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CAPITOLO 5 CONCLUSIONI

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 5

CONCLUSIONI

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Il confronto fra i risultati ottenuti per le specie oggetto di studio, il cirripede Amphibalanus amphitrite ad alta dispersione larvale e l’ascidiaceo Styela plicata a bassa dispersione larvale, ha evidenziato che:

 in A. amphitrite è presente una maggiore variabilità genetica rispetto a quella osservata in S. plicata;

 S. plicata risulta essere maggiormente strutturata dal punto di vista genetico rispetto ad A. amphitrite;

 i due campioni delle due specie prelevati all’interno del porto di La Spezia non differiscono significativamente fra di loro evidenziando l’assenza di strutturazione genetica all’interno del porto;

 la componente della diversità genetica relativa al livello entro porti è più elevata in A. amphitrite che in S. plicata;

 la componente della diversità genetica relativa al livello tra porti è più elevata in S. plicata rispetto ad A. amphitrite;

 in S. plicata si osserva un aumento della diversità genetica andando lungo il gradiente latitudinale da nord a sud; ciò non è riscontrabile in A. amphitrite;

 in entrambe le specie sono presenti due aplogruppi: in A. amphitrite si ha un aplogruppo che include la maggior parte degli aplotipi ed uno che è formato solamente dagli aplotipi H50 e H51 (che sono rappresentati il primo da un individuo di Civitavecchia ed il secondo da un individuo di Ravenna); in S. plicata vi è un aplogruppo formato solamente dall’aplotipo H9 (rappresentato da 9 individui di Montecarlo, 1 di Portoferraio, 1 di Olbia, 1 di Siracusa e 2 di Taranto) mentre l’altro aplogruppo include i restanti aplotipi;

 per entrambe le specie la variabilità genetica riscontrata nei diversi porti italiani può essere ricondotta: 1) alla variabilità intrinseca alla specie, 2) alla dispersione larvale, 3) a fattori storici, 4) alla risposta adattativa all’ambiente o 5) al trasporto passivo mediato dalle imbarcazioni;

 nell’area di studio considerata entrambe le specie non sono geneticamente strutturate secondo il modello di isolamento da distanza.

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Confrontando i risultati da noi ottenuti in S. plicata con quelli presenti in studi pregressi si è evidenziato che:

 la maggior parte della variabilità genetica registrata è relativa alla piccola scala, entro porti;

 non è presente una forte strutturazione genetica delle specie su scala globale;

I risultati del presente lavoro permettono di concludere che:

 l'uso del barcoding, che utilizza come strumento molecolare l'amplificazione di porzioni del gene mitocondriale della COI, è risultato efficace per l'identificazione genetica di entrambe le specie bersaglio;  A. amphitrite ha una maggiore variabilità genetica rispetto a S. plicata,

probabilmente dovuta alle caratteristiche intrinseche alla specie ed alla più efficiente dispersione larvale;

 S. plicata presenta una maggiore strutturazione genetica rispetto ad A. amphitrite, soprattutto per quanto riguarda il confronto tra porti, forse dovuta al ridotto potenziale dispersivo della specie o alle caratteristiche ambientali che potrebbero differire da un porto all’altro ed essere responsabili per la diversità genetica osservata;

 A. amphitrite presenta un elevato grado di connettività (flusso genico) tra i porti campionati;

 l’omogeneità genetica riscontrata in entrambe le specie fra i bacini analizzati, può essere ricondotta al flusso genico promosso dal trasporto passivo su larga scala dovuto all’ampio traffico marittimo.

Lo studio dei popolamenti presenti nell’ambiente portuale e la conoscenza delle relazioni che intercorrono tra le caratteristiche ecologiche di queste specie e le peculiarità di questo habitat possono essere d’aiuto per valutare lo stato di salute dell’ambiente preso in esame, oppure per determinare la reazione fisiologica degli organismi esposti a sostanze inquinanti. Tutto ciò può essere di aiuto alla gestione di queste aree di particolare interesse commerciale permettendo di formulare piani d’azione specifici.

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In futuro sarà interessante proseguire lo studio di Amphibalanus

amphitrite ampliando il numero di porti campionati, anche all’esterno del

Mediterraneo, come già fatto per Styela plicata tramite il confronto con gli studi pregressi. Inoltre, l’impiego di altri marcatori molecolari, sia mitocondriali che nucleari, più sensibili rispetto alla COI (ad esempio i microsatelliti), risulterebbe molto utile ai fini di evidenziare ancor meglio la strutturazione genetica di entrambe le specie.

Ulteriori aspetti da approfondire potrebbero riguardare il ruolo dell’inquinamento portuale sul pattern genetico delle specie e la relazione esistente tra flusso genico e trasporto passivo sulla base del traffico marittimo effettivo tra i porti campionati.

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