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Academic year: 2021

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Note

Primo atto

59-60. La frase di donna Lucía todos, sospecha el ladrón, que son de su condición rimanda a un detto proverbiale così registrato da Aut. «Piensa el ladrón que todos son de su condición. Refr. que da a entender, que los culpados de qualquier delíto o defecto, con facilidad malician, y temerariamente juzgan que los demás incurren en la misma culpa que ellos.»

96- 97. La frase va intesa in senso antifrastico in quanto richiama l'abitudine del tordo che, essendo ghiotto di ciliegie, le becca appena sono mature. Per la sua ricorrenza in altre opere teatrali si vda la nota dell'edizione di Arellano

228-229. È questo il primo dei giochi di parole forgiati sul nome della protagonista. In questo caso il gioco si fonda sull'ambiguità tra il nome proprio e il significato comune di animale da pelliccia, così definito in Aut.: «Animal especie de comadreja, del tamaño de un gato, aunque es algo mayor de cuerpo, y tiene las piernas y uñas más cortas. El color de su pelo es roxo, y por las puntas casi negro, excepto por debaxo del cuello que es blanco. Su piel es mui blanda y suave, y sirve para hacer manguítos, forrar ropas y otros usos.» (Aut.)

248-249. Riferimento a due beni di inestimabile pregio: le miniere d'argento del Potosí (zona della attuale Bolivia) e le tele cinesi

383-384. Alegre esperotras las tienieblas luz pura. Si fa qui riferimento al marchio di stampa di Juan de la Cuesta, celebre stampatore del siglo de oro, presente in numerose opere da lui pubblicate tra cui la edizione principe del Quijote (1605). Lo stemma

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affianco un leone, circondato dalla scritta : «Spero lucem post tenebras»

394. La farfalla che, incantata e affascinata dalla luce, vi si avvicina così tanto da bruciarsi è un topos di origine petrarchesta molto diffuso nel barocco e non solo. Secondo una metafora codificata questo comportamento, infatti, richiamava quello dei giovani innamorati che, attratti dalla bellezza feminile, bruciavano al fuoco dell'amore. Così spiega il parallelismo Cov.:

Esto mesmo les acomete a los macebos livianos que no miran más que la luz y el resplendor de la mujer para aficionarse a alle; y cuando se han acercado demasiado se queman las alas y pierden la vida. (Cov.)

Sull'argomento si veda l'articolo di José Manuel Pedrosa, “La mariposa, el amor y el fuego: de Petrarca y Lope a Dostoievski y Argullol”, Criticón, 87-88-89, 2003, pp. 649-660.

420. Nel testo damos (damigelli): neologismo canzonatorio per indicare i cavalieri. 421 a 424. Mercader de vidas: sintagma che rimanda a un doppio campo semantico. Richiama, infatti, sia la figura del mercante che quella dell' alcalde (guardia/giudice), entrambi evocati dalla vara, che è sia l'asta di legno usata come metro e unità di misura nella vendita della stoffa (1 vara corrisponde a circa 800 mm), che la verga simbolo della giustizia e del potere. Il senso della frase è che, se non si allontana, don Felipe rischia di incorrere in sfortune e disgrazie e di essere arrestato.

427- 428. Ci si riferisce alla spedizione spagnola alla Mamora del 1610, su cui nel secondo atto si tornerà con un lungo resoconto.

431-432.Que a un distraído soldado no le conoce Galván, riferimento al Romance de Gaiferos, in particolare ai versi in cui si narra il ritorno a Parigi del protagonista, accompagnato dallo zio, travestito da pellegrino, per vendicarsi di Galván che, dopo avergli ucciso il padre per sposare la madre, aveva cercato di ammazzare anche lui.

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Vámonos, dijo, mi tío, en París, esa ciudade, en figura de romeros, no nos conozca Galvane, que si Galván nos conoce

mandaría nos matar. (Segundo romance de don Gaiferos vv. 1-6)

Pastrana istaura un parallelismo tra questa vicenda e la situazione di don Felipe a cui consiglia, per evitare la punizione per l'omicidio, di mascherarsi e partire per la Mamora.

449. Luis Fajardo de Córdoba, secondogenito di Luis Fajardo e di Leonor Fernández de Córdoba, era a capo delle truppe spagnole nella conquista della Mamora.

