• Non ci sono risultati.

BIBL NAZIONALE CBNTRALB-FIRBNZB. Digitized by Google

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "BIBL NAZIONALE CBNTRALB-FIRBNZB. Digitized by Google"

Copied!
87
0
0

Testo completo

(1)

BIBL NAZIONALE CBNTRALB-FIRBNZB

34

15

/

DigitizedbyGoogle

(2)

X 7

STORNELLI

ITALIANI

FRANCESCO DALL ONG ARO

C DÀELLl

e

C

.

EDITORI

M-D-CCCLXIII

. .t

«or:'- )

/

(3)

I

I

DigitizedbyGoogle

(4)

STORNELLI

ITALIANI

FRANCESCO DALL’ n^GARO

MILANO

G.

DAELLI

e

COSIP. EDITORI M

DCCCLXII

DigitizedbyGoogle

(5)

proprietà’ letteraria

degli EditoriG.Duelli eComp.

(6)

PROEMIO

Cheicantipopolari sianolatrama dell'epicaedelle primestoriesipotrebbeprovare perquesti Stornelli,i qualirichiamano ne'suoimomenti più importanti la vitaitaliana di quindici anni.Dal primo appariredei trecolorialgrido per VeneziaeRoma,daifioriagli ultimi fruitiglilibertà

,questi versiritraggonolarinata Italia,che

/

'

Sfidailferronemicoepiùnon pavé

,

mette gramagliape'suoi martiri, e alterna il canto disperanzae di gioiacon lagrimeanimose e virili.

Gli affetti e gli accenti popolarisi sono condensali nella poesiadelDall'

Ong

aro; o meglio hannofatto al- leanzapei cantidella patria comelapioggiaeilsole fannoalleanzaperl'iride.

Trala canzone, Italia

mia

, oSpirto gentile lo stornello il

Cannone

o

Dio

eilPopolov’h'iparentela di sentimentie distile.

La

canzoneè comela base; lostornello la punta della piramide

; punta svelta, campatain ariae chesiscerne assai di lontano.L’una

DigitizedbyGoogk

(7)

6

èl’espressione,ornataelentadell'aristocrazialiberale

,

l’altro èlosfolgorio dell’anima del popolo.

Lo

stor- nello cedeall’Innoquandolo scrive Rouget deì’Isle

,

en’ècomeglispiccioli;

ma

i Rouget de l'Isle sono rari;e l'animadelpopolo supplisceaquello che

pur

mancasse allo stornello, e lo accenta

, lo musica, lo varia, egl'impenna

V

ali,che volaper ogni dove. Ve- loce come Garibaldi,tenacecome Mazzini,securocome Orsini, lo stornelloattraversaiposti digendarmeria,le inferriate del carcere, scherza con lascure delpati- bolo, raccoglie ilsangue deimartiri, ealeggia visione di conforto agli oppressi, e disgomento ai tiranni

Sulfinire delPaganesimo uscìdall’isole dell'Egeo

un

grido: « ilgran

Pan

èmorto;» ene spaventaronoi gentili

Taloralo stornello,nelsuoscherzo, annun- cia il crollodeitroni.

Pochi stornelli politiciaveval'Italia oalmeno pochi neserbavala

memoria

delpopolo: molli d'amore;

passioneoziosa,e,a forza disottilizzare,unpo' fredda:

alcanto politico vibranlecorde dei cuoritese all'unisono',

ilcantod'amorelesfioraappena.L'Italiaèunadonna chenon harivali;non ha colpe;non perde

mai

stia bellezza;ogni onta o danno che le vien fatto ce la raccomanda più strettamente all'anima;lesue lagrime son vereepenetranti come la sua bellezza;lesue ire piùdivine che ilsuo sorriso.

Bene

a proposito, in questo volume, si aggiungono alcuni stornelli amorosi aipolitici.Sonleggiadricomeifiorili sullelabbra delle

DigitizedbyGoogle

(8)

giovanettetoscane.

Ma

segliocchi deiramata possono

,

pregati, teneril luogodelle stelle, costrette

ad

assen- tarsiun istante,come idoleggiòShakespeare, fuadu- lazione d'astronomo che lachioma d'una donnapotesse aver luogoperpetuo nel cielo. Ora lapatria è vera- mente nel cielo.

E

/’Italia tienela miglior parte del-

l'empireo.

Tuttavial'amore può, dalle suevene,

mandare

al cuoredelpatriotaunpo’ delsuo sangue, che visiaf- fina, escorrepoipiùfervido epuro. Cosi s’avviva nel

Mèsero

enellaLivornese, eh’è cosa perfetta di concettoedistile. IlDall’Ongaro hacóltolaveraforma dello stornello.

La

sua

Musa

èla Veronica santadel popolo.Egli èschietto, evidente,reciso. Il suo affetto

èprofondo,

ma

semplice: nonstillaa gran pena,quasi gemitiod’acqua poverao rattenuta;non singhiozza, nonurla

;

ma

sgorga conl'abbondanzadi un primo pianto d’amore.

La

Livornese combatte nonconosciuta e cadepressoal suo

Damo.

Sichineràsulsuocompagno morto

E

perpietàvorràvederlo involto.

Vorrai vedermie

mi

conoscerai.

Povero

Damo

,quanto piangerai!

Questo versodice più che lutto il pianto di Tan- credi sull'uccisa Clorinda.

E

bello ilvedereuno diquei dotti duellidescritti dal Tasso

;più bellotrovarsi

ad

unadi quelle fantasie

DigitizedbyCjO

(9)

8

arabe,che simulano la veramischia,megliocheifinii combattimenti, condotti inpuntoditattica. Cosìpiac- ciono gli stornelli, che soncomecolpimaestri, e ne haad ognipassoilDall'Ongaro;

ma

piacciono più quelliche raffigurano un piccolo

dramma,

come il

Babbo, ovelatragedia meditaladalLorenesetornaper ventura inriso

Ferrari mio,quanticannoniavete SulforteBelvederee a San Giovannil

domanda

ilbabbo,che vuolemulareleglorie delBomba, mentre lacostuisorella

Vuolcolle treccedellelivornesi Farsilematerassee glioriglieri.

Voto misto di ferocia e digelosia donnesca, che appareggia laprincipessaalloscalptore indiano; tanto ilcuore

umano

rinsalvalichiscesul trono

!

Si sente in questistornelliche ilcuore delloscrit- tore comunicacolpopolo,

ma

che la menteèsopraal livellopopolare,e la

mano

esercitataa tutte le finezze e aiprestigi dellapenna.Il

Dall

Ongaroda gran tempo comunicacolpopolopervia delsuoFornaretto,

dramma

che intendead un altofine morale a traversotuttigli strazi dellapassione;con le donne e contuttiigen- tiliperviadellesue elegantinovellee de suoiversi squisiti;co'letteratipervia delle sue letture dantesche;

DigitizedbyGoogle

(10)

9

senon che quivolendo essere al tuttopopolare, egli hafattogettodell'arte;

ma

fortunatocome quel pit- toreantico

,gettandolaspugnacarica di colori in faccia alcavallo,civennearaffigurarnevivamentela

spuma

: overamente questafortunalatrovòilpoetanellasua fede, nonessendosiegli

mai

spiccalodaquellacatena elettrica

, ilcuiprincipio ènel serbatoio comune dei-

fiaffetto,nelpopolo] vero terreno onde Velettricità

muove

a diffondersipertuttiglianimiattia condurla.

