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Miei fratelli e figli dilettissimi,1. L'

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Academic year: 2022

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Pentecoste e inizio Novena Maria Ausiliatrice.

Miei fratelli e figli dilettissimi,

1. L ' anno scorso v i ho ripetutam ente esortati ed eccitati ad inalzare al nostro V enerabile P a d re, con la vostra condotta m o­

dellala su i su oi lu m in osi esem pi, il solo vero e vitale m onum ento degno di lu i e di n oi. Con quelle m ie esortazioni io intendevo p rin - d u a lm en te di prom uovere l'im itazione individuale degli esem pi

p a tern i; ma insiem e esse m iravano altresì a suscitare in ognuno di vo i u n am ore p iù vivo e ardente p er la nostra cara Congrega­

zion e, che, uscita dal gran cuore del P a d re, ha da trarre vita e increm ento dall'am ore dei figli, ai quali egli l'ha lasciata in ere­

dità p reziosissim a.

Ora quest' am ore alla Congregazione ci deve spronare n on solo a donarle tutte le nostre m igliori energie, m a anche a sforzarci continuam ente di accrescere il num ero de’ su oi m em bri, con una intensa ricerca e coltura di vacazioni salesiane, p er metterla in con dizione di attuare sem pre m eglio, e in una cerchia sem pre p iù vasta, il suo program m a, che è la gloria di D io procurata mediante l'educazione della, gioventù p overa e abbandonata.

P e r c iò , m iei carissim i, dopo avervi stim olati con tutte le m ie povere forze a rico p ia re in vo i stessi la cara im m agine paterna, ora voglio parlarvi dell'obbligo che abbiamo tutti di lavorare ala­

crem ente e guadagnare a D o n B osco n u ovi figli e im ita tori, i quali alla lor volta, seguendo il vostro esem pio, abbiano a tram andare il P a d re vivente ad altri figli venturi.

N o n lo sentite adunque anche voi, comò lo sento io, com e lo sentono gli altri S u p eriori M a ggiori, il gem ito angoscioso della nostra am ata C on gregazion e: D a m ih i lib eros, a lioq u in m oria r?

( G e n .,3 1 , 1 ); dam m i dei figli, altrim enti m u o io ? E ssa vuole dei figli, cioè molte nuove vocazion i religiose, perchè sono la con d i­

zion e ind ispensabile della su a vita e del suo apostolato. I l giorno

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in cui venisse colpita da sterilità assoluta, sarebbe anche il giorno della sua morte; e di questa veneranda, madre della nostra religiosa perfezione non resterebbe più che un freddo ricordo storico. P er questo, prim a D on Bosco, e poi l'indimenticabile D on R ua, hanno tanto parlato e insistito stilla necessità di coltivar le vocazioni, con una frequenza che a taluno parve persino eccessiva; per questo io pure ve ne scrissi diffusamente nella mia prima lettera edifi­

cante del 31 maggio 1913, e più tardi (31 gennaio 1915) nel capo V I I I della I I parte del Marmale del D irettore, dove raccolsi quasi alla lettera le sapienti norme dei P adri nostri a questo riguardo, affinchè ogni direttore, avendole sempre alla mano, potesse met­

terle più facilmente in pratica e farne argomento prediletto delle sue conferenze. P er questo infine ho approfittato di ogni occasione che mi sembrasse propizia, per animarvi, anche solo incidental­

mente, a suscitare nuove vocazioni.

E le mie calde esortazioni, posso dirlo con vero e profondo compiacimento, non rimasero lettera morta, ma produssero anzi frutti eccellenti, dei quali va ora orgogliosa la nostra P ia Società.

Tuttavia mai forse come oggi si è sentito in tutta la sua dolo­

rosa verità il divino lamento: Messis quidem m ulta, operarii autem pau ci (M a tth ., I X , 37): la mèsse è cresciuta a dismisura, e troppo scarso è il numero degli operai che si consacrano a racco­

glierla, per cui gran parte di essa va miseramente perduta. Sono stati sopratutto i terribili sconvolgimenti sociali di questi ultimi anni, che hanno tolto alla Congregazione numerosi soggetti già formati, rendendole insieme più difficile che mai la formazione di nuove reclute.

Consci di tutta la gravità e urgenza dell'odierna situazione, i Superiori M aggiori dedicarono parecchie delle loro laboriose adunanze allo studio dei mezzi più efficaci per suscitare e coltivare numerose e buone vocazioni; e i o intendo ora di comunicarvi, o m iei carissim i, qualcuna delle tante cose proposte, che dopo ma­

turo esame furono ritenute più atte a raggiungere l'intento.

Ogni giorno, dopo la lettura spirituale, noi supplichiamo il Cuore, dà Gesù che voglia mandare buoni e degni operai alla nostra P ia Società, e conservarglieli... ut bonos et dignos operarios P ia e Salesianorum Societati m ittere et in ea conservare digneris, te rogam us, au di nos. Questa preghiera è certo sommamente gra­

dita a Gesù benedetto, e possiamo star sicuri che, per quanto di-

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pende da L u i, n o i avrem o sem pre tutte quante le vocazioni che saprem o m eritarci con l'opera nostra. Ora l'opera nostra consiste prim ieram ente n el p repa ra re il terreno p ro p izio alle vocazioni, p o i nel sem inarle, e p er ultim o n el coltivarle fino a perfetta m atu­

rità. I n altri term in i, la vitale questione delle vocazion i aspetta la sua p ositiva solu zion e da, ciascun o di n o i; e se la nostra Congre­

gazione n on ne ha quante n e reclam a l'abbondanza della m èsse che le tien preparata la P rovvid en za, forse, esam inandoci un p o ’ seriam ente, dobbiamo confessare che tale scarsità di operai evan ­ gelici p r o v ie n e . dal n on aver n oi quella prudente, prem urosa, incessante sollecitudine p er le vocazioni, che si am m irava nel nostro V enerabile P a d re, in D o n R u a , che ne fu il p iù perfetto im itatore, e in tanti altri ottim i confratelli, la cu i m em oria vivrà tra n oi in benedizione eterna.

2 . A fa r m eglio com prendere c iò m i sem bra conveniente, o m iei carissim i, di ricordare anzitutto con la m aggior chiarezza p ossibile i p r in c ip ii fond am entali che regolano ogn i vocazione:

essi ci saranno p u re di grande aiuto a su perare le difficoltà che avessim o ad incontrare n ell'im presa.

L a vocazione in genere — cioè l'elezione di u n determinato stato di vita — vien e da D io , il quale, com e è l'A u to re di tutto il creato, co sì anche isp ira ad ogn i anim a ragionevole quale via essa debba percorrere p er conseguire il suo fine. P e r ò in generale E g li n on com u n ica tale sua isp ira zion e in modo stra­

ordinario, e n ep p u re la p alesa con segn i tali di certezza da n on lasciare alcun dubbio sulla scelta; invece E g li suol p orre, p er così dire, il germ e della vocazione nelle doti stesse n aturali che com ­ parte, in diverso grado e m an iera, alle a n im e: cioè, p u r creando tutti gli u om in i a sua im m agine e som iglian za, p u r determ inando a tutti il m edesim o fine, secondo il suo beneplacito dà loro qualità person ali differenti, che li in clin a n o chi ad u no stato e chi ad un altro; e p er lo p iù form a attorno a ciascuno u n am biente adatto al p ien o sv ilu p p o di tali qualità, onde, quasi insensibilm ente, cia ­ scuno è guidato ad abbracciare lo stato di vita p iù conform e alla sua p erson alità, lo stato nel quale gli sarà p iù facile e sicuro il conseguim ento del suo fine ultim o.

Questa è , in via ordinaria, la parte di D io nella vocazione dette su e creature. L 'abbracciare p o i p ositivam ente uno stato p iu t­

tosto che u n altro, è lasciato alla libera elezione personale, coadiu­

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vata dalla d ivin a grazia (che m ai n on m anca a chi fa tutto il p o ssi­

bile p er n on dem eritarla), e dall'opera di quelli che sono incaricati dello sv ilu p p o e dell'educazione dei sin goli in d ivid u i.