456. La caperuza è un copricapo in cuoi che temina con una punta rivolta all'indietro, da cui l'espressione dar en caperuza, così definita in Aut. «Phrase que significa darle a alguno un golpe en la cabeza haciéndole mal: y translaticiamente darle alguna pesadumbre o hacerle alguna moléstia, por vengarse o satisfacerse de él.»

470-472. Gioco di assonanze tra Florín e florece (fiorisce). 586-587. Gioco di assonanze tra Lucía e luce luz (luce).

623. Jerónimo Sánchez de Carranza autore di De la Filosofía de las Armas y de su Destreza y la Aggression y Defensa Cristiana (1582) , trattato teorico sulle tecniche di utilizzo della spada alla base della scherma spagnola chiamata Destreza.

662-665. Secondo la medicina del Siglo de oro le ciliege avevano il potere di combattere i temperamenti flemmatici e collerici.

Si veda a tal riguardo: lo studio di E. García Sánchez e C. Álvarez de Morales "Ciencia del la natura en el Al-Andalus", Consejo superior de investigaciones científicas escuela

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as_del_siglo_XVI; e il trattatto di agricultura: Agricultura general que trata de la labranza del campo y sus particularidades, crianza de animales, proppriedades de las plantas que en ella se contienen, y virtutedes provechosas a la salud humana, Gabriel Alonso de Herrera, JuanValverde de Arrieta, Diego Gutierrez de Salinas, Gonzalo de las Casas, Luis Mendez de Torres, Gregorio de los Rios, pubblicato por Don Josef de Urrutia, Madrid 1790.

Qui viene sfruttata questa credenza per un gioco di parole tra guindas (ciliege) e guindalete (corda, guinzaglio, tradotto liberamente cilicio per conservare l'assonanza).

686-690. Altro gioco di parole, questa volta tra l'espressione hacer la salva: «disparo de armas de fuego en honór de algun personage, alegría de alguna festividád, ò expressión de urbanidád, y cortesía.» (Aut.) ed il verbo salvar (salvare).

693-695.Serie di giochi di assonanze con il nome Marta, alcuni dei quali impossibile da rendere in traduzione.

695. Cócale, Marta riferimento alla frase proverbiale «Cócale Marta, (Marta por mona)» (Cor.), ripetuta nella commedia per creare un gioco semantico tra più significati del termine cocos. «Cocar y hazer cocos, está tomado del sonido que haze la mona para espantar los muchachos y ponerlos miedo porque no le hagan mal. Cócale, Marta» (Cov), ma anche «Metaphoricamente se toma por agradar, captar la benevoléncia, ò ganar la voluntád a algúno » (Aut.). Si veda anche la nota ai versi 1836-1850

715. Il termine capa, che rimanda alla corrida e ai tori, in quanto è il mantello usato dai toreri, è qui inserito in una espressione quitar la capa, così spiegata in Aut.: «Phrase metaphórica, que explica robar con maña o descaro, llevando lo que no es lícito, o mas de lo justo por qualquiera via.»

797. Circa la valenza simbolica di questi due fiori si veda: Giovanni Pozzi, "Rose e gigli per Maria, un antifona dipinta" in Sull'orlo del visibile parlare, Adelphi, Milano, 1993, pp. 185-214.

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814. La imagen, si riferisce alla Vergine della Carità, patrona di Illesca.

864. Nel testo vacas de aquesta la boda, espressione presente in Don Quijote, II 69: «si es que para curar los males ajenos tengo yo de ser la vaca de la boda» e tradotta da Vittorio Bodini come «quelli che ci rimettono», Enaudi, 1972. Secondo Sbarbi è un modo di dire per riferirisi a «la persona a quien todos acuden en sus urgencias». 927-930. Uso sarcastico del colore verde e del suo duplice significato: prima come rigoglio, giovinezza, da cui il sintagma "verdes años", (secondo Aut. «Verde. Se aplica à la primera edad, y por esso mas vigorosa, y fuerte»); e poi come licenziosità senile nell'espressione "viejo verde", persona anziana che conserva comportamenti galanti e infantili, sconvenienti alla sua età. «Viejo verde . ( Al que tiene vicios.) » (Cor.) «Viejo verde. El viejo, que tiene las acciones, y modales de mozo: especialmente en materias alegres. » (Aut.)

944. Potro, qui tradotto tormento, si riferisce a una tavola in cui venivano legati e torturati i condannati perchè confessassero i loro crimini.

