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ING. MARCHESE VINCENZO RICCISENATORE DEL REGNOn. il 15 Agosto 1851, † il 21 Luglio 1912.

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42 ATTI DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO

sima ed efficace da lui spiegata durante il triennio della sua presidenza. Chiude il suo dire con un cordiale e sentito augurio, al quale si associano tutti i presenti acclamando il benemerito ed amato Presidente.

Questi risponde affettuose parole di ringraziamento al Prof. Reycend ed a tutti i Soci che gli diedero così lunghiere attestazioni di stima, ed esprimendo a tutti i suoi migliori auguri per loro e per la Società degli Ingegneri, chiude la seduta.

Il Segretario

C. BRUNO

Il Presidente

C. MAZZINI.

ING. MARCHESE VINCENZO RICCI

SENATORE DEL REGNO n. il 15 Agosto 1851, † il 21 Luglio 1912.

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Egregi Colleghi,

Debbo l'onorifico ed ambito incarico commessomi dalla benemerita nostra Presidenza di rievocare stasera in questa sede la figura e l'opera dell'Ingegnere Vincenzo Ricci, Senatore del Regno, unicamente al fatto che per ragioni, dirò così, di territorialità e per dimestichezza di rapporti da me avuti coll' illustre e non mai abbastanza compianto estinto ero forse in condizioni più che qualunque altro collega di dire di Lui quanto di lui forse è più conosciuto in altre vicine Città che non a Torino.

Questa, e non altra, è stata la determinante della scelta fatta della modesta mia persona dalla Presidenza, imperocchè se a criterii diversi e forse più giusti avesse dovuto inspirarsi la scelta stessa, moltissimi altri fra i colleghi, assai più esperti di me nell'arte del dire, e di me assai più autorevoli e competenti, avrebbero dovuto stasera rendere il meritato omaggio alla venerata memoria di questo figlio del nostro Piemonte, che egli amò con salda fede nei suoi destini, e nell' avvenire che la svegliatezza, l' arditezza d'ingegno, 1' operosità e 1' onestà della sua popolazione gli assicurano.

E dissi di proposito figlio del nostro Piemonte, perchè il Marchese Vincenzo Ricci, per quanto nato a Berlino il 15 Agosto 1851 (il padre suo era Ministro del Re di Sardegna) e scendesse da una famiglia Genovese, illustre per antichis- sima nobiltà e per aver dato eminenti personalità al Governo, ai sommi gradi dell'esercito, al Parlamento (infatti gli zii furono: Vincenzo, deputato di Genova e ministro con Balbo e Gioberti; Giuseppe, deputato di Spezia e Generale;

Giovanni, deputato di Genova, ammiraglio e poi senatore) volle sempre essere considerato piemontese, perchè del Piemonte sono fulgide gemme, Torino, Novara

COMMEMORAZIONE

DEL

Marchese Ing. Vincenzo Ricci

Senatore del Regno

letta dal Socio Ing. Comm. Carlo Mazzini

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46 ATTI DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI

e Vercelli, le tre città, tra le quali egli portò sempre e divise i frutti della sua prodigiosa attività e della sua impareggiabile generosità, del suo altruismo, della sua non comune erudizione in materie agrarie e sociali.

E fra queste tre città Egli prima di morire espresse il desiderio che Novara fosse prescelta per ricevere le sue spoglie, certamente per vincoli di parentela, che a Novara più che altrove lo avvicinavano, avendo Egli, ancora giovane d'età, condotto in moglie la Contessina Albertina della storica famiglia novarese dei Tornielli Bellini di Vergano, che da tempo l'aveva preceduto nella tomba.

Per l'ambiente stesso, in cui nacque, Vincenzo Ricci si può dire abbia fin dai primi anni respirato un'atmosfera politica: Egli nelle pareti domestiche sentì lo svolgersi di una missione storica attraverso a due grandi tradizioni famigliari, e fin da giovane aspirò ad esercitare una parte importante nella vita pubblica, considerando la realizzazione di così nobili aspirazioni come il mezzo per adem- piere degli alti doveri verso la Società, verso la Patria.

Conseguita, giovanissimo, la laurea di Ingegnere nel nostro Valentino con spendide votazioni, dopo essere stato per un anno allievo della Accademia Militare, egli intuì e sentì più che 1'opportunità, la necessità di dedicare l'opera sua emi-

nentemente fattiva a quel campo, nel quale Egli si riteneva più specialmente competente: ed alla tecnica agraria rivolse la mente e l'azione sua, convinto, come proprietario evoluto, della necessità di una agricoltura economicamente più intensiva e più produttiva. E fu, si può dire, sua creazione la Associazione fra gli agricoltori del Vercellese sorta nel 1901 e ricostituita su basi più solide nel 1907.