Q u a li sia n o le vie di D io , in questa distribuzione delle doti e qualità, ci è esposto egregiam ente da San Tom m aso. « L a P r o v ­ videnza, egli d ice, p er regola generale n on im p on e a nessuno uno stato determ inato di vita, m a d ispone co sì bene i tem peram enti e le in clin a zion i degli u o m in i, che, in seguito a lib e ra elezion e fatta sotto questa d u plice influenza, che p er lo p iù raggiunge il suo scopo, ogn i carriera um ana ha sem pre u n num ero conveniente di lib e ri ca n d id a ti ( S u p p ., q. 41. a. 2 a d 4 ) ». — C iò posto, il p rim o com p ito nostro riguardo alle vocazion i consiste nel vedere chi abbia le doti richieste p er qualcuno dei va rii ram i dello stato di perfezion e, cioè o p er il sacerdozio, o p er il sem p lice stato reli­

gioso, o p er quello religioso-m ission a rio: doti che si possono r i ­ durre a tre p rin cipa lm en te, vale a d ire: scienza sufficiente, probità di v ita , retta inten zion e.

L o stato di p erfezion e, app u n to perchè tale, è lasciato alla Ubera elezione delle anim e. S i p u ò dire con verità, o m iei ca ris­

sim i, che ad ogni vocazione sacerdotale o religiosa s i rin n ova m isteriosam ente la scen a evangelica del giovane che chiede a Gesù cosa debba fare p er conseguire la vita etern a: il Signore s'a ccon ­ tenta dell'osservanza dei Com andam enti: serva m a n d a ta , e la m aggior parte si ferm a q ui; m a accanto a questo, che è p er così dire il program m a m in im o n ecessario p er raggiungere il p rop rio fine, Gesù fa risu on a re di continuo alle anim e p iù generose, n ei m odi p iù diversi e im pen sa ti, l'in vito su blim e: Si vis p erfectu s esse...! E queste a n im e, quando sia n o ben guidate, n on si rattri­

stano p er tale invito, com e il giovane del V angelo, m a anzi ne esultano di gaudio ineffabile, e si slanciano senza esitare sulla via ch 'E gli ha loro additata: E x s u lta v it u t gigas a d cu rren d a m v ia m !

H o detto: « quando sian o ben guidate », e questa è la parte del- l'u om o, la parte n o s tra , nella form azion e delle vocazioni. Gesù n on fa a n essuno un obbligo assoluto di ascoltare il suo amorevole appello, perch è vuol rispettare nella creatura ragionevole il gran dono della libertà, di cu i E g li stesso l'ha ornata. Q uindi, perchè il germ e della vocazione cresca e m aturi i su o i frutti, n o i dobbiamo procurargli u n am biente p rop izio e circondarlo delle p iù sollecite

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cure. « D io — vi dicevo già nella m ia p rim a Lettera edificante — è l'autore delle voca zion i, m a n on dim entichiam o, o ca rissim i, che E g li vuole servirsi della nostra coop erazion e p er farle germ ogliare e fruttificare. I n ogn i vocazione v'è la parte di D io e la parte del­

l'uom o. Ogni chiam ata alla vita religiosa e all'apostolato ha la sua naturale feconda sorgente n el cuore di D io . E D io , perchè am a la . Chiesa, perchè am a gli istitu ti religiosi che la servono, perchè am a le anim e e vu ol salvarle, incessantem ente e a p ien e m ani getta i germ i della vocazione nel cuore dei su o i figli. M a com e la m èsse dei ca m p i vien e a m aturità p er l'u n ion e delle fatiche dell'uom o e delle benedizioni del Cielo, co s ì le vocazion i n on si svilu pp a n o senza l'opera nostra. Q u indi dobbiamo lavorare in esse com e se la riu scita d ipend esse solo da n oi, senza p erò m ai perdere di vista che ogni bene viene da D io : O mn e d o n u m p e r- fe c t u m desu rsu m est, d escen den s a P a tre lu m in um ( J a c ., 1 ,1 7 ) ».

S ì, ogn i bene vien da D io , quindi n on solo il germ e della voca ­ zione, m a anche la nostra potenzialità e volontà di lavorare effi­

cacem ente p er lo svilu pp o e la m aturazione di tali germi : u tra q u e a u te m su n t d o n a D e i (E cc l., 1 , 13). P e r c iò ogn i vocazione sacer- dotale-religiosa è d ivin a sia p er la parte diretta che v i ha D io stesso, e sia p er quella che lascia a n oi, giacché in fond o anche il nostro lavoro è dono su o : u n u sq u isq u e p ro p riu m d o n u m h a b e t e x D e o ( 1a Cor., 7, 7).

M a perch è la vocazione p ossa giudicarsi divina, n on è necessario che D io p alesi direttamente la p ro p ria volontà alla p erson a chiamata.

N o n già che E g li n on chiam i talora p er rivelazion e, o p er isp ir a ­ zion e diretta, ma tali chiam ate straordinarie n on sono frequenti, nè form ano la regola; e p er lo p iù E g li le riserba solo a coloro che destina a qualche m ission e particolare. « D io — scrive Cornelio a L a p id e — lascia sovente alla libera elezione di ciascun o la scelta del p ro p rio stato di v ita ; tuttavia u na sim ile scelta p u ò d irsi che vien e da D io in quanto che è da D io la direzione delle cause seconde e la provvidenza di ogn i bene. D io in fa tti con la sua P rovvid en za ordinaria dirige ciascun o p er mezzo dei paren ti, degli am ici, dei con fessori, dei m aestri e di tutte le altre occa sion i e cause seconde, le quali fan n o s ì che l'uno abbracci il m atrim onio e l'altro il sacerd ozio: ma liberam ente, giacché queste cause direttrici n on s'im pon gon o necessariam ente, m a lasciano la libertà... A v v e n u ta la scelta, D io d à a cia scu n o le grazie co n fo r m i allo sta to ab-

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b r a c c ia to ... S cegli, dice S an ' A m brogio, lo s ta to ch e v u o i, e D io ti d a rà la gra zia p ro p ria e co n v e n ie n te p er v iv e r v i o n e sta m e n te e sa n ta m en te » (C ORN. a L a p ., in l am C or., 7, 7).

3. N orm alm ente dunque la vocazione sacerdotale-religiosa consiste nella libera elezione di tale stato, fatta p er m otivi so p ra n ­ naturali, nell'avere le qualità p er esso richieste, e nella chiam ata del V escovo, ovvero, p er chi a sp ira ad entrare in u na religion e approvata dalla Chiesa, n ell'a m m issione al noviziato e alla p r o ­ fession e religiosa. I l V escovo p o i o il S u p eriore religioso, p er poter legittim am ente chiam are od accettare alcuno, basta che r i ­ scontrino in lui la re tta in te n z io n e co n g iu n ta a ll’id o n e ità , cioè ad un com plesso di doti di grazia e di natura, ad una scienza, ad una probità di vita, che diano fondala speranza ch'egli possa convenientem ente adem piere gli uffici e i doveri della vita sacer­

dotale e religiosa; e p rim a di questa chiam ata od accettazione n essuno ha il diritto di farsi ordinare sacerdote, nè di entrare in religione.

Questo è il concetto che della vocazione ci dà u n autorevole docu­

mento pubblicato n egli A c t a A p o s to lic a e Sedis del 15 luglio 1912.

