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LO STATO DI FATTO

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 5

LO STATO DI FATTO

Lo stato attuale del complesso di Nicosia è quello di un edificio abbandonato, soggetto all’azione dei vandali e del passare del tempo, privo di opere per limitarne i dissesti strutturali.

Tutto l’interno della struttura è costellato di macerie di varia natura, dovute sia ai crolli delle strutture, sia alle demolizioni attuate dai vandali.

Nel corso degli anni i membri dell’associazione “Nicosia Nostra” hanno cercato di chiudere le entrate al convento per impedire l’ingresso agli estranei, ma ogni tentativo si è dimostrato vano, anche a causa dell’isolamento dell’edificio. Dal 19701 ad oggi sono stati realizzati setti interni per impedire l’accesso alle aree in cui erano presenti elementi di pregio, che, a seguito dello sfondamento delle suddette tamponature, sono stati comunque asportati.

In questo capitolo ci occuperemo dello stato di fatto della struttura, descrivendone le problematiche di stabilità e di degrado, nonché le procedure volte alla piena conoscenza dell’organismo architettonico. Descriveremo il lavoro di rilievo geometrico (per conoscere la morfologia dell’impianto), l’analisi del quadro fessurativo per desumere i fenomeni di dissesto cui l’edificio è soggetto, lo studio degli elementi di degrado che tendenzialmente potrebbero condurre a un aggravarsi delle condizioni di conservazione dell’edificio.

Nel recupero di un manufatto in muratura, in particolar modo se storico, la conoscenza di tali aspetti è essenziale, poiché quanto più numerose saranno le informazioni inerenti la struttura su cui si andrà ad operare, tanto più si potrà intervenire in modo da garantirne la sicurezza e la stabilità.

Tratteremo, innanzi tutto, un aspetto già menzionato nel capitolo precedente, ossia la necessità, in fase di passaggio di proprietà del bene, di una sistemazione della situazione vincolistica del bene. Lavorando a stretto contatto con i funzionari della Soprintendenza B.A.P.S.A.E. di Pisa si è deciso di includere nel vincolo non solo la canonica, ma anche la chiesa, il cimitero, la foresteria quattrocentesca e la fonte di

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Sant’Agata. Per tale ragione, nel descrivere lo stato di fatto, faremo riferimento a tutte le strutture che rientreranno nel vincolo ministeriale.

Infine, esamineremo il quadro fessurativo degli spazi del convento e della foresteria; i soli ad essere inclusi nel programma di valorizzazione e nel progetto di recupero e riqualificazione da noi elaborato.

5.1 Descrizione morfologica2

Il complesso monumentale del convento di Nicosia sorge a mezza costa di un poggio olivato a sud-ovest della valle di Calci in località Rezzano, in prossimità della Certosa, e domina lo splendido paesaggio della Valgraziosa come ultimo avamposto umano prima della fitta selva che arriva fino alla fortezza della Verruca, ubicata sulla sommità dell’omonimo monte. L’accesso al sito in esame è garantito da via di Nicosia, una strada che consente un collegamento diretto alla parte più meridionale dell’abitato di Calci.

Nel suo insieme, Nicosia si compone di molti elementi di vario genere: l’infermeria quattrocentesca, la chiesa di S. Agostino, il cimitero, la canonica, il giardino delimitato da mura e la fonte di S. Agata.

Percorrendo via di Nicosia in direzione del convento, il primo manufatto che incontriamo è un’edicola settecentesca con immaginetta. Quest’ultima versa in cattivo stato di conservazione ed è costituita da una struttura in mattoni intonacata; il basamento inferiore è privo della finitura ad intonaco e permette di osservare la tessitura del laterizio costituente la struttura portante. Due lesene di modeste dimensioni, poste alle estremità, incorniciano la sezione centrale dominata da una nicchia nella quale si intravede l’immaginetta un tempo presente e sostengono la copertura in laterizio.

Su di un muro perimetrale, realizzato in muratura mista intonacata di origine quattrocentesca, si apre il portale di accesso. Esso appare coperto da una grande tettoia con struttura lignea ed è composto da piedritti in conci lapidei squadrati ed architrave in pietra serena sul quale è scolpita l’effige del fondatore Ugo da Fagiano. A coronamento

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Per la stesura di un vincolo sono necessarie due relazioni che trattano due differenti aspetti del bene da tutelare: una descrizione morfologica ed una storica. La prima descrive lo stato di fatto del bene, ne valuta le dimensioni, la foggia e le particolarità; la seconda (che noi non includeremo in quanto ampiamente surclassata dai capitoli 2 e 3 del presente lavoro) tratterà le vicende storiche che hanno portato prima alla fondazione e poi alla modifica dell’organismo architettonico in esame.

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del portale, una nicchia semicircolare scandisce e articola la parete al di sopra dell’apertura. Da quest’ultima si accede ad un lastricato delimitato ad est da un alto muro parzialmente intonacato; il cui cattivo stato di manutenzione della finitura superficiale e le lacune di intonaco nel paramento murario rendono leggibile la precedente scansione ad arcate (probabilmente di accesso ad un loggiato oggi scomparso) successivamente tamponate. Sul lato sinistro del lastricato si affaccia l’edificio della foresteria (denominata anche infermeria o lazzaretto).

L’infermeria quattrocentesca è un fabbricato con pianta rettangolare elevato per due livelli fuori terra ed uno seminterrato ed è stata oggetto, negli anni Novanta, di un intervento di ristrutturazione non portato a termine.

Sulla facciata est dell’edificio si trovano quattro aperture al piano terra e cinque finestre, di cui una tamponata, al livello superiore; la facciata a nord è occupata da un garage di più recente edificazione, mentre il fronte a sud coincide con il muro di cinta del complesso a ovest del portale.

