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INEOS Manufactoring Italia S.p.A.

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Academic year: 2022

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(1)

INEOS Manufactoring Italia S.p.A.

Via Piave 6, 57016 Rosignano Marittimo (LI)

R

ELAZIONE DI RIFERIMENTO (ai sensi del DM 272 del 13/11/2014)

Luglio 2015

GRUPPO DI LAVORO: ING.FRANCO ROCCHI

DOTT.GEOL.PAQUI MOSCHINI

ING.NICOLA COZZANI

DOTT.FRANCESCO TONAZZINI

(2)

RELAZIONE DI RIFERIMENTO (ai sensi del DM 272 del 13/11/2014)

Via Piave 6, 57016 Rosignano Marittimo (LI) RELAZIONE TECNICA

A cura:

INEOS Manufactoring Italia S.p.A.

(3)

pag. 1

Sommario

PREMESSA ... 2

1. INQUADRAMENTO GENERALE DEL SITO ... 3

1.1 LOCALIZZAZIONE DEL SITO ... 3

1.2 DESTINAZIONE D'USO ... 8

1.3 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE PREGRESSE E ATTUALI PRESENTI SULLAREA ... 10

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO ... 12

2.1 GEOLOGIA DI AREA VASTA ... 12

2.2 GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA DELLO STABILIMENTO DI ROSIGNANO ... 14

2.2.1 Stratigrafia di dettaglio ... 17

2.3 IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA DI DETTAGLIO ... 19

3. INDIVIDUAZIONE DELLE SOSTANZE PERICOLOSE PERTINENTI E RELATIVI CENTRI DI PERICOLO ... 22

3.1 DESCRIZIONE DEL CICLO DI PRODUZIONE POLIETILENE AD ALTA DENSITÀ ... 22

3.2 INDIVIDUAZIONE DELLE SOSTANZE PERICOLOSE E RELATIVI CENTRI DI PERICOLO ... 24

3.2.1 Verifica di sussistenza obbligo ai sensi dell'allegato 1 D.M. 272/14 - Identificazione delle sostanze pericolose pertinenti ... 26

3.2.2 Censimento delle sostanze pericolose pertinenti presenti nell'impianto ... 27

3.2.3 Individuazione dei centri di pericolo ... 32

3.2.4 Valutazione della possibilità di contaminazione delle matrici suolo, sottosuolo e acque sotterranee... 37

4. CAMPAGNE DI INDAGINE SVOLTE SUL SITO ... 50

4.1 SINTESI DELLE INDAGINI DI CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE ... 50

4.2 INDAGINI DISPONIBILI EFFETTUATE SU SUOLO E ACQUE SOTTERRANEE ... 51

(4)

pag. 2

PREMESSA

Il presente elaborato costituisce relazione di riferimento relativa allo stabilimento di proprietà INEOS Manufacturing Italia S.P.A., ubicato all'interno dell'area della società Solvay Chimica Italia in via Piave 6, Livorno.

Come richiesto dall'art. 5, co. 1, lettera v bis e dall'art. 29-ter, co. 1 del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii., il presente documento contiene "informazioni sullo stato di qualità del suolo e acque sotterranee, con riferimento alla presenza di sostanze pericolose pertinenti, necessarie al fine di effettuare un raffronto in termini quantitativi con lo stato al momento della cessazione definitiva delle attività. Tali informazioni riguardano almeno: l'uso attuale e, se possibile, gli usi passati del sito, nonché, se disponibili, le misurazioni effettuate sul suolo e sulle acque sotterranee che ne illustrino lo stato al momento dell'elaborazione della redazione o, in alternativa, relative a nuove misurazioni effettuate sul suolo e sulle acque sotterranee tenendo conto della possibilità di una contaminazione del suolo e delle acque sotterranee da parte delle sostanze pericolose usate, prodotte o rilasciate dall'installazione interessata".

Tale documento è stato redatto in ottemperanza al DM n° 272 del 13/11/2014, in particolare all’art.

3 co.1 e Art. 4 co.1, ed è stato sviluppato tenendo conto di quanto disposto all’interno dell’Allegato 2

“Contenuti minimi della relazione di riferimento”.

In base ai contenuti dell’allegato succitato, il documento è suddiviso nelle seguenti macrosezioni:

1. inquadramento generale del sito;

2. descrizione del ciclo produttivo, nonché delle attività produttive pregresse e attuali ivi svolte;

3. inquadramento geologico e idrogeologico del sito;

4. individuazione delle sostanze pericolose pertinenti e relativi centri di pericolo;

5. quadro sintetico delle campagne di indagine svolte sul sito, comprensivo dei risultati ottenuti, al fine di fornire lo stato attuale di qualità chimico-fisica per le matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque di falda;

Di seguito si entra nel dettaglio dei punti sopra elencati.

(5)

pag. 3

1. INQUADRAMENTO GENERALE DEL SITO

Nel presente capitolo sono riportate le informazioni di carattere generale sul sito di proprietà INEOS in termini di localizzazione e destinazione d’uso specifico.

Inoltre è stata riportata una descrizione sintetica delle attività produttive svolte sul sito indagato, con lo scopo primario di definire le motivazioni che hanno portato alla identificazione delle sostanze pericolose pertinenti e relativi centri di pericolo.

Si ricorda che tutte le informazioni di seguito riportate sono estrapolate dai documenti di caratterizzazione già redatti e valutati nell’ambito del procedimento di caratterizzazione dell’Unità Idrogeologica Funzionale 2 (UIF2) svolto dalla società Solvay Chimica Italia S.p.A, quale proprietaria delle aree su cui le attività di INEOS insistono.

Per ogni ulteriore dettaglio si rimanda pertanto alla suddetta documentazione (in partic.: Piano di Caratterizzazione Ambientale UIF2 – Solvay Chimica Italia S.p.A.).

1.1 LOCALIZZAZIONE DEL SITO

Lo stabilimento oggetto del presente documento, le cui attività sono di proprietà della società INEOS Manufacturing Italia S.p.A., comprende le seguenti aree:

 area in cui si trova l'impianto di produzione di Polietilene, ubicata a Rosignano Marittimo, Via Piave - R.Solvay n. 6 CAP 57016.

 area adibita allo stoccaggio di etilene, collocata in Via del Porto 19, CAP 57016, Vada (LI).

La sede legale della società INEOS S.p.A. risulta ubicata in Via Piave 6, 57016 Rosignano Marittimo (LI).

Le due aree sopra elencate sono comprese nella sezione n. 294020 della Carta Tecnica Regionale 1:10000.

L'area in cui risiede l'impianto di produzione di Polietilene, individuata catastalmente al foglio 86 particella 63 e foglio 91 particella 81, risulta inserita all'interno dell'area di stabilimento della società Solvay Chimica Italia S.p.A., di cui costituisce quindi parte integrante.

Si estende su di un'area di superficie pari a circa 17,9 ha e ospita gli impianti di produzione, depositi, uffici e servizi per il personale.

(6)

pag. 4 FIGURA 1-AREA POLIETILENE

Di seguito si riporta la planimetria con indicazione dell'area i proprietà INEOS.

FIGURA 1-IMPIANTO DI PRODUZIONE ZIONE POLIETILENE

FIGURA 2-AREA DI PROPRIETÀ INEOS(IMPIANTO POLIETILENE)

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pag. 5 Lo stabilimento risulta confinante ad est con Via per Rosignano, a nord con Via Piave ed a sud- ovest con Via Aurelia. Di seguito si riporta l’aerofotogramma con indicazione dell’estensione dell’area Solvay e l’ubicazione dello stabilimento INEOS Manufacturing Italia S.p.A.

Allo stato attuale l'impianto si presenta in buone condizioni di manutenzione, la superficie è interamente impermeabilizzata ed edificata, le superfici esterne sono dotate di pendenze per la raccolta delle acque superficiali drenate dall'impianto fognario.

FIGURA 3-AEROFOTOGRAMMA IMPIANTO POLIETILENE

(8)

pag. 6 L'area adibita allo stoccaggio etilene, invece, si trova a circa 2,2 km in direzione sud-est rispetto allo stabilimento principale. Tale area, catastalmente individuata al foglio 102 (in particolare particelle 296, 90, 307), è ubicata a ovest dell'Aurelia, nelle vicinanze del pontile di Vada, e ha un estensione di circa 9,6 ha.

