• Non ci sono risultati.

7 Sintesi dei risultati

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "7 Sintesi dei risultati"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

7 Sintesi dei risultati

L’area oggetto di studio non è mai stata del tutto preclusa ad attività antropiche, agli anni ’20 infatti risalgono le prime concessioni di pesca e l’elevato numero di reti “a bilancia” ancora oggi presenti testimoniano l’uso originale di questa zona, in cui era presente un’attività nautica mirata prevalentemente all’integrazione del fabbisogno proteico (leggasi sopravvivenza alimentare) delle popolazioni rivierasche, che col tempo e il cambiamento degli stili di vita si è trasformata in attività ludico-ricreativa, con graduale, ma pressoché integrale, cambiamento della tipologia socioeconomica e culturale dell’utente medio, e, nel periodo estivo, con un incremento di fruizione da parte di un’utenza che potremmo definire alloctona. Un’area vergine quindi, la Bocca di Serchio non lo è mai stata. La sponda ricadente nella Tenuta di San Rossore è andata però, dalla fine del secondo conflitto mondiale, rinaturalizzandosi, presentando ora un buon livello di biodiversità sia floristico che faunistico. Sulla sponda nord, ricadente nella Tenuta di Migliarino, questo fenomeno non ha avuto luogo, anzi c’è stato un incremento nel numero di presenze dovuto alla bellezza e alla particolarità del luogo, alla disponibilità di spiaggia libera e alla possibilità fisica di accesso, grazie all’apertura della strada del mare nel 1967 e più recentemente, (la zona fino agli ultimi anni settanta era pressoché ignota ai non locali), alla prossimità dello svincolo autostradale della Firenze-Mare. Il rischio è che questa delicata fascia di territorio finisca per trasformarsi, sull’onda di una fruizione nautica estivo-balneare di massa, come poco più a nord Marina di Viareggio, o poco più a sud la sponda meridionale di Bocca d’Arno, in una area a vocazione economica per un turismo frettoloso ed ignorante; in questo modo il “paesaggio” è mercificato ad oggetto di consumo senza riguardo sia per la sua vocazione naturale che per una saggio sfruttamento antropico nel tempo. La presenza di servitù militari e l’inaccessibilità hanno inizialmente costituito un potente filtro e freno al “consumo” di quest’area, cui più recentemente ha notevolmente contribuito l’istituzione del Parco Naturale, ma forse la difesa più efficace è stata, fino ad ora, l’assenza di notorietà. Tale difesa sta cedendo irrimediabilmente e si va profilando un futuro in cui il diritto di accesso e la tutela dell’ambiente non potranno non confliggere. Tale conflitto non è probabilmente mitigabile in assenza di sinergie appositamente progettate e concertate con il contributo di tutte le componenti, istituzionali e private, oggettivamente coinvolte. Lo stesso grado di conoscimento scientifico delle problematiche di rilievo è nello specifico sorprendentemente scarso, ma indubbiamente meritevole di ampliamento ed approfondimento.

(2)

Ai fini di questo lavoro di tesi sono stati presi in considerazione solamente tre dei fattori potenzialmente influenzati della pressione antropica: morfologia delle sponde, chimica delle acque, fitobiocenosi presenti sulle due sponde. Si tratta di una scelta in buona parte imposta da esigenze logistiche e temporali, e quindi in parte arbitraria e sicuramente riduttiva. La qualità e ricchezza ambientale del sito meritano certamente studi più approfonditi anche su altri tipi di impatto, che però esula dai limiti di un lavoro di tesi, sia per tempo che per fondi a disposizione. Sarebbe interessante, per citare alcuni esempi, poter fare valutazioni sull’impatto acustico provocato dal motore dei natanti da diporto, da altre attività degli utenti e anche dal poligono di tiro, e vedere come viene influenzato il comportamento della fauna presente nella zona. Quindi si potrebbero controllare gli spostamenti delle varie specie animali, fare studi sull’avifauna e censimenti sui nidi presenti nell’area interessata.

