CAPITOLO 6
ZONAZIONE DEL TERRITORIO RELATIVA AL
RISCHIO DI INCENDIO E DI FLUSSO
6.1 STIMA DEI PARAMETRI DELL’EQUAZIONE DEL RISCHIO Nel capitolo 1 abbiamo introdotto “l’equazione del rischio”: R = H*E*V = H*D (da UNESCO,1972)
R = rischio: possibilità di una perdita (vite, proprietà, capacità produttive, funzionalità del territorio), la cui valutazione implica la quantificazione della relazione sopra riportata.
H = pericolo (hazard): probabilità che entro l’intervallo temporale considerato avvenga nel territorio oggetto di studio un particolare evento distruttivo.
E = valore esposto: quantificazione del valore economico, umano, ambientale, ecc presente sul territorio
V = vulnerabilità: attitudine di un certo oggetto a subire danni per effetti dell’evento considerato. Si esprime attraverso un coefficente compreso tra assenza di danno (0) e perdita totale (1)
D = danno: perdita economica, ambientale, ecc. che si avrebbe al verificarsi di un certo evento.
Proponiamo in questo capitolo una stima di alcuni di questi parametri relativi agli eventi calamitosi (incendi e flussi) ed agli elementi (patrimonio boschivo e vegetazionale, insediamenti umani)
oggetto di studio in questa tesi. A tale scopo i dati vettoriali sono stati trasformati in matrici (passo 10m) e su queste sono state effettuate operazioni aritmetiche logiche.
Stima del valore esposto relativo alla vegetazione
Come illustrato nel capitolo introduttivo, la successione vegetale che si instaura normalmente nell’areale mediterraneo, se non intervengono fattori di disturbo, è la seguente:
- suolo nudo
- prateria ( es. Brachypodium) - macchia (es. a Cistus, Erica, ecc) - forteto ( fustaia di leccio)
Sulla base di questa successione è possibile assegnare ad ogni tipo di copertura vegetale un valore ecologico; maggiore è il valore ecologico di una formazione, maggiore sarà il danno in caso di evento distruttivo (es.incendi, flussi di detriti e fango). Secondo questa impostazione sono stati attribuiti i seguenti valori in una scala da 0 a 100:
- 100, il valore più alto alle formazioni boschive come
Quercetum ilicis e le sue sub-associazioni (suberetosum, ericocetosum, juniperetosum), castagneti e altri boschi a latifoglie
decidue. Tutte queste formazioni necessitano di alcune decine di anni prima di ristabilirsi dopo l’incendio.
- 80 alle aree coperte da rimboschimenti a conifere; questa aree pur essendo boschive come quelle prima nominate, hanno un valore naturalistico inferiore, essendo di origine antropica.
ecc), che costituiscono una degradazione del forteto mediterraneo, e per questo possono considerarsi di valore naturalistico minore. Tali formazioni mostrano inoltre una spiccata resilienza al fuoco: mediamente in 3-5 anni dopo l’incendio l’ecosistema preesistente riesce a ricostituirsi.
- 20 alle praterie naturali (es Brachypodium), ultimo stadio di degradazione della vegetazione mediterranea.
- 0 alle aree antropizzate, occupate da suolo urbano, coltivazioni o cave.
Fig 6.1 Mappa del “valore esposto” (E) relativo alla vegetazione naturale dell’isola d’Elba
vegetazionale maggiore, mentre la parte sud e la zona di Portoferraio sono chiaramente quelle a impatto umano maggiore; la parte sud-occidentale, che si identifica in parte con il comune di Campo nell’Elba, pur presentando una copertura del suolo in gran parte naturale, mostra un valore inferiore, in quanto dominata da formazioni di macchia e non boschive.
Stima del valore socio-economico esposto
Sulla base della mappa del “land use” è stata proposta una zonizzazione del valore socio-economico del territorio.
Il territorio è stato suddiviso nelle seguenti zone di valore:
- Valore 100: aree di insediamento urbano, in cui in caso di calamità le perdite potrebbero essere sia vite umane che perdite economiche. -Valore 50: colture agricole, sottoposte a danno economico in caso di calamità.
Alle aree a vegetazione naturale, già considerate nella precedente zonazione (fig 6.1) non è stato assegnato nessun valore socio-economico, in modo da non ottenere informazioni ridondanti.
