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Parlare d’Europa. Le Politiche di Comunicazione e l’Integrazione Europea

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Academic year: 2021

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PARLARE D’EUROPA. LE POLITICHE DI COMUNICAZIONE E L’INTEGRAZIONE EUROPEA Marinella Belluat1marinella.belluat@unito.it

Parole chiave comunicazione europea, deficit democratco, informazione europea, integrazione europea

Il processo di integrazione europea non deve essere la ricerca di costruire radici comuni. Non potranno essere solo condizioni filosofiche o razionalità di tipo economico le condizioni che terranno unita l’Europa, ciò che invece deve funzionare è la possibilità per le diverse identità sociali di accedere ai dirit (Jurgen Habermas). Nel 2017 si sono celebrat i 60 anni della nascita dell’Unione Europea, un lasso di tempo tutto sommato ristretto, ma sufficiente per rivelare la crisi profonda dell’integrazione europea come mostrano la crescita dei partt sovranist e la Brexit. In quest anni sono state molte le riforme volte a dare sostanza all’ambizioso progetto degli Stat Unit d’Europa, nessuna, però, sostene Habermas (2011), è stata capace di affrontare il problema dell’identtà europea.

Abbandonato da subito il velleitario sogno di una cultura europea comune, il progetto dell’Unione ha lavorato soprattutto per valorizzare le differenze dei suoi stat membri in quanto la cultura europea è stata intesa come uno spazio policentrico e polimorfo fatto di diversità culturali, religiose, geografiche e politche (Norris (1997). La differenziazione è stata per lungo tempo la grande narrazione che ha accompagnato le varie fasi dell’Europa (“Uniti nella diversità” recita anche il motto dell’Unione Europea), ma ne è diventata anche il limite nel momento in cui le sfide globali hanno svelato la fragilità dei meccanismi di integrazione. Alla base un’architettura isttuzionale che, ponendo come principio cardine le decisioni all’unanimità, ha, di fatto, paralizzato molt processi socio-politci. Così come la virata verso un impianto economico neoliberista se da un lato ha reso più fort le isttuzioni economiche, facendone un argine agli effetti catastrofici della crisi economica del 2008, per altro verso ha quasi completamente rimosso le questoni etco-valoriali e il principio di sussidiarietà su cui si basa un’Unione fortemente disomogenea al proprio interno.

Ad essere fragile è anche la sfera pubblica europea in cui soggetti organizzat si confrontano non per difendere interessi nazionali, bensì per affermare un patrimonio comune. L’europeizzazione dello spazio pubblico è ben altra cosa rispetto ad uno spazio pubblico nazionale europeizzato in quanto l’oggetto delle politche e delle decisioni non mette al centro gli interessi partcolari degli stat-nazione, bensì quelli dello spazio europeo nel suo insieme (Belluat e Cepernich, 2017; Belluat 2016, 2015a, 2015b; Della Porta e Caiani, 2006). L’ostacolo più grande è il mai rimosso deficit democratco perché non vi è dubbio che l'Unione Europea soffre di una mancanza di legittimazione politca e di un eccesso di complessità che la rendono distante dal cittadino. Nonostante il trattato di Lisbona abbia aumentato i poteri del Parlamento Europeo, le opinioni pubbliche europee non sentono di avere una modalità efficace per cambiare il corso delle politche, e della politca, europee, come dimostra l’astensionismo in crescita alle elezioni Europee2 e la disaffezione in aumento verso l’Unione Europea3 in paesi important per il progetto comune come Italia e Francia.

1 Marinella Belluat è professoressa associato presso il Dipartmento di Culture, Politca e Società dell’Università di Torino dove tene anche il corso “Comunicare l’Europa: Isttuzioni, Rappresentazioni e Opinione Pubblica”. Da più di 10 anni studia il rapporto tra Europa e Comunicazione. Fa parte del Comitato editoriale della rivista Problemi dell’Informazione (Il Mulino) e membro del centro interdisciplinare To-EU del Dipartmento di Culture, Politca e Società e dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica.

2 Fonte European Parliament http://europarl.europa.eu/at-your-service/files/be-heard/eurobarometer/2015/desk-research-post-ee2014/profile-of-voters/en-profile-of-voters-desk-research-post-201504.pdf ultmo accesso 27/12/2018.

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Gli intervent possibili sono molt e non tutti concordi, ma il punto di vista che qui si pone al centro è quello comunicatvo, perché, come sostene Habermas (1992) il processo di integrazione è in prima istanza un’azione comunicatva volta alla creazione di un’opinione pubblica che si muove su molt livelli: pubblico, politco, intellettuale. Una risposta in tal senso viene dagli sforzi delle isttuzioni europee che da ormai più di vent’anni propone intervent di policy orientat a migliorare i dispositvi di comunicazione e la formazione dei suoi addetti.