E' superfluo, e forse anche fuori luogo, che io ricordi ai colleghi in questo momento quali e quante siano state nei passati anni le agitazioni, i movimenti quasi convulsivi della classe lavoratrice nel Novarese, nel Vercellese e nella Lo- mellina per ottenere repentinamente mercedi assai più forti nelle epoche della monda e della mietitura del riso, ed i conseguenti scioperi agrarii, che lasciarono uno strascico di passioni dolorose tra proprietari e conduttori di fondi da una parte e lavoratori dall'altra. Orbene il Marchese Ricci col suo spirito osservatore, con quel sue fine criterio, intuì la necessità di una organizzazione speciale, forte e sapiente, la quale però non dovesse essere esclusivamente una lega di resistenza padronale contrapposta alle leghe dei contadini, una organizzazione, in ultima analisi, per mezzo della quale si avesse a raggiungere l'alto fine sociale di assicurare il lavoro agricolo nelle risaie a difesa della produzione regionale e con essa della economia nazionale. E questo fine sotto la solerte, intelligente, proficua Presidenza di Vincenzo Ricci, l'Associazione degli agricoltori raggiunse in modo mirabile: dopo la sua costituzione diventarono meno aspri i conflitti e furono possibili le provvide intese non solo, ma anche la sanzione e la applicazione di norme igieniche migliori, e più larga la tutela della salute dei risaioli. Certo anche con tutta la buona volontà dell'Associazione e del suo benemerito ed illustre Presidente non si potè evitare qualche contestazione, in materia di tariffe e di orario di lavoro; ma questo stato, che chiamerò sporadico, di cose non deve punto meravigliare, perchè è umano che tra la grande massa di lavoratori, di fronte ad una organizzazione padronale,

E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO 47

vi dovesse essere sempre qualcheduno che difficilmente si poteva persuadere come l'Associazione non intendesse sfruttare e sopraffare i lavoratori; e come essa di qualche vittoria ottenuta non solo non avrebbe mai abusato, ma la vittoria stessa avrebbe rivolta a beneficio dei lavoratori; ed io, me lo consentano i colleghi, voglio in questo momento augurarmi, nello interesse delle mie regioni, che la scomparsa di un tanto uomo, quale fu il Senatore Vincenzo Ricci, non abbia a procrastinare quel momento da tutti vivamente atteso, nel quale quella pacificazione degli animi, quell' incremento del benessere dei lavoratori che era nei desideri e negli intenti dell' illustre Estinto, non sia più una semplice aspettazione, ma bensì un fatto reale e positivo.

E che tale fosse il desiderio e l'intento del Marchese Ricci e come da lui e dai suoi agricoltori esulasse il pensiero egoistico di una rigida difesa di classe, lo prova ad usura anche il fatto, che appena costituitasi l'Associazione, di cui ho parlato, in seno a questa, auspice il suo Presidente, sorse nel 1902 la Cassa mutua degli agricoltori per gli infortuni degli operai sui lavoro, la quale cassa, da Cooperativa trasformatasi poi in Consorziale, assicurò agli operai agricoli ad- detti ai poderi dei Soci quella indennità in caso di infortunio che neanche oggi la legge assicura, istituzione questa veramente provvidenziale e che ha prevenuto quella legge umanitaria che ancora oggi è nel desiderio di quanti hanno vera- mente a cuore il benessere dei lavoratori delle campagne; questa cassa ha poi anche avuto il vanto di essere stata la prima a costituirsi in Italia, ed i suoi preziosi statuti ebbero la invidiabile gloria di essere stati adottati per la creazione di altre consimili instituzioni.

Ma non a questo solo si limitò il pensiero e l'opera di Vincenzo Ricci. Fu anche sua creazione quella Stazione Sperimentale di Risicoltura che ha sede in Vercelli.

Questo istituto, oramai fiorente ed eccezionalmente benefico, che fu una delle fervide aspirazioni dei Congressi internazionali tenutisi nei decorsi anni a Novara, a Mortara ed a Pavia, si può dire sia stata la conseguenza di un voto fatto nel 1907 alla Camera dei Deputati nell'occasione in cui si discuteva il disegno di legge per la coltivazione del riso: il voto riguardava l'opportunità che il Governo provvedesse alla istituzione di speciali scuole di risicoltura di fronte ai progressi che la risicoltura andava continuamente raggiungendo in paesi nei quali, sino allora, era stata assai scarsamente praticata.