Fig 6.2 Mappa del valore socio-economico esposto
La mappa riportata in figura 6.2 rappresenta il negativo della mappa 6.1: le aree che ricadono nella zone di valore 100 e 50 corrispondono alle aree rappresentate in chiaro nella mappa del valore della vegetazione, che attribuisce valore 0 all’urbanizzato e all’agricolo. Notiamo quindi che le zone di urbanizzato sono localizzate perlopiù lungo le coste e che il territorio agricolo è più abbondante nella parte orientale dell’isola. La parte occidentale dell’isola è in assoluto quella in cui la presenza di elementi di valore socio-economico è minore.
Vulnerabilità della vegetazione agli incendi
Sono definite pirofite quelle specie vegetali la cui moltiplicazione e riproduzione è stimolata dal fuoco. Tramite questa definizione
possiamo proporre una zonazione della vulnerabilità della copertura vegetali per gli incendi.
- Pirofite passive: sono dotate di vari meccanismi di resistenza al fuoco quali spessa corteccia (Quercus suber),minor suscettibilità al fuoco per la presenza di elevate quantità di minerali nel legno (Tamarix, Atriplex), e la presenza di organi ipogei come bulbi e rizomi (Allium, Urginea, Orchis, Smilax e alcune graminacee come
Brachypodium); a questo tipo di vegetazione assegniamo una valore di V=0.2.
- Pirofite attive: rispondono al fuoco mediante la produzione di polloni radicali (Quercus coccifera, Quercus ilex, Arbutus unedo, Tetraclinis
articulata,); ad esse assegniamo un valore V di vulnerabilità al fuoco
di 0.4.
- Pirofite attive che reagiscono al fuoco attraverso germinazione di
semi stimolata dall’incendio; a quest’ultimo gruppo appartengono la maggior parte delle conifere mediterranee (Pinus sp.pl.) e alcune cistacee. Il valore di vulnerabilità assegnato è di 0.6, in quanto il ripetersi a breve distanza di un incendio potrebbe portare alla scomparsa della specie.
- Agli altri tipi vegetazionali ed ai suoli antropizzati è stato assegnato un valore 1, in quanto l’incendio appare pressoché distruttivo per la copertura originaria.
Fig 6.3 Mappa della vulnerabilità della vegetazione agli incendi
Le formazioni più resistenti agli incendi (pirofite passive quali
Brachypodium e Quercus suber) si trovano esclusivamente nella parte
nord-orientale dell’isola; le pirofite attive sono molto più rappresentate: formazioni che includono Quercus ilex e Arbutus unedo (pirofite attive che emettono polloni) abbondano lungo la costa settentrionale, mentre nella parte meridionale dell’isola troviamo pinete e macchie a cisto (pirofite attive via seme).
6.2 ZONAZIONE DELL’IMPATTO DEGLI INCENDI SULLA VEGETAZIONE Usando come base l’equazione del Rischio, viene proposta una valutazione del danno che la vegetazione ha subito a causa degli incendi avvenuti (fig 6.4). Questi i parametri considerati:
- Come stima del parametro H, valutato a posteriori, la mappa delle aree incendiate dove è stato assegnato valore 1 ai pixel bruciati e 0 al resto del territorio.
- Come stima del parametro E, la mappa del valore della vegetazione (fig 6.1).
- Come stima del parametro V, la mappa della vulnerabilità della vegetazione (fig 6.3)
Inserendo nell’equazione del rischio i valori dei parametri sopra descritti, il risultato potenziale è compreso tra 0 (assenza di danno) e 100 (distruzione totale). Il valore massimo di impatto (R=100) non si riscontra sulla mappa (fig. 6.4), poiché non sono state colpite dal fuoco formazioni vegetali caratterizzate da valore naturalistico massimo (E=100) e vulnerabilità totale al fuoco (V=1), come ad esempio una foresta di latifoglie decidue (vedi fig 5.15). Vengono invece individuate 3 zone di impatto:
-Impatto basso: aree i cui l’incendio ha interessato formazioni di prateria a Brachypodium: Il danno è da considerarsi lieve visto che questo tipo vegetazionale ha una scarsa vulnerabilità al fuoco ed un valore naturalistico basso. Tali aree sono estese per 0,49 ettari e sono localizzate nella parte nord-orientale dell’isola (Comune di Rio nell’Elba).
