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IL VICEREGNO SPAGNOLO DI NAPOLI

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PIER LUIGI ROVITO

A 375464

IL VICEREGNO SPAGNOLO DI NAPOLI

ORDINAMENTO, ISTITUZIONI, CULTURE DI GOVERNO

ARTE TIPOGRAFICA EDITRICE

NAPOLI 2003

(2)

INDICE - SOMMARIO

CAPITOLO I

DALLE "ARMA" AGLI "IURA": PROFILI DI UN MUTAMENTO p. 5 1. Una "razza padrona" per lo Stato Moderno » 5

Statualità e burocrazie di toga. La tradizione medievale. Una discontinuità ambigua. Corruzione e «concezione oracolare» del diritto.

2. Agli albori d'una nobiltà "altra" . » 9 La polemica tra Dante e Bartolo sui caratteri della nobiltà. Il criterio del

riconoscimento sociale. Funzione nobilitante della potestas regale.

3. «Un gran male che limitò un male anche maggiore» » 12 La virtus come fondamento d'un nuovo sistema di valori. L'ideale senatorio

nella cultura europea. Corporativismo cetuale e primato della sovranità. L'e- spansione della burocrazia negli Stati italiani. Le "divinità togate". Il caso spagnolo.

4. L'inaffidabilità degli «Asini coronati» » 23 Inammissibilità del sovrano «inlitterato». La «togata prudentia» dei principi.

Accortezza o ardimento. La prospettiva antimagnatizia delle borghesie emer- genti. L'apologo dell'avvocato romagnolo e del principe napoletano. Il trionfo della dimensione economica: «è la ricchezza che rende nobili».

5. "Genera" di nobiltà e modelli di Stato » 41 Tra mutamenti e nostalgie. A proposito del «tradimento delle nuove classi». Le

ambiguità romane. I Re Cattolici e l'Inquisizione. Pervasività inquisitoriale nella definizione dei valori sociali. Spunti per un raffronto tra Francia e Spa- gna.

6. Momenti e strutture del regalismo napoletano » 47 II regalismo tortuoso ed incompiuto del Mezzogiorno spagnolo. Una data

epocale per la costituzione del Regno. Ortogenesi del Consiglio Collaterale.

Residualità della "potestas" vicereale. L'espulsione dell'aristocrazia dall'Alta Amministrazione. Nel cuore del sistema istituzionale: il Sacro Regio Consi- glio, la Regia Camera della Sommaria, la Gran Corte della Vicarìa, le Udienze Provinciali.

CAPITOLO II

BARONI, DOTTORI, NOBILI » 77

1. L'equivoco neo-feudale » 77

Mutamento del ceto feudale. Il feudo come status symbol. Riposizionamento

(3)

542 Indice - Sommario della cultura giuridica. Una "rifeudalizazzione" eversiva: «i baroni sono

pubblici funzionari». Crisi della feudalità magnatizia. Inquinamenti e collu- sioni.

2. I dolori del capitalismo signorile p . 94 Come rendere i feudatari «abonati et confidenti». Le vessazioni dei baroni. Il

«dolore silenzioso» dei vassalli. Nobiltà e feudalità: due ceti non necessaria- mente coincidenti.

3. La «inermis militia» dei dottori » 105 La sapienza governante dei dottori. Il «pacifico esercito» che sommerse le

vecchie élites. Dignità e valore rigenerativo della laurea. Le contaminazioni nobiliari. I «nobilissimi». La fazione «filoministeriale» dell'aristocrazia.

4. L'arte delle cicale: «comedere, bibere, superbire» » 122 Smilitarizzazione e crisi dei valori nobiliari. Fasti e miserie dell'aristocrazia.

Giudizi severi dei «forastieri». I segni della crisi: battaglia per un matrimonio sconvenevole e rimpianti per il tracollo di casate illustri.

5. Dalla parte delle formiche operose » 130 Le virtù delle «cappe negre». L'inflazione dei titoli nobiliari. Compravendita

di blasoni e «mercede de titulos». Divergenze fra i diversi ceti nobiliari. Alla ricerca di un'improbabile identità.

CAPITOLO III

La «CITTÀ DOMINANTE» E DOMINATA » 139 1. Le istituzioni del «quarto Ordine» » 139

II "braccio" aristocratico del sistema politico. Il governo della capitale. La titolarità della rappresentanza. Autonomia e separatezza dell'ordinamento municipale. L'irresolutezza della Corona spagnola.

2. La conquista del cielo » 152

«Seggi nobili» ed aristocrazia cittadina. La «serrata» del primo Cinquecento.

Repliche della cultura giuridica all'esclusivismo nobiliare. L'ambasceria dei

«nuovi nobili». Procrastinare o sopire? La vocazione dilatoria di Filippo II. Il ripiego delle «reintegrazioni» giudiziali. Le cooptazioni fraudolente.

3. Il Seggio dei «Satraponi» » 177 Equivocità della rappresentanza popolare. Il provvedimento di Federico

d'Aragona sul ruolo del Seggio popolare. «Quasi parità», «parità», «exclu- siva». Incertezze e silenzi della Corte madrilena. Il golpe del viceré d'Ara- gona.