Pel Marchese Ricci quel voto fu come una rivelazione e subito si mise all'opera, perchè il medesimo trovasse terreno adatto presso di noi per la sua realizzazione.

Con una magistrale Relazione al Consiglio Provinciale di Novara Egli potè ottenere la piena adesione, morale e materiale, di quella Provincia, e in seguito coll'inter- vento di numerose personalità, rappresentanti di Associazioni agricole, di Consorzi Agrarii, di Casse di Risparmio, di Banche Popolari, di Camere di Commercio potè far approvare un apposito statuto e raccogliere in brevissimo tempo altrettante adesioni per un contributo annuo complessivo di circa Lire 30 mila, e così la Stazione potè divenire senz'altro un fatto compiuto e funziona dal 1908.

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48 ATTI DELLA SOCIETÀ DEGLI INOEONERI

Se non sapessi che abuso della vostra pazienza, o Egregi Colleghi, io vi direi che ove anche nessun altro titolo alla pubblica benemerenza ed alla universale gratitudine avesse il compianto Estinto, basterebbe da solo questo moderno e perfettissimo Istituto a collocarlo fra i benefattori dell'umanità. Forse solo pochi di voi, e nol dico certo per recarvi offesa, potranno di questa mia recisa affer- mazione afferrare l'alto significato, la matematica esattezza; perchè è evidente che non tutti i colleghi sono in grado di sapere che la Stazione sperimentale di risicoltura funziona come un osservatorio costante ed illuminato da cui partono le segnalazioni e le istruzioni ad agricoltori, industriali e commercianti, a quanti cioè sono interessati alla produzione del riso, alla sua lavorazione, al suo smercio sul mercato interno ed esterno.

Ma basterà per tutti che io ricordi che fra i tanti scopi di questa stazione havvi quello di risolvere il non facile problema di supplire nella coltivazione del riso all'opera dell'uomo col mezzo di macchine mosse da motori inanimati: di queste macchine ornai reclamano l'uso ragioni economiche per il naturale ed ine- vitabile aumento del prezzo della mano d'opera e l'impellente necessità di lottare colla concorrenza estera: ne richiedono l'uso allo stesso tempo, ragioni umane e sociali che corrispondono alle progredite condizioni morali e civile delle stesse popolazioni e della stessa coltura. Ed ecco che associata alla Stazione sperimentale il Marchese Ricci volle sorgesse l'associazione italiana di motocultura, di cui fu, si può dire, il Presidente nato, associazione intesa a perfezionare gli attuali sistemi di aratura, mondatura, mietitura ed essicazione del riso, ed io sono certo che a questa associazione, dopo le felici esperienze fatte alla grandiosa nostra Esposizione dello scorso anno sarà assicurato un proficuo avvenire se al rimpianto Presidente di essa altri volenterosi sapranno e vorranno sostituirsi.

Ma se queste, o Egregi Colleghi, si possono dire le maggiori iniziative di Vincenzo Ricci, iniziative che basterebbero da sole a giudicare 1' uomo di cui lamentiamo la irreparabile perdita, è notorio che in altri campi Egli ha spiegato e diffusa la sua attività, la sua operosità.

Se la ristrettezza del tempo e i riguardi che io devo a voi, che così bene- volmente mi ascoltate, non mi imponesse l'obbligo di abbreviare questa mia mo- desta commemorazione, io dovrei ancora su moltissime cose compiute dal Ricci intrattenervi: mi limiterò pertanto ad enumerarvi le altre numerose cariche a cui egli fu chiamato dalla fiducia, dalla stima di quanti lo conobbero ed amarono.

Fu Deputato al Parlamento per due legislature: la prima volta fu eletto, era la XVI legislatura, il 18 Maggio 1888 pel secondo Collegio di Novara, in sostitu- zione di Giovanni Battista Sella.

Non fu più eletto per la diciasettesima e diciottesima legislatura. Rientrò in Parlamento con la XIX legislatura per il Collegio di Santhià, succedendo all'On.

Marco Pozzo, che a sua volta lo vinse e sostituì nella legislatura ventesima e successive.