100. È riprodotto sia nel testo che in traduzione il vesro 1001, mancante nella princeps, che Arellano omette e che Hartzenbusch ed. Yenes ritiene sia «hice voto de doncella». 1003. Nel testo virgen (pura): parallelismo ironico con il suo finto voto di castità

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Secondo atto

1086. El duque de Maqueda, Jorge de Cárdenas y Manrique de Lar , figlio di Bernardino de Cárdenas y Portugal, da cui ereditò il ducato di Maqueda e di Luisa Manrique de Lara. Partecipò alla spedizione della Mamora e fu nominato governatore,

alcalde e capitano generale di Orán e Tremecén.

1130. Nel testo albricias: «usado siempre en plural. Las dádivas, regálo, ù dones que se hacen pidiéndose, o sin pedirse, por alguna buena nueva, ò feliz sucesso à la persona que lleva ù dá la primera notícia al interessádo.» (Cov).

1133-sq. Sulla spedizione alla Mamora si legge in Relaciones de las cosas sucedidas en la corte de España desde 1599 hasta 1644, Luis Cabrera de Córdoba, Madrid, Real orden, 1857. pp. 555-556 e p. 560:

La armada que tiene hecha en Cádiz el general don Luis Fajardo, para la Mamora, habiéndose dicho antes para otra parte, no ha partido por la falta de la gente y otra cosas que son menester para aquella empresa, que por lo menos han de ser 4000 hombres, porque los moros harán mucha resistencia [...]pero de cualquiera manera no se puede delatar la empresa de la Mamora, si se ha de hacer, y el general don Luis Fajardo envió a avisar de ella el duque de Fernandina, que habia venido aqui, para si se quiera hallar en ella, que fuese; el cual al punto se partió sin despedirse ni de sus suegros los del Infantado que lo han sentido mucho, dando por causa que se iba porque no le pagaban el dote, ni le soccorian para poder estar aqui, donde estaba con

decepcion suya.» E ancora: «El general don Luis Fajardo estaba a punto en Cádiz, con sus armada de veinte galeones y siete galeras, para ir a ocupar el puerto de la Mamora, en la costa de Africa, que dicen que está quince leguas de Alarache, mas hácia Mediodia, y hacer en él dos castillos á los dos lados y poner parapetos, por ser de mucha importancia, para qua no se recojan los piratas y corsarios, que andan por aquellos mares, así ingleses, como isleños y franceses [..]

1147-1148. Parallelismo ironico tra il sesto segno zodiacale (la Vergine) e il sesto comandamento (non commettere atti impuri).

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1150. Cerere e Bacco sono le divinità prottettrici rispettivamente del raccolto e del vino. 1155. Nel testo romance racchiude il doppio significato di racconto\ narrazione e di lingua romanza, in opposizione al latino.

1157-1158. Gioco di assonanza tra Fajardo e faja (fascia).

1163. Larache, città del Marocco fondata dopo la conquista araba nel basso Medioevo. Considerata dei portoghesi uno dei maggiori porti del XV secolo, venne evacuata da quest'ultimi nel 1491 a seguito della costruzione di una Kasbash, che divenne una rocca pirata capace di resistere agli attacchi portoghesi e spagnoli fino al 1610.

1183. Nel testo gastadores: «En el ejército se dicen gastadores la gente que trabaja con la pala y el azadón y traen piedras y fajina y lo demás que es menester pera hacer fasos, trincheras, rbellines...y todo lo demás, porque gastan aquellos materialer.» (Cov.)

1199. Nel testo salva «Vale tambien disparo de armas de fuego en honór de algun Personage, alegría de alguna festividád, ò expressión de urbanidád, y cortesía» (Aut.), qui, ovviamente, in senso antifrastico, poichè gli spari menici non sono di benvenuto bensì parti mostruosi, scoppi terribili, per resistere all'attacco.

1200. La colubrina (o cannone a mano) e il falconetto sono armi di artiglieria usate dal XVI secolo, simili a cannoni.

1214. Nel testo Caribdis, mitologico mostro marino, che si narra vivesse in uno scoglio presso lo stretto di Messina. Da intendersi come metonimia degli ostacoli affrontati durante il viaggio per mare.

1225. Agar schiava di Abramo da cui ebbe un figlio: Ismaele, considerato il progenitore nobile degli arabi e mussulmani: qui vale, in senso metonimico, per arabi.