Sisenteloscrittore affinato dagli studisquisitinel- l’ironia che svela orompe gVincanlidell'imaginazione popolare.Cosìegli finodal

48

riducevaa un mitoPioIX.

Pionono nonè

un uomo

e nonèquello Che trinciaVaria assiso in faldistoro

;

Pionono èfiglio delnostro cervello

Un

idolodel cor,

un

sognod’oro.

Così aisoldatinapoletani chedicevanoal re,Garibaldi

esserilpiù caro figlio di

San

Gennaro,

E

ilsanguesuoglibollenellevene

eai Lazzariche favoleggiavano

È

natod'

un

demonioed’una santa In

un momento

chehansentito amore

egli dice

La

saliladacuinacquec Italiabella.

DigitizedbyGoogl

(11)

10

-

Cosìridela

Madonna

fattaa pennello, chehaaperto gli occhi.

E

la sua ironia èsemprefina,

ma

sempre chiaraeadequata alpopolo',non dirempopolesca,se giànonsivolesse intenderedelpopolo diFirenze,a cuiilDall'Ongaro ha veramente involato laproprietà e ilfrizzodella favella.

Spiccapoiin questi stornelliilsentimentomoderno,

informalo di carità patriaedi carità delgenereumano.

L'affetto dellapatria devescendere inquell’oceano,

Per aver paceco’seguaci sui

La Donna

lombarda,visto scorrereilsangue de suoi cari,ne invermigliaunnastro che porteràsolosulcuore, finché lo lavinelsangue tedesco. L' esule

dava

so- spira lasuapatria inItalia

!

Che

mi

vai questa gioia o questi canti? Che

mi

faquestocicloe questo solet Dov’éla Chiesa mia>doveìmiei santi

E

della

madre

ledolciparole

?

Ma

nellostornello IISi e il

No

sipronunzial'affra- tellanzadei popoli, e come levarie preferenze del Sì si unifichinoquando affermanola libertà.Cosìlospirito delVumangenerenellasua varietà edunità si spec- chianelle onde trasparentie terse della vera poesia.

DigitizedbyGoogle

(12)

11

IlDall'Ongaro ricordaunagraziosacostumanzadelle giovani fiorentine che il

primo

dì diquaresima dividon

un

rammcellodimirto apegno di scambievoleaffetto,

e siserba esiguarda dall’appassire, ovenon langua taffetto. Cosìglistornelli del Dall'Ongaro son ora mezzi suoi, e mezzidelpopolo italiano; es’eglichie- desseilverde, litroverebbe nellanostra

memoria amo-

rosamente colli, egloriosamente vivaci.

DigitizedbyGoogle

(13)

À

i

!

I

DigitizedbyGoogk

(14)

t

STORNELLI POLITICI

DigitizedbyGoogle

(15)

DìgitizedbyGoogle

(16)

I

15

-IL BRIGIDINO.

(*)

/

Siena,4agosto 1847.

E

lo mio

amore

se n’èito a Siena,

M’ha

porto ilbrigidin di

due

colori.

11bianco gli èla fèche c’incatena, Il rosso l’allegriade’nostricori.

Ci metterò

una

foglia diverbena, Ch’iostessaalimentai difreschiumori,

E

gli dirò cheilrosso, il verde, ilbianco Gli stanno bene,colla spada al fianco.

E

glidirò che ilbianco, il verde,il rosso

Vuol

dir cheItaliail suo giogol’hascosso(’*).

E

gli dirò che ilbianco, ilrosso, il verde

E un

terno che si giocae

non

si perde.

(*)Brigidinosidicea Siena una chicca coloratadiforma rotonda, chelemonachediS.Brigidadispensavano incerte solennità.Ora persimilitudine significa: coccarda.

(’‘)Variantepopolare:

VuoidirclicItalial’Unsaltatoilfosso.

DigitizedbyGoogle

(17)

alto tradimento.

Firenze,12 settembre 1847.

Oh!

quante ne passòdelle bandiere

Di

milleguise, di millecolori!

Passa onorato ciascun pennoniere Sotto

una

pioggiadi frondee difiori.

Un

sol fratanti

non

si favedere;

Una

bandiera

non

s’èvistafuori.

Povera labandierae ilbandieraio!

Gli èito a

Parma,

ed incappò nel guaio.

L’han messo

albuio colle

mani

dietro, Perchè aveafatto ilbusto di

San

Pietro:

L’han messo

albuio, e non c’è più perdono, Perchè s’udìgridar: viva PioNono. (*)

(•)

A

Parma,aModena,a Alitano,aVenezia s'imprigionavano gliartistieipoetichescolpivano ecantavanoil ponteficeli- bernle:ilfattoèstorico.

DigitizedbyGoogl

(18)

l’

emissario.

Lucca, settembre1847.

O

vattene pur viaco’tuoiquattrini.

Vattene via, eh’i’vo’morir zitella:

Tanto

non sonbaiocchi,

ma

fiorini,

Ed

barilascritta d’un’altrafavella.

Te

gli

hanno

dati per secondi fini ,

Perfare

una

macìadi

Lucca

bella.

Ti sei venduto ale lor

male

voglie:

àC

D’untraditor i’non sarò la moglie.

Perdesti iltuo

buon nome

ed il

mio

core:

La

mogliei’

non

sarò

d’un

traditore.

(19)

18

LA BANDIERA.

(*)

Siena,ottobre1847.

/

Di

nostra

mano

fu trapuntain oro,

E ad

ognipunto il cor

mandò un

sospiro.

L’angiol d’Italiavigilò il lavoro Dalle stellatevolte dell’empirò

;

L’angiol d’Italiaeil benedettocoro

Dei

generosi che perlei morirò.

Sposi efratelli, difendete uniti

Questa

bandiera e questi sacri liti:

Pensate

al core che pervoi sospira,

E

all’angiolo d’Italiache vimira.

»

(')Perlabandiera ricamata edoffertadalledonne diSiena allaguardianazionale.

Digitizedby

(20)

\

JO

-ITALIA LIBERA.

y

Firenze,12 settembre 1847.

E

lovapore sen’è ito aPisa, Portandola canzon de’trecolori:

P

vo’ che

me

lacanti la

mia

Lisa, Il cherubinode’miei primi amori.

Ma

le diròchenella

mia

divisa

Il rosso spicchisopra gli altri fiori.

Ilrosso èil

sangue

che versareio voglio.

Ma

perla libertà,

non

per

un

soglio.

Lo

vo’versar per quellaItaliavera.

Dóve

non c’è che

un

Cristoe

una

bandiera.

DigitizedbyGoogle

(21)

LA CAMELIA TOSCANA.

(*)

Firenze, 1847.

Bel fior che in rossoein bianco vi tingete

E

fra due verdi foglie viposate, Ditemi da qualterra esulesiete?

Ditemi in che stagion vicolorate? *

Non domandarmi

di qual terra iosia;

La

terra che m’accolseè patriamia.

Non domandarmi

in che stagiongermoglio;

Nata una

voltapiù morir non soglio.

Nata una

volta

non

paventoil verno: Ilcolor della

speme

è verde eterno.

4

O

Icolori dellaToscana,cioè della dinastiaAustroLorenese, eranoilbianco eilrosso.Bastòaggiugnerviilverdeper- chè neuscisseiltricoloreitaliano.

(22)

'il

LA LIVORNESE.

Livorno, ottobre1847.(*)

Addio, Livorno, addio paterne mura, Forse

mai

più

non

vi potrò vedere!

I mieiparentisono insepoltura,

E

lo mio

damo

è sottolebandiere.