Di seguito si riporta l’aerofotogramma con indicazione dell’estensione di tale area.

FIGURA 4-AEROFOTOGRAMMA AREA STOCCAGGIO ETILENE

(9)

pag. 7 Di seguito si riporta la planimetria dell'area adibita allo stoccaggio di etilene.

FIGURA 5-PLANIMETRIA AREA STOCCAGGIO ETILENE

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pag. 8 1.2 DESTINAZIONE D'USO

Dall'analisi del Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.), approvato nel marzo del 2009, lo stabilimento INEOS di Rosignano Marittimo risulta compreso nel Sistema Territoriale della "Pianura Costiera Centrale", sottosistema territoriale dei "Terrazzi Pedecollinari Centrali", il quale comprende tutta l'area pianeggiante e pedecollinare prospicente la costa.

In particolare l'ambito di interesse appartiene all'Unità di Paesaggio Urbano denominata Z.U.

(Zone Urbane) Solvay: aree insediate urbane ed extraurbane con irrilevante funzione agricola. L'impianto di produzione, così come l'area adibita allo stoccaggio di etilene, sorge su di un'area classificata come

"Zona produttiva industriale".

Per quanto riguarda il Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo, l'impianto produttivo INEOS corrisponde alla UTOE3 - della città di mare e di fabbrica, che coincide con l'urbanizzato nato intorno alla fabbrica Solvay, e di tale origine mantiene sia la presenza industriale sia la maglia urbana delle residenze e dei servizi.

FIGURA 6- ESTRATTO MAPPA SISTEMA FUNZIONALE URBANO

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pag. 9 L L'area oggetto di studio, a seguito dell'analisi della Tavola "Carta delle aree protette, di interesse ambientale ed elementi di interesse naturalistico" del Piano Strutturale di Rosignano Marittimo, risulta non interessata da vincoli naturalistici.

FIGURA 7-ESTRATTO DA CARTA PT-2UNITÀ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI

FIGURA 8-CARTA DELLE AREE PROTETTE, DI INTERESSE AMBIENTALE ED ELEMENTI DI INTERESSE NATURALISTICO

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pag. 10 1.3 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE PREGRESSE E ATTUALI PRESENTI

SULL’AREA

La società INEOS Manufacturing Italia fa parte della divisione INEOS Polyolefins, costituita nel 2005 dopo l'acquisizione da parte di INEOS delle attività del gruppo INNOVENE a cui la società apparteneva con nome Innovene Manufacturing Italia SpA.

In precedenza, fino al 2001, le attività di produzione PE appartenevano al gruppo Solvay ed erano inserite nella Società Solvay Polyolefins Europe - Italy SpA; con lo stesso nome la Società transitò nel 2001 in una JV tra Solvay e il gruppo BP (chiamata BP-Solvay Polyethylene) e successivamente fu ceduta completamente a BP. All'interno di BP fu quindi creato il gruppo Innovene precedentemente citato.

La società SOLVAY S.A. ha iniziato l'attività produttiva di Polietilene ad Alta Densità nello stabilimento di Rosignano, nell'anno 1959, utilizzando un processo "Philips Petroleum".

Successivamente, ha sviluppato un processo proprio, basato sui risultati della ricerca effettuata nei Laboratori Centrali (situati in Bruxelles) e delle esperienze tecnologiche dell'impianto pilota dello Stabilimento di Rosignao (FEX), nonchè di quelle acquisite nell'esercizio dell'impianto di produzione con processo Philips.

Il metodo Philips è stato abbandonato nel 1971 e sostituito dal PE ternario fabbricato con un processo Solvay (1969). Nel 1978 è stato avviato l'impianto di "Pasta Sintetica" (tessuti a base di PE) a sua volta fermato nel 1982.

Inoltre, negli anni 80 (1985 -1991), nell'area sud orientale degli impianti Polietilene, è stata realizzata la produzione di "Clarene", un copolimero a base di etilene-acetato di vinile.

FIGURA 9-STOCCAGGI ETILENE

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pag. 11 L'impianto attuale, basato sul processo Solvay di produzione di HDPE (High Density Polyethylene), è in marcia dall'anno 1965, mentre l'impianto con processo Philips è stato arrestato nel 1971 e ad oggi è stato completamente demolito.

Il processo attuale per la produzione di HDPE si basa sulla polimerizzazione continua dell'etilene in sospensione di esano, il quale ha funzioni di solvente e di fluido di trasporto.

Al termine del ciclo di produzione, il materiale ottenuto viene stoccato in sili per subire l'ultimo processo di trasformazione, che consiste nella riduzione in granuli per poi essere quindi confezionato in sacchi stoccati sul piazzale.

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pag. 12

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO

Il presente capitolo intende fornire una descrizione di dettaglio della geologia e dell'idrogeologia sulla base delle informazioni acquisite durante le varie campagne di indagine ambientale eseguite sull' Unità Idrogeologica Funzionale 2 (UIF2) di Solvay Chimica Italia S.p.A., di informazioni bibliografiche e di informazioni acquisite durante le prove di multi-tracciamento e modellizzazione idrogeologica eseguite dalla società Aquale S.p.r.l.

2.1 GEOLOGIA DI AREA VASTA

L'area in esame fa parte della vasta pianura costiera presente a sud di Castiglioncello, costituita da formazioni quaternarie stabili e caratterizzata da debolissima pendenza. Dal punto di vista geologico l'area comprende prevalentemente depositi continentali di ambiente fluviale talvolta reincisi e terrazzati, lungo la linea di costa, fra Livorno e Torre del Sale.

Sono inoltre presenti depositi lineari di ambiente litoraneo e continentale eolico (panchina, depositi di spiaggia attuali, depositi di duna).

Di seguito si riporta un’immagine stralciata dalla carta "Unità geologiche e Depositi superficiali"

della Regione toscana. Si evidenzia l’appartenenza, dell’area relativa allo stabilimento, all' unità bnb - depositi alluvionali terrazzati (Pleistocene medio - superiore ). L'area adibita allo stoccaggio etilene, posta circa 2 km a sud dello stabilimento risulta ricadere nell'unità ea - depositi lacustri, lagunari, palustri, torbosi e di colmata indifferenziati (olocene).

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pag. 13 Nel capitolo seguente si riporta la geologia di dettaglio dell'area dello stabilimento di Rosignano.

Per quanto riguarda l'area adibita allo stoccaggio di etilene non si hanno a disposizione ulteriori informazioni.

FIGURA 10-UNITÀ GEOLOGICHE E DEPOSITI SUPERFICIALI (ESTRATTO DA: SITO WEB REGIONE TOSCANA)

Impianto Polietilene

Area stoccaggio etilene

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pag. 14 2.2 GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA DELLO STABILIMENTO DI ROSIGNANO

Per quanto riguarda la sequenza stratigrafica dello stabilimento di Rosignano, si sottolinea che l'intera area è stata soggetta in tempi passati ad opere di bonifica idraulica attraverso la realizzazione di vari fossi di drenaggio delle acque superficiali e di riporti di varia natura. I depositi naturali sono pertanto ricoperti, nella porzione più superficiale, da una coltre pressoché continua di terreni di riporto con potenza generalmente superiore al metro e costituiti principalmente da ghiaia e ciottoli carbonatici, in matrice limoso - sabbiosa, di colore variabile da marrone chiaro a grigio.

Al di sotto di tale strato di riporto si rinvengono le successioni pleistoceniche ed oloceniche di deposizione naturale.

Le successioni pleistoceniche si trovano principalmente nella porzione occidentale dello stabilimento e sono caratterizzate da alternanze di depositi di origine continentale e marina, dovuti a fenomeni di trasgressione e regressione marina.

Nella zona orientale dello stabilimento sono invece presenti, in discordanza stratigrafica con i suddetti depositi pleistocenici, le alluvioni moderne del Fiume Fine (Olocene).

Le successioni pleistoceniche sono costituite, nella parte più alta, da un'alternanza di sedimenti di ambiente continentale e marino con componente prevalente di tipo limoso - sabbioso, nei quali si trovano intercalati livelli di sabbie più o meno cementate, che in alcuni casi assumono una consistenza lapidea comunemente conosciute con il nome di "Panchina". La parte più superficiale della successione è talvolta costituita da un suolo sabbioso con legante limo-argilloso rossastro formatosi successivamente alla regressione Tirreniana.

