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RECENSIONI 167

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Academic year: 2021

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GHERARDOCHIRICI, SUSANNEWINTER, RONALDE. MCROBERTS (Editors), 2011 – National Forest Inventories: Contributions to Forest Biodiversity Assessments. Springer, Dordrecht Heidelberg London New York. DOI 10.1007/978-94-007- 0482-4

L’adozione e l’implementazione di risoluzioni internazio- nali per la conservazione della biodiversità e la gestione sosteni- bile delle foreste richiedono sistemi di rilevamento e monitoraggio in grado di consentire il reporting con dati con- frontabili a livello internazionale. Già da qualche tempo gli Inventari Forestali Nazionali (IFN) hanno cominciato a pren- dere in considerazione non solo gli aspetti legati alla produzione legnosa ma anche quelli connessi al ruolo ambientale delle foreste e alla necessità di conservarne la biodiversità. Ne è un esempio l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi di Carbonio, recentemente realizzato nel nostro paese. Tuttavia, i diversi Inventari Forestali Nazionali sono stati sviluppati usando una grande varietà di definizioni, protocolli di rilievo e schemi di campionamento che rendono spesso difficile il con- fronto fra i dati.

In questo quadro si inserisce il volume «National Forest Inventories: Contributions to Forest Biodiversity Assessments», curato da Gherardo Chirici, Susanne Winter e Ronald McRoberts, recentemente pubblicato da Springer. Il libro presenta i risultati dell’attività di un gruppo di lavoro (Working Group 3) dell’Azione COST E43 «Harmonisation of National Forest Inventories in Europe: Techniques for Common Reporting», che ha visto coinvolti 27 paesi europei oltre ad alcune istituzioni di paesi non-europei.

L’obiettivo del lavoro è duplice: da un lato verificare la possibilità di mettere a punto metodologie per derivare, da IFN realizzati con criteri e metodi diversi, dati armonizzati utili per caratterizzare la biodiversità forestale; dall’altro fornire indicazioni per la messa a punto di schemi inventariali in grado di fornire informazioni sulla biodiversità forestale in maniera coordinata e confrontabile fra i diversi paesi.

Il libro, a cui hanno collaborato 25 autori di diversi paesi, è organizzato in 6 capitoli. Nel primo capitolo, The Need for Harmonized Estimates of Forest Biodiversity Indicators (S.

Winter, R. E. McRoberts, G. Chirici, A. Bastrup-Birk, J.

Rondeux, U. Brändli, J.-E. Ørnelund Nilsen, M. Marchetti), sono descritte le diverse fasi in cui è stato organizzato il lavoro.

Vengono dapprima esaminati gli accordi internazionali sui requisiti degli inventari e l’influenza di diverse definizioni e metodi sulla possibilità di derivare dati confrontabili. Viene poi descritta la rete europea degli inventari nazionali e trac- ciato il processo con cui è possibile tentare di armonizzare le informazioni raccolte, dallo sviluppo di definizioni comuni alla costruzione e sperimentazione delle cosiddette bridging func- tions, cioè «funzioni ponte».

Il secondo capitolo, Essential Features of Forest Biodiversity for Assessment Purposes (S. Winter, R. E. McRoberts, R. Bertini, A. Bastrup-Birk, C. Sanchez, G. Chirici) affronta il primo passo della procedura di armonizzazione, e cioè la scelta di variabili, fra quelle rilevate dai diversi inventari, utili ai fini della caratteriz- zazione della biodiversità. Attraverso le risposte fornite da 22 paesi a un questionario appositamente elaborato, sono state

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scelte 13 variabili, poi aggregate in 7 gruppi identificati come

«caratteri essenziali» (essential features) della biodiversità: cate- goria forestale, età, struttura del popolamento, necromassa, rin- novazione, vegetazione del sottobosco e naturalità.

La valutazione delle possibilità di produrre stime armoniz- zate di biodiversità partendo dalle 13 variabili così selezionate viene esaminata nel terzo capitolo, Prospects for Harmonized Biodiversity Assessments Using National Forest Inventory Data (R. E. McRoberts, G. Chirici, S. Winter, A. Barbati, P. Corona, M. Marchetti, E. Hauk, U. Brändli, J. Beranova, J. Rondeux, C.

Sanchez, R. Bertini, N. Barsoum, I. Alberdi Asensio, S.

Condés, S. Saura, S. Neagu, C. Cluzeau, N. Hamza). Vengono analizzati in dettaglio i sette «caratteri essenziali» di biodiver- sità individuati al capitolo precedente e come questi sono affrontati nei diversi IFN. Per ognuno è riportato un inquadra- mento generale su base bibliografica con particolare riferi- mento agli aspetti inventariali, una descrizione delle principali variabili rilevate nei diversi IFN, e una analisi delle principali similarità e differenze fra i diversi IFN.