Io voglio seguitarloa la ventura,

Un’arma

in

mano

anch’io la so tenere.

La

palla che sarà per l’amor mio, Senza ch’eisappia, lapiglierò io.

Sichinerà sulsuo

compagno

morto,

E

per pietà vorrà vederloin volto. (**) Vorrai vedermie

mi

conoscerai....

Povero

damo,

quanto piangerai!

(')Nell’Improvviso alP-arme deiToscani,perlespavalderie delducadiModena.

(**)I Livornesi ealtripopotidiToscanascambianosovente ledueliquide r,ed/, nonsolo'per bisognodellarima,

ma

per vezzodipronuncia.

DigitizedbyGoogle

(23)

I

CARDIN ALI

Roma,1 novembre1847.(*)

0

Senator del popolo

romano, Se

voi sete davvero

un

galantuomo, Dite a

Sua

Santitàche inVaticano C’ ètanti Cardinalie

non

c’è

un uomo.

Son

fatti

come

il

gambero

del fosso, Che,

quando

èmorto, siveste di ro^so,

E mentre

è vivo

cammina

all’indietro

Per

intricarle retidi

San

Pietro.

(')Perlanominadelnuovo SenatorediRoma,capodelmu- nicipio,e legittimointermediariofrail popoloromano ed il principe:offagittataalpopolo per ammansarlo.

DigitizedbyGoogl

(24)

— 23 -

IL BATTESIMO.

(*)

,

Genova, 1847.

Signor Piovano, sia con vostra pace,

Ma

questo

bimbo

vo’ chiamarlo Pio.

E

vo’ chiamarlo

come

più

mi

piace, Perch’ èfigliuolo dell’esiglio mio.

Se

bacio il suolo dove nato fui,

Viva

Pio Nono, ne ringrazio lui.

Dateglil’

acqua

efatelo cristiano

,

Chè

questo

nome

lo farà italiano.

(*) Fu composto al momentochel’amnistia decretata dal nuovoponteficeriaprivaleportedi

Roma

aiproscrittidel1831.

In queltempo,neglialtristatid'Italia,era delitto l’inneggiare a PioNono,e moltiparrochisirifiutaronodibattezzarconquel nomeibambini. PioNonoeraallora bandiera di libertàe di perdono.Quanto mutatus!

DigitizedbyGoogle

(25)

34

[L CANNONE

('&).

I

Genova, 8novembre 1847.

Ardi,o fornace, eil corruttor metallo Fondi etrasmuta infulmini di-guerra:

Ivezzi dellaveglia e quei del ballo Sarandifesa a la maternaterra.

Non

per fregidi perle e di corallo Ci

nominò

la storiache non erra.

Questi tesoria noi chiamarl’estrano: ' >

£ Questitesori ilcacceran lontano.

Più n’amerà senza smanigli evezzi

Uomo

che patria e libertadeapprezzi.

Se

alcunci chiederàvezzie smanigli,

Sarem romane

e

mostreremo

i tigli.

(*)Genovanelnovembre dell’anno1847 offridue cannoni allaguardia nazionalediRoma.

DigitizedbyGoogle

(26)

- 25 -

WLA DECORAZIONE.

y

Roma, 1847.

K

a lo

mio amore

gli staben l’elmetto, Affdò allaguerrae

non

voltòle schiene.

Ha

tocco

una

ferita in

mezzo

al petto:

Per

una

che toccò, nerese trene. (*)

Quando

tornò mi parve piùperfetto;

Mi menò

a moglie e

mi

vuol tantobene.

Quand’egli passae

ognun

gli

lavia, Ringrazio Dio dellaventura mia.

Quand’egli passa

mi sembra

piùbello I)’un cavalier co’ciondoli all’occhiello.

Il cavalier conle sue croci crebbe:

La

croce' del

mio amor

so

come

l’ebbe!

(’)I!popolotoscanoaborre»la*(ronchi:dicevolonlieritrene pertre,mene perme;sieenoe pereno.

DigitizedbyGoogle

(27)

.LA DONNA LOMBARDA.

Milano,gennaio 1848.

Toglietemi d’attorno ipanni gai:

Voglio vestirmi di

bruno

colore.

Vidiscorrere ilsangue, edascoltai

Le

gridadichi fere edi chimuore.

Altro

ornamento

non porterò

mai Fuor

che

un

nastro vermiglio soprail core.

Mi

chiederan dove quel nastroè tinto,

Ed

io: nelsangue delfratelloestinto.

Mi

chiederan

come

si

può

lavare,

Ed

io:noi

può

lavarfiume nè

mare:

*

t***4rfk

Macchia

d’onore per lavar

non

langue,

Se non

si lavanel tedescosangue! (*)

(*)Scritto,quando cadderoinMilanole primevittime della brutalitàsoldatesca.La parola tedescasi lascia come indizio delieopinioni del tempo.La fraternità umanafece un gran passodal4848.Oratedescononè piùsinonimo dinemico: e l’Italia aoseriveper gl'innondatidiVienna. L’Italiaha fattopace co’ popoli;esicollegacontroicomunioppressori

DigitizedbyGoogl

(28)

l’anello dell’ultimo doge.

Venezia, gennaio1848

Vidi

una

vedovellain

mezzo

al

mare

Incoronatad’alghe e dicoralli,

Che

ilunghiaffannie levicende

amare

Scordar parevafra concèrtie balli.

Iochiesi a lei: dov’è 1’antica fede,

Dov’è

l’anello che

Manin

ti diede?(*)

Ed

ellaa

me

con lagrimoso volto:

Un’ aquila grifagna

me

l’

ha

tolto.

Testé levai lafronte, e

non

so

come

J*4-***J

§

01iarintesi del

mio

sposo il

nome...

Poveravedovella,e’

non

è quello:

Ma

pur, chi sa?ti renderàl’anello.

(’) Lodovico Manin,ultimodoge.

È

notalaceremonia deito sposaliziodelmare.11dogegitiava duiBucintorounanello, simbolodelle mistiche nozzedi Venezia col mare,fonte dellasua prosperità.

DigitizedbyGoogle

(29)

— 28 —

\

MARCO E TODERO.

(*)

Venezia,gennaio 1848.

Un

giorno

Marco

didormirfinì,

E

gli occhia caso alsuolibro calò;

Ma

la leggenda chevistava

un

Sullapagina aperta invan cercò.

Scosse legiube e di dolorruggì,

E

allapace perdutasospirò.

Tòdero

allora:

À

che sospiritu,

Marco? Non

pace,

ma

letargo fu!

Destati,Marco,la tua paceè qui;

E

la sua spadain cosìdir brandì. ,

Tristo chi

dorme

in mezzo ala città.

Mentreil nemico alle sue porte stài

(')Tòdero,corruzione popolarediS.Teodoro,unode’patroni diVenezia,lacuistatuas’innaizasopraunadelleColonne nella piazzetta. Sull’ultrastailLeonealalo, emblemadi S.Marco. Questoeilprecedente ritornello furono composti, quandoilTommaseoeilManinfecerole primecoraggiose protestecontrolasevizieaustriaca.

DigitizedbyGoogle

(30)

— 29 -

LO STIVALE.

Palermo, 12 gennaio 1848.

E

’i

mio

stivale s’allacciòlo sprone,

E

lo cacciònel fiancoa’suoipedanti;

E

locacciònel fianco a lepersone

C’hanno

lipiedi e non sannoireavanti.

