BIBL NAZIONALE CBNTRALB-FIRBNZB
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STORNELLI
ITALIANI
FRANCESCO DALL ONG ARO
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STORNELLI
ITALIANI
FRANCESCO DALL’ n^GARO
MILANO
G.
DAELLI
eCOSIP. EDITORI M
DCCCLXIIDigitizedbyGoogle
proprietà’ letteraria
degli EditoriG.Duelli eComp.
PROEMIO
Cheicantipopolari sianolatrama dell'epicaedelle primestoriesipotrebbeprovare perquesti Stornelli,i qualirichiamano ne'suoimomenti più importanti la vitaitaliana di quindici anni.Dal primo appariredei trecolorialgrido per VeneziaeRoma,daifioriagli ultimi fruitiglilibertà
,questi versiritraggonolarinata Italia,che
/
'Sfidailferronemicoepiùnon pavé
,
mette gramagliape'suoi martiri, e alterna il canto disperanzae di gioiacon lagrimeanimose e virili.
Gli affetti e gli accenti popolarisi sono condensali nella poesiadelDall'
Ong
aro; o meglio hannofatto al- leanzapei cantidella patria comelapioggiaeilsole fannoalleanzaperl'iride.Trala canzone, Italia
mia
, oSpirto gentile lo stornello ilCannone
oDio
eilPopolov’h'iparentela di sentimentie distile.La
canzoneè comela base; lostornello la punta della piramide; punta svelta, campatain ariae chesiscerne assai di lontano.L’una
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—
6—
èl’espressione,ornataelentadell'aristocrazialiberale
,
l’altro èlosfolgorio dell’anima del popolo.
Lo
stor- nello cedeall’Innoquandolo scrive Rouget deì’Isle,
en’ècomeglispiccioli;
ma
i Rouget de l'Isle sono rari;e l'animadelpopolo supplisceaquello chepur
mancasse allo stornello, e lo accenta, lo musica, lo varia, egl'impenna
V
ali,che volaper ogni dove. Ve- loce come Garibaldi,tenacecome Mazzini,securocome Orsini, lo stornelloattraversaiposti digendarmeria,le inferriate del carcere, scherza con lascure delpati- bolo, raccoglie ilsangue deimartiri, ealeggia visione di conforto agli oppressi, e disgomento ai tiranni—
Sulfinire delPaganesimo uscìdall’isole dell'Egeo
un
grido: « ilgranPan
èmorto;» ene spaventaronoi gentili—
Taloralo stornello,nelsuoscherzo, annun- cia il crollodeitroni.Pochi stornelli politiciaveval'Italia oalmeno pochi neserbavala
memoria
delpopolo: molli d'amore;passioneoziosa,e,a forza disottilizzare,unpo' fredda:
alcanto politico vibranlecorde dei cuoritese all'unisono',
ilcantod'amorelesfioraappena.L'Italiaèunadonna chenon harivali;non ha colpe;non perde
mai
stia bellezza;ogni onta o danno che le vien fatto ce la raccomanda più strettamente all'anima;lesue lagrime son vereepenetranti come la sua bellezza;lesue ire piùdivine che ilsuo sorriso.Bene
a proposito, in questo volume, si aggiungono alcuni stornelli amorosi aipolitici.Sonleggiadricomeifiorili sullelabbra delleDigitizedbyGoogle
giovanettetoscane.
Ma
segliocchi deiramata possono,
pregati, teneril luogodelle stelle, costrette
ad
assen- tarsiun istante,come idoleggiòShakespeare, fuadu- lazione d'astronomo che lachioma d'una donnapotesse aver luogoperpetuo nel cielo. Ora lapatria è vera- mente nel cielo.E
/’Italia tienela miglior parte del-l'empireo.
Tuttavial'amore può, dalle suevene,
mandare
al cuoredelpatriotaunpo’ delsuo sangue, che visiaf- fina, escorrepoipiùfervido epuro. Cosi s’avviva nelMèsero
enellaLivornese, eh’è cosa perfetta di concettoedistile. IlDall’Ongaro hacóltolaveraforma dello stornello.La
suaMusa
èla Veronica santadel popolo.Egli èschietto, evidente,reciso. Il suo affettoèprofondo,
ma
semplice: nonstillaa gran pena,quasi gemitiod’acqua poverao rattenuta;non singhiozza, nonurla;
ma
sgorga conl'abbondanzadi un primo pianto d’amore.La
Livornese combatte nonconosciuta e cadepressoal suoDamo.
Sichineràsulsuocompagno morto
E
perpietàvorràvederlo involto.Vorrai vedermie
mi
conoscerai.Povero
Damo
,quanto piangerai!Questo versodice più che lutto il pianto di Tan- credi sull'uccisa Clorinda.
E
bello ilvedereuno diquei dotti duellidescritti dal Tasso;più bellotrovarsi
ad
unadi quelle fantasieDigitizedbyCjO
—
8—
arabe,che simulano la veramischia,megliocheifinii combattimenti, condotti inpuntoditattica. Cosìpiac- ciono gli stornelli, che soncomecolpimaestri, e ne haad ognipassoilDall'Ongaro;
ma
piacciono più quelliche raffigurano un piccolodramma,
come ilBabbo, ovelatragedia meditaladalLorenesetornaper ventura inriso
Ferrari mio,quanticannoniavete SulforteBelvederee a San Giovannil
domanda
ilbabbo,che vuolemulareleglorie delBomba, mentre lacostuisorellaVuolcolle treccedellelivornesi Farsilematerassee glioriglieri.
Voto misto di ferocia e digelosia donnesca, che appareggia laprincipessaalloscalptore indiano; tanto ilcuore
umano
rinsalvalichiscesul trono!
Si sente in questistornelliche ilcuore delloscrit- tore comunicacolpopolo,
ma
che la menteèsopraal livellopopolare,e lamano
esercitataa tutte le finezze e aiprestigi dellapenna.IlDall
Ongaroda gran tempo comunicacolpopolopervia delsuoFornaretto,dramma
che intendead un altofine morale a traversotuttigli strazi dellapassione;con le donne e contuttiigen- tiliperviadellesue elegantinovellee de suoiversi squisiti;co'letteratipervia delle sue letture dantesche;DigitizedbyGoogle
—
9—
senon che quivolendo essere al tuttopopolare, egli hafattogettodell'arte;
ma
fortunatocome quel pit- toreantico,gettandolaspugnacarica di colori in faccia alcavallo,civennearaffigurarnevivamentela
spuma
: overamente questafortunalatrovòilpoetanellasua fede, nonessendosieglimai
spiccalodaquellacatena elettrica, ilcuiprincipio ènel serbatoio comune dei-
fiaffetto,nelpopolo] vero terreno onde Velettricità
muove
a diffondersipertuttiglianimiattia condurla.Sisenteloscrittore affinato dagli studisquisitinel- l’ironia che svela orompe gVincanlidell'imaginazione popolare.Cosìegli finodal
48
riducevaa un mitoPioIX.Pionono nonè
un uomo
e nonèquello Che trinciaVaria assiso in faldistoro;
Pionono èfiglio delnostro cervello
Un
idolodel cor,un
sognod’oro.Così aisoldatinapoletani chedicevanoal re,Garibaldi
esserilpiù caro figlio di
San
Gennaro,E
ilsanguesuoglibollenelleveneeai Lazzariche favoleggiavano
È
natod'un
demonioed’una santa Inun momento
chehansentito amoreegli dice
La
saliladacuinacquec Italiabella.DigitizedbyGoogl
—
10-
Cosìridela
Madonna
fattaa pennello, chehaaperto gli occhi.E
la sua ironia èsemprefina,ma
sempre chiaraeadequata alpopolo',non dirempopolesca,se giànonsivolesse intenderedelpopolo diFirenze,a cuiilDall'Ongaro ha veramente involato laproprietà e ilfrizzodella favella.Spiccapoiin questi stornelliilsentimentomoderno,
informalo di carità patriaedi carità delgenereumano.