Tutti e tre i livelli della struttura sono individuabili sulla facciata ovest dell’edificio;. Tale prospetto è scandito da numerose aperture irregolari per forma, dimensione e collocazione e vi si palesano i contrafforti che permettono di conoscere l’originario andamento del muro perimetrale del convento. Tutte le facciate hanno una finitura ad intonaco civile in cattivo stato di manutenzione. Gli ambienti interni del piano terra e dell’interrato sono organizzati in locali disposti in filata, mentre al piano primo è presente un corridoio sul quale si affacciano tutti i vani.

L’interno dell’edificio presenta solai latero-cementizi su tutti i livelli, realizzati con longherine, tavelle in laterizio e soletta superiore lasciata al grezzo. Le murature miste che caratterizzano l’intera struttura rivelano molti innesti scuci-cuci in laterizio.

La copertura a padiglione, con manto in coppi ed embrici alla toscana, è retta da una struttura architravata lignea poggiata su di un pesante cordolo in cemento armato realizzato negli anni Novanta.

Il grossolano ed incompleto lavoro di recupero strutturale posto in essere sino ad oggi ha snaturato il fabbricato privandolo delle caratteristiche costruttive originali.

Superato il lastricato di accesso si incontra un primo cortile con pavimentazione disomogenea: in pietra, nella parte in adiacenza alla facciata della chiesa e del convento; in ghiaia per la restante porzione.

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La chiesa di sant’Agostino, presente (anche se indubbiamente con differente aspetto) fin dall’originario impianto duecentesco, ha una pianta a croce latina ad aula unica e copertura a due falde con manto in coppi ed embrici alla toscana.

La facciata principale conserva una scalinata lapidea di sei alzate, che permette il superamento del dislivello fra la quota del sagrato e quella, più elevata, dell’interno dell’edificio. La fascia più bassa non è intonacata e sono visibili i conci in pietra squadrata che costituiscono la tessitura muraria; la parte superiore del prospetto è invece intonacata, ma da foto risalenti a prima del restauro eseguito negli anni Ottanta, sappiamo che al di sotto della finitura esterna la struttura è in laterizio.

Il portale di accesso, architravato e posto centralmente rispetto alla scalinata, è affiancato da due lapidi (una a destra e una a sinistra) ed è sormontato da un’elaborata apertura di notevoli dimensioni la cui conformazione odierna è da attribuirsi al rifacimento settecentesco.

L’angolo più a nord della facciata risulta inglobato all’interno dell’edificio conventuale, il che conferma l’ipotesi di una diversa conformazione dell’impianto originario.

La facciata sud dell’edificio si trova all’interno dei giardini ed è interamente realizzata in laterizio pieno; tre ampie aperture strombate permettono comunque l’illuminazione dell’ambiente interno. L’assenza di intonaco e le ampie zone dove sono presenti tamponature intonacate rendono chiaramente leggibili le trasformazioni subite dall’edificio di culto nel corso dei secoli.

La sussistenza di una aggiunta in prossimità dell’angolo sud-ovest palesa l’esistenza di una cappella laterale.

Da un’analisi della tessitura muraria e del tipo di laterizio utilizzato è possibile individuare uno strato superiore di più recente realizzazione, contestuale all’innalzamento del fabbricato.

Sul prospetto tergale dell’edificio non è difficile identificare il contorno di quella che fu, in origine, un’ampia finestratura con arco a sesto acuto, che si apriva nella parete retrostante l’altare principale (nella zona attualmente occupata da un organo).

Il campanile si eleva a mensola, a partire dalla muratura del transetto; è a sezione quadrata e i caratteri costruttivi e decorativi ne denotano l’origine settecentesca.

L’interno della struttura mostra chiaramente i risultati del completo restauro cui essa fu sottoposta. I paramenti interni, intonacati e dipinti in azzurro, sono ritmati dall’alternanza di lesene, confessionali ed altari: su ciascuna delle due pareti laterali

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della navata principale trovano posto due confessionali decorati con elaborate cornici in stucco e un altare con nicchia, al cui interno è collocata una statua; tali elementi, semplici per stile e conformazione, presentano motivi decorativi geometrici realizzati attraverso l’impiego di differenti tipi di pietra.

Una balaustra ed un gradino separano la navata principale dall’area della mensa, ubicata in corrispondenza del punto di incrocio con il transetto; le pareti terminali di quest’ultimo sono adornate da altari.

La zona absidale, la cui parete è dominata dalla balaustra lignea che regge il blocco delle canne dell’organo, è impreziosita dalla presenza di sedute lignee che occupano per intero le pareti del coro.

A destra dell’altare si trova una piccola cappella riccamente decorata e coperta da una cupola a cassettoni con apertura circolare al centro. A sinistra dell’altare è invece presente la porta che immette nella sagrestia, che si sviluppa intorno all’area nord del transetto.

Tutta la pavimentazione della chiesa è a schiacchiera, realizzata in marmo bianco e bardiglio. Il soffitto della navata si presenta scandito da arcate a tutto sesto poggiate su di una cornice aggettante; ciascuna porzione è articolata in una volta a botte con lunette, all’interno delle quali sono ricavate le aperture.

Il lato nord del cortile lastricato è delimitato dalla facciata sud del convento vero e proprio.

La “canonica di Nicosia” è un edificio che occupa un’area di forma trapezoidale che si sviluppa per due piani fuori terra attorno ad un chiostro di forma trapezoidale e un altro piano seminterrato, che invece si estende lungo solo due lati della struttura (nord e ovest).

Le facciate esterne dell’edificio si presentano difformi per materiali e tessitura e conservano le tracce delle trasformazioni subite dall’impianto nel corso dei secoli.