Le successioni pleistoceniche sono state incise dal corso del Fiume Fine e sostituite dalle alluvioni oloceniche del fiume stesso, che quindi sono state deposte in discordanza stratigrafica rispetto alle formazioni pleistoceniche. I depositi olocenici sono costituiti, nelle parti più superficiali, da argilla e limo argilloso, mentre negli orizzonti più profondi si hanno livelli discontinui di ghiaie a matrice sabbiosa.

In particolare, le parti più profonde della paleovalle del Fiume Fine sono riempite da depositi ghiaiosi e sabbiosi che raggiungono anche 35 - 40 metri di profondità dal piano attuale di campagna.

Alla base delle successioni del pleistocene medio - superiore e dell'olocene si rinviene il substrato a componente limoso - argillosa, che risulta presente sotto tutta l'area in esame con spessori massimi dell'ordine di 300 m. Il substrato argilloso è presente a partire da profondità medie di 10 - 15 m dal piano campagna ad eccezione della parte orientale dell'area dello stabilimento di Rosignano, dove risulta approfondito fino a raggiungere circa 35 - 40 m dall'attuale piano di campagna a causa dell'azione di incisione operata dall'antico corso del Fiume Fine.

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pag. 15 La planimetria geologica di seguito riportata illustra l'antica azione erosiva operata dal Fiume Fine con conseguente incisione dei depositi alluvionali terrazzati pleistocenici (in giallo, formazione SPP - Sub sistema di S. Pietro in Palazzi - Sist. Del F. Cecina) e dei limi argilloso - sabbiosi di piana deltizia (in blu, formazione STBp - Sub sistema di piana deltizia del torr. Botra - Sist. Di Casale Marittimo); tale azione di incisione è avvenuta durante l'ultima fase glaciale wurmiana portando il livello dell'alveo a circa 20-30 m dall'attuale livello del mare.

Dal punto di vista idrogeologico è necessario distinguere i sistemi acquiferi presenti all'interno dei depositi del pleistocene medio e superiore (zona centro - ovest) da quelli presenti all'interno delle alluvioni oloceniche del Fiume Fine (zona est).

La porzione centro - occidentale dello stabilimento, infatti, è caratterizzata dalla presenza di una falda superficiale freatica compresa principalmente nel riporto e nei depositi del pleistocene medio superiore e limitata inferiormente, a profondità variabili fra circa 10 - 15 m da piano di campagna, dal substrato impermeabile a composizione argilloso - limosa del pleistocene inferiore.

La porzione orientale risulta, invece, caratterizzata dalla presenza di un acquifero superficiale freatico, compreso all'interno dei materiali di riporto ed all'interno delle lenti ghiaioso - sabbiose più superficiali.

FIGURA 11-CARTA GEOLOGICA E UBICAZIONE DEL SITO IN ESAME (ESTRATTO DA: SITO WEB REGIONE TOSCANA)

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pag. 16 Più in profondità è presente un acquifero artesiano o semiartesiano all'interno dei depositi alluvionali del Fiume Fine a granulometria più grossolana che riempiono le parti più profonde della paleovalle (profondità di circa 35 - 40 metri da p.c.). I due acquiferi sono separati fra loro da una spessa coltre di depositi a granulometria argilloso - limosa, nei quali talora si rinvengono lenti sature di sabbie e ghiaie a profondità variabili.

Al di sotto di tutta l'area interessata dallo stabilimento di Rosignano, perciò, a causa dell'abbondante presenza di livelli argillosi intercalati a granulometrie acquifere sabbiose e ghiaiose, risulta presente un acquifero superficiale con scarsa potenzialità, caratterizzato da permeabilità piuttosto variabili. Una tale alternanza litologica comporta inoltre un'irregolarità di flusso che implica l'assenza di un sistema acquifero continuo.

Detto ciò, l'area considerata nel presente documento è posta nella porzione centrale dello stabilimento ed è caratterizzata principalmente dalla presenza delle formazioni pleistoceniche medio superiori; solo marginalmente, nella porzione sud orientale dell'area, si ha la presenza di alternanze di depositi fini e grossolani generati dalle alluvioni oloceniche del Fiume Fine.

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pag. 17 2.2.1 STRATIGRAFIA DI DETTAGLIO

L'analisi delle litologie attraversate, durante le perforazioni eseguite nell'area dello stabilimento, ha permesso di individuare le seguenti successioni riconducibili a due ambienti di sedimentazione: il primo marino e continentale datato in bibliografia a tutto il periodo pleistocenico, il secondo è costituito dai depositi alluvionali del Fiume Fine che, in età olocenica, hanno colmato l'incisione che il fiume aveva creato nei precedenti depositi.

Si fornisce di seguito una descrizione generale delle principali caratteristiche dei vari strati rilevati.

LIVELLO 1:STRATO DI RIPORTO

Il terreno di riporto, pur ricoprendo interamente l'area in esame, ha una distribuzione irregolare.

Attraverso l'analisi delle perforazioni effettuate nell'area è possibile individuare una tendenza all'aumento di spessore procedendo da ovest verso est con spessori compresi tra 1 e 7 m. Nella zona centrale dello stabilimento sono stati rilevati strati di circa 5 - 7 m di spessore.

Tale variabilità si ritiene sia legata alla originaria morfologia della superficie topografica regolarizzata con il riporto di materiali di varia origine e successivamente adibita alla realizzazione di piazzali o basamenti per le strutture e gli impianti produttivi. La natura dello strato di riporto in queste aree è principalmente costituita da ghiaia calcarea in matrice limoso sabbiosa di colore variabile da marrone chiaro a grigio scuro.

LIVELLO 2: SEQUENZA MARINA E CONTINENTALE (PLEISTOCENE) Livello 2A: sabbie limose e ghiaiose (pleistocene sup.)

Dal punto di vista litologico risulta costituito da sedimenti sabbiosi di colore marrone ocra o nocciola di origine continentale e marina. Si rinviene spesso la presenza a pochi metri di profondità di uno strato con trovanti di calcareniti conchiglifere ("Panchina") molto alterati e fratturati che conferiscono al deposito la frazione ghiaiosa e ciottolosa.

Tale litologia è presente al di sotto di quasi l'intera totalità dell'UIF2 e rappresenta il sistema acquifero superficiale intercettato dalla rete piezometrica.

Livello 2B: limi e argille (pleistocene inf.)

Costituiscono il substrato continuo di tutta l'area fino alle massime profondità investigate. Si tratta di materiali coesivi costituiti prevalentemente da limi argillosi intercalati a argille limose di colore grigio-

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pag. 18 azzurro. Le perforazioni non hanno mai rinvenuto il limite inferiore di questo strato che però da informazioni bibliografiche risulta caratterizzato da spessore maggiore di 100 m.

LIVELLO 3:SEQUENZA ALLUVIONALE DEL FIUME FINE (OLOCENE) Livello 3A: argille e limi con lenti sabbiose del Fiume Fine (olocene)

Tale unità è costituita nella porzione sommitale da uno strato limo-argilloso a tratti debolmente sabbioso, mentre negli orizzonti più profondi sono presenti livelli più discontinui di ghiaie a matrice sabbiosa alternati a livelli limosi.

Livello 3B: ghiaie e sabbie con variabile frazione limoso-argillosa (pleistocene inf.)

Il livello di ghiaie e sabbie che rappresenta il sistema acquifero profondo presente al di sotto dell'UIF3 non è mai stato rilevato nei sondaggi/piezometri realizzati all'interno del perimetro dell'UIF2.

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pag. 19 2.3 IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA DI DETTAGLIO

Per quanto riguarda il sistema di circolazione delle acque superficiali, si rileva la presenza di un sistema di fossi e condotte per la raccolta e lo smaltimento delle acque superficiali; in particolare, a partire dal vertice nord-ovest dell'area si sviluppa il Fosso Lupaio che devia verso il mare a partire dal limite sud-ovest. Il lato ovest del sito è invece lambito dal Fosso Nuovo che convoglia le sue acque nel Lupaio.