Alla Camera si fece notare per alcuni discorsi pratici ed assennati in materia economica ed agricola: godeva dell'amicizia dell'onorevole Sonnino, che nell'ultima

E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO 49

sua breve permanenza al Governo nel 1910, lo propose al Re per la nomina a Senatore. E a questo punto io chiedo licenza di aprire una parentesi per provare la nobiltà e la mitezza d'animo e l'elevato senso politico dei due candidati nel 1897 pel Collegio di Santhià. L' onorevole Marco Pozzo, che fu a sua volta vinto e vincitore di Vincenzo RÌCGÌ, quando seppe della nomina a Senatore del suo antico avversario, non potendo intervenire per grave lutto domestico alle onoranze de- cretate in quell'occasione al neo Senatore, così telegrafava al Presidente del Comitato:

“ Pregola vivamente di esprimere al Marchese Ricci il mio più vivo compiacimento per la meritata, auspicata sua elevazione all'altissimo seggio di Senatore del Regno, degno premio della sua vita spesa tutta per il pubblico bene, con nobile disinte- resse e generosità di sentimenti, con multiforme geniale dottrina ed attività pari alle tradizioni della Sua famiglia. Già suo avversario politico, sempre estimatore delle sue insigni personali virtù, mi onoro ora altamente della sua personale amicizia e molto mi compiaccio delle grandi benemerenze che Egli si è acquistato coll'opera saggia, liberale da lui spiegata nella nostra regione per il progresso agricolo e per la prevenzione e pacificazione dei conflitti nel lavoro, cosicchè credo di potere affermare, senza esagerazione, che l'opera Sua, nel difficile periodo tra- scorso, è stata veramente provvidenziale „.

Queste nobili parole di un ex-avversario sono a mio giudizio tutto un poema!

E chiudo la parentesi.

Vincenzo Ricci, per 35 anni, e cioè dal 1877 senza interruzione fece parte del Consiglio Provinciale di Novara, e vi fu uno dei membri più fattivi e auto- revoli. Fu vice segretario della Presidenza per 4 anni ed appartenne per ben 16 anni in varie riprese alle Commissioni di Finanza e degli affari generali, e per otto anni interpolatamente fece parte della Deputazione Provinciale.

Si può dire che in questo Consiglio non una quistione importante siasi dibattuta, nella quale egli non abbia portato il contributo della sua mente acuta ed essenzialmente pratica.

Ma a Novara non solo nel Consiglio Provinciale Egli esplicò la prodigiosa opera sua: fu pure Consigliere Comunale ed Assessore, Presidente dell'Ospedale Maggiore, Presidente del Collegio degli Ingegneri, Presidente dell'Istituto profes- sionale Ornar (al quale Istituto classificato fra i primi del genere in Italia, non solo dedicò le più vigili cure, ma vivendo e morendo largì cospicue donazioni istituendo premi a favore dei licenziati più degni), Presidente del Circolo popolare monarchico, Membro della Direzione del Comizio Agrario, Consigliere dell'Associa- zione fra proprietari e conduttori di fondi del Novarese.

E non parlo degli uffici minori, perchè ne sarebbe troppo lunga la serie:

Egli appartenne:

all' Associazione d'irrigazione dell'agro all'ovest della Sesia;

alla Confederazione Nazionale Agraria di Bologna;

alla Cassa di Risparmio di Torino;

al Consorzio Nazionale;

alla Società Reale mutua incendi;

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50 ATTI DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI

all'Accademia di agricoltura;

alla Commissione per la Navigazione interna;

e ad altri non pochi uffici ancora che Egli tenne sempre con onore dandovi non soltanto il nome, ma l'opera intelligente, sagace, e lasciando in tutti larga orma della sua rettitudine, della sua bontà e del suo vivido ingegno.

E di questo suo forte ingegno e della larga sua coltura, accresciuta sempre dalla continua lettura, dagli studi ininterrotti e dai frequenti viaggi, Vincenzo Ricci lascia pure traccia non comune in alcuni suoi scritti, fra i quali piacemi ricordare: i Cenni biografici di Costantino Perazzi, che lo onorò della sua amicizia, una relazione sulla convenienza di chiedere o no l'acceleramento delle operazioni catastali nella Provincia di Novara, (relazione che ancora oggidì fa testo autore- vole in materia), uno studio sugli effetti giuridici da attribuirsi al Catasto, ed infine un altro studio sopra un recente sciopero agrario, quello dell'agro Vercellese nel 1906, nel quale l'equanimità dei giudizii è pari alla serenità delle considera- zioni e delle conclusioni.

Ultimamente poi Vincenzo Ricci era stato dal Ministro delle Finanze chiamato a presiedere una Commissione Governativa per lo acquisto delle Roggie derivate sulla sponda destra del Sesia, ed io, che gli fui compagno di lavoro e fui testi- monio del grande amore e del lungo studio che Egli portò nel disimpegno di questa onorifica e difficile missione, non posso fare a meno dal dichiarare qui in faccia a uomini competenti, quali voi siete, che ben difficilmente altri potrà por- tare nella risoluzione dell'arduo problema quel corredo di intelligenza, di attività e di praticità, che il compianto Estinto vi seppe recare e che è stata veramente una grande jattura quella che ha rapito a questo compito l'uomo che aveva intuito tutta l'importanza della questione sottoposta allo studio della Commissione e che anelava il momento di riuscire a vedere soddisfatti i voti e le aspirazioni di benemerite popolazioni, che coll'acquisto di dette roggie si vedrebbero risorgere a vita novella.