Vattene, Italiamia, vattene lesta:

Ciò ch’era piede doventòla testa.

Vattene,Italia mia, vattenesola:

Vivachi profferì la gran parola!

DigitizedbyGoogle

(31)

Roma,1 febbraio 1848

Italia ha

un

fiume che si

chiama

Po,

Che

nascein Alpe e sbocca nel suo mare.

Scorreprimatra icantie iraifalò, (*) Poi vien tra fochiostili evociamare.

Si credètra nemici e

mormorò:

Peraltra strada

mi

conviene andare.

1

Volletornarindietro e

non

potè:

Non

torna indietro nè fiume,nère! (°) Avanti,dunque, o belfiumeveloce,

Liberova fino all’Adriacafoce.

Gonfiati evolgi nelle tuecorrenti

I re spergiurie lestraniere genti!

Gonfiatie volgi insen dell’onde ultrici I nemici d’ Italiae i falsi amici.

() ItPiemonteeia infesta:più bassolaspondadel Poso- navad'arminemiche.

(**)Molti re tornarono., emoltis’argoineutano di tornare.Ma per quanto?

(32)

MARCO AURELIO.

Roma,2 febbraio1848.

0

Marc’ Aurelio, poi chesietesaggio, Teneteveli cari itre colori!

M’avete

l’aria d’un

pruno

selvaggio,

Che dopo

tanto mettafoglie e fiori.

Ci desteprune, e

melagrane

or date:

Beatovoi che in meglio vi mutate.

Di

pruno

vi cangiasteinmelagrano:

Romano

fosteed orsete italiano!

(')Inquestogiornofuinalberala inCampidoglio labandiera italiana,epostainmanoaliastatuaequestrediDiarcoAu- relio.

DigitizedbyGoogle

(33)

-IL

MÉSERO.

(*)

Genova,marzo1848.

Quel

{fidie ilsole spariràdal cielo

,

la lana

non

avrà splendore.

Prendere,obello, questobiancovelo,

F

avevi

una

corazza soprail core.

Bea.'è

pugnare

peril suo terreno,

Belìocadersul

campo

dell’onore!

Se

mi

diranno:lotuo

damo

è morto,

Lo

siesso velocoprini il mio volto.

Se mi

diranno: eccole spoglie sue.

Solo

una

fossa basterà perdue.

(‘)MéserotlconoinToscani»la potinolaonde le donnesi

ropn no!dtesta.AGenovasichiamapezzuitoi a Veneti»

.faciol

DigitizedbyGoogle

(34)

— 33 —

-LO SPOSO ITALIANO.

Venezia,22marzo4848.

Quando

tividinel tuobianco velo,

Ti

salutai reginadicandore.

Quando

cingesti ilcrin d’

un

verde stelo, Tidissilasperanza del

mio

core.

Quando

d’

un

roseofiore ornastiil seno, Arsipertedipiù vivace amore.

Ma

ildì cheitre colorihai posti insieme, Della

mia

patria ti chiamaila speme.

Ildì cheil tuobel cor seppiitaliano,

Ti

donaila

mia

fedee la

mia mano.

3

jitizedbyGoogle

(35)

— 34 —

l’esule slava.

Firenze,marzo1848.

Che mi

vaiquesta gioiae questi canti?

Che mi

fa questo cielo equesto sole? .

y

Dov’è la Chiesa mia, doveimieiSanti

,

E

della

madre

le dolciparole?

Qui non

v*è chi

compianga

a li miei pianti

,

Qui non ho

chi sorrida a lemie fole!..

Terra

diletta, dove nata iofui,

Amo

irosei lichèni ei

muschi

tuil

Aura

gradita chespirai bambina,

Amo

ilfreddo tuo bacio elatua brinai Povero cor da’ tuoicaridiviso

,

A

piangerchi ti

danna

inparadiso1

V.

DigitizedbyGoogle

(36)

IL NONCELLO

Friuli,marzo1848.

Bell’augellin chevienidalNoncello,

Che

fal’Italia tral’Isonzoe Piave?

Mette gramaglia ecantalo stornello, (*) Sfidail ferro nemicoe più

non

pavé.

Torna, torna colà,fedele augello;

Iviè ilvarco d’ Italia,ivila chiave.

Quando

iltedesco assalirà lavilla, Ripeti a’miei garzon: viva Balilla.

Quando

dela città si farà

schermo,

Stridi ericorda ivespri diPalermo.

(’)Lepopolazioni del Friulinon furonoleultime a sollevarsi alprimo gridodilibertàche venivadaRoma.Lostornello de’ tre coloris’era diffuso_con incredibile rapidità. Garibaldi Iocantò aMontevideoprimadisalpareperl’Italiachedo- vevaillustrarecontantimiracolidivalore.

DigitizedbyGoogle

(37)

36

LA NUOVA USILIA.

(*)

Siena,1848.

Quando

il

mio

sposo prenderà ilmoschetto,

Non

creda già eh’io restial mio telaio:

Vo’ fonderpallee vo’ cacciarleinpetto

A

chi fadi

Toscana un

tedescaio.

Sireoderan prigioni al

mio

diletto,

Ed

io glilegherò paio per paio.

Se mi

diranno: deh! lasciaci

andare:

Viva l’Italia, lifarò gridare:

E

lifarò gridar: vita !Italia...

E vadano

acercarsi un’altra balia.

(*)tlslllaèil nome d’un’animosa popolana senese, celebre nellabattagliadiMont’Apertopei molti prigionierichefece.

LenuoveUsilie malfeceroa contentarsi del grido. Ilsol*

dato austriaco, ricondottoinItalia,lesottoposealleverghe

DigitizedbyGoogle

(38)

37 —

l’

ulivo.

-Palma,aprile1848.

Quest’anno

a

Palma

ci

mancò

l’ulivo Per celebrarla Santa settimana.

A

Cristo fu negato il

don

votivo, (*) Perchè Gorizia diventò pagana.

Tristo coluiche

nega

al Salvatore

Il

ramo

dellapace e dell’amore.

Ma

se l’ulivo

manca, abbiam

l’alloro:

Pugniam

co’giustie vincerem conloro.

Vieni,o reCristo, tra'fedeli tuoi,

Fra

gli

Osanna

ele‘palmedegli eroi.

(*)Gli abitanti diPalma,nel Friuli,traevanodaGoriziairami d’ulivoperladomenica dellePalme. Laguarnigione au- striacasobillòlapopolazioneperchè nonviportasseisoliti rami.

A

Palma, guardataallorada duecentovolontarivene- ziani, fu sostituitol’alloro.

DigitìzedbyGoogie

(39)

— SS —

LÀ SORELLA.

Palma,14 maggio1848.

E

’l

mio

fratello sen’è itoal forte, L’

ha

colto

una

granatain mezzoal pettol Sperò lalibertà, trovò la morte;

Volle

una

patria interra,e al Cielfu eletto.

Anch’io, meschina, lovorreiseguire:

Mi

prese

un nuovo

desiodimorire.

Vorreiseguirlo, ove

non

c’è nemici,

Dove

si viveliberie felici*

(')Unfratello dell’i&utore caddeinquesto giorno aPalma, sottounabombaaustriaca: fu11primodiquellalegionecbe suggellasse colsanguelalibertàveneziana.

DigitizedbyGoogle

(40)

39

-IL DISERTORE.

Bologna,maggio1848.

Terra

nevosa

non mena

più spica, Di

ramo

secco

non

germoglia fiore,

,

Se

tu

non ami

il suolche tinutrica,

Segno

chein sen tis’è gelatoil core.