Per quanto concerne l'assetto idrogeologico dell'UIF2, entro cui lo stabilimento di INEOS si inserisce, si evidenzia la presenza di un sistema acquifero superficiale all'interno delle sabbie limose pleistoceniche costituenti i depositi marini e continentali pleistocenici. Tale litologia, che nella zona costituisce uno strato di circa 10-15 m di spessore, consente la presenza di una falda caratterizzata da un flusso con direzione nord-ovest verso sud-est.

L'acquifero superficiale presente al di sotto dell'UIF2 trova il suo limite inferiore nell'unità delle argille limose del Pleistocene inferiore; grazie allo studio geotecnico per la progettazione del depuratore Solvay è stato valutato un coefficiente di permeabilità di questo strato pari a circa K = 5 x 10-11 m/sec.

Relativamente alla porzione marginale sud-orientale dell'UIF2, nella quale sono presenti i depositi alluvionali del Fiume Fine si può osservare che, pur trovandosi gli stessi in contatto con le sabbie pleistoceniche, la granulometria prevalentemente fine ne determina un coefficiente di permeabilità sensibilmente inferiore e pertanto si ritiene che questo circuito idraulico nel complesso sia meno trasmissibile, con tendenza ad una lenta cessione delle acque immagazzinate.

Dall'elaborazione di prove Lefranc a carico variabile, relative a litotipi più superficiali, si è constatato che i dati di permeabilità possono essere schematizzati come segue:

 strato di riporto: K = 10-5÷10-6 m/sec;

 strati sabbiosi e limosi (sequenza marina e continentale Pleistocene): K = 10-5÷10-6 m/sec;

(22)

pag. 20 Un significativo contributo alla definizione del modello idrogeologico del sito è stato dato dalla soc.

Aquale s.p.r.l. la quale, mediante l'impiego del software dedicato (AQUA3D), ha eseguito una elaborazione dei numerosi dati raccolti nelle varie indagini eseguite sia per la caratterizzazione sia mirate alla loro implementazione.

FIGURA 12-RICOSTRUZIONE DELLA SUPERFICIE FREATICA (MOD.IDROGEOLOGICO 2006 DA SOC.ACQUALE ECOFOX S.P.R.L.)

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pag. 21 Di seguito si riporta la superficie piezometrica della falda superficiale relativa a novembre 2014.

FIGURA 13-PIEZOMETRIA SUPERFICIALE (NOVEMBRE 2014)

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pag. 22

3. INDIVIDUAZIONE DELLE SOSTANZE PERICOLOSE PERTINENTI E RELATIVI CENTRI DI PERICOLO

Conformemente a quanto previsto dal DM 272/2014, il presente capitolo riporta il dettaglio relativo al ciclo produttivo per l’area in oggetto, finalizzato quindi alla definizione delle sostanze pericolose ivi presenti e ai relativi centri di pericolo.

3.1 DESCRIZIONE DEL CICLO DI PRODUZIONE POLIETILENE AD ALTA DENSITÀ

Il processo per la produzione di HDPE si basa sulla polimerizzazione continua dell'etilene in sospensione di esano, che ha funzioni di solvente e di fluido di trasporto. La reazione di polimerizzazione utilizza catalizzatori originali Solvay preparati con processo discontinuo in apposito settore d'impianto. La produzione avviene su quattro linee indipendenti costituite, ognuna, da un reattore di polimerizzazione e da un settore di trattamento del polimero.

I prodotti intermedi sono:

 catalizzatori;

 fluff in uscita dalle linee di polimerizzazione;

 granuli HDPE in uscita dall'estrusore.

I prodotti finiti sono lotti di:

 fluff destinato alla vendita;

 granuli.

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pag. 23 Di seguito si riportano le varie fasi in cui è possibile suddividere il ciclo produttivo.

Stoccaggio etilene: l'etilene, (fase liquida, T = -103°C), arriva allo stoccaggio da navi, passando attraverso tubazioni mantenute costantemente fredde mediante circolazione di etilene liquido, per tutta la lunghezza del pontile (circa 3 km). Prima di essere inviato all'impianto di produzione, l'etilene subisce un processo di evaporazione mediante riscaldamento a temperatura ambiente.

Purificazione dell'etilene, del butene e dell'idrogeno in ingresso: prima di arrivare ai reattori, l'etilene subisce un processo di depurazione su allumina. Anche il butene e l'idrogeno subiscono un processo di depurazione su allumina.

Preparazione del catalizzatore concentrato: le materie prime impiegate per la sintesi dei catalizzatori sono alluminio-alchili ed alcolati di titanio, magnesio e zirconio.

Reazione di polimerizzazione: avviene in fase liquida in reattori tubolari muniti di pompa di circolazione a camicia di raffreddamento. Il reattore è alimentato, tramite dosaggio accurato, con esano, etilene, catalizzatore, alluminio-alchile, idrogeno ed, eventualmente, butene.

All'uscita dal reattore il polimero si trova in sospensione nell'esano liquido in cui restano disciolti i gas non reagiti.

Recupero materie prime: la separazione dell'etilene, dall'eventuale butene e dell'idrogeno residui, avviene negli strippers di espansione da cui i gas vengono ripresi tramite un compressore.

Essiccamento: la separazione del polimero dall'acqua avviene tramite centrifugazione. Il prodotto è poi completamente essiccato. Dall'uscita degli essiccatori il prodotto è convogliato con trasporti pneumatici ad aria, verso i silos dove è stoccato per la vendita o per i successivi trattamenti.

Additivazione: il fluff prodotto dalle linee di polimerizzazione è inviato, via trasporto pneumatico, nei silos di stoccaggio di alimentazione degli estrusori. Parte del fluff caricato nei sili di alimentazione estrusori è additivato. L'additivazione è realizzata mediante caricamento manuale degli additivi (antiossidanti, stabilizzanti, pigmenti) puri e successiva mescola di questi con la polvere di PE, in percentuale definita, per ottenere un master batch polvere.

Estrusione ed essiccamento: il fluff vergine ed il master batch prodotto sono dosati in automatico dagli estrusori. L'estrusione avviene mediante fusione del prodotto, successivamente spinto attraverso una filiera sulla quale viene tagliato in granuli.

Stoccaggio ed omogeneizzazione del prodotto: i granuli in uscita dall'estrusore vengono raffreddati con acqua, asciugati e trasportati via trasporto pneumatico nei silos di stoccaggio; quì sono omogeneizzati ed analizzati, prima di andare a costituire i lotti di prodotto finito.

Confezionamento: il prodotto finito, disponibile nei silos, può essere venduto tal quale, previo caricamento in autosili, oppure può essere confezionato in sacchi e palettes nell'impianto di imballaggio.

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pag. 24 3.2 INDIVIDUAZIONE DELLE SOSTANZE PERICOLOSE E RELATIVI CENTRI DI PERICOLO

Lo stabilimento Ineos Manufacturing Italia S.p.A. ubicato in Rosignano Marittimo, rientra nel campo di applicazione del D.Lgs 334/99, in quanto al suo interno sono presenti sostanze pericolose incluse nell’allegato I al suddetto decreto.

In particolare lo stabilimento risulta soggetto agli adempimenti previsti dagli artt. 6, 7 ed 8 del D.

Lgs. 334/99 (Obbligo di Notifica, implementazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza e presentazione del Rapporto di Sicurezza), in quanto la somma delle sostanze e preparati pericolosi presenti, pesata sulla base delle soglie quantitative indicate per l’applicazione dell’art. 8, supera l’unità.

In ottemperanza a quanto previsto dal D.Lgs. 334/99, quindi, la società ha provveduto, nei tempi previsti, all’implementazione del proprio Sistema di Gestione della Sicurezza, alla trasmissione agli enti competenti della Notifica e della Scheda di Informazione alla Popolazione, nonché alla redazione del Rapporto di Sicurezza ed al suo aggiornamento, inviato alle autorità competenti nell’Ottobre del 2005.

Di seguito si riportano le sostanze suscettibili di causare un eventuale incidente rilevante e le loro principali caratteristiche di tossicità.