Uno degli aspetti più innovativi del lavoro viene descritto nei successivi capitoli 4 e 5. Le procedure di armonizzazione sono processi ancora da studiare e si basano spesso su ipotesi originali che necessitano di sperimentazione per valutare la loro reale efficacia. Il quarto capitolo, The Common NFI Database (G. Chirici, R. Bertini, D. Travaglini, N. Puletti, U.

Chiavetta) descrive come è stato costruito un database relazio- nale comune utilizzando dati grezzi provenienti da 14638 aree di rilevamento degli IFN di 13 paesi europei e degli USA.

Usando questo database, nel Capitolo 5, Harmonization Tests (G. Chirici, R. E. McRoberts, S. Winter, A. Barbati, U. Brändli, M. Abegg, J. Beranova, J. Rondeux, R. Bertini, I. Alberdi Asensio, S. Condés) sono sperimentate le procedure per armo- nizzare le stime degli indicatori di sei dei sette caratteri essen- ziali della biodiversità forestale (la rinnovazione non è stata trattata). Vengono proposte procedure innovative e differen- ziate per i diversi caratteri esaminati. Particolarmente interes- sante in questo senso appaiono gli approcci metodologici proposti per il carattere «legno morto», strettamente legato alla biodiversità, e per il carattere «naturalità», espressione di molteplici fattori.

Infine, nel capitolo conclusivo, i curatori del volume pre- sentano i risultati complessivi dell’attività del WG3 dell’Azione COST E43. Essi prevedono che nel futuro gli IFN potranno diventare la più importante fonte di informazione per monitorare i trend, sia temporali che spaziali, della biodi- versità forestale. Dai dati già presenti nei protocolli di rilievo della maggior parte degli IFN è possibile derivare importanti informazioni per alcuni indicatori di biodiversità. Tuttavia, gli autori evidenziano come sia necessario continuare con la colla- borazione internazionale per migliorare i protocolli e soprat- tutto per aumentare e valorizzare il rilievo di informazioni diverse rispetto a quelle tradizionalmente considerate negli IFN e che riguardano ancora quasi esclusivamente gli alberi.

Essi suggeriscono che fin da subito potrebbero essere incluse informazioni sulla vegetazione erbacea utilizzando metodi standardizzati, informazioni sugli alberi habitat e informazioni sui licheni e le briofite. Inoltre, nei punti degli IFN potrebbero essere acquisite altre informazioni collegate alla biodiversità, per esempio su uccelli e insetti.

Questo interessante volume, caratterizzato da un rigoroso approccio scientifico, si colloca pienamente nella direzione di una sempre maggiore integrazione degli aspetti ambientali e naturalistici nella gestione forestale. Testimonia come gli IFN, da «legno-centrici» debbano avviarsi a diventare sempre più

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fonte di informazioni sul sistema biologico complesso bosco. Il passaggio è essenziale per far sì che le attività forestali e le com- petenze specifiche di questo settore possano contribuire in maniera efficace alla gestione e alla conservazione degli ecosi- stemi forestali, coerentemente con le aspettative della società che non vede più nel bosco solo una risorsa legnosa ma anche e soprattutto un bene di interesse ambientale.

SUSANNANOCENTINI

P. CORONA, G. CARRARO, L. PORTOGHESI, R. BERTANI, M.

DISSEGNA, B. FERRARI, M. MARCHETTI, G. FINCATI, A.

ALIVERNINI, 2010 – Pianificazione Forestale di Indirizzo Ter - ritoriale. Metodologia e applicazione sperimentale all’Altopiano di Asiago. Regione del Veneto, Università degli Studi della Tuscia. Piccoli Giganti Edizioni, Castrovillari. 249 p. ISBN 978-88-903595-1-4

La Regione Veneto – Direzione Foreste ed Economia Montana – in collaborazione con il Centro Studi Alpino dell’Università della Tuscia, ha recentemente pubblicato questo volume curato da nove Autori coordinati da Piermaria Corona, Giovanni Carraro e Luigi Portoghesi.

Il lavoro tratta della «Pianificazione Forestale di Indirizzo Territoriale», con particolare riferimento ad un caso di studio:

l’area della Comunità Montana della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni della provincia di Asiago. Nello specifico, viene presentato un modello operativo per la redazione del Piano Forestale di Indirizzo Territoriale (PFIT), estendibile anche ad altri contesti.

