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- Provenienza: probabilmente da Volterra; acquistata dal Museo per conto del bibliotecario Filippo Gori nel 1852

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Patera

- Numero di inventario: MG 1989 (Num. Vecch. Inv. IS 8).

- Misure: diametro cm. 1,05.

- Stato di conservazione: si conserva solo la parte centrale interna della vasca con l’ombelico (omphalos). Presenta piccole lacune lungo il bordo esterno.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; acquistata dal Museo per conto del bibliotecario Filippo Gori nel 1852

282

.

- Descrizione: parte interna di patera in argento dorato. E’ costituita da un ambone centrale liscio, ben pronunciato, di forma emisferica e da una lamina circolare decorata a sbalzo. La decorazione, scandita da sottili cerchi a rilievo, prevede, dall’esterno verso l’interno, ovuli e astragali, palmette collegate, kymation ionico

283

.

- Commento e confronti: fra gli oggetti riferibili al simposio, oltre ai più diffusi kyathoi, cola e situle, vi erano anche le patere e le teglie monoansate che venivano usate per contenere i vasi che servivano ad attingere e versare il vino. Il pezzo sopra descritto non è una comune patera, di quelle a fondo piatto e vasca larga e bassa, priva di decorazione, ma è una ‘phiale mesomphalos’, che però, essendo in metallo prezioso, non costituiva certo un elemento funzionale al servizio simposiaco, bensì un bene di prestigio, un oggetto pertinente ai tesori di famiglia tramandati per diverse generazioni. Data la ridotta conoscenza di argenteria etrusca da tavola, ho trovato solamente due confronti puntuali: la

‘phiale mesomphalos’ di probabile provenienza dall’Etruria settentrionale (data la sua appartenenza alle raccolte granducali del Museo Archeologico di Firenze)

284

, e quella

282 Come risulta sia da BGV Ms. s.n. (Registro dei donativi ed acquisti di antiquaria fatti al pubblico Museo Guarnacci di Volterra, 1731-1899, anno 1852: una bulla cesellata dorata e forse d’oro, acquistata dal

bibliotecario Filippo Gori per la somma di £ 100 da Giuseppe Cinelli), sia dall’ Inventario Ormanni. Registro ritrovamenti. 1789-1817 (Anno 1852, 2 dicembre. Acquistato dal bibliotecario Filippo Gori per la somma di

£ 100 dal dr. Giuseppe Cinelli, ordine di pagamento n°2 del 4 dicembre 1852, una bulla cesellata dorata e forse d’oro), sia da A. Cinci in Bull Inst 1860, pp. 185-187 (« Fra le oreficerie di quel tempo acquistate fanno vaga mostra……. E’ parimenti mirabile una piastra d’argento su cui restano le tracce della doratura, e di forma circolare del diametro di b. 0,3,4, ombelicata siccome le patere etrusche. Sembra che non rimanga dubbio essere una bulla, ornamento solito a portarsi sul petto, come vedesi in molte figure giacenti sulle urne del nostro museo.»). Erroneamente scambiata per una bulla!

283 CATENI 1988, tav. 75; CATENI 1993, fig. a pag. 128.

284 CRISTOFANI-MARTELLI 1983, n°287, pag. 319, fig. a pag. 246; Ori e argenti1990, pag. 16, n°233, fig.

alle pp. 66-67.

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(2)

proveniente dalla buca di spoglio del Piano delle Granate a Populonia

285

. Questo tipo di vasellame prezioso lo troviamo per la prima volta nella seconda metà del IV secolo a.C.

nei corredi delle tombe principesche della Tracia (Panagjuriste e Derveni)

286

e della Macedonia, in quanto facevano parte dei tesori dei sovrani ellenistici

287

. Tale moda la ritroviamo dunque anche nell’Etruria settentrionale, dove queste patere entrarono a far parte dei “servizi” delle famiglie magnatizie, in particolare di quelle di Volterra, dato che ricorrono frequentemente sui coperchi delle urne in tufo e in alabastro di II secolo a.C., come attributo dei personaggi maschili

288

, alcune delle quali ancora con tracce di doratura.

Questi esemplari metallici costituiscono un probabile prototipo, sia per la forma, sia per l’apparato decorativo di ispirazione vegetale, per le più comuni produzioni ceramiche a vernice nera, dapprima prodotte nell’Etruria settentrionale interna, attestate a Volterra dalla fine del IV secolo a.C. nella produzione del gruppo Malacena

289

e a Populonia con decorazione sovradipinta, e quindi imitate dalle officine campane di Cales e dalle loro filiali etrusche tra la seconda metà del III e l’inizio del II secolo a.C.

290

.

- Datazione: fine IV secolo a.C.

285 Los Etruscos 1999, n°470, pag. 277; CIANFERONI in ROMUALDI 1986, fig. 30, pag. 23.

286 Hildescheim, “Gold der Thraker”, 1980, nn°288-289 (da Borowo), 363 (da Panagjuriste).

287 GASPARRI in “Studi Miscellanei” 15, 1970, pp. 47ss. (indica i doni votivi dei monarchi ellenistici nei santuari, fra i quali figurano oggetti di questo tipo).

288 CUV 1, nn°4, 8, 14, 23, 25, 29, 37, 41, 125.

289 Notevoli sono le due patere a decorazione fitomorfa della tomba 64/10 della necropoli di Badia: vedi FIUMI 1972, pp. 118ss., n°2, fig. 86.

290 CRISTOFANI-MARTELLI 1983, pag. 319, n°287, con riferimenti.

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