NUMERO CAS

NOME COMUNE O GENERICO

CLASSIFICAZIONE DI PERICOLO

PRINCIPALI CARATTERISTICHE DI PERICOLOSITÀ

MAX QUANTITÀ PRESENTE

1333-74-0 Idrogeno

R12

(compreso come gas liquefatto nella tabella parte 1 dell'Allegato I al d.Lgs. 334/99)

Estremamente infiammabile 4 t

74-85-1 Etilene R12 Estremamente infiammabile 4.800 t

106-98-9 115-07-1 75-28-5

Gas liquefatti (Butene, Propilene, Isobutano)

R12 Estremamente infiammabile 235 t

(27)

pag. 25 Esano

tecnico (miscela di isomeri)

R11, R51/53

Facilmente infiammabile;

Tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico

655 t

74-82-8 Metano R12 Altamente infiammabile 2 t

7681-52-9

Ipoclorito di sodio > del 15 %

C, R34 R31 N,R50

R34-Provoca ustioni

R31-A contatto con acidi libera gas tossici

R50-Altamente tossico per gli organismi acquatici

25 t

1888-87-5 563-43-9 97-93-8 100-99-2

Alluminio

Alchili R14, R17, R34/35

Reagisce violentemente al contatto con l'acqua e si incendia a contatto con l'aria senza alcun apporto di energia

15 t

TABELLA 1-SOSTANZE PERICOLOSE (D.LGS.334/99)

(28)

pag. 26 3.2.1 VERIFICA DI SUSSISTENZA OBBLIGO AI SENSI DELL'ALLEGATO 1D.M.272/14-IDENTIFICAZIONE

DELLE SOSTANZE PERICOLOSE PERTINENTI

Il D.M. n. 272 del 13 novembre 2014 indica, nell'Allegato 1, una procedura finalizzata a stabilire se sia necessario redigere la relazione di riferimento. La verifica di sussistenza dell'obbligo si articola in diversi step, come mostrato nello schema riportato nella figura seguente.

FIGURA 14-PROCEDURA VERIFICA SUSSISTENZA OBBLIGO

(29)

pag. 27 Le classi di pericolo previste dall’Allegato 1 del D.M. 272/14 e le relative soglie sono riportate nella tabella seguente.

E' pertanto necessario eseguire una valutazione della possibilità di inquinamento locale analizzando le proprietà chimico fisiche delle sostanze impiegate, nonché le misure adottate per impedire concretamente la contaminazione del suolo o delle acque sotterranee.

Ai fini della suddetta verifica sono state considerate, quali sostanze pericolose, le materie prime ei reagenti utilizzati presso l'impianto per la produzione di Polietilene.

Si precisa che ai fini del presente studio, conformemente alla nota del MATTM prot. n° 12422/GAB del 17/6/2015, non sono stati inclusi nel calcolo delle soglie i rifiuti, in quanto sprovvisti delle frasi R e H e pertanto non riconducibili alle classi di pericolo previste dall’Allegato 1 del D.M. 272/14.

3.2.2 CENSIMENTO DELLE SOSTANZE PERICOLOSE PERTINENTI PRESENTI NELL'IMPIANTO

Di seguito si riporta la tabella relative alle materie prime presenti in stabilimento, le Indicazioni di pericolo (Regolamento (CE) n. 1272/2008) e l'esito della fase di screening.

FIGURA 15-TABELLA DM272/14(ALL.1)

(30)

pag. 28 Materie Prime

Indicazioni pericolo (regolamento

(CE) n.

1272/2008)

Scopi e modalità d'uso

Soglia kg/anno

(DM 272/14 -

All.1)

Utilizzati kg/anno

Classe (DM

272/14 All.1)

Sostanza pericolosa pertinente

Esano

H304 Materia prima utilizzata come veicolo di reazione nei reattori attraverso tubazioni, riserve e pompe; le riserve sono in bacino di contenimento e la tubazione d'ingresso impianto è interrata

100 2

H361 100 798000 2 Si

H411 100 2

Esene H304 Materia prima usata come comonomero in polimerizzazione c/o impianto pilota

Fex movimentato attraverso tubazione, riserve e pompe tutte fuori terra 100 2149 2 Si

EADC

H304 Materia prima usata come cocatalizzatore in reazione di polimerizzazione e per la preparazione dei catalizzatori; movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazione esterne

100

22307 2

H361 100 2 Si

H411 100 2

IBADIC

H304

Materia prima usata per la preparazione dei catalizzatori; movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazione esterne

100

42468 2

H361 100 2 Si

H411 100 2

TIBAL

H304

Materia prima usata per la preparazione dei catalizzatori; movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazione esterne

100

18112 2

H361 100 2 Si

H411 100 2

TEAL

H304

Materia prima usata per la preparazione dei catalizzatori; movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazione esterne

100

15123 2

H361 100 2 Si

H411 100 2

(31)

pag. 29 Materie Prime

Indicazioni pericolo (regolamento

(CE) n.

1272/2008)

Scopi e modalità d'uso

Soglia kg/anno

(DM 272/14 -

All.1)

Utilizzati kg/anno

Classe (DM

272/14 All.1)

Sostanza pericolosa pertinente

Alcolati Ti e Mg - TM200

H304

Materia prima usata per la preparazione dei catalizzatori; movimentato attraverso fusti, tubazioni, riserve e pompe con tubazione esterne

100

14246 2

H361 100 2 Si

H411 100 2

Alcolati Ti e Mg - TM100

H304

Materia prima usata per la preparazione dei catalizzatori; movimentato attraverso fusti, tubazioni, riserve e pompe con tubazione esterne

100

21607 2

H361 100 2 Si

H411 100 2

Alcolati Ti e Zr - ZT120

H304

Materia prima usata per la preparazione dei catalizzatori; movimentato attraverso fusti, tubazioni, riserve e pompe con tubazione esterne

100

1207

2

H361 100 2 Si

H411 100 2

MT4510 in esano

H304

Catalizzatore usato in reazione di polimerizzazione e movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazioni esterne

100

9600

2

H361 100 2 Si

H411 100 2

MT2110 in esano

H304

Catalizzatore usato in reazione di polimerizzazione e movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazioni esterne

100

7000

2

H361 100 2 Si

H411 100 2

MT2510 in esano H304 Catalizzatore usato in reazione di polimerizzazione e movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazioni esterne

100 0 2

H361 100 2 NO

(32)

pag. 30 Materie Prime

Indicazioni pericolo (regolamento

(CE) n.

1272/2008)

Scopi e modalità d'uso

Soglia kg/anno

(DM 272/14 -

All.1)

Utilizzati kg/anno

Classe (DM

272/14 All.1)

Sostanza pericolosa pertinente

H411 100 2

MTZ7022 in esano

H304

Catalizzatore usato in reazione di polimerizzazione e movimentato attraverso tubazioni, riserve e pompe con tubazioni esterne

100

1000

2

H361 100 2 Si

H411 100 2

Ipoclorito di

sodio H400 Additivo per acque raffreddamento impianti polimerizzazione e stoccaggio,

movimentato attraverso cisternette, tubazione e pompe esterne 100 54000 2 Si

Gasolio

H304

Utilizzato come carburante dei carrelli elevatori in polimerizzazione e impianto pilota, mentre allo stoccaggio per azionamento pompe Antincendio.

Movimentazione da riserva con erogatore nel primo caso e tubazioni nel caso dello stoccaggio, tutto esternamente.

100

2520

2

H332 10000 4 Si

H351 10 1

H411 100 2

Trasar 3DT 199 H302 Additivo per acque raffreddamento impianti, movimentato da cisternetta e tubazioni esterne

10000

760 4

H412 10000 4 NO

Nalco 7313 Plus H412 Additivo per acque raffreddamento impianti, movimentato da cisternetta e

tubazioni esterne 10000 920 4 NO

(33)

pag. 31 Materie Prime

Indicazioni pericolo (regolamento

(CE) n.

