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Prestazioni energetiche edifici, in arrivo i nuovi requisiti minimi

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Academic year: 2022

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Prestazioni energetiche edifici, in arrivo i nuovi requisiti minimi

Quasi pronto il decreto attuativo della Direttiva 2010/31/UE

‘Edifici a energia quasi zero’ con le nuove metodologie di calcolo

Sono in dirittura d’arrivo le nuove metodologie di calcolo e i nuovi requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici.

È infatti in attesa del parere della Conferenza delle Regioni il Decreto (Bozza di dicembre 2014) che definisce le modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici, e i requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici.

Il nuovo decreto sarà il primo dei provvedimenti attuativi del DL 63/2013, convertito nella Legge 90/2013, che ha aggiornato il Dlgs 192/2005, in recepimento della Direttiva Edifici a Energia Quasi Zero (2010/31/UE).

Nello specifico, costituirà l’aggiornamento del Dpr 59/2009 che oggi definisce le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici, in attuazione dell’articolo 4, comma 1, del Dlgs 192/2005.

Oltre alle nuove metodologie di calcolo, l’emanando decreto rafforza gli standard energetici minimi per gli edifici di nuova costruzione e per quelli ristrutturati, ottimizzando il rapporto costi/benefici degli interventi, per arrivare a realizzare gli Edifici a Energia Quasi Zero previsti dalla Direttiva.

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Inoltre, il decreto punta ad una applicazione delle norme immediatamente operativa e omogenea in tutte le Regioni. Si cerca quindi di ovviare all’attuale frammentazione normativa dovuta all’ampia autonomia regionale nel recepire la precedente Direttiva 2002/91/UE.

Il provvedimento dunque aggiornerà la metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto delle norme tecniche UNI/TS 11300-3 e UNI/TS 11300-4 sulla climatizzazione estiva sull’uso delle rinnovabili, e della Raccomandazione 14 del CTI sul calcolo dell’energia primaria.

I requisiti minimi di prestazione energetica sono fissati in modo tale da consentire livelli ottimali in funzione dei costi, come previsto dall’articolo 5 della Direttiva 2010/31/UE. Tali requisiti si applicheranno agli edifici nuovi e a quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti e saranno aggiornati ogni 5 anni.

Viene definito il concetto di ‘edificio a energia quasi zero’

e stabilito che entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici nuovi dovranno essere a energia quasi zero. Per gli edifici delle Pubbliche Amministrazioni tale scadenza è anticipata al 31 dicembre 2018.

Per gli edifici di nuova costruzione e per quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, il rispetto dei requisiti minimi andrà verificato confrontando l’edificio con un edificio di riferimento (identico per geometria, orientamento, ubicazione, destinazione d’uso).

Per gli edifici interessati da semplici riqualificazioni energetiche, relative all’involucro edilizio e agli impianti tecnici, sono indicati i requisiti minimi.

I nuovi requisiti minimi entreranno in vigore il 1° luglio 2015 e saranno resi più severi dal 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici e dal 1° gennaio 2021 per gli altri edifici, per realizzare gli ‘edifici a energia quasi zero’.

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Si stima che la prima fase di applicazione del decreto – si legge nella relazione – comporterà un miglioramento dell’indice di prestazione energetica pari al 45% nelle zone climatiche più calde e al 35% in quelle più fredde. Nella seconda fase si arriverà al 55% in tutte le zone.

Quindi, a parità di servizi (riscaldamento, raffrescamento, acqua calda, ecc.), i nuovi edifici a energia quasi zero consumeranno meno della metà degli attuali, rimanendo sostenibili in termini di costi di investimento e coprendo gran parte dei fabbisogni con le rinnovabili.

Ricordiamo che quella disponibile ad oggi è una bozza provvisoria del decreto. Pubblicheremo la versione definitiva non appena verrà diffusa dal Ministero dello Sviluppo economico.

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istituita la cabina di regia

Napoli. Periferie, nasce il polo tecnologico di San Giovanni

Rammendo sociale e rammendo fisico. Si fonda su un intervento di ‘sartoria’ urbanistica ma anche e soprattutto sociologica la ricetta per le periferie presentata oggi al Sabato delle Idee da G124, il “Gruppo di lavoro sulle periferie e la città che sarà”, ideato e fondato dal senatore Renzo Piano, che sin dal suo insediamento a Palazzo Madama devolve integralmente il suo stipendio da senatore ad un gruppo di sei giovani

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architetti eccellenti che ogni anno vengono selezionati con un bando pubblico proprio per occuparsi dei progetti di

“ricucitura” del tessuto urbano e sociale delle periferie italiane.

