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Tra questi ricordo qui la resa del fonosimbolismo, di cui il testo fa ampio uso grazie alla presenza di onomatopee e ideofoni

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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI

Il presente studio ha voluto confrontare le strategie traduttive applicate a due testi che si differenziano soprattutto per il loro lettore modello: Boy Underwater e The Beauty That Remains. Per questo motivo, nei primi tre capitoli teorici è stata intrapresa una ricognizione delle caratteristiche che contraddistinguono la children’s literature dalla produzione letteraria young adult. Inoltre, il lavoro si è focalizzato sulle differenze di pubblico e su che cosa queste comportino in traduzione.

In primo luogo, si è verificata la difficoltà di definire, tramite etichette univoche e trasparenti, la letteratura per bambini e quella per ragazzi, poiché è difficile distinguere i lettori per fasce di età e coglierne le particolari esigenze. In secondo luogo, in ambito traduttologico, si sono delineate le principali strategie traduttive a disposizione del professionista, valutando per ciascuna le perdite in termini di significato e adeguatezza alle capacità del lettore modello.

Queste premesse teoriche, esposte nei primi tre capitoli, mi hanno permesso di affrontare in modo consapevole l’esercizio di traduzione, documentato nei capitoli quarto e quinto. In questi capitoli mi è stato possibile analizzare nel dettaglio i testi fonte, evidenziando le principali difficoltà traduttive e illustrando le strategie da me applicate.

In particolare, nel caso di Boy Underwater gli aspetti problematici della traduzione si sono concentrati soprattutto a livello di parola, di frase e dell’intero testo. Tra questi ricordo qui la resa del fonosimbolismo, di cui il testo fa ampio uso grazie alla presenza di onomatopee e ideofoni. A livello lessicale, invece, la principale difficoltà è costituita dalla traduzione dei nomi propri di persona e dei toponimi, i quali sono densi di significati sia denotativi, che connotativi. A questo fattore si sono accompagnate nel capitolo alcune riflessioni circa la traduzione del linguaggio tecnico dello sport e del linguaggio figurato.

A livello di frase, invece, si è potuto notare un uso marcato della punteggiatura, la quale, insieme con la resa grafica del testo, costituisce un aspetto stilistico peculiare dell’originale e che, pertanto, è stato necessario riprodurre in traduzione. Infine, un’ulteriore questione è data dalla traduzione dei riferimenti intertestuali e dei realia. La macrostrategia traduttiva da me applicata al testo, quindi, è stata una continua compensazione tra foreignization e domestication, dove la prima ha prevalso, come nel caso dei nomi propri e dei toponimi lasciati invariati nel testo di arrivo. Ciò è stato

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funzionale alla mia intenzione di non sottovalutare le capacità dei lettori modello, indicati dalla casa editrice come bambini compresi tra gli 8 e i 12 anni. Si è dimostrato tramite gli esempi che mantenere elementi di estraneità in testi destinati a questo tipo di pubblico permette di stimolare il naturale interesse per l’Altro che accomuna i bambini agli adulti.

Pertanto, ho fornito una traduzione il più possibile equivalente al testo fonte sul piano funzionale ed estetico, tentando però di mantenere elementi di estraneità in grado di stimolare l’immaginazione interculturale del lettore-bambino.

Il secondo testo, invece, è stato analizzato in dettaglio nel quinto capitolo. The Beauty That Remains è un romanzo corale, narrato da tre protagonisti adolescenti Autumn, Logan e Shay, ed è categorizzato come young adult novel. Una prima difficoltà riscontrata si esprime a livello tematico: il testo è un complesso intreccio di vicende di diversi personaggi adolescenti, tutti accomunati dalla tragica esperienza della perdita di una persona cara. Accanto a questa macro-tematica, però, esso sviluppa anche una sottile rete di motivi e sottotematiche alluse, che riguardano da vicino il difficile mondo degli adolescenti: la costruzione della propria identità sessuale, il cyberbullismo, l’abuso di sostanze stupefacenti ed alcool, ma anche la questione interculturale. In traduzione, pertanto, è stato necessario mantenere il sottile gioco di richiami e affrontare le stesse tematiche, senza esplicitare troppo laddove il testo originale era fortemente allusivo.

Una seconda difficoltà, conseguenza primaria del fatto che a narrare siano tre adolescenti, consiste nella riproduzione dell’idioletto dei diversi personaggi. Essi, infatti, si contraddistinguono per il loro modo di esprimersi, mostrando anche una progressiva maturazione nel corso della vicenda conseguenza della dolorosa rielaborazione del lutto, ma contemporaneamente presentano delle affinità e tratti caratteristici di quello che si è definito ʻlinguaggio giovanileʼ. A questo proposito, mi è stato utile e necessario comparare il linguaggio dei giovani nordamericani e quello dei giovani italiani in modo da capire quali sono le tendenze comuni e quali invece quelle specifiche di ogni lingua.

Infine, una terza questione ha riguardato il linguaggio di internet, con le sue peculiarità espressive, che sono solo in parte sovrapponibili alla questione del linguaggio giovanile.

Infatti, le caratteristiche evidenziate sono influenzate anche in diamesia e accomunano tutti gli usi, ad esempio anche da parte degli adulti, di determinate piattaforme di comunicazione telematica. Il testo, infatti, riporta numerosi passi tratti da diversi sistemi di comunicazione, tra i quali la messaggistica istantanea, le chat di gruppo, i post dei blog e le didascalie di Youtube. È stato quindi necessario, per ciascun esempio, analizzare le caratteristiche peculiari del mezzo di comunicazione e degli usi linguistici, prima di poter

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intraprendere una traduzione funzionalmente equivalente. Tutte queste considerazioni hanno comportato delle scelte a livello di macrostrategia traduttiva. Infatti, se da un lato queste analisi linguistiche mi hanno permesso di riprodurre un flusso narrativo il più possibile autentico e percepibile come spontaneo dai lettori adolescenti, contemporaneamente, però, ho dovuto mediare il rischio di incorrere in una ipercategorizzazione, specialmente del linguaggio giovanile. Per questo motivo, ad esempio, ho evitato di utilizzare forme dialettali o strettamente gergali, prediligendo per la traduzione l’italiano neostandard e fenomeni tipici dell’italiano parlato informale.

Tradurre per bambini e tradurre per ragazzi, quindi, prevede un’attenta conoscenza del lettore di riferimento, dei suoi interessi e delle sue capacità psico-cognitive. Si verifica sin dalla prima lettura dei testi fonte che essi si differenziano notevolmente nei contenuti, nelle tematiche e nei mezzi espressivi, per questo motivo i testi di arrivo dovranno mettere in rilievo queste differenze. Allo stesso modo, però, a livello di macrostrategia traduttiva si possono riscontrare delle affinità. In entrambi i casi, infatti, ciò che conta è il bilanciamento tra straniamento e addomesticamento, poiché le capacità psico-cognitive dei lettori di arrivo devono essere rispettate, ma al tempo stesso stimolate. È cioè prioritario analizzare nel dettaglio il testo fonte e per ciascun fenomeno negoziare una resa che rispetti entrambi; tanto il testo originale, quando il lettore di arrivo.

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