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Espansione dei boschi di faggio sui Monti Nebrodi (Sicilia nord-orientale) negli ultimi 50 anni

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Academic year: 2021

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(1)

Quad. Bot. Amb. Appl., 26 (2015): 51-72.

Espansione dei boschi di faggio sui Monti Nebrodi (Sicilia nord-orientale) negli ultimi 50 anni

S

ebaStiano

C

iCCarello1

, i

gnazio

D

i

g

angi2

& g

iuSeppe

C

aStellano3

1

Dipartimento STEBICEF/ Sezione di Botanica ed Ecologia vegetale, Via Archirafi 38, I 90123 - Palermo.

2

Ente Parco dei Nebrodi, Palazzo Gentile, P.zza Duomo, I 98076 S.Agata Militello (ME).

3

Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente, Via Mazzini 25, I 90013 - Castelbuono (PA).

a

bStraCt

. – Expanding the beech forests in the last fifty years in the Nebrodi Montains (N-E Sicily). After some recalls on the synecology of the woods that characterize the Nebrodi Mountains in Sicily, the present extension of the beech woods was examined in relation to that reported by Hoffman (1960). By this comparison, an appreciable increase in extension has been pointed out. Such positive recovery process, attributed both to the reduction of forest utilization and to a greater control on grazing activities, shows the potentiality that Fagus sylvatica continues to express even at the southern limit of its geographical range.

Key words: Beech forest, Fagus sylvatica, forestry management, Nebrodi Mts., Sicily, Mediterranean area.

i

ntroDuzione

Il faggio (Fagus sylvatica L.) è una specie legnosa centro-europea, con areale che si estende dalla Spagna al Mar Nero, dalla Norvegia alla Sicilia, e costituisce una delle piú importanti essenze forestali dei boschi di latifoglie della fascia montana (cfr. Fig. 1).

In Italia la specie caratterizza estese formazioni boschive sull’Appennino e sulle Alpi orientali, spingendosi fino a quote rispettivamente di 1800-2000 e di 1200-1400 metri, mentre nelle valli scende mediamente fino a 500-600 metri con estremi nel Gargano, in Lazio, Toscana e Marche di 200-

Fig. 1 – Distribuizione geografica di Fagus sylvatica (verde) e Fagus orientalis (salmone) (da Caudullo et al. 2017).

Pubblicato online il 29.12.2017

(2)

260 m s.l.m (e

liSei

, 2015).

In Sicilia il faggio raggiunge il limite meridionale della sua area di distribuzione ed è presente nella catena montuosa settentrionale (Monti Peloritani (Malabotta), Monti Nebrodi e Monti Madonie) e sull’Etna, nello spazio altitudinale compreso tra 1050 e 2200 m s.l.m.

Negli ultimi decenni, i faggeti siciliani sono stati oggetto di diversi contributi scientifici tra i quali il primo e più organico, sotto gli aspetti ecologico, selvicolturale e distributivo, risulta quello di H

ofmann

(1960) di cui si riporta la cartina distributiva dei Monti Nebrodi (cfr. Fig. 2).

Questo autore, sulla base dei rilevamenti effettuati nel 1959, mise in evidenza che l’estensione complessiva dei faggeti siciliani era pari a 13000 ettari, di cui ben il 79,6% (10336 ha) ricadevano nell’area dei Monti Nebrodi. Allora, gran parte dei boschi di faggio era governata a ceduo semplice o ceduo composto e solo raramente a fustaia. Dal punto di vista colturale, H

ofmann

riportava testualmente “il quadro appare piuttosto desolante, per l’assoluto predominio dei cedui semplici e par l’incerta forma colturale dei cedui composti e delle rare fustaie. Come cause principali delle cattive condizioni colturali e produttivistiche vengono indicati il governo a ceduo e la forte pressione del pascolo”. Dal punto di vista fitosociologico lo studioso aveva riferito i faggeti siciliani all’associazione Anthrisco siculae-Fagetum, nel cui ambito aveva distinto due subassociazioni: luzuletosum e aceretosum. Successivi studi di vari altri autori hanno modificato notevolmente questa prima interpretazione e oggi pochissimi casi rimangono ancora critici.

La ricerca effettuata ha come obiettivo l’analisi distri- butiva dei faggeti presenti sui Monti Nebrodi. Lo studio si prefigge, altresì, di indagare gli aspetti dinamici della vege- tazione tramite indagini fitosociologiche e di accertare, com- parativamente con i dati del citato Hofmann, le variazioni in termini di estensione intervenute nell’area di studio negli ultimi 50 anni.

C

aratterifiSiografiCieClimatiCiDelterritorio

Il territorio dei Monti Nebrodi, anticamente compreso nel Val Demone, occupa la parte nord-orientale dell’Isola, ov- vero la vasta area compresa fra i Peloritani e le Madonie. I tre sistemi, insieme e in continuità Est-Ovest, costituiscono l’Appennino Siculo.

I Nebrodi risultano naturalmente delimitati ad est dall’Alta Valle del Torrente Novara, ad ovest dal Fiume Pollina, ed a sud dal Fiume Alcantara e dal primo tratto del Fiume Simeto che li separa dall’interno collinare siciliano. A nord, infine, si estendono verso il mar Tirreno, lasciando intravedere le isole Eolie. Questi monti sono interessati da circa 71.000 ettari di boschi, quasi esclusivamente naturali o seminatu- rali. La consistenza di questo dato appare notevole ove si consideri che l’intera Isola è interessata da circa 260.000 ettari di boschi, di cui quelli di origine naturale hanno una incidenza relativamente modesta. Dunque il comprensorio dei Nebrodi, dal punto di vista climatico e vegetazionale, appare in netto contrasto con la maggior parte dell’Isola che risulta generalmente caratterizzata da un clima più arido.

La presenza sui Monti Nebrodi di boschi estesi per decine di chilometri, di pascoli molto produttivi e di buone risor- se idriche, è quindi da attribuire alla particolare condizione climatica legata sia alla posizione geografica sia anche alla orografia. In questo contesto diverse specie vegetali hanno trovato condizioni ecologiche ottimali per le loro esigenze vitali. Tra queste, il faggio (Fagus sylvatica) riveste un ruolo ecologico e biogeografico di rilevante importanza.

Lineamenti geografici e orografici

Il sistema orografico dei Monti Nebrodi, lungo circa 70 chilometri, costituisce il terzo gruppo montuoso dell’Isola per sviluppo altitudinale, dopo l’Etna e le Madonie.

Nella sua parte occidentale ricorrono già i rilievi di

Monte Sambughetti (1558 m s.l.m.) e Monte Campanito

(1512 m s.l.m.). In questo tratto, la catena include anche

Colle del Contrasto (1107 m s.l.m.), Pizzo Marcatazzo

(1452 m s.l.m.) e Monte Castelli (1566 m s.l.m.). Dalla

Fig. 2 – Cartina della distribuzione dei faggeti nei Monti Nebrodi, allegata allo studio dei boschi di faggio di Sicilia pubblicato da

Hofmann (1960).

(3)

dorsale maggiore, in cui troviamo Portella Cirino (1301 m s.l.m.), in direzione sud si sviluppa una propaggine dove figurano rilievi altrettanto elevati come Monte Trippaturi (1451 m s.l.m.) e Monte Malaspina (1326 m s.l.m.). Ad est si innalza Pizzo Bivi (1586 m s.l.m.), da cui, verso Nord si apre la Valle del Torrente Caronia; ad ovest, essa è chiusa dal rilievo comprendente Cozzo Salomone (1093 m s.l.m.), Madonna della Neve (1162 m s.l.m.) e Monte Tre Finaiti (1166 m s.l.m.). Da Pizzo Bivi, la catena dei Nebrodi prosegue verso Est con Monte Pomiere (1544 m s.l.m.), le Selle del Mirio (1546 m s.l.m.) e Pizzo Fau (1686 m s.l.m.). In questo tratto si aprono diversi valichi, in particolare Portella Pomiere (1472 m s.l.m.) e Portella dell’Obolo (1542 m s.l.m.). La dorsale che da Pizzo Fau procede in direzione nord, divide le valli del Torrente Caronia e del Torrente Furiano. Oltre Pizzo Fau, la parte più elevata della catena piega leggermente verso sud-est, seguendo Colle della Madonna (1620 m s.l.m.), Pizzo Fauda (1613 m s.l.m.), Pizzo Buschi (1578 m s.l.m.) e Monte Pelato (1567 m s.l.m.). Ad est di Monte Pelato, la dorsale principale prosegue poi con Monte Calcare (1482 m s.l.m.), Monte Cedro (1465 m s.l.m.), Poggio Tornitore (1571 m s.l.m.), Pizzo Rote (1540 m s.l.m.), Pizzo degli Angeli (1623 m s.l.m.), culminando, infine, nella morbida elevazione di Monte Soro (1847m s.l.m.), il rilievo più alto dell’intero territorio dei Nebrodi. In questo tratto si rivengono numerosi passi (portelle) di accesso tra i due versanti come Portella del Colle Basso (1340 m s.l.m.), Portella Scarno (1393 m s.l.m.), Portella della Miraglia (1513 m s.l.m.), Portella Femmina Morta (1524 m s.l.m.) e Portella Calacudera (1585 m s.l.m.). Il lago Biviere, inserito in una depressione a nord-est di Monte Soro, interrompe la continuità della dorsale principale; e da qui si originano alcune propaggini articolate verso sud. Il versante ad est del Biviere si protende verso il crinale di Mangalaviti (1659 m s.l.m.), Serra del Re (1754 m s.l.m.) e, più oltre, Serra Pignataro (1661 m s.l.m.). Anche in questa parte del comprensorio si trovano numerosi passi che collegano i versanti e tra essi figurano Portella Biviere ( 1263 m s.l.m.), Portella Scafi (1468 m s.l.m.), Portella Balestra (1545 m s.l.m.) e Portella Mangalaviti (1610 m s.l.m.). Ad est di Monte Pignataro, la catena principale prosegue con Pizzo Scavello (1506 m s.l.m.) e diversi altri rilievi, nel cui ambito si aprono i valichi di Portella di Testa (1467 m s.l.m.) e Portella Dàgara (1430 m s.l.m.).