U n a C om m issione di C ardinali n om inata dal S. P a d re, dopo m a­

turo esame, form ulava sulla questione della vocazione sacerdotale i seguenti p r in c ip ii, app rovati dal P a p a P io X di s. m .: « 1. N em in em h ab ere u n q u a m ius u llu m a d o r din a tio n e m a n te ce d e n te r a d li- b e ra m e le ctio n e m E p is co p i. — 2. C on d ition em , q u a e e x p a rte O rd in an d i d e b e t a tte n d i, q u a e q u e v o c a tio sa ce rd o ta lis a p p ellatu r, n e q u a q u a m con sistere, saltem n ecessario et de le g e ord in aria, in in te rn a q u a d a m a d sp ira tio n e su b iecti seu in v ita m e n tis Spi- ritu s S a n cti, a d sa ce rd o tiu m in eu n d u m . — 3. S ed e co n tra , nihil p lu s in O rd in a n d o , u t rite v o c e t u r a b E p is c o p o , req u iri q u a m re c ta m in te n tio n e m sim u l c u m id o n e ita te in iis g ratia e et n atu rae d o tib u s re p o sita , et p e r eam v ita e p r o b ita te m a c d o ctrin a e su fficien tiam c o m p r o b a ta , q u a e sp em fu n d a ta m f a- cia n t fo re u t sa ce rd o tii m u n era re cto o b ire eiu sd em q u e ob li- ga tion es san cte serva re q u ea t. « Q ui si parla solo della voca ­ zion e sacerdotale, m a è evidente che, fatte le debite p rop orzion i, gli stessi p r in cip ii valgono anche p er le vocazion i allo stato r e li­

gioso.

Ora, m iei cari, questi p r in c ip ii n on son o una novità, ma ria s­

sum ono in modo chiaro e p reciso la p u ra dottrina della Chiesa

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intorno alla questione della vocazione sacerdotale e religiosa , dot­

trina già espressa nel Catechism o pubblicato p er ordine di P a p a P io X , dove è detto che « n essu n o p u ò entrare a suo arbitrio negli O rd in i, ma dev'esser chiam ato da D io p e r m e z z o d el p ro p rio V e s c o v o , cioè deve avere la v o c a z io n e , con le virtù e le altitudini al sacro m in istero, da essa richieste » (P a rte I I I , S ezion e I, Cap.

V I I , N . 403). A n ch e qui è dichiarato espressam ente: a) Che n es­

suno p u ò di p ro p ria testa accedere agli O rdini o alla professione religiosa ; b) che il diritto di accedervi lo acquista chi è chiam ato da D io ; c) che la chiam ata d ivin a si m anifesta al soggetto p er m ezzo del p ro p rio V escovo, o del S u p eriore religioso; d) che ch i è stato chiam ato in tal modo ha la vocazione nel suo significato gen uin o, com e l'intendeva San P a o lo quando proclam ava la gran legge: n e c q u isq u a m su m it sib i h o n o re m , sed q u i v o c a t u r a D e o (H ebr., 5, 4 ); p erch è, com e sp iega il Catechism o del C oncilio di T rento, si considerano chiam ati da D io quelli che son chiam ati dai legittim i m in istri della C hiesa: V o c a r i a u tem a D e o d icu n tu r qui a Legitimis Ecclesiale m in istri» v o c a n tu r (D e Ordine), e ) Che questa vocazione richiede n el soggetto le virtù e le attitu­

d in i n ecessarie p er il sacro m inistero e p er la vita religiosa.

P o n g a si m ente alla con clu sion e che deriva dalle cose dette.

P erch è u n giovane sia chiam ato allo stato religioso o sacerdotale basta (con l'a m m ission e del legittim o S u p eriore, sem pre n eces­

sa ria ) ch'egli abbia l'idoneità p er tale stato, ossia quel com plesso di doti di natura e di grazia, di scienza e di virtù p er cu i egli dia fondata speranza di adem piere fedelm ente i doveri di tale stato; e che m osso da retta inten zion e con cep isca il p roposito di dedicarsi al sacerd ozio, alla religione. Q uesto prop osito, si n oti bene, p u ò essere preparato, suggerito, eccitato, rafforzato da op p ortu n i con ­ sigli e da esortazion i anche insisten ti (pu rch é senza p ression e m o­

rale che scem i la libertà) dell'educatore, del confessore o di altra p erson a p r udente.

4. R itornando ora al com pito nostro riguardo alle vocazioni, lavoriam o, rip eto, com e se la loro riu scita dipendesse solo da n oi, e con l'in tim a persu asion e che n e avrem o quante il nostro zelo

sa p rà e vorrà, suscitarn e nell'àm bito del nostro apostolato. L a Sacra Congregazione di P r o p a g a n d a F id e, in una su a Istru zion e ai V escovi delle In d ie O rientali su lla conversione dei Gentili, in data 19 m arzo 1893, dichiara espressam ente essere dovere dei

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V escovi di cercare, e form are il m aggior num ero possibile dei p iù degni soggetti, e a suo tem po prom u overli agli O rdini sa cri: u t a d sacros ord in es q u a m p lu rim o s e t q u a m aptissim os a d d u ce- ren t, in stitu e re n t et suo te m p o re p r o m o v e r e n t (1). O ra, se la S anta Chiesa fa dipendere dall'azione dei V escovi l'aver num erose vocazion i al sacerdozio, n e segue che le vocazion i religiose alla lor volta dipendono in via ord in aria dall'azione dei m em bri di ciascun a religion e. Q uindi, com e i V escovi sono strum enti p r in ­ cip a li nel suscitare, form are e chiam are al sacerdozio soggetti idon ei, co sì n o i, o m iei carissim i, dobbiamo esserlo p er le voca­

zio n i salesian e: a tutti incom be il dovere di su scitarne e form arne p iù che possiam o, m a il diritto di chiam are definitivam ente e di am m ettere alla p rofession e religiosa com pete soltanto ai S u p eriori M aggiori. È ben sì vero che i V escovi hanno direttam ente da D io la m ission e di amm ettere in suo n om e al sacerdozio i candidati che ne giu d ican o degni, m entre i S u p eriori che accettano e am m et­

tono alla p rofession e religiosa rip eton o la loro autorità diretta­

mente dalla Chiesa e solo m ediatam ente da D io ; tuttavia coloro ch'essi am m ettono alla profession e, sono p u re chiam ati da D io , perchè v o c ari a D e o d icu n tu r q u i a legitim is E c clesiae m in istris v o c a n tu r .

5. Grande è dunque il nostro com pito, e grave la nostra r e ­ sponsabilità, o m iei ca rissim i confratelli e figliu oli! I l V enerabile D o n B osco era solito dire che l'accettazione d i u n giovane in gualche

(1) Cercare i candidati al sacerdozio, formarli e a suo tempo promuoverli agli Ordini sacri spetta ai Pastori preposti alla custodia del gregge di Gesù Cristo. Se son veri pastori, essi non aspettano che Iddio mandi i candidati al sacro ministero, ma li cercano con la cura amorosa con cui la donna del Vangelo cerca la dramma smarrita: adducerent; trovatili, non attendono che Dio li formi con grazio straordi­

nario, ma si dedicano essi stessi alla formazione: instituerent; e solo dopo averli ben formati, li promuovono: suo tempore promoverent. Con incessanti suppliche facciano puro violenza al Signore perchè invii numerosi operai nella vigna evangelica; ma non dimentichino mai che l ’invito del Maestro: ite et vos in vineam meam ( Ma t t h. , 20, 7) lo possono e devono fare a quanti giovani credono idonei all’alta missione. E siccome al dir di S. Tommaso, Dio non abbandona la sua Chiesa al punto che sia priva o quasi di ministri idonei, nò che manchi del numero sufficiente per i bisogni del po­

polo cristiano (Suppl., q. 36, arti 4 ad 1): così troveranno sempre chi voglia abbrac­

ciare lo stato ecclesiastico-religioso. Mettano perciò tutto il loro impegno: id potius curandum est, ut quae Deus humanae permisit industriae, fideliter exequantur; od il Signore non lascierà mai mancare le vocazioni sacre.