1272/2008)

Scopi e modalità d'uso

Soglia kg/anno

(DM 272/14 -

All.1)

Utilizzati kg/anno

Classe (DM

272/14 All.1)

Sostanza pericolosa pertinente

Nalco 71130 H413 Additivo per acque raffreddamento impianti, movimentato da cisternetta e

tubazioni esterne 10000 145 4 NO

Nalco 7330

H400 Additivo per acque raffreddamento impianti, movimentato da cisternetta e

tubazioni esterne 100

2760

2

Si H410 Additivo per acque raffreddamento impianti, movimentato da cisternetta e

tubazioni esterne 100 2

Nalco 8190 H412 Additivo per acque raffreddamento impianti, movimentato da cisternetta e

tubazioni esterne 10000 3280 4 NO

Lowilite 62 H413 Additivo pulverulento per polietilene aggiunto in estrusione e movimentato in

sacchi e tubazioni esterne 10000 0 4 NO

TABELLA 2-ELENCO SOSTANZE PERICOLOSE

(34)

pag. 32 Tenendo conto di quanto descritto all’interno dell’Allegato 1 al DM 272/2014 par. 1-2 e allo screening precedentemente effettuato, è possibile identificare quindi come sostanze pericolose pertinenti:

 Esano

 Esene

 EADC in esano

 IBADIC in esano

 Alcolati Ti e Mg - TM200

 Alcolati Ti e Mg - TM100

 Alcolati Ti e Zr - ZT120

 MT4510 in esano

 MT2110 in esano

 MTZ7022 in esano

 Ipoclorito di Sodio

 Gasolio

 Nalco 7330

3.2.3 INDIVIDUAZIONE DEI CENTRI DI PERICOLO

I centri di pericolo sono stati individuati nelle seguenti strutture:

 bacini di contenimento del n-esano, comprese le relative tubazioni interrate;

 serbatoi di gasolio.

Il n-esano, quale mezzo di polimerizzazione utilizzato per la produzione di Polietilene, può essere individuato come tracciante di una possibile contaminazione per tutte le sostanze pericolose pertinenti individuate.

(35)

pag. 33 Nell'area relativa all'impianto sono presenti due bacini di contenimento per le riserve di n-esano (Figura 16, Figura 17), denominati S24/1 e S24/3, ciascuno della capienza di 652,8 mc (24 x 16 x 1,7 metri).

I bacini di contenimento racchiudono un volume non inferiore a quello dei serbatoi contenuti e sono stati realizzati con materiale impermeabile (calcestruzzo).

FIGURA 16-BACINO DI CONTENIMENTO ESANO S24/1

(36)

pag. 34 Sono inoltre presenti due serbatoi per il gasolio.

FIGURA 17- BACINO DI CONTENIMENTO ESANO S24/3

(37)

pag. 35 Di seguito si riporta lo stralcio planimetrico dell'area con indicazione dei centri di pericolo.

FIGURA 18- PLANIMETRIA CON INDICAZIONE DEI CENTRI DI PERICOLO Bacini di contenimento esano

Serbatoi gasolio

(38)

pag. 36 Nell'area relativa allo stoccaggio di etilene è presente un serbatoio per il gasolio della capienza di 3,7 mc.

Il serbatoio è collocato su una base in calcestruzzo all'interno di una vasca di contenimento.

FIGURA 19-PLANIMETRIA CON INDICAZIONE DEI CENTRI DI PERICOLO (AREA STOCCAGGIO ETILENE)

FIGURA 20-SERBATOIO GASOLIO (AREA STOCCAGGIO ETILENE) Serbatoio gasolio

(39)

pag. 37 3.2.4 VALUTAZIONE DELLA POSSIBILITÀ DI CONTAMINAZIONE DELLE MATRICI SUOLO, SOTTOSUOLO E

ACQUE SOTTERRANEE

In questo paragrafo, per ogni sostanza che ha determinato il superamento delle soglie di cui al precedente Par. 3.3.1.1, viene effettuata una valutazione della reale possibilità di contaminazione, sulla base dei criteri indicati nei successivi paragrafi.

3.2.4.1 POSSIBILITÀ DI CONTAMINAZIONE -CARATTERISTICHE SOSTANZE PERICOLOSE PERTINENTI

Di seguito si riportano le caratteristiche principali delle sostanze pericolose pertinenti individuate con le relative indicazioni di pericolo in base al regolamento CLP (regolamento CE n. 1272/2008).

ESANO

Il n-esano è un idrocarburo alifatico a catena lineare di formula bruta C6H14. A temperatura e pressione ambiente si presenta come un liquido incolore, è praticamente insolubile in acqua (0,076 g/l) ma miscibile con molti solventi organici. E' un composto molto volatile, infiammabile e i suoi vapori possono essere esplosivi; è irritante, nocivo, pericoloso per l'ambiente e tossico per l'uomo. Ha una temperatura di ebollizione di 68,7 °C ed un punto di fusione di -95,3 °C, una densità di 0,660 kg/l (a 20

°C) e una tensione di vapore di 150 mm Hg (a 25 °C). Il suo peso molecolare è di 86,17 g/mol.

E' un solvente molto importante, unico a causa della sua bassissima costante dielettrica.

Definizioni di pericolo

H304: Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie H361: Sospettato di nuocere alla fertilità o al feto

H411. Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata

(40)

pag. 38 Degradazione e prodotti finali nell’ambiente

L’inquinamento del suolo e delle acque operato dal n-esano è di modesta entità. La pioggia può trasportare il n-esano dall’aria al suolo e alle acque superficiali, ma la scarsa solubilità e l’elevata volatilità ne comportano il rapido ritorno in atmosfera.

Nel suolo e nelle acque il n-esano è una sostanza biodegradabile: in condizioni aerobiche i batteri lo trasformano rapidamente prima in alcoli (1-esanolo e 2-esanolo) e poi in acido adipico ed acido esanoico il quale, dopo ulteriore degradazione per β-ossidazione, giunge a formare acetati e butirrati (Heringa et al., 1961).

Il principale meccanismo di degradazione del n-esano nell’atmosfera, invece, è la reazione con il radicale -OH nell’alta troposfera, con un’emivita di 2-3 giorni (Lyman et al., 1982).

ESENE

L'1-esene è un composto organico avente formula C6H12. Appartiene alla classe degli alcheni ed è classificato industrialmente come alfa-olefina a causa del doppio legame in posizione alfa. Si presenta come un liquido incolore bassobollente e possiede un'elevata reattività.

L'utilizzo primario dell'1-esene è come comonomero nella produzione del polietilene ad alta densità (HDPE) e del polietilene lineare a bassa densità (LLDPE).

Definizioni di pericolo

H304: Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie

(41)

pag. 39 ALLUMINIO-ALCHILI(EADC, TIBAL, IBADIC, TEAL)

Gli Al-Alchili sono composti organo-metallici, in condizioni normali si presentano come liquido incolore, vengono conservati in recipienti di acciaio inox o come liquido puro o in soluzione di esano.

L’applicazione più rilevante del trietilealluminio (TEAL) e del triisobutilalluminio (TIBAL) è come

cocatalizzatore in polimerizzazione, mentre il l’etilalluminiodicloruro (EADC) e l’isobutilalluminiodicloruro (IBADIC) sono principalmente utilizzati come agenti cloranti nella sintesi dei catalizzatori.

Definizioni di pericolo

H304: Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie H361: Sospettato di nuocere alla fertilità o al feto

H411. Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata

ALCOLATI

Vengono utilizzati per la sintesi dei catalizzatori.

Indicazioni di pericolo

H304: Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie H361: Sospettato di nuocere alla fertilità o al feto

H411. Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata

MT4510 in esano, MT2110 in esano, MTZ7022 in esano Indicazioni di pericolo

H304: Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie

(42)

pag. 40 H361: Sospettato di nuocere alla fertilità o al feto

H411. Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata

IPOCLORITO DI SODIO Indicazioni di pericolo

H400: Molto tossico per gli organismi acquatici

GASOLIO

Indicazioni di pericolo

H226: Liquido e vapori infiammabili

H304: Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie H315: Provoca irritazione cutanea

H332: Nocivo se inalato

H351: Sospettato di provocare il cancro

H373: Può provocare danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta H411: Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata

NALCO 7330

Contiene una miscela (3.1) di:

 5-CLORO-2-METIL-2H-ISOTIAZOL-3-ONE [EC NO 247-500-7] (CMI);

 2-METIL-2H-ISOTIAZOL-3-ONE [EC NO 220-239-6] (MI).

Indicazioni di pericolo

H314: Provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari H317: Può provocare una reazione allergica cutanea H400: Molto tossico per gli organismi acquatici

H410: Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata

(43)

pag. 41 Degradazione e prodotti finali nell’ambiente

I prodotti di degradazione del CMI e MI sono acidi organici, metilammina, anidride carbonica, ione cloruro e zolfo.

