POPOLAZIONE
CENSIMENTO GENERAL.E
L
(31 DICEMBRE 1861)
PIR CURA DEL MINISTRO D'AGRICOLTURA INDUSTRIA E COIIMERCIO
INTRODUZIONE
Precipuo còmpito della Statistica ufficiale è di fornire agli studiosi delle materie civili
ed economiche, ed ai pubblici amministratori i dati elementari risultanti da ogni indagine
intrapresa, senza che occorra aver sempre di mira un peculiare intento e conchiudere
~empre
con una sintesi, la quale, utile oggi,
potreb~ ces~are
d'esserlo all'indomani.
E però, nel render conto della popolazione del fegno distribuita per età, ci piacque
presentarne i quadri provincia per provincia, anno per anno. Ben sapevamo che ciò ne
obbligava alla compilazione di un grosso volume intorno a questo solo elemento, ma
ab-biamo preferito sobbarcarvici, anzichè restringere l'opera nostra a riepiloghi, i quali, per
quanto potessero riescire ingegnosi, non avrebbero espresso chp, un pensiero individuale
e rappresentato che il momento presente, astrazion fatta da ogni possibile contingenza
avvenire.
Abbiam pensato infatti che, quando allo studioso venissero ammaniti tutti
i
dati
ele-mentari, niuna cosa sarebbe stata per lui più agevole che
il
costruirne categorie secondo
un suo proprio concetto, ora desumendole da considerazioni fisiologiche, ora coordinandole
ai principii della politica e dell'economia. Al legislatore sòpratutto, mercè quella
minu-ziosa rassegna di età, era fatta abilità di apprezzare davvicino le forze vive degli abitanti
e di attribuire facoltà o graduar pesi secondo il valore e la potenza di ciascuno. Nè men
fida scorta gli si sopperiva, sia per l'applicazione delle attuali discipline giuridiche, sia
pel caso in cui gli bisognasse impartire nuove disposizioni legislative od amministrative.
Del resto non appena sciolti dall' obbligo di render conto delle fatte ricerche
parti-tamente, ripigliamo la nostra libertà d'azione, parendoci utile il metter mano eziandio ad
un saggio di classificazione per età, il quale dall'una parte si proponga un fine
sèienti-fico, e dall'altra l'intento pratico di assegnare ad ogni periodo della vita la somma, così
dei diritti, come dei doveri di cittadino .
.A
quel modo stesso che l'organismo animale contiene in sè fin dall' origine i germi del
proprio sviluppo e, mentre soddisfa alle necessità del presente, prepara le condizioni
del-H.agione dell'ordine lenutonella pub-blicazione delle tavole.
Proposta di classi-ficazione per età.
Opinioni degli an-tichi sui periodi della vita umalla
l'avvenire, così anche la vita dell'uomo ha vicissitudini predeterminate, che ponno
anti-cipare o ritardare la propria apparizione, e modificarsi anche in "parte secondo le circostanze,
senza che peraltro ne venga immutato mai il ciclo indeclinabile e fatale. Tali vicissitudini
presentano una successione di momenti ed una serie di fatti che nulla tolgono, è vero,
all'unità della vita, ma ne determinano le fasi per guisa che i naturalisti ed i filosofi
poterono riscontrarvi periodi speciali, distinti da particolarità anatomiche, fisiologiche e
psichiche; periodi ai quali non disconviene l'antico nome di
Epoche
od
Età.
Poche parole ci occorre di spendere intorno alle varie classificazioni che delle Età si
son fatte nel corso dei tempi. Era naturale che secondo l'avvicendarsi delle dottrine
ve-nissero con diversa stregua determinati i fenomeni e fissati gli intervalli che segnano le
metamorfosi dell' organismo e i mutamenti delle funzioni animali. Dodici età novera vano
nei loro libri sacri gli Etruschi; a quattro le ridusse Pitagora, di vent'anni ciascuna:
infanzia, gioventù, maturità, vecchiaia,
che farebbero riscontro agli altri suoi quadernari:
i
quattro umorz',
,i
quattro
ten~peramenti,
i
quattro elementi, le quattro stagioni.
Varrone, lo storico, riprodusse le Età Pitagoriche, intercalandovene una di suo,
l'adolescenza;
periodo interlnedio tra la puerizia e la gioventù. Onde si conterebbero, secondo cotesta
partizione romana, che diventò per avventura la più volgare, cinque età: la puerizia
(pueritia
da 1 ai 15 anni), l'adolescenza
(adolescentia
dai
In
ai 30 anni), la gioventù
(ju-ventus
dai 30 ai 45 anni), la maturità
(.senior aetas
dai 45 ai 60 anni) e la vecchiaia
(sene-ctus
dai 60 ai 75 anni).
.,
Ci par superfluo lnoltiplical'e le citazioni, sia perchè il. più spesso non faremmo che
riprodurre, lnutato nome, gli antichi cicli, sia perchè i nuovi ci riuscirebbe assai difficile
raccomandare col prestigio di una maggiçHe autorità. E d'altra parte le più di coteste
classazioni s'informano a esclusive od iInperfette' notizie intorno alle metamorfosi
anato-miche, oppure si fondano sul criterio di una sola funzione aninlale, la generativa.
Durata dei periodi
Più indecisa ancora pende la disputa intorno al numero degli anni da assegnarsi a
della vitaurnana.ciascuna età. Conle la partizione di Pitagora differisce da quella di Varrone, così questa
da molt'altre che la tradizione ha consacrate o la scienza moderna vien proponendo.
Nelle religioni e nelle filosofie dell'antichità taluni numeri veggonsi d'epoca in epoca
ri-petuti con una specie di superstiziosa reverenza. Tale
il
numero sette che appo gli Etruschi
scompartiva ciascuna delle loro dodici epoche in settenari e che anche Ippocrate e
Pita-gora accettarono, partendo la vita unlana in età o periodi di sette anni. La stessa
par-tizione poi fu riprodotta in tempi a noi affatto prossimi da Linneo e dal Duignan ..
Ma non guari meglio di queste antiche cabalistiche combinazioni valgono certe odierne
teorie, che sotto lo specioso apparato delle forInole algebriche o delle coincidenze
astro-nOlniche, accampano intorno allo scomparto e alla durata delle età ipotesi affatto gratuite.
Tali ci sembrano le ricorrenze decennali professate, non sappiarno
~on
quanto fondamento,
da alcuni dotti alemanni; la settiInana risguardata dal Burdach come unità invariabile ed
elemento costante nel computo del tempo, ed
il
numero dieci che lo stesso. fisiologo
con-sidera come
il
moltiplicatore di tale unità fondamentale. Il Butte invece dichiara trina
la essenza della vita, ed a significarne lo sviluppo, quasi accrescimento di potenza, adotta
la formola 3
~
=9; di qui nove gradi, ciascuno dei quali, mercè la stessa formola, si
sud-divide in nove anni e ogni anno a propria volta contiene i nove mesi solari della vita
embrionale.