Una scelta non casuale quella del primo tema del Sabato delle Idee 2015 che, come hanno spiegato i fondatori della manifestazione, Marco Salvatore e Lucio d’Alessandro, “riparte simbolicamente con la sua settima edizione da uno dei luoghi simbolo (Eccellenze Campane) del rilancio economico, sociale ed urbanistico della periferia partenopea, perché è proprio nelle periferie, dove vive il 90% della popolazione urbana, che c’è l’energia umana che deve essere valorizzata per costruire le città ed il Paese del futuro”.

Ed allora ecco che, al cospetto di urbanisti, architetti, accademici, rappresentanti delle istituzioni e studenti universitari che all’Università Suor Orsola Benincasa si occupano specificamente di green economy, il giovane architetto salernitano Roberta Pastore del Gruppo G124 ha illustrato i punti salienti del progetto per “Le periferie della città che sarà”.

Un progetto molto variegato, riassunto in venti punti sintetizzati in sei azioni che miscelano rammendo sociale e rammendo fisico delle periferie: consolidamento e restauro degli edifici pubblici (non solo le abitazioni ma anche le scuole e le strutture sportive), adeguamento energetico, creazione di luoghi d’aggregazione, la funzione sociale del verde, il collegamento efficace con il trasporto pubblico e i processi partecipativi per coinvolgere gli abitanti nella riqualificazione e nella vita sociale del quartiere dove vivono. “Insomma la periferia che cambia faccia da un punto di vista urbanistico – ha spiegato Roberta Pastore – ma anche e soprattutto il cittadino che si riappropria dei suoi spazi, contribuisce alla progettazione della riqualificazione e inizia finalmente a viversi il quartiere”.

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Una ricetta teorica che è già diventata un successo concreto nel complesso mondo periferico del “Librino” di Catania, uno dei quartieri periferici più “difficili” e popolati d’Italia, con oltre 80mila abitanti, progettato nel 1970 dall’architetto giapponese Kenzo Tange con un ammasso di blocchi di cemento molto simili a quelli delle Vele di Scampia.

Insomma un progetto esportabile proprio a Napoli come ha spiegato, rivolgendosi proprio sulla questione Scampia all’assessore comunale all’urbanistica, Carmine Piscopo, anche l’architetto Guendalina Salimei, fondatore di T-studio, che ha curato a Roma il progetto di riqualificazione della zona del

“Corviale”.Progetti da esportare in Campania anche per rispondere al grido d’allarme sull’immobilismo e l’isolamento delle periferie napoletane lanciato da Antonella Di Nocera, già assessore alla cultura del Comune di Napoli e da anni voce e anima della cooperativa Parallelo 41 Produzione.

E all’immediato interrogativo sul tema delle risorse per avviare simili progetti ha prontamente risposto Edoardo Cosenza, assessore ai lavori pubblici della Regione Campania, con una confortante relazione in cui ha dettagliatamente illustrato l’impiego dei 2,7 miliardi di euro di finanziamenti europei a disposizione della regione Campania per i grandi progetti.

Ben 550 milioni sono destinati allo sviluppo urbano con 226 progetti già ammessi al finanziamento e due grandi progetti in rampa di lancio: il definitivo completamento dell’Ospedale del Mare di Ponticelli (che già a Febbraio aprirà i primi reparti) e la nascita del Polo Tecnologico di San Giovanni nell’area della ex Cirio.

Due primi passi in un mare di progetti da portare a termine con un unico comune denominatore: “fare presto” come ha ben chiosato il vice presidente dell’Associazione dei Costruttori Edili di Napoli, Gennaro Vitale.

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Smart cities, verso una road map europea

Pubblicati i primi risultati del progetto Transform che coinvolge 6 città europee, tra cui Genova. I dati saranno la base per la costruzione di un percorso smart e flessibile applicabile e replicabile in diverse realtà

A distanza di più di un anno dall’avvio del progetto Transform, a cui hanno aderito sei città europee (Genova, per l’Italia) con l’obiettivo di trasformarsi in tre anni in smart cities, si raccolgono i primi risultati e si fa il punto della situazione. Quali le misure messe in campo in termini di risparmio energetico e sostenibilità ambientale e con quale esito? E quali i risultati attesi con provvedimenti che verranno attuati nel medio-lungo periodo?