Oltre Portella Dàgara, la dorsale principale si presenta frastagliata, caratterizzata da numerosi rilievi sparsi, quali Monte del Moro (1433 m s.l.m.), Monte S. Antonino (1319 m s.l.m.), Monte dell’Orso (1432 m s.l.m.) e Monte Ditta (1306 m s.l.m.). Da Portella Castagnera, si dirama verso sud un rilievo nel quale emergono le cime di Monte Acquafredda (1447 m s.l.m.), Monte la Rocca (1397 m s.l.m.), Monte Delle Pietre Bianche (1523 m s.l.m.) e Monte Colla (1611 m s.l.m.). Il versante a sud di Floresta è interessato da un esteso rilievo in cui emergono Monte Azzarello (1249 m s.l.m.), Pizzo dell’Inferno (1480 m s.l.m.) e Punta Randazzo Vecchio (1420 m s.l.m.). Da questo tratto montuoso hanno origne i bacini rispettivamente del Fiume Alcantara, verso ovest, e del Torrente Favoscuro, verso est. L’isolato affioramento calcareo della Rocca di Novara di Sicilia (1340 m s.l.m.), ancora più ad est, viene considerato il limite fra i Nebrodi ed i rilievi dei Monti Peloritani (g

ianguzzi

, 1999).

m

aterialiemetoDi

Lo studio è stato inizialmente svolto presso il Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo per la preparazione della tesi di Laurea di uno degli autori (C

iCCarello

, 2009) e, in un secondo tempo, continuato presso la Sezione di Botanica ed Ecologia vegetale del Dipartimento STEBICEF (Università di Palermo). Le attività di studio e ricerca in campo sono state iniziate nella primavera del 2006 e si sono protratte fino al mese di ottobre del 2009.

La prima fase dello studio ha riguardato l’acquisizione del materiale bibliografico inerenti aspetti fisio-grafici, climatici, geologici, pedologici e naturalistici del territorio dei Nebrodi e il rilevamento in campo dei dati vegetazionali.

La seconda fase è stata dedicata all’aggiornamento di questi ultimi e alle elaborazioni finali.

Per la caratterizzazione del bioclima dei Nebrodi è stata utilizzata la metodologia proposta da r

ivaS

-m

artinez

(1995) e r

ivaS

-m

artinez

& l

oiDi

a

rregui

(1999); al riguardo sono stati considerati i dati relativi alle stazioni termopluviometriche riportate in Tab. 4 (D

uro

& al., 1996).

Per la stima delle temperature in aree prive di stazioni termometriche è stato utilizzato il gradiente termico considerato da p

inna

(1977) ovvero di 0.6°C ogni 100 metri di altitudine, tenendo conto anche dei valori dell’indice di termicità (It), relativo alle varie stazioni. Gli indici adoperati per la determinazione del bioclima, del termotipo e dell’ombrotipo, sono: Ic, It, Itc, Io ed Ios4. Il primo è l’indice di continentalità semplice, viene quantificato dalla differenza fra la temperatura media del mese più caldo (tw) e quella del mese più freddo (tc): Ic = tw-tc. L’indice di termicità è It, ed è uguale alla somma moltiplicata per 10, della temperatura media annua (T) più la media delle massime e delle minime del mese più freddo (M ed m): It = ( T+M+m) x 10. Questo nel caso in cui l’indice di continentalità Ic sia compreso fra 11 e 18, Ic quando invece è compreso fra 18 e 21, viene considerato l’indice Itc (indice di termicità compensato), calcolato come la somma fra It e Ci, che è a sua volta un valore di compensazione. L’indice di termicità It è utile per determinare il termotipo insieme con il suo orizzonte.

L’indice ombro termico annuo è Io, che è uguale al rapporto moltiplicato per 10, tra le somma delle precipitazioni mensili dei mesi con temperatura media maggiore di 0°C (Pp) e dieci volte la somma delle temperature medie degli stessi mesi (Tp):

Io = 10 x Pp/Tp. In questo modo riusciamo a determinare il valore dell’ombrotipo. Infine, Ios4 viene calcolato allo stesso modo del precedente indice, ma considerando il trimestre estivo più il mese immediatamente anteriore (maggio+giugno+luglio+agosto). Questo indice, insieme con Ios2 ed Ios3 (riguardanti rispettivamente il bimestre e il trimestre estivo), viene utilizzato per discriminare il bioclima temperato da quello mediterraneo. In particolare il valore Ios4

>2 è la “soglia minima” che determina il bioclima temperato con variante sub mediterranea; nel periodo considerato, si riscontra che la somma delle precipitazioni è maggiore del doppio rispetto alle stesse temperature medie.

Per la realizzazione della carta delle aree occupate dal

faggio è stato approntato un data set geografico che ha

consentito di eseguire le elaborazioni dei dati distributivi

raccolti tramite un Sistema Informativo Territoriale (SIT) in

ambiente GIS 3D (Arc View, ArcGis): detta carta, alla fine,

è stata stampata in scala 1:150.000. Il documento è stato

realizzato tramite fotointerpretazione e successiva verifica

(4)

in campo. In questo modo è stato possibile individuare le formazioni di faggio e digitalizzarle direttamente su CTR 1:10.000, previa consultazione delle ortofotocarte a colori del tipo “IT2000”, aggiornate al periodo maggio-settembre 2007/2008. Prima della stesura definitiva si è provveduto ad ulteriori controlli in campo, utilizzando tecnologia GPS (Global Positioning System).

Per quanto riguarda l’inquadramento sintassonomico dei boschi di faggio dei Monti Nebrodi si è fatto riferimento sia alle comunità vegetali descritte e riportate in letteratura sia ai dati ottenuti con diversi rilevamenti eseguiti nel periodo primaverile degli anni compresi tra il 2008 e 2009, seguendo il metodo proposto da b

raun

-b

lanquet

(1932; 1964), modificato da p

ignatti

(1952). Tale tipo di rilevamento fornisce la condizione fitocenotica media della comunità vegetale in esame. Il metodo consiste nel valutare le singole specie che compongono la comunità vegetale in base alla loro copertura (abbondanza-dominanza) e classe di frequenza.

Nel testo e nelle tabelle riportate in appendice, la nomenclatura dei sintaxa d’ordine superiore all’associazione segue m

uCina

& al. (2016).

Per la identificazione dei taxa si è fatto riferimento soprattutto a p

ignatti

(1982), mentre per la corrispondente nomenclatura ci si è riferiti principalmente a g

iarDina

&

al. (2007) e, solo in alcuni casi, ad altre opere (g

reuter

&

al., 1984-89; t

utin

& al., 1968-1980; t

utin

& al., 1993).

Per alcuni taxa critici ci si è attenuti a l

ojaCono

p

ojero

(1888-1909). Per le Orchidaceae ci si è riferiti a g

rünanger

(2001). Le abbreviazioni relative ai corotipi e alle forme e sottoforme biologiche si rifanno a p

ignatti

(1982).