À
ripartir poi cotesti nove gradi fra le età della vita, due gradi assegna
il
Butte alla prima, cinque alla seconda (da 18 a 63 anni) e due alla terza, reputando
essere nella natura delle cose, che la prima e la terza età, periodi di debolezza, abbiano
un'uguale durata, e che la seconda età per converso, periodo di forza, duri più
lunga-mente, avvegnachè ogni cosa, giunta all'apice, vi trova sempre qualche momento di sosta.
\ '
VII
Questa minuzia d'analisi spinta all'infinitesimo, queste astrattezze, in cui si tortura la
mente ridotta a speculare rapporti e analogie immaginarie, pur di riescire a qualche nuovo
e sottile congegno di formole, darebbero, a chi non conoscesse a migliori segni la
va-stità e la potenza della coltura germanica, ragione di dubitare della sua efficacia e di
'considerarla piuttosto come palestra di ginnasti del pensiero, che come fruttuoso calnpo
di utili studi.
N
oi Italiani consociamo più volontieri alla speculazione l'esperienza, e però ogni volta
che ci troviamo dinnanzi ad una tradizione rispettabile od anche soltanto ad una dottrina
di senso comune, non ci peritiamo d'accoglierla, COUle senza iattanza, così senza ossequio
servile. Ecco perchè abbiam fatto luogo alla classificazione delle età umane trasmessaci
dall'antichità, classificazione la quale, anche a fronte di alcune ingegnose concezioni della
scienza lnoderna, rimane sempre la pietra angolare di questa parte della dottrina biologica.
N
oi non scendereluo del resto a discutere qui il nlunero d'anni da assegnarsi a ciascun
periodo, ben sapendo come le età succedansi con transizioni sì lievi da rendere lualagevole
iI
fissare un termine preciso tra l'infanzia e la gioventù, tra il fine della virilità e il
prin-cipio della vecchiaia. La fisionomia speciale di ciascuna età deve attingersi all'insieme dei
fenomeni organici e morali, lasciando cui piacciano quelle
p~ù
luinute disputazioni, le
quali per avventura fra noi meno che altrove potrebbero fel'luarsi conclusivaluente. L'Italia
infatti distesa per ben undici gradi da settentrione a mezzodì, accogliendo insienle alle
robuste generazioni boreali ed alpigne le più delicate e prococi nature lueridionali, pone
fra sè a riscontro condizioni fisiologiche abbastanza diverse da non pòtor di lcggieri ..
ag-guagliarle a una stregua comune; nelle regioni che stanno a piè dell' Alpi la puerizia e
l'adolescenza sonO tardive, mentre per opposte cause nelle provincie del luezzodì vedhullo
primaticcia la gioventù e anticipata la vecchiaia.
Quindi è che una certa larghezza nella definizione delle età ha per noi
il
pregio di
renderla più accordabile coll'ufficio civile delle Statistiche, alle quali sopratutto importa
di constatare quaJi veramente siano le forze di cui l'individuo può disporre, in ordine alle
funzioni cui è chiamato ed agli oneri che gli sono inlposti dalla società.
E senza più, diremo quale sia la classazione adottata nel nostro lavoro, quali le
sot-todivisioni di ciascuna età, che abbiamo attinte ai criteri sopraddetti.
La
puenz'ta
è l'epoca che precede la pubertà e comprende da
O
al
12
anni. Secondo
le leggi dell' economia animale, ma sopratutto giusta le varie funzioni di questo primo
ciclo dell' esistenza, la puerizia può suddi vidersi in tre distinti periodi: dei lattanti, degli
z"rifanti e dei fanciulli.
Enunziare il Périodo dei Lattanti è definirlo. Esso abbraccia tutte le fasi dell'
allatta-mento da
O
ai
2
anni, l'epoca cioè in cui l'essere umano, uscito da embrione, s'inizia
ancor timido e incerto alla vita esteriore, avvegnachè per l'alimento egli penda tuttavia
dal seno materno. L'occhio· è dischiuso, la cute operosa, ma la visione
è
incerta, la
ter-mogenesi insufficiente, la locomozione impedita.
E
però la vita animale in questo periodo
ha d'uopo d'aria, d'alimento latteo, di calore, di protezione e di difesa.
Quando, per necessità di lavoro, la madre povera sia distratta da queste cure
pi~tose
,
vi sopperisce un ingegnoso trovato della carità odierna,
il
Presepio o asilo pei bambini
lattanti, che loro assicura con lieve spesa un appropriato ricovero, un acconcio
sosten-tamento e un' oculata custodia, mentre i parenti possono, resi liberi, attendere a
procacciarsi qualche maggiore guadagno. Il periodo dei lattanti è adunque per noi
anche quello dei Presepi, la prima istituzione per avventura che s'applichi alla umana
famiglia.
Si adottano i pe-riodi della vita. umana proposti dagli antichi.
Difficoltà nel fis-sare i limiti di ciascun periodo.
L;miti e suddivi-sioni della Pue-rizia.
Periodo dei lat· tanti. Suoi ca.-ratteri.
Limiti e caratteri
dell'infanzia.
Asili e scuole per
l'infanzia.
Gli infanti appartengono al secondo periodo della pucrlzIa, dai 2 ai 5 annI, epoca
in cui l'intensione della vita
è
sul crescere e, mentre accenna ad un inizio di spontaneità,
si rende vieppiù manifesta nella libertà del moto e nel sentimento dell' indipendenza.
Cor-rispondono a questo periodo gli Asili d'infanzia, i quali dànno ricetto ai bimbi dei due
sessi che vi trovano, oltre a un cibo salubre ed a gradevoli esercizi, un' educazione adatta
all'età. Conoscendo gli estremi di questo periodo, l'autorità pubblica saprà computare
quanti siano gli infanti cui torni applicabile il primo grado dell' educazione primaria e
provvedere a che il beneficio dell' asilo si diffonda sul più gran numero possibile di
in-dividui in età da profittarne.
«
E quando d'animal d't venia fante
»
insieme colla favella gli si spigliano di più in più le forze fisiche e morali, e comincia il
periodo precursore dello stato permanente. Gli organi transitori spariscono, si diHegnano
quelli destinati a stabilità. In questo, che abbiam chiamato
il
periodo dei fanciulli, e dura
dai 5 ai 12 anni, le sensazioni si rettificano, le percezioni si fissano, le cognizioni si
sviluppano e si moltiplicano. E qui pure gli elementi, che nel nostro volume abbiamo
am-manniti, gioveranno allo statista, rivelandogli le lacune che ancora esistono
nell'insegna-mento elementare. Quando sarà provato come i fanciulli che frequentano la scuola sieno
meno del cinquanta per cento di quelli che sarebbero in grado di frequentarla, le fibre
dei più sonnolenti dovranno scuotersi a codesto doloroso annunzio, e la legge e la
prI-vata iniziativa collimeranno a rendere l'educazione veramente pubblica e generale.
Limiti e caratteri
La seconda età o l'adolescenza abbraccia dai 12 ai 18 anni, intervallo durante
il
quale le parti
dell'adolescenza.
del corpo aSSUlnono un aumento progressivo fino quasi a raggiungere sullo scorcio di esso
pe-Limiti e caratteri
dE'ila gioventù.