-Impatto medio: incendi in aree di macchia mediterranea, dove dominano formazioni di pirofite quali Cistus e Arbutus unedo, dal valore naturalistico definito medio. Questo è il livello di impatto più diffuso con 293,20 ettari ed interessa sia le zone incendiate del sud-ovest dell’Isola (Campo nell’Elba) che quelle del nord-est (Rio nell’Elba).
-Impatto medio-alto: rientrano in questo livello di impatto due casi differenti:il primo è il caso di incendi di tipi vegetazionali pregiati quali il
quercetum ilicis ma con moderata vulnerabilità al fuoco. Il secondo
caso è quello di incendi che hanno coinvolto formazioni vegetali di moderato valore, quali macchia a Spartium junceum o a
Ampelodesmus ramosus), ma estremamente vulnerabili . Essi
zone di incendio mappate.
Riportiamo di seguito la tabella riassuntiva dell’estensione delle diverse aree di impatto.
Tab 6.1 Estensione delle varie aree di impatto
6.3 MAPPATURA DEL RISCHIO DELLA VEGETAZIONE PER I FLUSSI Usando come base l’equazione del Rischio, viene proposta una valutazione del danno potenziale che la vegetazione potrebbe subire in caso di flussi. Questi i parametri considerati:
- Come stima del parametro H è stata usata la mappa delle aree esposte a flussi; alle zone esposte a flusso è stato assegnato il valore di 1, 0 alle altre.
- La mappa del valore della vegetazione è stata usata come stima del parametro D, ipotizzando una distruzione completa della copertura vegetale in caso di flusso di fango e detriti (vulnerabilità totale).
Livello di Impatto Area (ettari)
Basso 0.49 Medio 293.20
Fig 6.5 Mappa dell’impatto dei flussi sulla vegetazione sovrapposta a immagine Landsat
Inserendo nell’equazione del rischio i valori dei parametri sopra descritti, il risultato potenziale è compreso tra 0 (assenza di danno) e 100 (distruzione totale). La mappa evidenzia quattro diverse zone di impatto sulla vegetazione:
-Impatto basso: interessa vegetazioni di scarso valore naturalistico (es. praterie a Brachypodium), per un’estensione di 6,5 ettari localizzata nella regione nord-orientale.
-Impatto medio: coinvolge vegetazione di valore medio (formazioni di macchia), per un’estensione di oltre 530 ettari distribuiti uniformemente in tutte le aree incendiate.
-Impatto medio-alto: si estende a formazioni boschive non naturali (rimboschimenti di conifere) per 1, 58 ettari localizzati nella parte nord-occidentale.
-Impatto alto: riguarda formazioni boschive naturali (Quercetum
ilicis e varie sub-associazioni) per un totale di oltre 41 ettari distribuiti in
varie aree bruciate.
La tabella 6.2 illustra la distribuzione areale dei diversi livelli di impatto: a differenza degli incendi, che sono risultati causare un danno basso alla vegetazione, i flussi mostrano un impatto maggiore, coinvolgendo aree più estese e formazioni più pregiate.
Tab 6.2 Estensione delle varie aree di impatto Livello di Impatto Area (ettari)
basso 6,51 medio 530,99
medio alto 1,58
6.4 VALUTAZIONE DEL RISCHIO SOCIO ECONOMICO RELATIVO AI FLUSSI
Usando come base l’equazione del Rischio, viene proposta una valutazione del danno potenziale che la vegetazione potrebbe subire in caso di flussi. Questi i parametri considerati:
- Come stima del parametro H è stata usata la mappa delle aree esposte a flussi; alle zone esposte a flusso è stato assegnato il valore di 1, 0 alle altre.
- Come stima del parametro D la mappa del valore socio-economico del territorio, ipotizzando una distruzione completa degli elementi presi in considerazione in caso di flussi (vulnerabilità totale).
Nella mappa sono state individuate 2 diverse aree di impatto:
-Impatto medio: flussi che interessano colture agricole e che dunque provocano danno economico.
-Impatto alto: flussi che interessano aree urbanizzate, provocando danni economici, sociali e mettendo a rischio la pubblica incolumità.