4. «Siamo gente di bastone» l » 185

Erosione delle istituzioni aristocratiche. Le inibitorie del Consiglio Collate- rale. Due dispacci per non decidere. Il diritto di legazione: storia di un fallimento.

5. L'«huomo della Corte » nelle istituzioni municipali » 197 Ridimensionamento della giurisdizione elettale. L'ufficio del «Regio Gras-

siero»: l'irresistibile ascesa d'una «cosa nova». Conflitti con l'aristocrazia.

La sottrazione agli Eletti della giurisdizione criminale. Il «castigo» di un ministro incline alla nobiltà.

(4)

CAPITOLO IV

GLI ANNI DEL DECLINO p. 211 1. Nel segno della crisi » 211

Verso la rivolta. Riflessi a Napoli delle Privanzas madrilene. Megalomanie ed intemperanze del viceré d'Osuna. Dall'alleanza con la nobiltà allo scontro. La missione del cappuccino Lorenzo da Brindisi.

2. Giulio Genoino ed il miraggio della «separatìone» » 225 Le occasioni d'una primavera eversiva. Il manifesto del 31 maggio 1620. Il

conte duca d'Olivares e la fine di un sogno. La nobiltà filoministeriale alla conquista del potere.

3. Come il fiscalismo spagnolo spense il Parlamento napoletano » 244 Obbligatorietà delle procure e voto "di scambio" nel Parlamento del 1636. La

denuncia di Tommaso Imbene e la replica di G. F. Sanfelice. Fermenti anti- spagnoli in una frangia dell'aristocrazia. Brogli e coazioni nei Parlamenti del 1639 e del 1642. I «donativi» stravolgono finanze ed equilibri costituzionali.

Abolizione dei Parlamenti.

4. Cronache di anni difficili » 256 II tempo del rancore. Le turbolenze dell'arcivescovo Filomarino. Alterigia

dell'aristocrazia ed acquiescenza della Corona. La minaccia d'una nuova Vi- sita Generale. «Diritto di resistenza» e suggestioni repubblicane.

5. Il ritomo di don Giulio » 271 La ricomparsa del vecchio rivoluzionario. Il mito del duca d'Osuna. Teoriz-

zazioni del primato magistratuale e della centralità del ceto civile. Un avvo- cato fiscale tra ifrondeurs della vigilia.

CAPITOLO V

UNA RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE » 279 1. «Simula, dissimula ...» » 279

Un'improbabile «ragazzata». Manipolazione dell'opinione pubblica e travisa- mento storiografico. Il carattere "costituzionale" dell'evento.

2. La rivolta del "buon selvaggio" » 287 Un innesco casuale. Protagonisti, interessi, trasversalità della vicenda. La

manifestazione del 7 luglio. Masaniello, un simbolo da liquidare. I «Capitoli»

del 13 luglio. L'insediamento di Giulio Genoino al vertice della Sommaria. Le rivendicazioni del 1620 come limite della rivolta.

3. / lineamenti del «novo Stato» » 301 Disorientamento dei governanti spagnoli. Si riaccende lo scontro tra moderati

e radicali. I «secondi tumulti». Fuga e morte di don Giulio. Una legge fonda- mentale per la rivoluzione: parità tra nobili e borghesi, un nuovo Seggio nobiliare, razionalizzazione dell'amministrazione. Le "menti" occulte si pa- lesano. Bisogno di normalità.

4. Dalla repressione militare alla «Real Republica» » 314 Filippo IV tenta la rivincita. Il cannoneggiamento di Napoli cancella ogni

prospettiva di " ajustamiento ". Legittimità del «diritto di resistenza». Gen-

(5)

544 Indice - Sommario naro Annese eredita i poteri di Masaniello. Formazione di un governo prov-

visorio. Vincenzo D'Andrea e la trasformazione repubblicana dello Stato. Le aspirazioni di un personaggio di gran nome e di pessima fama.

5. Un avventuriero «séduisant» come «Duce» p. 328 Paure spagnole e timori napoletani. Un «protettore» della repubblica con

ambizioni da sovrano. Lavorio dei francesi per screditare il duca di Guisa.

Ricostituzione della macchina burocratica e fondazione del Senato. Sbanda- mento del campo lealista. Il regno di Napoli come l'Olanda?

6. Un'effimera «libertatis dulcedo» » 337 II duca d'Arcos, "dimissionato", è sostituito dal conte d'Oriate. Conflitti per

la struttura dell'organo senatorio. Il massacro ordinato dal duca di Guisa.

Primi segni di cedimento.

7. Il «fuoco» che s'irraggiò nelle province » 343 Rapida propagazione dell'incendio in tutto il Regno. Intellettuali e «gente

bona» nelle sollevazioni antifeudali. Come riportare il baronaggio al suo ruolo pubblico. All'origine delle rivolte cittadine: «serrata» dei Seggi nobili, anti- fiscalismo, lotte tra fazioni nobiliari, opposizione all'infeudazione dei Casali.