Il prospetto sud è direttamente connesso alla facciata della chiesa e il mancato allineamento con quest’ultima ne conferma la costruzione in un periodo successivo. La struttura portante della muratura, quasi interamente nascosta dallo spesso strato di intonaco distaccato in vari punti, è in pietra squadrata per la parte del cancello di ingresso e per il livello più basso in adiacenza con la chiesa, dove sono collocate delle lapidi, mentre è realizzata in muratura mista, con abbondante utilizzo di laterizio, per quanto concerne la porzione superiore. La facciata presenta sette aperture principali,

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quattro al piano terra e tre al piano primo: al livello inferiore si trovano tre finestre con cornici, architravi e davanzali in pietra serena ed un portale di accesso, rifinito allo stesso modo; al piano primo si collocano tre porte-finestre, sempre provviste di elementi decorativi in pietra serena. In aggiunta si hanno due aperture di più modeste dimensioni prive di elementi di pregio e che si discostano dalla regolarità compositiva riscontrabile nelle aperture principali.

Il prospetto est si rivela in gran parte intonacato, ma dalle numerose aree dove la finitura esterna risulta distaccata è possibile leggere la sottostante tessitura in laterizio; soltanto il livello più basso della struttura è realizzato in muratura mista e conci di verrucano. La disposizione delle aperture si conferma irregolare sia per forma, sia per collocazione.

Sul prospetto ovest si rinvengono due blocchi in aggetto in prossimità delle estremità; tali aggiunte presentano vari tipi di tessiture murarie: muratura mista per la parte a nord e laterizio pieno per la parte a sud (quest’ultima corrisponde all’antica casa del priore, un tempo, probabilmente, non collegata direttamente alla struttura conventuale). Per quanto riguarda la porzione originaria dell’impianto, si riconosce un importante utilizzo del verrucano e del laterizio. La particolare disposizione delle numerose aperture e la dissonanza per forma e dimensioni sono motivate dalle continue trasformazioni subite dal convento dalla fondazione fino ai giorni nostri.

Sul prospetto nord si trova l’accesso principale al piano seminterrato. Il paramento esterno è intonacato e disseminato di finestre risalenti a differenti periodi storici. La parte più antica rivela una predominanza di conci in verrucano, mentre le porzioni di successiva realizzazione sono in muratura mista e laterizio.

Tutto l’edificio ha una copertura in embrici e coppi disposti a blocchi di tre file longitudinali; il manto attuale fu steso nei lavori di restauro compiuti negli anni Novanta, contestualmente alla messa in opera di un cordolo in calcestruzzo armato che fa da base alla copertura stessa.

L’interno del complesso si sviluppa attorno ad un chiostro trapezoidale nel quale sono presenti un pozzo, due camelie secolari e alberi di arancio.

Al piano terra troviamo numerosi ambienti che, direttamente o attraverso locali filtro, si affacciano sul loggiato, il quale esibisce una copertura con volte a crociera e che circonda interamente il giardino. Ad est troviamo il refettorio, gli appartamenti del priore e le cucine; sul lato nord la nuova sala capitolare e lo scriptorium/biblioteca; ad ovest locali di servizio e magazzini.

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Al piano primo la struttura si sviluppa su tutti e quattro i lati del chiostro e, mentre la parte sud è articolata in celle di modeste dimensioni che si affacciano su di un corridoio laterale, le altre porzioni dell’edificio presentano una foggia differente con un ampio corridoio centrale con celle poste su entrambi i lati.

Tutto l’impianto conventuale è in stato di abbandono, con tramezzi crollati e numerose criticità strutturali sui paramenti murari e nei solai.

A nord e a est della struttura troviamo gli orti e i giardini, ma attualmente la crescita di rovi e vegetazione spontanea non permette la lettura dell’originaria articolazione degli spazi esterni. Il lato nord è delimitato da un muro di cinta di notevole altezza e in sufficiente stato di manutenzione; i lati est ed ovest, al contrario, presentano numerose aperture dovute a crolli o ad atti vandalici.

Uscendo dal grande portale di accesso, percorrendo via di Nicosia in direzione ovest, si arriva ad un acquedotto che attraversa la strada per mezzo di un passaggio ad arco; seguendo l’andamento della piccola via che costeggia la condotta, dopo poche centinaia di metri, si giunge alla fonte di sant’Agata.

Questa polla d’acqua ha rappresentato la principale sorgente di approvvigionamento idrico per il complesso monumentale. La fonte ha forma piramidale a base pressoché quadrata; la struttura è decorata con un medaglione in cotto in cui è raffigurata una Madonna con Bambino. Sopra la fonte si trova una ghirlanda con putto (probabilmente realizzato nell’800), mentre di fronte ad essa si colloca una vasca rettangolare un tempo utile all’approvvigionamento idrico. Dietro la struttura si rinviene un pozzetto di adduzione collocato al di sotto di un muretto a secco.

L’orografia e la vegetazione circostante nascondono manufatti di contenimento, in parte affioranti, di cui tuttavia non è possibile ipotizzare la natura né, tanto meno, l’originaria fattezza.

Tornando verso via di Nicosia si può osservare un primo arco dell’acquedotto, realizzato in laterizio e muratura mista, che permette il superamento di un corso d’acqua in secca.

Proseguendo in direzione est si arriva all’ultima struttura facente parte del complesso monumentale in esame: il cimitero.

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Il cimitero di Nicosia possiede un muro perimetrale con struttura in muratura mista intonacata ed è provvisto di una copertura in coppi come elemento di protezione superiore. L’ingresso è costituito da una cancellata in ferro retta da due pilastri in laterizio a base quadrangolare con porzioni terminali corredate da modanature non complete.

All’interno, a destra dell’apertura d’ingresso, si trova la cappella mortuaria. La facciata presenta due lesene che sorreggono un cornicione e sull’asse è presente un portale di accesso sormontato da un architrave aggettante.

Il terreno degrada lungo un sentiero che percorre tutta la lunghezza del cimitero, mentre, ai lati, le aree dove sono collocate le lapidi e le sepolture si rivelano organizzate a gradoni.