Limiti e Cll.ratlf·ri
della maturi tà.
.
Caratteri della
vec-chiaia.
riodo la loro definitiva costituzione. Ai movimenti dei muscoli rapidi, agevoli, infaticati
rispon-dono nel giovinetto le vive impressioni dell'animo e le subite
manifesta~ioni
della volontà.
La Inente di lui non
è
più soltanto lo specchio che riceve e trasmette le impressioni, ma
è
lo strlunento di quell'intimo lavoro, donde escono le prime ispirazioni del sentimento e
per cui si fanno le prinle prove nella via delle induzioni e delle analogie. In questo
periodo ha principio la pubertà, co' suoi segni caratteristici nell'uomo e nella donna. Le
istituzioni assegnano a questa età gli studi tecnici, letterari, ginnasiali e liceali, ma la
legislazione non le riconosce piena ed intera. indipendenza. Anche i vari codici d'Italia,
con-formi in ciò alla tradizione romana, considerano l'adolescenza come un' epoca di minorità
(rninor mtas).
La gioventù princIpIa al 18° anno e si protrae fino al 30° nella donna, ed al 35°
nel-l'uomo; pro creatrice della specie, vigorosa di corpo e di Dlente,
è
in possesso di una piena
indipendenza, e però dichiarata dai codici maggiorenne.
Alla gioventù succede dai 30 ai 50 anni nelle femmine e dai 35 ai 60 nei maschi,
l'età matura,
la quale riunisce in sè la forza e la calma, l'ardore e la perseveranza;
epoca codesta da cui si ripetono le cure più diligenti spese nella educazione della prole
ed i frutti più copiosi e ponderati dell' ingegno, il quale
è
giunto oramai all' apogeo della
sua potenza.
Or eccoci alla vecchiaia, che data dal 50° anno nel sesso femminile, dal 60° nel sesso
maschile, e che s'appalesa ai tardi sensi, alla corta memoria ed alla sbiadita fantasia. Lo
IX
SCOpO della vita
è
ormai raggiunto, ed estraneo allo sthnolo delle passioni, carico d'anni
ma ricco d'esperienza,
il
vegliardo può tuttavia compiacersi del suo passato, quando abbia
coscienza di aver compiuta una missione quaggiù.
Abbiamo intermessa, nel parlare poc' anzi della età giovanile e della matura, la rassegna
Funzioni.sociali.nel~
d II f
e e unzioni socia
. .
.
l' h '
1,c e SI compIono In quelle epoche; e cio perche le due eta fisiolo-
.
.
' "
la glOventu e nella maturità.giche concorrono insieme indistintamente al doppio ufficio, che più ilnportava di esaininare,
all'ufficio della difesa del paese sostenuta dall'esercito, ed a
~uello
della tutela della
li-bèrtà affidata alla milizia nazionale.
Ripigliando or dunque su questo subhietto
il
filo delle nostre considerazioni, sogglun-
Leva ordinaria egeremo, come abbiano, nel volume, apposita notazione le età addette alla leva straordinaria
straordinaria.ed alla ordinaria; nella quale ultima gli anni di servizio vanno distinti da quelli passati in
congedo illimitato. Anche le età a cui rispettivamente corrispondono
il
servizio obbligatorio
della Guardia Nazionale e quello di mobilitazione, sono state indicate pel caso che l'isti-
Guardia Nazionale.tuzione della milizia cittadina volesse allargarsi fino a comprendervi tutti gli abitanti
maschi dai 25 ai 54 anni.
E poichè, giusta i nostri ordinamenti, l'esercizio dell' elettoratò politico ed amministra-
Elettoratopo~itico
edammlDlstra-tivo
è
racchiuso entro certi limiti, importava il definirli; lo che fu argomento di pecu-
tivo.liare indagine, i cui risultati figurano nel nostro volume, e determinano i rapporti tra
i
due
diversi corpi elettorali e la popolazione.
Qui hanno termine gli studi sulle varie età, nella classificazione delle quali abbiamo di
buon grado seguìta una vetusta e classica tradizione, anche perchè sapevamo di rendere
con ciò più agevole alla podestà pubblica il valersi degli elementi per noi l'accolti
nell'ap-plicare le molteplici discipline legislative che ai medesimi si riferiscono.
Indulgendo alla consuetudine delle Statistiche straniere, le quali aggruppano le età degli
abitanti per quinquenni, abbiamo anche noi, nel volume destinato a tal uopo, una apposita
tabella. E lo abbiamo fatto tanto più volontieri in quanto era questo il modo di correggere
alcune imperfezioni della nostra censuazione, alle quali non fn altrÌInenti possibile di
sfug-gire. Troppo spesso, nè ci peritiamo di confessarlo, avviene che nel riferire le età, anno per
anno, corrano nella rubrica delle decine numeri tondi a scapito di quelli, che dovrebbero
far parte di altre colonne. Coll' aggruppamento delle età di cinque in cinque anni gli errori
in parte si compensano, e però nulla osta a che le somme che le nostre Statistiche hanno
raccolte sieno paragonate coi risultamenti ottenuti dalle Statistiche straniere, tanto più, che
anche queste non vanno scevre dall'inconveniente dianzi accennato.
Classificazione del-le età per quin. quenni.
La classazione degli abitanti per età e stato civile
è
stata costantemente introdotta
p opo aZlOne accen-l 'nei nostri prospetti. Conformemente poi ad un criterio, che può dirsi appartenere in ispe-
~~rtaet: eS~~~~~
civile.
cialità al nostro Censimento, apposite notazioni vennero stabilite pei centri superiori, la
cui popolazione agglomerata superi i 6 mila abitanti, e pei centri inferiori e campagna.
Gli abitanti di centri superiori comporrebbero la popolazione, che d'ordinario suoi si
chia-mare urbana, siccome la popolazione così detta rurale sarebbe rappresentata dagli
abi-tanti, che convivono nei centri minori, nei· casali e nelle case sparse .
.A
preziose rivelazioni dànno luogo infine le indagini praticate intorno al vario grado
d'istruzione degli abitanti secondo le età. Ci siamo valsi a quest' uopo della consueta
Istruzione prim&.
x
CONSIDERAZIONI GENERALI
Chi esamini
i
prospetti in cui la popolazione di tutto
il
Regno
fu
distribuita per età, anno per anno
Ahitanti secondoo venne divisa per quinquenni, di leggieri s'accorge come
il
numero degli abitanti vada dal primo anno e
!~e~~:ldelt:l~~~
dal primo periodo quinquennale fino alla più tarda età scemando mano a mano. Noi vediamo infatti in
età.questa scala decrescente la popolazione del primo quinquennio numerosa di quasi tre milioni
(2,759,891),
dove quella del secondo non tocca i due milioni e mezzo
(2,345,791)
e dove al terzo quinquennio la cifra
degli abitanti di poco supera i due milioni
(2,
l
40,4.55);
e così di seguito con lievi osci1lazioni finchè, oltre i
cent' anni, non v'ha più che
87
persone. Ben si può dire adunque che dei
22
milioni d'abitanti, accertati al
31
dicembre
1861,
forse non più che un centinaio vedrà la fine del
1961,
e che perciò l'onda della nuova
generazione che c'incalza fra poche decine d'anni non risparmierà, più che noi non facemmo coi nostri padri
di buona memoria, gli attori di questo secondo e splendido risorgimento italiano. Il cammino della vita
è
per
la gran maggioranza della popolazione assai breve, e colle tavole al1a mano dei morti per età, noi potremmo
dire con un' antica e venerata tradizione:
gli ultimi saranno primi ed
i primi ultimi; perciocchè molti sono
chiamati, ma pochi eletti,
oppure ripetere col poeta:
«
Cosa bella e mortal passa e non dura.