Per la determinazione dell’età di alcuni esemplari di faggio è stato eseguito il carotaggio tramite succhiello di Pressler (Haglöf SP 20-50CM), mentre la misurazione delle altezze è stata effettuata con ipsometro Mod. Sunto. Le carote ottenute sono state misurate tramite dendrocronografo Rinntech LintabTM 5 e i relativi dati sono stati elaborati con il software dedicato TSAP-WinTM versione 0.59.

i

nquaDramentofitoSoCiologiCoDelleformazioniDifaggio Dei

m

onti

n

ebroDi

Dal punto di vista fitosociologico, i boschi di faggio dei monti Nebrodi vengono oggi riferiti all’Anemono apenninae- Fagetum (g

entile

1969) b

rullo

1984 em. Ubaldi et al. 1987, associazione dell’alleanza Geranio striati-Fagion g

entile

1970 inquadrata nell’ordine Fagetalia sylvaticae Pawlowski 1928, classe Carpino-Fagetea Jackucs & Passarge 1968 (m

uCina

& al. (2016).

Tale inquadramento viene ad essere confermato anche in base ai rilevamenti da noi effettuati e riportati in Tabb. 1-9. Si tratta di boschi acidofili legati a substrati silicei, presenti tra i 1200 e 1800 m di quota, con bioclima supramediterraneo umido. Lo strato arboreo di questi faggeti si presenta pressoché monospecifico, raggiungendo un’altezza media di circa 10 metri. Sporadica è la presenza di altre specie legnose quali Malus sylvestris, M. crescimannoi (Foto 1), Sorbus torminalis, Pyrus vallis-demonis (Foto 2), P. ciancioi (Foto 3), Acer campestris, A. pseudoplatanus e A. obtusatum. In alcune stazioni, esposte a settentrione, figura anche Ilex aquifolium – dominante nello strato arbustivo – così come anche Quercus cerris, elemento espressivo dei cerreti che

occupano la fascia submontana, assieme a I. aquifolium (r

aimonDo

et al., 2009). In ambiti caratterizzati da rocciosità affiorante è possibile rinvenire anche Taxus baccata, Acer pseudoplatanus, Ulmus grabra e Fraxinus excelsior subsp.

siciliensis. Nel rado sottobosco sono presenti diverse specie nemorali, tra cui Primula vulgaris, Daphne laureola, Foto 1 – Malus crescimannoi, rosacea endemica dei Monti Nebrodi in prefioritura nelle locus classicus (Floresta, Alto Flascio).

Foto 2 – Pyrus vallis-demonis, rosacea endemica dei Monti Nebrodi in fruttificazione nella località Tassita (Caronia).

Foto 3 – Pyrus ciancioi, rosacea endemica dei Monti Nebrodi, in

piena fruttificazione nella Valle del Flascio (Floresta).

(5)

Geranium striatum, Lamium flexuosum, Anemone apennina, Galium odoratum, G. scabrum, Milium vernale subsp.

montanum, Scilla bifolia, Corydalis solida subsp. densiflora, Euphorbia meuselii, Viola reichenbachiana, Lathyrus venetus, Allium pendulinum, A. ursinum subsp. ucrainicum, Luzula sieberi subsp. sicula, Hedera helix, Festuca drimeja, Primula acaulis, Arenomia agrimonioides, Melica uniflora, Sanicula europaea, Polygonatum gussonei, Orthilia secunda, Crepis leontodontoides, Mercurialis perennis, Myosotis sylvatica, Ranunculus umbrosus, Mycelis muralis, Polystichum aculeatum, Lathrea squamaria, Conopodium capillifolium. Sporadica la presenza di piccoli nuclei di Rubus idaeus.

D

iStribuzione e variazioniDella SuperfiCieDei faggetiDei nebroDi

L’analisi cartografica condotta sui faggeti dei Monti Ne- brodi ha permesso di accertarne l’attuale estensione com- plessiva e individuarne la distribuzione nell’ambito del ter- ritorio indagato.

I dati ottenuti, comparati con quelli riportati da H

ofmann

(1960), vengono sintetizzati nel prospetto che segue, mentre nel diagramma in Fig. 3 si evidenziano le variazioni, in ter- mini di superficie occupata, intervenute nei boschi di faggio nei singoli territori comunali interessati.

Indagine 2009 Indagine 1959

Comune Sup. (ha) Inc. (%) Comune Sup. (ha) Inc. (%) Variazione (%) Var. superficie (ha) Var./annua/Comune (ha)

Alcara li Fusi 818,201 6,37% Alcara li Fusi 630 6,10% 29,87% 188,2 4,71

Bronte 762,543 5,93% Bronte 670 6,48% 13,81% 92,54 2,31

Capizzi 987,267 7,68% Capizzi 1.005,00 9,72% -1,76% -17,73 -0,44

Caronia 1.713,45 13,33% Caronia 1.440,00 13,93% 18,99% 273,45 6,84

Cesaro’ 4.950,50 38,51% Cesaro’ 4.054,00 39,22% 22,11% 896,5 22,41

Floresta 137,965 1,07% Floresta 10 0,10% 1279,65% 127,96 3,2

Galati Mamertino 509,309 3,96% Galati Mamertino 297 2,87% 71,48% 212,31 5,31

Longi 863,284 6,72% Longi 420 4,06% 105,54% 443,28 11,08

Militello Rosmarino 241,254 1,88% Militello Rosmarino 340 3,29% -29,04% -98,75 -2,47

Mistretta 272,983 2,12% Mistretta 285 2,76% -4,22% -12,02 -0,3

Nicosia 63,500 0,49% Nicosia 66 0,64% -3,79% -2,5 -0,06

Randazzo 21,684 0,17% Randazzo 18 0,17% 20,47% 3,68 0,09

San Fratello 884,604 6,88% San Fratello 680 6,58% 30,09% 204,6 5,12

Tortorici 603,706 4,70% Tortorici 421 4,07% 43,40% 182,71 4,57

Ucria 24,425 0,19% Ucria 0 0,00% - 24,42 0,61

Totale 12.854,68 100,00% Totale 10.336,00 100,00% 24,37% 2518,68 62,97

Fig. 3 – Variazioni delle superfici occupate dai boschi di faggio nei singoli comuni del comprensorio dei Nebrodi.

(6)

La superficie attuale dei faggeti del comprensorio nebroi- deo è pari a 12.854,67 ettari, mentre nel 1959 corrispondeva a 10.336,00 ettari. Pertanto, la superficie complessiva dei faggeti, dal 1959 ad oggi, ha avuto un incremento totale del 24,37%, pari a 2.518,68 ettari, con un incremento annuo di circa 62,97 ettari. Il territorio comunale con la maggiore estensione attuale di boschi di faggio risulta quello di Ce- sarò con 4.950,50 ettari. Rispetto all’estensione riportata da Hofmann (4.054,00 ha), in questo contesto si è avuto un incremento del 22,11%, pari a 896,50 ettari. L’incremento percentuale di maggiore entità si registra, tuttavia, nel Co- mune di Floresta, dove si è avuto un considerevole incre- mento passando da 10 ettari del 1959 a 137 ettari. Notevole risulta anche l’aumento dei faggeti nel territorio di Longi, dove da 420 del 1959 si è pervenuti a 863,28 ettari, con un aumento percentuale del 105,54% e un incremento di 11,08 ettari annui.

Nel comune di Militello Rosmarino si è verificato il mag- giore decremento della superficie interessata dal faggio. Ri- spetto alla superficie riportata da Hofmann, pari a 340,00 ettari, l’estensione attuale è di 241,2535 ettari, con una dimi- nuzione del 29,04%, corrispondente a 98,75 ettari. Diminu- zioni contenute della superficie dei faggeti si registrano anche nei territori comunali di Capizzi, Mistretta e Nicosia, con una diminuzione, rispettivamente, di 17,73, 12,02 e 2,50 ettari.

Si riporta di seguito, per singolo territorio comunale, una sintetica descrizione delle caratteristiche strutturali dei fag- geti rilevati.

Comune di Caronia

Il territorio di Caronia ospita diverse formazioni di faggio, ubicate tra il confine del bosco Mascellino di Mistretta e quello del Solazzotto di Cesarò. Questa fascia occupa tutta la parte alta della pendice Nord dei Monti Nebrodi, da Pizzo Bridi a Pizzo Pona, lungo un crinale sempre superiore ai 1500 metri e sempre coperto dal bosco. Da questo crinale il faggio, lungo tutto il versante Nord, scende fino ai 1400 metri, dove troviamo boschi puri e poco densi. Infine, nel territorio di Caronia si trovano, nelle valli più fresche, dei boschi di faggio di piccole dimensioni, che scendono fino ai 1050 metri, quota straordinariamente bassa per questa specie. Nel 1960 nel territorio del comune di Caronia la superficie dei boschi di faggio era di 1440,00 ettari, mentre sulla base dei nostri dati è di 1713,45 ettari tale estensione. Nell’arco di tempo considerato si è pertanto avuto un incremento di 273,45 ettari (18,99%) pari a circa 6,84 ettari all’anno. I boschi di Fagus sylvatica siti nel comune di Caronia sono i seguenti:

- Faggeto Cannella. Occupa un ampio versante, che da 1300 m di quota, sale a triangolo sul Pizzo Bidi a quota 1590 m s.l.m. Questo bosco ha una superficie di circa 200 ettari ,il faggio è governato a ceduo .

