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Proteomica: concetti e prospettive P. Pucci

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Academic year: 2021

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Riv Med Lab - JLM, Vol. 4, N. 1, 2003 9

Proteomica: concetti e prospettive

P. Pucci

Dipartimento di Chimica Organica e Biochimica,

Università di Napoli Federico II e CEINGE Biotecnologie Avanzate

Il termine proteoma è utilizzato oggigiorno per indi- care la procedura di identificazione di un elevato numero di proteine in miscele molto complesse pro- venienti da organelli cellulari, intere cellule o addi- rittura organismi. I moderni studi sul proteoma pos- sono essere divisi essenzialmente in due settori prin- cipali, il proteoma di espressione che tende alla de- finizione qualitativa e quantitativa dell’aumento e/o diminuzione dei livelli di proteine, e il proteoma funzionale che tenta di identificare componenti di compartimenti cellulari, complessi multiproteici e vie di trasduzione del segnale. Entrambi questi ap- procci si basano sul frazionamento delle miscele di proteine mediante elettroforesi bidimensionale su gel di poliacrilamide (2D-gel) e sulla successiva identificazione delle bande proteiche mediante tec- niche di spettrometria di massa (2D-MS). Questa procedura, infatti, è ottimale per l’analisi globale di proteine in quanto si è dimostrata in grado di sepa- rare, quantificare ed identificare migliaia di proteine presenti in un singolo gel (1-3).

L’identificazione di bande proteiche da 2D-gel si ot- tiene essenzialmente mediante spettrometria di mas- sa MALDI-TOF (Matrix-Assisted Laser Desorption Ionization-Time Of Flight). La banda proteica è scissa dal gel, digerita in situ con opportuni enzimi proteolitici e la miscela peptidica risultante è diret- tamente analizzata mediante MALDI-MS.

L’identificazione delle proteine viene effettuata uti- lizzando i valori di massa accurati dei peptidi deter- minati mediante MALDI-MS. Questi valori, infatti, insieme ad altri parametri quali il tipo di proteasi usata per l’idrolisi o il peso molecolare della protei- na presunto dal gel di SDS, vengono introdotti in al- cuni programmi di ricerca disponibili in rete (ProFound, Mascot, MS-Fit, etc.). I valori di massa registrati sugli spettri sono paragonati con quelli provenienti dalla digestione teorica di tutte le protei- ne della banca dati, consentendo l’identificazione delle proteine. Quando questa procedura non forni-

sce dati definitivi, vengono utilizzate metodologie di spettrometria di massa tandem basate sulla ioniz- zazione ad electrospray (ES-MS/MS) per ottenere informazioni anche parziali di sequenza di uno o più frammenti proteolitici. E’ stato dimostrato che le in- formazioni ottenute dalla sequenza parziale di un solo peptide sono spesso sufficienti ad identificare la proteina in banca dati.

In genere gli studi di proteomica di espressione so- no indirizzati all’analisi delle differenze del pattern di espressione in cellule anormali (i.e. tumorali, sti- molate da trattamenti farmacologici, etc.) in parago- ne con quelle normali, attraverso l’identificazione di bande proteiche che compaiono (o scompaiono) o che sono presenti a livelli quantitativi diversi. Nelle applicazioni biomediche, questo approccio compa- rativo viene di solito utilizzato per identificare pro- teine il cui livello di espressione aumenta o diminui- sce in seguito all’insorgere di una patologia e che possono quindi essere utilizzate come marker speci- fici per la diagnosi o a scopo terapeutico.

Gli studi di proteomica funzionale hanno come obiettivo finale la comprensione a livello molecola- re delle funzioni di una cellula vivente. Poiché or- mai è nota l’intera sequenza del genoma di vari or- ganismi, il numero di proteine la cui funzione è an- cora sconosciuta è cresciuto enormemente negli ul- timi tempi. Nel tentativo di ottenere informazioni sull’attività biologica di singole proteine, è partico- larmente importante l’analisi del proteoma funzio- nale definito come lo studio delle fluttuazioni spa- ziali e temporali dei componenti e dei processi mo- lecolari che avvengono in una cellula vivente.