L'affetto dellapatria devescendere inquell’oceano,
Per aver paceco’seguaci sui
La Donna
lombarda,visto scorrereilsangue de suoi cari,ne invermigliaunnastro che porteràsolosulcuore, finché lo lavinelsangue tedesco. L' esuledava
so- spira lasuapatria inItalia!
Che
mi
vai questa gioia o questi canti? Chemi
faquestocicloe questo solet Dov’éla Chiesa mia>doveìmiei santiE
dellamadre
ledolciparole?
Ma
nellostornello IISi e ilNo
sipronunzial'affra- tellanzadei popoli, e come levarie preferenze del Sì si unifichinoquando affermanola libertà.Cosìlospirito delVumangenerenellasua varietà edunità si spec- chianelle onde trasparentie terse della vera poesia.DigitizedbyGoogle
—
11—
IlDall'Ongaro ricordaunagraziosacostumanzadelle giovani fiorentine che il
primo
dì diquaresima dividonun
rammcellodimirto apegno di scambievoleaffetto,e siserba esiguarda dall’appassire, ovenon langua taffetto. Cosìglistornelli del Dall'Ongaro son ora mezzi suoi, e mezzidelpopolo italiano; es’eglichie- desseilverde, litroverebbe nellanostra
memoria amo-
rosamente colli, egloriosamente vivaci.DigitizedbyGoogle
À
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!
I
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t
STORNELLI POLITICI
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IS»
—
15-IL BRIGIDINO.
(*)/
Siena,4agosto 1847.
E
lo mioamore
se n’èito a Siena,M’ha
porto ilbrigidin didue
colori.11bianco gli èla fèche c’incatena, Il rosso l’allegriade’nostricori.
Ci metterò
una
foglia diverbena, Ch’iostessaalimentai difreschiumori,E
gli dirò cheilrosso, il verde, ilbianco Gli stanno bene,colla spada al fianco.E
glidirò che ilbianco, il verde,il rossoVuol
dir cheItaliail suo giogol’hascosso(’*).E
gli dirò che ilbianco, ilrosso, il verdeE un
terno che si giocaenon
si perde.(*)Brigidinosidicea Siena una chicca coloratadiforma rotonda, chelemonachediS.Brigidadispensavano incerte solennità.Ora persimilitudine significa: coccarda.
(’‘)Variantepopolare:
VuoidirclicItalial’Unsaltatoilfosso.
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alto tradimento.
Firenze,12 settembre 1847.
Oh!
quante ne passòdelle bandiereDi
milleguise, di millecolori!Passa onorato ciascun pennoniere Sotto
una
pioggiadi frondee difiori.Un
sol fratantinon
si favedere;Una
bandieranon
s’èvistafuori.Povera labandierae ilbandieraio!
Gli èito a
Parma,
ed incappò nel guaio.L’han messo
albuio collemani
dietro, Perchè aveafatto ilbusto diSan
Pietro:L’han messo
albuio, e non c’è più perdono, Perchè s’udìgridar: viva PioNono. (*)(•)
A
Parma,aModena,a Alitano,aVenezia s'imprigionavano gliartistieipoetichescolpivano ecantavanoil ponteficeli- bernle:ilfattoèstorico.DigitizedbyGoogl
l’
emissario.
Lucca, settembre1847.
O
vattene pur viaco’tuoiquattrini.Vattene via, eh’i’vo’morir zitella:
Tanto
non sonbaiocchi,ma
fiorini,Ed
barilascritta d’un’altrafavella.Te
glihanno
dati per secondi fini ,Perfare
una
macìadiLucca
bella.Ti sei venduto ale lor
male
voglie:àC
D’untraditor i’non sarò la moglie.
Perdesti iltuo
buon nome
ed ilmio
core:La
mogliei’non
saròd’un
traditore.18
—
LA BANDIERA.
(*)Siena,ottobre1847.
/
Di
nostramano
fu trapuntain oro,E ad
ognipunto il cormandò un
sospiro.L’angiol d’Italiavigilò il lavoro Dalle stellatevolte dell’empirò
;
L’angiol d’Italiaeil benedettocoro
Dei
generosi che perlei morirò.Sposi efratelli, difendete uniti
Questa
bandiera e questi sacri liti:Pensate
al core che pervoi sospira,E
all’angiolo d’Italiache vimira.»
(')Perlabandiera ricamata edoffertadalledonne diSiena allaguardianazionale.
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\
—
JO—
-ITALIA LIBERA.
y
Firenze,12 settembre 1847.
E
lovapore sen’è ito aPisa, Portandola canzon de’trecolori:P
vo’ cheme
lacanti lamia
Lisa, Il cherubinode’miei primi amori.Ma
le diròchenellamia
divisaIl rosso spicchisopra gli altri fiori.
Ilrosso èil
sangue
che versareio voglio.Ma
perla libertà,non
perun
soglio.Lo
vo’versar per quellaItaliavera.Dóve
non c’è cheun
Cristoeuna
bandiera.DigitizedbyGoogle
LA CAMELIA TOSCANA.
(*)Firenze, 1847.
Bel fior che in rossoein bianco vi tingete
E
fra due verdi foglie viposate, Ditemi da qualterra esulesiete?Ditemi in che stagion vicolorate? *
Non domandarmi
di qual terra iosia;La
terra che m’accolseè patriamia.Non domandarmi
in che stagiongermoglio;Nata una
voltapiù morir non soglio.Nata una
voltanon
paventoil verno: Ilcolor dellaspeme
è verde eterno.4
O
Icolori dellaToscana,cioè della dinastiaAustroLorenese, eranoilbianco eilrosso.Bastòaggiugnerviilverdeper- chè neuscisseiltricoloreitaliano.'il
LA LIVORNESE.