- Bosco Lavanghi e Tassita. Questo faggeto, in parte governato a ceduo e in parte a fustaia, ha una superficie di 170 ettari. Si tratta di un complesso forestale eterogeneo; in Contrada Tassita, esso viene caratterizzato dalla presenza di isolati alberi di tasso (Taxus baccata) – da cui il nome della contrada – alcuni dei quali monumentali (Foto 4).

- Bosco Lavanghi. E’ una piccola striscia di bosco di circa 25 ettari governato a ceduo.

- Bosco Lavanghi e Portella Pomiere. Questo bosco si trova ad Est del precedente ed occupa una superficie di circa 60

ettari, di cui il 90% della superficie risulta occupata dal faggio. La restante superficie è interessata da formazioni forestali miste con cerro, acero campestre e da radure e cespuglieti. Questo bosco, governato a fustaia, è sottoposto al pascolo.

- Bosco Moglia. Si tratta di un bosco di faggio esteso circa 500 ettari. A sud-ovest, il bosco raggiunge Portella Pomiere, mentre nella parte di sud-est arriva fino a Pizzo Fau; verso nord si spinge su un versante piuttosto uniforme, con 20° di pendenza, solcato da fossi confluenti nel Vallone Porcaria, lungo il quale il faggio scende fino a 1100 metri.

Le condizione vegetative sono ottime. Nel Bosco Moglia il faggio ha generalmente un governo a fustaia e solo in alcune zone è presente un governo a ceduo. Questo bosco evidenzia una buona rinnovazione naturale da seme. L’età delle piante è di circa 40 anni. Questo bosco ha subito, in passato, tagli a raso. Oggi viene tutelato dai tagli e dal pascolo, poiché vincolato dalle leggi del Parco e si assiste, quindi, ad un incremento della superficie di faggio.

- Testali Forgi e S. Barbaro. Queste faggete insistono sulle pendici della dorsale, che da Pizzo Luminaria (1260 m) sale a Pizzo della Menta (1560 m), al Pizzo della Rovula (1624 m) e a Pizzo Fau (1684 m), dove raggiunge lo spartiacque dei Nebrodi. Tutto il versante orientale di questa dorsale, compreso l’anfiteatro alla testa del Torrente S. Barbaro, è occupato da una superficie boscata di 770 ettari, di cui circa il 90% a prevalenza di faggio. Le altre formazioni forestali sono rappresentate soprattutto da cerreti. Nelle zone piu bas- se e nelle valli più fresche di Piano Filippello e Piano Forgi, a circa 1100 metri di quota, le formazioni di faggio risultano governate a ceduo disetaneo e le piante hanno un’età com- presa fra i 40-70 anni.

Comune di Capizzi

Nel territorio di Capizzi, sul versante meridionale dei Monti Nebrodi, secondo i dati ottenuti dell’analisi cartogra- fica, ricadono 1375 ettari di faggete, dei quali 987,26 ettari sono monospecifici. Nel 1959 Hofmann aveva rilevato una superficie di 1005 ettari (cfr. H

ofmann

, 1960). Dopo 50 anni, la superficie complessiva del faggio ha subito una modesta riduzione di 17,73 ettari.

I boschi di faggio siti nel territorio di Capizzi sono:

Foto 4 – Monumentale albero di tasso (Taxus baccata) all’interno dei

boschi di faggio dei Monti Nebrodi (da S

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2007).

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- Bosco Trippaturi e Portella Cerasa. Questa unità ha una superficie complessiva di 140 ettari, di cui circa 100 etta- ri sono occupati da Fagus sylvatica. Si tratta di soprassuoli governati a ceduo o di macchioni densi, di circa 70 anni di età. Spesso, in questi contesti, il cerro si alterna al faggio, occupando i versanti più assolati mentre il pascolo, intensa- mente praticato 50 anni fa, come rileva l’Hofmann, oggi è quasi assente.

- Bosco Cappelletto e Pomiere. Questa unità ha una superfi- cie di 130 ettari, di cui circa 100 ettari occupata dal faggio.

Si estende, in appezzamenti non sempre contigui, fra Pizzo Bidi (1566 m s.l.m.) e Monte Pomiere (1544 m s.l.m.), in- teressando l’ampia Costa Cappelletto e la parte montana del Vallone Mattutino.

- Manca Badia. Si tratta di una piccola unità di 35 ettari, di cui 25 ettari occupati dal faggio che si trova sul versante setten- trionale del Pizzo Badia (1335 m s.l.m.), degradante verso il Vallone Mattutino. In questa zona il faggio è praticamente in purezza e in buone condizioni produttive e fitosanitarie.

- Bosco Mercadante. Questa unità ha una superficie di 110 ettari, di cui circa 80 ettari risultano occupate dal bosco di faggio. Questo bosco è costituito da una fascia di larghezza variabile, con ampie zone pascolive, radure e cerrete e si spinge da Pizzo de Carro (1339 m s.l.m.) verso il versante settentrionale, oltre Portella Ruetto, fino a Timpone Mirìo (1546 m s.l.m.) e Portella dell’Obolo.

- Bosco Dugo. E’ un vasto complesso di 420 ettari di super- ficie, di cui 370 ettari sono occupati dal faggio, governato a ceduo, mentre le aree rimanenti sono costituite da circa circa 40 ettari di cerrete e da radure .Questa unità, si trova nel versante opposto ai faggeti di Caronia, con i quali si unisce lungo il crinale che va da Portella dell’Obolo a Pizzo Fau (1686 m s.l.m.) e al Colle della Madonna (1620 m s.l.m.). Il faggeto viene sostituito dal cerro nei dossi più assolati e dal- le praterie lungo i pendii più acclivi e nei ripiani poco drena- ti. Il faggio scende fino a 1250 m nei versanti più freschi dei valloni, alternandosi al cerro dal quale viene sostituito alle quote più basse. Sui versanti più acclivi e verso il crinale principale dei Nebrodi, dove si addensano spesso le nebbie provenienti dal versante settentrionale tirrenico, il bosco si presenta come faggeto puro governato a fustaia.

- Bosco di S. Antonio. Questa unità, estesa 540 ettari, è la più vasta del territorio capitino. Qui il faggio occupa una super- ficie di circa 390 ettari, mentre la restante area è interessata in misura prevalente dal cerro. Esso confina con le faggete di Cesarò lungo il crinale che da Colle della Madonna arriva fino al Monte Pelato (1567 m s.l.m.), interessando gli impul- vi più importanti e i Valloni Brunelli e Pardo, scendendo fino alle quote più basse. In quest’area il bosco riveste notevole importanza dal punto di vista idrogeologico.

Comune di Mistretta

Nel comune di Mistretta sono presenti solo due faggeti;

essi si estendono su una superficie di 272,98 ettari. Rispetto all’estensione rilevata da Hofmann nel 1959 di 285,00 ettari, in questo territorio si è registrata una piccola contrazione di superficie pari a circa 12 ettari.

I due boschi presenti in questo territorio comunale sono:

- Bosco Montagna. Costituisce un nucleo staccato di circa 110 ettari, dove solo circa il 50% della superficie risulta occupata dal faggio mentre la restante parte è costituita

da radure e roccia affiorante, soprattutto nel versante settentrionale di Monte Castello (1566 m s.l.m.). Il governo di questo faggeto è a ceduo, e le piante, a causa di un terreno degradato, crescono in maniera stentata ed irregolare.

- Bosco Medda e Mascellino. Questo bosco ha una super- ficie di 254 ettari, di cui circa 200 ettari sono occupati dal faggio. Indubbiamente si tratta di uno dei boschi più inte- ressanti dei Monti Nebrodi, non per la sua estensione, ma per il suo elevato potenziale produttivo, grazie ad un ricco substrato pedologico costituito da suoli bruni su marme ed arenarie eoceniche e per il clima particolarmente umido e fresco. Il bosco si estende sul versante settentrionale com- preso tra Portella Cirino e Pizzo Bidi (1586 m s.l.m.). Da qui scende fino alla Casetta Giunta a quota 1100 m, e, in maniera piu rada, fino a Casa Medda, a quota 1020 m e che rappre- senta una delle quote più basse del faggio in Sicilia. Questo bosco ha un governo a fustaia per il 40% circa della superfi- cie, mentre la restante parte è costituita da ceduo composto.