Ed appunto il male che doveva portarlo alla tomba, lo colse proprio la notte precedente il giorno che Egli doveva presiedere la Commissione che aveva con- vocata a Torino.

Era il 18 Luglio di quest'anno ed io, che coi colleghi stava in attesa del Presidente, alquanto preoccupato di non vederlo arrivare, Lui sempre pun- tualissimo, ricevetti verso le 9,30 un laconico biglietto da parte di suo cognato, il Marchese Ghislieri, che mi dava la triste notizia di un grave deliquio che aveva nella notte colpito il Senatore Ricci e soggiungeva il biglietto: nel deliquio però accennò ai Canali Cavour, al fiume Sesia, tanto che io suppongo che stamane dovesse trovarsi in codesto ufficio: ad ogni modo ne l'avverto per opportuna sua norma.

Io ed i colleghi rimanemmo come sbalorditi a quella notizia: la seduta fu sospesa coi voti i più fervidi, perchè il nostro benemerito Presidente avesse presto ad essere in grado di riconvocarci, nessuno presagendo quello che avvenne poi.

Tre giorni dopo Vincenzo Ricci non era più.

E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO 51

I funerali, che seguirono a Novara, furono quanto si può dire solenni ed imponenti e rappresentarono un vero plebiscito di rimpianto e di dolore, malgrado fossero state rispettate le di Lui ultime volontà, avendo Egli stabilito nelle sue disposizioni testamentarie che le sue estreme onoranze fossero modestissime, senza apparati ufficiali, senza fiori e senza discorsi, non smentendo così anche negli ultimi istanti di sua vita quella modestia che fu suo abito costante.

E poichè

“ Giusta di gloria dispensiera è Morte „

e dal dì che Vincenzo Ricci scomparve, contrariamente a quanto suole avvenire di molti celebrati in vita che colla fine del corpo totalmente periscono, Egli più e più vive e sale nella stima della Nazione e nello affetto dei suoi concitta- dini, mi sia consentito di finire questa commemorazione, modesta ma veritiera, dell'illustre Estinto, rievocando le parole colle quali il giornale del partito socia- lista Vercellese rendeva omaggio alla venerata memoria del Marchese Ricci a nome di quelle organizzazioni dei lavoratori, davanti alle quali il defunto si è sempre trovato come a capo ed esponente della classe padronale.

“ Mandiamo un doveroso saluto (così scriveva La Risaia all'annunzio della

“ morte del Presidente della Associazione degli agricoltori di Vercelli) alla memoria

“ dell'uomo di alto valore che, militando in campo diverso dal nostro, ebbe però

“ lucidità di mente, abilità non comune, attività grandissima, vasta capacità

“ amministrativa.

“ Egli difese palmo a palmo gli interessi della sua classe sempre conservando

“ la misura, sempre con correttezza signorile.

“ Egli aveva per martedì indetta una riunione del suo Consiglio per discutere

“ della riforma del patto colonico da noi chiesta con tanta insistenza, e da lui

“ entro certi limiti riconosciuta possibile.

“ Certo l'opera sua avrebbe giovato ad appianare molte difficoltà.

“ Facciamo voti che chi gli succederà abbia ad ereditare l'alto senso di

“ progresso civile che lo animava e la sua larghezza di vedute „.

Ora non v'è chi non veda quanto questo omaggio della classe lavoratrice in quel momento solenne abbia una maggiore significazione del rimpianto unanime, cordiale e profondo degli amici, e come Esso rappresenti la più bella glorificazione di chi si piange estinto.

Egregi Colleghi,

Io avrei finito; ma voi avrete potuto di leggieri rilevare quanto grave sia stato il compito che io dovetti assolvere e grave tanto più in quanto di fronte alle multiformi manifestazioni della meravigliosa attività di Vincenzo Ricci, le modeste mie forze intellettuali si dimostrarono al tutto insufficienti a concretare, come avrei voluto e dovuto, un' idea complessa ed analitica ad un tempo della

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52 ATTI DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO

sua potenza di volontà e di ingegno esplicatasi in tanti e svariati campi della umana attività, stampando in ciascuno di essi un'orma, che il tempo non varrà mai a cancellare.