Livorno, ottobre1847.(*)
Addio, Livorno, addio paterne mura, Forse
mai
piùnon
vi potrò vedere!I mieiparentisono insepoltura,
E
lo miodamo
è sottolebandiere.Io voglio seguitarloa la ventura,
Un’arma
inmano
anch’io la so tenere.La
palla che sarà per l’amor mio, Senza ch’eisappia, lapiglierò io.Sichinerà sulsuo
compagno
morto,E
per pietà vorrà vederloin volto. (**) Vorrai vedermiemi
conoscerai....Povero
damo,
quanto piangerai!(')Nell’Improvviso alP-arme deiToscani,perlespavalderie delducadiModena.
(**)I Livornesi ealtripopotidiToscanascambianosovente ledueliquide r,ed/, nonsolo'per bisognodellarima,
ma
per vezzodipronuncia.DigitizedbyGoogle
4»I
CARDIN ALI
Roma,1 novembre1847.(*)
0
Senator del popoloromano, Se
voi sete davveroun
galantuomo, Dite aSua
Santitàche inVaticano C’ ètanti Cardinalienon
c’èun uomo.
Son
fatticome
ilgambero
del fosso, Che,quando
èmorto, siveste di ro^so,E mentre
è vivocammina
all’indietroPer
intricarle retidiSan
Pietro.(')Perlanominadelnuovo SenatorediRoma,capodelmu- nicipio,e legittimointermediariofrail popoloromano ed il principe:offagittataalpopolo per ammansarlo.
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— 23 -
IL BATTESIMO.
(*),
Genova, 1847.
Signor Piovano, sia con vostra pace,
Ma
questobimbo
vo’ chiamarlo Pio.E
vo’ chiamarlocome
piùmi
piace, Perch’ èfigliuolo dell’esiglio mio.Se
bacio il suolo dove nato fui,Viva
Pio Nono, ne ringrazio lui.Dateglil’
acqua
efatelo cristiano,
Chè
questonome
lo farà italiano.(*) Fu composto al momentochel’amnistia decretata dal nuovoponteficeriaprivaleportedi
Roma
aiproscrittidel1831.In queltempo,neglialtristatid'Italia,era delitto l’inneggiare a PioNono,e moltiparrochisirifiutaronodibattezzarconquel nomeibambini. PioNonoeraallora bandiera di libertàe di perdono.Quanto mutatus!
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34
[L CANNONE
('&).I
Genova, 8novembre 1847.
Ardi,o fornace, eil corruttor metallo Fondi etrasmuta infulmini di-guerra:
Ivezzi dellaveglia e quei del ballo Sarandifesa a la maternaterra.
Non
per fregidi perle e di corallo Cinominò
la storiache non erra.Questi tesoria noi chiamarl’estrano: ' >
£ Questitesori ilcacceran lontano.
Più n’amerà senza smanigli evezzi
Uomo
che patria e libertadeapprezzi.Se
alcunci chiederàvezzie smanigli,Sarem romane
emostreremo
i tigli.(*)Genovanelnovembre dell’anno1847 offridue cannoni allaguardia nazionalediRoma.
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- 25 -
WLA DECORAZIONE.
y
Roma, 1847.
K
a lomio amore
gli staben l’elmetto, Affdò allaguerraenon
voltòle schiene.Ha
toccouna
ferita inmezzo
al petto:Per
una
che toccò, nerese trene. (*)Quando
tornò mi parve piùperfetto;Mi menò
a moglie emi
vuol tantobene.Quand’egli passae
ognun
glidà
lavia, Ringrazio Dio dellaventura mia.Quand’egli passa
mi sembra
piùbello I)’un cavalier co’ciondoli all’occhiello.Il cavalier conle sue croci crebbe:
La
croce' delmio amor
socome
l’ebbe!’
(’)I!popolotoscanoaborre»la*(ronchi:dicevolonlieritrene pertre,mene perme;sieenoe persìeno.
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.LA DONNA LOMBARDA.
Milano,gennaio 1848.
Toglietemi d’attorno ipanni gai:
Voglio vestirmi di
bruno
colore.Vidiscorrere ilsangue, edascoltai
Le
gridadichi fere edi chimuore.Altro
ornamento
non porteròmai Fuor
cheun
nastro vermiglio soprail core.Mi
chiederan dove quel nastroè tinto,Ed
io: nelsangue delfratelloestinto.Mi
chiederancome
sipuò
lavare,Ed
io:noipuò
lavarfiume nèmare:
*
t***4rfk
Macchia
d’onore per lavarnon
langue,Se non
si lavanel tedescosangue! (*)(*)Scritto,quando cadderoinMilanole primevittime della brutalitàsoldatesca.La parola tedescasi lascia come indizio delieopinioni del tempo.La fraternità umanafece un gran passodal4848.Oratedescononè piùsinonimo dinemico: e l’Italia aoseriveper gl'innondatidiVienna. L’Italiaha fattopace co’ popoli;esicollegacontroicomunioppressori
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l’anello dell’ultimo doge.
Venezia, gennaio1848
Vidi
una
vedovellainmezzo
almare
Incoronatad’alghe e dicoralli,Che
ilunghiaffannie levicendeamare
Scordar parevafra concèrtie balli.Iochiesi a lei: dov’è 1’antica fede,
Dov’è
l’anello cheManin
ti diede?(*)Ed
ellaame
con lagrimoso volto:Un’ aquila grifagna
me
l’ha
tolto.Testé levai lafronte, e
non
socome
J*4-***J§
01iarintesi delmio
sposo ilnome...
Poveravedovella,e’
non
è quello:Ma
pur, chi sa?ti renderàl’anello.(’) Lodovico Manin,ultimodoge.
È
notalaceremonia deito sposaliziodelmare.11dogegitiava duiBucintorounanello, simbolodelle mistiche nozzedi Venezia col mare,fonte dellasua prosperità.DigitizedbyGoogle
— 28 —
\
MARCO E TODERO.
(*)Venezia,gennaio 1848.
Un
giornoMarco
didormirfinì,E
gli occhia caso alsuolibro calò;Ma
la leggenda chevistavaun
dìSullapagina aperta invan cercò.
Scosse legiube e di dolorruggì,
E
allapace perdutasospirò.Tòdero
allora:À
che sospiritu,Marco? Non
pace,ma
letargo fu!Destati,Marco,la tua paceè qui;
E
la sua spadain cosìdir brandì. ,Tristo chi
dorme
in mezzo ala città.Mentreil nemico alle sue porte stài
(')Tòdero,corruzione popolarediS.Teodoro,unode’patroni diVenezia,lacuistatuas’innaizasopraunadelleColonne nella piazzetta. Sull’ultrastailLeonealalo, emblemadi S.Marco. Questoeilprecedente ritornello furono composti, quandoilTommaseoeilManinfecerole primecoraggiose protestecontrolasevizieaustriaca.
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— 29 -
LO STIVALE.
Palermo, 12 gennaio 1848.