Lo strato arbustivo è costituito principalmente da agrifoglio cui si associano perastri, acero campestre, biancospino, rosa canina ecc.

Comune di Nicosia

Nel comune di Nicosia, all’interno della Riserva Naturale Orientata Sambughetti-Campanito, si riscontra una formazione forestale isolata a prevalenza di Fagus sylvatica.

- Bosco Sambughetti. Si tratta di un modesto nucleo forestale, distaccato rispetto agli altri faggeti nebrodensi, esteso 100 ettari, di cui circa 63 ettari interessati dal faggio. Il bosco è governato a ceduo. Nel 1959 la superficie complessiva stimata da Hofmann ammontava a circa 66 ettari. Nell’arco temporale di riferimento, questa unità è rimasta pressocchè invariata, essendosi ridotta di soli 3 ettari. Il bosco, che evolve su arenarie del Miocene, è localizzato sul versante settentrionale di Monti Sambughetti (1558 m s.l.m.) e Monte Trippaturi (1477 m s.l.m.), dalle cui vette scende fino a una quota di circa 1300 metri.

Comune di Floresta

In questo comune sono presenti dei piccoli frammenti di faggeti, con età variabile, che sommata hanno una superficie di 137,96 ettari, mentre nel 1959, Hoffmann, in questo terri- torio aveva rilevato una superficie di faggeti pari a 10 ettari, quindi possiamo concludere, che in questo territorio c’è sta- to un notevole avanzamento dei faggeti. Queste piccole uni- tà crescono su marme e calcari fessurati, negli impluvi delle vallecole molto erose, o su salti di rocce. Tutti i faggeti, siti nel comune di Floresta, si trovano alla testata dell’Alcantara.

- Acquafredda. Il faggio si trova a ceppaie sparse, in medio- cri condizioni.

- Rocche Bianche. Piccolo faggeto di circa 30 ettari, addos- sato ad altro più grande, sita nel territorio di Randazzo. La densità di questo faggeto è normale, con governo a ceduo.

- Portale. Piccolo faggeto di circa 20 ettari, con discrete con- dizioni di vegetazione.

- Piano Grande. Piccolo faggeto di circa 20 ettari.

- Pizzo Inferno. Costituisce l’estremo orientale dell’areale nebrodico, allocato sotto la Punta dell’Inferno (1480m). Le piante hanno una densità normale e sono governate a ceduo.

Questo bosco ha una superficie di circa 70 ettari.

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Comune di Ucria

Nel comune di Ucria, è presente solo una piccola unità bo- schiva, che si trova presso la statale n.126, al km 24, è sita fra le rocce di Pizzo Mitta (1292 m). Questo piccolo faggeto ha una superficie di 24,42 ettari.

Comune di Militello

Il territorio di Militello è interessato dal faggeto solo in una piccola area, lungo il suo confine orientale, fra Portella Maulazzo e Cozzo dei Balestrieri, lungo una linea di crinale che si mantiene fra le quote di 1400 e 1450 metri e da dove il faggeto degrada (Foto 5), con esposizione sul versante occidentale e nord-occidentale, verso il Vallone del Torren- te Inganno. I faggeti vengono gradualmente sostituiti dalle cerrete e da aspetti pascolivi tra 1200 e 1250 m di quota. La superficie attuale dei boschi di faggio ricadenti sul territo- rio del comune di Militello Rosmarino è di 241,25 ettari.

Hofmann nel 1959 aveva rilevato in questo comune una su- perficie di boschi di faggio di circa 340,00 ettari. Pertanto, in questo territorio, si è verificata una notevole riduzione delle faggete per circa 98,75 ettari; essa rappresenta il maggiore decremento verificatosi nei faggeti dei Nebrodi.

I boschi di Fagus sylvatica presenti nel territorio di Mi- litello sono:

- Bosco Pileci. Questa unità ha una superficie di 253 ettari, di cui circa 200 occupati dal faggio, a fronte dei 230 accerta- ti nel 1959. Trattandosi di un ceduo matricinato che occupa il tratto fra Portella Maulazzo e Poggio della Cattiva.

- Bosco Faitella. Questa unità si trova fra Poggio della Cat- tiva e Cascina Agrifolio, dove il faggio scende fino a 1080 metri. Si tratta di un bosco governato a ceduo, avente una superficie di 120 ettari, di cui 50 occupati dal faggio. Rispet- to al 1959, quando la superficie ammontava a 110 ettari, si è avuto un decremento di circa 60 ettari.

Comune di San Fratello

I faggeti di San Fratello presentano una propria fisiono- mia perché territorialmente unite in un unico complesso. La superficie attuale dei faggeti è di 928 ettari, di cui 884 et- tari sono faggete in purezza governati a fustaia. Le restanti superfici forestali sono costituite soprattutto da cerrete. Ri-

spetto ai dati del 1959, quando Hofmann rilevò in quest’area una superficie di 680 ettari di faggeti puri, si constata un incremento di circa 204 ettari.

- Bosco Muto. E’ ubicato nella parte a monte della strada provinciale San Fratello-Cesarò, a partire da circa 1160 m di quota fino a raggiungere i 1460 m s.l.m. La superficie è di 160 ettari, di cui 140 ettari sono costituiti da faggeti governati a fustaia.

- Faggeto di S. Andrea. Questo soprassuolo boscato rappresenta una continuazione del Bosco Muto, e si estende a valle e ad occidente della strada provinciale, fino a Portella Femmina Morta. La superficie è di circa 200 ettari, di cui 170 ettari costituiscono fustaie di faggio.

- Bosco Meraglia. Si tratta di una fustaia di 100 ettari di superficie, dei quali 80 ettari di faggeta in purezza.

- Faggeto Crovotto. Si estende su una superficie di 135 ettari, di cui 115 ettari sono boschi di faggio in purezza.

Nel Fosso di Trabucco, il faggio scende fino a 1050 metri, raggiungendo una delle quote più basse nel comprensorio dei Nebrodi.

- Bosco Sparadritto. Si trova al confine della strada provinciale, da cui diparte fino a raggiungere la zona sommitale di Pizzo Lipo (1532 m s.l.m.) e di Pizzo Tre Monti (1521 m s.l.m.), per scendere, sui versanti nord- orientali, fra la Contrada Visco ed il Fosso Sparadritto, verso il Torrente Inganno. Questa unità è estesa 160 ettari, di cui 145 ettari sono occupati da faggeti puri ed in buone condizioni vegetativi.

- Faggeto Pizzo degli Angeli. E’ una sezione modesta, con una superficie di circa 75 ettari, di cui 65 ettari occupati dal faggio.

- Faggeto Collana. Si tratta di un bosco ubicato vicino alla strada che porta agli insediamenti militari di Monte Soro e alla strada che porta al Lago Biviere. Questo faggeto, che si estende fino alle diramazioni dei fossi di origine del Torrente Inganno, ha una superficie di 170 ettari, di cui 140 ettari sono occupati da faggio in stato di purezza.

Comune di Galati Mamertino

Il territorio di Galati Mamertino è caratterizzato da un complesso di faggeti estesi per 509 ettari. Di essi circa 300 ettari formano un complesso omogeneo, mentre i restanti sono frammentati e disgiunti. Nel 1959, Hofmann aveva rilevato, per questo comune, faggeti per una superficie di 297 ettari. I dati cartografici attuali mettono in risalto come, in quest’area, si sia verificato un notevole aumento dei faggeti.

I boschi di faggio di questo territorio sono:

- Bosco Faggita. Si tratta di un complesso boscato che degrada da Serra Pignataro (1661 m s.l.m.) verso settentrione, fino a chiudersi fra le Valli Arcangelo e Scancileddi, alla cui confluenza il faggio scende a quota 1200 metri. La superficie complessiva è di circa 350 ettari, di faggeto puro, governato a fustaia.

- Macchia Cognuso. Si trova nella zona sud-orientale rispetto alla precedente formazione, dalla quale è diviso dal Vallone Curmano. Dall’allineamento di Serra Pignataro- Pizzo Scavello (1547 m s.l.m.), da quota 1600 m fino a scendere fino a circa 1440 m, con esposizione a settentrione, la Macchia Cognuso costituisce una faggeta pura governata a ceduo unito, estesa circa 140 ettari.

Foto 5 – Bosco di faggio degradato per effetto del pascolo intensi-

vo, nelle vicinanze del Lago Maulazzo.