Nella parte terminale si trova una cappella tripartita la cui facciata principale è scandita dall’esistenza di tre aperture con decorazioni in pietra serena. Anche il tetto della cappella è tripartito, organizzato in tre settori con copertura a capanna e manto in coppi ed embrici. Su ciascun colmo del frontone sono presenti croci. All’interno le cappelle presentano soffitto con volta a padiglione e pavimenti a scacchiera in marmo.

5.2 Il rilievo geometrico

Il più recente rilievo metrico eseguito sul convento di Nicosia a Calci risale al 1985 e rientrava nell’ambito del progetto di riutilizzo del complesso della Scuola Normale Superiore3. Eseguendo un sopralluogo nell’edificio è possibile verificare la presenza di discordanze fra la conformazione riportata negli elaborati e la situazione attuale dell’edificio.

Dal 1985 ad oggi lo stato di abbandono in cui versa il convento ha modificato gli ambienti: pareti sono crollate, aperture sono state tamponate4, cornici ed elementi di pregio sono stati asportati.

Per questa ragione e per la presenza di errori o inesattezze nell’elaborato di rilievo, si ritiene necessario, al fine di un’oggettiva, corretta e dettagliata conoscenza del bene, eseguire un nuovo e completo rilievo del manufatto. Riporteremo in pianta, sezione e prospetto i risultati delle misurazioni compiute.

3 V. infra, par. 5.4.2. 4

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5.3 Il rilievo materico

Per una corretta e completa analisi dello stato di fatto e per una più approfondita conoscenza dell’organismo architettonico oggetto della tesi, abbiamo condotto anche un rilievo materico del manufatto, il che ci ha permesso di realizzare elaborati grafici (piante, sezioni e prospetti) in cui si sono indicati i materiali di cui è composta la superficie più esterna dei vari elementi architettonici. Essi si sono dimostrati essenziali per lo studio dello sviluppo storico del convento di Nicosia e risulteranno utili ai fini dei paragrafi successivi. La piena comprensione dei fenomeni di dissesto che portano alla creazione di un certo quadro fessurativo, infatti, è subordinata anche alla conoscenza dei materiali di cui sono composte le varie parti del manufatto in esame.

5.4 Analisi del quadro fessurativo

Il convento di Nicosia presenta un quadro fessurativo, ovvero “l’insieme delle

manifestazioni di dissesto che riguardano un organismo di fabbrica nel suo complesso”5, tutt’altro che semplice, a causa dell’alto numero di lesioni e dalla molteplicità dei fenomeni che ne hanno determinato la formazione e l’evoluzione.

Eseguiremo dapprima un rilievo, e poi localizzeremo lesioni, distacchi, crolli e avvallamenti in ciascun elemento strutturale (pavimentazioni, pareti, volte, colonne e pilastri). Da ultimo, cercheremo di comprendere i fenomeni che ne hanno causato la formazione e, laddove avvenuta, l’evoluzione nel tempo.

Una lesione6 può essere dovuta a diversi fattori:

- degrado del materiale costruttivo dovuto a scarsa qualità o all’azione degli agenti atmosferici e del tempo;

- variazione dei carichi cui è soggetta una certa struttura a seguito di modifica della destinazione d’uso o come conseguenza di sopraelevazioni o ristrutturazioni;

- azioni dinamiche ordinarie (come il vento) o eccezionali (come il sisma); -modifiche dell’impianto con eventuale ridotto ammorsamento degli elementi architettonici ricollegabili alle diverse fasi costruttive;

5 L. B

OSCOTRECASE, F. PICCARRETA, Edifici in muratura in zona sismica, Nuove costruzioni – consolidamento dell’esistente – la teoria e la tecnica, Dario Flaccovio editore, Palermo 2010, P. 249.

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- cedimenti differenziali da ricondurre alla scarsa resistenza del terreno o ad un sottodimensionamento delle strutture di fondazione.

Per poter determinare le cause delle lesioni non sarà sufficiente osservarle in maniera isolata, una per volta, ma, piuttosto, ciascuna dovrà essere collocata nel suo quadro di insieme, ricercando le fessurazioni e i dissesti causati dal medesimo accidente.

Al fine di perfezionare la valutazione del dissesto se ne dovranno ricavare o, quando non si è certi, ipotizzare, quattro dati:

- l’andamento; - l’estensione;

- l’ampiezza e la profondità7; - epoca di formazione.

Per l’epoca di formazione si potrà far ricorso all’osservazione dei bordi della lesione: se sono spigolosi e puliti la lesione sarà probabilmente recente, mentre se sono smussati e sporchi o coperti di polvere e detriti potrebbero denotare un dissesto avvenuto in epoca non recente8.

Angolo nord-est

L’angolo nord-est [Fig.1] è una delle zone più complesse dal punto di vista della valutazione del quadro fessurativo; in quest’area, infatti, si sommano varie problematiche strutturali che determinano una certa difficoltà di comprensione del quadro fessurativo in atto e delle cause da cui questo è stato prodotto.

In primo luogo la struttura, in questo punto, mostra i segni di un’evoluzione morfologica del complesso avvenuta in cinque differenti fasi di realizzazione9. Un primo assetto vedeva una limitazione dell’edificato al solo piano terra e le strutture portanti erano realizzate in muratura mista di notevole spessore (superiore a un metro) con alta percentuale di verrucano10. Una seconda fase costruttiva determinò

7 Nei casi in cui questo risulterà possibile, altrimenti sarà sufficiente distinguere le lesioni fra “passanti” o

“non passanti”.

8

BOSCOTRECASE, PICCARRETA, 2010. pag. 250.

9 V. supra, cap.3.

10 Verrucano, Def.: “Roccia sedimentaria; conglomerato di colore generalmente rossastro, costituito da

frammenti di quarzo, feldspati e rocce scistose, con cemento siliceo-ferruginoso, frequente in Toscana e nelle Prealpi”.