E
’imio
stivale s’allacciòlo sprone,E
lo cacciònel fiancoa’suoipedanti;E
locacciònel fianco a lepersoneC’hanno
lipiedi e non sannoireavanti.Vattene, Italiamia, vattene lesta:
Ciò ch’era piede doventòla testa.
Vattene,Italia mia, vattenesola:
Vivachi profferì la gran parola!
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Roma,1 febbraio 1848
Italia ha
un
fiume che sichiama
Po,Che
nascein Alpe e sbocca nel suo mare.Scorreprimatra icantie iraifalò, (*) Poi vien tra fochiostili evociamare.
Si credètra nemici e
mormorò:
Peraltra strada
mi
conviene andare.1
Volletornarindietro e
non
potè:Non
torna indietro nè fiume,nère! (°) Avanti,dunque, o belfiumeveloce,Liberova fino all’Adriacafoce.
Gonfiati evolgi nelle tuecorrenti
I re spergiurie lestraniere genti!
Gonfiatie volgi insen dell’onde ultrici I nemici d’ Italiae i falsi amici.
() ItPiemonteeia infesta:più bassolaspondadel Poso- navad'arminemiche.
(**)Molti re tornarono., emoltis’argoineutano di tornare.Ma per quanto?
MARCO AURELIO.
Roma,2 febbraio1848.
0
Marc’ Aurelio, poi chesietesaggio, Teneteveli cari itre colori!M’avete
l’aria d’unpruno
selvaggio,Che dopo
tanto mettafoglie e fiori.Ci desteprune, e
melagrane
or date:Beatovoi che in meglio vi mutate.
Di
pruno
vi cangiasteinmelagrano:Romano
fosteed orsete italiano!(')Inquestogiornofuinalberala inCampidoglio labandiera italiana,epostainmanoaliastatuaequestrediDiarcoAu- relio.
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-IL
MÉSERO.
(*)Genova,marzo1848.
Quel
{fidie ilsole spariràdal cielo,
la lana
non
avrà splendore.Prendere,obello, questobiancovelo,
F
aveviuna
corazza soprail core.Bea.'è
pugnare
peril suo terreno,Belìocadersul
campo
dell’onore!Se
mi
diranno:lotuodamo
è morto,Lo
siesso velocoprini il mio volto.Se mi
diranno: eccole spoglie sue.Solo
una
fossa basterà perdue.(‘)MéserotlconoinToscani»la potinolaonde le donnesi
ropn no!dtesta.AGenovasichiamapezzuitoi a Veneti»
.faciol
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— 33 —
-LO SPOSO ITALIANO.
Venezia,22marzo4848.
Quando
tividinel tuobianco velo,Ti
salutai reginadicandore.Quando
cingesti ilcrin d’un
verde stelo, Tidissilasperanza delmio
core.Quando
d’un
roseofiore ornastiil seno, Arsipertedipiù vivace amore.Ma
ildì cheitre colorihai posti insieme, Dellamia
patria ti chiamaila speme.Ildì cheil tuobel cor seppiitaliano,
Ti
donailamia
fedee lamia mano.
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— 34 —
l’esule slava.
Firenze,marzo1848.
Che mi
vaiquesta gioiae questi canti?Che mi
fa questo cielo equesto sole? .y
Dov’è la Chiesa mia, doveimieiSanti
,
E
dellamadre
le dolciparole?Qui non
v*è chicompianga
a li miei pianti,
Qui non ho
chi sorrida a lemie fole!..Terra
diletta, dove nata iofui,Amo
irosei lichèni eimuschi
tuilAura
gradita chespirai bambina,Amo
ilfreddo tuo bacio elatua brinai Povero cor da’ tuoicaridiviso,
A
piangerchi tidanna
inparadiso1V.
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IL NONCELLO
Friuli,marzo1848.
Bell’augellin chevienidalNoncello,
Che
fal’Italia tral’Isonzoe Piave?—
Mette gramaglia ecantalo stornello, (*) Sfidail ferro nemicoe più
non
pavé.Torna, torna colà,fedele augello;
Iviè ilvarco d’ Italia,ivila chiave.
Quando
iltedesco assalirà lavilla, Ripeti a’miei garzon’: viva Balilla.Quando
dela città si faràschermo,
Stridi ericorda ivespri diPalermo.(’)Lepopolazioni del Friulinon furonoleultime a sollevarsi alprimo gridodilibertàche venivadaRoma.Lostornello de’ tre coloris’era diffuso_con incredibile rapidità. Garibaldi Iocantò aMontevideoprimadisalpareperl’Italiachedo- vevaillustrarecontantimiracolidivalore.
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36
LA NUOVA USILIA.
(*)Siena,1848.
Quando
ilmio
sposo prenderà ilmoschetto,Non
creda già eh’io restial mio telaio:Vo’ fonderpallee vo’ cacciarleinpetto
A
chi fadiToscana un
tedescaio.Sireoderan prigioni al
mio
diletto,Ed
io glilegherò paio per paio.Se mi
diranno: deh! lasciaciandare:
Viva l’Italia, lifarò gridare:
E
lifarò gridar: vita !Italia...E vadano
acercarsi un’altra balia.(*)tlslllaèil nome d’un’animosa popolana senese, celebre nellabattagliadiMont’Apertopei molti prigionierichefece.
LenuoveUsilie malfeceroa contentarsi del grido. Ilsol*
dato austriaco, ricondottoinItalia,lesottoposealleverghe•
DigitizedbyGoogle
37 —
l’
ulivo.
-Palma,aprile1848.
Quest’anno
aPalma
cimancò
l’ulivo Per celebrarla Santa settimana.A
Cristo fu negato ildon
votivo, (*) Perchè Gorizia diventò pagana.Tristo coluiche
nega
al SalvatoreIl
ramo
dellapace e dell’amore.Ma
se l’ulivomanca, abbiam
l’alloro:Pugniam
co’giustie vincerem conloro.Vieni,o reCristo, tra'fedeli tuoi,
Fra
gliOsanna
ele‘palmedegli eroi.(*)Gli abitanti diPalma,nel Friuli,traevanodaGoriziairami d’ulivoperladomenica dellePalme. Laguarnigione au- striacasobillòlapopolazioneperchè nonviportasseisoliti rami.
A
Palma, guardataallorada duecentovolontarivene- ziani, fu sostituitol’alloro.DigitìzedbyGoogie
— SS —
LÀ SORELLA.
Palma,14 maggio1848.
E
’lmio
fratello sen’è itoal forte, L’ha
coltouna
granatain mezzoal pettol Sperò lalibertà, trovò la morte;Volle
una
patria interra,e al Cielfu eletto.Anch’io, meschina, lovorreiseguire:
Mi
preseun nuovo
desiodimorire.Vorreiseguirlo, ove
non
c’è nemici,Dove
si viveliberie felici*(')Unfratello dell’i&utore caddeinquesto giorno aPalma, sottounabombaaustriaca: fu11primodiquellalegionecbe suggellasse colsanguelalibertàveneziana.