»La popolazione femminile che fino ai
15
anni non ha mai raggiunta la numerosità della popolazione maschile,
dai
15
anni ai
30
riesce invece a superarla progressivamente, sicchè sopratutto dai
25
ai
30
anni a
944,942
fem-mine noi non sapremmo contrapporre più che
911,533
maschi. Il fatto comecchè non esclusivo all'Italia, ma
generale per tutta Europa, merita una spiegazione, cui ci corre debito di offrire, anche perchè sappiamo da]
Movimento annuo dello Stato Civile come in corrispondenza appunto di quel periodo la mortalità nella donna
sia minore che nell'uomo. A pari condizioni di vitaHtà dovrebbe accadere
il
contrario; cil) non avvenendo
lo si deve attribuire all' emigrazione dei maschi frequente in quell' età e déterrninata in alcuni pochi dalla
tentazione di sfuggire alla leva, e nei più dal bisogno di lavoro e dal desiderio di guadagno. Le maggiori
agglomerazioni cittadine d'altra parte, nelle quali concorre largamente l'elemento maschile dei forestieri,
degli impiegati, dei militari, degli immigranti delle campagne, mantengono un celibato le cui immoderatezze
non ponno a meno di determinare un vuoto nella popolazione maschile dai
15
ai
30
anni e però nel
periodo della vita, nel quale appunto si sono riscontrati i maschi in minor numero delle femmine. Da una
parte adunque l'emigrazione priva ]e campagne dell'elemento maschile, per cui quivi noveransi dai 20 ai
25
anni, a fronte
di
692,230
femmine, solo
603,123
maschi, come dall'altra parte la morte miete nelle comunità
urbane gran numero di vittime su una popolazione maschile più numerosa, è vero, della femminile, ma
che posta alle dure prove
di
perdere
il
6 per 010 più della popolazione femminile, ove non fosse
continua-mente rinnovata, indurrebbe uno squilibrio nel bilancio fra i due sessi, facendo perdere ai maschi l'antico
vanto de]]a prevalenza sulle femmine.
Età e stato ci-.... ile della popo-lazione.
Longevi.
La stessa cosa si riscontra e le stesse osservazioni ponno ripetersi per l'età dai 45 ai 50 in cui la
popolazione femminile, dopo aver perduto di terreno, per un quinquennio, ripiglia ancor per poco la
supe-riorità sulla popolazione maschile, senza che una pari rispondenza si verifichi, questa volta, nel rapporto
deHemorti fra i due sessi; doppia e ben accertata contraddizione, la quale fra le altre cose pone in chiaro
un punto controverso di fisiologia e di patologia, che cioè la donna, giunta all' età critica, non corre i
ri-schi che si suppongono comunemente. Se coniugata dai 15 ai 30 anni, essa presenta una mortalità che
oltrepassa quella degli uomini; una volta scontato il gravoso tributo agli uffici della procreazione, la
fem-mina va soggetta,
è vero, alle malattie dell' epoca critica, (dai 40 ai 45 anni), ma per legge di
compen-sazione subisce invece con minor frequenza le infermità, che dipendono da altra causa, sicchè nel complesso,
malgrado
iI
maggior numero delle femmine di quell'età, a fronte dei maschi, la mortalità è minore (264
per le femmine e 291 pei maschi su
iO
mila).
Per una particolarità degna di osservazione la popolazione del 31 dicembre 1861 presenta una femmina dai
lO
agli 11 anni stretta già in legittima unione coll'uomo. Dai 10 ai 15 anni sono recati in nota 395
coniu-gati e 22 vedovi del sesso maschile. Senza confronto maggiori in questa stessa età risultano le coniugate,
in numer o di
3~307e le vedove di 57.
Codesta precocità di matrimoni e di vedovanzc nei due sessi, più che alla campagna, è frequente in città,
poichè dove nei comuni rurali non v'ha più che 13.36 coniugati e 0.36 vedovi, nei comuni urbani si
nove-rano dei primi 30.01 e dei secondi 0.39 su 1000 di popolazione parziale.
È
a desiderare che apposite
pre-scrizioni del codice civile rego'lino la materia, togliendola aH' ingerenza del clero, il quale perdona e pur
troppo benedice i congiungimenti immaturi che tanto l'igiene, quanto la morale pubblica condannano. In
Francia, dove lo Stato Civile è affidato alle cure dei Municipi, non si hanno che 27 coniugate verso lo scorcio'
del quindicesimo anno, non un sol uomo, di quell' età, in quella condizione, non un sol vedovo dei due sessi.
Dai 15 ai 20 anni cresce fra noi
il
numero dei coniugati e dei vedovi tanto nel sesso maschile quanto
nel femminUe fino ad avere una popolazione complessiva di 130,010 anime unite in vita, o già separate
dalla morte. In Francia a codeste categorie di condizioll i e di età non si ponno contrapporre che 78,979 anime.
Oltrepassano gli ottant'anni 83,156 abitanti, nobile avanzo del tempo delle riforme italiane, che sfuggì,
senza esser tocco, al turbine della prima rivoluzione e, quel che
è
più, agli eccidi di Spagna e di Russia.
I centenari e gli ultra centenari sono 127, ripartiti per sesso, per comunità urbane e rurali e per
compar-timenti, come dal quadro seguente, in cui, a termini di confronto, abbiam posto anche
i
vegliardi di quell'età,
che appartengono
alle principali nazioni straniere.
COMPARTIMENTI
NUMEROI
t:OMPARTIMENTI
~UMEROdei dei
TEBHlTORIALI
Centenari TERRITORIALI Centenari
!
Maschi
i6
Toscana
.
9
Sesso
Femmine
81Provincie Napoletane
'6
Sicilia
22COMUNI UBBANI .
39
Sardegna.
12 »RURALI.
88 h.ulA . 127Piemonte.
9
FUNel!
183Lombardia
iINGHILTERRA.
201Parma, Modena e Romagne.
':!BELGIO .
17Marche.
.
8SPAGNA.
219Umbria.
.
. .
15Età media degli a-
L'età
bitanti.media approssimativa degli abitanti del nuovo Regno per sesso e per categorie di comunità è tale:
Pel sesso maschile.
27 annì
t
mese
J
femminile
26
»lO
»I due sessi.
'1.7
anni
O
mesi
Nei comuni urbani
27 anni
3
mesi
»
rurali .