FIGURA 21-PRODOTTI DI DEGRADAZIONE (CMI E MI)

(44)

pag. 42 3.2.4.2 POSSIBILITÀ DI CONTAMINAZIONE - CARATTERISTICHE GEOLOGICHE

Con riferimento agli aspetti idrogeologici dell'area, localmente sono presenti depositi marini e continentali pleistocenici; tale litologia, dello spessore di circa 10-15 m, consente la presenza di una falda caratterizzata da un flusso con direzione nord-ovest verso sud-est. La superficie della falda si trova a circa 6 m da p.c. ed il coefficiente di permeabilità è stato valutato pari a circa K = 5 x 10-11 m/sec. Per un ulteriore approfondimento della geologia ed idrogeologia dell'area si rimanda a quanto riportato nel capitolo "Inquadramento Geologico e Idrogeologico".

Dall'esame della "Carta della pericolosità geologica" del P.S. del comune di Rosignano Marittimo, l'area oggetto di studio risulta cadere nell'Ambito 2.1:Pericolosità bassa.

Il territorio del Comune di Rosignano è stato suddiviso in sei ambiti di pericolosità, definiti in base a :

 Pendenza dei versanti

 Pericolosità litologica

 Pericolosità Geomorfologica

 Intensità sismica prevedibile in base alla zonizzazione del teritorio comunale

Di seguito si riporta lo stralcio della carta.

(45)

pag. 43 Per quanto si riferisce alla sismicità dell'area, il territorio del Comune di Rosignano Marittimo è classificato come sismico, in classe 3. Appartengono a questa classe i comuni classificati sismici che presentano valori dell'intensità massima ( I ) < 8 mcs ed accelerazione (convenzionale) massima < 0,20 g.

Temperatura

Osservazioni accurate sul clima possono essere fatte grazie ai dati registrati dalla stazione metereologica della società Chimica Solvay, posta a rosignano Solvay ed operante dal 1969.

La temperatura media, (riferita al quindicennio 1969 - 1983), è risultata 15,1 °C, con un massimo di 16,9 °C nel 1979 ed un minimo di 13,9 °C nel 1981.

FIGURA 22- CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOLOGICA (P.S.ROSIGNANO MARITTIMO)

(46)

pag. 44 Sempre in riferimento al quindicennio di cui sopra, le temperature medie mensili risultano di 22,4 e 22,6 °C rispettivamente per i mesi di luglio ed agosto; sono cioè superiori ai 22°C tipici del clima mediterraneo Csa della classificazione di Köppen & Geiger (1936) cioè delle coste del Mediterraneo e del vicino oriente. La temperatura media del mese più freddo (gennaio) è risultata di 8,7°C (nel bacino del Mediterraneo queste temperature oscillano tra 6°C a Nord e 11-12 °C a Sud) , con valore medio dell’escursione annua di 13,9 °C (vicina al limite di 15°C non superato nel bacino del Mediterraneo).

Precipitazioni

Le precipitazioni medie, calcolate sui dati delle stazioni di Vada, Polveroni e Terriccio, (1969 - 1983) sono state di circa 753 mm, con un massimo di 981 mm nel 1976 e un minimo di 606 mm nel 1982.

Come appare nella figura sopra riportata l'andamento delle precipitazioni risente generalmente del rilievo; notevole anche l'influenza dell'esposizione rispetto ai venti umidi (scirocco e libeccio).

La piovosità media mensile, calcolata solo per il dodicennio 1969-1980, vede un massimo di 100 mm di pioggia in novembre e un minimo di 30 mm in luglio.

FIGURA 23- CARTA DELLE PRECIPITAZIONI MEDIE -(TRATTA DA BARTOLETTI ET AL.1985B))

(47)

pag. 45 Per quanto riguarda la circolazione atmosferica il Comune di Rosignano Marittimo è soggetto al passaggio delle perturbazioni cicloniche delle medie latitudini, provenienti da occidente, e ai campi di alta pressione dovuti agli anticicloni delle Azzorre ( in estate) e Centroeuropeo (in inverno).

3.2.4.3 POSSIBILITÀ DI CONTAMINAZIONE - CARATTERISTICHE DELL'IMPIANTO

L'impianto è stato progettato con accorgimenti tecnici tali da scongiurare la contaminazione del suolo, sottosuolo ed acque sotterranee.

Le sostanze utilizzate presso lo stabilimento INEOS sono per la maggior parte stoccate in serbatoi, fusti e contenitori posti in aree impermeabilizzate, cordolate e dotate di bacini di contenimento.

Tutte le superfici dell'insediamento in cui vengono immagazzinate e/o movimentate sostanze in grado di contaminare il terreno e la falda, sono state rese impermeabili mediante idonea pavimentazione e/o sono dotate di idonee vasche e bacini di contenimento.

Gli stoccaggi sono effettuati in aree coperte o, se all'aperto, in appositi fusti-contenitori al fine di evitare il pericolo di dilavamento-sversamento di sostanze inquinanti.

Non si sono verificati sversamenti o rotture nel periodo di attività dell'impianto.

Sottoservizi interrati e stoccaggi

Gli scarichi idrici degli impianti escono dalla vasca building nel Fosso Nuovo, che si unisce successivamente nel Fosso Lupaio e infine nel Fosso Bianco, prima di essere recapitati nel corpo ricettore. La rete pluviale è inizialmente separata dalle fogne di fabbricazione. L'unificazione si ha a valle degli skimmer, dove tutti gli effluenti confluiscono, tramite fogna ovoidale, nella vasca di decantazione finale e quindi nella rete dei fossi di stabilimento che scarica in mare. Per migliorare la qualità dei reflui scaricati la vasca skimmer è stata sostituita con una di nuova concezione ed è stato sostituito il flottatore, presente all'impianto di trattamento reflui, con una vasca di decantazione.

Di seguito si riporta la planimetria dello stabilimento con indicazione in colore rosso delle fogne di fabbricazione.

(48)

pag. 46 Pulizia, videoispezione e prove di tenuta fognaria

Nel mese di agosto 2013 è stata effettuata la pulizia, videoispezione e prova di tenuta delle aste fognarie ubicate presso il sito oggetto di studio.

Le aste, in comunicazione tra loro attraverso i relativi pozzetti di derivazione, sono state riempite d'acqua, il cui livello è stato monitorato attraverso una sonda magnetostrittiva.

Di seguito si riporta la planimetria relativa al percorso delle aste fognarie testate attraverso i pozzetti X1 - C - D -X2.

FIGURA 24-RETE FOGNARIA ATTUALE

(49)

pag. 47

La figura seguente riporta il percorso delle aste fognarie testate attraverso i pozzetti I1 - H1 - G1 - F1 - E1 - D1 - C1.

Le videoispezioni non hanno mostrato criticità evidenti in nessuna delle aste fognarie.

FIGURA 25-PERCORSO ASTE FOGNARIE POZZETTI X1-C-D-X2

FIGURA 26-PERCORSO ASTE FOGNARIE POZZETTI I1-H1-G1-F1-E1-D1-C1

(50)

pag. 48 Nella tabella seguente si riportano i risultati delle prove di tenuta.

Tratta Durata prova Calo teorico complessivo

X1 - C - D -X2 67 min. 8.61 mm

C1 - D1 60 min. 65.05 mm

D1 - E1 - F1 - G1 - H1 - I1 96 min. 16.94 mm

TABELLA 3-RISULTATI PROVE DI TENUTA

Stoccaggi

Per la produzione di HDPE lo stabilimento utilizza: etilene, butene, esano, idrogeno, alluminio- alchili, materie prime per la preparazione dei catalizzatori e additivi per il polietilene.

 il butene è acquistato in cisterne ferroviarie ed è travasato in cisterne di stoccaggio comprimendo la fase liquida della cisterna a mezzo di un compressore che preleva gas dal cielo delle riserve stesse;

 l'idrogeno è fornito dall'impianto elettrolisi, presente nello stabilimento Solvay Chimica Italia, via collettore a bassa pressione;

 l'azoto è stoccato in bombole ad alta pressione per manovre particolari e/o di sicurezza (vuotatura e inertizzazione reattori);

 l'esano è approvvigionato mediante autocisterne e travasato in riserve di magazzino mantenute in leggera pressione di azoto che riforniscono la riserva di fabbricazione;

 gli alluminio-alchili sono approvvigionati in contenitori appositi, conformi alle norme relative a stoccaggio e trasporto di sostanze infiammabili ed atti ad effettuare in sicurezza le manovre di trasferimento, sono stoccati in un'area opportunamente distanziata dagli apparecchi di fabbricazione;

 gli additivi sono acquistati sul mercato, stoccati con il loro imballo, preparati in sacconi coperti da cellophane nelle quantità necessarie ed inviati all'estrusore dove vengono aggiunti manualmente.