DigitizedbyGoogle
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39—
-IL DISERTORE.
Bologna,maggio1848.
Terra
nevosanon mena
più spica, Diramo
secconon
germoglia fiore,,
Se
tunon ami
il suolche tinutrica,Segno
chein sen tis’è gelatoil core.Se
tunon ami
latua patria antica.Come
per altrisentirai l’amore?Al tuo paese
non
tenestifede:Povera
laragazza cheti crede!Povero chisi fida
ad un marrano:
Terra
nevosanon mena
più grano.Povera
chi si fida aun
disertore:Di ramo
secconon
germogliafiere.DigitizedbyGoogle
PIO NONO.
(*)Roma, 1848.
Pio
Nono non
èun nome
enon
è quelloChe
trincia l'ariaassiso inf.ildistoro, PioNono
è figlio delnostrocervello,Un
idolodel core,un
sognod’oro.Pio
Nono
èuna
bandiera,un
ritornello,Un nome buono
dacantarsia
coro.Chi grida per lavia: viva Pio Nono,
Vuol
dir vivala patriaed
ilperdono.La
patriaed il perdon voglionodireChe
perl’Italiasideve morire:E non
simuore
perun
vano suono,Non
simuor
perun papa
eperun
trono!(’)Questo vaa quegli stranieri che chiamarono idolatria e peggio T entusiasmodegl’Italianiper GiovanniMestai.Ilpo- polo d’Italia èartista comefu sempre:amacreareisuoi idolid’argilla,e spezzarli,quandopiùnon servonoa nulla.
.
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—
41—
c’era una volta.
Roma,1849.
C’era
una
voltaun
re euna
regina,Che
alsol vederlipassavalafame.Viveano astarne, vestivandi trina
Per
lafelicitàdel lor reame.Quando
lagentenon
aveafarina,Lo
re diceva:mangiate
pollame.(*)Lo
repuò
fareedisfar ciò che vuole,E
noisiamnati perfarombra
al sole.Lo
repuò
fare eU
pacee la guerra,E
noi siamfattiperandarsotterra...Passalanotte e l’alba siavvicina...
C’era
una
voltaun
re euna
regina!(*)
È
proverbialequella risposta d'una gran principessa,la qualenonpoteva crederàchealcuno poteva:mancardipane:tnanges delabrioche.
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—
4-2COSTANZA.
Venezia,1849.
Ho
aperto gliocchi alrombo
de’cannoni,
E
ilbabbo mio mi nominò
Costanza,Fidando
inquelloche proteggeibuoniE conduce
li semia
maturanza.Passano igiorni, passanlestagioni,
Ma
non passad’ Italiala speranza.Lenta
germogliae lenta simatura La
rovere delbosco, e alungo dura.Il ventola disfronda ela flagella;
Ma
il vento passae leisirinnovelia!DigitizedbyGoogle
— 43 —
RONDINELLA ME
SSAGGIERÀ.
Roma, maggio1849.
Vattene; passai monti,o rondinella,
Radi
l’opposta sponda delmiomare;
Fermatiin mezzo a
una
città novella;Trova F
amico mio presso aun
altare.Sommesso
parla auna
giovane bella,E
aspetta ilprete cheli deesposare.A
lor t’accostaeparlainnome
mio:Vengo
diloco ove tornar desio.Vengo
dalla cittàdel Campidoglio,Che
reggealFranco
edalTedesco
orgoglio.Vengo
dallacittà delVaticano,Dove
Quirin si risvegliòsovrano.DigitizedbyGoogle
— 44
^ -MAZZINI.
Italia,4851.
Chidiceche Mazzini èin
Alemagna,
Chidice eh’ètornato inInghilterra.Chi lo
pone
a Ginevra echi in Ispagna, Chi loyuoIsugli altarie chi sotterra.Ditemi
un
po’,grulloni incappa magna, Quanti
Mazzini c’è sopralaterra?Se
volete saper dov’ è Mazzini,Domandatelo
all’alpi e agliapennini.Mazzini èin ognilocoove si trema
Che
giunga a’traditorl’ora suprema.Mazzinièinogni locoovesi spera Versar il
sangue
perl’Italiaintera.DigitizedbyGoogle
— 45 —
LA MADONNA DI RIMINI.
Rimini,1851.
Deh!
s’egli èver che abbiate apertogli occhi,0
Vergine Maria fattaa pennello, Apritelipiuttostoatanti sciocchiChe
li chiudonoal solpernon
vedello.Apriteli,
Madonna,
a queibizzocchiChe
lacasadiDio fannobordello.E
senon vonno
aprirli,o benedetta,Deh!
fatecila grazia piùperfetta:Chiudeteli in eternoal
papa
ea’suoi,Che
civeggono
tantocome
voi!DigitizedbyGoogle
— 4G —
LA LEGGENDA DI PALAZZO VECCHIO.
Firenze,1851.
Il popolo eil Senatofiorentino Per levarsi dal collo
un
giogo tristo, Preser sulserioil Diritto divino,E
diederla corona aGesù
Cristo. (*) Ser Bronciosi riscosseun
belmattino,E
la volle trinciarda papa
Sisto....Ma
ilpapa
èpapa, e tunon
sarai lietoD’aver
mutatoil nobiledecreto.Cacciasti
Gesù
Cristo dal pretorio,E
noisi daràil voto are Vittorio.A Gesù
Cristohaidatodiscalpello,E
tigodraiVittorioEmmanuello.
(*)S.A.ilGranducadiToscanasidegnòditoglieredalpor- tone delPalazzovecchio l’antica iscrizione di Savonarola:
JesusCristusjpopuli etSen.fiorentini rtx electus.Vifu sostituita quell' altraallattocomune:Dominusrexregum,ec.
Ilpopolosen’accorsequandofulevatolostemma,ecercò invanol’anticaleggendarispettatafinoal1851.
DigitizedbyGoogle
— 47 —
REPUBBLICA.
Italia, 6febbraio1851.
Du’
anni sonpassatida
quel giornoChe
aRoma
la repubblica fufatta.Allora
éramo
dieci, o ’n su quel torno:Repubblica,dicean,di gente matta.
Ora
delpapa
e de’suoibraviascorno•' Sorge più grande dallasua disfatta.
Sorge
piùgrandecome buon
frumento,Che
d’unsol grano ne germoglia cento:Come
ruscel,che com’ più va,più cresce,E
coll’ampia correntealmar
si mesce.DigitizedbyGoogle
— 48 —
DIO B IL POPOLO.
Italia, 9febbraio 1852.
Il
papa
dicee il vescovoripeteChe
il nostroPippo
èil diascoloincarnato.E
tutti ire glihan
tesa larete Per mettercelo albujo epigliar fiato.Triumviro Mazzini, dove siete?