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1232. Iris (l'arcobaleno) è metaforicamente l'arco della pace.

1234-1236. Continua il riferimento mitologico, infatti gli Argonauti riuscirono a superare Scilla e Cariddi, oltrepassando le colonne d'Ercole, sulle quali era, secondo la tradizione, posta l'iscrizione non plus ultra.

1296. Los hijos de Ulises sono i portoghesi; infatti, secondo una leggenda, Lisbona fu fondata da Ulisse. Su Lisbona, Ulisibona, si veda la lunga battuta di don Gonzalo nel primo atto de El burlador de Sevilla, in Tirso de Molina, El burlador de Sevilla y convidado de piedra, edición de Héctor Brioso Santos, Madrid, Alianza editorial, 2011, vv. 720-587.

1315. Dios de Chipre, Cupido, figlio di Venere, chiamata con varia appellativi, tra cui "la cipriota", perchè nata a Cirpo.

1318. L'ippogrifo è una creatura leggendaria metà cavallo metà grifone. Celebre l'incipit de La vita es sueño, in cui Rosaura così si rivolge al suo cavallo che l'ha sbalzata di sella: «Hipogrifo violento», Calderón de la Barca, La vita es sueño, introducción y notas de Domingo Ynduráin, Madrid, Alianza editorial, 2002, v. 1.

1327-1330. Ma-que-da e mar que da formano un gioco di assonanze che spiega la genealogia del duca di Maqueda. Erede sia dei Cárdena, la famiglia paterna, che dei Manrique, quella materna, egli unisce le due dinastie, che confluiscono nella sua persona come i fiumi al mare.

1350. Le Cruces (croci), simboli cristiani e le lunes (lune), emblema mussulamno, sono contrapposte.

1354. Rueca, rocca o conocchia è un bastone di legno che insieme al fuso si utilizza per filare. « Instrumento que usan las mugeres para hilar el lino, lana, seda o otra cosa, que porque tiene una forma de toca, o castillejo, adonde se revuelve el copo que se ha de hilar (y se llama Rocadero)». (Aut.)

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1369-1371. Parallelismo tra la bandiera azzurra con la luna calante (stendardo arabo) e la gelosia, intesa come amore calante e rappresentata, nel siglo de oro proprio da questo colore, forse per la falsa etimologia cielos/celos, o, più probabilmente, per il pallore tipica del volto del geloso, l'assenza di colore di chi si sente porssimo alla morte del mortal celo. Si veda l'articolo di Giulia Poggi, "El color de los celos un topos lírico en el teatro de Lope, Góngora, Tirso de Molina", in La pasión de los celos en el teatro del Siglo de Oro. Acta del III curso sobre teoría y prática del teatro, Granada, Universidad de Granada, 2007, pp.301-314.

1389 Nel testo peón, ha il doppio significato, difficilmente traducibile in italiano, di "fante" e "bracciante, manovale", così, rispettivamente spiegati da Aut.:«El soldado de a pié: que oy más comunmente se dice Infante.» e «el que en las obras mercenárias trabaja por su jornal, o en cosas materiales, que no piden arte ni habilidad ».

1394. Riferimento bibico alla vicenda di Davide e Golia, Samuele, I, 17.

1143-142. Il tono epico e altisonante del resoconto dell'alfiere sulla presa della Mamora è in netto contrasto con altre interpretazioni letterarie di questo stesso evento. Si veda, per esempio, il sonetto A la Mamora, militares cruces, in Luis de Góngora y Argote, Sonetos completos, edición, introducción y notas de Biruté Ciplijauskaité, Madrid, Castalia, 2000, p.187

-¡A la Mamora, militares cruces! ¡Galanes de la corte, a la Mamora!

Sed capitanes en latín ahora

los que en romance ha tanto que sois duces. -¡Arma, arma, ensilla, carga! -¿Qué? ¿Arcabuces? -No, gofo, sino aquesa cantimplora;

las plumas riza, las espuelas dora. -¿Ármase España ya contra avestruces?

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-Pica, bufón. ¡Oh tú, mi dulce dueño! Partiendo me quedé, y quedando paso a acumularte en África despojos.

-¡Oh tú, cualquier, que la agua pisas, leño! escuche la vitoria yo, o el fracaso, a la lengua del agua de mis ojos.

