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Elezioni europee

Il cleavage destra-sinistra alla sfida della globalizzazione

Raffaele Marchetti 17/05/2014

Con la recente crisi finanziaria stiamo assistendo a un’epifania politica. Molti sistemi politici nazionali sono cambiati drammaticamente in seguito alla crisi. Il sostegno popolare ai partiti tradizionali è diminuito, mentre nuovi movimenti populisti sono emersi con prepotenza.

Le principali politiche economiche sono state decise “esternamente” con le istituzioni europee e internazionali. Coalizioni di governo trans-ideologiche si sono infine formate, con partiti conservatori e progressisti insieme al governo: l’antagonismo tra nemici dichiarati ha ceduto il passo ad alleanze nel nome dell’ortodossia dell’Unione europea (Ue).

Se rimanessimo ancorati al paradigma tradizionale della politica tra destra e sinistra non saremmo in grado di dar conto di questi cambiamenti radicali. Nell’epoca della globalizzazione ci ritroviamo di fronte a un fenomeno che facciamo fatica a spiegare nella sua complessità e nei suoi mille rivoli di cambiamento e novità. La crisi ci sta svelando una nuova costellazione politica che può difficilmente essere spiegata con le vecchie categorie della sinistra o della destra.

Integrazione sopranazionale e preservazione nazionale

Nel libro La politica della globalizzazione (Mondadori, 2014) ho sviluppato una serie di argomenti per dimostrare come e perché questi avvenimenti post-crisi rivelino in ultima istanza una trasformazione fondamentale della politica nell’età della globalizzazione.

Un cambiamento che è tanto radicale quanto destinato a durare nel tempo. Se in passato il campo politico si divideva tra destra e sinistra, oggi la differenza fondamentale della politica si centra sulla tensione tra integrazione sopranazionale e preservazione nazionale delle dinamiche economiche, sociali e, in ultima analisi, politiche. O per altro verso, tra una visione della democrazia che non può che farsi globale e una visione che vede il momento democratico come inevitabilmente radicato nel locale.

L’ipotesi che sostengo è proprio che un quadro concettuale con migliori chance di interpretare correttamente la costellazione politica attuale sia quello centrato sul fenomeno della globalizzazione. È con riferimento al posizionamento politico rispetto a questioni di policy centrali per la globalizzazione come l’integrazione dei mercati, la delega di sovranità, la partecipazione alle organizzazioni regionali, ma anche l’accettazione delle politiche sovranazionali ortodosse e l’adozione di standard “universali”, che noi possiamo meglio capire le divisioni politiche di oggi, il campo sul quale si gioca la partita politica di quest’epoca.

Partiti italiani ed europei

Il caso italiano è particolarmente illuminante in questo senso. Da una prospettiva tradizionalista basata sulla distinzione destra-sinistra, i governi Monti, Letta e Renzi non risultano facilmente spiegabili con la classica dicotomia destra-sinistra.

Un modo alternativo, e più convincente, di guardare a queste esperienze governative consiste invece nell’adottare la prospettiva del dibattito sulla globalizzazione. Da questa prospettiva, ciò che era poco chiaro diventa cristallino.

I partiti che hanno sostenuto questi governi, a prescindere dalla loro affiliazione ideologica, condividono un’attitudine pro-globalizzazione di massima. Al contrario, i partiti all’opposizione di questi governi sono tutti “localisti”, fortemente critici del modello di integrazione sopranazionale oggi in atto a livello sia mondiale sia europeo.

Malgrado le grandi differenze di orientamento ideologico, essi condividono il sospetto nei confronti di qualsiasi processo animato dal globalismo che, smantellando il contesto radicato di partecipazione, finisca preda delle élite tecnocratiche.

Se accettiamo queste considerazioni, alla tradizionale distinzione tra destra e sinistra dobbiamo oggi sovrapporre il nuovo cleavage pro- o anti-globalizzazione e, per quanto ci riguarda più direttamente, il

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suo correlato regionalista in termini di posizionamento europeista o euro-scettico e euro-critico.

E dobbiamo di conseguenza distinguere tra una destra globalista e una destra nazionalista, così come dobbiamo differenziare tra una sinistra globalista e una sinistra localista (anti- e alter-globalista): tale doppia distinzione ci aiuta a capire il perché dei governi centristi e della grandi coalizioni globaliste, e delle opposizioni localiste.

In parallelo, lo stesso ragionamento va esteso agli schieramenti a livello di Parlamento europeo. Anche per quel che riguarda la campagna attualmente in corso per le elezioni europee è evidente che distinguere tra un centro-destra europeista e una destra nazionalista, e tra un centro-sinistra europeista e di una sinistra contraria all’attuale modello di integrazione europea, ci aiuta a capire meglio la sostanza dei posizionamenti politici in Italia così come negli altri paesi membri dell’Ue.

Raffaele Marchetti è docente di Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli.

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