Non
lo vogliamifinir questomercato?E non
c’è papa,enon
c’ère che tegna,Non
c’è che Dio eil Popolo che regna.Iddio èDio, e Italia
non
èdoma:
Sciogliete ilvolo all’aquile di
Roma!
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IL PASSATORE
Forlì,1852.
Iosonoil Passatoi*: chivuolpassare?
Iopasso li Tedeschie liFrancesi.
La
barcaèbuona
per fiume eper mare,E
basta per condurli a’suoipaesi.Se
poivonno
restar,come
li pare!Restinosulterrealunghi edistesi.
• Facciamoci ragione infra di noi:
Io sono
un
ladro,e \oi sete gli eroi, Ioruboun pane quando
vadoinvolta.E
voi la libertà ci avetetolta.Io piglioil
pane
che invitami
tiene, Voi citogliete ilnostro eilvostro bene!(')TuttiricordanoquestonuovoFraDiavolo cheincusse qual*
che apprensione agli esercitistranieri collegati adanno d’ Italia.
E
notoilfattodi Forlimpopoli:futuraleggenda.Il Passatore eraunsemplicemasnadiere, che tennelacampa- gna conventio trenta banditi liberati dalle galere pontificie perfarluogoairepubblicani.Egli vissedabrigante,emori dasoldato.Alcuniannipiù tardi poteva forsemoriredaeroe e forse,secondolabandiera, essercanonizzatofraimartiri dellaChiesa.4
DigitizedbyGoogle
-
50—
BABBO.
(*)Vi aprile 1859.
1 .
Il
Babbo una
mattina aperse gli occhi,E
videtutto croci e tre colori:La
tremerella glipigliòa’ginocchi,E
fè venir soldatie servidori.—
Chi fecesventolarquellabandiera?
—
Altezza, sonoi fior diprimavera.
—
E
quellecroci chemi danno
noia?—
Altezza, gliè lacroce diSavoia.
(*)Ilgranduca LeopoldoIIfuchiamato Babbodai restauratori de!1*49.IlpopololochiamavaBroncio,Canaponeecc.ecc.
EgliavevadatoalgeneraleFerrariunplico suggellato,con tui,alcaso,l’autorizzava a tirare sulpopolodaifortiBel*
vederee S.Giovanni.Sonogià pubblici1documenti.
DìgitizedbyGoogle
II.
Ferratimio, quanti cannoni avete In forte Belvederee
a San
Giovanni?0
fate aprirquel plicoche sapete;Levatemi, per Dio, ditanti affanniI
Tingetemi Firenze a gialloe nero:
Di
quellecrocilateun
cimitero.III.
Si diceche il Signor pe’finisui Gastigaibuoni che glison più cari
;
Iochein
Toscana
rappresento lui, I figlimieili vo’trattar del pari.Il
Bomba
latrovò la veravia:Mi
chiameranBombarda
, e così sialDigitìzedbyGoogle
- 52 —
IV.
0
vero Babbo, o esempiodibontad#!0
specchio di sapienzagranducale!1 figli suoiglialloggia alle Murate, I Kaiserlicchia Poggio Imperiale.
Ai Kaiserlicchi diedeiFrancesconi:
Ai suoiToscani riserboi cannoni.
V.
Babbo, l’esempio
non andrà
perduto;Quando
vorrai tornar nel tuopodere,Ti renderemo
ildebito salutoDal
forteSan
Giovanni, eBelvedere.La prova
tidarem
del nostroamore,Come
co’buoniadopera
il signore.La
provatidarem
delnostro affettoA
colpidimitragliae dimoschetto!DigitizedbyGoogle
53 —
MARIA ANTONIA.
Firenze27aprile1859.
Ildìch’io tornerò ne’miei paesi
Mi
rivedran ne’miei sembiantiveri:Xo colle treccie dellelivornesi
Farmi
le materasse eglioriglieri:
(*)
Sopra
iltrofeo de’miei dirittioffesiAvrò
sogni piùdolci e lusinghieri.Iole faròtosar da’miei croati,
Come
barboninon
furmai
tosatilIolefaròtosar sinoallacute,
Come
montoni epecore vendute.—
i
1
l
(*)Parole attribuite allafigliadiCarolinad’Austria.
DigitizedbyGoogte
— 54 —
li.
Altezza,questetreccie, o nere, obionde
Le abbiam
giàtroncheun
dì dipropriaPer
tendergli archie risarcir leSonde
Aidifensoridell*onor toscano.Or
fascerem lemargini profonde Ai volontaridellombardo
piano.Ma
voinon
cigodrete ore tranquille:Vi pungeranno, altezza, alpardispille:
Vi pungeran
lemembra
dilicateCome
linguedivipere calcate.mano
DigitizedbyGoogle
TROPPO TARDI.
Firenze, settembre 1859.
Altezza,questo vostro fervorino (*)
Ch’è
tutto mielec fior dicortesia, Dite, T avete scritto aSolferinoCon
CeccoBeppo
e l’altra signoria,Quando
.noisi sudava aSan
Martino/ra
ilrombo
eil fischio dell’artiglieria?Quando
Vittoriocollaspadain alto Per cinquevolte cimenò
all’assalto?Quello era il
tempo
da spiegar bandiera!Ma
allorla vostraera lagialla enera.Ora
ci promettetealtri stendardi....Altezza, perdonate!
E
troppotardi!(')S’intendeilmellifluo manifestoindirizratoda Ferdinandodi LorenaaisuoidilettiToscani dopolapacediVillafraucu.
DigitizedbyGoogle
—
56—
rJLi’
ARROTIN
O.Firenze,settembre 185t.
E
lomio damo
s’èfattoarrotino;E
arrotanotte egiornole cesoia,Le
cesoia delpopolfiorentino,A
cui lecode son venute a noia:E non
s’ha più a vedercoda
e codiloDa
Sienabellaala gentilPistoja. *Fra
pochigiornil’ultima coducciaSarà
mostratacome
labertuccia:Fra
pochi giornil’ultimo codino, Chi vuol vedellopagherà un
fiorino.DigitizedbyGoogle
—
57—
IL PLEBISCITO:
Bologna,1859.
Quando Bologna
insorse ed ogni vocePer
re Vittoriosi trovò d’accordo:Mastairivolto a
Gesù
Cristoin croce:Iopicchio, picchio,disse etufai’l3ordo. (*)
Al suo Vicario il
buon Gesù
rispose:Tu mi domandi sempre
certe cose!Chiedimi
un
ciuco che pieghi iginocchi,Una madonna
eh’apra o chiudagli occhi, Ioti contenterò con tuttoil core,Se
queste coseci farannoonore!Ma
ridur laRomagna
allatualegge,Ma
farchel’uomo
ridoventi gregge,Non
è prodigioda
pigliarsi agabbo;
Non
lo potrebbefar nèmanco
ilBabbo.