Nel 1995 vengono definite dal programma PRINCE voluto dalla Commissione Santer le prime linee guida per orientare e organizzare i flussi di comunicazione dall’Unione. Inizia un percorso che andrà avant negli anni ponendo attenzione sull’esigenza di creare dei centri di informazione europei a cui segue, nel 2001, Il Libro Bianco sulla Governance Europea della Commissione Prodi che ha rafforzato molto la strategia di comunicazione di Bruxelles. La finalità era di migliorare la visibilità dell’azione europea in vista del passaggio fondamentale dell’approvazione della sua neo Costtuzione. Il momento era partcolarmente delicato perché l’erosione del consenso permissivo4 (Brechon et al. 1995, Tilly e Tarrow, 2006; Hooghe e Marks, 2009), risorsa di cui aveva goduto fino a quel momento l’Unione Europea, poneva a serio rischio l’approvazione della Carta Costtuente. Dagli anni 2000 in poi si sono susseguite linee di policy europee legate alle forme e agli strument di comunicazione molto avanzate che hanno individuato, spesso antcipandoli, problemi strategici. Il Libro Verde sulla Trasparenza non solo ha provato ad intervenire sulle nuove forme di comunicazione, recependo quanto negli USA dal 2009 l’amministrazione Obama stava attuando in tema di Open Government. Al centro vi era anche la riforma dell’amministrazione aperta e accessibile ai cittadini. Su questo tema le isttuzioni europee stanno lavorando molto per ristabilire un rapporto dinamico e fiduciario con le opinioni pubbliche. Recentemente la Commissione Junker ha rivitalizzato progetti di “partecipazione dal basso” potenziando i Citizens Dialogues5 dove vengono messi a confronto pubblici selezionat direttamente dalle isttuzioni europee sui territori e coinvolt in discussioni aperte sui temi europei. A livello isttuzionale, inoltre, il lavoro di produzione di ufficio stampa delle isttuzioni europee è cresciuto in volume di notzie e in attività di formazione dei propri operatori. Parallelamente sono aumentate realtà giornalistche important come quelle de Il politico6, di Eunews7, di Euractiv8 e di Euvisions9, solo alcuni dei service informatvi qualificat che quotdianamente aggiornano e commentano in modo critco l’ampiezza di contenut provenient da Bruxelles. Questa novità informazionale è di grande aiuto nell’ecologia della comunicazione europea, ovvero all’ambiente informatvo a cui debbono fanno riferimento élites intellettuali e politche. Il giornalismo di qualità è una risposta importante per cementare gli scambi tra vertci amministratvi, corpi intermedi, gruppi d’opinione organizzat e cittadinanza attiva. L’anello debole restano i grandi flussi di informazione veicolat dai media mainstream, ma soprattutto dai social media, al grande pubblico. Indubbiamente, l’ampiezza di uno spazio di comunicazione aperto e incontrollato pone un problema di regolamentazione e adattamento, ma costtuisce anche un’opportunità che le isttuzioni europee stanno sperimentando per colmare un gap d’opinione.

In questo momento al centro dell’agenda europea ci sono alcuni grandi temi cruciali e divisivi, al tempo stesso: il lavoro, le migrazioni, il climate change, le politche giovanili e l’intelligenza artficiale. Ognuna di queste è oggetto mirato delle policies europee e potenziale origine a narrazioni che potrebbero anche

4 Il termine permissive consensuns deriva da una definizione usata per descrivere la posizione pregiudizialmente favorevole dell’opinione pubblica Americana verso la propria politca estera (Key, 1961). Lo stesso concetto è stato usato alla fine degli anni Ottanta per definire i sentment di affezione acritca e disimpegnata dell’opinione pubblica europea, che hanno caratterizzato almeno fino all’entrata in vigore dell’Euro e delle isttuzioni monetarie europee un sentmento diffuso in tutti i paesi dell’UE.

5 https://ec.europa.eu/info/events/citzens-dialogues_en (ultmo accesso 28/12/2018) 6 www.politco.eu/

7 www.eunews.it/ 8 www.euractv.com/ 9 www.euvisions.eu/

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resttuire linfa al progetto europeo. Purtroppo, nonostante l’impegno elevato, le critcità superano i punt di forza.