Un altro impatto valutabile può essere quello paesaggistico, cioè come riuscire a integrare i pontili artigianali e i casottini di vario materiale, con l’ambiente circostante. Una prima idea potrebbe essere quella di sostituire la plastica (purtroppo alquanto diffusa) con il legno, evitando però una sponda con banchinamenti estesi e sistematici, ma adottando strutture di impatto visivo minimale e differenziato, a testimonianza della storica fruizione popolare: diversa da quella che ritroviamo a Viareggio o in Bocca d’Arno; e lasciare inalterata la distanza tra un pontile e l’altro, perché ai fini della salvaguardia del territorio potrebbe esser saggio non incrementare il numero di posti barca su questo tratto di fiume. Essendo la navigazione delle foci fluviali un aspetto molto ricorrente, potrebbe essere inoltre interessante avviare l’elaborazione di un indice biologico di qualità delle acque specifico per questi ambienti, visto che l’indice più comune per i corsi d’acqua dolce, l’IBE, non è praticabile su fondali in cui è presente l’intrusione marina, in quanto l’elevata salinità rende impossibile la vita ai macroinvertebrati bentonici necessari alla sua determinazione.

Per quanto riguarda lo stato morfologico delle sponde si nota che l’erosione al piede avviene sia nei periodi di morbida che di magra del fiume, poi al momento della piena si ha saturazione del terreno con diminuzione della coesione del materiale e un conseguente appesantimento. Lo scalzamento alla base innesca quindi un meccanismo per cui, quando il livello del fiume si abbassa, il materiale allentato e appesantito scivola, accompagnando il crollo del dente di erosione. Questo scalzamento alla base è provocato dall’azione meccanica del moto ondoso che si infrange sulle due sponde. Le onde più aggressive sono generate dal transito dei natanti e variano in funzione del tipo di barca, in genere si è osservato che all’aumentare della velocità di transito e del dislocamento del natante, aumenta l’altezza dell’onda misurata in prossimità della sponda. L’onda inoltre è attenuata

(3)

dalla distanza, di conseguenza quelle generate in vicinanza della sponda provocano sollecitazioni più intense e sarebbe probabilmente utile normare una distanza minima di transito. Quindi natanti di dislocamento modesto che rispettino il limite di velocità, magari intensificando i controlli, infatti è stato osservato che la semplice presenza delle Guardie del Parco genera un buon effetto di deterrenza, (leggasi rispetto delle norme vigenti), non dovrebbero generare onde particolarmente aggressive

C’è da tenere presente che il numero massimo di presenze e di violazione dei limiti di velocità si ha nel mese di Agosto. L’utenza balneare, numerosa e poco attenta (ma forse semplicemente non a conoscenza di regolamenti), sfrutta, e rischia di compromettere, la manutenzione ordinaria a difesa delle sponde autonomamente attuata dai fruitori invernali, che con una presenza più assidua ed esperta tendono a salvaguardare la fruibilità del proprio pontile e quindi, indirettamente, ma piuttosto efficacemente, la stabilità delle sponde. Dai monitoraggi effettuati si è notato che le protezioni alla sponda nord, se posizionate in modo corretto e con materiali adeguati, hanno dato dei risultati ottimi, preservando la morfologia della sponda. Non tutte le protezioni “artigianali” dimostrano la stessa efficacia, e i in questo campo una corretta e capillare informazione sulle migliori modalità di realizzazione e manutenzione che coinvolga gli utenti potrebbe essere una scelta efficace e non conflittuale. Per quanto riguarda la sponda sud, la possibilità di comparazione tra le due campagne è risultata più limitata, a causa di tratti inaccessibili per la presenza di una vegetazione molto folta; sono stati evidenziati comunque cambiamenti morfologici del profilo di sponda, con smottamenti di terreno chiaramente visibili in prossimità del bagnasciuga di magra, in questo caso non ci sono protezioni artificiali, e la protezione di sponda è data soltanto dalla vegetazione e dalla saltuaria presenza di tronchi fluitati che fungono localmente da barriere (effimere) all’azione meccanica del fiume. Per poter fare delle valutazioni più precise sui fenomeni erosivi delle due sponde, sarebbe necessario un monitoraggio più esteso nel tempo, almeno a un anno idrologico.