(*)Ilfatto è attestatoda persona degna di fede. Il papa, quando ebbelanotizia del Plebiscito, inunodi quegliac*
cessi distizzacheIoprendonospesso,sirivolsealCrocifisso conquel passo de’Salmi:
Clamaviadteetnonexaudistimet
Finquilastoria.Ilrestomerita conferma.
DigitizedbyGoogle
—
58—
VOX POPULI.
Firenze, 18S9.
Qual
erailBabbo,
talsarà ilfigliuolo:Stinchi di santo erazzabenedetta!
Noi siam canagliadel toscanosuolo,
Che
sitosa, si strigliae siammanetta.
Voi
fuggite,tornate... esempre
bene.Per
noi c’è leMurate
e le catene.Per
noiguai se simanca
al giuramento,Un granduca
lorompe
a suo talento.Noilaparola, sesi dà, si osserva,
Per
i granduchila parola èserva....Ma non
persempre
ilpopolo s’inganna!Oggi
èvoce diDio
chevicoidanna!
DigitizedbyGoogle
Firenze,1839.
Con una man pongo
nell'urnail voto,
Coll’altra
man
darò 1’obolo mio. (*) Ilvoto delmio
core a tuttiè noto;
Unir
mi
voglioa’mieifratelli anch’io.Ma
coll’offertache nell’urna
io gettoA
poco apoco mi
faròil moschetto.E
mifarò ilmoschetto a poco a poco, Perchè ilmio voto non siapreso agioco.Libero è il voto,e inviolatoil dritto:
Ma
la vittoria èdichi tira dritto.(*)
A
Firenzeeinaltripaesi dellaToscana, i! popolo, dopo avergittatonell’urnailsuo voto, offeriva l’obolo peifucili diGaribaldi.DigitizedbyGoogle
— 60 —
IL
GIALLO E
ILNERO.
Milano,1859.
Toglili, maledetta,
ad
ognisguardoIlgialloe ilnero dellatua bandierai Ilgialloche ti stasullo stendardo
Non
èraggio disol nè di miniera.È
il pallordell’avaroe del codardo;Occhiodi gufo,e dentediversiera1
Il neroè tuo,
ma
non ègià colore.Gli è ilbuio orrendo che ti stanel core!
Gli èl’orror dellamorte chet’afferra:
Moriraisulla
gogna
enon
in guerraIDigitizedbyGoogle
—
61—
-LÀ voce delle bombe
(*
)
Firenze, gennaio 1860.
I. »
La prima bomba
miseun
fischioe disse:Son
nata a Belvedere equi fui tratta.Ben
tu se’quello cheil decreto scrisse, (”)Ma
lafortezzaancornon
èdisfatta.Nando m* ha
dettoprima
eh’eipartisse:Aspettami, figliuola,e stattiquatta.
Gliuomini quanti son,
vengono
evanno;
Ma
lemontagne
ele fortezzestanno.Ànch’io parto e ritornoa
mio
piacere:Arrivederci a forte Belvedere!
(*)AlprimobolloebeilCommendatoreBuoncompagni diede aFirenze,a’udironoscoppiare trebombepiù omenoinof- fensiveunanell’atriodelpalazzo,ovesi dava lafesta,la secondaincasa Ricasoli,laterkaincasa Salvagnoli.
(**)IlBuoncompagnifirmòil decreto, che ordinaIospiana- mentodel forte Belvedere.Leleggison,
ma
ehipon mano adtasiDigitizedbyGoogle
- 62 -
II.
E
laseconda diquellafamigliaOsò
parlarealfierBarone
istesso.Tu
vedida
lontanalemille miglia,E non
conoscichiti stada
presso.Temi
lalibertà .che ticonsiglia,E
ridi aGiuda
chetidà
l’amplesso.Non
più decreti,ma
cavalliefanti:Io sonla voce che tigrida: avanti.
È
notoilsenno dellagentetosca;Tempo
ècheRoma
iltuovalor conosca.III.
La
terzamormorò sommessamente, Come
al prelatouna
gentilbadessa:Voi
seteun
Boccadoro,un San
Clemente;Tutto il
mondo
lo credee lo confessa.Ma
qui ciavete a farcon certa genteChe
vende ciance e sillogizzaanch’essa.Che
importa a lei diCristo e de’suoi Santi?Toccatela nel censoe ne’contanti.
Il
Dio
che adora, eiSantia cui s’inchinaEscon
dizecca, • scendonoin cantina!DigitizedbyGoogle
— 63
* IV.
Ohi
s’ion’avessinon
giàtre,ma
milleBombe
temprate auna
migliorfucina,Per
le cittadi eperle toscheville,Le
getterei dalmonte
ala marina.Che
sonno è questo,oanime
tranquille?Che
strano obbliodella virtù latina?Al primo fischiodifurtiva
bomba,
Risponda il suondella guerrieratromba;
Ad
ognibomba
chetonando
scoppia,Risponda un
suonodicampana
doppia!k
DigitizedbyGoogle
.«.IL
CUOCO
d’IT ALI
A*Torino, aprile1860.
Il
mio padrone
diventòmugnaio,E bada
a fargirar lesue mulina.Altrifatica a ricolmar lo staio,
Ed
egli amacinar
lasuafarina.Ma
c’è dimezzo
qualche stregheria:Il granoè
buono
e la farina è ria.Ma
c’è dimezzo
qualchejettatura,Qualche
cuocostranier chel’affattura...Calma, Eccellenza; la
non
si riscaldil
Il cuoco checi vuole è Garibaldi.
Digitizedby
LA CROCE DI SAVOIA*.
Firenze,aprile 1860.
Portala, Italia,la tuacroce bianca Dai colli di
Superga
alLilibeo;
E quando
sotto ilpeso cadrai stanca, T’ajuterà di Nizza ilCireneo.Portala, Italia, eP
anima
rinfranca, Ch’ellanon
èsupplicio,ma
trofeo.E
il dìchesulVesuvio saràritta,Non
tu,non
tuvipenderai confitta;V
’appenderem, sull’ItaloCalvario,Non
Cristo Salvator,ma
ilreoVicario.E
avrai per tuoconforto, o croce bianca, L’Austriaco a destra ed ilBorbone
a manca.:>
DigitizedbyGoogle
66
AI MILLE
DIMARSALA.
Napoli,giugno1860.
Calatafimi!
Non
veste seta ehifilò gli stami:Il
mondo
èdelle code enon
de’primi.DigitizedbyGoogle
- 07
->L
A SUORA DI CARITÀ’.
Genova,4 maggio1860.
Suora
di caritàmi
voglio fare,E
lo miodamo
alcampo
vo’ seguire:Non
cidividerà terranè mare,Nessuna
cosaci potrà partire.Quando
combatte,mi
porrò a pregare;S’eglièferito, lo faròguarire.