Se

tu

non ami

latua patria antica.

Come

per altrisentirai l’amore?

Al tuo paese

non

tenestifede:

Povera

laragazza cheti crede!

Povero chisi fida

ad un marrano:

Terra

nevosa

non mena

più grano.

Povera

chi si fida a

un

disertore:

Di ramo

secco

non

germogliafiere.

DigitizedbyGoogle

(41)

PIO NONO.

(*)

Roma, 1848.

Pio

Nono non

è

un nome

e

non

è quello

Che

trincia l'ariaassiso inf.ildistoro, Pio

Nono

è figlio delnostrocervello,

Un

idolodel core,

un

sognod’oro.

Pio

Nono

è

una

bandiera,

un

ritornello,

Un nome buono

dacantarsi

a

coro.

Chi grida per lavia: viva Pio Nono,

Vuol

dir vivala patria

ed

ilperdono.

La

patriaed il perdon voglionodire

Che

perl’Italiasideve morire:

E non

si

muore

per

un

vano suono,

Non

si

muor

per

un papa

eper

un

trono!

(’)Questo vaa quegli stranieri che chiamarono idolatria e peggio T entusiasmodegl’Italianiper GiovanniMestai.Ilpo- polo d’Italia èartista comefu sempre:amacreareisuoi idolid’argilla,e spezzarli,quandopiùnon servonoa nulla.

.

DigitizedbyGoogle

(42)

41

c’era una volta.

Roma,1849.

C’era

una

volta

un

re e

una

regina,

Che

alsol vederlipassavalafame.

Viveano astarne, vestivandi trina

Per

lafelicitàdel lor reame.

Quando

lagente

non

aveafarina,

Lo

re diceva:

mangiate

pollame.(*)

Lo

re

può

fareedisfar ciò che vuole,

E

noisiamnati perfar

ombra

al sole.

Lo

re

può

fare e

U

pacee la guerra,

E

noi siamfattiperandarsotterra...

Passalanotte e l’alba siavvicina...

C’era

una

volta

un

re e

una

regina!

(*)

È

proverbialequella risposta d'una gran principessa,la qualenonpoteva crederàchealcuno poteva:mancardipane:

tnanges delabrioche.

DigitizedbyGoogle

(43)

4-2

COSTANZA.

Venezia,1849.

Ho

aperto gliocchi al

rombo

de’cannoni

,

E

il

babbo mio mi nominò

Costanza,

Fidando

inquelloche proteggeibuoni

E conduce

li semi

a

maturanza.

Passano igiorni, passanlestagioni,

Ma

non passad’ Italiala speranza.

Lenta

germogliae lenta si

matura La

rovere delbosco, e alungo dura.

Il ventola disfronda ela flagella;

Ma

il vento passae leisirinnovelia!

DigitizedbyGoogle

(44)

— 43 —

RONDINELLA ME

S

SAGGIERÀ.

Roma, maggio1849.

Vattene; passai monti,o rondinella,

Radi

l’opposta sponda delmio

mare;

Fermatiin mezzo a

una

città novella;

Trova F

amico mio presso a

un

altare.

Sommesso

parla a

una

giovane bella,

E

aspetta ilprete cheli deesposare.

A

lor t’accostaeparlain

nome

mio:

Vengo

diloco ove tornar desio.

Vengo

dalla cittàdel Campidoglio,

Che

reggeal

Franco

edal

Tedesco

orgoglio.

Vengo

dallacittà delVaticano,

Dove

Quirin si risvegliòsovrano.

DigitizedbyGoogle

(45)

— 44

^ -MAZZINI.

Italia,4851.

Chidiceche Mazzini èin

Alemagna,

Chidice eh’ètornato inInghilterra.

Chi lo

pone

a Ginevra echi in Ispagna, Chi loyuoIsugli altarie chi sotterra.

Ditemi

un

po’,grulloni in

cappa magna, Quanti

Mazzini c’è sopralaterra?

Se

volete saper dov’ è Mazzini,

Domandatelo

all’alpi e agliapennini.

Mazzini èin ognilocoove si trema

Che

giunga a’traditorl’ora suprema.

Mazzinièinogni locoovesi spera Versar il

sangue

perl’Italiaintera.

DigitizedbyGoogle

(46)

— 45 —

LA MADONNA DI RIMINI.

Rimini,1851.

Deh!

s’egli èver che abbiate apertogli occhi,

0

Vergine Maria fattaa pennello, Apritelipiuttostoatanti sciocchi

Che

li chiudonoal solper

non

vedello.

Apriteli,

Madonna,

a queibizzocchi

Che

lacasadiDio fannobordello.

E

se

non vonno

aprirli,o benedetta,

Deh!

fatecila grazia piùperfetta:

Chiudeteli in eternoal

papa

ea’suoi,

Che

ci

veggono

tanto

come

voi!

DigitizedbyGoogle

(47)

— 4G —

LA LEGGENDA DI PALAZZO VECCHIO.

Firenze,1851.

Il popolo eil Senatofiorentino Per levarsi dal collo

un

giogo tristo, Preser sulserioil Diritto divino,

E

diederla corona a

Gesù

Cristo. (*) Ser Bronciosi riscosse

un

belmattino,

E

la volle trinciar

da papa

Sisto....

Ma

il

papa

èpapa, e tu

non

sarai lieto

D’aver

mutatoil nobiledecreto.

Cacciasti

Gesù

Cristo dal pretorio,

E

noisi daràil voto are Vittorio.

A Gesù

Cristohaidatodiscalpello,

E

tigodraiVittorio

Emmanuello.

(*)S.A.ilGranducadiToscanasidegnòditoglieredalpor- tone delPalazzovecchio l’antica iscrizione di Savonarola:

JesusCristusjpopuli etSen.fiorentini rtx electus.Vifu sostituita quell' altraallattocomune:Dominusrexregum,ec.

Ilpopolosen’accorsequandofulevatolostemma,ecercò invanol’anticaleggendarispettatafinoal1851.

DigitizedbyGoogle

(48)

— 47 —

REPUBBLICA.

Italia, 6febbraio1851.

Du’

anni sonpassati

da

quel giorno

Che

a

Roma

la repubblica fufatta.

Allora

éramo

dieci, o ’n su quel torno:

Repubblica,dicean,di gente matta.

Ora

del

papa

e de’suoibraviascorno

•' Sorge più grande dallasua disfatta.

Sorge

piùgrande

come buon

frumento,

Che

d’unsol grano ne germoglia cento:

Come

ruscel,che com’ più va,più cresce,

E

coll’ampia correnteal

mar

si mesce.

DigitizedbyGoogle

(49)

— 48 —

DIO B IL POPOLO.

Italia, 9febbraio 1852.

Il

papa

dicee il vescovoripete

Che

il nostro

Pippo

èil diascoloincarnato.

E

tutti ire gli

han

tesa larete Per mettercelo albujo epigliar fiato.

Triumviro Mazzini, dove siete?

Non

lo vogliamifinir questomercato?

E non

c’è papa,e

non

c’ère che tegna,

Non

c’è che Dio eil Popolo che regna.

Iddio èDio, e Italia

non

è

doma:

Sciogliete ilvolo all’aquile di

Roma!

DigitizedbyGoogle

(50)

IL PASSATORE

Forlì,1852.

Iosonoil Passatoi*: chivuolpassare?

Iopasso li Tedeschie liFrancesi.

La

barcaè

buona

per fiume eper mare,

E

basta per condurli a’suoipaesi.