26
»
iO
»Regno
27 anni
O
mesi
- - - -
:1
XIII
Ai dati della nostra censuazione facendo ora seguire gli elementi desunti dalle Statistiche straniere
ri-scontriamo:
Maschi.
Femmine
I
due sessi
Italia
27
anni
t
mese
26
»
10
»
27
anni
O
mese
Francia
30 anni
6
mesi
3i
D5»
30 anni
1
i
mesi
Inghilterra
26
anni
1
mesi
27»
2»
26
anni
6
mesi
Il
rapido crescere delle popolazioni in Italia ed in Inghilterra fa sì che l'età media degli abitanti nei due
paesi di poco si differenzi, mantenendosi del resto poco elevata, dove invece
il
lento progredire della
popo-lazione in Francia
è
causa degli effetti opposti.
Confronti colle na-zioni estere.
La morte, che pur troppo è legge ineluttabile dell'umanità, può venire più o men tarda, colpire un' epoca
Infl~e;nzlI:del1eco~-d
e a vIta meg lO
Il
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l'
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a tra, un sesso e uno s a o CIVI e apre erenza e e con IZlOnl opposte. Così la prospera
l
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dJZlOntnaturah civil~ esulla
gl'a-l,
f
' t "
fl
Il
. .
d l
d' d d I '
duaZlOne d('llecome avversa ortuna eserCI ano un In uenza su e generazIOnI, crescen o e o fra an o e, slCchè ove si volga
età.anche solo un fuggevole sguardo ai prospetti della popolazione per età, se ne ritrae come da termometro
sensibilissimo l'azione talora benefica e talora perniciosa del1e influenze naturali, civili ed economiche sulla
vita dell'uomo. Oltremodo feconda di fatti è stata la nostra generazione, e
il
breve ma glorioso periodo
dell'antico Regno Italico, le ristorazioni vergognose, durante le quaU fummo visitati da molteplici invasioni
del cholera, da due carestie e da due rivolture, in fine la recente natività d'Italia, colla quale finirono le
nostre divisioni e le nostre tribolazioni, sono avvenimenti, i cui segni si devono chiaramente riconoscere nelle
tavole, nelle quali gli abitanti sono distribuiti per età. Quindi
è
che fra noi, anche senza accusare le false
denunzie, che per avventura si fossero fatte agli agenti censuari, l'intervento delle cause, di cui poc' anzi si tenne
parola, basterebbe a spiegare appunto le oscillazioni osservate d'anno in anno e di quinquennio in quinquennio
sulle età della popolazione.
Utilissimo riscontro potrebbe aversi dai Censimenti anteriori, se troppo non fossero disformi nel piano delle
Età per decenni.ricerche e in questa parte monchi e difettosi. Migliori frutti trarremo dal confronto coi dati che risultano
dalle anagrafi straniere. Così aggruppando per decenni le età delle nostre e delle altrui popolazioni e
ripor-tandole ad una stessa cifra di abitanti abbiamo:
ITALIA FRANCIA IN"G Hl LTEHRA SPAGNA BELGIO
CATEGORIE
---
-
....,---
-
.... . - - -
---~.~~ .. --
-Di ET\.
Popolazione per lOOrm. abitanti Popolazione pnr!OOrm. abitanti Popolazione per lOOrm" abitanti Popolazione pnr abitanti lOOllll. Popolazione per lOOlm abitanti
Da
O
alO
anni 5,305,392 2i,362 6,716,385 18,688 5,OH,8i8 2a,IU 3,898,M5 2~,876 9:l~,138 20,62:1lO
)l 20 » ~,178,196 19,186 6,236,171 17,352 i,037,818 20,122 :J,030,380 19,3:m 865,721; 19,11320 " 30 » 3,701,983 17,013 5,80~,829 16,U)1 3,39~,657 16,937 2,681),737 17,U2 745,356 16,455
30 » iO 1) 3,117,875 H,317 5,330,10H U,831 2,611,320 13,OH 2,359,~)98 la,057 633,92,1 13,995
40 )) 50 )l 2,324,150 10,672 ~,562,854 12,fj96 2,064,!)67 10,291 1,673,1~i 10,675 52&,3~6 11,576
50 » 60 ) 1,7n,H6 7,89~ 3,649,697 10,155 l 420 567 7,079 1,127,053 7,191 ~26,671 9,~20
60
)l 70 » 961,077 4,413 2,332,764 6,i91· 932:812
1 ~,6i9 659,:li5 4,207 248,422 ;;,48~70 ) 80 Il 383,359 1,761 1,074,~93 2,989 411,985 2,:!03 195, tU 1,215 120,529 2,661
80 » 90 » 77,H35 355 217,116 60~ 105,626 526 38,911 2i8 28,:366 626 90 » 100 )) 5,69\ 26 15,062 42 7,~23 37 3,ai5 2:1 2,066 /i6
100 in su 127 0.6 183 0.5 201 l 219 1 17 0.3
TOTALE 21,777,33i 35,939,663 20,066,22i
l:j,(n:l,:rn
II
i)~!),r;/jì.ì
Nella popolazione da
O
ai 10, e dai
iO
ai 20 anni, comparativamente a uno stesso numero
dì
abitanti,
l'Italia, se non raggiunge la stregua dell' Inghilterra, cammina di pari passo colla Spagna, lasciando addietro
il
Belgio e sopratutto la Francia. Dai 20 ai 30, e però nell'età più valida alla generazione ed al lavoro, in
cui si è soldati, marinai, artigiani? agricoltori, la patria nostra divide colla Spagna
il
privilegio di contare
il
maggior numero
di
abitanti. Nè diversi sono i suoi rapporti alla popolazione dai 30 ai 40 anni, uguagliata
Categorie di età. secondo S'li or-dinamentI civili. Età.,Pei Presepi.
Età per S'li Asili d'infanzia.
-dalla Francia, ma non superata per numerosità che dalla Spagna.
~a
40
anni in su la Francia e il Belgio
vincono l'Inghilterra e la Spagna, le quali stanno nelle loro proporzioni al totale della popolazione sul piede
dell'Italia.
Facendoci ora a comporre colle età delle J)<)polazioni alcune categorie, le quali rispondano ai vari
ordina-menti civili ed uffiei sociali, troviamo che sul totale di
2i,777,334
anime, vi sono
650,315
bambini dell' età
da
O
ai 2 anni inclusivi, su cui comincia ad esercitarsi l'azione di alcune istituzioni caritative ed educative.
Troppo ristretto ancora è il numero dei Presepi o Ricoveri per bambini lattanti, perchè convenga stabilire
medie proporzionali alle popolazioni, in vantaggio delle quali que' stabilimenti vennero fondati. Tuttavia nella
supposizione che sul totale delle persone strette in matrimonio tra noi esistano
92
mila coppie coniugali, nei
maggiori centri di popolazione, bisognose del lavoro delle braccia per vivere, ed ammesso che sopra
iO
di
esse una conti un poppante, vi avrebbero nel Regno circa 9 mila famiglie cui gioverebbe assaissimo
il
pro-fittare dei Presepi. Noi raccomandiamo siffatte cifre alla attenzione dei benemeriti cittadini, che hanno a cuore
tali preziose istituzioni, onde vogliano raddoppiare di cure nel riempiere una tanta lacuna della nostra
ca-rità cittadina.