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l’innalzamento del manufatto anche al primo piano e la struttura portante rivelava un abbondante utilizzo di laterizio all’interno della muratura mista. La fase seguente vide l’aggiunta di un blocco su tre livelli in mattoni pieni (aggiungendo un livello seminterrato per colmare il dislivello che caratterizza questa parte della struttura). La successiva espansione del convento portò all’aggiunta di un elemento con struttura portante in muratura mista e abbondante impiego di laterizio. Infine, un’ultima evoluzione del complesso si ebbe con l’edificazione della parte sud del blocco localizzato nel lato di nord-ovest, caratterizzato da struttura portante interamente (o quasi) formata da laterizi.

Già questa breve descrizione della situazione attuale sarebbe sufficiente per capire la complessità dello studio.

Analisi delle lesioni

- Sulla facciata nord [Fig.2] della porzione in esame è possibile osservare una doppia lesione verticale che attraversa il prospetto per quasi tutta l’altezza; tale dissesto coincide con la linea di separazione fra la terza e la quarta fase costruttiva, a comprova di uno scarso ammorsamento fra le strutture giustapposte. È questo fenomeno che, a nostro avviso, ha prodotto la fessura di cui sopra.

- Proseguendo sulla stessa facciata si rilevano una serie di lesioni inclinate che sembrano estendersi a raggiera a partire dal punto più basso della lesione verticale descritta poc’anzi. Una situazione del genere potrebbe essere indizio di rotazione di una porzione del manufatto rispetto all’altra, provocando un distacco fra le due parti che, procedendo verso l’alto, si fa sempre più marcato. Per verificare l’effettiva sussistenza di un movimento di questo tipo possiamo basarci sull’osservazione delle pareti interne. Se poniamo attenzione alla parete posta fra il vano al primo piano, appartenente alla fase secentesca, e i locali preesistenti11 è possibile osservare un quadro fessurativo compatibile con la nostra ipotesi. Si osservano, infatti, una lesione verticale (passante) sulla parete in oggetto, nel punto in cui questa si innesta con la preesistenza e una seconda lesione “gemella” dall’altro lato della parete

11

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[Fig.3]. Ciò convalida l’ipotesi di una rotazione della struttura con conseguente distacco della porzione est rispetto al resto dell’edificio.

Dalla manualistica sull’argomento si trova riscontro di quadri fessurativi simili, definiti come dissesti conseguenti alla rotazione del terreno associata ad una cattiva connessione tra i muri ortogonali in presenza di muratura di qualità scadente12

- Sul prospetto est (sempre limitatamente alla valutazione della’aggiunta dell’angolo nord-est) si riscontra la presenza, anche in questo caso, di una fessura che corre in direzione verticale, in corrispondenza del punto di collegamento fra la porzione realizzata nel XVII secolo e quella costruita invece nel Settecento [Fig.4]. Questa lesione, come l’altra di uguale natura presente sull’altro prospetto, è indice, di nuovo, della mancanza di un sufficiente collegamento fra le due porzioni di età diversa. La lesione in esame risulta essere piuttosto spessa e decisamente profonda. Se si analizza la parete dall’interno, sia al piano terra [Fig.5], sia al piano primo [Fig.8], si può riscontrare lo stesso fenomeno lesivo che, disposto verticalmente in basso, salendo verso l’altro ruota in direzione nord [Fig.6]. Questa caratteristica ci suggerisce un quadro lesivo dovuto ad un fenomeno più complesso. Se si osserva il prospetto est si possono evidenziare altre due lesioni inclinate nello stesso modo, ciò sembrerebbe indicare, nuovamente, una rotazione di una porzione rispetto all’altra e in questo caso è la porzione più antica, a nord, a distaccarsi.

L’analisi combinata dei quadri fessurativi delle due superfici murarie esterne e delle pareti interne ci conferma un movimento della porzione angolare rispetto alle altre due adiacenti (una più antica, l’altra più recente). Il fatto che tali distacchi sembrino avvenire, in entrambi i casi, per rotazione, è indice di cedimento ed abbassamento della struttura in corrispondenza dell’estremità nord-est del manufatto. Allo stato attuale non è dato sapere se il cedimento sia fondale o del terreno a valle, ma il fatto che in questa zona vi sia un notevole dislivello, unitamente al crollo del solaio della stanza al piano terra di questa porzione, convalida l’ipotesi della rotazione. Quest’ultima sembra avvenire anche sul fronte est, ovvero con asse diretto in direzione est-ovet, come confermato dalla lesione visibile da est sulla parete 22 [Fig.7].

12 M.V

INCI, Metodi di calcolo e tecniche di consolidamento per edifici in muratura, Dario Flaccovio Editore, Palermo 2012, p.83.

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Oltre a questo macro-fenomeno appena visto è possibile riscontrare la presenza di altri dissesti di minore entità, ma ugualmente degni di nota.

- In corrispondenza della porta di accesso che dal vano d’angolo porta alla rampa delle scale, si manifesta un evento lesivo di notevole entità [Figg. 3 e 7]: le lesioni a cuspide poste al di sopra dell’apertura potrebbero essere causate da un’insufficiente resistenza dell’architrave della porta e il cedimento della sezione centrale di muratura potrebbe aver generato un simile effetto; più complicato risulta essere invece il quadro che si manifesta a lato dell’apertura, ma che potrebbe essere connesso alla rotazione di cui sopra. - Sul piccolo prospetto Ovest della porzione di più recente costruzione in

esame si osservano, sia dall’esterno che dall’interno [Fig.9], delle lesioni compatibili con dissesti generati dal mancato ammorsamento della tamponatura, a chiusura di una preesistente finestra, con la muratura circostante.

Angolo nord-ovest

In tale porzione di fabbricato alla struttura principale, di edificazione più antica, di affiancano due elementi di più recente costruzione appartenenti ad altrettante e distinte fasi evolutive dell’accrescimento volumetrico dell’edificio. Tali superfetazioni sono soggette a diversi fenomeni di degrado.