I Vescovi (diceva puro Benedetto X IV nell'Enciclica Ubi primum) sogliono la­

mentarsi che la mèsse è molta e gli operai pochi: ma forse sarebbe anche da lamen­

tare che essi medesimi non usino tutte le dovute sollecitudini per formare operai idonei e in numero conveniente alla mèsse: imperocché non nascono, ma si fanno i buoni e valorosi operai, e la cura di fa rli spetta principalmente all'attività intelligente e alle industrie dei Vescovi: b o n i n a m q u e e t s t r e n u i o p e r a r i i n o nn a s c u n t u r s e d f i u n t; u t a u t e m f i a n t, a d e p i s c o p o r u m s o l e r t i a m, i n d u s t r i a m q u e m a x i m e p e r- T IN E T .

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nostra c asa (particolarm ente n ell'O ratorio di V ald occo) era u n segno prezioso di vocazione. N o n già che tutti i g iova n i delle nostre Case sia n o chiam ati ad abbracciare lo stato di p erfezio n e; m a certo m oltissim i di loro, sotto l'influ sso salutare dell'am biente che li avvolge e li penetra, verranno a conoscere di aver doti e qualità p er poter aspirare a tale eccelso stato, p er cu i u n p o ' alla volta p otranno anche liberam ente d isporsi ad abbracciarlo. I n fatto di vocazione, il buon P a d re possedeva la dottrina gen uin a della Chiesa (com e l'ho esposta or ora p er som m i c a p i): quindi, perchè i su oi giova n i fossero del tutto liberi n ell'elezione dello stalo di vita, evitava ogn i parola che potesse ind icare u n a qualsisasi im ­ p osizion e o coercizione, sia da parte di D io , com e delle circo­

stanze ind ivid uali, fa m ig lia ti o sociali. A l di sop ra di tutto egli p oneva la salvezza dell'anim a, la quale, diceva, assolutam ente parlando si p u ò conseguire in qualunque stato, purché scelto e abbracciato dopo maturo esam e delle p ro p rie doti e qualità p erso­

nali, alla luce dell'al di là e sotto la guida di p erson a esperta nelle vie del Signore. E siccom e senza una sp eciale rivela zion e nessuno p u ò sa p ere con certezza i d isegni eterni di D io sop ra di lui, così egli riten n e che il com pito suo, e quindi anche il nostro, riguardo alle voca zion i, consistesse n on già nello scrutare e ind ovin are tali disegni, m a s ì n ell'aiutare i giova n i a scegliersi lo stato d i vita p iù conform e alle loro doti e in clin a zio n i p articola ri; perchè era sicuro che con c iò avrebbero potuto p iù agevolm ente conseguire l'eterna salvezza.

N e l prezioso trattatello prem esso alle nostre C ostitu zion i, egli riassum e, è vero, i sen tim en ti di S a n t'A lfo n so intorno alla vocazione religiosa, e quindi a p rim a vista sembra inculcare la dottrina (prevalente ai tem p i del Santo D ottore) che ciascuno sia assolutam ente predestinato ad u n certo stato di vita, fu o ri del q uale co rre g ra v e p e rico lo d i n o n a ver le grazie necessarie p er salvarsi. M a a ben considerare, quelle p agin e n on sono p er chi deve ancora scegliere la p ro p ria vocazione, sibbene p er chi l'ha già scelta: n on son o p er ind icare la via da percorrere, m a p er m an ­ tenere in essa chi già v i ca m m in a: sono insom m a il com m entario gen uin o delle parole del S alvatore: « N essu n o , che dopo aver m esso m ano all'aratro, volge indietro lo sguardo, è buono p er il regno di D io » (L u c ., I X , 62). È evidente infatti che chi ritorn a indietro dallo stato di p erfezion e abbracciato nella p ien a luce della sua

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libertà com e la via p iù certa di salvezza, deve rim an er p rivo delle m aggiori grazie che avrebbe ricevu to perseverando, e p erciò i n ­ contrare m aggior difficoltà a salvarsi.

Che il nostro buon P a d re qui abbia voluto soltanto am m onirci a perseverare nella vocazione, e n on dare delle norm e p er la scelta dello stato, lo p rova il suo stesso contegno verso coloro che, o p er fiacchezza di volon tà, o p er altri m otivi, s i ritraevano poco dopo la p rova dalla vocazione abbracciata: n on solo egli li com pativa, m a li aiutava in tutti i m odi, affinchè riprend essero lena e facessero il possibile p er salvarsi l'anim a nello stato in feriore a cu i erano discesi. A n z i questo suo aiuto era tanto p iù largo e costante, quanto p iù cresceva il lóro n u m ero, perchè egli conosceva p er esperienza le gravissim e difficoltà che il p iù delle volte bisogna sa p er su p e­

rare p er m antenersi nella via dei perfetti. A n ch e n e ’ su oi sogni assisteva alle lotte che i su oi giova n i dovevano sostenere p er dive­

nire a p ostoli...

6. « Grande e lunga battaglia di giovanetti — lasciò scritto egli stesso in data 9 m aggio 1879 — contro guerrieri di vario a­

spetto, di diverse form e, con arm i strane. I n fine rim asero p och is­

sim i su p erstiti. A ltr a p iù accanita ed orribile battaglia avvenne tra m ostri di form a gigantesca ed u om in i di alta statura, ben a r­

m ati e ben esercitati. E s s i avevano uno stendardo assai alto e largo, nel cu i centro stavano d ip in te in oro queste p a role: M aria, A n x iliu m C h ristia n oru m . L a p u g n a fu lunga, sanguinosa, ma quelli che segu ivano lo stendardo furon o com e invu ln erabili e rim asero pad ron i di una vastissim a p ia n u ra . A costoro s i con ­ giunsero i giovanetti su p erstiti alla antecedente battaglia, e tra tutti form aron o u n a sp ecie di esercito, avendo ognuno p er arm a nella destra il SS. C rocifisso, nella sin istra u n piccolo stendardo di M a r ia A u silia trice modellato com e sopra.

» I n ovelli soldati fecero molte m anovre in quella vasta p iam ira, p o i si divisero e partirono, gli u n i all'Occidente, altri verso l'O- rien te; alcu ni p och i al N o rd ; m olti al M ezzod ì.

» S com p arsi questi, succedettero le stesse battaglie, le stesse m anovre e partenze p er le stesse d irezion i. H o con osciu ti alcuni delle p rim e zu ffe; quelli che segu iron o erano a me scon osciu ti, ma essi davano a divedere che conoscevano me, e m i facevano molte dim ande ».

I n queste poche pennellate p a rm i, o m iei ca rissim i, di vedere

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delineata p rim a la vita dell'Oratorio di V aldocco, e p o i quella dell'a m a ta . C ongregazione, di questa vign a prediletta, che p ia n ­ tata con inen arrabili fatiche dal V enerabile nostro P a d re n el gia r­

dino della Chiesa, abbisogna di sem pre nuove sch iere di buoni operai. Come il padrone della parabola evangelica, D o n B osco finché visse n on s i stancò m ai di aggirarsi p er le città, p er i p a esi e le borgate in cerca di essi, ripetendo con insistenza ai grandi e a i p icco li, ai ricch i e ai p o v eri: « V e n ite , v e n ite a n ch e v o i nella m ia v ig n a ! ». E trovava sem pre qualche volenteroso che ris p o n ­ deva al suo invito. M a siccom e la vigna, oltreché lavorarla, biso­

gnava anche custodirla giorn o e notte dai n em ici, co sì n on tutti, a n si da p rin cip io solo p och i perseveravano tra le asprezze della lotta e le inten se fa tich e; gli altri tornavano indietro. I p och i su p erstiti p erò , p u r sotto il p o n d u s d iei et aestus, con prolungate esercitazioni s i addestrarono presto, e s i agguerrirono talmente da resistere agli assalti n em ici; e un p o ' p er volta, divenuti u n vero esercito, dopo molte m anovre nella p ianura, si sparsero, com e D o n B osco aveva visto nel sogn o, alcu ni all'oriente, altri all'occidente, parecch i al settentrione, e m olti al m ezzodì della vigna, sia p er coltivarla e difenderla m eglio, sia p er trovare le nu ove reclute n e­

cessarie a colm are i vuoti lasciati dagli scom p arsi.