Infatti, in una cellula molti processi non vengono controllati soltanto dall’abbondanza relativa delle varie proteine, ma anche dalla regolazione transien- te della loro attività, localizzazione cellulare e asso- ciazione con altri componenti. In particolare, è oggi chiaro che un gran numero di proteine è presente nella cellula sotto forma di complessi multiproteici;

Corrispondenza a: Prof. Piero Pucci, Dipartimento di Chimica Organica e Biochimica, Complesso Universitario Monte S. Angelo, Via Cinthia - 80134 Napoli. Tel.: 081-674318/674476 - Fax: 081-674313; e-mail: pucci@unina.it.

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ne consegue che la comprensione delle funzioni bio- logiche di queste proteine è legata all’identificazio- ne dei loro partners molecolari (4).

Procedure basate sull’analisi proteomica possono fornire un contributo basilare all’identificazione dei componenti dei complessi multiproteici. Se è noto che una particolare proteina fa parte di un comples- so, essa può essere espressa in forma ricombinante modificata con uno specifica marcatura (tag) e l’in- tero complesso può quindi essere purificato dall’in- tero estratto cellulare mediante tecniche basate sulla cromatografia di affinità utilizzando l’opportuno li- gando (anti-tag) immobilizzato su un supporto inso- lubile. Alternativamente, la proteina è marcata con un epitopo per il quale è disponibile un buon anti- corpo (FLAG, HA, Myc, etc.), è sovra espressa nella cellula ed il complesso viene immunoprecipitato con l’anticorpo specifico per l’epitopo. In entrambi i ca- si, le proteine costituenti il complesso isolato sono frazionate mediante SDS-PAGE ed identificate uti- lizzando la spettrometria di massa secondo la proce- dura descritta.

Recentemente il nostro gruppo di ricerca ha svilup- pato una nuova strategia specifica per l’identificazio- ne dei componenti proteici che in vivo interagiscono, anche in modo transiente, con una particolare protei- na. Tale strategia rappresenta un efficace metodo al- ternativo alle procedure di immunoprecipitazione o sull’approccio di biologia molecolare basato sulla tecnica del doppio ibrido. La filosofia del metodo consiste nell’utilizzo di sistemi di espressione di pro- teine commercialmente disponibili per produrre una proteina ricombinante (od un dominio proteico) re- cante una specifica modificazione (tag) che possa fungere da esca per pescare i suoi specifici partners molecolari all’interno dell’intero estratto cellulare.

La proteina esca può essere espressa come ibrido di fusione con la Glutatione-S-transferasi (GST-) o con

l’epitopo FLAG, o con una coda di poli-His o modi- ficata covalentemente con la biotina. In tutti i casi, l’esca può essere immobilizzata su un supporto soli- do come ad esempio particelle di agarosio (cromato- grafia di affinità) derivatizzato con un appropriato li- gando anti-tag (glutatione, anticorpo anti-FLAG, ioni Nichel, Streptavidina, etc.). La stessa strategia può anche essere applicata all’identificazione di proteine che interagiscono con DNA/RNA utilizzando uno specifico oligonucleotide come esca.

Una volta immobilizzata, l’esca viene incubata con l’intero estratto cellulare o, quando è il caso, con estratti da organelli specifici. La proteina (o l’oligo- nucleotide) stabilisce interazioni non covalenti con partners specifici presenti nell’estratto cellulare, mentre le proteine non trattenute saranno eluite du- rante il lavaggio. I componenti proteici specifica- mente riconosciuti dall’esca sono quindi eluiti e fra- zionati mediante SDS-PAGE. Le bande proteiche vi- sualizzate sul gel sono digerite proteoliticamente o con metodi chimici in situ e le miscele di peptidi ri- sultanti sono analizzate mediante MALDI-MS, con- sentendo l’identificazione delle proteine secondo la procedura descritta in precedenza.

Bibliografia

11. Mann M, Hendrickson RC, Pandey A. Analysis of proteins and proteomes by mass spectrometry. Ann Rev Biochem 2001; 70: 437-73.

12. Patterson SD, Aebersold R. Mass spectrometric ap- proaches for the identification of gel-separated pro- teins. Electrophoresis 1995; 16: 1791-814.

13. Yates JR 3rd. Mass spectrometry and the age of the proteome. J Mass Spectrom 1998; 33: 1-19.

14. Pawson T, Scott JD. Signaling through scaffold, an- choring, and adaptor proteins. Science 1997; 278:

2075-80.

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