La monografia è suddivisa in tre parti. Dopo una breve Introduzione, la prima parte - Generalità - identifica la pianifi- cazione a scala territoriale, la seconda parte - Metodologia - spiega il processo di elaborazione del PFIT e la terza parte pre- senta L’applicazione sperimentale: Altopiano di Asiago. Vengono infine suggerite alcune Proposizioni Programmatiche per l’e- laborazione del regolamento di attuazione del Piano nell’intera Regione Veneto. Il volume è corredato da una serie di Allegati:

Inquadramento fisico e socioeconomico dell’altopiano di Asiago;

Pregio vegetazionale, floristico e cromatico; Questionario di attribuzione funzionale; Cartografia accessoria; Proposta di quan- tificazione degli interventi compensativi in caso di trasformazione del bosco.

Complessivamente, il PFIT descrive le risorse forestali, pae- saggistiche, economiche e sociali del comprensorio territoriale, ne valuta le potenzialità e le criticità, e prescrive gli orientamenti pianificatori e gestionali volti a migliorare le molteplici funzioni del sistema bosco.

L’opera si distingue per due aspetti innovativi: la pianifi- cazione d’area vasta, che ben si adatta all’analisi e alla gestione delle attuali problematiche ambientali di rilevanza globale, e l’adozione dell’approccio partecipativo per la concreta risoluzione delle necessità dei diversi portatori d’interesse a livello locale.

Dal punto di vista tecnico, la pianificazione forestale ter- ritoriale, rispetto a quella aziendale - normalmente limitata a piccole e frammentate superfici - e a quella regionale - di carat- tere generale e prettamente programmatico - è realizzata ad una scala che permette di considerare simultaneamente: le esigenze ambientali degli ecosistemi forestali; gli aspetti socio-economici;

la pianificazione di altri settori (urbanistica, paesistica, delle aree protette).

Nella fattispecie, la pianificazione a livello territoriale può

servire a omogeneizzare la pianificazione di livello inferiore (es. Piani di Assestamento, Piani dei Tagli) e a renderla più facil- mente realizzabile dal punto di vista burocratico e economico.

In più, la gestione partecipata del territorio contribuisce all’ot- tenimento dei consensi per la realizzazione del piano, e al tempo stesso promuove la diffusione e la salvaguardia dei saperi locali e delle conoscenze forestali tradizionali.

Dal punto di vista metodologico, la procedura proposta si caratterizza per:

1. la costruzione del sistema informativo sulla base di infor- mazioni preesistenti, al fine di valorizzare la mole di dati disponibili, ridurre al minimo le spese per i rilievi in campo, e rendere più organica e coordinata la gestione del terri- torio;

2. la zonizzazione del territorio forestale attraverso un processo multicriteriale che integra dati oggettivi, riguardanti la stazione e il popolamento arboreo, con il sistema di valori dei portatori di interesse coinvolti, al fine di definire per ogni ambito tipologico-funzionale quale sia la funzione pre- minente, le funzioni secondarie e i potenziali conflitti;

3. l’attuazione operativa dei criteri selvicolturali e assesta- mentali proposti dal PFIT attraverso i Piani di Riassetto o di Riordino, al fine di affrontare le criticità evidenziate per ogni ambito tipologico-funzionale, valorizzarne le poten- zialità e garantire la multifunzionalità della gestione.

In sintesi, per la molteplicità degli aspetti innovativi considerati, questo volume, come molti altri pubblicati dalla Regione Veneto, rappresenta un importante contributo allo sviluppo tecnico-scientifico del settore forestale e all’imple- mentazione della gestione forestale sostenibile attraverso un processo pianificatorio condiviso e rispondente ai bisogni della società del XXI secolo, auspicabilmente realizzabile anche in altre Regioni.

CATERINAMOROSI

RODOLFOVILLANI– Biologia venatica - Assestamento vena- tico - L’esercizio della caccia alle specie nobili - L’esercizio della caccia alle specie dannose. Ristampa anastatica in unico cofanetto dei quattro volumi a cura di Dario Villani, Edizioni della Laguna, 2011 (l’opera può essere richiesta direttamente al curatore, Dott. Dario Villani, via G. Borsi 9, 34170 Gorizia).

C’è una espressione ormai un po’ passata di moda, ma in voga fino a qualche tempo fa: lo «spirito dei tempi», tradu- zione dell’espressione francese l’air du temps. Stava ad indi- care quella sorta di congiunzione astrale che faceva maturare, in contesti diversi, soluzioni od iniziative in qualche modo convergenti. Si tratti di grandi fenomeni politici e sociali, oppure di fatti di costume o di moda, è sempre successo che, ad un certo punto, quasi per un accordo generale, si comin- cino a vedere tanti spunti interpretabili allo stesso modo.