Individuare una metodologia di trasformazione replicabile

La fotografia, scattata per le singole città con dati raccolti attraverso un questionario ad hoc sviluppato da Arup in collaborazione con Accenture, è stata resa pubblica. Lo scopo ovviamente non è quello di stilare una graduatoria delle città che si stanno ‘comportando meglio’ né tantomeno di premiare quelle che hanno raggiunto le performance migliori o che si sono poste gli obiettivi più ambiziosi. Perché l’obiettivo del progetto “Eu-FP7 Transform” è molto più complesso e

‘virtuoso’: quello di individuare, partendo dallo studio di strumenti e percorsi di pianificazione strategica e di esperienze concrete nelle sei città partner, una metodologia di trasformazione, un percorso smart, sufficientemente

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flessibile per consentirne l’applicazione e replicabilità in realtà diverse.

Ecco che i dati pubblicati nel City Baseline Analysis (vedi allegato), a loro volta confluiti nel City Baseline Reports, diventano utili in primo luogo per le città coinvolte nel progetto, che potranno confrontarsi, a mettere a raffronto le proprie esperienze con quelle altrui, ‘saccheggiare’ best practices, ‘raddrizzare il tiro’ ove necessario o avere la conferma di star percorrendo la strada giusta. I dati, accessabili e aggiornabili in tempo reale grazie ad una piattaforma condivisa, porteranno allo step successivo del p r o g e t t o , q u e l l o d e l l a r e d a z i o n e d i u n ’ A g e n d a d i Trasformazione. Si procederà poi, obiettivo finale di

‘Transform’ a redigere il Smart Cities Handbook, Manuale delle Smart Cities, strumento interattivo che conterrà le indicazioni strategiche e riferimenti a casi specifici per avviare una precisa road map europea verso la urban smartness.

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Smartcities_Progetto_europeo_Transform_Baseline_Analysis_Repor ts

Corviale – Berlino

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Corviale Straße è una strada immaginaria che parte dalla periferia di Berlino e arriva a ridosso dell’Eur, lungo la quale prende vita un bellissimo progetto fotografico, in #mostra da domani,

ore 19.00, presso lo spazio Ambrarte del nostro teatro.

Partecipate all’inaugurazione! Vi aspettiamo.

https://www.facebook.com/TeatroAmbraGarbatella/timeline?ref=pa ge_internal

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Concerto libero al Mitreo

L’artista romano proporrà una selezione di brani scelti dal suo vasto repertorio e tratti dai suoi album Questa Storia e

Tana libera tutti.

Nell’occasione presenterà al pubblico alcuni brani inediti.

L’ingresso al concerto è a sottoscrizione libera.

Andrea Gentili è nato a Roma il 10 Giugno del 1983 ed inizia a suonare all’età di 10 anni. Oggi è chitarrista, arrangiatore

e compositore.

È un musicista da sempre interessato al mondo della canzone e, più in generale,

alla ricerca musicale. Chitarrista

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poliedrico, spazia dalla canzone d’autore al jazz fino alla bossa nova e al fusion- rock. Suona stabilmente in formazioni di varia estrazione, riservando particolare attenzione all’ensamble che esegue i suoi

brani originali.

Ha studiato e collaborato con alcuni tra i più grandi nomi della scena musicale

italiana e internazionale.

www.andreagentili.org email:

ufficiostampa.andreagentili@gmail.com cell. 3491121079

Un co-working all’interno di

CORVIALE 2020

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Guardando una foto satellitare dell’area urbana di Roma, abbassando lo sguardo verso il quadrante sud-occidentale e restringendo un po’ il campo, ci rendiamo subito conto dell’esistenza di una “barriera” di cemento armato che i romani chiamano amichevolmente “il Serpentone”.

Corviale o “Nuovo Corviale” è frutto della fertilità creativa che ha caratterizzato lo stile architettonico degli anni ‘70, opera di un gruppo di progettisti diretti da Mario Fiorentino, viene considerata tra le più rilevanti espressioni dell’architettura del secondo Novecento.

L’edificio è composto da due palazzi lunghi un chilometro ognuno per nove piani d’altezza che all’interno presentano un intreccio di ballatoi lunghissimi, cortili, spazi comuni e un anfiteatro esterno.