L'interpretazione di questo sonetto risulta tuttora incerta e materia di dibattito critico. In particolare sulla spinosa questione dell'attribuzione delle voci del sonetto e sull'ultima quartina si vedano i due articoli di M. Moner "Ir y quedarse: note à un sonnet de Góngora ¡A la mamora, militares, cruces!" in, Mélanges de la Casa de Velázquez, 17, 1981, pp. 205-222 e "Nueva apostilla a un soneto de don Luis de Góngora ¡A la

Mamora, militares cruces!" in Edición y anotación de textos del Siglo de Oro. Actas del Seminario Internacional para la edición y anotación de textos del Siglo de Oro,

Pamplona, Universidad de Navarra, 10-13 Diciembre 1986, pp. 233-243.

1429-1430. Gli attributi caratteristici dei due eroi omerici sono, appunto, forza e corraggio per Aiacae e intelligenza e eloquenza per Ulisse.

1467. Nel testo repúlgome: da toca repulgada, cuffia ripiegate indossata dalle monache. 1565. Nel testo flemáticas, fa riferimento alla teoria degli umori di Ipocrate di Cos. 1585. Nel testo picado, dal participio passato del verbo picar, è inteso nella doppia accezione: quella letterale di sbriciolare, spezzettare, «hacer pedazos mui menudos alguna cosa: como picar la carne, y las hierbas para ensaladache» (Aut.), e quella metaforica di addolorare, inquietare, distrutggere «Se toma tambien por dessazonar o inquietar» (Aut.)

1585-1586. Riferimento a due qualità di torrone: alajú, una sorta di torrone morbido di noci, mandorle o pinoli, amalgamati con il miele e il dulce de Alicante fatto con

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ingredienti simili, ma più dolce. Qui si intende che don Felipe, dopo aver visto Marta, è diventato sia "molle" come il primo, che dolce come il secondo.

1590. Nel testo corozaín fa riferimento scherzoso alla coroza, cappuccio a forma conica fatto indossare ai condanatti dall'Inquisizione. Significa che Pastrana, aiutando i due giovani nell'inganno, rischia, qualora venissero scoperti, di incorrere in un duro castigo. 1593. Il cognome Hurtado e, in particolare, Hurtado de Mensoza, rimandano a uno dei casati più nobili e illustri della Spagna.

1619-sq. Espediente comico, Pastrana si riferisce a se stesso in seconda persona. 1629-1630. Riferimento a Celestina, personaggio dellla Tragicomedia de Calisto e Melibea opera di Fernando de Rojas, in cui la mezzana favorisce l'amore tra i due protagonisti.

1653-1654. Gioco semantico con il termine mio inteso come pronome possessivo e verso onomatopeico del gatto.

1704-1705 Riferimento a un noto preverbio: «La mona aunque la vistan de seda, mona se queda» (Cor. 17)

1716-1718. Secondo un'opinione comune il martedì è un giorno funesto, perchè appartiene a Marte, Dio della guerra: «En martes ni tu casa mudes ni tu hija cases ni tu ropa tajes» (Cor.). Qui è facile il gioco di assonanze tra martedì e Marta. In questo modo

anche la giovane diventa, per estensione, presagio malaugurante.

1836-1850. Scambio di battute che sottende un gioco di parole difficilmente trducibile in italiano tra i vari significati della parola cocos. Infatti, il termine indica, sia il materiale di cui si fanno i rosari «cuentecillas que vienen de las Indias, de colór

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al de la mona, que se hace para espantar, y contener à los niños.» (Aut.).

Anche il verbo cocar ha un duplice significato: fare versacci per spaventare i più piccoli «Hacer cocos ò gestos, para causar miedo y espanto: como hace la mona para poner miedo à los muchachos, porque no la hagan mal.» (Aut.) e cercare l'approvazione di qualcuno «Metaphoricamente se toma por agradar, captar la benevoléncia, ò ganar la voluntád à algúno.» (Aut.)