L 'o cchio patern o, fisso n ell'avvenire, assiste al rin n ova rsi delle battaglie, delle m anovre e partenze di altri e p o i altri ancora, che gli son o scon osciu ti, m a che conoscono lu i e lo tem pestano di domande. Vede tanto i valorosi che cadono com battendo, quanto (n on so dire con che am arezza del suo cuore) i p u silla n im i che indietreggiano e u n po' p er volta abbandonano affatto il cam po di battaglia; m a al lor posto vede con gioia sottentrare tosto v o ­ lonterose n uove reclute, frem en ti di p iù ricche energie.

P o i la v ision e si allarga: u n a p ioggia di fiam m elle splendenti che sem brano fu oco, di vario colore: u n a m enissim o gia rd in o: u n personaggio avente la fision om ia di San F ra n cesco di Sales, che gli offre u n libro, nel quale a stento egli riesce a leggere alcu ni av­

v isi p er i n ovizi, p er i p rofessi, p er i direttori e p er il S u p eriore...

A questo pun to il V enerabile, tutto assorto nel p en siero delle v o ­ ca zion i, chiede al m isterioso personaggio che s i debba fare p er p rom u overle; ed ecco la risp osta che gli vien data: « I Salesiani a v ra n n o m o lte v o c a z io n i co lla lo ro esem plare c o n d o tt a , t r a t­

ta n d o co n so m m a ca rità g li a llievi e in siste n d o sulla fre q u e n te

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C o m u n io n e ... N e ll’ a cce tta z io n e esclu dere i p ig ri ed i golo si;

v e g lia re se h a v v i ga ra n zia sulla ca s tità ... E p e r le M ission i stu ­ d ia re e co ltiv a r e le v o c a z io n i in d ig e n e ».

7. D a queste sem p lici parole, che tutti dovremm o im prim erci p rofondam ente nella m em oria, app are chiaro che la form a ­ zion e delle vocazion i dipende molto da n oi, e che con la nostra buona condotta e carità possiam o averne quante ne vogliam o.

Com e va dunque che esse sono co sì scarse e insufficienti alle n e­

cessità della C on gregazion e? P erd on atem i, o m iei carissim i, ma p u rtrop p o m i sem bra che la ragion e di ciò con tin u i ad essere quella che già lam entavo nella m ia p rim a lettera edificante. P erm ette­

tem i di rip eterla qui con le stesse p a role: « I o ho la p ersu asion e che da n on p och i S a lesia n i si lascia perdere ogn i anno p iù d'una vocazione. S p esso prendo in m ano il catalogo della nostra Con­

gregazione, rileggo i ren d icon ti, con fron to col passato, e u n senso d i m estizia m i prende nel constatare che v a rii collegi ed osp izi che u na volta davano abbondanti ed ottim e vocazion i, ora ne dànno poch issim e o n essuna. N o n m i nascondo le difficoltà dei tem pi, m a p a rm i che, se tutti fossim o anim ati dal sacro fuoco di carità p er le anim e che ardeva in petto al V en erabile P a d re, saprem m o trovare nel cuor nostro tali e tante industrie da superarle, o almeno renderle m eno sen sibili ».

D a quel tem po, quanto s'è ancora aggravata questa p en u ria di voca zion i! P e r attenuare le n ostre respon sabilità, abbiamo cercato di gettarne tutta la colpa su ll'im m ane guerra che ha deso­

lato anche l'u m ile fam iglia nostra, privand ola di tante preziose esistenze, e p aralizzandone la vitalità e le in izia tiv e; tuttavia, se ben ascoltiam o la voce della nostra coscienza, n on ci sarà difficile persu ad erci che se avessim o lavorato di p iù , la P i a Società si al­

lieterebbe ora di u n m aggior n u m ero di vocazioni. F o r se s i è p er­

duto di vista che D o n B o sco ci aveva ordinato di coltivare le scienze u m ane sp ecialm ente p er aver m odo d'insegnare la scien za d ivina che form a i veri cristia n i, e sopratutto di suscitare, coll’aiuto di D io , num erose vocazion i n ell'im m en so cam po giovan ile affidato alle nostre cure. F o rse ci siam o d im en ticati che questo era uno dei p u n ti es­

sen zia li della nostra vocazione salesian a, e ci siam o accontentati di essere m aestri e p rofessori d istin ti e instan cabili, di null'altro p reoccu p a ti che di fa r studiare, studiare e p o i studiare ancora, com e u n qu alsiasi insegnante laico, affinchè gli a lu n n i avessero

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a riportare i p iù brillanti risultati negli esam i finali, e conseguire i m igliori d ip lom i p rofession a li, p er poter concorrere a i posti p iù rim u n erativi. E n ell'O ratorio festivo si è forse data la p rem i­

nenza a i giuochi, alla gin nastica, allo sport, al teatro, alla m usica e a tutte le altre cose esteriori, riducendo al m in im o lo studio e la pratica della religion e.

A h ! m iei buoni confratelli, se n ei nostri Oratom i, Collegi, O spizi e P en sio n a ti lo studio e la pratica della religion e avessero sem pre, com e voleva D o n B osco, il posto d'onore, qual terreno p ro ­ p izio si avrebbe p er sem in are e fa r fiorire in abbondanza le voca ­ z io n i sacerdotali e religiose! M i appello alla vostra stessa esp e­

rien za : n on avete anche vo i osservato che le Case ove la p ietà ha il prim ato, sono veri sem enzai di vocazion i, e che queste invece scarseggiano o m ancano affatto là dove la p ietà la n gu isce? P erch è il p rim o O ratorio festivo di D o n B osco, perchè il p rim o O spizio di V aldocco, perchè i p rim i Collegi diedero in breve tante e co sì splendide vocazioni, che i P a sto ri di n um erose D io ce si dell'Ita lia e dell'E stero v i ricorrevan o p er aver c le ro ? E cc o : in quelle prim e Case da tutti s i m irava in p rim issim o luogo alle cose dell'a n im a ; le parole d ell'A p ostolo: N o n h a b em u s hic m a n e n te m c iv ita te m sed fu tu r a m in q u irim u s (H ebr., 1 3 ,1 4 ) , che racchiudono l'intero program m a della vita cristiana, erano nel cuore di tutti, sp ron a n ­ doli ad u n a santa em ulazione p er correggersi dei difetti ed eserci­

ta r si in ogn i p iù bella virtù. I n tal modo la m ente direttiva del buon P a d re, illum inata dall'ardente su a carità verso D io e verso le anim e, andava preparan d o insen sibilm ente il terreno p iù p r o ­ p izio p er le vocazion i ecclesiastiche e religiose. Ogni qualvolta p erciò risu on a va alle orecchie di quei g iova n i il si vis p e rfe ctu s esse, il d ivino invito alla p ra tica dei con sigli evangelici e dell'apostolato, m olti e m olti p ie n i di santo entusiasm o rispon d evan o tosto: I o , io son p r o n to ! P r e n d a m e!

Oh! le ind im enticabili scene che vid i p iù volte rinnovate sotto i m iei occhi, n egli a n n i p iù belli trascorsi accanto al V enerabile P a d re! S 'era tutti convinti, ch'egli avesse dal Signore doni affatto sin golari, e in p rim o luogo quello della pen etrazione e vision e delle coscien ze; m a anche p rescin d en d o da tali su p ern i carism i, D o n B osco, con le sue n atu rali qualità, riu sciva a p repa ra r così bene i l terreno alle voca zion i, che quando ne faceva p o i u n lontano cenno, p a rev a la cosa p iù naturale del m ondo, e si restava quasi

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m ortificati di n on aver sapu to p en sa rci e decidersi p rim a. E ra nelle ricrea z io n i, sopratutto in quelle p iù anim ate, che il buon P a d re diventava u n pescatore m eraviglioso. P e r lungo tem po stur diava l’indole, le tendenze, il carattere di ciascuno, con p iù amore di quello con cu i u n a madre s i occu pa del bene de’ su o i figli; e p iù uno dim ostrava n ei giu och i vivacità e padronanza di sè, p iù egli l'andava prepa ra n d o con lo sguardo, con le parole all'orecchio (nelle quali p erò n on entrava quasi m ai la vocazion e), con p iccoli inca rich i di fiducia, col fascin o del suo affetto paterno, che pareva tutto intero p er cia scu n o de’ su o i gio v a n i; cosicché, quando era giu n to il m om ento p ro p izio , bastava solo che dicesse all'orecchio:

« N o n ti piacerebbe consacrarti al S ign ore p er salvar delle a n im e? » perchè il fortu n ato vedesse già decisa con lum in osa chiarezza la p ro p ria vocazione. E n on erano en tu sia sm i passeggeri.