Ma se io, pur conoscendo le difficoltà del compito, non mi ritrassi dall'accet- tarlo, questo fu unicamente perchè confidavo, come grandemente confido, in questo momento, sulla benevolenza ed indulgenza vostra a mio riguardo, ed amo sperare, che pur non avendo potuto e saputo adeguatamente corrispondere alla fiducia in me risposta dalla nostra benemerita Presidenza, voi non mi farete carico della mia deficienza, e convinti tutti al pari di me, che per quanto modesto sia il tributo che per cagion mia il nostro sodalizio paga stasera alla memoria di un illustre Consocio, non per questo rimarrà meno vivo e meno sentito nell'animo di tutti noi il rammarico ed il compianto per la perdita dell'Uomo cotanto beneme- rito per larghe e geniali iniziative, cotanto rinomato per civile sapere, di Vincenzo Ricci, che fu gentile cavaliere, illuminato amministratore, operoso parlamentare, lustro e decoro delle terre piemontesi.

A Lui che seppe mirabilmente coonestare integrità, attività, intelligenza, costanza, audacia, generosità, (tutte virtù ai giorni nostri assai difficili) a Lui, che, se era nobile e ricco per nascita, fu ancora più nobile e più ricco pel suo cuore, pel suo ingegno, pel suo disinteresse, per la sua anima e per la sua bontà, a Lui vada stasera il mesto e reverente saluto di questo nostro Collegio, e sia di conforto ai congiunti suoi la certezza che sulla tomba di Vincenzo Ricci vigilerà costante il riconoscente affetto di quanti Egli amò e dei moltissimi che beneficò.

COMMEMORAZIONE

Ing. CARLO MAZZINI.

Cav. Ing. ENRICO MOTTURA

DELL'EX SOCIO

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COMMEMORAZIONE

dell'ex Socio Cav. Ingegnere ENRICO MOTTURA

Egregi Signori:

L'Ing. Enrico Mottura, del quale rimpiangiamo la perdita avvenuta il 26 luglio scorso, era uno dei soci più anziani del nostro sodalizio, essendo entrato a farne parte fin dall'anno 1873; eppure molti di voi, anche fra i più assidui frequentatori di queste sale, non ebbero forse occasione di conoscerlo e di avvicinarlo, perchè egli preferiva venirvi nelle ore di minor concorso di colleghi, mosso a ciò da quel sentimento di timidezza innato in lui e che formava la caratteristica dell' animo suo; infatti a chi lo vedeva camminare per le vie di Torino, in atteggiamento sempre pensoso, poteva sembrare che egli avesse un carattere austero e rigido;

all'incontro se lo avvicinavi e discorrevi con lui, traspariva subito la bontà del- l'animo suo, nel tempo istesso gioviale ed affabile con tutti.

Laureatosi in Torino nel 1866, fu subito chiamato dall'ing. Sommeiller a far parte dell'impresa dei lavori del traforo del Cenisio, ove ebbe particolarmente la direzione dei lavori del tronco ferroviario da Oulx a Bardonecchia, e fu anche in alcune circostanze, dal capo dell'ufficio tecnico comm. ing. Borelli, delegato a rappresentarlo nella direzione dei lavori della grande galleria.

Terminato il traforo del Cenisio, il Mottura entrò quale collaboratore nello studio del comm. ing. Camusso e vi rimase parecchio tempo, fino a che per l'aumentato lavoro proprio, si decise ad aprire studio: e da allora il suo multiforme ingegno ebbe agio di applicarsi ai vari rami dell'ingegneria: nel campo dell'archi- tettura si occupò con passione dello studio dei problemi relativi alla statica delle costruzioni murarie in genere, ed alla stabilità delle volte in specie e tali suoi studi applicò nella concezione e nella esecuzione di alcune ardite opere come l'artistico ed ardito campanile del santuario di Trana, la Chiesa dei Cappuccini di Chivasso, l'Osservatorio astronomico del P. Denza nel collegio di Moncalieri, e recentemente la cupola della Chiesa dell'Immacolata Concezione di Torino.

Ed a questo proposito mi ritorna alla mente una frase scultoria che ho udito un giorno nei riguardi dell'ing. Mottura; discutendosi con un collega sulla stabilità,

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56 ATTI DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO

di una volta che presentava qualche minaccia di sfasciamento e riconosciutosi di diffìcile soluzione il problema dei relativi provvedimenti da adottarsi, proposi di richiedere il consiglio di qualche autorità del genere, il collega non esitò ad indi- carmi il Mottura esclamando: “ quello è il Pescarolo delle volte! „