Sotto la guardia dellapia Sorella
La
sua salute fioriràpiùbella.Più d’ogni succo che dall’erbe stilla,
Varrà
il sorriso dellamia
pupilla.Calma
ogniduolo, e sana ciò che tocca, Il balsamo d’amor
delamia
bocca.DigitizedbyGoogle
C8
ROSOLINO PILO.
(')Viareggio,50maggio1860.
Cardo
marino,Naviga
verSiciliailmar
Tirreno,Vanne
a posarsul cor di Rosolino!Su
quel terrenoOve
giacque d’ Italia ilpaladino, Spiega1’ispidefoglie al.ciel sereno.E quando
tivedran su quellabara,Non
più tichiameranno un’erbaamara:E quando
fiorirai sulmio
tesoro.Non
saraidetto un cardo,ma un
alloro.(‘)Rosolino Pilo,ilvaloroaIprecursoredi Garibaldiiu Sicilia, salpavada ViareggioiiSO marzode!1S60.Caddegloriosa- metile aCalciatimi.,doveaspettaancorailsuomonumento.
DigitizedbyGoogle
(.0
-
^GARIBALDI
IN SICILIA.Maggio 1860.
(DonnediPalermo).
*
E
Tho vedutoio stessaa Monreale,E
vidi ilampi che gliuscian degli occhi.Ei
non
è fatto ditempra
mortale,E non
c’èpiombo
che nel corlo tocchi.E me
l’hadettouna monaca
pia, Ch’egli èfratello aSanta
Rosalia!La
Santagliha mandato uh
talismano Tessuto incielo colla propriamano.
L’angiol Michelelo venne a trovare,
Ed una
stellagliposò sulfronte.Questa
ti guiderà per l’altomare:
Questa
la viati mostreràdelmonte.Quando
simove
etifiammeggia
avanti,Sprona
il cavalloe fa marciareifanti:Quando
si ferma inmezzo
all’aria aperta,Suona
1’attacco c la vittoriaè certa.DigitizedbyGoogle
(Soldati).
Menaci
contro i Turchi eli Zuavi,Menaci
contro ildiascol che tiporti.0’imbarcheremo, o re, sulletue navi,
Combatteremo
emorirem da
forti.« Ma
contro aquellonon
voler menarne,Ch’ei
non
èfatto dellanostra carne.Noi glitiriamo, eil colpo indietrotorna;
Noi
cadiam
morti, elui cifalecorna.Fa
di raccomandarti aSan
Gennaro,E
faglicelebrarmesse
enovene;Chè
Garibaldiè il suofìgliuol più caro,E
ilsangue
suo glibolle nellevene.Sire, gliè
un
santosotto formeumane:
Prima
ci vinse epoici diedel pane.Mostrati
buono
e faglicortesia, Cli’einon
si vince per diversavia.DigitizedbyGoogle
(Lazzari).
È
natod’un demonio
e d’una
Santa, Inun momento
chehan
sentitoamore:
(iliè tuttoil padre,
quando
il ferroagguanta,Ma
dellamadre ha
ladolcezza in core.*
Quando
combatte, il genitor glimanda
La
suaferoce edinvincibilbanda:
Quando
riposa, glisorride invisoUn
raggio chegli viendal paradiso,Il
mar
cherugge
tra CariddieScillaNon
losgomenta
enon
lo tieneindietro.L’
onda
al suo cenno si farà tranquilla;Camminerà
sulmar come San
Pietro.C’ è Santa Rosaliadi làdal Faro,
A
Napoli perlui c’èSan
Gennaro.0 Sàn
Gennaro,o SantaRosalia, SalvateGaribaldi, ccosì sia!—
DigìtizedbyGoogle
- V) -
(Volontari).
0 buona
gente dell1Italiaestrema.Lasciate star li Santie li demoni;
Che
Garibaldi de1dimon non
trema,E
sache i Santi non son tuttibuoni.La
Santa dacuinacque
è Italiabella;La
libertà d’Italiaè la suastella.La
stellache lo guida èLibertade, Chi perleipugna
vince anche se cade!E
la sua veste Italia glieladiede Tintanelsangue
de’martirisuoi:Ma
puracome
giglio è lasuafede,E
ilsuo drappellogli èun
drappel d’ eroi.E
i trecoloridellasua bandiera,Non
son treregni,ma
1’Italia intera:11bianco l’alpe, ilrosso i
due
vulcani.Il verde l’erbade’lombardi piani!
DigitizedbyGoogle
T
11IN A C R
IA
. (*)Novembre18(30.
La mia
Trinacria,come
tu lavedi.Per
andar
lestamise fuortrepiedi.Il primolo cacciò finoal tallone Nelloco che
non
dico alre Borbone.Gli altri due, certi foglisubalpini, Livolevan perCrispie per Mordini;
Ma
la monella, eh’ ègaribaldina,A Cordova
li serba eaLa
Farina.(*)Econosciutolostemma siculo: unatesta di donna cou tregambeaino’ diraggi:quinditrinacria, tri'jambe.
DigitizedbyGoogle
-
74~
LA STELLA
DIGARIBALDI.
Firenze ollobrc 1861.
Croci,cordoni, ciondoli, crachats,
Sputatiinpetto a cavalieri ea fanti, Saranno fusiinmezzo a lacittà,
A
qnor de’ buoni, a scornode’ furfanti,E
su que’restiancor fumanti e caldiLa
stellasorgerà di Garibaldi:E
sarà datain cimaalCampidoglioA
chi la lupa cacceràdal soglio! (")E
sarà data a chiper l’Adria salpi,E
ognistranierocaccerà dall’Alpi.(*)Lalupa fuprega da Datilecomesimbolo del poter tem porale de' papi*
DigitizedbyGoogle
75 -
I
NUOVI SANTI.
Firenze 9marzo 1882.
Che
siate mille volte benedetti, Santi diRoma
ed angelidiVienna.Dobbiamo
a Voi lelampane
ei torcetti,Se
non ciaffoga ancorl’Istro elaSenna
!Vergine
Immacolata
diSonnino, Teneteil papa-re sulbuon cammino:
Fate che
Cecco-Beppo
ela suacorteSoguino
Italia vinta, ed Austriaforte.—
Gli è ben raccomandarsi aquella gente,
Se
i nostri buoninon
son buoni a niente!DigitizedbyGoogle
— 70 —
«•SPINTE 0 SPONTE.
Firenze aprile1862.
0
spinteo sponte al ciellafiamma
tende,0
spinte o sponte va l’acquaalla china.0
spinte o sponte,quando
il fulmin scende, Crollan lerupi e lamagion
ruina.0
spinteo sponte per lavia che prendeLa
terra, ilsole,il popolo cammina....E
tu vorresti, o successordiPietro,Fermar
il sole erimandarci indietro?Bada
al governodella Santa Chiesa!0
spinte ospontecompirem
l’impresa,E ghigneremo
aRoma
o spinte o sponte!E
non vogliam dormire a pièdel monte.DigitizedbyGoogle