1854-1858. Nel testo rosario de muerte, fa riferimento a un tipo di rosario, decorato con piccoli teschi, che, secondo Pastrana, ricordano dei denti. Quindi la donna, ornata con questi macabri gioielli, sembrerà un sacamuelas. Il termine ha una valenza

dispregiativa, difatti indica una sorta di curatore ciarlatano che si occupava della bocca e della dentatura, in un'epoca in cui la medicina non era ancora considerata una vera scienza, e che, quindi, il più delle volte, si limitava a fare cessere il dolore estraendo il dente. Sulla figura del sacamuelas e sulle sue rappresentazioni pittoriche e artistiche si veda: Fátima Martín Muñoz, "Los sacamuelas europeos en los siglos XVI y XVII", Acta XI Congreso SEHO, Ávila, 2011, http://www.sociedadseho.com/pdf/5%20LOS %20SACAMUELAS%20EUROPEOS%20EN%20LOS%20SIGLOS%20XVI%20Y %20XVI1.pdf

1875-1878. Nel testo cuarto, permette un gioco semantico, poichè significa sia moneta (dal mone di una moneta medievale), che parte del corpo; da qui il riferimento al boia, colui che fa a pezzi i corpi.

1880. Riferimanto alla parabola biblica di Lazzaro e il ricco epulone, Luca 16.19-31: C'era un uomo ricco, che era vestito di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a

intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti

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i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi.

1890. Nel testo perlesía: è una malattia così definita da Aut. «Resolución o relaxación de los nérvios, en que pierden su vigor y se impide su movimiento y sensación.».

1935-1936. Gioco semantico con il termine pío, prima usato nel senso di "pietoso" e poi in senso onomatopeico per indicare il verso del pulcino.

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Terzo atto

2006. Inter vivos, in materia di diritto civile sono tutti gli atti destinati ad avere effetto durante la vita del soggetto che li ha posti in essere, contrapposti agli atti mortis causa. 2023. Alessandro Magno è già dalla classicità esempio di generosità, si veda, ad esempio, Plutarco "Generoso comportamento di Alessandro Magno", Vita di Alessandro 21, 1-4.

2027. Nel testo siglo dorado: «El espacio de tiempo, que fingieron los Poetas haber reinado el Dios Saturno, en el que decian habian vivido los hombres

justificadissimamente: y por extensión se llama assi qualquier tiempo felíz.» (Aut.) 2068-2069. Echar la soga tras el caldero, proverbio che significa perdere tutto,

compreso quello che forse si potrebbe salvare, dopo un primo fallimento, «echar la soga tras el caldero es, perdida una cosa, echar a perder el resto. Está tomado del que, yendo a sacar agua al pozo, se la cayó dentro el caldero y, de rabia y despecho, echó tambien la soga con que la pudiera sacar, atando a alle un garabato o garfio.» (Cov.)

2075. Nel testo disputa: «exercicio y prueba que hacen los estudiantes sobre qualquier matéria que aprenden o han estudiado» (Aut.)

2079-sq. Lungo gioco assonantico tra quis putas e puta, che donna Marta usa

ingenosamente a proprio vantaggio, fingendo, per evitare di dar prova di non conosce il verbo e il latino, che sia un termine sconveiente.

2160. Nel testo sotana, l'abito tipico dei clerici e degli studenti: «Vestidura talar, que trahen los Eclesiásticos debaxo del mantéo.» (Aut.)

2178. L'isola di Ceylon (attuale Sri Lanka) si trova nell'Oceano Indiano, a sud del subcontinente indiano ed è nota per la pesca di perle, che si effettua soprattutto nel

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Golfo di Mannar, estremo sud dell'isola.

2200. Caso è da intendersi nella doppia accezione di 'fatto, avvenimento', e di 'caso grammaticale'

2225. Gioco assonantico e etimologico tra Lucía e luz.

2300. Nel testo despertar a quien duerme: «Phrase que significa hacer o decir alguna cosa, por donde otro venga en conocimiento de lo que no se acordaba, y de que puede resultar daño y perjuício. » (Aut.).

2306. Nel testo perrillo de muchas bodas, modo di dire così spiegato da Lorenzo Franciosini Vocabulario italiano-español, español-italiano (1620), Genevra, appresso gli Associati, 1706 «Canino che va a molte feste od a molte nozze, questo è un detto comune delle donne uando voi dite di voler lor bene, e veggono che andate in qua ed in là, guardando quelle, e quella, ovvero che fate conversazione con molte ed in molti luoghi.». E presente anche in Cor. «Así llaman al entremetido en todas oca- siones de su placer y comodidad. Perrillo de muchas bodas, no come en ninguna por comer en todas.»