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- Piano delle Fave. Non si tratta di un bosco omogeneo ma di numerosi spezzoni di faggeta, intercalati fra terreni coltivi, e con una superficie complessiva di tutti gli spezzoni di circa 20 ettari e con età delle piante molto varia.

Comune di Randazzo

Il comune di Randazzo comprende sia alcune delle fag- gete dei Monti Nebrodi che dell’Etna. La parte più consi- stente dei boschi di faggio sono ubicati sull’Etna, mentre sui Nebrodi è presente un modesto nucleo, sito su Monte delle Pietre Bianche (1477 m s.l.m.), per complessivi 26 ettari, di cui 21 ettari di faggete in purezza.

- Pietre Bianche. Si tratta di una piccola unità di 8 ettari di superficie, su substrato triassico, frantumato e crollato dalla vetta del Monte Pietre Bianche sulle sottostanti marmi eoceniche.

- Bosco Fago Scuro. Questo piccolo bosco si trova al confine fra il comune di Floresta e quello di Randazzo. Presenta una superficie di 16 ettari, di cui 13 ettari interessati dal faggio. Si tratta di una fustaia, dove il faggio è misto con cerro e acero montano, a seconda del substrato pedologico marnoso-siliceo o calcareo. La faggeta addensandosi nelle vallecole, tende alla purezza. In questo contesto si riscontrano diversi individui monumentali, tra i quali si ricordano cinque esemplari di acero montano con circonferenza del tronco superiore a 6 metri e un individuo monumentale di faggio (Foto 6) ritenuto il più antico d’Italia (S

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2007).

Comune di Bronte

Il comune di Bronte estende il suo territorio dal cratere dell’Etna (3263 m s.l.m.) alla vetta della Serra del Re (1753 m s.l.m.) e comprende quindi faggete sia del gruppo ne- brodico, sia di quello etneo. Quelle site nei Monti Nebrodi costituiscono un unico complesso che ricoprono il versante che dall’allineamento Pizzo di Mangalaviti-Serra del Re de- grada verso il versante orientale e verso quello settentrio- nale, fino a 1300 metri di quota, alla quale il faggio viene sostituito dal cerro e dalla rovere. La superficie attuale delle faggete di questo territorio è pari a 762,54 ettari, mentre nel 1959 Hofmann, per lo stesso comune, aveva rilevato una su-

perficie pari a 670 ettari. Pertanto, in questo territorio si è verificato un incremento delle faggete di 2,31 ettari all’anno, pari a complessivi 92,54 ettari.

I boschi a prevalenza di Fagus sylvatica nel comune di Bronte sono:

- Foresta Grappidà-Mangalaviti. La superficie totale di questa unità boschiva è di 290 ettari, di cui 250 ettari di faggeti in purezza, governati a fustaia. Le piante di faggio si trovano in uno stato di purezza in tutta la fascia superiore, che porta a Serra Grillo, fra le quote 1350 e 1490 metri, mentre si alternano al cerro in tutta la fascia sottostante.

- Grappidà-Serra del Re. La superficie attuale di questa unità boschiva è di 205 ettari, di cui 170 ettari sono boschi puri di faggio e 10 ettari di boschi misti. Si tratta di boschi con governo a fustaia.

- Foresta Vecchia. Questa unità boschiva ha una superficie di 240 ettari, di cui 200 ettari occupati dal faggio in purezza. Il bosco è ubicato in un pendio che digrada dalla cima di Serra del Re verso il versante nord-orientale.

- Foresta Vecchia e Granitelli. Questa foresta si trova sul versante destro del Torrente Saracina, ed è un complesso di 282 ettari, di cui 150 ettari interessati da boschi di faggio in purezza oppure misti con acero montano, acero campestre e cerro. E’ un bosco di faggio ceduo (Foto 18), che viene sostituito gradualmente, al di sotto dei 1300 metri di quota, dal cerro. Nei valloni raggiunge quote molto basse (1100 m s.l.m.).

Comune di Alcara li Fusi

Questo comune è ricco di faggeti, poco accorpati e con superficie complessiva attuale di 818,20 ettari. Nel 1959, secondo quanto riportato da Hofmann, in questo territorio la superficie interessata dal faggio era di 630 ettari. In questi anni si è verificato un notevole avanzamento dei faggeti, ammontante a 188,20 ettari, con un incremento annuo di 4,71 ettari.

I boschi di faggio di questo Comune sono quelli di:

- Pizzo Cattiva. E’ un faggeto, che si sviluppa lungo il confine del territorio comunale, fra il Monte Cattiva (1451 m s.l.m.) e la quota 1200, lungo il crinale che dal Pizzo Cattiva scende verso il versante settentrionale. La superficie di questo bosco è di 160 ettari, di cui circa 140 ettari occupati da un faggeto governato a ceduo.La super- ficie rimanente è occupata da cerrete.

- Bosco Biviere e Maulazzo. Si tratta di una lunga fascia di faggete che da Portella Maulazzo arriva fino al Lago Biviere, scendendo lungo il Torrente Cuderi, a quota 1100 metri. La superficie di questa unità boschiva è di 300 et- tari, di cui circa 270 sono costituiti da faggete in purezza.

Gli individui adulti di questa faggeta hanno un età di circa 80 anni e il loro governo è a ceduo.

- Poggio Pracido. Questo piccolo nucleo di faggeta ha una superficie di circa 30 ettari ed è situato nel versante settentrionale dell’altura Poggio Pracido che culmina a 1346 m.

- Bosco Scavioli. Questa unità si spinge da Portella Biviere fino al confine del comune di Longi ed ha una superficie di circa 400 ettari, di cui 350 ettari sono interessati dal faggio. Il bosco si presenta poco denso e scende fino a 1080 metri, una delle quote più basse di Fagus sylvatica in Sicilia.

Foto 6 – Pianta plurisecolare di Fagus sylvatica nei Monti Nebrodi

in Sicilia: trattasi verosimilmente dell’esemplare più vecchio d’Ita-

lia (da S

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2007).

(10)

Comune di Tortorici

Nella parte occidentale di questo territorio è presente un complesso di faggeti, esteso circa 500 ettari. Altri soprassuo- li di modeste dimensioni si trovano dislocati in varie zone del territorio comunale. La superficie complessiva attuale dei boschi di faggio nel comune di Tortorici è di 603,70 etta- ri, mentre nel 1959, Hofmann aveva rilevato una superficie di circa 420 ettari. In questo territorio pertanto si è verificato un notevole incremento dei boschi di Fagus sylvatica.

I boschi presenti in questo territorio sono:

- Bosco Cartolari I. Si estende dalla sponda sinistra del Torrente di Trearìe, fino ad un tratto del crinale Pignataro- Pizzo Scavello, al confine con i boschi Faggita e Macchia Cognuso di Galati Mamertino. E’ un complesso di 255 ettari, di cui circa 230 ettari occupati dal faggio, che in parte costituisce un ceduo puro e in parte formazioni miste con cerro e rovere.

- Bosco Cartolari II. Si tratta di un bosco confinante,con il precedente che si estende dal Torrente di Trearìe al Pizzo Scavello, comprendente la zona di Piano di Palma (1586 m s.l.m.). Si tratta di un complesso con caretteristiche poco uniformi, con esposizioni e pendenze molto varie.

L’unità boschiva ha una superficie di 240 ettari, di cui circa 200 ettari occupati dal faggio che presentano un buono stato vegetativo. La restante superficie è occupata da formazioni a cerro e rovere e da aree pascolive.

- Bosco Cartolari III. Piccolo appezzamento boschivo, staccato dagli altri due, ubicato su un tratto di pendice esposta sul versante nord-occidentale. La superficie di questo piccolo complesso è di 30 ettari, di cui 20 ettari occupati dal faggio.

- Faggeto Sollazzo. Si tratta di una piccola unità boschiva di 35 ettari, dei quali 25 ettari costituiscono una faggeta pura, sita sul versante settentrionale e nord-orientale della dorsale Portella Chiesa–Monte Sollazzo (1539 m s.l.m.). Il governo di questa faggeta è a ceduo e l’età delle piante più grandi è di circa 60 anni.

- Faggeto Acquasanta. Piccola faggeta in purezza di 25 ettari, con forma di governo a ceduo puro ed un’età delle piante più grandi è di circa 60 anni.

- Cerasia e Monte dell’Orso. Si tratta di piccole unità boschi- ve, sparse sul versante nord–occidentale di Monte dell’Or- so, in Contrada Girasca. La superficie complessiva atuale di questi appezzamenti è pari a circa 60 ettari.

Comune di Cesarò

Il comune di Cesarò è quello territorialmente più interes- sato dalle faggete in Sicilia. Nel suo territorio sono presenti 4950,50 ettari, mentre nel 1959 Hofmann aveva rilevato una superficie di circa 4200,00 ettari.