Dai 2 ai
5
anni inclusivi comprendonsi
2,959,69i
infanti che, poveri o ricchi, tutti indistintamente potrebbero
approfittare degli Asili destinati alla loro educazione. Ma anche questa specie di istituti non è finora
baste-volmente diffusa tra noi, sebbene
il
lor(} numero superi di molto quello dei Presepi. Gli Asili, comprese in
essi anche le Scuole infantili, ascendevano nel
1862
per tutto
il
Regno a
i683,
che è quanto dire che su
100
chilometri quadrati ve ne avevano
6.49,
e su
iOO
mila abitanti
7.7.
Gli alunni sommavano a
76,735
(37,9i8
bimbi e
38,8i 7
bambine),
il
che dà in media
46
bambini per Asilo e per Scuola; notizie che si
vedranno anche meglio nel prospetto seguente in cui vennero passati a rassegna in apposite rubriche
i
fatti
propri di ciascun compartimento.
ASILI B SCUOLE D' IlUANZI!
ALLIEVI
~ ~
COMPARTIMENTI
PER t 00 Il'iFANTI DAI 2 AI li ANNIPer Per per Femmine
TERRITORIALI TOTALE t 00 mila t,OOO chi!. TOTALE Maschi Femmine per
TOTlL'
I
Maschi IFemmineabitanti qnadrati Scuola t 00 Maschi
Piemonte e Liguria • . . . . .
279
7.9
8.13
29,950
15,3'0
14,610
107
95
10.06
11.32
10.80
Lombardia • • . . . • . . • . .
2&1
7.7
10.81
13,987
7,091
6,896
58
97
5.85
5.90
ò.80
Parma e Piacenza. • . . . . .
59
12.4
10.28
1,705
809
896
29
111
.1.94
4.6'
5.25
Modena, Reggio e Massa. . .
128
20.3
19.53
2,965
1,478
1,~8723
101
5.98
5.96
6.00
Romagne . . • . • . . • . . . .
550
52.9
55.01
11,887
5,56~6,319
22
113
12.29
14.10
16.52
Marche . . . . • . . . . • . . .
173
19.6
1':.81
6,213
2,939
3,274
36
111
9.U
8.67
10.18
Umbria . • • • . . . •
7
1.3
0.73
U9
195
254
64
130
1.17
1.00
1.35
Toscana • • • . • . • . . . • .
202
11.6
9.03
6,386
2,699
3,687
31
137
4.86
t.04
5.72
Provincie Napoletane . . . . .
36
0.5
0.42
1,7/;2
854
908
t9
lO7
0.3t
0.33
0.36
Sicilia . . . • . . .
5
0.3
0.10
1,114
780
334
223
'3
0.51
0.79
\l.31
Sardegna . • . . . . • . • . • .
3
0.5
0.12
317
165
152
106
92
0.68
0.69
0.66
REGNO • • •
1,683
7.7
6.4.9
76,735
37,918
38,817
t6
102
4.68
4.51
t,':1
,
i
I
!
,I
xv
Di mano in mano che si procede nella rassegna delle categorie di età, cresce l'importanza delle istituzioni
sociali che vi corrispondono. E innanzi tutto osserveremo come i fanciulli compongano una categoria anche
più numerosa di quella degli infanti. avendo per limite l'età dai 5 ai
12
anni inclusivi. Giunti oramai al
mo-mento proprio dell'istruzione elementare, questa veniva loro impartita nel
1862,
oltrecchè da Istituti privati,
da Scuole obbligatorie pei due sessi, che complessivamente ascendevano a
28A·90,
delle quali 16,559 destinate
ai maschi e I
t,931
alle femmine. E però sopra una superficie di
100
chilometri quadrati vi avrebbero I
f
Scuole e sopra
10,000
di popolazione
13.
Il numero degli alunni ascendeva a
1,008,674,
dei quali
579,550
maschi e
429,124
femmine. Gli alunni d'una Scuola maschile non superavano in media i
35,
quelli di ciascuna
Scuola femminile i
36.
Per fOO maschi le femmine erano
74.
Proporzionalmente all'età, in cui appunto ricorre
la frequenza alle Scuole, notavansi per
100
maschi dai 6 ai
12
anni
35.36;
per
100
femmine
27,
in
com-plesso
31.25.
Ma vediamo quale sia stata per compartimento la ragione tra
il
numero dei fanciulli, che per l'età potrebbero
accorrere alle Scuole, e
il
numero di quelli che vi assistono effettivamente:
SCUOLE ELEMENTARI
COMPARTIMENTI
PER 100lrn. ABITANTI----Femminili
!S
g
~
t-o : .
TOTALE Mascbili per
.~ t ,000 ~ ehil. q. TERRITORIALl Piemonte e Liguria . . 8,t67 4,969 3J98 2:19 Hl I 98
2~7
ALUNNI
---~------I
TOTALE limbi Femmine
PER 100 FANCIULLl
dai 5 ai 12 anni
1W
361,970 207.196. 15~,774 ~2 U 75 67.~3 77.12 57.':'2 Lombardia •••.• " 7,069 3,i91 3,578 228 112 116 317 it02,:182 155,977 a6,405 45 U 9~ 65./,9 67.i3 63.9i Parma e Piacenza • • •
Modena, Reggio e Massa Romagne . • • • . . • . Marche . . . . • . • . . Umbria . . • • • • • • . Toscana . • • . . • . . ('rovincie Napoletane . . Sicilia . • . • • . • • • . Sardegna . • • . . . • •
425
891 1,277 1,0264G3
2,831 i,i87 946 642 280 H5 89 59 30 74 652 239 lU 10a 38 1:16 691 :5M6 123 66 57 H8 !l93 ':13 116 67 49 lOti 318 H5 90 62 28 48 1,395 l ,~36 Hm 76 79 127 3,036 1,41)1 6645
21 53 740 206 40 31 9 33 218 109 72 37 26 li,511 8,370 2:1,342 H,400 :34,145 20,111 ~2,268 12,38~ 12,361 8,200 64,391 37,63' 129,1)16 83,i06 25,033 18,884 6,141 30 42 73 22.23 2:>.0-; 19.26 2529
42 2"-42 35.1815.3~
14,131 29 2~ 70 23.28 26.75 i9.77 6,!W2 9,884 21 23 80 17.93 19.28 16.49 I 4,161 26 2~ 51 26,757 27 19 71 46, Il O 27 :12 ri:) 6,149 26 30 3316.27 20.84
11.361
24.~OI27.81 20.801 J:J.07 16.48 9.51' 18,653 10,988 7,66:) 26 35 70 - - - 4 - - _ _ _ _ _ 1· _ _ _ _ 1 _ _ _ - - --fu;a
9.';7 3.23 21.():';12~.29 17.66REGNO • •
'128,524 16,589
11,935
1301
76
!i4
110
1,008,672
579,;)50 429,122ai;
36 74 31.2535.36 27.001
I compartimenti, che più si distinguono per numerosità di allievi, sono ]e Antiche Provincie (terraferma) e
la Lombardia, colla differenza che, mentre
il
primo compartimento prevale sul secondo nella coltura maschile
questo supera quello nell'educazione femminile. Non raggiungonu la media del Regno i compartimenti di Parma
e Piacenza e delle Romagne, e in genere dell'Italia media, meridionale ed insulare. Dove pur troppo il
con-corso alle Scuole risulta scarsissimo si è in Sicilia, presso
il
quale compartimento non si conterebbero che
9.97
fanciulli per
100
dell'età dai
5
ai
12
anni, e
3.23
sopra un ugual numero di fanciulle della stessa età.