Se

poi

vonno

restar,

come

li pare!

Restinosulterrealunghi edistesi.

Facciamoci ragione infra di noi:

Io sono

un

ladro,e \oi sete gli eroi, Iorubo

un pane quando

vadoinvolta.

E

voi la libertà ci avetetolta.

Io piglioil

pane

che invita

mi

tiene, Voi citogliete ilnostro eilvostro bene!

(')TuttiricordanoquestonuovoFraDiavolo cheincusse qual*

che apprensione agli esercitistranieri collegati adanno d’ Italia.

E

notoilfattodi Forlimpopoli:futuraleggenda.Il Passatore eraunsemplicemasnadiere, che tennelacampa- gna conventio trenta banditi liberati dalle galere pontificie perfarluogoairepubblicani.Egli vissedabrigante,emori dasoldato.Alcuniannipiù tardi poteva forsemoriredaeroe e forse,secondolabandiera, essercanonizzatofraimartiri dellaChiesa.

4

DigitizedbyGoogle

(51)

-

50

BABBO.

(*)

Vi aprile 1859.

1 .

Il

Babbo una

mattina aperse gli occhi,

E

videtutto croci e tre colori:

La

tremerella glipigliòa’ginocchi,

E

venir soldatie servidori.

Chi fecesventolarquellabandiera?

Altezza, sonoi fior diprimavera.

E

quellecroci che

mi danno

noia?

Altezza, gliè lacroce diSavoia.

(*)Ilgranduca LeopoldoIIfuchiamato Babbodai restauratori de!1*49.IlpopololochiamavaBroncio,Canaponeecc.ecc.

EgliavevadatoalgeneraleFerrariunplico suggellato,con tui,alcaso,l’autorizzava a tirare sulpopolodaifortiBel*

vederee S.Giovanni.Sonogià pubblici1documenti.

DìgitizedbyGoogle

(52)

II.

Ferratimio, quanti cannoni avete In forte Belvederee

a San

Giovanni?

0

fate aprirquel plicoche sapete;

Levatemi, per Dio, ditanti affanniI

Tingetemi Firenze a gialloe nero:

Di

quellecrocilate

un

cimitero.

III.

Si diceche il Signor pe’finisui Gastigaibuoni che glison più cari

;

Iochein

Toscana

rappresento lui, I figlimieili vo’trattar del pari.

Il

Bomba

latrovò la veravia:

Mi

chiameran

Bombarda

, e così sial

DigitìzedbyGoogle

(53)

- 52 —

IV.

0

vero Babbo, o esempiodibontad#!

0

specchio di sapienzagranducale!

1 figli suoiglialloggia alle Murate, I Kaiserlicchia Poggio Imperiale.

Ai Kaiserlicchi diedeiFrancesconi:

Ai suoiToscani riserboi cannoni.

V.

Babbo, l’esempio

non andrà

perduto;

Quando

vorrai tornar nel tuopodere,

Ti renderemo

ildebito saluto

Dal

forte

San

Giovanni, eBelvedere.

La prova

ti

darem

del nostroamore,

Come

co’buoni

adopera

il signore.

La

provati

darem

delnostro affetto

A

colpidimitragliae dimoschetto!

DigitizedbyGoogle

(54)

53 —

MARIA ANTONIA.

Firenze27aprile1859.

Ildìch’io tornerò ne’miei paesi

Mi

rivedran ne’miei sembiantiveri:

Xo colle treccie dellelivornesi

Farmi

le materasse eglioriglieri

:

(*)

Sopra

iltrofeo de’miei dirittioffesi

Avrò

sogni piùdolci e lusinghieri.

Iole faròtosar da’miei croati,

Come

barboni

non

fur

mai

tosatil

Iolefaròtosar sinoallacute,

Come

montoni epecore vendute.

i

1

l

(*)Parole attribuite allafigliadiCarolinad’Austria.

DigitizedbyGoogte

(55)

— 54 —

li.

Altezza,questetreccie, o nere, obionde

Le abbiam

giàtronche

un

dì dipropria

Per

tendergli archie risarcir le

Sonde

Aidifensoridell*onor toscano.

Or

fascerem lemargini profonde Ai volontaridel

lombardo

piano.

Ma

voi

non

cigodrete ore tranquille:

Vi pungeranno, altezza, alpardispille:

Vi pungeran

le

membra

dilicate

Come

linguedivipere calcate.

mano

DigitizedbyGoogle

(56)

TROPPO TARDI.

Firenze, settembre 1859.

Altezza,questo vostro fervorino (*)

Ch’è

tutto mielec fior dicortesia, Dite, T avete scritto aSolferino

Con

Cecco

Beppo

e l’altra signoria,

Quando

.noisi sudava a

San

Martino

/ra

il

rombo

eil fischio dell’artiglieria?

Quando

Vittoriocollaspadain alto Per cinquevolte ci

menò

all’assalto?

Quello era il

tempo

da spiegar bandiera!

Ma

allorla vostraera lagialla enera.

Ora

ci promettetealtri stendardi....

Altezza, perdonate!

E

troppotardi!

(')S’intendeilmellifluo manifestoindirizratoda Ferdinandodi LorenaaisuoidilettiToscani dopolapacediVillafraucu.

DigitizedbyGoogle

(57)

56

rJLi’

ARROTIN

O.

Firenze,settembre 185t.

E

lo

mio damo

s’èfattoarrotino;

E

arrotanotte egiornole cesoia,

Le

cesoia delpopolfiorentino,

A

cui lecode son venute a noia:

E non

s’ha più a veder

coda

e codilo

Da

Sienabellaala gentilPistoja. *

Fra

pochigiornil’ultima coduccia

Sarà

mostrata

come

labertuccia:

Fra

pochi giornil’ultimo codino, Chi vuol vedello

pagherà un

fiorino.

DigitizedbyGoogle

(58)

57

IL PLEBISCITO:

Bologna,1859.

Quando Bologna

insorse ed ogni voce

Per

re Vittoriosi trovò d’accordo:

Mastairivolto a

Gesù

Cristoin croce:

Iopicchio, picchio,disse etufai’l3ordo. (*)

Al suo Vicario il

buon Gesù

rispose:

Tu mi domandi sempre

certe cose!

Chiedimi

un

ciuco che pieghi iginocchi,

Una madonna

eh’apra o chiudagli occhi, Ioti contenterò con tuttoil core,

Se

queste coseci farannoonore!

Ma

ridur la

Romagna

allatualegge,

Ma

farche

l’uomo

ridoventi gregge,

Non

è prodigio

da

pigliarsi a

gabbo;

Non

lo potrebbefar nè

manco

il

Babbo.

(*)Ilfatto è attestatoda persona degna di fede. Il papa, quando ebbelanotizia del Plebiscito, inunodi quegliac*

cessi distizzacheIoprendonospesso,sirivolsealCrocifisso conquel passo de’Salmi:

Clamaviadteetnonexaudistimet

Finquilastoria.Ilrestomerita conferma.

DigitizedbyGoogle

(59)

58

VOX POPULI.

Firenze, 18S9.

Qual

erail

Babbo,

talsarà ilfigliuolo:

Stinchi di santo erazzabenedetta!

Noi siam canagliadel toscanosuolo,

Che

sitosa, si strigliae si

ammanetta.

Voi

fuggite,tornate... e

sempre

bene.

Per

noi c’è le

Murate

e le catene.

Per

noiguai se si

manca

al giuramento,

Un granduca

lo

rompe

a suo talento.