Ora, in queste subitanee tra sform azion i e d ecision i dovrem o forse veder sem pre dei fa tti straord in arii, e p er co sì dire m ira co lo si?

Che in parecch i ca si sia veram ente stato co sì, n on v 'è dubbio;

m a p er lo p iù esse n on erano altro che il risultato finale delle sante industrie, delle assidue fatich e, delle preziose preghiere con cu i il V en erabile P a d re aveva prepa ra to il terreno alla vocazione, e l'aveva coltivata fino al su o p ien o sv ilu p p o.

8. E bbene, se n o i p u re, o m iei ca rissim i, n on rispa rm ierem o industrie, fatiche e preghiere, io v i assicuro che n on ci m anche­

ranno certo ogni anno abbondanti vocazion i. I l p iù lo ha fatto D o n B o sco : a n o i n o n resta che seguirne gli esem pi. L a su a grande m ission e fu quella di fond are dappertutto O ratorii, O sp izi e Col­

legi in cu i raccogliere i figli del p o p o lo p er allevarli cristianam ente.

N o i siam o i con tin u a tori di questa sua m irabile m ission e; p erciò dobbiamo fa re com e faceva il nostro M od ello, cioè studiar bene i giova n i, « a pprezzarn e in tem po le d isp osizion i fisiche, intellet­

tu ali, m orali, p er farn e p oscia , com e fa il gia rd in iere delle pian te del suo viva io, la cerna, altre p el p ia n o, altre p er la collina. Questi n on ha testa n è m em oria p er n u lla ; e ben p er questo ci acconten­

terem o di inocu largli le cose n ecessarie alla salute. Q uest’ altro n on ha volontà n è attitudine a con tin uarla su i lib ri, e ben questo lo applicherem o alle arti e m estieri, qual p iù gli aggrada. M a p o i quest’ altro dall’ aria ingen u a, dal carattere fran co, dalla m e­

m oria felice, dall’ intelligenza aperta, dagli illibati costum i, ah!

questo, com e p rim izia eletta, coltiverem o con m aggior cu ra , perchè

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metta bene, s'in vigorisca , vada in alto. A tten d a dunque questo giovane ad un corso regolare di studi, si renda forte n ei p rim i ele­

m enti, p iù forte nella latina gram m atica, ancor p iù forte nella rettorica. Orbene, con tal coltura m andata in n a n zi, io metto pegno che, com e sopravverrà al giovan e l'età com peten te, ed egli si farà uom di Chiesa, perchè il P a d ron e della m èsse l'avrà scelto ad operare e dissodare la sua vign a ». ( M e m . B io g r., v o i. V , p ag. 4 10 ).

Quale frutto di u na sim ile cernita diligente, oculata, p en e­

trantissim a fatta da D o n B o sco durante la sua vita in m ezzo ai giovan i, ben 2500 sacerdoti son o u sciti, p er sua stessa con fession e, dalle su e Case e sono andati a lavorare nelle D io ce si! E se si tien cónto anche delle altre voca zion i da lu i qua e là sem inate e colti­

vate, s i p u ò ben riten ere assai probabile il calcolo di chi ha fatto ascendere ad u n n u m ero molto m aggiore i sacerdoti e religiosi da lui form ati. E n on dim entichiam o, ca rissim i, che D o n B osco p er ottenere questo m iracolo di apostolato ha dovuto p rim a cer­

care tutti gli elem enti n ecessa ri, cioè il luogo, gl'in d ivid u i e i m ezzi p er m antenerli e lavorarli; m entre in vece n oi — eccetto, s 'in ­ tende, i S u p eriori, a i quali incom be p ure la ricerca degli in d ivid u i e dei m ezzi — ordinariam ente n on abbiam o che da coltivare le vocazion i n ei g iova n i che ci sono affidati.

H o detto « ordinariam ente », perchè in senso largo siam o anche, tenuti a «q u estu a re vocazion i allo stato g r e g g io » tra i n ostri p a ­ ren ti, a m ici e con oscen ti, sia col buon esem pio sia colla parola, sia anche colla corrispon d en za epistolare. Se il P overello d 'A ssisi, p er distaccare i cu ori dei su o i con tem poran ei dalle ricchezze e dai p ia ceri in cu i erano ingolfati, volle che i su oi segu aci vivessero nella p iù rigid a povertà di sp irito e di fatto, questuando giorno p er giorno il n ecessario all'esistenza, p er cu i furon o chiam ati fra ti q u estu a n ti, o ce r ca to r i; n oi in u n certo senso dovrem mo, sulle orm e del P a d re, gloriarci di esser chiam ati i q u estu a n ti o c e r ca ­ to ri d i v o c a z io n i p resso tutti i p o p o li. E tale nostra questua, n on di cibarie p er i co rp i, m a di cu ori generosi p er l'apostolato sacer- dotale-religioso, sarà u n a p red ica co sì efficace com e quella dei fraticelli d 'A ss is i al loro tem p o: essi, col loro distacco da tutto, facevan o disprezzare le ricchezze e am are la povertà che m ena dritto a Gesù C risto; n o i, facendo risu on a re alle orecchie dei g io ­ v a n i il d ivin o invito del si v is p e rfe ctu s esse, desteremo in m olti di loro il d esiderio della p erfezion e, e co sì predicherem o al m ondo

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incredulo la necessità di far ritorn o al soprannaturale, nella p ra tica sin cera della vita cristiana, che altro n on è se n on la vita di Gesù n egli in d ivid u i, nelle fam iglie, nella società intera.

M i parve opportun o, o m iei ca rissim i, ferm are la vostra at­

tenzione sop ra questa sp ecie di apostolato da esercitarsi nella sfera delle nostre relazion i n on solo fam igliari, m a anche d'am icizia

o di sem plice convenienza, perchè esso costituisce u n a delle p iù

spiccate caratteristiche del gen uin o sp irito in fu so da D o n B osco nella sua istituzione. P i ù si studia la su a vita, e p iù em erge la genialità affatto nuova della sua creazione. Vedendo egli l'odio accanito che ferveva ai su o i tem p i contro la nostra santa religione, e in modo particolare contro gli O rdini e le Congregazioni religiose che la rivolu zion e andava sopprim en d o con leggi in iq u e anche negli Stati fino allora cattolici; ed intuendo che n on gli'sa rebb e stato p ossib ile dare esistenza a d u n a n u ova fam iglia religiosa, qualora egli l'avesse m odellata su quelle già soppresse, egli m ise da parte c iò che era p u ra form a esteriore, e in iz iò la sua S ocietà con quanto era strettam ente necessario alla p erfezion e religiosa. A lla tradizionale term inologia delle Congregazioni d'un tem po egli sostitu ì n om i com un i e m eno a p p a riscen ti; la sua aveva da essere solo u n a p ia società di person e consacrate all'edu­

cazione della gioventù povera e abbandonata; i soci dovevano con­

servare, co i d ir itt i civ ili, il dom inio radicale dei loro beni, p u r essendo vin colati con voto alla pratica dei con sigli evangelici, e quindi in p ra tica realm ente poveri, n on potendo senza perm esso fare alcun atto d i p rop rietà ; dovevano congiungere lo sp irito di personale in izia tiva con la debita sottom issione al S u p eriore: e da questo sp irito appu n to la nostra Società ritrae quella geniale m odernità che le rende p ossibile di fare il bene richiesto dalle n e­