2413. La declinazione di caelus, caeli, sottende il gioco con il termine celos, "gelosia", sentimento inconiugabile con l'amore (amor amoris).

2411-2417. La spiegazione di Felipe sottende un doppio gioco assonantico: quello tra il termine latino caelus,caeli (che significa cielo) e quello spagnolo celus (gelosia) e quello tra il caso accusativo e il verbo "accusare". Infatti, Marta, accecata momentaneamente dalla gelosia, aveva accusato l'innamorato di infedeltà e di essere innamorato di Lucia.

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2448. La corona fa riferimento al rito di tonsura, che precedeva il conferimento degli ordini sacri e comportava la rasatura di una parte di capelli, lasciandone, appunto, solo una sorta di corona circolare: «la prima tonsúra clerical, que es como grado y

disposición para llegar al Sacerdócio» (Aut.) Tale segno visivo non tracciava, però, un vero e proprio confine, ma solo uno stato intermedio: per essere inseriti appieno nell'ordine ecclesiastico era necessario essere promossi a più alti gradi, i cosiddetti ordini minori e maggiori. «Grados: los Ordenes menores, que se dán después de la Tonsúra, que son como escalones para subir a los demás órdenes.» (Aut.)

2455-2456. Riferimento ad un'opera dello stesso Tirso de Molina, La villana de la Sagra, edición, introducción y notas de Berta Pallares, Madrid, Castalia, 1984. Que beséla en el colmenaruelo,

y yo confieso

que a la miel me supo el beso (vv 2243-2245).

2536. Alferecía, indica sia una malattia caratterizzata da tremori, simile all'epilessia, che l'ordine militare degli alfieri, da qui un gioco ricorrente nella lingua spagnola, come indica Aut. «Alferecía : la priméra espécie de enfermedades convulsivas, que consiste en una lesión y perturbación de las acciónes animáles en todo el cuerpo, ò en alguna de sus partes, con vários accidentes: como son el de apretar y rechinar los dientes, echar espumarajos por la boca, y ordinariamente con contracción del dedo pulgár . Por jocosidád de la lengua Española se extiende à significar el oficio militar del Alférez: y es equívoco gracioso para las burlas de la Poesía»

2542. Gioco di assonanze tra Lucía, nome propio e lucía, terza persona singolare del verbo lucir (brillare).

2576-2582. Commento sarcastico, sulla poca acqua del Manzanarre, fiume spesso oggetto di scherni e burle degli scrittori della corte, per la sua scarsa quantità d'acqua,

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che, in estate lo rendeva praticamente asciutto. Per ulteriori approfondimenti si vedano i due articoli: Luis Vázquez Fernández "De cómo Tirso se ríe del río Manzanares", Actas del VI Congreso de la Asociación Internacional Siglo de Oro, Burgos-La Rioja 15-19 de julio 2002, coord. da Francisco Domínguez Matito, María Luisa Lobato López, Vol. 2, 2004, pp.1795-1803 e Alfredo López Serrano "El río Manzanares en los escritores del siglo de oro", Patrimonio Arqueológico y Artístico en la Comunidad de Madrid (II): El barroco madrileño. Madrid, 20 de mayo de 2001,

http://e-archivo.uc3m.es/bitstream/handle/10016/12559/manzanares_lopez_2001.pdf? sequence=1

2583-2584. Altro topos sul Manzanarre era che ascoltasse e sapesse tutti i segreti di coloro che vi facevano il bagno e che, quindi, il suo mormorio fosse il racconto di ciò che ha visto. Per avere un'idea dell'importanza del ruolo del Manzanarre nella letteratura spagnola si pensi al sonetto di Góngora "Duélete de esa puente, Manzanares",(71) contenuto in Luis de Góngora y Argote, Sonetos completos, edición, introducción y notas de Biruté Ciplijauskaité, Madrid, Castalia, 2000, o il romance di Quevedo

"Descubre manzanares secretos de los que en él se bañan" (romance XLII), contenuto in Francisco Gómez de Quevedo y Villegas, Poesía original completa, edición,

introducción y notas de José Manuel Blecua, Barcelona, Planeta, 1990, pp. 825-827. 2590. Sul ruolo che la Huerta del Duque ebbe nella vita politica e culturale di Madrid e, di conseguenza, nel teatro barocco si veda Stefano Arata, “Proyección escenográfica de la huerta del duque de Lerma en Madrid”, en Pierre Civil (coord.), Siglos dorados, Homenaje a Agustin Redondo, Madrid, Castalia, 2004, pp. 33-52.