Attualmente di proprietà dell’ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale del Comune di Roma) questo complesso rappresenta un fantastico esempio di architettura contemporanea autoriale e ad oggi riunisce una comunità di circa 6000 abitanti che oltre ad abitare questa astronave di cemento armato la popola e la fa vivere.

Corviale è la prima grande periferia urbana d’Italia incastonata ai margini della vita cittadina, impiantata proprio lì dove finiscono le costruzioni ed inizia il verde.

C’è addirittura una voce che sostiene che da quando è stato costruito il serpentone, il ponentino a Roma non arrivi più.

Il “quadrante Corviale” oltre a comprendere l’insediamento centrale, abbraccia i quartieri limitrofi di: Casetta Mattei/Buon Pastore, Trullo, Muratella e Magliana protetto dalle riserve naturali della Tenuta dei Massimi e Valle dei

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Casali, giova di una cornice naturalistica invidiabile e troppo spesso sottovalutata.

Nato con intenti avanguardistici legati alla promessa di rigenerazione urbana, Corviale ha, purtroppo, fino ad ora guadagnato un posto nell’immaginario collettivo solo come

“fallimento di un’utopia” ma negli ultimi anni sta progressivamente spostando la propria identità verso la rinascita culturale e sociale con opportunità cariche di ottimismo e speranza per il futuro.

Corviale 2020 è un macro-progetto multidisciplinare che comprende innumerevoli attività volte a condividere una pianificazione comune di rigenerazione urbana, artistica, architettonica, paesaggistica, culturale, sociale ed economica.

La DG PaBAAC del MiBAC ha promosso insieme al Comune di Roma, all’ATER, all’Università la Sapienza e alla Comunità territoriale CorvialeDomani il piano di intervento nel 2012 sottoscrivendo così il primo Atto d’Intesa, rilanciato poi nel 2013 con il secondo Forum Corviale 2020.

All’interno di questa programmazione si va ad inserire l’idea, quasi un sogno, di riuscire a realizzare un co-working nell’opera colossale di Fiorentino.

Il Coworking, letteralmente “lavoro condiviso”, è “un nuovo stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro e di risorse, tra professionisti che fanno lavori diversi con approccio collaborativo”.

Un modo nuovo di concepire il lavoro che sta portando con sé un vero e proprio cambiamento culturale.

Molto spesso il coworking viene confuso con altre modalità di lavoro, come gli acceleratori di affari, gli HYPERLINK

“http://it.wikipedia.org/wiki/Incubatore_aziendale” \o

“Incubatore aziendale” incubatori di impresa, HYPERLINK

“http://it.wikipedia.org/wiki/Business_center” \o “Business center” business center e le suite per dirigenti che però differiscono molto da quest’ultimo in quanto manca loro

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l’aspetto fondamentale del processo sociale, collaborativo ed informale.

E’ più calzante paragonare il co-working ad una moderna forma di cooperativa sociale incentrata sulla comunità piuttosto che sul profitto, come avviene in una qualsiasi azienda.

In questi spazi il focus sono le persone, la comunità e la collaborazione costante che stimola idee e facilita la creazione di progetti, perché la storia è ciclica e qui al centro del sistema torna l’uomo con tutto il suo network di relazioni.

Un mercato del lavoro sempre più flessibile, una crisi economica che non ha intenzione di arrestarsi e il dirompente avvento dell’era digitale hanno favorito la nascita di nuove figure professionali come collaboratori esterni, start up, freelance in grado di svolgere la propria professione in autonomia ed ovunque sul territorio, supportati da tecnologie sempre più innovative e dalla grande mobilità.

Questa cultura, che è già diventata un’istituzione nella maggior parte dei paesi europei, in Italia sta muovendo i primi timidi passi.

Ci troviamo di fronte ad una rivoluzione associativa ed aggregativa del modo di lavorare ma anche di intendere il posto di lavoro, che in questo modo diventa un luogo non solo sociale ed antropologico ma anche intriso di una nuova identità culturale.

L’errore più grande sarebbe confondere il co-working con una moda.

Obiettivi

Nato dall’esigenza di far incontrare professionisti diversi con competenze diverse, in un unico grande spazio di “comune pensiero”.