Analisi delle lesioni

- L’analisi del prospetto nord [Fig.10] ci rivela la presenza di una lesione verticale che corre dalla base del convento, fin quasi alla sommità dello stesso. Questa fessura, più o meno costante per larghezza, si localizza in corrispondenza di un antico cantonale, senz’altro risalente alla fase che ha preceduto la realizzazione della porzione aggiunta, dove oggi si trova una delle rampe di scale per il collegamento del piano terra al primo piano. Di per sé, una simile lesione potrebbe far pensare alla semplice assenza di un collegamento superficiale fra le due porzioni della struttura, ma la presenza di un muro di sostegno [Fig.11] ci fa supporre un principio di rotazione della

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porzione interessata rispetto al corpo centrale del fabbricato, fenomeno da collocarsi in epoca di poco successiva alla realizzazione della superfetazione. Ciò non esclude di poter formulare una seconda ipotesi consistente nel ritenere la lesione di cui sopra legata solamente ad una mancata omogeneizzazione dell’apparecchio murario superficiale (mantenendo intatto il cantonale preesistente) e nel motivare la realizzazione del muro di sostegno come semplice precauzione13 o come elemento di valenza estetica.

- A questo quadro fessurativo possiamo associare una serie di lesioni presenti al piano primo e localizzate in corrispondenza della linea di separazione fra la preesistenza e la parte cinquecentesca. Tali fessure sono riportate in pianta [Fig.15] ed interessano la volta a botte a copertura del corridoio, la parete del vano d’angolo e la parete del corridoio [Fig.18], sempre in corrispondenza della congiunzione fra la nuova muratura e la struttura risalente ad una fase costruttiva pregressa.

Anche questi elementi determinano una certa incertezza nella formulazione di una tesi univoca rispetto a questo complesso lesivo, che dovrà chiaramente essere studiato più a fondo, anche con l’ausilio di strumentazione di monitoraggio, per una sua corretta comprensione e valutazione al fine di porre in essere gli interventi adatti a rimuovere un’eventuale causa di dissesto ancora oggi persistente.

- Proseguendo nell’analisi delle lesioni presenti in questa zona dell’edificio, al piano primo se ne notano alcune concentrate sulle pareti della prima cella del dormitorio ovest. Sulla parete a nord [Figg.17 e 18], di fianco alla porta, si osserva una lesione di notevole dimensione, tanto da permettere di riscontrare la presenza di intonaco al suo interno, e con andamento tale da rendere evidente la precedente apertura di una porta (o finestra) in questa posizione. Lo stesso quadro fessurativo comprende anche una serie di lesioni di media rilevanza che, partendo dalla prima, procedono verso la muratura al di sopra della porta; la causa di una simile manifestazione potrebbe essere causata da una scarsa resistenza dell’architravatura dell’apertura o da un cedimento della muratura posta a tamponamento della preesistente finestra.

13 Non si esclude, infatti, che tale elemento di sostegno sia stato aggiunto solo a fine cautelativo in

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Esaminando la parete ad est [Fig.19] si osserva invece un importante quadro di dissesto che interessa la parete e la volta del corridoio, mostrando la reale e maggiore entità del fenomeno rispetto a quello che si sarebbe potuto pensare. Ad una prima osservazione si potrebbe attribuire il tutto alla sussistenza di una porta oggi tamponata, la cui presenza in epoca passata risulta chiaramente esternata nella parte sul corridoio [Fig.20], e di una coppia di arcate, anche queste chiuse. Tuttavia, la lesione che si sviluppa nella parte centrale della parete rivela un’insufficiente capacità della muratura di resistere ai carichi superiori (a prescindere dal fatto che la causa sia da attribuire alle tamponature mal eseguite o al materiale con cui era realizzata l’originaria arcata). Anche per questa lesione si dovrà procedere ad una ricerca approfondita delle cause, prevedendo anche un’ispezione della struttura al di sopra della controsoffittatura voltata per verificare l’effettivo stato di conservazione dei muri di spina.

- Altro importante fenomeno di dissesto, presente in quest’area dell’edificio conventuale, è concentrato nel locale della cucina ottocentesca, il quale è un elemento realizzato su due livelli (interrato e piano terra) e sormontato da una terrazza il cui livello risulta essere inferiore a quello del piano primo del convento. Il dissesto che interessa tale ambiente è in fase piuttosto avanzata e l’abbondante infiltrazione d’acqua dalla copertura soprastante non fa che peggiorare tale situazione. La disposizione delle lesioni, come si può vedere dai rilievi sulle due pareti rivolte a ovest [Fig.12] e a sud [Fig.13] risulta compatibile con il cedimento del terreno nella parte terminale della struttura, in coincidenza con l’angolo sud-ovest della cucina.

- Sempre sulla parete ovest della cucina si riscontra una fessurazione nella fascia di muratura posta sopra e sotto l’apertura centrale. Pur potendo far rientrare tali lesioni all’interno del fenomeno di dissesto appena descritto, l’osservazione della parete sottostante, a livello del piano interrato, rivela il cedimento di un arco di scarico posto alla base del paramento murario, con concomitante fessurazione in senso verticale prodotta probabilmente dal sovraccarico e dall’insufficiente resistenza del materiali agli sforzi verticali [Fig.14].

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Dormitorio nord

Il dormitorio nord è l’ala del convento di maggior prestigio. Al piano terra vi si trovano i vani dove, nel periodo di massima importanza e ricchezza dell’ente religioso, erano poste la sala capitolare e la biblioteca, mentre al piano primo si trovano alcune celle con ampie aperture impreziosite da spettacolari punti di vista sulla valle di Calci ed in particolare sulla Certosa. In diversa epoca la biblioteca fu pure spostata in alcune di queste celle, dalla cui osservazione si nota una certa cura nella scelta dei dettagli e negli elementi decorativi. Nonostante ciò, il quadro fessurativo presente in questo ramo del convento risulta essere piuttosto notevole.

