Introduzione I
INTRODUZIONE
Il presente lavoro si propone di approfondire lo stato di contaminazione delle acque sotterranee della discarica di RSU “Le Strillaie” (Grosseto) individuandone le possibili cause e le sorgenti di inquinamento. Tale discarica è stata oggetto di numerose campagne di monitoraggio volte a evidenziare la contaminazione indotta sul territorio. In particolare, a partire dal 2001, è stato elaborato dalla TEA di Pisa il Piano della Caratterizzazione dell’area come prevede il D.M. 471/99. A seguito dei risultati del Piano di Caratterizzazione la discarica è rientrata tra i siti di Interesse Nazionale (DLGS 152/06).
Per meglio evidenziare le dinamiche e le cause che possono aver determinato lo stato di contaminazione attuale, si è proceduto innanzitutto a inquadrare e caratterizzare il sito in cui si colloca la discarica dal punto di vista fisiografico-geomorfologico, idrogeologico e idrochimico, servendosi dei numerosi studi e caratterizzazioni fatti nel tempo sull’aerea in oggetto. Attraverso dei sopralluoghi presso l’impianto, e dal confronto con le informazioni ottenute dall’attuale gestore, oltre che dall’analisi dei progetti che hanno interessato e interessano l’area in studio, si è ricostruito anche l’assetto gestionale della discarica in tutti i suoi aspetti: smaltimento dei rifiuti, gestione del percolato, bonifica dei siti individuati come S.I.N.. Particolarmente interessante, nell’ottica di capire ed individuare eventuali interazioni fra il percolato e le acque superficiali e/o di falda, è stata la ricostruzione delle impermeabilizzazioni dei vari ambiti, e della gestione del percolato.
Si è proceduto poi all’analisi degli studi effettuati fino ad oggi su tale area, da cui è risultato un quadro geologico ed idrochimico abbastanza complesso. Infatti la presenza di un cuneo salino che contamina con acqua di mare gli acquiferi superficiali, l'esistenza di argille di origine marina che danno luogo ad acque ricche di cloruri, l'intercalazione di strati di torbe ricche di materia organica, che determinano la presenza di condizioni redox e favoriscono la riduzione di solfati con ossidazione di materia organica, tutto ciò rende difficile l'utilizzo meccanico dei tradizionali traccianti di percolato, quali cloruri, COD, ammoniaca.
Per capire con certezza se ci sono, o ci sono state, contaminazioni delle acque da
parte del percolato, si è quindi deciso, con il presente lavoro, di usare un marker
caratteristico del percolato, che possa segnalare inconfutabilmente eventuali
contaminazioni sui campioni considerati. Un importante aiuto in questo senso ci viene
da un diverso tipo di trattamento dei dati chimici, che faccia uso di tecniche di statistica
multivariata, e dall'utilizzo degli isotopi dell’acqua :
18O, Deuterio e Trizio. Gli isotopi
stabili dell’acqua (
18O e D) vengono usati per identificare eventuali processi di
miscelazione con acque di mare, evaporazione intensa, e comunque danno informazioni
sull’origine delle acque in generale. Tali isotopi, sono anche molto utili come marcatori di
Introduzione II