La tabella 6.3 mostra l’estensione areale delle diverse fasce di impatto dei flussi sulle aree antropizzate o comunque di interesse umano: anche se la maggior parte dei flussi sono stati evidenziati in aree di scarso interesse socio-economico, la porzione di territorio economicamente rilevante (zone agricole) soggetto a flussi è piuttosto estesa (oltre 135 ettari). Ancor più allarmante il dato al riguardo delle aree ad alto impatto: si sono calcolati infatti oltre 56 ettari di aree urbanizzate a rischio di flussi.
Livello di impatto Area (ettari)
Medio 135,03 Alto 56,90 Tab 6.3 Estensione delle varie aree di impatto
6.5 MAPPA CONCLUSIVA DEGLI IMPATTI DEGLI INCENDI SUL TERRITORIO
Concludiamo questo studio con una mappa di rischio (fig. 6.7) che sintetizza tutti gli impatti diretti e indiretti degli incendi su gli elementi territoriali analizzati. A questo scopo vengono prese in considerazione le mappe relative alla zonazione del rischio di flusso (Fig 6.5, Fig 6.6) e la carta delle aree incendiate (Fig. 5.1). Da essa è possibile avere una visione di insieme dell’impatto diretto e indiretto degli incendi: in rosso sono evidenziate le zone in cui sono stati rilevati incendi; queste aree sono dunque già ambientalmente compromesse. Dall’analisi svolta nei capitoli 4 e 5 è possibile risalire al tipo di impatto avuto, in modo da farsi un’idea su quali interventi di ripristino ambientale e conservazione possano essere necessari.
Intorno alle zone incendiate si estendono invece le aree a rischio di flussi: con diversi toni di verde è stata rappresentata la zonazione del rischio per la vegetazione, con toni di blu quella per l’uomo e le sue attività. Questa carta vuole essere un punto di partenza per ulteriori analisi di campo, in modo da limitare il pericolo e proteggere il valore esposto.
Le aree di impatto che distinguiamo nella carta sono essenzialmente tre. La prima è localizzata nel nord-est dell’Isola (comune di Rio nell’Elba), in cui una serie di 6 incendi non particolarmente estesi ma avvenuti nella parte sommitale dei monti, hanno definito zone di rischio estese su entrambi i versanti, interessando sia vegetazione boschiva pregiata sia aree agricole e urbanizzate. La seconda area di impatto è relativa all’incendio
identificato con il numero 2, nel comune di Campo nell’Elba: l’incendio non è molto esteso ma la relativa area esposta a flussi lo è ed interessa aree densamente antropizzate, con centri urbani e attività agricole. La terza area di impatto è quella relativa al grande incendio del Comune di Campo nell’Elba: abbiamo visto nei capitoli precedenti che l’incendio, nonostante l’estensione, non ha provocato grossi danni, essendosi sviluppato in aree di moderato interesse naturalistico; il rischio derivante dai flussi risulta invece maggiore, coinvolgendo alcune zone agricole e centri abitati. Inoltre dai dati ricavati dal database RENATO illustrati nel capitolo 5 in tutte e tre queste aree risultano presenti emergenze naturalistiche rare o di pregio, che dovranno essere prese in considerazione per una globale valutazione del danno e per lo studio di interventi di conservazione.
In questo studio abbiamo volutamente tenuto separate le valutazioni relative al danno naturalistico-ambientale e quello economico-sociale. Tuttavia, specialmente in territori turistici ed inseriti in Parchi naturali, ad un danno ambientale corrisponde anche un danno sociale ed economico, per la valutazione del quale serviranno studi specialistici: questa tesi offre comunque una discriminazione sulle aree in cui successivi approfondimenti saranno necessari.
Nella tabella riassuntiva (tab. 6.4) sono illustrate le aree di impatto evidenziate, le emergenze naturalistiche minacciate e l’estensione delle aree parco coinvolte.
Tab. 6.4 elenco riassuntivo degli impatti diretti e indiretti degli incendi
Area Bruciata 327 Testudo hermannii, Podarcis muralis, Ischnura genei, Epipactis helleborine, Martes martes
Vegetazione esposta a flussi (basso rischio)
651
Vegetazione esposta a flussi (medio rischio)
531 Podarcis muralis, Hipparchia aristaeus, Hiscnura genei
Vegetazione esposta a flussi (medio-alto rischio)
1.6
Vegetazione esposta a flussi (alto rischio)
41.7 Pleocotus austrìacus, Martes martes
Attività umane esposte a flussi (medio rischio)
135
Attività umane esposte a flussi (alto rischio)
57
Aree Parco bruciate 279