- Bosco Solazzotto. Questa unità ha una superficie di 350 ettari, di cui 270 ettari interessate dai soprassuoli di faggio.

E’costituita dall’area di origine del Torrente Acquarossa che, presso le Case Lipari si unisce al Torrente Caprino, per formare il Torrente S. Fratello. I faggeti tendono a disgregarsi in lembi, che solcano i versanti più ripidi e quelli esposti a settentrione. Le piante più grandi hanno circa 65 anni di età.

- Bosco Girolamo. Si tratta di un ampio e unico complesso che digrada dal crinale nebrodico, fra il Monte Pelato e la Portella Colle Basso, verso il Piano di Mistri ed il Vallone

Perrazzo. Qui il faggio raggiunge quote molto basse. La su- perficie di questa unità boschiva è di 740 ettari, con presen- za di ampie radure e aree pascolive ed estese formazioni di cerro. La superficie occupata dal faggio è pari a 690 ettari.

- Serra Calcare. E’ nel versante orientale ed sud-orientale.

Confina ad occidente col Bosco S. Antonio di Capizzi mentre, in località Portella Calcare, entra in contatto con un affioramento di roccia calcarea, che culmina nel Pizzo Calcare. La superficie boschiva ammonta a 140 ettari, di cui 120 ettari sono boschi di faggio, la restante superficie è occupata dal cerro e dal pascolo. Il faggeto ha un governo a fustaia con un’età delle piante di circa 65 anni.

- Bussonita. Si trova nella zona più orientale rispetto ai due precedenti. La superficie complessiva di questo bosco è di 1200 ettari, di cui 1050 ettari occupati dal faggio.

Procedendo dal crinale della vetta verso il basso, il faggeto tende a divenire puro, mentre verso i 1400 m si mescola al cerro. Infine, verso 1200 m di quota si ha la sostituzione dei faggeti con le cerrete. Nel vallone Caprino, in contrada Sotto le Banche, il faggio scende in piccoli gruppi fino a 1000 m, la quota più bassa registrata in Sicilia. In località Badacca e Serre Stricatori il faggeto scende a quota 1200 m.

Tutto il versante della Bussonita è interessato dalle nebbie che contribuiscono a mantenere un elevato grado di umidità tale da permettere alle formazioni di faggio di spingersi a quote molto basse.

- Solazzo d’Ambola. Si trova allocato su un terreno ondulato, variamente esposto, che dal tratto della provinciale S.

Fratello-Cesarò, tra il km 36 e 40, si spinge verso occidente fino al Poggio Tornitore (1571 m s.l.m.). La superficie complessiva attuale è di 660 ettari, di cui circa 520 ettari sono occupati dal faggio. La forma di governo è il ceduo e l’età delle piante di circa 60 anni.

- Mazzaporro, Femmina Morta, Camolato. Si trova ad oriente della provinciale S. Fratello-Cesarò, nella zona che dalla località Femmina Morta porta in cima al Monte Soro. Lungo le scarpate dei valloni e sui dossi a cuneo si sviluppano ampi lembi di ceduo di faggio, spesso con soggetti ad alto fusto, come avviene, ad esempio, nella località Camolato. La superficie di questo complesso è di 1000 ettari, di cui circa 900 ettari occupate dal faggio. Le piante più grandi hanno circa 65 anni e presentano un governo a ceduo semplice.

- Monte Soro e Solazzo Verde. Si tratta del complesso forestale di faggio più grande del comprensorio dei Nebrodi. Presenta una elevata omogeneità ecologia e strutturale. Esso ha una superficie di 1500 ettari, di cui circa 1400 ettari sono occupati dal faggio. Il complesso si sviluppa lungo le pendici di Monte Soro (1847 m) e degrada verso la zona del Lago Biviere e dei pascoli circostanti, a quota 1300 m. Si tratta di un versante fresco sia per l’altitudine che per l’esposizione, sempre soggetto alla presenza della nebbia. In tali condizioni il faggio trova il suo habitat ideale (Foto 7 e 8). In questo complesso è stato realizzato, ad opera del Ente Parco, un progetto di avviamento a fustaia dei cedui di faggio invecchiati (S

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et al. 2008).

Comune di Longi

Nel territorio di Longi, i faggeti occupano tutta la locali-

tà di Mangalaviti, per un’estensione complessiva attuale di

863 ettari. Nel 1959, Hofmann rilevò in questo territorio 421

ettari. Nell’arco temporale di riferimento si è verificato dun-

que un incremento complessivo di circa 442 ettari.

(11)

- Bosco Mangalaviti. Questa unità ha una superficie di 863 ettari ed ospita un faggeto misto a cerro, acero montano e acero campestre. Il bosco è governato a fustaia, con diametri delle piante di 70-80 cm, ed altezza di 20-25 metri.

D

iSCuSSioneeConCluSioni

Lo studio presentato ha consentito di analizzare la distribuzione dei boschi di faggio ricadenti nei Monti Nebrodi, in comparazione con i dati riportati nell’apprezzato lavoro di H

ofmann

(1960). Ciò al fine di mettere in evidenza le eventuali variazioni intervenute in un arco di tempo significativo: giusto 50 anni. Per questo è stata realizzata una Carta elaborata prima in scala 1:10.000 e stampata poi, a piccola scala, 1:150.000, al fine di avere una visione d’insieme dei faggeti presi in esame.

Sulla scorta dei dati acquisiti, l’estensione attuale dei faggeti dei Nebrodi è pari a 12854,67 ettari; per cui, nell’arco temporale di 50 anni, rispetto al valore accertato da Hofmann (10336,00 ha) si è registrato un incremento di 2518,68 ettari, ovvero un aumento medio annuo di circa 62,97 ettari.

Il territorio comunale con la maggiore estensione di faggeti è quello di Cesarò, con 4950,50 ettari. per il quale è stato registrato un aumento di circa 900 ettari. Il maggiore

incremento, tuttavia, si è verificato nel Comune di Floresta, dove l’estensione dei faggeti è passata da appena 10 ettari a circa 138 ettari, e in quello di Longi, dove dai 420 ettari del 1959 si è passati agli attuali 863 ettari, con un aumento percentuale del 105%.

Per contro, il maggiore decremento della superficie interessata dal faggio, si è verificato nel comune di Militello Rosmarino dove da 340 ettari si è passati a 241 ettari.

Diminuzioni più contenute della superficie dei faggeti si registrano anche nei territori comunali di Capizzi, Mistretta e Nicosia.

Gli incrementi di superficie sono da collegare ai mutamenti intervenuti progressivamente nel tempo nel settore silvo- pastorale delle zone montane dei Nebrodi. Si è assistito, infatti, sia ad una riduzione dell’incidenza dell’attività zootecnia e della pressione degli animali al pascolo, sia delle utilizzazioni forestali come dimostra l’aumento dei cedui invecchiati nell’ambito dei quali sono frequenti matricine di età compresa tra 50 e 80 anni. Tale condizione è stata verificata nel territorio di Cesarò, e in particolare nel complesso boscato di Sollazzo Verde-Monte Soro, dove, in seguito ad una riduzione della pressione del bestiame, si è verificato un aumento della densità del bosco. Nello specifico, apposite aree di saggio eseguite su una superficie di circa 400 ettari (S

CHiCCHi

et al. 2008) hanno permesso di accertare che il numero di ceppaie per ettaro è mediamente di 628, con valori massimi di oltre 1000 unità; il numero delle matricine per ettaro varia da 50 a 600 e il loro diametro medio da 12 a 71 cm; l’altezza media è compresa tra 8 e 18 m. Il numero di polloni per ceppaia è mediamente pari a 5000 e il loro diametro è compreso tra 2 e 21 cm. Numerosi sono i polloni di piccole dimensioni aduggiati, malformati o disseccati.

Negli ultimi due decenni un ruolo significativo sulla riduzione dell’impatto antropico nei boschi di faggio è stato svolto dall’Ente Parco dei Nebrodi, istituito nel 1989. Le condizioni generali degli attuali cedui di faggio richiedono la verifica dei presupposti tecnico-selvicolturali per avviare una graduale conversione dei cedui ad alto fusto tramite matricinatura intensiva, possedendo gli attuali cedui un’età compresa tra 30 e 60 anni.

Sotto l’aspetto strutturale, in generale, dal 1959 ad oggi, si è progressivamente passati da cedui semplici a cedui composti e, in alcune aree (Bosco Moglia, Tassita, Sorgente Nocita, Poggio Filicia, Sollazzo Verde, ecc.) all’alto fusto.