Questo può succedere anche in ambiti ed in situazioni di assai minore portata, e difatti così potrebbero essere interpre- tati tre eventi di questi ultimi tempi: il più importante può essere considerato il «Manifesto per la selvicoltura sistemica» pre- sentato a Firenze ufficialmente il 15 febbraio scorso (anche se conseguente a riflessioni ed approfondimenti molto ante- riori). Che ci si pronunci pro o contro, va riconosciuto come un momento di assoluta importanza nel panorama del pensiero selvicolturale. Assai più stringato, ma per chi sa leggere, di

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notevole rilevanza l’intervento comparso sull’ultimo numero del 2010 dell’Italia Forestale e Montana del Dott. F. Clauser intito- lato «La caccia parte integrante della Selvicoltura?». Anche qui non mancano gli spunti per approfondimenti (ed anche per pole- miche…). Infine, andrebbe considerato in questo contesto anche la presentazione, avvenuta lo scorso 4 febbraio nella Sala del Consiglio Provinciale di Gorizia, della ristampa della quadrilogia di Rodolfo Villani sulla gestione dell’attività venatoria.

La presentazione, patrocinata dall’Amministrazione Provinciale di Gorizia, ha riscosso un notevole successo, sia pure quasi solo a livello locale, giovandosi anche dell’appas- sionata e sempre interessante presentazione di F. Perco, nome ben noto sia ai forestali che agli zoologi.

Questa quadrilogia è stata pubblicata nell’arco di circa vent’anni, dalla metà degli anni ’30 alla metà dei ’50 del secolo scorso, ma deriva da riflessioni ed esperienze molto prece- denti dell’Autore. L’esperienza e la cultura venatoria sono quelle alpine e centroeuropee, filtrate comunque dalla profes- sionalità del Villani, forestale di vaglia, amministratore di foreste demaniali ed anche docente all’Università di Firenze.

Purtroppo l’opera – che pure rappresenta un momento fonda- mentale e per lungo tempo l’unico contributo alla disciplina della gestione faunistica degli ambienti forestali – sembra, vista con gli occhi di oggi ed in prospettiva diacronica, caduta nel vuoto. Certamente, un fattore fondamentale di tale scarso successo sta nella circostanza che la pubblicazione ha coinciso con il momento in assoluto di maggiore povertà faunistica degli ambienti italiani e si è dovuta confrontare con una pra- tica venatoria in totale ed assoluto contrasto con quanto il Villani proponeva. Pratica venatoria che ha prodotto come conseguenza a partire dagli anni ’70 un sempre più largo ed ormai assolutamente maggioritario movimento di opinione contrario alla caccia.

Ma perché si può ritenere che questi tre momenti siano in certo modo riducibili ad un principio unitario? La Selvicoltura

sistemica, come esposto dai suoi propugnatori, vede il suo punto di forza nel riconoscere la validità del bosco come sistema com- plesso in sé e quindi propugna interventi che nella loro varietà (e quindi non solo concentrati sugli alberi) garantiscano o comunque non inficino la funzionalità di tale sistema complesso.

In tale quadro di riferimento occupa un proprio spazio il rie- quilibrio faunistico, come del resto chiaramente esposto nel- l’articolo del dr. Clauser. Ciò però comporta uno studio ed una programmazione che si devono basare anche su presupposti teorici ed esperienze pratiche. Per questo la ristampa della ormai altrimenti introvabile quadrilogia del Villani, curata dal figlio (anch’egli forestale, sia pure ormai in pensione), va a riempire un vuoto importante, in una materia che altrimenti offre quasi solamente spazio a studi, sia pure seri ed approfonditi, ma ad indirizzo specificamente zoologico. Certo, alla sensibilità odierna alcune affermazioni ed alcuni principi possono sembrare scarsamente accettabili (o «politicamente non corrette»), ma anche qui occorre contestualizzare e concentrarsi sui principi fondamentali.

Chi scrive ha avuto occasione di porsi seriamente il pro- blema del riequilibrio faunistico in situazioni diverse ed in un arco temporale ormai piuttosto lungo, e si è sempre trovato nella difficoltà di trovare un compromesso tra gli operatori pratici ed i programmatori teorici. Negli ultimi qua rant’anni si è verificato un formidabile rovesciamento di situazioni rispetto ai tempi della pubblicazione della quadrilogia. Oggi in molte situazioni la gestione del sistema bosco si deve porre seriamente il problema di una presenza animale fortemente impattante e che in molti casi scombina i piani alterando la successione degli eventi previsti. Soprattutto a livello di pianificazione territoriale occorre fare i conti con questa nuova realtà. La lettura della qua- drilogia, sia pure con i distinguo necessari ad oltre mezzo secolo di distanza, può essere un utile strumento di approccio.

GIORGIOCALZOLARI

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