2597. Nel testo celerín: neologismo canzonatorio di Tirso da celos.

2602. Il proverbio a cui ci si riferisce è quello pronunciato da don Felipe hacer la cuenta sin la huéspeda (vv. 2595-2596) «Hacer la cuenta sin la güéspeda. Hacer la cuenta sin la hornera. No mirarlo todo» (Cor.), ed erroneamente, interpretato in senso

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2606. Argo: riferimento mitologico al terribile gigante con cento occhi, con cui vegliava a turni di cinquanta. Era lo incaricò di sorvegliare la ninfa Io, amata da Zeus e per questo da lui trasformata in giuvenca per nasconderla alla moglie.

2628-2629. Si veda la nota ai vv.431-432. Galalón è il traditore di Carlo Magno nell'epopea carolingia. È causata dalla sua infedeltà la sconfitta di Roncisvalle e la conseguente morte di Orlando, raccontata nella Chanson de Roland.

2667. Garza (l'airone), è un animale ricorrente nel teatro del siglo de oro per indicare la dinamica del corteggiamento delle donne, viste, appunto come prede. In questo

contesto, rappresenta Lucia, vittima non dell'amore ma degli imbrogli di Pastrana. Secondo la mitologia greca, Scilla, figlia di Niso re di Megera, si trasformò in airone bianco gettandosi in mare, dopo essere stata respinta dall'amato Minosse, per il quale aveva tradito e condannato alla sconfitta il padre. Nel Physiologus, il primo bestiario cristiano scritto ad Alessandria d'Egitto tra il II e il IV secolo dc da autore ignoto e raccolto in Il Fisiologo, a cura di Francesco Zambon, Milano, Adelphi, 1982 , si legge: Il Fisiologo ha detto: questo uccello è assai prudente, più di molti altri uccelli. Ha un solo nido e una sola dimora: non cerca molti nidi, ma là dove costruisce il proprio, ivi anche si nutre e dorme; non mangia corpi morti né vola in molti luoghi: il suo nido e il suo nutrimento sono in un sol luogo. Anche tu, o fedele, non cercare in molti luoghi degli eretici: tuo solo nido sia la Santa Chiesa di Dio, e tuo solo nutrimento il pane disceso dal cielo, il Signore nostro Gesù Cristo, e non toccare i morti insegnamenti, se vuoi ricevere il ben cotto pane celeste, e non cercare in molti luoghi degli eretici.

2666-sq. Serie di riferimenti al linguaggio tipico della caccia.

2699. Nel testo posta «Los caballos que están prevenidos o apostados en los caminos, a distancia de dos o tres leguas, para que los corréos y otras personas vayan con toda diligencia de una parte a otra.» (Aut.)

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2805-2806. Si veda la nota al verso 695.

2849-2850. I piedi e le mani sono, rispettivamente, le armi di ufficiali e funzionari. I primi danno la caccia ai delinquenti, mentre, gli altri li perseguiatano con atti, vertenze e documenti burocatrici, che si redigono, appunto, a mano.

2861. Sarcasmo sulla figura del medico, spesso oggetto di burle nella letteratura del tempo. A tal riguardo si veda Jesús Maire Bobes, "El doctor, figura cómica de los entremeses", Actas del VI Congreso de la Asociación Internacional Siglo de Oro, Burgos-La Rioja 15-19 de julio 2002, eds. María Luisa Lobato and Francisco Domínguez Matito. Madrid, Iberoamericana, 2004. 1217-1228.

2871-2871. Si veda la nota 2590.

2898. Nel testo cascabel: «Metaphoricamente se llama el hombre de poco juicio, bullicioso, y que habla mucho.» (Aut.)

2903-2904. Ancora riferimenti al gergo della caccia.

2935 e 2937. ¿Isto? O conde. E la Condesa, in portoghese nel testo.

3038. Seboso, topica caricatura del carattere dei portoghesi, sempre sciolti dall'amore, presente in altre opere di Tirso. Si veda a riguardo M. del Pilar Palomo Vázquez, " El Amor Portugués en Tirso de Molina" Revista de literatura española, hispanoamericana y teoría de la literatura 30 Monteagudo, 1960 pp. 4-13.

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