Osservando le due sponde si vede come la vegetazione sia il fattore che più diversifica questo tratto di fiume e testimonia la forte antropizzazione avvenuta sulla sponda nord, infatti su questo lato la vegetazione naturale di alto fusto è quasi completamente sostituita da piazzole con pratini e da una vegetazione arbustiva impiantata a scopi ornamentali e per separazione dei vari posti barca. Se si considera la fascia più interna sono presenti campi coltivati a cavoli, soia e altri cereali, poi un’area considerevole coltivata a pioppi ed un’area più ridotta in cui è presente un bosco misto di pioppo bianco, ontano nero, leccio, e associazioni erbacee costituite in prevalenza da erbe nitrofile (ortica, equiseto, menta

(4)

acquatica). La rinaturalizzazione della sponda sud, ha consentito invece l’instaurtarsi di varie tipologie di vegetazione, tra cui le principali sono rappresentate da fragmiteti, soprattutto nella fascia adiacente all’acqua, bosco mesoigrofilo palustre con erbe nitrofile e un bosco planiziale.

Dalla chimica delle acque si è riusciti a classificarne le varie tipologie grazie ai diagrammi Langelier-Ludwig, e come era logico aspettarsi in un ambiente di foce fluviale, si nota un’intrusione del cuneo salino sul fondo del fiume, che però non si estende fino a Migliarino dove è situata la prima sezione di campionamento, a circa 9 km dalla foce. Considerando le acque in profondità, quelle che hanno subito il mescolamento con l’acqua di mare, si vede che la maggiore concentrazione salina si ha in corrispondenza della sezione 2, dato confermato da entrambe le campagne di campionamento, ma che può essere spiegato osservando come varia la profondità del tratto di fiume preso in esame in questo lavoro di tesi. La sezione 2 infatti risulta avere la profondità maggiore di tutto il tratto analizzato, e da qui il fondo del fiume sale di 1 m fino alla sezione 3, per poi riabbassarsi alla sezione 4, quella più vicina al mare. La presenza di questo gradino fa sì che ci sia un accumulo di acqua salata che ristagna prima della sezione 3 e il fatto che il fiume non ce la faccia a portarla a mare dopo un periodo di piogge abbondanti, potrebbe indicare che non è rispettato il deflusso minimo vitale del Serchio, probabilmente influenzato dal sistema di dighe situato in Garfagnana. Uno studio approfondito della batimetria dell’alveo del fiume per conoscere meglio la morfologia del fondo, consentirebbe una maggior comprensione sulla presenza di questo scalino, che potrebbe rappresentare una vecchia linea di costa, oppure il punto in cui in passato il Serchio deviava verso nord prima di immettersi in mare. Si potrebbe anche essere formato perché il fiume, non riuscendo a vincere la spinta del mare verso l’interno, deposita in quella zona i suoi sedimenti. Per capire meglio il mescolamento tra le acque del fiume e quelle del mare, bisognerebbe prendere in considerazione anche le correnti presenti sul fondo, infatti nel tratto in cui il fiume scorre parallelo alla costa si potrebbero formare correnti che fanno assumere al cuneo salino delle corsie preferenziali di risalita, quindi i campioni prelevati in profondità per ogni sezione possono non essere ricaduti tutti in questa corsia, facendo sì che il carico salino risultasse diverso fra i vari campioni.

Dal diagramma di Langelier-Ludwig (figura 7.1) si nota la presenza di un mescolamento ternario, in cui l’acqua di mare rappresenta un punto fisso e gli altri due termini sono rappresentati dall’acqua del fiume in estate e in autunno con una tendenza generale delle acque verso una composizione bicarbonato alcalino terrosa all’ aumento della portata (figura 7.1). Questo mescolamento trova ulteriore conferma nell’analisi delle acque dell’intero

(5)