E che tale sua eccellenza negli studi statici fosse universalmente conosciuta, lo prova il fatto che alcuni anni or sono fu chiamato dall'Amministrazione delle ferrovie Sarde a studiare il modo di rinforzare vari ponti ferroviari che minac- ciavano rovina, ed egli progettò e diresse gli opportuni lavori di consolidamento senza interrompere per nulla il servizio della ferrovia con piena soddisfazione dell'Amministrazione stessa. Anche i problemi idraulici lo interessarono vivamente ed al loro studio si applicò con amore conseguendone lusinghieri successi: ne fanno fede gli importanti lavori di condutture di acqua potabile da lui progettati e diretti fra i quali citerò quello della Città di San Remo, ed altro per il Comune di Santhià: e non sarà fuor di luogo l'accennare ad uno speciale apparecchio da lui inventato e destinato ad evitare lo spreco dell'acqua potabile da parte degli inquilini delle case, regolando l'afflusso della condotta principale dello stabile.

Chiudendo il mio dire, esprimo l'augurio di aver reso omaggio alla memoria del compianto collega portando a vostra conoscenza suoi meriti speciali che la sua modestia voleva ignorati da tutti.

Alla sua famiglia che amò di intenso affetto ed agli egregi suoi congiunti che sono essi pure soci del nostro sodalizio, l'espressione del nostro più sincero rimpianto.

Ing. SPIRITO MIGLIORE.

ING. PROF.

MARIO ZECCHINI

DIRETTORE DELLA STAZIONE AGRARIA DI TORINO n. il 7 Marzo 1854, † il 23 Settembre 1912.

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COMMEMORAZIONE

DEL

Socio Ing. Prof. M. ZECCHINI

detta dal Socio R. Nuvoli nell'adunanza del 9 Dicembre 1912

Nel mese di settembre si spense il collega Ing. Mario Zecchini il quale fin dall'anno 1883 era inscritto nella nostra società, ed è cosa straordinaria che la sua perdita abbia ad essere contemporaneamente lamentata da due delle Società che costituiscono la nostra Federazione. Egli è che trattasi di un lavoratore indefesso, come pochi se ne trovano, il quale applicò il suo multiforme ingegno al progresso di tutti i rami scientifici, cooperando grandemente alle loro pratiche applicazioni.

Laureatosi ingegnere Civile nel 1875, cioè in epoca in cui non esistevano ancora, come attualmente, le varie suddivisioni negli studi scientifici, il Prof.

Alfonso Cossa che scorse in lui una mente eletta, lo volle con se quale Assistente nella R. Stazione Sperimentale Agraria, allora appena istituita. Questo avveni- mento, cui fece seguito nel 1885 la sua nomina a Direttore della Stazione eno- logica in Asti e poi nel 1895 in Torino, indirizzò la sua attività in modo speciale verso le chimiche applicazioni e le sperienze agrarie, ma la varietà degli studi ai quali aveva dovuto attendere fece sì che ogni qualvolta tali applicazioni chimiche ed agricole riflettevano i diversi rami dell' ingegneria, egli si trovava in grado meglio che qualunque altro di fare gli opportuni coordinamenti delle scienze.

Ed invero i diversi rami scientifici trovansi ad avere ad ogni momento molti punti di contatto nelle loro applicazioni, e queste riescono bene spesso più com- plete ed utili se trovano in una stessa persona chi sappia di essi tutti approfittare.

L'Ing. M. Zecchini, mente vasta e posata, era quanto mai atto a tale compito.

Invero nello stesso tempo che dopo diligenti studi e lavori egli pubblicava impor- tanti memorie scientifiche riguardanti la chimica pura, egli si occupava di molti e svariati problemi pratici riguardanti la parte chimica e agricola dell'ingegneria.

Così fu ben sovente richiesta l'opera sua nei concorsi di macchine agrarie, ed a tal riguardo egli bene spesso ebbe a lamentare come negli studi degli allievi

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60 ATTI DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI

ingegneri questo ramo fosse molto negletto con danno nello stesso tempo del- l'industria nazionale e della diffusione delle macchine stesse.

Uno dei problemi importanti di cui dovette ultimamente occuparsi fu quello degli essicatoi per riso, e in questo caso appunto la parte meccanica doveva necessariamente compenetrarsi coi risultati dati dalla chimica la quale svelava i fenomeni succedentisi nella lavorazione.

E ciò dicasi pure degli apparecchi per la distillazione degli spiriti, per l'estra- zione dello zucchero, per la fabbricazione dei concimi chimici, e così via.

Ma io non invaderò il campo vasto in cui può mietere il chimico che abbia a ricordarne gli innumeri lavori, ricorderò solo che la nostra stessa Società ricorse all'attività e coltura dell'Ing. Zecchini quando intraprese l'importante studio del- l'utilizzazione delle acque provenienti dalla fognatura di Torino. Vennero allora nel laboratorio esaminate chimicamente con criterio, ed a intervalli determinati, tali acque, e si potè dimostrare quale enorme sciupìo di ricchezza si faccia col- l'immettere tali acque nel Po, anche senza aver riguardo al lato igienico.