Questo progetto vuole dare alle persone la possibilità di uscire fuori dall’isolamento sociale, al quale il web t a c i t a m e n t e c i i n d u c e , c o n u n o s p a z i o a p e r t o a l l a proliferazione della curiosità intellettuale.

L’obiettivo è quello di incentivare la collaborazione , la co-

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formazione, la condivisone e la costruzione di qualsiasi forma e m b r i o n a l e o m e n o d i i d e a , s p i n g e r e l e p e r s o n e all’aggregazione, che è attualmente la prima grande sconfitta delle istituzioni moderne.

Questo co-working oltre ad essere un luogo di lavoro all’avanguardia, comodo e sereno sarà un posto di formazione, con aree appositamente designate e spazi comuni utilizzabili per conferenze, riunioni, dibattiti eventi e quant’altro.

Descrizione breve

Il co-working dovrà avere i seguenti spazi:

Scrivanie attrezzate, postazioni con scrivania comoda, sedia, luce da tavolo, presa elettrica, accesso rete wi-fi. Linea VoIP

Sono inoltre a disposizione una stampante, una fotocopiatrice e armadietti per la custodire di valori personali sotto chiave.

Scrivania doppia; spazio attrezzato con due postazioni, molto utile a chi ha l’esigenza di lavorare in coppia. Linea VoIP Ufficio privato; piccolo spazio privato dove poter svolgere la propria attività autonomamente. Linea VoIP

Area Ristoro e Relax; (cucina attrezzata/ distributori automatici/ lavabo/ frigorifero, cialde per espresso) divani e comode poltrone per godere insieme dei momenti di break e di creatività.

Sala Riunioni e Conferenze; attrezzata per videoconferenze, con videoproiettore, stampante, lavagna a muro, rete wifi, prese elettriche. Possibilità di usufruire della sala sia in orario serale che nel week end. Inoltre c’è la possibilità di farsi attivare un numero telefonico fisso temporaneamente.

Linea VoIP.

Sala per Corsi di Formazione; ampio tavolo con sedute, lavagna a muro, rete wifi. Possibilità di affittare la cancelleria varia presso la reception.

Spazio eventi; possibilità di organizzare eventi, meeting, fiere, celebrazioni etc.. Soluzioni personalizzate per ogni

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singola esigenza.

Tutto il co-working sarà completamente dedicato a mostre, esposizioni, street-art, istallazioni e ad ogni espressione di arte esistente.

Spazio esterno; adibito ad orto, alla cura e al ritorno alla terra con la partnership di aziende agricole romane.

Laboratorio di Sartoria ed estetica; spazio di formazione con macchine da cucire per incentivare la ripresa e la diffusione dell’eccellenza sartoriale italiana. Inoltre questo spazio è dedicato all’educazione e alla “cura del bello”. Partnership di aziende del settore.

Azioni

Dopo aver analizzato minuziosamente lo stato dell’arte, il primo passo consisterà nella creazione di un business plan che avrà il compito di sintetizzare dettagliatamente i contenuti e le caratteristiche del progetto ma soprattutto darà una misura della fattibilità del tutto.

V e r r à i n o l t r e u t i l i z z a t o i l c l a s s i c o s t r u m e n t o d i pianificazione strategica dell’analisi SWOT per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats).

Questo business plan non dovrà essere considerato uno strumento assoluto, ma uno strumento dinamico, adattabile ai cambiamenti che avverranno all’interno del processo di progettazione e sviluppo.

Dialogo su Roma metropolitana

Nell’ambito del progetto “ROMA 20-25 – Nuovi cicli di vita della metropoli / New Life Cycles of the Metropolis”, p r e s e n t a t o a d i c e m b r e 2 0 1 4 d a l l ’ A s s e s s o r a t o a l l a

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Trasformazione Urbana di Roma Capitale e dal Direttore MAXXI Architettura Margherita Guccione, grazie al sostegno di BNP Paribas Real Estate, main sponsor dell’iniziativa, l’Auditorium del MAXXI ospiterà il prossimo 23 gennaio l’incontro pubblico fra ventiquattro università italiane e internazionali che dialogheranno con Giovanni Caudo, assessore alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale e con lo scrittore Marco Lodoli su Roma e la città contemporanea: una fotografia di oggi, aspettative di trasformazione e scadenze future.

Al dibattito, moderato da Paola Pierotti, seguirà una discussione pubblica.

link al sito ROMA20-25

SCADENZA PROROGATA – Bando

per piccoli artisti

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