Ma qui è
il
caso di ripetere quanto già dicemmo sugli Asili d'infanzia, che cioè dal
f862
in poi le
pro-porzioni non sono più le stesse pei grandi progressi compiutisi ovunque nell' istruzione primaria del Regno.
Lattanti~
infanti, fanciulli formano insieme, da O ai
12
anni inclusivi, come si vede dai quadri, l'età della
Puerizia,
alla quale appartengono
6,188,028
persone dei due sessi (maschi
3,133,351;
femmine
3,054,677)
poco meno del terzo dell'intera popolazione.
Il periodo dai
12
ai
18
anni compiti chiamasi dell'
Adolescenza.
Spettano a questa categorja
2,518,605
persone dei due sessi (maschi
1,238,272,
femmine
1,280,333).
Solo
6110
di questa parte della popolazione
prosiegue gli studi nelle Scuole d'arti e nelle tecniche, ne' ginnasii e ne' licei; tutto
il
resto forma la classe.
dei garzoni agricoltori o dei novizi artigiani.
La
Gioventù
principia al
ISO
anno e finisce per l'uomo al
35
0compito, e per la donna al 30° e abbraccia
5,202,364
persone (maschi
2,900,805,
femmine
2,301,559).
In quest' età v' è chi compie gli studi superiori e
Eta. per le Scuole elementari.
Età fisiologiche,
Puerizia.
Adolesc<!nza.
Maturità.
Vecchiaia.
XVI
chi invece esercita le professioni liberali o lavora nei vari rami d'arti
9
mestieri. Le cure domestiche disim ..
pegna la donna, cui spetta pure specialmente
il
grave e nobile ufficio della procreazione. Per poco che una
guerra si prolunghi la gioventù maschile
~ ne porta
il
peso, facendone soffrire di rimbalzo la Società intera,
la quale sente svigorirsi
il
nerbo di ogni umana operosità, la forza cioè e l'intelligenza.
L'Età Matura
novera
2~894,202 maschi, compresi tra gli anni
35
e
60
compiti e
2,699,739
femmine dell' età
dai
30
ai
50
anni, in tutto
5,593,941
persone, che principalmente rappresentano
il
senno ed il risparmio.
La
Vecchiaia
raggiunge i maschi a
60
anni e le femmine a
50,
costituendo ancora un bel nucleo di
2,274,396
veterani dell'esperienza e invalidi del lavoro
(730,606
maschi,
1,543,790
femmine).
Età fìsiologiche per
Aggruppando nei diversi compartimenti territoriali le popolazioni del Regno per categorie di età, giusta
il
sesso e per com-criterio puramente fisiologico, si ottiene:
partimento.
Rall?orto delle età slOlogiche alla popolazione.
Popolazione
com-pr~sa ne~le et~
del contltlgenh militari.
COMPARTIMENTI
PUERIZIA ADOLESCENZA GIOVENTÙ MATURITÀ VECCHIAIATRRRITORIALJ -~ .... ~-..
-"
...---
--
---.. ~-~-..--'aTU'
I
I .. ,h;I
F'mm;.. TO""I
B"'~
F,mm;"ro"" I·"'b; I
F,m";,, 'aTUE 11mb; I
F, •• ;"'0""
I-"'h; I
r'.m;"
----~--~--I----+---~--·I---~--~---II
Piemonte e Liguria.. 1018723 509954 508769 427452 204298 2231G4 816724 442026 374698 900665 469615 431050 372172 1'28528 243644 Lombardia. . . .. 888030 446909 4,11121 379105 186175 192930 756061 424670 331391 791836 421714 370122 289806 94561 195~J[;
Parma c Piacenza. .. 127650 65044 62606 53713 26914 26799 1I9767 709';'4 48793 123019 65fl69 57050 50449 17399 3305C Modena, Reggio, Massa 180933 91588 89345 71402 :35051 36::l48 148912 8/1509 64463 1571';'5 81988 75187 72896 25374 47~22 Homagne . . . .. 284222 145137 t3\)085 12510~i 6::W21 62079 255651 150805 104846 268568 143236 125332 107047 34587 72460 Marche . . . ' . 239654 123300 116:3".01 98\)83 48687 50296 200468 110228 90240 226'Z61 114337 111924 117707 40517 77190 Umbria. . . . • . . . .. 1-13243 73705 .395:38 58:382 2\) .. 61 28621 120552 69231 51321 131791 69721 62070
Toseana. . . .. 5066iB 258931 247700 2105E5 10:1357 106'208 444887 254'741 190146 456331 241737 214594 Provincie Napoletane. 1891525 960774 930751 754137 3752:10 378907 lG31664 901915 ';29749 1781897 898005 883892 59051 21130 3792il 207920 75448 132472' 728066 215610 5124561 Sicilia. . . .. 73·1685 369597 365083 271589 131109 140:380 559795 313033 2467(;2 612285 310066 302219 214160 59990 154170 Sardegna . . . .. 172732 88412 84:320 68274 33GG3 34611 147823 786/3 69150 144113 77814 66299 5512~ 17462 3'7660 RRGNO • • • ' . 6188028
313335113~~4677
25186051-;3827211280333 ·5202364~
2:<01559 55939412894'0~
2699739 2274396 7306061543790Or ecco in quale rapporto slanno le varie categorie sovresposte a
1000
della rispettiva popolazione:
Totale
Maschi
Femmine
Puerizia
283
287
280
Adolescenza .
116
11t
118
Gioventù.
239
266
212
Maturità
257
266
248
Vecchiaia .
'105
67
t42
Ma vediamo adesso come l'età determini ]a misura del concorso, che alla popolazione maschile si dimanda,
allorchè trattasi di comporre
il
fascio delle forze cui è affidata la difesa del paese. Un popolo in via di
for-mazione, che pur troppo ha ancora in Europa amici dubbi e nemici dichiarati, deve porre la più diligente attenzione
per conoscere tutte le particolarità che risguardano le condizioni degli abitanti, e sapere sempre quanti di loro
possano essere chiamati sotto le armi per tener fermo all'estero e rispettato all'interno il diritto nazionale.