Analisi delle lesioni

- Iniziando l’esame del dissesto dalla sala capitolare, possiamo fin da subito riscontrare la presenza di una serie di lesioni che corrono sulla volta a schifo che ricopre l’ampio ambiente. Questa struttura, nella cui parte centrale è presente un affresco settecentesco da recuperare, non è portante (in quanto al piano superiore la struttura a sostegno della pavimentazione è costituita da un assito in legno retto da travi e travicelli e fra la volta e questa vi è un’intercapedine vuota), ma l’insorgenza di un sistema di lesioni diffuso come quello in atto raccomanda di verificare la capacità di resistenza dell’elemento.

- All’interno della sala capitolare si riscontrano anche altre lesioni sulle pareti est [Fig.22] e ovest [Fig.21], con disposizione obliqua, in allontanamento dalla parete esterna mano a mano che procedono verso l’alto. La medesima disposizione delle fessure si ritrova al piano primo in adiacenza della stessa parete esterna (quella a nord dell’edificio). Come si può osservare, la ripetizione di questo quadro nelle pareti 29 [Figg.23, 24], 30 [Fig.27] e 32 [Figg. 25,26] del piano primo ci porta a poter supporre un fenomeno di dissesto comune. Una disposizione delle lesioni come quella descritta si ritiene riconducibile, anche secondo la manualistica14, ad un processo di rotazione del paramento murario, a seguito forse della scarsa resistenza del terreno sottostante, in condizioni di buon ammorsamento fra le murature

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ortogonali o in presenza di muratura di buona qualità. Fessure come quelle appena viste potrebbero verificarsi anche in virtù della scarsa resistenza dell’architravatura delle porte. Tuttavia vi sono de elementi che ci portano ad escludere, o quanto meno a ritenere meno probabile, tale opzione: la notevole estensione delle lesioni con interessamento degli elementi di finitura sommitale come cornici [Fig.25] e la presenza di un buon numero di catene i cui capichiave sono chiaramente riconoscibili sul prospetto nord del complesso. Alcuni di questi risultano piegati verso l’interno a testimonianza di un effettivo lavoro dell’elemento di sostegno e, al contempo, di un evidente errore nel dimensionamento dello stesso.

Dormitorio Est

Quest’ala del convento si sviluppa su due piani: al piano terra vi sono locali di servizio e l’antica sala capitolare, al piano primo si trova un corridoio centrale sul quale si affacciano celle da ambo i lati. In Questa porzione dell’edificio si hanno alcuni fenomeni di dissesto che interessano vari elementi strutturali, che possono essere raggruppati in base al meccanismo che ne ha determinato la formazione o l’evoluzione.

- Come per la facciata nord del convento, anche su quella est sono presenti un certo numero di catene. Tali strumenti possono stare ad indicare un tentativo di porre rimedio (o di interruzione) ad un fenomeno di ribaltamento del paramento murario esterno. Per trovare riscontri circa la validità di ciò, si dovranno osservare le strutture murarie poste in adiacenza a quelle di cui si sta parlando.

L’osservazione delle tramezzature 17 [Figg. 29 e 30] e 20 [Figg.31 e 32] evidenzia un quadro fessurativo che potrebbe avvalorare l’ipotesi di rotazione della parete da noi formulata, ma, al contempo, potrebbe anche essere conseguenza del semplice collasso degli elementi murari. Anche la parete dell’ultima cella a sud-est presenta un quadro che potrebbe far supporre una rotazione, in quanto si riscontra una netta separazione fra questa e la parete esterna [Figg. 33 e 34]. Se ci limitassimo a queste osservazioni e alla presenza di lesioni e dissesti nella pavimentazione in prossimità del prospetto esterno, si potrebbe concludere che la nostra teoria sia corretta, ma, nell’osservare la parete 18 [Figg. 35 e 36] ci troviamo di fronte ad un quadro di

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dissesto diverso, generato dal cedimento della parete a causa dello spostamento dell’apertura e del tamponamento della porta preesistente con materiale poco buono ed effettuando un’unione poco efficace fra il nuovo ed il vecchio materiale. Alla luce di tutte queste osservazioni non possiamo ancora giungere ad una conclusione certa della questione, alla quale potremo arrivare soltanto al termine del monitoraggio strutturale.

- Nella parete 19 [Fig.37] si ritrova un quadro fessurativo di difficile interpretazione che, a partire dalla sommità dell’apertura al centro della superficie muraria, si estende per tutta l’altezza del vano. In corrispondenza di tale area, sul corridoio, si ha una fessura di notevole entità nella volta a botte che copre la parte centrale della struttura. Questa circostanza ci rivela la presenza di un’unica causa comune per la formazione di entrambe le lesioni, ma data l’assenza di ulteriori elementi su cui basare le nostre dissertazioni, non è possibile, allo stato attuale e senza un monitoraggio ed un sondaggio dell’area sopra la volta, giungere ad una ipotesi plausibile.

- Alcuni dei fenomeni precedentemente descritti, in particolare quelli relativi alle pareti 17 e 19 del piano primo potrebbero essere ricondotti ad un’ulteriore ipotesi basata sull’analisi delle fessurazioni della parete nord dell’antica sala capitolare al piano terra (posta sotto la parete 17)[Fig. 38]. L’abbondante presenza di lesioni verticali ci permette di poter asserire che tale muratura risulta danneggiata a seguito dell’aumento di carico verticale cui è stata sottoposta con l’aumento di volume del complesso e la sopraelevazione di tutto il manufatto. Si suppone, pertanto, che le fessure che interessano la parete 17 del piano primo derivino dal cedimento della parete nord dell’antica sala capitolare.

5.5 Individuazione dei principali elementi di degrado

Un dettagliato esame dei fenomeni di degrado sarà affrontato nelle tavole a ciò dedicate; in questo paragrafo tratteremo esclusivamente le manifestazioni più eclatanti.