In primis, il flusso di comunicazione, seppur qualitatvamente rilevante, è ancora poco consistente e troppo élitario e presuppone una cittadinanza attiva e informata non così sviluppata. Gli europei si informano di più sull’Europa, ma sono sempre di più immersi in flussi di comunicazione ibridi e disintermediat al cui interno è difficile trovare sintesi efficaci e dove l’elemento emozionale prevale su quello razionale. Il tema della disinformazione e delle fake news10 colpisce alla base l’ambiente comunicatvo europeo troppo politically correct rispetto ai flussi “selvaggi” del web e dell’infotainment11. Il secondo limite è costtuito dall’egoismo sovranista che ora più che mai non è disposto a cedere terreno rispetto alle decisioni comunitarie concertate e sussidiarie. Il peso crescente che il Consiglio Europeo sta assumendo nel dettare la linea politca dell’Europa, paralizza, di fatto, la governance sovranazionale dell’Unione. Lo sbilanciamento di potere che si è venuto a creare mette in risalto la difficoltà del Parlamento Europeo di esercitare pienamente il proprio ruolo di guida politca, ma anche il “difetto” nell’architettura isttuzionale nello stabilire i contrappesi. Questa situazione pone il fianco al peso crescente del cosiddetto sovranismo che, pur nelle differenze nazionali, sta dando consistenza e alle retoriche anteuropeiste, in questo momento decisamente più attraent agli occhi dell’opinione pubblica rispetto a quelle a favore. A questo va ad aggiungersi la crisi di leadership europea che, finita la stagione dei grandi fondatori, non ha più ricostruito un cuore pulsante europeo. La terza critcità è legata al contesto globale fatto di relazioni internazionali sempre più instabili e meno concertate dalle organizzazioni intergovernatve. Se l’Unione Europea era stata il centro della mediazione che ha posto fine alla Guerra Fredda, in questo momento sta diventando il punto di scarico di tensioni geopolitche e di grandi narrazioni che ne screditano il ruolo. Non aiuta di certo la fragilità delle sue isttuzioni internazionali, la mancanza di una politca estera e di una difesa comune fanno dell’Europa un facile campo di gioco per i conflitti tra le grandi potenze che sulla crisi di legittimazione e sull’instabilità politca del progetto europeo stanno speculando.

Il problema non è solo comunicatvo, ma anche. Buone idee politche accompagnate da buone narrazioni potrebbero aiutare a ridestare un’opinione pubblica eurofila, meno velleitaria e più consapevole.

Bibliografia

Belluat, Marinella and Cristopher Cepernich, 2017, “Europe in the Media Space: The constructon of the EU public sphere in Italy”, in On Europe. Discourses and Counter-discourses, from the Enlightenment to the EU, Manuela Ceretta and Barbara Curli (eds), London: Routledge, pp. 189–214.

Belluat, Marinella, 2016, “Signs of Europeanizaton? The 2014 EU electon in European newspapers”, in Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica, 46, pp. 131–150.

Belluat, Marinella, 2015a, “Europa Liquida. Contraddizioni e ri-orientament del processo di costruzione della sfera pubblica europea in Italia”, in L’unione Europea tra istituzioni e opinione pubblica, Marinella Belluat e Paolo Caraffini (eds), Roma: Carocci, pp. 179–192.

Belluat, Marinella, 2015b, “Un’Europa, tante Europe, nessuna Europa”, in Comunicazione politica “Meno Europa, altra Europa. La definizione dell’Europa in un frame controverso”, special issue [guest editor], XVI[3], pp. 289–298.

10 Il 26 settembre 2018 è stato approvato dal Parlamento Europeo un codice di condotta per combattere la diffusione di notzie false o ingannevoli allo scopo di influenzare l’opinione dei cittadini o di garantre provent pubblicitari.

https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/code-practce-disinformaton (ultmo accesso 28/12/2018) 11 Infotainment è un neologismo di matrice anglosassone nato dalla fusione delle parole informaton (informazione) ed entertainment (intrattenimento) che definisce il genere televisivo della televisione-spettacolo che riguarda principalmente la comunicazione politca (Mazzoleni, Sfardini, 2009).

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Belluat, Marinella, 2012, “The Local Communicaton Flow as Strategic Resource in the Constructon of a European Public Sphere”, in The European Public Sphere. From Critical Thinking to Responsible Action, Luciano Morgant and Léonce Bekemans (eds), Brussels: Peter Lang, pp. 197-210.

Bréchon, Pierre, Cautrès Bruno e Bernard Denni, 1995, “L´évoluton des attitudes à l´égard de l´Europe”, in Perrineau Pascale et Ysmal Colette (éds) Le vote des douze. Les élections européennes 1994, Paris: Presses de Sciences Po., pp. 153-180.

Della Porta, Donatella e Manuela Caiani, 2006, Quale Europa? Europeizzazione, identità e conflit, Bologna: Il Mulino.

Habermas, Jűrgen, 1992, “Cittadinanza politca e identtà nazionale. Riflessioni sul futuro dell’Europa”, in, Morale, diritto, politica, Torino: Einaudi.

Habermas, Jürgen., (2011), Il ruolo dell'intellettuale e la causa dell'Europa, Bari: Laterza (ed. or. 2010). Hooghe, Lisbet, Marks Gary. (2009), A Postfunctionalist Theory of European Integration: From Permissive Consensus to Constraining Dissensus in “Britsh Journal of Politcal Science”, 39(1), pp. 1-23.

Key, Valdimer O. (1961), Public opinion and American democracy, New York: Alfred A. Knopf.

Marini, Rolando, (a cura di) (2003), Comunicare l’Europa. Campagne elettorali, informazione, comunicazione istituzionale, Perugia: Morlacchi Editore.

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Mazzoleni, Gianpietro e Anna Sfardini (2009), Politica pop. Da "Porta a Porta" a "L'isola dei famosi", Bologna: Il Mulino.

Norris, Pippa (1997), Representation and the democratic deficit in “European Journal of Politcal Research”, 32, pp. 273–282.

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