Figura 7.1: Diagramma LL R_HCO3 -Diagramma LL R_HCO3 Sz1 Sz2 Sz3 Sz4 Sz1 Sz2 Sz3 Sz4 Sz5 Sz6 Sz7 Mare Pontass. P. Mor. C. Garf. 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 R_HCO3 -0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 R_Na+K Solfato-clorurato alcaline Bicarbonato alcaline Solfato clorurato alcalino terrose Bicarbonato alcalino terrose

bacino (Arbizzani, 2000); infatti le acque del Serchio in località Pontasserchio, Ponte a Moriano, e Castelnuovo Garfagnana che si riferiscono al mese di maggio del 2000, caratterizzano le acque più a monte come bicarbonato alcalino terrose. Un passaggio delle acque da bicarbonato alcalino terrose a solfato clorurato alcaline, può essere dovuto, in concordanza con quanto affermato da Cortecci et al. (2001), o

all’apporto di acque di origine termale con componente solfatica, oppure con maggiore probabilità dalla presenza di scarichi civili e industriali nella Media valle del Serchio, dove è massiccia la presenza di cartiere ed altre attività industriali. Questo fa si che nel periodo di magra, abbia maggior risalto la componente solfato clorurata, e la distanza tra la posizione di morbida e di magra dei campioni della Sz1 potrebbe essere considerata un possibile indice di inquinamento antropico. La fruizione antropica della sponda nord non è evidenziata se si confrontano i valori dei parametri chimici analizzati in prossimità delle sponde, questo anche perché il fiume non è molto largo e le acque sono ben miscelate, avendo i campioni superficiali tutti la medesima composizione. C’è però da tenere presente che l’elevata fruizione si ha solo nei mesi estivi di Luglio e Agosto, e in particolar modo nelle domeniche di questi mesi, e che già dopo le prime piogge autunnali avviene una forte diluizione, confermata dal netto decremento del contenuto salino fra le due campagne di campionamento, quindi la diluizione invernale rende minimo l’impatto antropico sulla qualità delle acque. Impatto che comunque è stato riscontrato, anche se lieve, in alcuni campioni prelevati in estate, i quali presentavano valori di ammoniaca, nitrati e COD bassi, ma che normalmente non devono essere presenti in corsi d’acqua naturali, e molto probabilmente è dovuto a infiltrazioni laterali di acque drenanti campi coltivati, quindi un’analisi del fosforo potrebbe servire a testimoniare un inquinamento da fertilizzanti. L’influenza che ha lo scarico dei motori dei natanti da diporto sulla qualità delle acque non è stata evidenziata dall’analisi dei VOC sulle acque superficiali, e forse sarebbe opportuno approfondire questa ricerca sui sedimenti, che possono contenere metalli pesanti e idrocarburi a catena più lunga di quelli analizzati.

Figura

Figura 7.1: Diagramma LL R_HCO 3 -Diagramma LL R_HCO3  Sz1  Sz2  Sz3  Sz4  Sz1  Sz2  Sz3  Sz4  Sz5  Sz6  Sz7   Mare  Pontass.P

Riferimenti

Documenti correlati

Come già accennato, l’intento non è tanto quello di procedere ad analisi dettagliate per mettere alla prova i presupposti teorici della scrittura professionale, così come sono

Sviluppo di uno strumento in grado di monitorare l’evoluzione della torbidità in zone costiere e portuali, attraverso la consultazione di immagini satellitari...

Il Regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 4% per struttura la mortalità massima a 30 giorni

Proporzione di nuovi interventi di resezione entro 120 giorni da un intervento chirurgico conservativo per tumore maligno della mammella. Lazio 2010

oncologica C11a Assistenza cronicita' B28 Cure domiciliari B4 Consumo farmaci oppioidi C9 Appropr.. farmaceutica F10b

I genitori più propensi alla pratica della e-health sono i quei genitori che si caratterizzano per un atteggiamento di apertura nei confronti delle vaccinazioni, i

Ed è proprio quello delle liste di attesa il nodo che, nel sistema di erogazione dei servizi diagnostici ambulatoriali, costituisce nell’opinione degli utenti intervistati

Per capire con certezza se ci sono, o ci sono state, contaminazioni delle acque da parte del percolato, si è quindi deciso, con il presente lavoro, di usare un marker