Iniziando l’analisi dal prospetto sud si osserva la mancanza di ampie porzioni di intonaco che interessano in maniera discontinua l’intera superficie muraria. Negli altri tre prospetti si denota la stessa tipologia di degrado, talvolta persino di entità maggiore (come nel caso del prospetto ovest).

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Spostando poi l’attenzione sugli elementi esterni del complesso, vediamo che quasi tutte le pietre murarie risultano particolarmente consumate dal tempo e dagli agenti atmosferici. Inoltre, gli infissi e le ringhiere metalliche originariamente collocate a parapetto delle porte-finestre sono mancanti pressoché ovunque: ciò è essenzialmente dovuto al fatto che a partire dagli anni ’70, ossia dopo l’abbandono della struttura, la canonica di Nicosia è divenuta, da un lato, un magazzino da cui attingere materiali per necessità private e, dall’altro, una discarica per rifiuti di ogni sorta; da ultimo, essa è entrata nel mirino dei vandali, che hanno danneggiato quel poco che il tempo e l’incuria avevano risparmiato.

Anche all’interno dell’edificio sussistono fenomeni di degrado: le macerie (anche non appartenenti al convento) occupano notevoli porzioni dei locali al piano terra, i muri risultano ricoperti per larga parte da graffiti e le porte si mostrano fortemente danneggiate.

Più in dettaglio, al piano terra si ha una massiccia infiltrazione d’acqua che ha rovinato l’angolo nord-ovest del chiostro, dove un affresco risulta quasi illeggibile. È altresì presente una diffusa vegetazione parassitica all’interno dei locali delle “nuove” cucine, di edificazione ottocentesca.

Passando all’esame del piano primo, i pavimenti hanno il piano di calpestio irregolare, sono poco stabili e, talvolta, non più dotati di mezzane, assito o travicelli. Ritroviamo cumuli di macerie all’interno delle celle e nei corridoi, gli affreschi sono mal conservati, le decorazioni risultano in larga parte manchevoli; perfino gli stipiti di alcune porte sono stati asportati dai vandali, danneggiando le murature in cui erano inseriti.

Il crollo più importante si ha nelle stanze che si affacciano sulla parte nord del chiostro, nelle quali è stato demolito un setto murario su cui era presente un affresco (lo si deduce dai numerosi frammenti disseminati sul pavimento). Tale demolizione ha privato i travicelli della controsoffittatura di un appoggio ed essi sono attualmente attaccati soltanto per un’estremità, lasciando le mezzane senza sostegno.

5.6 Gli interventi di recupero svolti in precedenza

Negli anni Ottanta la canonica è stata oggetto di un importante intervento, in quanto si è operato il rifacimento della copertura dell’intero complesso con

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l’inserimento di un cordolo in calcestruzzo armato, al fine di proteggere la struttura dagli agenti atmosferici in vista di una successiva riqualificazione e riutilizzazione, finora però mai attuata.

La più importante azione di riqualificazione ha interessato i locali dell’infermeria quattrocentesca, già foresteria e teatrino. Questi lavori, progettati e realizzati dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, comprendevano il ripristino della copertura (come per gli altri spazi conventuali), il rinforzo delle murature portanti anche attraverso operazioni di “cuci-scuci”, la realizzazione di un nuovo orizzontamento con longherine e tavelloni su cui poggia un massetto in calcestruzzo con rete elettrosaldata e la demolizione dei solai del piano terra e del piano primo, lasciando intatti travicelli e travi originali, su cui impostare un’ eventuale controsoffittatura (tutt’oggi non attuata).

Come abbiamo avuto modo di esaminare dettagliatamente nel capitolo 3, sono stati molti gli interventi svolti nel corso dei secoli sulla canonica. Uno di questi, ottocentesco, era finalizzato al rifacimento della copertura lignea del portale di ingresso, per il quale non siamo sicuri che la versione attuale sia uguale a quella originaria.

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Documentazione fotografica

Fig. 1

Pianta piano primo – angolo nord-est

Fig. 2

Prospetto nord – angolo nord-est

Fig. 3

Parete 22 – lato ovest.

Fig. 4

Prospetto est – angolo nord-est

Fig. 5

Pianta piano terra – angolo nord-ovest

Fig. 6

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Fig. 7

Parete 22 – lato est.

Fig. 8

Parete 24.

Fig. 9

Parete 27 – interno.

Fig. 10

Particolare del prospetto nord – angolo nord-ovest.

Fig. 11

Muro di sostegno – angolo nord-ovest.

Fig. 12

(23)

Fig. 13

Parete sud della cucina. Fig. 14

Parete ovest della cucina livello interrato.

Fig. 15

Pianta piano primo – angolo nord-ovest

Fig. 16

Pianta piano terra – angolo nord-ovest

Fig. 17

Parete 6-A del piano primo.

Fig. 18

Parete 6-B del piano primo.

Fig. 19

Parete 5-A del piano primo

Fig. 20

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Fig. 21

Parete ovest della sala capitolare (9 piano terra).

Fig. 22

Parete est della sala capitolare (10-A piano terra).

Fig. 23

Parete 29-A piano primo.

Fig. 24

Parete 29-B piano primo.

Fig. 25

Parete 32-A piano primo.

Fig. 26

Parete 32-B piano primo.

Fig. 27

Parete 30 piano primo.

Fig. 28

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Fig. 29

Parete 17-A piano primo.

Fig. 30

Parete 17-B piano primo.

Fig. 31

Parete 20-A piano primo. Fig. 32

Parete 20-B piano primo.

Fig. 33

Parete 15-A piano primo.

Fig. 34

Parete 15-B piano primo.

Fig. 35

Parete 18-A piano primo.

Fig. 36

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Fig. 37

Parete 19 piano primo.

Fig. 38

Figura

Fig. 3  Parete 22 – lato ovest.
Fig. 8  Parete 24.
Fig. 37  Parete 19 piano primo.

Riferimenti

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