cessità dei tem p i e dei luoghi: infin e, p u r avendo essi detto addio a i p aren ti, agli a m ici, al m ondo p er seguire Gesù Cristo, tale d i­

stacco n on doveva im porre una separazione violenta che li obbli­

gasse quasi a rom pere i legam i di natura e ogn i relazione esteriore:

potendo benissim o la volontà essere perfettam ente distaccata da tutto e da tutti, senza bisogno di sep arazion i m ateriali. L 'in tero suo sistem a educativo si riduce a form are volontà ca p aci di com ­ p iere il p rop rio dovere e di praticare anche i con sigli evangelici in grado eroico, n on p er tim ore um ano, n on p er coercizion e este­

riore, non p er forza, m a liberam ente p er am ore. Tua su a istituzione

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è u n a fam iglia form ata unicam ente di fratelli che hanno accet­

tato i m edesim i doveri e d iritti nella p iù perfetta libertà di scelta e nell'am ore p iù vivo a u n tal genere di vita. P e r questo egli voleva assolutam ente esclusi dalle sue case gli ordinam enti e le d isp osi­

zio n i d iscip lin ari che lim itassero in qualche modo la libertà p rop ria dei figli di fam iglia: ciascuno doveva osservare l'orario e il rego­

lamento n on già costretto da agenti estrinseci, m a spontaneam ente, p er libera elezione del p ro p rio volere.

Ora questo sp irito di fam iglia, in cu i l'autorità dei S u p eriori n on si fa sen tire con im p o sizio n i m ilitaresche, ed è l'am or filiale che m uove le volontà dei sudditi a p reven ire anche i sem p lici su oi desiderii, questo sp irito di fam iglia è il terreno p iù p ro p izio p er le v oca zion i; p erciò , m iei carissim i, n o i dobbiamo gelosam ente conservarlo ed accrescerlo. P a rla n do con am ici, conoscenti, estra­

n ei, facciam o risplendere questo, nostro sp irito in tutta la su a luce, sia col contegno sem pre gioviale e allegro, sia esaltando la felicità del nostro stato tutte le volte che se ne offre il destro.

C osì, quasi sen z'avvedercene, estenderem o il terreno p er le vocazioni, perchè n on p och i insensibilm ente saran n o indotti a deporre i lor p regiu d izi intorno allo stato religioso, e all'occasione forse loderanno il nostro genere di vita, o m agari anche lo consi- glieranno a chi è ancor dubbioso sulla scelta dello stato. E n on è questo indirettam ente u n apostolato p er le v o ca z io n i?

M a sopratutto, m iei cari, dobbiamo conservare questo sp irito di fam iglia negli O ratorii festivi, nelle Case, n ei Collegi e C on ­ vitti in cu i lavoriam o, perchè solo dove regna questo sp irito p o s­

sono fiorire le vocazioni. F a ccia m o dunque rivivere intorno a n oi quella fam igliarità che il nostro buon P a d re ci ha tanto caldam ente ed efficacemente descritta nella sua m em oranda lettera da R om a del 10 m aggio 1884, che è il com m entario p iù autentico del suo Sistem a P reven tivo. L a potete leggere e rileggere, o m iei cari, negli A t t i del C a p ito lo S u p eriore (pag. 4 0 -4 8 ); ed io fa ccio i p iù caldi voti perchè gli a lu n n i delle nostre Case di N ovizia to e di Studentato la studino unitam ente al Sistem a preventivo con vero am ore filiale, s ì da im prim ersela profondam ente nella, mente e n el cuore. A n z i, a rendere tale studio p iù agevole, la fa rò tra breve stam pare in libretto a parte.

9. D a quanto son venuto fin qui dicendo, voi, ca ri figli, avrete facilm ente com preso l'im portan za som m a del cercare vocazioni,

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n ei lim iti delle vostre attribuzioni e dei ra p p orti con g li esterni. I veri apostoli delle vocazion i fan n o com e lo scultore, il quale, p rim a di p orsi all'o p era ideata, cerca egli stesso il blocco di m arm o p iù fino, e p o i lo fa trasportare n el su o studio p er lavorarlo con in ­ telletto d'am ore. D u ran te questi a n n i del m io Rettorato ho assistito con gioia al grande m ovim ento giovan ile degli allievi ed ex-a llievi dei nostri istitu ti; e dal fondo del cuore ho inalzato p iù volte l'inno del ringraziam ento al Signore e alla potente nostra A u silia trice p er questa m eravigliosa abbondanza di g iova n i baldi, accorrenti con entusiasm o sotto il vessillo che porta in ogni paese del mondo il D a m ih i a n im a s! del nostro buon P a d re. Ogniqualvolta p o i nelle nostre Case ebbi a trovarm i attorniato dal gaio stuolo degli allievi, nell'osservare il lor volto buono, ingen u o, sul quale a p p a ­ riva n o chiaram ente le belle doti di cu i erano forn iti, m i ven iva spontaneo il pen siero che m oltissim i di loro si sarebbero con sa­

crati al S ignore, qualora fossero stati ben ind irizzati e and ati a scegliere quella ch 'E g li chiam ò « la m iglior parte ». E nelle m em o­

rande adunanze degli ex-a llievi, in tanto scintillio di bèlle qualità di mente e di cuore nella p ien ezza del loro svilu p p o, pen savo pure che forse m.olti e m o lti. di loro avrebbero abbracciato la carriera dell'apostolato delle anim e, se fossero stati ben d isposti e lavorati dai loro S u p eriori e insegn an ti. M ie i buoni confratelli, queste cose n on sono sem p lici su p p o sizio n i e p ii d esid erii; è u n fatto che quando il terreno, p u r essendo ben preparato e concim ato, n on rende frutto, la colpa è da a scriversi al contadino, che o non ha sem inato, o ha sparso sem ente n on buona, o n on si è curato di vegliare perchè crescesse bene e n on fosse m angiata dagli uccelli o soffocata dalla zizzania. N ell'im m en sa turba di giovanetti che la P rovvid en za in via alle nostre Case, sono a ssai n u m erosi quelli che offrono u n terreno m olto atto a produrre il fiore della voca­

zion e sacerdotale-religiosa, che hanno cioè sp ecia li qualità p er lo stato di p erfezio n e; m a com e s'è già detto sopra, occorre vi sia chi sa p p ia convenientem ente ind irizzarli e guidarli. E questo dobbiamo fa r n oi, se vogliam o dim ostrarci figli affezionati della S. Chiesa e della nostra Congregazione.

Q uali sono dunque le giova n i anim e che offrono u n terreno p iù p ro p izio p er le v o ca z io n i? N o i, o m iei cari, dobbiamo porre l'occhio, com e faceva da vero specialista il nostro V en erabile, sopra quelli che hanno u n a particolare attrattiva p er la purezza.