Strumentalizzazione dei ceti subalterni. Spiragli di democrazia negli statuti municipali. Vittorie militari e debolezza politica.

8. Tra «ajustamiento» e congiure. » 357 La mediazione di Vincenzo D'Andrea. Le direttive di Madrid: concedere

tutto e salvare le apparenze. Verso la pacificazione. "Pentimenti", professioni di fedeltà e ricompense per i capi delle rivolte. Angustie della nobiltà di Seggio. Nuove incursioni dei francesi e pulviscolo di congiure. Il silenzio dei cimiteri.

CAPITOLO VI

I "RIBELLI" E LA LEGGE » 371 1. L'antico che ritoma » 371

Parlare del presente con le voci del passato. Realtà e mito del banditismo d'Antico Regime. Sua funzionalità ai "poteri forti". Le politiche dissua- sive degli Stati italiani. Risposte della cultura giuridica alla repressione militare.

2. La strategia del «salutare terrore» » 380 La «forgiudica»: un invito al sangue incentivato dalla premialità. Critiche alla

legislazione contra bannitos di Federico IL La «guerra alla criminalità» nel secolo XVI. Giovanni Grande, un teorico della repressione armata. Le conte- stazioni della scientia iuris.

3. «Danos, fuercas y ensultos» del banditismo napoletano » 386 Dimensioni del fenomeno. Impotenza dei governanti spagnoli e napoletani. Il

sacco di Lucera del 1592. Mutamento nelle strategie e recrudescenza delle pene. Le imprese di Pietro Mancino. Incidenza delle calamità politiche e naturali. Casi di "normalità" malavitosa.

4. «Forbanniti» e «huomini della Corte» » 400

Complicità e connivenze. Criminalità part-time e zone "vocate". Sulle orme di

(6)

Santo Sosso, un brigante "minore". Difficoltà ed inadeguatezza delle forze dell'ordine. Orrori della «prova privilegiata». Procedure sommarie e salvacon- dotti. Una repressione indiscriminata può «costringere la gente a delinquere».

5. «A cosa giova seviziare anche i morti»? p . 411 Un'esemplare vicenda di "mala giustizia". Giustizialismo o garantismo? Il

dibattito sull'applicabilità degli «specialia». La cattiva fama come indizio di colpevolezza.

6. L'ideologia del sospetto per un «novum delictum» » 421 II crimine di «banda armata». Alterna fortuna del «nuovo crimine». La for-

mulazione del 1642.

7. Breve postilla per una riflessione superflua. » 423 A proposito del brigantaggio post-unitario e di alcune tendenze della crimi-

nalistica italiana.

CAPITOLO VII

IL SECOLO DIMEZZATO » 431 1. La "fine di un mondo" » 431

• 1656: la «peste nera» approda a Napoli. Si spezza la continuità della respublica dei togati.

2. Gli effetti dell'imprevidenza » 434 L'ostentata spensieratezza del viceré Castrillo. "Peste", una parola impro-

nunciabile. Priorità delle esigenze belliche. La Curia pontificia ufficializza lo stato di calamità. Il panico dei napoletani. Diffusione della pestilenza in tutto il Regno.

3. Una «divotissima confusione popolare» » 443 Come placare Dio. Isteria collettiva e riti del perdono. La profezia di suor

Orsola Benincasa. I pellegrinaggi nel monastero della «bizzoca». Tragedia o farsa? Ulteriore estensione del contagio. Alla peste si aggiunge la fame, le due

«sorelle inseparabili».

4. La «malignidad» dei francesi » 453 Credenze sulla «peste magica». Accuse a spagnoli e francesi. La psicosi degli

"untori". Si teme un colpo di mano dei francesi. Sequestro di sostenze mi- steriose e di armi. Le carrette dei boia s'incrociano con quelle dei monatti.

5. Fuoco, forca e buon governo » 458 L'inutilità dei buoni suggerimenti. Le norme "prò custodia pestis" di Pietro

Follerio. Il collasso della pubblica amministrazione. Carattere tardivo e contraddittorio della profilassi. Un piano per il trasferimento degli organi di governo. Eroismi, nefandezze, bilanci.

6. La fermezza della capitale ed il disordine delle province » 479 La «peste delle fiere»: i casi di Avellino, Benevento, Salerno. Pie leggende e

mutamenti sociali. La falcidia dei ministri. Impoverimento dell'aristocrazia ed arricchimento dei Banchi.

7. / notai e il «diritto della peste» » 486 Valore delle testimonianze notarili. Due campioni territoriali (Campania e

Basilicata) per la percezione dell'evento. Il testamento dell'appestato: requi-

(7)

546 Indice - Sommario siti e validità. Il "bisogno d'eternità" di un preveggente gentiluomo. Carat-

tere dei «legati pii».

8. La diagnosi di un "masaniello filosofante" p . 502 La cesura del 1656 negli Avvertimenti di Francesco D'Andrea. Il prima e il

dopo. Incomprensione per un tempo "ricco di origini".

Indice delle illustrazioni » 511 Indice degli autori » 513

Indice dei nomi » 521

Indice dei luoghi » 537 Indice - Sommario » 541

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