Si può dire che non vi era alcuna questione tecnica importante che riguardasse la nostra città alla quale egli non desse parte della sua attività. Così lo troviamo sempre nelle Commissioni per le Esposizioni, nelle Giurie, fra i promotori di Congressi, in molte Amministrazioni, nelle quali la sua parola aveva sempre grande valore siccome quella che era pratica e convincente. Nell'annata scorsa stessa, mentre già egli era sovraccarico di lavoro in causa della nostra Esposizione Internazionale e dei numerosi Congressi, trovava il tempo di mettersi a capo di una agitazione per ottenere nel nostro Politecnico una scuola superiore per le industrie agrarie.

Le Amministrazioni andavano perciò a gara nell'averne la cooperazione e te- merei di dimenticarne molte se volessi tentare di darne un elenco, giacchè occor- rerebbe cominciare dal R. Governo, dalla Provincia, dal Comune per discendere fino a molte private istituzioni. Accennerò solo che nel 1884 venne nominato socio ordinario della R. Accademia d'Agricoltura di Torino nella quale nel 1903 fu assunto alla presidenza. Fu vice presidente del Comizio Agrario di Torino e della Associazione chimica industriale. Nel 1891 lo troviamo segretario generale del Comitato per l'Esposizione Enologica di Asti, nel 1902 membro del Comitato esecutivo del Congresso Italiano di chimica applicata. Nel 1906 i concittadini lo elessero Consigliere Comunale.

Ma tanta attività si può dire che era superiore alle forze di un uomo e pur troppo è legge fatale che quando un albero dà una produzione di frutta eccessiva, esso è destinato a perire.

Però non perirà fra noi il ricordo delle sue benemerenze scientifiche, come non perirà quello della simpatia che godeva fra i tanti numerosi amici.

Ing. R. NUVOLI.

E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO

STUDI E PROPOSTE

circa il nuovo piano regolatore di Torino

Relazione della Commissione.

La Commissione, dopo l'esame e un attento studio della questione ha ritenuto, in vista della complessità del problema e della quantità di dati che sarebbe stato ne- cessario avere a conoscenza, dover limitare il suo compito e presentare all'Assemblea alcuni concetti fondamentali atti a suscitare un'utile discussione che valga ad appor- tare un valido contributo allo studio definitivo del piano in questione.

La Commissione ha dovuto subito rilevare come purtroppo l'andamento di molte delle nuove vie sia già compromesso da fabbricati lasciati sorgere in modo non coordinato, da diritti acquisiti di talune comunicazioni e da varie altre cause che sarebbe lungo l'enumerare.

Tuttavia in molte zone la questione è ancora così impregiudicata da potersi ivi tentare un sistema di reti stradali atto a rompere la monotonia della forma unica a scacchiera ; si aggiunga a ciò la necessità, un tempo meno sentita per essere minori le distanze, di creare linee irradiantesi dal centro e grandi anelli concentrici che queste linee radiali vengano a tagliare normalmente. Questi incontri ortogonali delle prin- cipali arterie porgono opportunità di formare piazze e giardini che verranno a pro- durre, se diligentemente studiati, attraenti effetti prospettici, usufruendo come sfondi dei punti più pittorici della nostra collina, o i gruppi più imponenti delle nostre Alpi.

E' qui il luogo di ricordare come già nel passato nella nostra città le arterie princi- pali ebbero origine da direttive diramantesi dal concentrico a luoghi od edifizi im- portanti. Sorsero così lo stradale di Francia, la strada di Stupinigi, la stessa via Po, che ebbe in seguito la grandiosa finale di piazza Vittorio Emanuele I. Ora poichè molti importanti edifizi pubblici debbono sorgere nella nuova città, perchè non po- trebbero segnare questi altrettante nuove direttive costituenti i nodi delle più impor- tanti maglie stradali?

Anche il problema dei giardini deve essere oggetto di diligenti studi: il nuovo piano regolatore, che spinge la fabbricazione sino alla votata cinta Rossi, aumenta di circa tre volte la superficie fabbricabile della città; appare quindi necessario, per non alterare la proporzione attuale fra le aree fabbricate ed i giardini, pensare a crearne dei nuovi e ciò prima che i terreni delle nuove zone assumano prezzi eccessivi. At- tualmente, nella parte sud-ovest della città, soltanto la Piazza d'Armi vecchia funge 61

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