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pag. 49 3.2.4.4 POSSIBILITÀ DI CONTAMINAZIONE - CONSIDERAZIONI FINALI

L'impianto è progettato con accorgimenti tecnici tali da scongiurare la contaminazione del suolo, sottosuolo ed acque sotterranee.

Pur premettendo il fatto che, in linea teorica, la mancanza di un'adeguata manutenzione durante l’intero ciclo di vita dell'impianto potrebbe comportare, ad esempio, la creazione di fessurazioni alle strutture (in particolare bacini di contenimento, platee in c.a. e fognature), tali da non poter escludere con certezza una possibile contaminazione futura delle suddette matrici ambientali, vi è da sottolineare che lo stato manutentivo (es.: ispezione periodica sistema di raccolta acque di piazzale e sistema fognario) delle strutture impiantistiche, nonché la loro configurazione (in partic.: impermeabilizzazione dell’area, presenza dei bacini di contenimento, etc.) consentono di poter ritenere poco probabile un’eventuale situazione di criticità per le matrici ambientali in esame nel presente elaborato. Ciò trova altresì conferma, per quanto riguarda la situazione esistente, nei risultati della caratterizzazione ambientale svolta per il sito, e descritta nel successivo capitolo.

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pag. 50

4. CAMPAGNE DI INDAGINE SVOLTE SUL SITO

Nel presente capitolo si riportano i dati a disposizione relativamente alla possibilità di individuare, nelle matrici ambientali, le sostanze pericolose pertinenti precedentemente individuate.

Si evidenzia prima di tutto che, per quanto riguarda la miscela NALCO 7330 e l'ipoclorito di sodio, qualora fossero sversati nel terreno, non sarebbero poi in esso rintracciabili, data la decomposizione e reattività degli stessi.

A causa delle caratteristiche intrinseche dei composti considerati, non è possibile verificare specificatamente lo stato di qualità di suolo, sottosuolo e acque di falda in relazione alle sostanze considerate come pericolose pertinenti per il sito oggetto di studio.

E' possibile però verificare la presenza, all’interno delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e falda, del tracciante tipico, individuato nella classe di idrocarburi (classe normata come idrocarburi C>12 e C<12 dal D.Lgs. 152/06 alle Tab. 1 e 2 dell’Allegato 5 alla Parte Quarta del Titolo V). Infatti, come precedentemente indicato, si riporta che il processo attuale per la produzione di HDPE si basa sulla polimerizzazione continua dell'etilene in sospensione di esano, il quale ha funzioni di solvente e di fluido di trasporto.

4.1 SINTESI DELLE INDAGINI DI CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE

Di seguito si riporta una descrizione sintetica relativamente alle fasi principali dell'iter amministrativo e procedurale che ha caratterizzato, negli anni, l'area oggetto di studio.

La procedura di caratterizzazione ambientale dell'intero stabilimento Solvay di Rosignano ha avuto inizio nel 2001, quindi in regime normativo del decreto Ministeriale n. 471 del 25 ottobre 1999 ed in particolare, a seguito di comunicazione ai sensi dell'articolo 9 dell'allora vigente normativa, da parte della società Solvay Chimica Italia.

Nell'ottobre del 2001 è stato presentato il "Piano di Caratterizzazione del suolo e sottosuolo del sito industriale di Rosignano Solvay" cui è seguita, nel novembre del 2001, relativa Conferenza dei Servizi, in cui tale Piano veniva approvato in qualità di investigazione preliminare cui far seguire piani di dettaglio per ciascuna Unità Produttiva.

In seguito a quanto stabilito nella Conferenza dei Servizi è stato dato inizio alla caratterizzazione ambientale dei lotti funzionali di indagine individuati nell'intera area di stabilimento, in cui le aree di proprietà INEOS rientravano (rispettivamente nelle aree denominate "Polietilene" e "sud Polietilene").

I piani di investigazione presentati e poi messi in atto sui lotti funzionali sopra elencati, hanno visto l'ubicazione dei punti di indagine secondo un criterio sistematico finalizzato al prelievo di campioni di

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pag. 51 suolo, sottosuolo ed acque sotterranee, da sottoporre successivamente a determinazioni analitiche di laboratorio.

Il criterio generale seguito per la localizzazione dei punti di indagine è stato quello di posizionare n. 2 punti per suolo e sottosuolo, a copertura di maglie regolari di estensione pari a 10.0000 mq cadauna e n. 1 punto di monitoraggio delle acque sotterranee, almeno ogni 25000 mq.

I punti di indagine sono stati realizzati con l'utilizzo di sonda di perforazione con metodo a carotaggio continuo, fino ad una profondità di 10 m dal piano di campagna per i sondaggi ed una profondità variabile dai 10 ai 20 m per i piezometri, in relazione alla profondità di rinvenimento della base della prima falda di interesse.

Oltre a ciò, è stata realizzata una campagna di indagine di tipo idrogeologico, che ha visto la realizzazione di prove di tracciamento e, in seguito, l'elaborazione dei dati ottenuti mediante modellazione idrogeologica da parte della società AQUALE s.p.r.l. - ECOFOX Development, incaricata dalla stessa Solvay Chimica.

Per quanto riguarda la falda sotterranea, questa è stata oggetto di un procedimento operativo di bonifica e messa in sicurezza operativa, come da Decreto Dirigenziale n. 195 del 18 novembre 2013 emesso dal Comune di Rosignano Marittimo.

In merito all'area adibita allo stoccaggio dell'etilene, questa non è stata sottoposta a caratterizzazione in quanto precedentemente alla fine degli anni '70 non era svolta alcuna attività industriale e la tipologia di attività installata successivamente non possiede caratteristiche tali da far presupporre un inquinamento del suolo e sottosuolo.

4.2 INDAGINI DISPONIBILI EFFETTUATE SU SUOLO E ACQUE SOTTERRANEE

Per quanto riguarda l'area relativa allo stabilimento di produzione del Polietilene si hanno a disposizione i dati relativi agli idrocarburi (C>12 e C<12), per suolo, sottosuolo e acque di falda.

Nell'area adibita allo stoccaggio di etilene non si hanno dati a disposizione in quanto, precedentemente alla fine degli anni '70 non era svolta alcuna attività industriale e la tipologia di attività industriale installata successivamente non possiede caratteristiche tali da far presupporre inquinamento di suolo e sottosuolo.

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pag. 52 Di seguito si riporta lo stralcio della planimetria in cui sono evidenziati i punti di indagine per le matrici suolo e sottosuolo.

Nel cerchio indicato in rosso si evidenzia il sondaggio ambientale in cui sono stati ricercati gli idrocarburi alifatici nel suolo e sottosuolo.

FIGURA 27-PLANIMETRIA PUNTI DI INDAGINE UIF2 SUOLO E SOTTOSUOLO

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pag. 53 Di seguito si riporta la tabella relativa alle analisi effettuate.

Tutti i campioni mostrano valori conformi alle CSC di cui alla tabella 1, Col. B, Allegato 5 alla Parte IV, Titolo V del D.Lgs. 152/2006 relativamente ai parametri traccianti di una possibile contaminazione riconducibili alle sostanze pericolose pertinenti definite nei capitoli precedenti.

TABELLA 4- RISULTATI SUOLO E SOTTOSUOLO

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pag. 54 In merito alle acque di falda di seguito si riporta la planimetria relativa ai punti di campionamento .

Di seguito si riportano i dati analitici relativi alle acque di falda, relativamente alle più recenti determinazioni analitiche effettuate (novembre 2014):

FIGURA 28- PLANIMETRIA UBICAZIONE PUNTI DI INDAGINE - ACQUE DI FALDA

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