La situazione complessiva appare notevolmente diversa da quella segnalata dal citato Hofmann che, per diverse località dei Nebrodi, segnalava le condizioni di degrado di diversi faggeti dovute alle ripetute ceduazioni e ai prolungati periodi di pascolamento che, specialmente in ambienti di vetta, provocavano una riduzione della copertura e una graduale scomparsa delle matricine, facendo assumere ai faggeti un aspetto di “ceduo a macchioni”.

L’analisi cartografica ha accertato anche la presenza di formazioni di faggio non riportate nello studio di Hofmann per il territorio comunale di Ucria, estesi complessivamente 24 ettari.

Comparando i dati di copertura degli strati arboreo, arbustivo ed erbaceo riportati nei rilevamenti fitosociologici del 1960 (11 rilevamenti) con quelli attuali emerge che:

- la copertura media percentuale dello strato arboreo, limitatamente alle stazioni confrontabili, è pressoché rimasta inalterata;

Foto 8 – Intervento di avviamento a fustaia attuato nel ceduo di faggio di cui alla foto 7.

Foto 7 – Ceduo invecchiato di faggio in località Sollazzo Verde in

territorio di Cesarò.

(12)

- la copertura dello strato arbustivo è maggiore nei rilevamenti del 1960 rispetto a quella odierna, considerando la maggiore presenza nel territorio dei “cedui a macchioni” di faggio;

- la copertura media dello strato erbaceo è attualmente maggiore di quella riscontrato nei rilevamenti del 1960, in considerazione delle migliori condizioni di “naturalità” in cui versano oggi i faggeti del comprensorio oggetto di studio.

Alcuni rilevamenti fitosociologici sono stati effettuati in aree boscate che nel 1960 risultavano essere interessate da praterie montane e arbusteti di faggio che, in atto, si sono evolute in cedui composti i quali, presentano, un corteggio floristico riferibile all’assosiazione Anemono apenninae- Fagetum.

I dati presentati in questo studio dimostrano che nei Monti Nebrodi l’area di distribuzione del faggio non è in regressione e che la specie, malgrado in Sicilia si trovi al limite meridionale del suo areale, evidenzia una certa propensione a rioccupare spazi in passato sottratti ai suoi boschi e a migliorare la propria complessità strutturale, nel momento in cui, in un significativo arco di tempo, si riducono sensibilmente i fattori di disturbo antropici (cfr. Fig. 4). Questi dati, pertanto, rappresentano un utile supporto per gli enti responsabili della gestione conservativa di faggeti siciliani, nel nostro caso il Dipartimento regionale competente e l’Ente Parco dei Nebrodi, che potranno implementare il proprio Sistema Informativo Territoriale, essenziale per il monitoraggio e la gestione dei SIC e della ZPS in cui ricade l’habitat prioritario 9210* Faggeti degli Appennini di Taxus ed Ilex.

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RIASSUNTO – Dopo alcuni richiami sulla sinecologia dei faggeti che caratterizzano i boschi montani del comprensorio dei Nebrodi in Sicilia, viene esaminata la superficie da essi occupata, in rapporto all’estensione riportata da Hoffman (1960). Dal confronto, viene rilevato un appezzabile aumento della loro estensione. Questo positivo processo di recupero, attribuito sia alla riduzione delle utilizzazioni forestali sia al maggiore controllo sulle attività silvo-pastorali esercitate, costituisce la dimostrazione della potenzialità che tuttora il faggio continua ad esprimere al limite meridionale del proprio areale.

RINGRAZIAMENTI – Gli autori sono grati al prof. R.

Schicchi per gli utili suggerimenti nell’impostazione dello studio; ai proff. G. Bazan e P. Marino per l’aiuto nella elaborazione dei dati cartografici; ai proff. P. Mazzola e F.M.

Raimondo per la lettura critica del testo.

Segue Appendice (Tabelle 1-9).

(14)

Numero del rilevamento 1 2 3 4 5 Classi di frequenza

Quota (m) 1434 1400 1418 1412 1427

Superficie (mq) 100 100 100 199 100

Inclinazione (°) 30 5 5 10 30

Esposizione NE N N N NE

Copertura strato arboreo (%) 80 70 90 70 80

Copertura strato arbustivo (%) 5 15 5 10 10

Copertura strato erbaceo (%) 60 100 90 40 70

Numero specie per rilievo 29 36 27 18 22

Car. associazione (Anemono apenninae-Fagetum)

G bulb Eurasiat.-Temper. Allium ursinum subsp. ucrainicum Kleopow & Oxner 2 1 2 2 1 V

H scap S-Europ.-Pontico Anthriscus nemorosa (M. Bieb.) Spreng. 1 3 4 3 1 V

P caesp/P scap Submedit.-Subatl. Ilex aquifolium L. 2 1 2 2 1 V

H scap Europ.-Caucas. Ranunculus lanuginosus var. umbrosus (Ten. & Guss.) P. Fourn. + + 1 1 + V

G rhiz Endem. Symphytum gussonei F. W. Schultz . + . . + II

P caesp/P scap SE-Europ. Acer obtusatum Waldst. & Kit. ex Willd. . + . . . I

Car. Geranio striati-Fagion

G rhiz SE-Europ. Anemone apennina L. 1 2 1 1 1 V

G rhiz Orof.-SE-Europ.-Caucas. Doronicum orientale Hoffm. + 1 + + 1 V

H scap NW-Medit-Mont. Lamium flexuosum Ten. + 1 + 1 2 V

G rhiz/H scap Pontico Lathyrus venetus (Mill.) Wohlf. + + 1 1 1 V

Ch suffr Endem. Euphorbia meuselii Raimondo & Mazzola + 1 1 + . III

G rhiz NE-Medit.-Mont. Geranium versicolor L. 1 + . . + II

G rhiz Endem. Arum cylindraceum Gasparr. + . . . . I

Car. Fagetalia e Carpino-Fagetea

P scap Centro-Europ. Fagus sylvatica L. 5 4 5 5 5 V

P lian Submedit.-Subatl. Hedera helix L. 1 + + 1 1 V

H ros Europeo-Caucas. Primula acaulis (L.) L. 1 1 2 1 1 V

H caesp Paleotemp. Brachypodium sylvaticum (Huds.) P. Beauv. 1 1 1 1 . IV

P caesp Submedit.-Subatl. Daphne laureola L. 2 1 1 1 . IV

NP W-Europ. Rubus hirtus Waldst. & Kit. 1 1 + . 1 III

P scap Paleotemp. Taxus baccata L. 1 2 2 1 . IV

H scap Eurosib. Viola reichenbachiana Jord. ex Boreau + 1 1 . + III

G bulb Centro-Europ. Corydalis solida (L.) Clairv. 1 1 1 . . III

T scap Subcosmop. Geranium robertianum L. + . + . + III

H ros Orof. NE-Medit. Aremonia agrimonoides (L.) DC. + . + . . II

G rhiz Steno-Medit. Arum italicum Mill. . + . . + II

H caesp Europeo-Caucas. Festuca heterophylla Lam. . + + . . II

H caesp Paleotemp. Melica uniflora Retz. + . . . + II

G rhiz Eurasiat. Lathraea squamaria L. + . . . . I

Altre specie

G rhiz Europeo-Caucas. Mercurialis perennis L. 2 3 2 1 1 V

G bulb N-Medit. Cyclamen repandum Sm. + 1 + . + III

H rept Eurosib. Fragaria vesca L. + + 1 1 . III

G bulb Eurasiat. Ranunculus ficaria L. subsp. ficaria . 1 + + + III

T scap Euri-Medit. Galium aparine L. + + . . . I

H scap Steno-Medit. Opopanax chironium (L.) W. D. J. Koch 1 . + . . III

H caesp Euri-Medit. Poa sylvicola Guss. . + . . + I

H ros Circumbor. Bellis perennis L. . + . . . I

P caesp Paleotemp. Crataegus monogyna Jacq. . . 1 . . I

G bulb Europeo-Caucas. Galanthus nivalis L. . + . . . I

H scap Orof.S-Europ. Heracleum elegans (Crantz) Schübler & G. Martens . + . . . I

H ros SW-Medit.-Mont. Hypochoeris laevigata (L.) Ces., Passer. & Gibelli . + . . . I

NP Paleotemp. Rosa canina L. . + . . . I

Ch frut Euri-Medit. Ruscus aculeatus L. . 1 . . . I

T rept/H bienn Subendem. Stellaria cupaniana (Jord. & Fourr.) Bég. . + . . . I

Tab. 1 - Anemono apenninae-Fagetum (Gentile 1969) Brullo 1984 em. Ubaldi et al. 1987.

Località e data dei rilevamenti 1-5, Contrada Tassita, 06.05.2009 (G. Castellano, S. Ciccarello, P. Marino).

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