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N o n parlo di quella purezza negativa, incoscien te, che è dovuta unicam ente all'equilibrio o alla calm a del tem peram ento, o ad una fortunata m a effimera ignoranza di certi m isteri della vita : ma di una purezza p ositiva, cosciente, voluta, dell'adolescente che già sa o alm eno com in cia a sospettare l'esistenza e la natura di quei p ia ceri, che forse già sente la su a natura in feriore tra sci­

nata verso di essi, e che tuttavia nella su a ragion e, nel suo cuore, n ell'an im a sua prova un disdegno, u n disgusto p er tali cose, e quindi u n desiderio, un bisogno di tenersene lontano, p er ris p a r­

m iarne a i su oi sguardi, alla sua im m aginativa, alla su a vita l'alito contam inatore. I g iova n i che hanno tale attrattiva p er la purezza, nella scelta del genere di vita da abbracciare n on possono non dare la preferen za allo stato ecclesiastico-religioso, perchè n on tarderanno a com prendere, p rim a p er via intu itiva e p o i un po' alla volta p er via dim ostrativa, che questo è il solo stato in cu i si possa conservare la purezza nel suo p iù alto grado. In fa tti lo sp irito generale che regna nel sacerdozio e nelle C orporazioni religiose, le lezion i e gli esem pi di Gesù Cristo e dei Santi, che la Chiesa fa studiare e m editare ai p reti e ai religiosi, le solleci­

tu d in i di questa d ivin a M a d re delle anim e p er l'onore e la santità de' su o i m in istri, tutto parla, d i purezza, tutto esalta la purezza, tutto sp in ge quasi a forza verso la purezza. L a purezza ha u n 'in ­ tim a affinità con lo stato ecclesiastico-religioso, ne è inseparabile e quasi con esso s'identifica. Questo in tu iscon o in qualche modo anche i g iova n i; p erciò n oi possia m o sp era r molto da quelli che sono affam ati e assetati di p urezza; m entre al contrario n on dob­

biam o, in via generale, fare assegnam ento su quelli che hanno tendenze trop p o m arcate p er i p ia ceri della vita, cosa che è relati­

vam ente fa cile a con oscersi con lo studio oculato dei va rii tem pera­

m enti, e p iù ancora coll'osservazione costante delle in clin a zion i buone e cattive di ciascun o.

10. R ivolgiam o dunque i nostri sforzi e le nostre attenzioni p rin cipalm en te a conservare e a coltivare la purezza n ei giova n i che ci sono affidati. Come faceva il V enerabile, insistiam o senza m ai stancarci, sulla n ecessità d i stare sem p re o c c u p a ti in q u a lch e cosa ; in ricre a zio n e essere sèm p re in m o t o , n o n m ettersi m ai le m a n i a d d o sso , n o n ca m m in a re a b r a c c e t to o ten ersi p e r m a n o, o strin gere la m a n o del c o m p a g n o . N o n tollerare ch e i g io v a n i siano tra lo ro sg a rb a ti o si a b b ra cc in o an ch e solo p e r isch erzo.

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R ig o ro s a m e n te , m a c o n p ru d e n z a , in ib ire le a m icizie p a r t ic o ­ lari, p e r q u a n to sulle p rim e p a ia n o n p resen tin o p e rico lo d i sorta; e d in ciò sia m o in esorab ili. N o n solo esecria m o il tu rp i­

lo q u io , m a n o n so ffria m o che si p ro n u n cin o p a ro le p la te a li, ch e p ossa n o su scitare u n p en siero, u n s e n tim e n to m en ch e on e sto .

N elle esortazion i parliam o della purezza p iù che del vizio contrario, e di questo facciam o solo cenno con term in i riservati e prudenti.

E vitiam o di p ron u n cia re i n om i di tali p ecca ti: alle tentazioni n on diamo altro epìteto che quello di ca ttiv e ; u n a caduta chiam ia­

m ola disgrazia, p rop rio com e faceva D o n B o sc o , al quale persino il vocabolo ca stità n on sem brava abbastanza atto a im prim ere n ei su oi giova n i quel candore im m acolato di cu i li voleva rivestiti.

O m iei carissim i, su p p lich iam o il nostro buon P a d re che ci ottenga la grazia di poter anche n o i in sin u a re nel cuore dei n ostri giovan i l'am ore, l'entusiasm o p er la regin a delle virtù, cosicché abbiano p o i a proclam are « beati quei g iorn i in cu i u n piccolo neo riguardo a i costum i li com m oveva al p ian to e li sp in geva con insistenza ai p ied i del confessore, s ì grande era l'effetto prodotto in essi dalle nostre parole, quando parlavam o della purezza ». In so m m a v i­

giliam o continuam ente p er allontanare dagli occhi e dalle m ani dei giova n i tutto quello che p u ò fa r nascere in loro qualche mal- sana cu riosità , avendo ognor presente alla m em oria il grave m onito

che il buon P a d re era solito dare a' su oi p rim i figli: « R icordatevi:

d e m orib u s! ecco tutto: salvate la m oralità. Tollerate tutto, v iva ­ cità, insolen za, sbadataggine, m a n on l'offesa di D i o, e in modo particolare il vizio contrario alla purità. State bene in guardia su questo, e mettete tutta l'attenzione vostra su i giova n i a voi affi- dati ».

N elle case di educazione dove regna sovrana la purezza, non difetteranno m ai le vocazioni sacerdotali-religiose; aggiungo anzi che saranno p iù abbondanti le vocazion i religiose, perchè è in religion e che si p u ò conservare m eglio e p iù sicuram ente questo candido giglio. P e r u n fine particolare, o m iei ca ri figli, desidero che notiate questo. P e r l'indole stessa della nostra istituzione, noi dobbiamo darci attorno a coltivare la vocazione religiosa anche in quei giova n i studenti o artigian i, i quali, p u r èssendo buoni e desiderosi d'una vita di p erfezion e e d'apostolato, n on p o ssie­

dono tutte le doti di mente e di cuore p er a spirare al sacerdozio, ovvero n on te ne sentono l'anim o. N elle C ongregazioni d'un tem po

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i fratelli laici form avano u na specie d i s e co n d o o rd in e dipendente dal p rim o , e partecipan te dei beni sp iritu a li solo in m inor grado.

D o n B osco ha sop p resso il tradizionale dualism o; e i m em bri della sua Società godono tutti gli stessi diritti e p riv ileg i; i l carattere dell'O rdine sacro im p o n e, s ì, m aggiori doveri, m a i diritti sono eguali tanto p er i sacerdoti e i ch ierici quanto p er i coad iutori;

questi n on sono u n « second'ordine », m a veri religiosi salesian i, che debbono esercitare in m ezzo alla gioventù l'identico apostolato dei sacerdoti, eccettuate soltanto le m a n sion i sacerdotali. Q uindi i nostri coadiutori devono rendersi atti a catechizzare, a tener conferenze religioso-sociali, a insegnare nelle scuole p rim arie e m edie, a d iven ir ca p i d'arte, ad assistere giorno e notte i g io va n i, ad am m inistrare i beni della com unità, a svolgere insom m a tutta quella parte dello svariato program m a del nostro apostolato p er la quale n on si richiede il carattere sacerdotale. Ora, presentando la m ission e del coadiutore salesiano in tutta la sua sociale im ­ portanza, in tutta la su a attraente bellezza e varietà a quei giova n i di cu i ho detto sopra, essi ne saranno facilm ente invogliati ad abbracciarla. Queste vocazioni, o m iei ca ri, sono im o dei bisogni p iù im p erio si p er la nostra P i a Società, la quale senza di esse n on saprebbe e n on potrebbe conseguire le alte finalità sociali che le sono im poste dai tem p i p resen ti; e d'altra parte l'istituzione dei coadiutori form a u na delle p iù gen ia li creazion i della carità, desiderosa sem pre di rendere a tutti p iù agevoli le vie della p er fe­

zione. Coltiviam o p erciò con particolare im pegno buone vocazioni di coadiutori. P arlan do di vocazione salesiana, facciam o chiara­

mente ca p ire che s i p u ò averla in tiera e com pleta anche senza il sacerdozio, e che i coadiutori nella nostra P i a Società sono in tutto eguali a i preti, tanto p er i d iritti sociali quanto p er gli sp iritu a li vantaggi. I l maestro, il professore, il catechista, il prefetto, il di­

rettore, che potranno dire di esser riu sciti a form ar dei buoni coa­

diutori, s i saranno acquistata una sp ecialissim a benem erenza nella Congregazione. M a sopratutto, queste vocazioni di coadiu­

tori debbono cercarle e coltivarle i coadiutori stessi, n on solo nelle scuole e laboratorii, dove se n e offre forse m eno facile il destro, ma nelle ricrea zion i, durante le quali debbono stare anch'essi in mezzo ai giova n i, prendendo parte am ichevolm ente ai loro giuochi e conversazioni. I n questo i buoni coadiutori possono esercitare u n 'influen za di gran lunga p iù efficace che n on i ch ierici e i sa ­

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