Noilaparola, sesi dà, si osserva,

Per

i granduchila parola èserva....

Ma non

per

sempre

ilpopolo s’inganna!

Oggi

èvoce di

Dio

chevi

coidanna!

DigitizedbyGoogle

(60)

Firenze,1839.

Con una man pongo

nell'urnail voto

,

Coll’altra

man

darò 1’obolo mio. (*) Ilvoto del

mio

core a tuttiè noto

;

Unir

mi

voglioa’mieifratelli anch’io.

Ma

coll’offertache nell’

urna

io getto

A

poco a

poco mi

faròil moschetto.

E

mifarò ilmoschetto a poco a poco, Perchè ilmio voto non siapreso agioco.

Libero è il voto,e inviolatoil dritto:

Ma

la vittoria èdichi tira dritto.

(*)

A

Firenzeeinaltripaesi dellaToscana, i! popolo, dopo avergittatonell’urnailsuo voto, offeriva l’obolo peifucili diGaribaldi.

DigitizedbyGoogle

(61)

— 60 —

IL

GIALLO E

IL

NERO.

Milano,1859.

Toglili, maledetta,

ad

ognisguardo

Ilgialloe ilnero dellatua bandierai Ilgialloche ti stasullo stendardo

Non

èraggio disol nè di miniera.

È

il pallordell’avaroe del codardo;

Occhiodi gufo,e dentediversiera1

Il neroè tuo,

ma

non ègià colore.

Gli è ilbuio orrendo che ti stanel core!

Gli èl’orror dellamorte chet’afferra:

Moriraisulla

gogna

e

non

in guerraI

DigitizedbyGoogle

(62)

61

-LÀ voce delle bombe

(*

)

Firenze, gennaio 1860.

I. »

La prima bomba

mise

un

fischioe disse:

Son

nata a Belvedere equi fui tratta.

Ben

tu se’quello cheil decreto scrisse, (”)

Ma

lafortezzaancor

non

èdisfatta.

Nando m* ha

detto

prima

eh’eipartisse:

Aspettami, figliuola,e stattiquatta.

Gliuomini quanti son,

vengono

e

vanno;

Ma

le

montagne

ele fortezzestanno.

Ànch’io parto e ritornoa

mio

piacere:

Arrivederci a forte Belvedere!

(*)AlprimobolloebeilCommendatoreBuoncompagni diede aFirenze,a’udironoscoppiare trebombepiù omenoinof- fensiveunanell’atriodelpalazzo,ovesi dava lafesta,la secondaincasa Ricasoli,laterkaincasa Salvagnoli.

(**)IlBuoncompagnifirmòil decreto, che ordinaIospiana- mentodel forte Belvedere.Leleggison,

ma

ehipon mano adtasi

DigitizedbyGoogle

(63)

- 62 -

II.

E

laseconda diquellafamiglia

Osò

parlarealfier

Barone

istesso.

Tu

vedi

da

lontanalemille miglia,

E non

conoscichiti sta

da

presso.

Temi

lalibertà .che ticonsiglia,

E

ridi a

Giuda

cheti

l’amplesso.

Non

più decreti,

ma

cavalliefanti:

Io sonla voce che tigrida: avanti.

È

notoilsenno dellagentetosca;

Tempo

èche

Roma

iltuovalor conosca.

III.

La

terza

mormorò sommessamente, Come

al prelato

una

gentilbadessa:

Voi

sete

un

Boccadoro,

un San

Clemente;

Tutto il

mondo

lo credee lo confessa.

Ma

qui ciavete a farcon certa gente

Che

vende ciance e sillogizzaanch’essa.

Che

importa a lei diCristo e de’suoi Santi?

Toccatela nel censoe ne’contanti.

Il

Dio

che adora, eiSantia cui s’inchina

Escon

dizecca, • scendonoin cantina!

DigitizedbyGoogle

(64)

— 63

* IV.

Ohi

s’ion’avessi

non

giàtre,

ma

mille

Bombe

temprate a

una

migliorfucina,

Per

le cittadi eperle toscheville,

Le

getterei dal

monte

ala marina.

Che

sonno è questo,o

anime

tranquille?

Che

strano obbliodella virtù latina?

Al primo fischiodifurtiva

bomba,

Risponda il suondella guerriera

tromba;

Ad

ogni

bomba

che

tonando

scoppia,

Risponda un

suonodi

campana

doppia!

k

DigitizedbyGoogle

(65)

.«.IL

CUOCO

d’

IT ALI

A*

Torino, aprile1860.

Il

mio padrone

diventòmugnaio,

E bada

a fargirar lesue mulina.

Altrifatica a ricolmar lo staio,

Ed

egli a

macinar

lasuafarina.

Ma

c’è di

mezzo

qualche stregheria:

Il granoè

buono

e la farina è ria.

Ma

c’è di

mezzo

qualchejettatura,

Qualche

cuocostranier chel’affattura...

Calma, Eccellenza; la

non

si riscaldi

l

Il cuoco checi vuole è Garibaldi.

Digitizedby

(66)

LA CROCE DI SAVOIA*.

Firenze,aprile 1860.

Portala, Italia,la tuacroce bianca Dai colli di

Superga

alLilibeo

;

E quando

sotto ilpeso cadrai stanca, T’ajuterà di Nizza ilCireneo.

Portala, Italia, eP

anima

rinfranca, Ch’ella

non

èsupplicio,

ma

trofeo.

E

il dìchesulVesuvio saràritta,

Non

tu,

non

tuvipenderai confitta;

V

’appenderem, sull’ItaloCalvario,

Non

Cristo Salvator,

ma

ilreoVicario.

E

avrai per tuoconforto, o croce bianca, L’Austriaco a destra ed il

Borbone

a manca.

:>

DigitizedbyGoogle

(67)

66

AI MILLE

DI

MARSALA.

Napoli,giugno1860.

Calatafimi!

Non

veste seta ehifilò gli stami:

Il

mondo

èdelle code e

non

de’primi.

DigitizedbyGoogle

(68)

- 07

->L

A SUORA DI CARITÀ’.

Genova,4 maggio1860.

Suora

di carità

mi

voglio fare,

E

lo mio

damo

al

campo

vo’ seguire:

Non

cidividerà terranè mare,

Nessuna

cosaci potrà partire.

Quando

combatte,

mi

porrò a pregare;

S’eglièferito, lo faròguarire.

Sotto la guardia dellapia Sorella

La

sua salute fioriràpiùbella.

Più d’ogni succo che dall’erbe stilla,

Varrà

il sorriso della

mia

pupilla.

Calma

ogniduolo, e sana ciò che tocca, Il balsamo d’

amor

dela

mia

bocca.

DigitizedbyGoogle

(69)

C8

ROSOLINO PILO.

(')

Viareggio,50maggio1860.

Cardo

marino,

Naviga

verSiciliail

mar

Tirreno,

Vanne

a posarsul cor di Rosolino!

Su

quel terreno

Ove

giacque d’ Italia ilpaladino, Spiega1’ispidefoglie al.ciel sereno.

E quando

tivedran su quellabara,

Non

più tichiameranno un’erbaamara:

E quando

fiorirai sul

mio

tesoro.

Non

saraidetto un cardo,

ma un

alloro.

(‘)Rosolino Pilo,ilvaloroaIprecursoredi Garibaldiiu Sicilia, salpavada ViareggioiiSO marzode!1S60.Caddegloriosa- metile aCalciatimi.,doveaspettaancorailsuomonumento.