La popolazione accertata dal Censimento, che per età avrebbe dovuto essere iscritta nei ruoli delle leve,
sommava a
1,927,858
cosi distribuita: dai
21
ai
26
anni
929,769
appartenenti alla
{ae
2
acategoria, dai
26
ai
32
anni
998,089
spettanti alla riserva. E siccome da quanto risulta dagli organici la forza dell' esercito nostro,
non computata la marineria, somma a circa
225
mila uomini sotto le armi e
270
mila di riserva, così
in
tempo
di pace fanno parte della truppa attiva
24.20
militi per
f
00 di popolazione maschile dai
21
ai
26
anni, e in
tempo di guerra, comprendendo nella forza attiva anche la riserva,
25.67
soldati per
100
abitanti maschi dai
21
ai
32
anni. Se
il
paese fosse chiamato ad estremi sagrifizi potrebbe aver ricorso ad una leva straordinaria
di 'altri
135
mila uomini che, ragguagliati alla maschilità dai
18
ai
21
anno, darebbero
25.5t
soldati per
100"
1
I'i
I.4
r
I j i,
XVII
Al principiare del t862 si avevano circa 255 mila uomini che si proporzionavano di questa guisa per
compartimenti del Regno al numero assoluto e parziale degli abitanti.
FORZA. RAPPORTO
COMPARTIMENTI
-dei alla ai maschi
TERRITORIALI popolazione dai 21 ai '26 anni
I
Antiche ProvincieCORPI
-
-per 100 per 100
110,000 2.67 67.01
Lombardia •
.
.
60,000 1.93 '6.96Parma, Modena e -.Romagne. 17,000 0.79 16.M
Toscana .
. .
15,000 0.82 18.03 Umbria e Marche.
5,2110 0.38 9.0~ Napoli e Sicilia 48,000 0.52 12.27 - - - . ---~---TOTALE. 255,200 1.17 27.~3 + - - - • • • _ . _ - - --._--._--.---.-.-" ---.-E qui importa osservare come nel t862
il
tributo personale della leva non fosse ancora equ abilmente ri
partito, toccando il più grave peso alle Antiche Provincie ed alla Lombardia, dove
il
reclutamento era istituzione
antica~
e rimanendone in parte risparmiati gli altri compartimenti dove esso era una novità. Se le provincie
napoletane diedero esse pure allora uno scarso contingente, eÌ() è stato perchè non si vollero ammettere
nella milizia elementi che pel momento parevano nudrire spiriti antinazionali.
Or ecco la base su cui
]30nostra forza militare dovrebbe proporzionarsi oggidì alla popolazione assoluta
e relativa:
FORZE &IILIT.'RI RAPPORT! PROPORZIONALI
COMPARTIMENTI
--
~-In pacp. ln guerra
TERRITORIALI su 100 maschi su 100 maschi
In pacc In guerra dai dai 21 ai '26 anni 21 ai 32 anni
Piemonte e Liguria 36,531 80,367 ~6:;0 ~S.iO
Lombardia. 32,079 70,573 25.09 26.16
Parma e Piacenza. ~.904. 10,788 20.21 22.50
Modena, Reggio e Massa 6,523 H,3:il 23.08 26.26
Romagne. 10,751 23,653 20.09 2~.37 Marche. !J,124 20,072 25.u2 :26.78 Umbria. 5,301 11,661 24.11> 24.83 Toscana. 18,869 U,5l3 22.68 2:J.~8 Provincie Napoletane 70,125 154,275 24.56 25.~6 Sicilia 24,718 !H,a80 23.39 25.73 Sardegna. 6,075 J3,:167 2~.19 25.18 - - - -_ ... - _. _ _ 1 .. _ _ _ -REGNO. 225,000 q9:;,00O 2~.2H
I
2:;.67I
- ..-Esaminiamo ora quali fossero i calcoli della podestà pubblica, allorchè le toccò di determinare quella base
a lume d'induzioni, senza essere confortata dai dati che non le vennero che più tardi coi risultati del Cen- .
simento della popolazione.
n
ministro della guerra Petitti argomentava nell' introduzione al bilancio del
t
863
Clper le esperienze
fatte dal Regno Sardo " che
il
nuovo Regno d'Italia, com' è in oggi costituito, dovesse avere normalmente
un esercito di circa 200 mila uomini (2t 2 mila in uno cogli ufficiali;
2~
2 mila inclusi i Carabinieri, gli
Forza numerica dell'esercito nel 1862.
Forze militari pre~
senti in pace, in guerra e rap-porti di esse alI a popolazione.
Come il miBistro deUà guerra
di-visasse l' etret~
ti vo dell' eserci to nazionale.
Le risene.
inv~1idi,
ecc.) in tempo di pace, e, complessivamente [un 400 mila sul piede di guerra, senza contare le
guardie nazionali e i corpi straordinari. I calcoli de] Ministro fondavansi su queste ragioni:
«
La proporz.ione
-
dice egli nel proemio del bilancio -
che si è tenuta nel divisare l'effettivo dell'esercito del Regno d'Italia,
è ]a s!essa che dalla legge del Rec1utamento, in data del 24 marzo t 854, veniva fissata pel Regno Sardo,
cioè di
due uomini
per ogni tOOO anime di popolazione. Ascendendo quindi la popolazione del Regno
oltre
ai ventiduemilioni
si avrà così ogni anno un contingente di 45,000 reclute di prima categoria,
il
che equivale
a chiamare sotto le bandiere
il
20 per tOO dei giovani cadenti ogni anno nella leva. Ogni classe poi
è per
undici
anni soggetta al militar servizio, e di questi, i primi cinque sta sotto le armi, gli ultimi sei in congedo
illimitato, pronta ad ogni chiamata del Governo. Da ciò chiaramente emerge -
con chiude
il
Ministro -
che
l'esercito in
tempo di pace
è costituito dalle
cinque classi,
che ultime furono assoggettate alla leva, mentre
poi a queste, in
tempo di guerra,
si riuniscono ]e altre classi.
»
Alle riparatrici riserve è poi in altro· modo provveduto, e noi riferiremo anche per questo capo le testuali
parole del proemio ministeriale, che cosi si esprime:
«
La legge sarda sul Reclutamento provvedeva alla
riserva dell'esercito
cogli uomini di 2.a categoria, e
il
riferente (ministro della guerra) intende che colla
se-conda categoria appunto debba formarsi la
riserva dell' esercito italiano.
Consta la seconda categoria
di
tutti
quegli uomini che, caduti nella leva, non fanno parte della t.a categoria e non hanno dritto all' esenzione
militare. Questi uomini nei tempi ordinari, dopo aver per quaranta giorni ricevuta l'istruzione per ]a fanteria,
vengono rimandati alle loro case ove rimangono
per cinque anni
a disposizione del Governo. La 2.a
cate-goria è per conseguenza composta
di cinque classi
e calcolando ogni classe della stessa forza che la t.a
ca-tegoria, si avrà, ragion fatta delle diminuzioni che le classi stesse soffrono, un nucleo di 2t OIm uomini circa
in riserva.
»Confronti colle po-
Le nostre forze militari si ragguagliano a quelle delle maggiori potenze militari d'Europa in questa guisa:
tenze estere. Popolazione chia-mataal servizio della Guardia i N azionale.-EFFETTIVO PER 1000 ABITANTI
-S T A T I IN PACE IN GUERRA IN PACE IN GUERRA
-
-
-
-Uomini Uomini Uomini Uomini
Italia . . . .