniche di fabbricazione e nella composizione mineralogica degli impasti permettono la loro attribuzione a un tipo specifico o la istituzione di una nuova classe ceramica (MANNONI 1994).