DigitizedbyGoogle

(70)

(.0

-

^GARIBALDI

IN SICILIA.

Maggio 1860.

(DonnediPalermo).

*

E

Tho vedutoio stessaa Monreale,

E

vidi ilampi che gliuscian degli occhi.

Ei

non

è fatto di

tempra

mortale,

E non

c’è

piombo

che nel corlo tocchi.

E me

l’hadetto

una monaca

pia, Ch’egli èfratello a

Santa

Rosalia!

La

Santagli

ha mandato uh

talismano Tessuto incielo colla propria

mano.

L’angiol Michelelo venne a trovare,

Ed una

stellagliposò sulfronte.

Questa

ti guiderà per l’alto

mare:

Questa

la viati mostreràdelmonte.

Quando

si

move

eti

fiammeggia

avanti,

Sprona

il cavalloe fa marciareifanti:

Quando

si ferma in

mezzo

all’aria aperta,

Suona

1’attacco c la vittoriaè certa.

DigitizedbyGoogle

(71)

(Soldati).

Menaci

contro i Turchi eli Zuavi,

Menaci

contro ildiascol che tiporti.

0’imbarcheremo, o re, sulletue navi,

Combatteremo

e

morirem da

forti.

« Ma

contro aquello

non

voler menarne,

Ch’ei

non

èfatto dellanostra carne.

Noi glitiriamo, eil colpo indietrotorna;

Noi

cadiam

morti, elui cifalecorna.

Fa

di raccomandarti a

San

Gennaro,

E

faglicelebrar

messe

enovene;

Chè

Garibaldiè il suofìgliuol più caro,

E

il

sangue

suo glibolle nellevene.

Sire, gliè

un

santosotto forme

umane:

Prima

ci vinse epoici diedel pane.

Mostrati

buono

e faglicortesia, Cli’ei

non

si vince per diversavia.

DigitizedbyGoogle

(72)

(Lazzari).

È

natod’

un demonio

e d’

una

Santa, In

un momento

che

han

sentito

amore:

(iliè tuttoil padre,

quando

il ferroagguanta,

Ma

della

madre ha

ladolcezza in core.

*

Quando

combatte, il genitor gli

manda

La

suaferoce edinvincibil

banda:

Quando

riposa, glisorride inviso

Un

raggio chegli viendal paradiso,

Il

mar

che

rugge

tra CariddieScilla

Non

lo

sgomenta

e

non

lo tieneindietro.

L’

onda

al suo cenno si farà tranquilla;

Camminerà

sul

mar come San

Pietro.

C’ è Santa Rosaliadi làdal Faro,

A

Napoli perlui c’è

San

Gennaro.

0 Sàn

Gennaro,o SantaRosalia, SalvateGaribaldi, ccosì sia!

DigìtizedbyGoogle

(73)

- V) -

(Volontari).

0 buona

gente dell1Italiaestrema.

Lasciate star li Santie li demoni;

Che

Garibaldi de1

dimon non

trema,

E

sache i Santi non son tuttibuoni.

La

Santa dacui

nacque

è Italiabella;

La

libertà d’Italiaè la suastella.

La

stellache lo guida èLibertade, Chi perlei

pugna

vince anche se cade!

E

la sua veste Italia glieladiede Tintanel

sangue

de’martirisuoi:

Ma

pura

come

giglio è lasuafede,

E

ilsuo drappellogli è

un

drappel d’ eroi.

E

i trecoloridellasua bandiera,

Non

son treregni,

ma

1’Italia intera:

11bianco l’alpe, ilrosso i

due

vulcani.

Il verde l’erbade’lombardi piani!

DigitizedbyGoogle

(74)

T

11I

N A C R

I

A

. (*)

Novembre18(30.

La mia

Trinacria,

come

tu lavedi.

Per

andar

lestamise fuortrepiedi.

Il primolo cacciò finoal tallone Nelloco che

non

dico alre Borbone.

Gli altri due, certi foglisubalpini, Livolevan perCrispie per Mordini;

Ma

la monella, eh’ ègaribaldina,

A Cordova

li serba ea

La

Farina.

(*)Econosciutolostemma siculo: unatesta di donna cou tregambeaino’ diraggi:quinditrinacria, tri'jambe.

DigitizedbyGoogle

(75)

-

74

~

LA STELLA

DI

GARIBALDI.

Firenze ollobrc 1861.

Croci,cordoni, ciondoli, crachats,

Sputatiinpetto a cavalieri ea fanti, Saranno fusiinmezzo a lacittà,

A

qnor de’ buoni, a scornode’ furfanti,

E

su que’restiancor fumanti e caldi

La

stellasorgerà di Garibaldi:

E

sarà datain cimaalCampidoglio

A

chi la lupa cacceràdal soglio! (")

E

sarà data a chiper l’Adria salpi,

E

ognistranierocaccerà dall’Alpi.

(*)Lalupa fuprega da Datilecomesimbolo del poter tem porale de' papi*

DigitizedbyGoogle

(76)

75 -

I

NUOVI SANTI.

Firenze 9marzo 1882.

Che

siate mille volte benedetti, Santi di

Roma

ed angelidiVienna.

Dobbiamo

a Voi le

lampane

ei torcetti,

Se

non ciaffoga ancorl’Istro ela

Senna

!

Vergine

Immacolata

diSonnino, Teneteil papa-re sul

buon cammino:

Fate che

Cecco-Beppo

ela suacorte

Soguino

Italia vinta, ed Austriaforte.

Gli è ben raccomandarsi aquella gente,

Se

i nostri buoni

non

son buoni a niente!

DigitizedbyGoogle

(77)

— 70 —

«•SPINTE 0 SPONTE.

Firenze aprile1862.

0

spinteo sponte al ciella

fiamma

tende,

0

spinte o sponte va l’acquaalla china.

0

spinte o sponte,

quando

il fulmin scende, Crollan lerupi e la

magion

ruina.

0

spinteo sponte per lavia che prende

La

terra, ilsole,il popolo cammina....

E

tu vorresti, o successordiPietro,

Fermar

il sole erimandarci indietro?

Bada

al governodella Santa Chiesa!

0

spinte osponte

compirem

l’impresa,

E ghigneremo

a

Roma

o spinte o sponte!

E

non vogliam dormire a pièdel monte.

DigitizedbyGoogle

Riferimenti

Documenti correlati

L’introduzione negli anni ’80 di nuovi metodi nella coltivazione della vite, l’ammodernamento della cantina e il coinvolgimento dei figli Marco e Mattia hanno portato

anche se non berrai tutta la bottiglia. ti forniremo il contenitore per poterla portare

Kicorainciala la guer- ra nel 1849, nella terribile e spaventevole giórnala del 23 marzo a Novara tanto CAR- LO ALBERTO quanto VITTORIO EMANUE- LE combatterono come leuoi finché

L’erogazione touch-free elimina la contaminazione incrociata La stazione per l’igiene delle mani senza contatto può essere utilizzata ovunque e in qualsiasi momento da chiunque

Sono consentiti anche altri due pasti senza carne que insieme siano inferiori a un pasto.. Astinenza = La carne i la zuppa o salsa a base di carne non possono essere

Orditura Direttore delle attività Formative- Pratiche e di tirocinio: Dott.. Amato

Orditura Direttore delle attività Formative- Pratiche e di tirocinio: Dott.. Amato

Pagamento del corrispettivo: pagamento operato dalla società di factoring al cliente cedente del corrispettivo della cessione, nella misura dovuta al momento dell'effettivo incasso